01. Torri di via M. Faliero al Saval, 1993 (G. Ugolini). 02-03. Il “grattacielo” di Piazza Renato Simoni, 1959 (L. Arneri, L. Sabelli): veduta attuale e in una immagine tratta da una pagina pubblicitaria del 1960. 01. Prospettiva a volo d’uccello della futura Piazza Renato Simoni secondo il Piano di Ricostruzione (Comune di Verona, Sez. Pianificazione Territoriale, Archivio cartografico).
Guardando lo skyline di Verona viene da chiedersi se la presenza di una serie di edifici alti, realizzati a partire dagli anni ’50 del Novecento, corrisponda a una precisa idea di città perseguita e mai pienamente realizzata – l’espressione, cioè, di un’aspirazione mai confermata a fare della città una metropoli – o se essi non siano, invece, degli esperimenti isolati frutto di spinte speculative, risultato di una pianificazione di “prima generazione”. Ci sembra importante, cioè, capire il disegno di città che i Piani urbanistici hanno immaginato negli anni, per cercare di dare un senso complessivo a quello che sta avvenendo nella periferia della città, a partire dalla definizione stessa di periferia da applicare al caso di Verona.
« Gli edifici alti corrispondono a una precisa idea di città perseguita e mai pienamente realizzata » Il progetto, quando costruito, diventa concretezza ma spesso resta pensiero sulla carta, ipotesi, idea virtuale. Nella tensione che si costruisce tra una città visibile e una città immaginata si apre uno spazio interpretativo: perché ad un certo punto della storia urbana di Verona si è pensato che l’edificio a torre potesse rispondere alle esigenze di espansione della città? Che ruolo hanno oggi le torri nel definire il paesaggio della città? Sono questi edifici, in sostanza, testimoni di un fenomeno meramente “estetico” o hanno a che vedere con l’organizzazione sociale della collettività che l’edificio alto presuppone? È evidente come le risposte siano comples-
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se e aprano ad un dibattito non affatto concluso nel panorama teorico generale. Tuttavia cominciare ad analizzare i casi concreti, siano essi costruiti o solo immaginati, ci permette di restringere il campo di osservazione e contemporaneamente contestualizzarli in un panorama di più ampio respiro. Così è subito chiaro come il primo “grattacielo” di Verona, quello di Piazza Renato Simoni realizzato dal 1959 su progetto di Lucio Arneri e Luigi Sabelli, subì le spinte speculative in atto in quegli anni che lo trasformarono da fulcro di una city immaginata a condominio residenziale.
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