La Manovella Web n. 12/21 - Dicembre

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AERONAUTICA Il “Caproncino” come si presentava nell’hangar di Bresso prima del restauro.

Il motore dell’I-ABMT sbarcato dopo anni di abbandono.

IL CAPRONI CA 100 IDROVOLANTE I -ABOU Costruito nel marzo 1935 dalla Macchi di Varese e consegnato alla Regia Aeronautica Militare nei mesi successivi, fu assegnato inizialmente alla Brigata Aerea di Roma–Lido per la scuola di primo periodo per poi giungere all’Idroscalo di Desenzano del Garda. Restò nell’impiego operativo aeronautico fino al 1940, quando venne acquistato da Samuele Silvani, famoso motonauta, che lo trasferì all’Idroscalo di Pavia e lo immatricolò civile per poi approdare nel 1947 in quel di Como dove è tuttora hangarato. L’aereo volò fino al 1967 per il neonato Aeroclub, poi la storia si ripete e viene tristemente dimenticato nell’hangar. Dopo una curiosa parentesi nel giardino di un facoltoso industriale, dal 1985 è anch’esso di proprietà di Gerolamo Gavazzi che con grande sacrificio e competenza lo ha rimesso in volo dopo ben sei anni di duro ed esemplare restauro. Sopra, alcuni particolari delle ali in legno del velivolo durante la fase di restauro. Qui a lato e sotto, gli interni ultimati e il cruscotto con gli strumenti originali.

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LE OFFICINE MECCANICHE COLOMBO, S.A. IL RITROVAMENTO E LA REVISIONE DEI MOTORI La fabbrica ebbe sede a Milano. Fondata nel 1915 fu poi acquisita dall’ Alfa Romeo. Il primo e non facile compito di Gavazzi, tessera ASI n. 16883 e Commissario Nazionale di settore, volendo operare con il massimo rigore e nel pieno rispetto della originalità, fu quello di reperire i ricambi per la cui ricerca occorsero anni. I motori installati erano ahimè finiti, avendo esaurito le ore di volo: stanchi, trasudavano olio e non raggiungevano la potenza. Gavazzi, resosi conto della loro inaffidabilità, cercò propulsori analoghi anche presso lo Stato Maggiore della A.M. il quale, dopo ricerche, concluse che da decenni non c’era più nulla nei propri depositi. Altro tentativo ma con insperato esito positivo, fu esperito presso gli Istituti Tecnici Aeronautici. Quando infatti ogni speranza sembrava vana, si trovò un Colombo S.63 in un istituto di Roma. Il motore di proprietà della AMI, era stato concesso in comodato all’Istituto a scopi didattici. Nel contempo si veniva a conoscenza che incredibilmente a Cinecittà vi era un motore Colombo utilizzato per generare il vento a scopo cinematografico. Un terzo Colombo S.63 fu invece reperito all’Istituto Tecnico Malignani di Udine. La disponibilità di questi consentì di ridare vita a due motori risolvendo così il non facile ostacolo. Entrambi, raffreddati ad aria, sviluppano una potenza di 140 CV a 1850 giri/min e montano un’elica in legno bipala a passo fisso trattivo.


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