12. Veduta del fronte principale con il nuovo ingresso che distribuisce il corpo di fabbrica preesistente e l’ampliamento (foto di Mauro Fiorese). 13. Schizzo di progetto.
palestra istituto comprensivo saval-parona località Bassona, Verona Progetto definitivo, esecutivo e d.l. arch. Valter Rossetto (capogruppo) ing. Silvano Carli arch. Laura Scarsini arch. Nicola Moretto strutture ing. Silvano Carli, C.M.M.S. associati 12
impianti termici e elettrici p.i. Gianluigi Sauro sicurezza arch. Giorgio Valentini Cronologia Realizzazione: 2004-2005
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aggregazione di destinazioni può essere perseguito secondo due differenti metodologie, finalizzate comunque ad accentrare nella stessa porzione di territorio le differenti tipologie di scuole (a tal fine è utile ricordare che gli asili nido non sono considerate strutture scolastiche d’obbligo dalla normativa vigente, bensì servizi al cittadino). La prima metodologia è quella di individuare porzioni di territorio su cui andare a realizzare diversi fabbricati indipendenti tra loro, che assolvono singolarmente ad una specifica funzione scolastica (principio in parte fino ad ora seguito dall’edilizia nazionale). Tale metodologia presenta l’indiscusso vantaggio di garantire l’indipendenza e l’autonomia dell’attività didattica in ogni singola scuola, senza interferenze tra attività dedicate a utenze di età differente, pur consentendo – per la contiguità dei luoghi di costruzione – lo sviluppo di progettualità volte alla continuità del ciclo scolastico, e quindi attività anche comuni alle varie infrastrutture. Per contro tale tipologia di “polo” presenta degli inconvenienti di natura gestionale (moltiplicazione degli allacciamenti, delle reti impiantistiche, duplicazione di taluni servizi, ecc.) e manutentivo, con particolare riferimento agli involucri edilizi e agli apparati impiantistici, che presentano, a parità di volume, uno sviluppo molto più elevato. La seconda metodologia è quella di accorpare in un’unica area ed unico fabbricato più attività scolastiche, dedicando ad ogni livello d’istruzione degli spazi e volumi specifici. Pedagogicamente tale soluzione favorisce lo scambio di esperienze e la persecuzione del cosiddetto “progetto di continuità” tra i vari livelli di scuola, favorendo
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la transizione da un ordine scolastico a quello successivo. Si persegue il vantaggio di ridurre le superfici degli involucri, con riduzione degli oneri manutentivi, e si centralizzano gli impianti. Per contro, sono interventi generali di ben più elevato onere finanziario. Essi richiedono una complessa gestione degli spazi comuni. Inoltre, l’accentramento da un punto di vista urbanistico e viabilistico troppo spinto degli istituti scolastici comporta problematiche attrattive di traffico per la contemporaneità degli orari. La scelta di perseguire poli scolastici del secondo tipo non è sempre realizzabile in un Comune come quello di Verona, la cui tessitura urbanistica cittadina non permette di individuare molte aree sufficientemente vaste e idonee alla realizzazione di tali poli. Una grande parte dell’utenza è residente in ambiti di urbanizzazione consolidata e concentrata, ove, salvo rari casi di interventi di particolare rilievo, è difficile individuare territorio libero da dedicare a queste nuove realizzazioni. Nei limiti delle facoltà finanziarie e delle disponibilità territoriali, comunque, l’Amministrazione comunale va nel verso di adottare programmi realizzativi di edilizia raggruppata, approvando studi di fattibilità per la realizzazione scuole dell’infanzia integrate con asili nido. Si rileva che gran parte dell’utenza, specialmente quella collocata nelle periferie dei centri abitati, apprezza maggiormente la distribuzione capillare attuale dell’edilizia scolastica, e vi sono richieste di aumentarne la distribuzione. Cioè si nota una tendenza opposta alla logica della realizzazione dei poli scolastici. Va da sé che questa soluzione di dispersione areale delle infrastrutture dedicate all’istruzione, se da un lato