Archalp 13

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frazioni delle località sciistiche più in vista, a volte addirittura inseriti in stretti lotti di risulta dall’eccessiva urbanizzazione dei territori montani. Le Alpi hanno smesso da tempo il ruolo di ambiente incontaminato in cui è la natura a infrastrutturare il territorio. Mettendo quindi a fuoco l’insieme costruito, oramai mescolato al contesto naturale, lo sguardo tende a salire e a fermarsi nuovamente sulle molteplici testimonianze dell’ingegno umano che qualificano il moderno paesaggio alpino come realtà tutt’altro che intonsa in cui agli aspetti residenziali, da sempre presenti sull’alpe, si oppone una messe infinita di elementi volanti e sospesi quali cavidotti, palificazioni aeree, tralicci, condutture che paiono venature uscite dall’epidermide del paesaggio: sono le tante realtà del paesaggio idroelettrico.

Al centro di questo ampio sedime elettrico dal perimetro tanto incerto quanto infinito, si intravedono i fabbricati delle centrali, importanti ma non imponenti se osservati a confronto con le grandi infrastrutture elettriche, costruite come rocche feudali messe a guardia dell’industria idroelettrica. La corsa all’oro cioè lo sfruttamento dell’acqua del secolo scorso, in Italia e non solo, inventò il paesaggio idroelettrico e le sue conseguenti nuove tipologie industriali, come la centrale – apparsa in opposizione alla poca architettura residenziale e alberghiera presente nei vecchi villaggi – che non apparve solo come componente trainante e ben visibile di un apparato produttivo ben più complesso, ma come la parte più accettabile di un racconto che traeva la propria forza narrativa dall’epicità di uno scambio, potremmo dire una vera e pro-

1910. Centrale Rio Senales (Naturno, BZ).

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