Mediazione Familiare e affido condiviso

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Erminia Giannella - Maddalena Palumbo Gabriella Vigliar



collana Psicoterapia & Counseling diretta da Edoardo Giusti PSICOTERAPIA�

COUNSELING�

62 Centro Europeo di Ricerche per lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate



E. Giannella - M. Palumbo - G. Vigliar

MEDIAZIONE FAMILIARE E AFFIDO CONDIVISO Come separarsi insieme

OVERA EDITORE


Š 2007 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l. Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 ROMA www.soveraedizioni.it e-mail: info@soveraedizioni.it I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.


Sommario

Presentazione di EDOARDO GIUSTI

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Prefazione di GUIDO PARRINELLO

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Introduzione: Un sogno

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PARTE PRIMA

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Capitolo primo: Una storia di mediazione

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Ma chi sono Pietro e Laura? Come sono arrivati in Mediazione? Il primo incontro: le abilità del mediatore. L’esplorazione del conflitto. La collusione narcisistica di Laura e Pietro. Uscire dal condizionamento della collusione. Il significato dell’esperienza di mediazione.

Capitolo secondo: Cambiare la cultura della separazione

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Mediazione e affido. Il nodo della conflittualità. La bigenitorialità. I diritti dei figli. L’etica della responsabilità di educare: un decalogo per genitori.

Capitolo terzo: La famiglia nella società e nel diritto

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L’evoluzione del concetto di famiglia. L’evoluzione giuridica: la famiglia come istituzione nel Codice Rocco. Dalla famiglia come istituzione alla famiglia come contratto. La trasformazione dei rapporti familiari in senso individualistico.

Capitolo quarto: Le novità della nuova legge Oggetto e ambito di applicazione della legge. Il confronto con la vecchia disciplina. Quali sono i diritti dei figli? Tipi di affidamen-

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to: l’affido condiviso come regola generale. La disciplina previgente. La potestà genitoriale. La casa familiare. Il mantenimento dei figli (Il mantenimento diretto. L’assegno di mantenimento e i suoi parametri. Assegno di mantenimento per i figli maggiorenni. Il figlio maggiorenne portatore di handicap grave). Gli accordi tra i genitori nell’ambito dell’autonomia privata. Uno sguardo ai dati sulla prima applicazione della legge.

Capitolo quinto: La mediazione familiare nel diritto

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Il significato del termine. La mediazione familiare nella legge sull’affido. La mediazione e le figure affini. I contenuti etici e deontologici della mediazione. La normativa precedente la legge sull’affido. L’accordo firmato in sede di mediazione per la separazione consensuale dei coniugi.

PARTE SECONDA

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Capitolo sesto: La mediazione familiare e i suoi modelli

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Le origini. I Modelli: a) Il modello base: sistemico relazionale. b) Il modello strutturato. c) Il modello terapeutico. d) Il modello operativo-globale o mediazione negoziale. e) Il modello integrato o mediazione parziale. f) Il modello ecosistemico. g) Il modello genovese. h) Il modello simbolico trigenerazionale. i) Il modello globale con bi-conduzione. l) Il modello transizionale simbolico. m) Il modello basato sui bisogni evolutivi. Quadro di confronto sintetico.

Capitolo settimo: Il modello ASPIC

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Dalle origini ad oggi. Il modello pluralistico integrato (Caratteristiche. Principi. Obiettivi. Fasi). Contenuti teorici applicati alla mediazione. Il mediatore familiare Aspic. Tecniche utilizzate. Le fasi. Riflessione.

Capitolo ottavo: Il mediatore Aspic e la coppia La scelta di coppia. Il contratto e l’individuazione del CCRT. Il conflitto. Le collusioni. Come affrontare l’impasse. Dalla coppia coniugale alla coppia genitoriale.

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Capitolo nono: Gli effetti della separazione sui figli: cosa fare? 199 Comunicare i sentimenti: saper parlare e saper ascoltare. Incoraggiare i figli ad esprimere le emozioni: di dolore di rabbia e di depressione. Dare una diversa risposta educativa secondo l’età. (Da zero a tre anni. Da tre a cinque anni. Da sei a otto nove anni. Da dieci ai tredici. Da quattordici a diciotto anni. Da 19 anni…). Ciò che i genitori non devono fare: la sindrome di alienazione genitoriale.

Scrivere a sei mani

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Appendice:

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Legge 8 febbraio 2006 n. 54 Testi a confronto: le modifiche al Codice civile Testi a confronto: le modifiche al Codice di procedura civile Accordo firmato in sede di mediazione familiare

Bibliografia

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Cos’è l’A.E.Me.F.

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A Franco Pastore primo nostro incontro con la mediazione familiare


Presentazione EDOARDO GIUSTI

Quando mi è stata presentata questa opera, scritta a sei mani da tre mediatori donne, di cui una anche avvocato, mi sono chiesto se dopo tutto il fiume di parole dette e scritte sull’argomento si poteva ancora dire qualcosa di nuovo. La mia curiosità è stata sollecitata sin dal titolo in quanto prefigurava una novità: la trattazione contestuale della mediazione familiare e dell’affido condiviso. Cominciando a leggere mi ha colpito poi da un lato l’originalità dell’incipit, una storia di mediazione che come un racconto riporta un caso reale e dall’altro l’ottica del testo proiettata verso una nuova cultura della separazione. È apprezzabile inoltre l’organizzazione della materia: viene infatti presentato un quadro di riferimento storico sul cambiamento della famiglia nella società e nel diritto, si chiariscono i contenuti innovativi della legge in modo comprensibile anche per i non giuristi, si trattano in modo analitico i modelli teorici della mediazione familiare oltre agli aspetti relativi alla storia della coppia alle sue collusioni e alla sua crisi. Infine il tema dei figli che attraversa l’intero volume. Altra peculiarità dell’opera consiste nel fatto di essere stato concepito e scritto da tre persone che, per la loro propria professionalità, rappresentano aspetti diversi ma fondamentali dell’attività del mediatore, le autrici, infatti, sono riuscite a coniugare, senza soluzione di continuità aspetti e temi diversi con descrizioni tecniche molto dettagliate senza però rinunciare ad un certo estro creativo nello svolgimento del tema. Il team è costituito da: un mediatore avvocato che oltre all’elemento narrativo iniziale propone una lettura integrata del mutamento sociale e giuridico della famiglia, una specifica trattazione della novità 9


della legge sull’affido condiviso compreso l’istituto della mediazione familiare nel diritto; un mediatore, che si è formato seguendo più corsi di mediazione che in forma piana e leggibile, esplora e descrive tutti i vari modelli della mediazione; un altro mediatore familiare particolarmente esperto, per illustrare concretamente i vari passaggi dell’evoluzione della coppia in crisi e l’utilizzo delle tecniche più appropiate alle caratteristiche dei soggetti, in un’ottica pluralistica integrata. Molto utili, infatti, risultano le indicazioni per costruire interventi mirati al superamento delle crisi che si presentano durante il percorso di vita della coppia, riducendo così al minimo i traumi per i componenti della famiglia ed in particolare per i figli. Si realizza così, in questo volume, una rappresentazione olistica della mediazione familiare. La fusione tra la parte legale e quella della relazione d’aiuto consente, infatti, una visione globale dei problemi dei separandi. L’obiettivo dell’approccio bilaterale psico-legale, trattato in questo volume, è quello di offrire una visione diversa della crisi di coppia considerandola un momento di crescita e di evoluzione del rapporto, piuttosto che la sua fine. In tal modo il trauma della separazione sarà sì doloroso, ma non distruttivo. Questa considerazione vale soprattutto nei confronti dei figli sui quali ricadono le conseguenze devastanti di una separazione conflittuale. Si tratta infine di temi di grande attualità che investono aspetti della vita che in qualche modo interessano tutti e sono affrontati da persone che operano quotidianamente nel settore. Possiamo quindi dire che questo volume è certamente utile a tutti, in particolare: agli aspiranti mediatori familiari prima di entrare nel vivo della loro attività; al mediatore esperto, per il quale può costituire un efficace strumento di consultazione; alle coppie in crisi per le quali rappresenta un utile manuale di semplice e chiara informazione sul percorso che una coppia in crisi dovrà affrontare.

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Prefazione GUIDO PARRINELLO

Nella nostra società la separazione ed il divorzio non si possono più considerare una patologia sociale ma uno stadio del ciclo di vita di un numero sempre più rilevante di persone. La rottura della coppia rappresenta una fase tra le più delicate e stressanti della storia della famiglia. Nella nostra cultura, infatti, la separazione viene vissuta ancora come una tragedia dai coniugi che si trovano a dover affrontare una serie di problematiche dí ordine personale, relazionale e sociale i cui effetti si ripercuotono sull’ambiente circostante ed in primo luogo sui figli. Dunque è di fondamentale importanza fare in modo che gli effetti negativi della separazione siano contenuti e che sia i genitori che i figli possano trasformare un’esperienza potenzialmente distruttiva in un’opportunità per costruire un nuovo e più equilibrato rapporto. La separazione, non va più considerata perciò come semplice evento conclusivo di una relazione, ma un passaggio verso la riorganizzazione delle relazioni familiari. Se poi i separandi sono anche genitori, può accadere che nella loro “guerra” essi non tengano in debito conto il benessere dei figli e li trasformino, anzi, in uno strumento di offesa e di ricatto. I figli si trovano così a subire, non solo il trauma della separazione, ma anche e soprattutto il perpetuarsi delle ostilità dei genitori. Ebbene, in questo passaggio, la famiglia non può essere legata esclusivamente ai soli burocratici meccanismi legali... Ormai è maturata la convinzione della necessità di integrare la via giudiziaria con l’istituto della mediazione familiare consentendo ai partner una maggiore consapevolezza, autodeterminazione e responsabilità. Questo libro si pone come un punto fermo in merito alla validità e necessità della mediazione familiare come strumento di intervento nel 11


conflitto di coppia che assolve anche alla funzione sociale di ristabilire un equilibrio nella comunicazione tra i partner, trasformando il rapporto coniugale in rapporto genitoriale a beneficio dei figli, sempre e comunque. La mediazione familiare però, ancora oggi, ha bisogno di essere scoperta e valorizzata dalle istituzioni, riconosciuta come professione e quindi regolamentata, conosciuta nelle sue varie scuole e metodologie per consentirne la più ampia diffusione e la sua giusta collocazione nel panorama degli interventi a sostegno della famiglia. Ed è per questo motivo che noi dell’A.E.Me.F., attraverso la nostra rivista “Notizie Flash”, diamo il benvenuto a questa opera che ci aiuterà a divulgare la cultura della mediazione familiare in Italia.

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Introduzione

Un sogno

Secondo l’O.M.S, un fanciullo su quattro mostra disagi psicologici nella sua fase di crescita. È ormai risaputo che non è tanto la separazione e il divorzio che comportano sofferenze ai figli, quanto la conflittualità che rimane tra i genitori, a volte per tutta la vita. Sta principalmente a loro far sì che i disagi dei figli si possano progressivamente risolvere invece che somatizzarsi in vere e proprie patologie e, per raggiungere questo risultato è indispensabile mettere al primo posto i bisogni dei figli, prima dei nostri stessi bisogni e ciò comporta necessariamente il sapersi “mettere nei loro panni”, ma … quanti sono in grado di farlo? Circa 40 anni fa un avvocato napoletano che amava teneramente i suoi sette figli, scoprendo giorno per giorno la difficoltà di essere un buon padre esclamò: “non riesco a rendermi conto come sia possibile che esista una laurea per poter esercitare ogni tipo di professione e non ne esista una per imparare a fare i genitori!” Un sogno, ma purtroppo è solo un sogno, è che si renda obbligatorio per la coppia un corso di preparazione al matrimonio per insegnarle a riconoscere, gestire e superare la conflittualità, e ancor più per prepararla alla genitorialità; un corso di stampo laico, così come fa la Chiesa per preparare i giovani al Sacro Vincolo. E se, nonostante la preparazione alla coniugalità ed alla genitorialità sorge il conflitto, si interviene con la mediazione familiare, con il grosso vantaggio di un minor numero di coppie che si rivolgerà alla giustizia, con l’ulteriore vantaggio di decongestionarla, mettendo fine a tutte quelle situazioni che vedono un genitore contro l’altro, avendo come merce di scambio bambini contesi e quindi psicologicamente abusati. Solo così, finalmente, potranno essere ascoltate le voci di tanti fanciulli che urlano nel deserto e finalmente i figli nati nel primo matri13


monio, potranno continuare a sentirsi importanti per entrambi i genitori e non piĂš figli di serie B, con tutti i malesseri che questo comporta. Diffondere la cultura della preparazione laica alla responsabilitĂ matrimoniale/genitoriale e la cultura della mediazione familiare significa prevenire le difficoltĂ , che sempre si presentano durante un percorso di coppia, e tentare di sanarle nel modo piĂš appropriato scongiurando danni gravi o irreversibili agli individui ma soprattutto ai fanciulli.

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PARTE PRIMA



Capitolo primo

Una storia di mediazione

Sono entrata da pochi minuti nel mio studio e mi preparo ad accogliere, per la seduta di congedo, Laura e Pietro, la coppia che ho seguito nel percorso di mediazione. È veramente il momento conclusivo. Abbiamo già predisposto l’accordo per la separazione consensuale su cui i protagonisti concordano, ma abbiamo anche deciso che sarebbe stato opportuno far sedimentare questa scelta così importante rinviando ad oggi l’apposizione della firma sull’atto. È una bella giornata di giugno piena di luce ancora nitida ed io sorrido soddisfatta pensando a come questa storia, cominciata con tanti contrasti, si sia trasformata ed evoluta fin qui. Sono anche un po’ emozionata, come sempre quando c’è la consapevolezza di una crescita, e con essa, il distacco da persone con le quali ho interagito in modo significativo, rispettando i canoni etici della mediazione, ma vivendo con sana empatia ed affettività il rapporto e il suo chiarificarsi proprio attraverso il lavoro di mediazione. Penso, guardando gli archi della loggia del pesce del Vasari, che occupa per intero la visuale di una delle finestre dello studio, alle singole fasi del percorso di mediazione, alla conquista dell’intesa sui vari punti dell’accordo compresa l’applicazione della disciplina che regolamenta la separazione legale soprattutto in relazione alle recenti modifiche introdotte dalla legge sull’affido condiviso da poco entrata in vigore. Potrei sottoporre alla coppia il testo dell’accordo perché lo firmino entrambi e successivamente fargli come un’intervista sui vari punti, aiutandoli, in questo modo a diventare maggiormente consapevoli del percorso fatto.

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Ma chi sono Pietro e Laura? Come sono arrivati in mediazione? Pietro, ingegnere, è un bell’uomo di cinquant’anni, non alto e un po’ robusto ma ancora pieno di fascino e soprattutto con una struttura fisica ed un’espressione del viso che danno l’idea del calore, dell’accoglienza e dell’intimità. Quando sorride i suoi occhi verdi si illuminano come a promettere una grande capacità di condividere una vicinanza affettiva, che poi invece, come meglio vedremo entrando nel vivo del racconto, è proprio ciò che rappresenta il problema di Pietro: il suo imprinting condizionante nel vivere l’amore è infatti la paura di abbandonarsi all’affettività. Come poteva abbandonarsi a questa energia di condivisione se aveva l’impressione che sarebbe stato travolto da un’acqua piena di correnti sconosciute? Pietro si comportava come chi, non sapendo nuotare, apprezza la frescura che gli viene dal bagnarsi i piedi nel mare e può osare anche di fare qualche passo in avanti, ma poi si ritira, impaurito, da un contatto pieno, da un abbraccio di cui non riesce a controllare le dimensioni, lo spessore e gli effetti. Si ritira da qualcosa che potrebbe risucchiarlo e che diventerebbe per lui un peso un limite alla sua libertà per non dire alla sua stessa identità. Figlio di genitori separati poco dopo la sua nascita, Pietro ha infatti ricevuto un’overdose di affetto materno inconsapevolmente oppressivo e fagocitante. La sua naturale vocazione ad esprimere la tenerezza e l’intimità affettiva nel rapporto d’amore è stata inizialmente distorta dalla pretesa di essere obbligato a mettersi al servizio della persona amata che gli toglie la libertà della autentica espressività. Se si abbandona all’amore si sente soffocare. In sostanza Pietro ha paura che innamorarsi significhi assumersi il peso di dover accontentare l’altro e quindi assumersi anche un limite oltre che un peso; ha paura che il rapporto d’amore gli sottragga di fatto la propria autonomia e la propria libertà, ma allo stesso tempo ha paura di restare da solo; così, quando entra in una relazione d’amore, dopo il primo momento in cui la spontaneità della sua natura emerge in tutta la sua ricchezza espressiva ed emotiva, comincia a controllare che il flusso d’amore non sia troppo consistente, che l’altra non cominci ad accampare pretese e inevitabilmente interrompe il contatto intimo e autentico esprimendo così il bisogno nevrotico, che per lui è però di stretta sopravvivenza, di prendersi spazi autonomi proprio 18


quando intravede la possibilità che il rapporto possa portare ad uno scambio più ricco e profondo. In effetti vive l’amore come mancanza di libertà e non riesce più a fidarsi della sua autentica natura che sarebbe profondamente affettuosa e ricca di tenerezze espressive, proprio perché in questa direzione è stato “scottato” da una figura materna vissuta come troppo invasiva, quindi rinuncia alla sua intima vocazione per mantenere quell’equilibrio tra libertà ed affettività che gli permette di sopravvivere e cioè realizza la situazione meno dolorosa possibile per lui di stare senza stare nel rapporto. È su questo equivoco che si è realizzata la collusione affettiva con la moglie Laura. Bella, con una testa piena di riccioli neri, Laura ha trentotto anni ed è la vitalità personificata, e soprattutto è apparentemente molto autonoma ed indipendente, ma ciò nasconde il fatto che non accampa pretese perché in realtà non si sente meritevole di essere amata. Laura, la prima di cinque figli, è abituata a dover essere grande da piccola, è capace di grandi slanci affettivi ma da sempre desidera ottenere uno scambio paritario; anche lei vuole essere accudita e coccolata, vorrebbe ottenere, senza riuscirci, una risposta affettiva altrettanto intensa e desidera condividere il senso di intimità nel rapporto. Laura ha cominciato a lavorare presto; impiegata già a vent’anni, si è anche laureata in lettere e come una piccola mamma per condizionamento familiare si è sempre occupata dei suoi fratelli e si è abituata a considerare come secondarie le sue esigenze. È cresciuta con l’idea che c’è sempre qualcosa più importante di lei a cui dedicare il suo calore e le sue attenzioni. Occupandosi dei suoi cari cerca forse di sedare quel senso di colpa, di cui avverte il disagio senza esserne consapevole, di aver deluso i genitori di origine meridionale perché è nata femmina anziché maschio come la famiglia avrebbe preferito. Non ricorda di aver fatto mai un capriccio: in sostanza è come se si dovesse da sempre conquistare il diritto di sopravvivere offrendo la sua disponibilità e mettendosi in sintonia con ciò che la situazione richiede al momento. Si attesta, per effetto dell’addestramento educativo, sulle esigenze del sistema dimenticando le proprie, illudendosi che così facendo il sistema si prenderà cura di lei. Si trova nella situazione di chi, essendogli stato negato di aver un proprio sé, cerca un partner adeguato su cui proiettare un’immagine ideale di sé. 19


Quando a ventisette anni conosce Pietro, che allora ne aveva trentanove, scatta subito in lei un duplice meccanismo: da un lato l’illusione che lui le darà tutto quell’affetto che lei da sempre desidera, dall’altro la necessità di attestarsi sulle esigenze di lui in modo così automatico da sembrare spontaneo. In sostanza aveva ripetuto in questo modo il proprio copione di vita, tanto più che Pietro esprimeva con tatto e gentilezza, ma con molta determinazione, le sue necessità e a sua volta ripeteva con lei il meccanismo narcisistico di negare la propria ombra ed essere continuamente gratificato dalla disponibilità di lei. Era stata infatti proprio quella tenerezza così naturale in lui che l’aveva coinvolta subito appena conosciuto a casa di amici: il modo in cui lui l’aveva guardata le aveva aperto un mondo di calore e di coccole che l’aveva conquistata, così lei pensava allora, immediatamente e per sempre. Aveva in questo modo cominciato a girarsi il suo film personale proiettando su Pietro tutti i pregi che avrebbe voluto nel suo uomo e cominciando ad idealizzarlo e a diventarne di fatto come un’appendice e a vivere per lui ed in lui. Anche per Pietro la vitalità e l’apparente autonomia di Laura, oltre che la prorompente bellezza avevano fatto da calamita alle sue pulsioni perché in questo modo non solo si era sentito ammirato da lei ma sentiva che lei si era totalmente subordinata e quindi non l’avrebbe ostacolato con pretese o esigenze personali. Si fidanzarono subito e dopo pochi mesi si sposarono perché lei aspettava un bambino, anzi la loro unica figlia Orietta. All’inizio Laura non faceva che vantare con le amiche e con i parenti le qualità di Pietro, quasi per affermare sé stessa e la sua identità in questo modo indiretto, cioè attraverso il sogno di totale simbiosi con lui. Pietro era gratificato di essere così esaltato da lei, ma cominciava allo stesso tempo a sentire il legame come vorace rispetto al suo senso di libertà; si sentiva sempre più invaso e cercava di inventarsi, spazi autonomi in cui lei non ci fosse. Dopo la nascita della bambina cominciarono però i problemi, soprattutto da un punto di vista sessuale. In effetti nel primo periodo della loro vita a due, specialmente da fidanzati, erano molto soddisfatti del loro rapporto. Pietro era particolarmente disinvolto ed era molto gratificato dall’atteggiamento adorante di lei e dal fatto che riusciva ad appagarla fisicamente, cosa che aumentava fortemente il suo senso di potere. Non si sentiva proprio innamorato ma era così gratificato delle sue performance sessuali che pensava di mantenere più a lungo degli 20


altri questo rapporto. Anche lei ad ogni incontro sessuale si sentiva sempre rinascere come se attraverso l’altro riacquistasse identità. Proprio questa libertà iniziale li aveva per motivi diversi esaltati entrambi, così senza una programmazione Laura si era trovata incinta e avevano deciso di sposarsi. Pietro per la verità aveva avuto dei dubbi, inizialmente aveva sentito un vago senso di oppressione come una larvata minaccia e non capiva perché contemporaneamente sentiva che si stava un po’ innamorando di Laura, la sentiva in un certo senso più vicina. Non manifestò però i suoi dubbi apertamente, e, ai progetti entusiastici di Laura che, guardandolo con occhi sognanti, gli anticipava quale padre eccezionale sarebbe stato e quale marito affettuoso da far invidia a tutte le sue amiche, rappresentò così bene la parte che la sua compagna aveva scritto per lui da trovarsi sposato senza sapere neanche perché. L’attesa di diventare padre era un altro alibi per pensare che dopo il parto tutto sarebbe tornato come prima.Ma purtroppo questo non era accaduto. Dopo la nascita di Orietta Pietro infatti cominciò ad avere tensione tutte le volte che restava solo con la moglie; avvertiva il desiderio di lei come una minaccia alla sua integrità, quasi come la pretesa di un obbligo che lui non aveva nessun piacere ad onorare. Altre volte, quando invece gli sembrava di essere tornato ai tempi del fidanzamento in cui lo slancio per l’incertezza della conquista gli aveva dato una grande vivacità l’illusione di un ripristino della vecchia situazione, cadeva di fronte ad una improvvisa e imprevista difficoltà proprio nel momento più significativo dell’intimità. Laura, molto coinvolta dalla maternità, non aveva dato inizialmente molto peso alla mancata ripresa della loro vita sessuale: le sembrava così grande il dono di essere diventata madre che sottovalutava il distacco del marito. Si diceva che forse era un po’ geloso della loro bambina ma che col tempo tutto si sarebbe sistemato perché lei conosceva bene suo marito e se agiva in modo apparentemente distaccato e scostante non era ciò che lui in cuor suo voleva. Il suo tesoro così sensibile e premuroso si comportava così solo perché stava attraversando un momento di fragilità e di debolezza, ma niente nel loro matrimonio perfetto in realtà sarebbe mai potuto cambiare. Laura continuò per molto tempo a raccontarsi queste storie senza venire mai neanche ad un diverbio con Pietro e anche lui, nonostante a 21


volte vivesse grossi momenti di tensione, non voleva in alcun modo entrare in conflitto con lei; entrambi non osavano litigare, immaginando che questo avrebbe comportato la rottura definitiva del loro rapporto. La relazione però diventava sempre meno libera; da un lato lui si sentiva sempre più inibito, e non solo a livello sessuale; nella vita di tutti i giorni si sentiva sempre più intrappolato da quell’immagine idilliaca con cui lei continuava a dipingerlo, incurante della realtà. Aveva come bisogno di espellerla ma al tempo stesso aveva paura di restare solo. Cominciò così a collezionare una serie di avventure, quasi riproponendo il modello di don Giovanni che era stato da giovane, ma queste storie duravano poco perché, fatta la conquista, la donna di turno perdeva tutto il fascino e diventava spesso ai suoi occhi una persona mediocre. Laura continuava a decantare le doti del marito come un disco che ripete la stessa musica in modo automatico e quando lui nei momenti di maggiore sofferenza provava a esprimere la sua difficoltà con freddezza particolare o addirittura trattandola male, Laura continuava ad essere indulgente e a mantenere sempre vivo il simulacro del loro bellissimo rapporto. Poi però l’illusione aveva lasciato il posto ad un’altra realtà. Il matrimonio si era cioè decisamente orientato verso una dimensione di mutua collaborazione di carattere organizzativo sociale e di interessi senza più alcuna intimità, almeno di tipo sessuale. Di fatto era diventata una convivenza fredda e priva di illusioni, per cui era inevitabile sperimentare qualche relazione extra coniugale. Ma all’improvviso apparve all’orizzonte Antonella, una giovane geologa incaricata di affiancare Pietro per effettuare una serie di collaudi di edifici pubblici sparsi sul territorio regionale, e le cose cominciarono a cambiare. Antonella sembrava una timida colomba e Pietro si sentiva di nuovo come ai vecchi tempi, pieno di vigore e con la voglia di fare le capriole tutte le volte che doveva partire per un collaudo. Non era però come le altre volte che aveva ceduto e si era concesso una breve relazione extraconiugale. Questa volta la questione era diversa; si svegliava di buon umore e cominciava a fischiettare tutte le volte che si preparava per andare ad effettuare il collaudo. Si preparava con cura pregustando l’accoglienza di lei quando sarebbe passato a prenderla con la macchina per andare fuori città a fare l’ennesimo sopralluogo. Si immaginava che anche questa volta, appena lei fosse stata seduta accan22


to a lui, il solo profumo l’avrebbe fatto prigioniero di un incantamento che lo trasformava in un eroe e lo faceva entrare in una dimensione da sballo come di totale beatitudine. A differenza delle altre, però, Antonella non aveva alcuna intenzione di passare all’azione nel senso di accettare un rapporto intimo con lui finché fosse stato sposato, e così Pietro, al colmo del coinvolgimento emotivo per Antonella, decide di parlare con sua moglie. Ma nonostante la chiarezza con cui aveva esposto la propria decisione di separarsi, Laura sembrava non rendersi conto della serietà delle intenzioni del marito e continuava a vedersi legata a lui e a considerare il fatto come un momento di difficoltà assolutamente passeggero rispetto all’idea magica che la loro unione doveva essere “per sempre”, e quindi aspettandosi da un momento all’altro la ricongiunzione: ed in questi termini rispondeva ai discorsi di lui. Fu così che Pietro una mattina si trasferì in albergo e dopo averlo comunicato telefonicamente a Laura, effettivamente la sera non tornò a casa. A quel punto Laura finalmente, riparlando per l’ennesima volta con la sua amica del cuore, che da tempo le suggeriva il ricorso alla mediazione familiare, in quanto questo strumento era stato per lei di così grande chiarificazione nel rapporto con il marito da far loro superare il momento di forte crisi, mi telefonò per chiedermi di iniziare il percorso.

Il primo incontro: le abilità del mediatore Quando Laura e Pietro sono venuti da me per la prima volta, la fase della separazione era proprio iniziale; anzi si può dire che nonostante l’interruzione della convivenza non c’era stata nessuna elaborazione di un programma di separazione: c’era invece il dolore e la conseguente aggressività che aveva bisogno di essere contenuta e trasformata proprio in un contesto protetto come quello della mediazione. Il primo atto è stato di accoglierli in modo aperto, empatico. Appena entrati Laura scoppia in un pianto dirotto dicendo: “Non voglio separarmi” mentre Pietro a stento riesce a reprimere la rabbia e nervosamente propone di tornare in un altro momento lanciandomi intanto occhiate di complicità mentre dice “Laura se fai così mi costringi ad andar via subito”. Porgo un fazzolettino di carta a Laura dicendole che questo è uno spazio protetto dove è possibile esprimere i sentimenti dolorosi ma di23


co anche a Pietro che comprendo il suo disagio e la sua rabbia e intanto li invito ad accomodarsi e cerco di trasmettere la sensazione che possono tranquillizzarsi che non c’è niente da temere che il mio ruolo mi impone di essere assolutamente imparziale e che non può accadere niente di irreparabile. Seduti la tensione si allenta. Ora è possibile verificare di che cosa hanno bisogno e poi se può essere effettuato il percorso. Alla loro richiesta di aiuto, perché mi dicono che non riescono neanche più a parlarsi, rispondo spiegando che cosa è possibile raggiungere con la mediazione e quindi le finalità e i limiti della proposta operativa. Dico anzi che proprio grazie al percorso di mediazione è possibile ridiventare protagonisti della propria vita e delle proprie scelte. In effetti la funzione della mediazione è proprio quella di mettere le parti in grado di sperimentare personalmente la ricerca delle soluzioni possibili al loro problema, ripristinando la capacità di comunicare attraverso l’individuazione e la rimozione dei blocchi alla comunicazione. Esprimo subito la convinzione che è poi il principio cardine della mediazione familiare che le persone e quindi loro sono competenti riguardo alle decisioni della loro vita e che è possibile sviluppare le risorse personali di fronte ad una situazione di crisi. La competenza va garantita già al livello iniziale di analisi della richiesta delle parti, di veder riconosciute le loro singole posizioni rispetto ad un percorso di mediazione e dell’informazione adeguata circa l’ambito e l’obiettivo della mediazione stessa. Si sentono accolti e mi comunicano l’intenzione di voler effettuare l’intervento soprattutto per tutelare la loro bambina dagli effetti di situazioni troppo dolorose. Laura dice che in realtà non vorrebbe separasi mentre Pietro ritiene che il rapporto di coppia sia finito ma è disposto a fare il percorso per tutelare sua figlia. A questo punto comunico loro le regole a cui bisogna attenersi nello svolgimento della mediazione: alla base c’è la necessità del rispetto dell’opinione dell’altro, poi l’obbligo di mantenere la riservatezza su ciò che avverrà nel percorso, ma anche il segreto su ciò che ciascuno di loro mi dirà separatamente, quando faremo incontri individuali, ancora l’impegno ad un ascolto attento nei confronti di chi ha la parola senza interrompere, ed infine la possibilità per me di intervenire in 24


quanto guida degli incontri e garante del rispetto delle regole del percorso stesso. Comunico anche subito qual è la mia formazione e che non sussistono elementi di incompatibilità a fare l’intervento non essendoci possibilità di conflitto di interessi né altri elementi etici o deontologici che impediscono di effettuare la mediazione. Si tratta in sostanza di proporre in questa fase un percorso che la coppia ha l’opportunità di sperimentare in presenza di un clima che renda possibile il riconoscimento dell’altro come interlocutore. Prospetto ad entrambi lo spazio che permetterà a Pietro di comunicare la rabbia derivante dal dolore di non essere riconosciuto da Laura come interlocutore e a Laura di comunicare a sua volta il dolore di non sentirsi riconosciuta neanche lei come interlocutrice se non rinuncia alle sue vere esigenze. E così iniziamo i nostri incontri e ho modo di sperimentare la possibilità di esprimere le abilità del mediatore (F. Pastore2004): l’accoglienza, la neutralità, la direttività, l’addestramento all’empatia e alla progettualità della coppia. L’accoglienza, secondo il modello rogersiano, è la disponibilità a comprendere il cliente attraverso un ascolto attivo e una comunicazione empatica. La neutralità è la disponibilità ad accogliere entrambi senza preferenze, è quindi la capacità di trasmettere un atteggiamento di parità in modo che nessuno dei due si senta meno accolto ricordando che esiste un terzo soggetto oltre lui e lei, cioè la coppia, che va salvaguardata proprio nel caso di separazione sotto l’aspetto di “genitorialità condivisa”. La direttività è la capacità del mediatore di gestire la situazione, ad esempio interrompendo la lite e difendendo così ciascuno dalla ferita che gli viene inferta dall’altro ed esprimendo la capacità di essere un buon contenitore per entrambi, proprio per farli sentire accolti. È importante anche riattivare la capacità di una comunicazione efficace tra le parti riformulando correttamente il messaggio che ciascuno vuole inviare all’altro ed eliminando le distorsioni che la coppia introduce nella comunicazione perché è nel conflitto. Spesso nei nostri incontri mi rendo conto di quanto una corretta riformulazione aiuta entrambi a riscoprire la propria sensibilità e quindi le proprie emozioni e a comunicare in modo non aggressivo perché meno impauriti e più rispettosi della sensibilità dell’altro.

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L’esplorazione del conflitto Ma soprattutto, dopo che mi hanno raccontato la loro storia, inizia il lavoro di esplorazione all’interno del conflitto per individuare qual è il tema collusivo; l’indagine è rivolta a far loro comprendere e consapevolizzare la dinamica che è stata l’elemento della formazione della coppia così come della sua crisi. Questo tema è fondamentale, poiché la ricerca del conflitto che sta sotto il motivo esteriore e apparente della litigiosità porta a comprendere la cosiddetta collusione di coppia, (Willi 1987) cioè quell’intesa che è scattata all’interno della coppia e che ha portato all’innamoramento come desiderio inconsapevole di ciascun partner di risolvere il proprio bisogno o problema irrisolto e quindi il proprio conflitto atavico attraverso l’altro. Si tratta di bisogni fortemente compatibili, perché è in realtà un unico bisogno esternato in ruoli diversi, dando l’impressione che un partner sia proprio il contrario dell’altro. La “collusione di coppia”, cioè quell’intesa inconfessata e dissimulata tra due partner che si basa su un conflitto di fondo simile e non superato avviene a livello inconscio e consiste nell’incontro tra bisogni antichi non soddisfatti dei partner che essi cercano di colmare e soddisfare l’uno attraverso l’altro. Un atteggiamento nevrotico di fondo comune ad entrambi i partner costituisce di fatto un forte collante per la creazione di una coppia, che si illude così di soddisfare i rispettivi bisogni. È come se ci fosse una distorsione energetica nella capacità espressiva di una persona che cerca di compensarla attraverso l’utilizzo di una espressione del partner il quale a sua volta propone in direzione opposta la stessa dinamica nel senso che il conflitto di fondo è lo stesso, ma i ruoli sono invece polarizzati, cioè l’uno il contrario dell’altro (ad esempio uno fa da madre e l’altra da figlia proiettando sull’altro la parte di sé che ha difficoltà ad esprimere). In sostanza i partner desiderano, ciascuno a livello conscio, risolvere con la costituzione della coppia, il proprio disturbo così come costruito all’interno della famiglia d’origine ed in realtà si trovano invece a livello inconscio ad incoraggiarsi reciprocamente nel loro comportamento patologico attuando appunto una collusione.

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La collusione narcisistica di Laura e Pietro Nel caso di Laura e Pietro era scattata la cosiddetta “collusione narcisistica”, il cui tema è ritrovare l’armonia sognata, l’unione totale, la fusione, l’accordo completo. La “collusione narcisistica” si fonda sul concetto di amore come “fusione”in quanto corrisponde alla fase infantile dei primi mesi di vita in cui il neonato è ancora incapace di differenziarsi dall’ambiente e quindi un adulto con disturbo narcisistico ha una configurazione molto fragile del proprio Sé. La tematica che turba la coppia nella collusione narcisistica, come afferma Willi, si impernia sulla domanda: “Fino a che punto l’amore implica la rinuncia a se stessi per il partner o permette di rimanere se stessi?”; e su un’altra domanda complementare: “Si può vedere nel partner un essere con una sua autonomia o è soltanto un prolungamento o appendice del proprio Sé?” (Willi 1987). In sostanza Pietro e Laura incarnavano perfettamente e rispettivamente i ruoli del narcisista principale Pietro e della narcisista complementare Laura. Il narcisista principale è la conseguenza di un bambino che non ha avuto la possibilità di sviluppare un proprio sé perché ha avuto una madre che lo considerava una parte di sé. La madre di Pietro quando era piccolo reagiva infatti ai tentativi di autonomia del bambino con molta rabbia perché non voleva che si discostasse da quella che era la sua aspettativa su di lui proprio come se lui fosse una parte di sé. Essa addirittura viveva come un’offesa personale e un’ingratitudine un discostamento da parte di Pietro dall’immagine che lei si era fatta di lui e ricorreva tranquillamente a strategie repressive per evitare deviazioni, dicendogli ad esempio: “Non puoi pensare cose così cattive io ti conosco e so come sei fatto ti conosco più di te perché ti conosco da quando ti portavo nella pancia”. Il paradosso che viene inculcato al bambino, come precisa Willi nella descrizione dell’esperienza madre–bambino del narcisista, è quello di essere se stesso solo se corrisponde all’immagine che la madre ha di lui e quindi, se è come si sente di essere, non è sé stesso. È chiaro che in queste condizioni un bambino non può sviluppare il proprio Sé, in quanto ogni sforzo fatto di trovare un’identità viene scoraggiato, svilito, condannato per cui normalmente il narcisista deluso da questa esperienza primaria d’amore sviluppa un’avversione nei confronti dell’amore che vive come una manipolazione. 27


Egli è costretto per sopravvivere a mantenere il “falso Sé” che la madre gli ha inculcato ed è altresì costretto ad idealizzare l’immagine materna come una figura che agisce in modo invisibile e onnipotente, che esige dedizione assoluta, la cui vendetta è terribile e distruttiva che non si può criticare neanche mentalmente. È evidente la difficoltà per un narcisista di avere una relazione d’amore, perché non vede nell’amore la possibilità di amarsi senza che uno dei due rinunci a sé, ai suoi punti di vista alle sue esigenze, alle sue opinioni, per l’altro. È impossibile confrontarsi e avere opinioni diverse perché ciò comporta la rottura della relazione. Diventa quindi comprensibile come egli veda nell’amore da un lato l’unione e la fusione totale e dall’altro una terribile minaccia al proprio Sé, tanto che quando si realizza questa fusione ha bisogno di espellere l’altro che sta occupando il suo spazio. Il legame che Pietro inconsciamente proponeva quando ha incontrato Laura era quello di incontrare proprio una cosiddetta narcisista complementare come lei. Alla narcisista complementare, infatti, non è stato inculcato un falso Sé dalla madre ma le è stato addirittura negato di avere un proprio Sé, e quindi per sopravvivere ha bisogno di identificarsi in qualcuno su cui proiettare il proprio Sé ideale, altrimenti non esiste. L’educazione di Laura era stata di totale svalorizzazione, si era sentita sempre piena di complessi di inferiorità. Apparentemente si era adeguata ed integrata senza opporre resistenza, ma in realtà aveva delle fantasie di grandezza di cui si vergognava, per questo era stato più facile per lei mettersi a disposizione prima della madre poi dei fratelli e infine di Pietro, per rubargli progressivamente lo spazio nel senso di occupare uno spazio dentro di lui. Questa esigenza di occupare in modo indiretto e quasi in modo occulto uno spazio per esistere fa essere la narcisista complementare assolutamente e totalmente disponibile nei confronti dell’altro, dando l’idea, nella sua modestia e sollecitudine, di grande rispetto mentre in realtà diventa una gabbia di cui l’altro non può più fare a meno. Ma mentre nella fase dell’innamoramento è molto viva in entrambi l’illusione e quindi l’erronea convinzione che risolveranno il problema di riappropriarsi del proprio Sé autentico, con il passare del tempo il narcisista primario diventa sempre più schiavo dell’immagine ideale che il partner ha di lui e il complementare è ugualmente disperato perché si accorge di aver inutilmente rinunciato a sé stesso senza riuscire a mantenere nell’altro il suo Sé ideale. 28


A questo punto la coppia narcisista perde ogni illusione, entrambi diventano distaccati e freddi, cessano di avere rapporti sessuali e vivono relazioni extraconiugali.Ma dietro l’apparente freddezza vivono situazioni di passione e di gelosia a volte anche violente. Il distacco è il meccanismo di difesa contro una vicinanza eccessiva. Il narcisista svaluta e frustra il partner e il complementare lo tormenta con aspettative e rimproveri. L’aiuto della mediazione è rendere consapevoli della collusione1 e far vivere l’esperienza di poter diventare più vicini differenziandosi più chiaramente l’uno dall’altro; in sostanza si tratta di comprendere e consapevolizzare il confine verso l’interno e l’esterno della coppia per arrivare a poter affermare “Io sono io tu sei tu noi siamo diversi l’uno dall’altro”.

Uscire dal condizionamento della collusione Quando Laura e Pietro hanno capito quanto il loro rapporto fosse inquinato dal legame collusivo le loro emozioni negative si sono sciolte. Hanno cominciato ad assumersi la responsabilità dei loro temi personali, della parte rimossa riconoscendo la propria e anche quella dell’altro. Hanno cominciato a capire l’importanza dell’imprinting ricevuto dalla rispettiva famiglia d’origine del condizionamento subìto e di quanto in realtà ciascuno proiettasse sull’altro i propri bisogni. Hanno in sostanza capito perché il patto sotteso al loro rapporto di coppia si è rotto e la consapevolezza del tema collusivo dell’uno e dell’altro gli ha permesso di recuperare il proprio Sé la propria autonomia. Da quel momento sciogliendo ed attraversando il nodo della conflittualità è emersa in modo spontaneo la responsabilità dell’uno e dell’altro, una nuova complicità basata sul superamento del nodo della conflittualità. Attraversando il mare delle emozioni è stato possibile nello spazio protetto della stanza di mediazione anche elaborare la rabbia per l’abbandono e il tradimento per Laura e il dispiacere di essersi allontanato dalla figlia da parte di Pietro. 1 Gli elementi per la definizione della collusione e per la descrizione della collusione narcisistica sono tratti dal “la collusione di coppia di Jurg Willi”.

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Quando è arrivato il momento ho applicato le tecniche gestaltiche e in particolare lo psicodramma che ha consentito ad entrambi di entrare in regressione e comprendere come correggere il loro modo di relazionarsi con la figlia. Così come ho potuto dare compiti cognitivo comportamentali perché potessero diventare complici per evitare alla bambina il dramma dell’allontanamento e dell’abbandono da parte del padre. Questa consapevolezza ha spinto entrambi ad approfondire gli aspetti personali non risolti iniziando parallelamente al percorso di mediazione, un percorso personale l’uno di counseling l’altro di psicoterapia individuale. Le situazioni personali sono cambiate: Laura è diventata più autonoma ed anche più attenta alle sue esigenze ma anche alle reali esigenze di Pietro,uscendo così dalla figura di narcisista complementare e accettando come più consona la decisione della separazione anche come periodo di riflessione per sé. Pietro a sua volta, mantiene la decisione di volersi separare, nonostante l’interruzione del rapporto con Antonella che inaspettatamente lo abbandona ma proprio in questa scelta è la sua crescita proprio perché accetta per la prima volta la sofferenza dell’abbandono e inizia il percorso di autonomia. Entrambi sono stati sensibilizzati in relazione alla difficoltà di modificare il tema narcisistico soprattutto quando è molto radicato, a prendersi cura di sé e a tutelarsi proprio attraverso la consapevolezza delle proprie dinamiche. Da questo momento quando cioè ciascuno ha in qualche modo ricostruito il proprio Sé hanno deciso concordemente di separarsi e abbiamo iniziato il lavoro di impostare i contenuti dell’accordo di separazione. A questo punto Laura e Pietro si riconoscono come interlocutori validi e cominciano a riflettere sul programma da costruire come organizzazione della loro vita per rispettare le singole esigenze ma anche il rapporto che entrambi hanno fortissimo con Orietta la loro bambina. Il superamento dei blocchi emotivi personali permette loro di riconoscere in modo rinnovato come liberato dai veli delle illusioni proiettive alcuni elementi positivi delle rispettive competenze e abilità. Con l’addestramento alla comunicazione e alla riformulazione hanno imparato a non usare più quei termini assoluti di tipo negativo come “tu che sei sempre sfuggente” o “tu che non mi ascolti mai” in modo da facilitare una reale comunicazione. Non solo comunicano bene ma addi30


rittura adesso riescono bene a distinguere la loro capacità di essere e restare genitori accettando che da coppia coniugale sono passati a una dimensione di coppia genitoriale. Ora sono anche pronti a parlare con la figlia Orietta e comunicarle che i genitori si vogliono bene ma che hanno deciso di non vivere più insieme e che questo non cambierà mai l’amore che hanno per lei. Con uno spirito liberato dai problemi di coppia coniugale possiamo passare alla determinazione dei contenuti dell’accordo di separazione. La disponibilità a trovare punti d’incontro è ampia ed autentica. Intanto, in sintonia con legge sull’affido condiviso che è appena entrata in vigore, entrambi chiedono l’affidamento condiviso di Orietta stabilendo che vivrà con Laura nella casa familiare di proprietà di Pietro che rivela fin dall’inizio una grande signorilità per quanto concerne le questioni di carattere economico patrimoniale. C’è molta cura ma anche molta duttilità nel definire i tempi e i modi di realizzare concretamente la continuità di rapporto di Orietta con entrambi i genitori. Una volta stabilita l’organizzazione di vita quotidiana, le vacanze, i contatti con i nonni e con i parenti dei rispettivi rami genitoriali, Laura e Pietro decidono di esercitare insieme la potestà per le scelte più significative o di straordinaria amministrazione e separatamente quelle di ordinaria amministrazione. In sostanza prenderanno assieme le decisioni importanti per la cura lo sviluppo e l’educazione di Orietta cioè quelle relative alla scuola alla salute all’educazione religiosa agli hobby, mentre per le scelte quotidiane che si presentano continuativamente nella vita di tutti i giorni ciascuno deciderà da solo quando è con la figlia. Per quanto attiene ai contenuti economici dell’accordo decidono innanzi tutto che Pietro pagherà tutte le spese di straordinaria manutenzione della casa mentre quelle di ordinaria amministrazione come le bollette per i consumi spetteranno a Laura. Stabiliscono poi il mantenimento diretto della figlia dividendosi per così dire i capitoli di spesa. Inoltre Pietro, riconoscendo il dislivello economico dei propri redditi rispetto a quelli della moglie, propone di corrispondere a Laura un assegno periodico mensile per realizzare il principio di proporzionalità indicato dalla legge. Laura e Pietro si sono trovati d’accordo su tutto: si guardano soddisfatti di aver compiuto un passo così significativo nella capacità di relazionarsi; hanno scoperto attraverso la mediazione la possibilità di comunicare senza paura di essere feriti e di aver probabilmente evitato atti che avrebbero potuto essere crudeli e devastanti nel rapporto tra lo31


ro ma anche nei confronti della figlia che invece sono riusciti a proteggere e a non strumentalizzare. Li invito a riflettere sulle intese raggiunte rinviando all’incontro successivo la firma dell’accordo, che dovrà poi essere consegnato all’avvocato per la verifica della compatibilità con le norme di legge e per la sua presentazione al giudice della separazione.

Il significato dell’esperienza di mediazione Ecco che suona il campanello sono loro Pietro e Laura: sono eleganti come per un appuntamento formale ma sciolti e sorridenti perché sanno di trovarsi in uno spazio protetto grazie al quale hanno potuto sperimentare una comunicazione finalmente liberata e autentica. Non hanno più paura di non essere riconosciuti l’uno dall’altro, hanno capito che se anche la loro storia d’amore è finita, sono riusciti comunque ad individuare e a costruire una dimensione di un “noi”, che, non solo riguarda la genitorialità condivisa ma anche l’accoglienza ed il rispetto della loro personale individuale umanità e fragilità. Abbiamo fatto un buon lavoro insieme e dopo la firma dell’accordo di separazione che un po’ li emoziona sono contenti di ripercorrere i momenti attraversati insieme. Mi dicono che fin dall’inizio del nostro lavoro si sono sentiti subito accolti e non soltanto nel senso di sentirsi capiti ma anche nel senso di apprezzare la mia neutralità di sentire che, anche quando diventavo direttiva, quello era un modo per permettere loro di esprimersi compiutamente, con gli spazi e i tempi da me indicati, in modo da non creare disparità di trattamento. Io, a mia volta, ricordo come ho effettuato con loro un addestramento alla comunicazione corretta ricostruendo, attraverso la riformulazione, come l’ordito di base di un ricamo, il significato di un discorso permettendo loro di esprimere un modo di inviarsi messaggi, che avessero un senso e un ordine. Ho espresso un rispetto per la loro individualità e la comprensione del loro dolore che li ha tranquillizzati non essendoci nessuna presa di posizione a favore di uno dei due. Il passaggio successivo è stato l’addestramento in ciascuno dei coniugi ad esprimere le proprie emozioni ma anche ad ascoltare l’espressione delle emozioni dell’altro. Mi comunicano quanto è stato significativo questo passaggio per loro: qui hanno potuto esprimere il proprio dolore, ma, assieme ad es32


so, anche la comprensione che anche l’altro stava soffrendo e quindi successivamente, la trasformazione della rabbia, dopo il riconoscimento l’uno dell’altro, in un sentimento nuovo di maggiore comprensione, la capacità di esprimere anche empatia per il partner. In effetti la chiave di volta è stata la consapevolezza da parte di entrambi della loro collusione di coppia che li ha portati a conoscersi finalmente in modo nuovo. Riuscire ad elaborare insieme l’origine del conflitto ed anche le modalità di gestione del conflitto stesso è stato doloroso ma insieme illuminante per il superamento della rabbia repressa e delle incomprensioni nascoste e legate a specifici temi familiari. Mi dicono poi quanto fossero scettici inizialmente che davvero questo percorso potesse risolvere il loro problema soprattutto in quanto pensavano di conoscersi ormai perfettamente e quindi di poter poco cambiare la situazione mentre oggi si rendono conto dopo oltre un anno di lavoro insieme che solo adesso cominciano forse a conoscersi un po’ meglio. In sostanza la mediazione è stata per loro la possibilità di tirar fuori la propria autenticità, di scavare dentro sé stessi per far emergere emozioni di rabbia e di dolore represse e comprendere che la rottura di un rapporto di coppia e cioè la fine del loro amore non era la fine della relazione tra persone che sono anche genitori e che amano la loro bambina. Grazie a questo percorso sono riusciti a comunicare insieme ed in modo affettivo ad Orietta l’intenzione comune di separarsi ed in questo l’accordo di separazione ha recepito l’intento di restare entrambi genitori applicando quell’affido condiviso che la nuova legge è venuta a sancire come priorità ma che loro avevano già scelto come modalità operativa della nuova organizzazione di vita. La soddisfazione maggiore è quella di sentire quanto la figlia si renda conto, per la serenità con cui si relaziona con i suoi genitori, che anche se non si amano più non ci sarà niente che potrà diminuire l’amore che hanno per lei e farle mai mancare la cura l’affetto il sostegno il riferimento e tutto ciò di cui un figlio ha bisogno. Hanno trovato grazie alla mediazione una via per affrontare e risolvere seriamente il problema trasformando il dolore del conflitto in una opportunità che ha consentito di ritrovare e per certi versi addirittura scoprire una modalità nuova di rapportarsi ed interagire: hanno scoperto che la diversità può essere una risorsa, invece che l’origine del conflitto, per trovare delle risposte alle loro esigenze e costruire dei comportamenti condivisi e maggiormente cooperativi. 33


Mi ringraziano riconoscendo la professionalità ma anche l’affetto e l’amicizia che ha accompagnato la loro progressiva consapevolezza che è possibile sancire la fine di un legame familiare ma contemporaneamente determinare l’inizio di una nuova costruzione di una progettualità educativa. Progettare un avvenire di fiducia e di speranza per genitori e figli attraverso un’etica di consapevolezza e di responsabilità.

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Nella stessa collana Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224 Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96 Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001, pp. 144 Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200 Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176 Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007, pp. 272 Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268 Goldfried M.R., Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psicoterapie, 2000, pp. 288 Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp. 576 Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata, 2000, pp. 368 Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004 Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192 Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256 Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-comportamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288 Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256 Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I: “Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400 Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II: “Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384 Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352

Videodidattica per le psicoterapie scientifiche dell’American Psychological Association • Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapia breve integrata di J. Preston € 120,00 • Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried + Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione delle Psicoterapie € 120,00 • Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + Libro Manuale di Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00 • Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centrata sulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00

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Nella stessa collana • Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante e Rielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E. Giusti, C. Montanari € 118,00 • Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro Psicoterapia Prescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00 • Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi della Psicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50 • Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling Scolastico Integrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00 • Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, collisioni e collusioni di L. Chertok € 120,00 • 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling breve in Azione di J.M. Littrell € 122,00 • Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioni in Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50 • 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione per l’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: € 275,00 • Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M. Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento di Edoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50 • Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due Libri Psicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano € 155,00 • Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi mentali gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00 • Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica del contatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00 • Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libro Psicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00 • Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapia della rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00

Edizioni ASPIC • Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libro Psicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00

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Nella stessa collana

EDIZIONE SOVERA STRUMENTI Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapia focalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per il cambiamento, in corso di stampa, pp. 368 Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione transitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia pluralistica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580 Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, diagnosi e cura, 2006, pp. 240 Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256 Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicoterapie innovative, 2007, pp. 400 Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224 Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza. Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464 Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativo di strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480 Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007, pp. 304

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