Architettiverona 105

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Una definizione di architettura a cui l’architetto Giuseppe Tommasi era molto legato è: “l’architettura è la scena fissa delle vicende umane”; questa definizione evoca immediatamente l’idea del teatro e del teatro antico, la cui scena fissa non era altro che la messa in scena del lessico e della sintassi dell’architettura. Progettare un teatro è dunque come misurarsi con l’archetipo dell’architettura. La committenza incaricò l’architetto Tommasi di realizzare un piccolo teatro in legno inserito in un’ala di un antico monastero a Sanguinetto, zona agricola e artigianale della provincia di Verona. Il progetto, pieno di riferi-

« Il teatro è ellittico, come un anfiteatro romano, e come tale vi è il distacco fra arena e gradinata, cioè tra belve feroci e spettatori» menti alla storia e alla letteratura antica, nacque dalla volontà di mettere in forma un’idea complessa: far convivere, nello stesso manufatto, il teatro a pianta centrale, il teatro a scena fissa, il teatro in cui attori e spettatori occupano posizioni tali da permettere o suggerire un virtuale interscambio e il teatro ottocentesco con i suoi palchi. Il teatro è ellittico, come un anfiteatro romano, e come tale vi è il distacco fra arena e gradinata (cioè tra belve feroci e spettatori); tuttavia, mentre nell’anfiteatro antico questo distacco protettivo è costituito da un muro, qui il muro inesorabile diviene un criptoportico: un ordine di piccoli fornici che alludono ai palchi del teatro ottocentesco permettono l’irruzione, sulla scena dell’arena, di uno o più eventi

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teatrali, anche improvvisi e pericolosi. L’idea della scena fissa appare al di sopra dei gradoni e si palesa nell’allusione ad un tempio esastilo su di un alto ed arcuato stilobate: ciò avviene con modestia, data l’aulicità del tema, mediante il suggerimento del timpano nella capriata in legno che sostiene il tetto. Il pubblico siede sulle gradinate in legno, la cui forma e tecnica costruttiva sono ispirate al teatro Olimpico di Sabbioneta di Vincenzo Scamozzi. Sui gradoni, che potrebbero essere sentiti come una scalinata al tempio, è possibile in alternativa organizzare una azione teatrale, con gli spettatori questa volta in basso, nell’arena; in questo caso è il teatro a guardare se stesso come scena fissa. L’arena offre la possibilità di togliere parte dell’assito, in modo da fendere il palcoscenico ed evocare l’idea della strada, ponendo così in comunicazione il teatro con il mondo esterno. Il collegamento con il giardino sul retro avviene anche tramite uno stretto passaggio pavimentato con pietre nere lucide che, riflettendo gli alberi, costituisce una soglia galleggiante tra il teatro e il mondo esterno (città, giardino; o altro luogo anche fantastico). Al piano primo la sala de-

gli specchi ha vari significati poetici; essa pone gli attori e i visitatori nella condizione di distacco, per esaminare un’idea o pensare a se stessi da diverse angolazioni. Il tracciamento dell’ellisse in cantiere è stato un momento importante, spiega Luigi Rodighiero colla-

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01. Dall’alto, veduta delle gradinate in legno. 02. Il giardino sul retro dell’ala dell’antico monastero a Sanguinetto. 03. Particolare dall’interno della stretta apertura verso il giardino. 04. Schizzo di studio.

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