Terza variabile per artefiera

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Courtesy Rizzutogallery. Photos of Giacomo D’Aguanno. “Studio sull’emissione di energia in tre variabili generata da 300 kg. di cioccolato” o “Grande Muro” (2014). Andrea Mineo

Courtesy Galleria regionale d’Arte moderna e contemporanea di Palazzo Belmonte Riso (Palermo). Photos of Flavia M. Cappello. “Terza Variabile”(2014/15). Andrea Mineo


“TERZA VARIABILE” espressa nella sua seconda variabile. Il seguente documento costituisce parte dell’opera. Mi chiamo Andrea Mineo e la mia esperienza con l’energia, da cui trae origine anche il lavoro Terza Variabile, avviene durante il periodo di gestione di 300 chili di cioccolato che ho sottratto all’inevitabile scarto al termine dell’antologica dell’artista Dieter Roth (Basilea, 1998) presso l’Hangar Bicocca a Milano avvenuta fra il 6 Novembre 2013 e il 9 Febbraio 2014. Decido di visitare la mostra solo pochi giorni prima della chiusura e noto che oltre alla grande quantità di cioccolato utilizzato per la realizzazione di alcune istallazioni monumentali e sculture dell’artista tedesco, vi era un’altra consistente parte di cioccolato che si trovava in forma di barrette fondenti fornite da una nota azienda italiana. Quest’ultima quantità di materiale era disposta al pubblico per la consumazione e si trovava in grandi bidoni di plastica cui ogni visitatore poteva attingervi per tutta la durata della mostra. La risposta data alla mia domanda posta agli addetti dell’Hangar riguardo alla destinazione di quel cioccolato non consumato al termine della mostra, fu : che sarebbe stato irrimediabilmente buttato, per via dello scarso spazio del deposito e la difficoltà di gestire un materiale così facilmente deperibile. La situazione mi lasciò perplesso. Non nascondo che in me si generò una certa curiosità immaginando di poter manipolare quel cioccolato. Una curiosità che mi ha accompagnato nel lavoro durante questi ultimi anni e che solitamente è mossa in me dai materiali di cui non conosco le dinamiche. Intendiamoci conosco bene il cioccolato; ciò che m'incuriosiva, era il modo in cui avrei potuto interagire espressivamente con tale materiale. Il giorno seguente stilai una lunga lettera formale indirizzata alla direzione dell’Hangar Bicocca. Nella lettera chiedevo di poter prelevare una parte di quel cioccolato e nella descrizione mi sono finto un”artista del cioccolato” potendo in questo modo motivare molto bene la mia richiesta per agevolarmi del massimo di probabilità di risposta. Mi risposero dopo tre mesi, dicendomi che avrei potuto accedere a quel materiale, ma a una condizione, ovvero, che l’avrei dovuto prendere tutto, in quanto era già stato imballato e immagazzinato. M'informai subito sulle quantità effettive: si trattava di 3 bancali carichi da 100 kg l’uno di barrette fondenti di ottima qualità che si trovava in vasche di plastica imballate. Il cioccolato era dichiarato materiale non edibile per il motivo dell’insolito stato di conservazione in cui destava. Subito dopo aver ricevuto la risposta dall’Hangar, inizio a organizzare i trasporti che mi permetteranno di portare con me l’intero carico. Furono dei trasporti di fortuna, eseguiti con l’aiuto di amici forniti di autovettura, altri invece vennero effettuati con il car sharing attivo in città. Riesco a spostare in poche settimane tutto il cioccolato lasciato in deposito da mesi all’Hangar Bicocca, fino al campus universitario dove risiedo a Milano. Per passare ai controlli di portineria del campus, trasporto il materiale diviso in tanti sacchi di plastica nera e comunico che si trattava di creta da utilizzare per un progetto di scultura di cui una volta concluso mi sarei disfatto. Il materiale viene nascosto in un magazzino buio adiacente agli alloggi, il quale una volta riempito dal materiale da me portato, diventò un vero e proprio giacimento segreto di cioccolato. Alcuni sacchi si erano forati nel trasposto, così l’odore di cioccolato si diffuse presto nelle sale del campus. Accade, che dopo una settimana la direzione del campus scopra il dolce giacimento e mi obbliga a disfarmene in poco tempo. Per far fronte a tale problema, inizio a prendere contatto con alcuni artisti amici residenti a Milano e chiedo loro di poter custodire una parte del mio cioccolato che avrei posto dentro degli scatoli sigillati. Per fortuna nessuno rifiuta di aiutarmi e così alcuni riescono a ospitarne 10 kg altri 20 kg altri ancora addirittura 60 kg a seconda della disponibilità di spazio che presentavano i loro studi. In poche settimane riesco a distribuire negli studi e case di artisti a Milano una grande quantità di cioccolato. In contemporanea decido di coinvolgere in quest’operazione la RizzutoGallery alla quale spedisco quasi tutto il restante cioccolato per la realizzazione dell’opera intitolata “Studio sull’emissione di energia in tre variabili generata da 300 chili di cioccolato” o “Grande Muro” in occasione della bi-personale con l’artista tedesca Lisa-Julie Rüping inaugurata nel Settembre del 2014. L’opera si pone all’interno della mostra come un grande ostacolo di cioccolato alto due metri e lungo tre metri che divide e limita l’accesso ad una delle sale espositive della galleria. La tesi che ho


sviluppato durante queste operazioni effettuate con i 300 kg di cioccolato, che in seguito ha dato vita all’opera del “Grande Muro”, verte sulla possibilità di generare energia dall’elaborazione dei limiti personali e collettivi attraverso la creazione o l’abbattimento di certuni ostacoli; la stessa energia che può generare una determinata quantità di cioccolato durante le attività rocambolesche di impacchettamento, occultamento, relazioni e trasporto del materiale dall’Hangar Bicocca al campus universitario in cui abito. Sono partito da un'elaborazione personale del limite fino ad abbracciare un concetto più vasto che prende in considerazione la collettività e il contesto in cui vivo. Dopo l’istallazione del “Grande Muro” nasce in me la necessità di imprimere questa mia esperienza durata mesi, in una forma fisica dalle dimensioni ridotte possibile da ingerire. L’opera intitolata “Terza Variabile”che si trova oggi all’interno di una teca è il risultato di questo lavoro. Tale forma di cioccolato esposta è replicata in 100 tirature che si trovano poste dentro dei relativi packaging anche questi disegnanti appositamente per accogliere l’opera. “Terza Variabile” è sia una forma/simbolo che imprime questo particolare concetto di energia da me sperimentato, sia il medium necessario attraverso cui rendere manifesta l’energia che viene automaticamente generata a livello fisiologico attraverso la sua consumazione. Il titolo dell’opera fa riferimento ai tre modi da cui è possibile generare e assorbire questa energia: (1) fruizione in presenza dell’opera: percezione visiva e olfattiva, (2) immaginazione e comunicazione dell’operazione: fenomeno che si è attivato adesso ai lettori di questo testo e tutte le volte che si opera attraverso la comunicazione nell'immaginario collettivo legato al cioccolato e all’opera, (3) metabolizzazione dell’opera che avviene ingerendo la forma di cioccolato che conseguentemente genera nel corpo energia in forma di kcal. Parlare di energia significa poter parlare di tutto e quindi significa non parlare di nulla. Tutto è energia: la materia di cui siamo composti, parlare con le persone, la luce e il suono che ci avvolgono. Per questo motivo ho deciso di delimitare il campo d'osservazione del fenomeno attraverso l’analisi approfondita sul materiale, la reazione fisiologica e mentale legata ad esso e la mia esperienza con la gestione di una precisa quantità; in fine i 300 chili di cioccolato sono solo il medium per esperire questo concetto. Grazie allo scambio di energia prodotta dalla “seconda variabile” quindi dalla comunicazione, si sono potute aprire collaborazioni con aziende del settore cioccolataio, designer e personale specializzato nella produzione di alimentari. Si ringrazia dunque l’azienda fornitrice del cioccolato che costituisce l’opera Terza Variabile: Valrhona (Tain-l'Hermitage, Francia) e la produzione dei multipli della forma affidata alla Pasticceria Cappello (Palermo).


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