Arcireport n 5 2014

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arcireport n. 5| 6 febbraio2014

segue dalla prima pagina

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quando si scontra con le correnti invernali di aria fredda, rendendo molto difficile la vita non solo a chi vive dentro o intorno alle sue acque. Intanto perdura la vergognosa ignavia di governi e istituzioni internazionali nella lotta al cambio climatico, che è ben lontana dall’essere al centro dell’agenda. La COP 19 a Varsavia, Conferenza per il clima dell’Onu, a novembre è stata abbandonata dalle organizzazioni sociali. Nessun impegno a ridurre le emissioni, nessun sostegno alle politiche di adattamento, nessuna via segnata verso un accordo globale a Parigi nel 2015. La questione non diventa politica tantomeno in Italia. Come al solito, a tragedia corrisponde emergenza, fino a che l’emergenza diventa abbandono, prima di una nuova tragedia. Qui da noi la ribellione della natura si scontra, lo sappiamo, ben più che altrove con gli effetti di un consumo di territorio predatorio, assecondato da una politica e da una amministrazione quasi sempre complice di interessi economici rapinosi e omicidi. Le vittime delle alluvioni, degli smottamenti, delle mareggiate - spesso colpite più volte in poco tempo, spesso vittime anche della non ricostruzione dopo i terremoti - loro sì ormai denunciano oltre che piangere. Chiamano con nome e cognome le responsabilità, nei casi migliori fanno lo stesso i loro amministratori locali. Denunciano la mancanza di prevenzione, la mancanza di manutenzione, i piani regolatori approvati a furia di mazzette, il territorio scempiato per qualche spicciolo. Ma chi risponde loro? Chi ha il coraggio di dire: non c’è Fiscal Compact che tenga di fronte alla messa in sicurezza di vite e territorio? Chi ha il coraggio di dire che, prima di ripagare a tappe forzate il debito, viene l’esigenza di investire risorse per non morire di fango e bombe d’acqua? Non c’è bisogno di essere comunisti cinesi per credere che abbiamo bisogno di un grande piano pubblico, costruttore di lavoro e di futuro, contro l’impermeabilizzazione dei suoli, per il controllo e la prevenzione dei movimenti di massa (frane, mareggiate, alluvioni), per il restauro di suolo e delle aree abitate, contro il cambio di destinazione delle aree agricole, per il consumo zero di territorio, per il rimboschimento e il ritorno alla terra. * Responsabile nazionale Arci Ambiente e stili di vita

interesse costituzionalmente rilevante. La legge Fini-Giovanardi sulle droghe è un contenitore di delitti senza vittime, dove anzi l’unica vittima è il consumatore. 3) Motivi di politica criminale. La war on drugs ha fallito. Le narco-mafie invece prosperano. È quindi il caso di cambiare strategia come molti investigatori e magistrati suggeriscono. I prossimi giorni saranno decisivi. Il Parlamento dovrà convertire in legge il decreto del Governo diretto a contrastare il sovraffollamento. Quel decreto contiene una piccola norma in materia di droghe, diretta a rendere meno dura la mano per fatti di lieve entità. Giovanardi e Alfano si sono ribellati nel nome dello Stato etico. Speriamo che il Pd resista alla tentazione di un compromesso che avrebbe il sapore di una sconfitta culturale. L’11 febbraio la Corte Costituzionale dovrà decidere se l’intera legge sulle droghe FiniGiovanardi è illegittima o meno. La Corte di Cassazione, la Corte d’Appello di Torino e il Gup di Roma vi si sono rivolti certi che quella legge è nata in modo invalido. La legge fu approvata con un colpo di mano governativo nel 2006 dal governo Berlusconi. Era all’esame del Parlamento il decreto legge del Governo sulla sicurezza alle Olimpiadi invernali di Torino. Quel decreto, impropriamente, includeva una sola piccola norma diretta a rendere meno difficoltoso l’accesso

all’affidamento terapeutico ai servizi sociali per i tossicodipendenti recidivi. Due mesi prima, un’altra famigerata legge, la ex Cirielli, li aveva cancellati provocando un danno alle comunità terapeutiche, comprese quelle amiche di Giovanardi, Fini e Berlusconi. Il Governo durante la discussione parlamentare in sede di conversione presentò un emendamento composto da decine e decine di articoli che andarono a cambiare radicalmente la legge precedente sulle droghe. Un decreto legge per potere essere emanato dal Capo dello Stato richiede la verifica della sussistenza dei requisiti di urgenza e necessità. Entra immediatamente in vigore. Se nei sessanta giorni successivi il Parlamento dovesse introdurre norme che c’entrano poco con il testo originario compie un’opera illegittima in quanto produce un aggiramento dei vincoli costituzionali. Su questo dovrà esprimersi la Consulta. Nel caso dovesse decidere per l’abrogazione della FiniGiovanardi rivivrà la precedente legge Jervolino-Vassalli così come modificata dal referendum radicale del 1993 che aveva depenalizzato il consumo. Intanto l’8 febbraio il coordinamento leggeillegale.it invita tutti a Roma perché come recita il sottotitolo della manifestazione «Giusto o sbagliato non può essere reato».

No allo stralcio sulle droghe Un appello sottoscritto anche dall’Arci Nei giorni scorsi il Parlamento è stato messo sotto ricatto dal Ncd di Giovanardi che minaccia di non votare il decreto legge Cancellieri se si tocca la legge sulle droghe che porta il suo nome. Il Parlamento deve decidere se migliorare il decreto secondo le nostre richieste o subire il ricatto di uno dei principali responsabili del sovraffollamento penitenziario. Per far cessare questa vergogna il quinto comma dell’art. 73 della legge antidroga, che colpisce la detenzione di sostanze stupefacenti per fatti di lieve entità, non solo deve restare nel decreto come un reato distinto dal traffico di stupefacenti, ma dovrebbe prevedere una pena più mite. Se la montagna partorirà il topolino, sarà concreto il rischio che a fine maggio pioveranno centinaia di condanne della Corte europea sui diritti umani. Nel decreto è stata introdotta una piccolissima modifica alla legge Fini-Giovanardi, la fattispecie autonoma della lieve entità. Avremmo voluto una ben più ampia depenalizzazione, il ritorno alla ragionevolezza sanzionatoria e alla differenziazione tra

le sostanze. Ma il centrodestra ha fatto la voce grossa ed è stato chiesto lo stralcio anche della timida norma che modificava la legge Fini-Giovanardi. Noi, che con la campagna Tre leggi per la giustizia e i diritti abbiamo raccolto decine di migliaia di firme per l’abrogazione della legge Fini-Giovanardi, invitiamo tutte le forze presenti in Parlamento sensibili al tema della dignità umana, dei diritti e delle libertà a non farsi condizionare da chi è responsabile di avere approvato e difeso una legge vendicativa, ideologica, illiberale. Ricordiamo che circa il 40% dei detenuti ha un’accusa o una condanna per avere violato la legge sulle droghe ed è quindi quella legge la prima responsabile del sovraffollamento penitenziario. Nelle prossime settimane la Corte Costituzionale si esprimerà sulla sua illegittimità. È ora di cambiare quella legge che tanto male ha fatto ai ragazzi, alle loro famiglie, alla società italiana, al nostro sistema delle carceri. Non ci si faccia condizionare da Alfano e Giovanardi.


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