PIERRE ROSENBERG Oggi un architetto non può assurgere al rango di grande maestro se non ha costruito o almeno rinnovato o ammodernato un museo. Carlo Scarpa ha svolto in questo campo un ruolo pionieristico. È stato tra i primi a rilevare il rapporto simbiotico che esiste tra l’architetto e il museo. Provo per Carlo Scarpa un particolare affetto anche perché ha sempre amato e magnificamente sostenuto il vetro di Murano.
KALI TZORTZI Creare spazi attraverso gli oggetti Analizzando il Museo di Castelvecchio, si rimane sorpresi dalla mancanza di un punto di vista statico nell’organizzazione degli spazi, che sembrano creati apposta per essere esplorati. Nella Sala del Pisanello ad esempio, Scarpa invita il visitatore a entrare, guidando il suo sguardo sul retro di un cavalletto (fig.1, punto 1), per poi offrirgli una serie di esperienze visive che si succedono come inquadrature in una sequenza cinematografica: dal punto 3 l’occhio è condotto verso la composizione visiva dei dipinti appesi alla parete; dal punto 4, i dipinti già osservati recedono in secondo piano lasciando il posto ai quadri collocati sui cavalletti, fino a quel momento fuori dalla percezione visiva. Questo svolgimento crea un ritmo lento a livello percettivo che si riflette nel modo in cui i visitatori esplorano lo spazio e osservano gli oggetti esposti (fig. 2), cambiando direzione e punti di vista, e disegnando intorno ad essi percorsi circolari che riempiono lo spazio.
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