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Bacco e Arianna

Cosa successe alla povera Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso?

Scompariva all’orizzonte la nave di Teseo e lei dormiva ancora. Le lunghe foglie delle palme la proteggevano dal sole e il loro fruscio accompagnava i suoi sogni. Stesa sulla sabbia, ai piedi delle palme, Arianna sognava di danzare con Teseo al suono di dolci arpe. Lui la stringeva fra le braccia e le dichiarava il suo amore.

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Quando si svegliò la principessa sorrideva. Era stato un sogno meraviglioso. Fu, invece, terribile il risveglio.

Arianna si levò e scrutò la riva del mare. Spinse lo sguardo ovunque, ma della nave di Teseo non c’era più traccia.

La bella fanciulla corse, quindi, con il cuore in gola da una parte all’altra della spiaggia e si spinse fino in cima a delle rocce che si affacciavano a picco sulle acque celesti. Da quel promontorio poteva scrutare il mare fino all’orizzonte: c’erano solo gabbiani in cielo e riccioli di spuma sulla distesa d’acqua.

Arianna capì che lui, il bel principe tenebroso, l’aveva tradita. Era stata ricompensata, per l’aiuto datogli contro il Minotauro, non con l’amore ma con l’inganno: abbandonata su un’isola

deserta, facile preda di belve feroci!

La principessa pianse tanto, e poi si gettò sulla sabbia, stremata.

Ad un tratto sentì degli strani rumori, là dentro il boschetto di palme. Le giungeva il suono di tamburelli, accompagnato dalle zampogne e dal canto allegro di uomini e donne.

La fanciulla aveva appena fatto in tempo ad alzarsi che giunse un corteo di ninfe e di fauni: schiamazzavano allegri con il capo cinto da frutta, fiori e grappoli d’uva.

Precedeva tutti un giovane con capelli neri e ricci. Sollevava

le braccia come per dirigere i canti e il mantello rosso si spostava al ritmo della musica.

Di colpo il ragazzo si fermò e chiese: – Chi sei? E cosa fai sola su quest’isola?

La sfortunata Arianna rispose: – Sono la principessa Arianna, figlia del re di Creta, Minosse. Sono sola perché il perfido ateniese, Teseo, qui mi ha abbandonata.

Il giovane, le ninfe e i fauni stettero ad ascoltarla con la massima attenzione e si impietosirono quando la fanciulla raccontò loro del Minotauro, di come avesse aiutato Teseo e di come quest’ultimo le avesse promesso di amarla per sempre. – Arianna, non disperarti. Io sono Bacco… Arianna sgranò gli occhi: – Bacco, il dio della vite e del vino? – chiese. – Certo – rispose la divinità ridendo. E aggiunse: – Smetti di piangere, la vita è troppo bella, perché non la si festeggi in modo adeguato. Le porse una coppa di vino: – Bevi e sii allegra! Sei così bella e gentile che sento di volerti bene. E, se vuoi,

puoi diventare la mia sposa e seguirmi in tutto il mondo. – Non ti conosco, Bacco, raccontami di te – rispose la principessa.

Bacco batté le mani e subito ninfe e fauni stesero sulla sabbia morbide stoffe, cuscini ricamati, brocche, coppe e ceste colme di frutta. – Vieni a sederti vicino a me – la pregò Bacco – ti racconterò della mia vita.

E iniziò: – Devi sapere che sono figlio di Zeus e della principessa Semele. Ho trascorso i primi anni della mia vita a Tebe, ma poi un incendio distrusse la reggia e da allora sono cresciuto nei boschi. Mi ha allevato un caro vecchio fauno, Sileno. – Racconta del vino! – gridarono in coro i fauni.

Bacco rise compiaciuto. – Amici, non è poi così importante – osservò.

Risposero gli altri, sempre in coro: – Ci sono poche cose sulla Terra che rechino conforto agli uomini e tu ne hai inventata una davvero importante, importantissima! – Non esagerate! – si schermì Bacco. – Ho inventato il vino! – dichiarò. – Allora brindiamo per celebrarti! – e tutti presero le coppe e bevvero in allegria.

Chiese Arianna: – Come hai fatto a inventare il vino? – Basta spremere degli acini d’uva – rispose Bacco. Le riempì la coppa e gliela porse. – Non è delizioso? – chiese. – Sì, riscalda il cuore – osservò la principessa sorridendo.

– Raccontami ancora di te, Bacco – aggiunse. – Ti racconterò di quando mi hanno rapito. – Come è possibile? – domandò la fanciulla. – Possibilissimo, se ti trasformi in un comune mortale. Avevo preso le sembianze di un ragazzo. Camminavo al tramonto nel porto di una piccola cittadina. Il porto era gremito di molte persone, ma tra loro c’erano dei malfattori. La loro barca era ancorata vicino alla riva. Mi tennero d’occhio, quei furfanti, e al calar delle tenebre mi rapirono. Dalle loro parole capii che volevano vendermi come schiavo. E sai cosa feci? – Racconta – lo pregò Arianna. – Trasformai la loro nave in una specie di vigna con tralci di vite, che si arrampicavano dappertutto. Poi l’allagai con il vino. Li avessi visti! Che fifoni erano diventati! Si gettarono in mare per la paura e io li trasformai in delfini. Mi divertii da morire! – concluse Bacco e tutti, compresa Arianna, scoppiarono a ridere.

Bacco, poi, si chinò verso Arianna e le mormorò all’orecchio: – Hai deciso? Verrai con me?

Lei rispose di sì con un sussurro.

E le ninfe le coronarono il capo con ghirlande di grappoli.

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