Ordine 30 2013 web 0

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Intervista senza paracadute

rio della sede di Torino Centro a quella di Torino Nord. Ha già preso contatti con i rappresentanti delle istituzioni sul territorio? Avevo subito incontrato il Prefetto in carica, ma dopo il suo trasferimento dovrò incontrare al più presto quello nuovo, tra l’altro è una donna, la dottoressa Paola Basilone, la cui nomina recentissima ha dilatato i tempi dell’incontro. Relativamente ad altri contatti mi sono relazionata con l’Assessore Regionale alla Salute Ugo Cavallera, perché è prossima la stipula di un accordo che declina a livello regionale l’accordo nazionale del 2012 Stato-Regioni in materia di salute. Si tratta della convenzione in materia sanitaria per creare sinergia di risorse tra INAIL e strutture accreditate dal S.S.N. attraverso specifiche convenzioni attuative. Mentre l’impatto con il materiale umano delle sede di Torino? Non ho ancora avuto il tempo tecnico di visitare le sedi ed intendo farlo al più presto: per me è essenziale conoscere le persone ed ascoltare le loro problematiche. In ogni caso alcune di esse, visti i miei pregressi, le conosco già molto bene. Mi preme visitare Biella, Novara, Vercelli e Verbania oltre le sedi metropolitane. In ogni caso, pur senza piaggeria, ho constatato che il team della Direzione Regionale è davvero valido poiché composto di risorse altamente professionali e preparate con cui è facile trovare sintonia. Parlando con dirigenti pubblici, non necessariamente dell’INAIL, che l’hanno

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preceduta, è emerso tra il personale il cosiddetto ‘problema generazionale’, ossia una certa resistenza alle nuove tecnologie: è un dato che ha potuto riscontrare direttamente? No, devo dire che in Direzione Regionale la quasi totalità del personale è stata in grado di adeguarsi e mettersi al passo. Anche perché è riconosciuto e accettato ormai da tutti che è oggettivamente impossibile continuare a lavorare con le vecchie metodologie. Ovviamente, come in ogni luogo di lavoro, anche qui ci sono eccellenze e modestie ma risultano decisivi il rispetto e la disponibilità reciproci. È logico che chi è prossimo alla pensione possa avere un approccio, anche inconsapevole, differente ma devo dire che è proprio della cultura INAIL, la capacità di adeguarsi al cambiamento. Parliamo di ‘noi & voi’: storicamente come sono i suoi rapporti con la categoria? Con il vostro Ordine ho sempre avuto buoni rapporti. È palese che, come all’INAIL o in qualunque altra realtà lavorativa di dimensioni ragguardevoli, si riscontrino ottime professionalità e soggetti meno preparati. A questo proposito ho avuto la ventura di cimentarmi più volte come commissario agli esami di abilitazione. Esperienze memorabili, vero? Diciamo che ho riscontrato, pur con le dovute eccezioni, un livello mediamente basso nella qualità degli elaborati con difficoltà espressive e grammaticali che, per carità, non sono certo prerogativa dei futuri consulenti del

lavoro del Piemonte ma una lacuna, questa sì generazionale, comune in tutto il paese. Ritengo che aver reso la laurea requisito obbligatorio per l’accesso alla professione possa apportare miglioramenti significativi. Entriamo sull’aspetto meramente professionale: i dati nazionali sugli infortuni forniscono un quadro di confortante calo: ma sono numeri da interpretare? Senz’altro. Il numero degli eventi è complessivamente calato e, a riguardo, le azioni di prevenzione e vigilanza messe in atto hanno dato i loro frutti ma, sarebbe scorretto negarlo, vi è stato un peso rilevante della crisi in atto che non accenna a diminuire: detto in altri termini, è innegabile che si registrano meno infortuni perché, tristemente, ci sono meno persone che lavorano. Leggiamo, dai dati nazionali, che il numero dei decessi è in regresso: nell’anno 2012 si sono registrati, anche se istruttorie sono in via di definizione, 790 cosiddette ‘morti bianche’? È vero: dopo aver abbattuto la soglia, anche ‘psicologica’, dei mille decessi all’anno il numero degli eventi mortali è in costante discesa. Restano gli infortuni dalla gravità estrema con danni permanenti. A tal proposito l’Istituto dispone del centro protesico di Vigorso di Budrio, eccellenza assoluta a livello mondiale che dipende direttamente dalla Direzione Centrale Riabilitazione e Protesi. La particolarità di questo centro consiste nel fatto che vi lavorino sia dipendenti dell’Istituto che personale

esterno con contrattazione collettiva metalmeccanica. L’assistenza all’infortunato è molto ampia: si cerca di condurlo alla reintegrazione all’interno del tessuto sociale e quindi nel nucleo familiare ma anche nel mondo del lavoro e, in modo più allargato, nella società civile. Peraltro anche a Torino abbiamo comunque il nostro piccolo centro di eccellenza, il Centro Diagnostico Polispecialistico Regionale di via Osasco dove sono presenti tutte le branche specialistiche per la cura dei nostri assistiti. Riallacciandoci alla fase di crisi: ci pare decisivo proseguire nell’opera di sensibilizzazione. Sicuramente l’Istituto, da parte sua, continuerà a portare avanti il discorso prevenzione: è stato stanziato un budget di 1.000.000 di euro per azioni specifiche e stiamo attendendo le indicazioni dalla Direzione Centrale in merito agli obiettivi verso cui indirizzare le risorse. Relativamente alle risorse disponibili, al di là della singola particolarità, in Italia per la loro assegnazione si ricorre al famigerato ‘click day’: le sembra una metodologia da Paese evoluto assegnare alla casualità il riscontro di strategie aziendali, per tacere d’imbarazzanti blackout informatici? Purtroppo è un male necessario che si attua per motivi di garanzia e trasparenza e, del resto, mi è difficile immaginare un altro meccanismo che riesca a garantire l’accesso alle risorse in modo trasparente ed equo. Per quanto ci riguarda dopo il flop, non ho difficoltà ad


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