La Manovella Web n. 6/22 - Giugno

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ASI MOTOSHOW

L'NTERVISTA CARLOS LAVADO: IL VENEZUELANO DI ROMAGNA “Sono molto felice di essere il primo pilota ad aver dato una vittoria nel motomondiale alla Yamaha” afferma Giacomo Agostini durante la cerimonia di premiazioni del sabato sera ad ASI Motoshow. Ma, prontissimo com’era in pista, Carlos Lavado incalza: “Sì, però io con la Yamaha ho vinto più gare di te”. Il velocissimo, anche di parola, pilota venezuelano, infatti ha conquistato tutte le sue 19 vittorie con la Marca del diapason, risultando settimo assoluto nella graduatoria dei piloti più vincenti sulla moto giapponese. Residente in Romagna dal 1980, da cinque o sei edizioni è una delle stelle della kermesse di Varano con la sua Yamaha 250 con la quale ha conquistato due titoli mondiali. Portando a spasso la motocicletta per il paddock, sempre accompagnato dalla carinissima figlia, guarda il cielo scuro che si specchia nel torrente Ceno e sbotta. eccato er uesta ioggia che sta rovinando la manifestazione sia a noi piloti sia agli appassionati. È una esta comun ue, ci si ritrova, si scher a, si ri e, si firmano autografi e si fanno foto con gli appassionati. Però girare in pista è un’altra cosa”. Anche se, a onor del vero Carlos Lavado ha ottimi ricordi della pioggia. n ve ia, ne , cerano con i ioni simi i a ueste. ioveva, asciugava, poi pioveva di nuovo. A tre minuti dal via io ero con le intermedie e ha cominciato a piovere e mi sono detto che ero fregato e che mi sarei perso il mondiale. Poi c’è stato uno sprazzo di sole e così ho passato tutti e ho vinto la gara, indossando la mia seconda corona iridata” ricorda il venezuelano con soddisfazione. “Vengo sempre volentieri a Varano. Non è lontano da casa mia (abita a Sant’Arcangelo di Romagna, dopo aver vissuto un quarto di secolo a Lugo), ino tre si ve ono moto che i fici e ve ere a e a tre arti, a ue e vecchissime a ue e a ran remio eg i anni ‘80”. Abbassa la visiera del casco e con gli altri campioni parte con la sua Yamaha per la Parata dei Campioni sotto un cielo plumbeo, in cui il sole cerca di fare capolino fra le nuvole, proprio come ad Anderstorp il 10 agosto 1986.

L'NTERVISTA BOB IANNUCCI: PUNTO DI RIFERIMENTO PER PILOTI E COLLEZIONISTI Bob Iannucci, americano di chiare origini italiane, è un personaggio che si nota subito nel paddoc di ASI Motoshow. Un po’ per la figura imponente, il Panama in testa, il bastone da passeggio e la giacca elegante color tabacco, che sembrerebbe più adatta a una passeggiata nel newyorkese Central Park che ai box di una pista. Ma tant’è, quello è Bob Iannucci, punto di riferimento per piloti e collezionisti da tempo. re o sia a uinta o a sesta vo ta che vengo a otosho , ortan o le mie moto che per me sono le mie bambine” dice mentre siede nel box di Roberto Gallina, dove il proprietario del team Obsolete ha base, costantemente salutato dagli altri protagonisti della kermesse emiliana. Così Iannucci inizia a dipingere quella che è la parte collezionistica della sua vita che ha raggiunto il traguardo dei 77 anni di età. “Nel 1985 contattai il Conte Agusta per rilevare in blocco gran parte delle sue moto MV da Gran Premio che l’azienda stava alienando. Il Conte ricevette, ovviamente, anche generose offerte dai giapponesi, però re er a fi are i suoi gioie i a me, orse erch era maggiormente chiaro il futuro che avrebbero avuto le sue moto”. Entrano così nella collezione Obsolete una MV 3 cilindri, seguita dalla 4 cilindri, da una 125, e poi via via altre, arricchendo una collezione di moto da competizione

che ha toccato e forse superato quota 75 esemplari a i grossa collezione in mano a un privato” afferma orgoglioso), che vengono usate regolarmente nelle manifestazioni e nelle gare storiche. “Credo che anima i una moto a com eti ione sia ue a i girare in ista in mano a campioni o provetti centauri e non marcire in musei o collezioni private, ammirate esclusivamente da rari e fortunati visitatori”. Fedele a questa filosofia che porta il Team Obsolete a competere nelle gare storiche di tutto il mondo: “Siamo l’unico team americano ad aver vinto il Tourist Trophy all'Isola di Man nel 1984 con una Matchless del 1959” afferma fiero Bob, che ha vinto pure a Daytona, Paul Ricard, Assen, Brands Hatch, in Australia e Messico, solo per fare qualche nome, Iannucci ha portato a Varano una MV 500 3 cilindri del 1971 che Giacomo Agostini portò sei volte alla vittoria e al titolo mondiale e una 125 bicilindrica prototipo del 1960, pronte a scendere in pista. Iannucci è di per sé, un personaggio affascinante, nipote di un emigrato napoletano arrivato a Ellis Island nel 1910, cresciuto in una famiglia dalle scarse potenzialità economiche, riuscendo eppure a diventare avvocato. “Mio padre non ha mai speso un centesimo per la mia istruzione. Di giorno studiavo e di notte lavoravo per pagarmi gli studi” afferma. Inevitabile la domanda. Che lavoro faceva il giovane Iannucci? “Il meccanico di moto, ovviamente. Un lavoro che mi piace ancora oggi, e che mi appassiona a tal punto che a ena ho e tem o i ero, va o in o ficina e comincio a avorare .

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