Il Giardino dei Campanelli

IL GIARDINO DEI CAMPANELLI

Progetto di rigenerazione urbana per il centro storico di Castelfranco Emilia

Presentata da Andrea Bellentani Relatore Prof. Matteo Agnoletto

ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA SCUOLA DI INGEGNERIA E ARCHITETTURA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE A CICLO UNICO IN INGEGNERIA EDILE - ARCHITETTURA

Il Giardino dei Campanelli Progetto di Rigenerazione Urbana per il Centro Storico di Castelfranco Emilia

TESI IN ARCHITETTURA E COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA

Relatore Prof. Matteo Agnoletto

Presentata da Andrea Bellentani

Anno Accademico 2020-2021

“Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola.

Basta ascoltarla, perché la città è il riflesso di tante storie.“

Renzo Piano

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SOMMARIO

1. Introduzione - Stato dell’arte 2. Contesto 2.1 Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale 2.2 Isolato del Teatro Dadà

2.2.1 Il Teatro Dadà

2.2.2 Il complesso storico di via della Vacca

2.2.3 Le edificazioni moderne

2.2.4 Il giardino dei campanelli

2.3 Castelfranco Emilia oggi 3. Progetto 3.1 Isolato del Teatro Dadà: Stato di Fatto 3.2 Strategie di Intervento 3.3 Il caso studio di San Michele in Borgo di Massimo Carmassi 3.4 Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico 4. Processo 4.1 Perchè Processo 4.2 Urbanistica Tattica 4.3 Proposta di intervento 5. Conclusioni 6. Bibliografia

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1. INTRODUZIONE

INTRODUZIONE - Stato dell’Arte

Stato dell’Arte

Oggetto della seguente tesi è la presentazione di un progetto di riqualificazione di una porzione

sua conformazione, e sia analizzare il processo di formazione degli spazi della comunità.

di centro storico della città di Castelfranco Emilia, identificata dalla presenza dell’iconico teatro

Lo spazio collettivo, infatti, è espressione e rappresentazione della società urbana , qua-

Dadà e corredata dall’esistenza contestuale di edifici residenziali di varia natura e origine. Il

si a renderlo un immagine diretta della società che lo vive. La sua costruzione è quindi

complesso è delimitato da quattro vie: via Emilia a Nord, via Circondaria Sud a Est, via Ripa

conseguente all’azione che la società effettua su di esso, essendo composta da elementi spes-

Superiore a Sud e via della Vacca a Est.

so indipendenti ma fortemente correlati da relazioni collaborative o esigenziali. I principali attori

Il progetto consisterà nel rigenerare questa porzione urbana, caduta parzialmente in disuso, tra-

di questa costruzione dello spazio urbano sono quindi le istituzioni, la cultura, le tradizioni

mite l’identificazione dal punto di vista storico e archeologico l’oggetto di intervento, la collabo-

tecniche, l’economia, i sistemi di valori e i linguaggi espressivi che caratterizzano la società. Il

razione con l’amministrazione comunale e l’individuazione di soluzioni spaziali e architettoniche

lavoro del sottoscritto e, quindi, del progettista, è quello di studiare le forze causali che hanno

strategiche per le esigenze individuate.

plasmato lo spazio, costituite sia da elementi storici e archeologici, che da azioni dirette degli

Al termine del lavoro viene ideata un’ ipotesi di suddivisione del progetto per fasi atta a facilitare

elementi che costituiscono la società, per effettuare scelte strategiche e progettuali che siano

la realizzazione del progetto all’amministrazione pubblica e a istituire un percorso collaborativo

immagine diretta della vita passata, presente e futura della città.

con i cittatini tramite un sistema di sperimentazioni per fasi. La collaborazione con l’amministrazione e il lavoro con i cittadini, infatti, permette sia al progettista di capire ed interiorizzare le vere esigenze del reale e sia agli abitanti di poter sentire come proprio un percorso di progettazione degli spazi cittadini. In questo modo la progettazione non è più decontestualizzata e calata dall’alto ma è essa stessa lavoro di collaborazione tra arte e popolo, tra cultura e abitanti.

Costruendo il proprio spazio urbano la comunità contribuisce alla sua storia, alla sua vita di relazione e alla costruzione della propria cultura e della propria identità. Progettando la rigenerazione degli spazi, il Progettista agisce sul presente in base alle situazioni fornite dal contesto, senza però prescindere dalla conoscenza della storia dei luoghi e dall’analisi delle loro proprietà intrinseche.

Gli spazi da rigenerare sono, infatti, costituiti da relazioni tra elementi caratterizzanti la scena urbana, e da legami con la memoria della comunità. È necessario quindi indagare sia sulla storia dell’oggetto di intervento, identificando le fasi e le sottofasi che hanno plasmato la

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2. CONTESTO

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

2.1 Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale Allo stesso modo, quindi, questo movimento prende vita anche in Italia, specialmente nelle zone della penisola governate da Comuni. Questa fase di nuova fondazione dei Borghi ha inizio nell’Italia Settentrionale nel XII secolo, ed ha il suo culmine durante la seconda metà del XIII secolo, fino a terminare nel XIV secolo. In questo lasso di tempo Signori, Sovrani e comunità fondano vere e propri aggregati urbani per soddisfare esigenze pratiche o di aggregazione. L’interazione tra Signori e cittadini liberi, e persino schiavi, vede quindi la nasciata di collaborazioni inedite al fine di soddisfare le esigenze degli uni e degli altri con la fondazione di luoghi di aggregazione nuovi. Da un lato infatti i sovrani di molte città avevano l’esigenza di costruire forti e castelli in difesa dei propri domini, mentre i contadini, i braccianti e gli schiavi avevano bisogno Figura I - Castelfranco Emilia, XII-XIII secolo, disegno del 1723

di una dimora più consona e vicina ai nuovi terreni da coltivare. Spesso infatti queste nuove fondazioni venivano offerte agli abitanti a prezzi agevolati, con ribasso delle tasse, o addirittura offrendo terreni interi pronti da coltivare.

La data di fondazione esatta del “Castello Franco” non è conosciuta, ma è collocata storica-

Proprio per soddisfare queste esigenze la creazione di questi centri abitati non era mai lasciata

mente tra i secoli XII e XIV. L’intervallo tra questi secoli vede un contesto storico europeo di vero

al caso, ma studiata nei minimi dettagli per perseguire determinati obbiettivi come ad esempio

e proprio rinnovo ed espansione, segno che un movimento di bonifica e restaurazione è in atto

la bonifica di paludi o la coltivazione. I nuovi borghi venivano quindi concepiti con un attenta

nel continente. In molti stati nascono nuove città e nuovi villaggi, vengono bonificate paludi,

ed eleaborata progettualità , che teneva conto non solo dell’urbanistica ma anche dei rapporti

arginati fiumi e vengono persino colonizzate intere zone da secoli incolte. E’ infatti particolar-

esistenti tra risorse esistenti ed esigenze da colmare.

mente elevato il numero di aggregati urbani e rurali fondati in questo periodo per volontà diretta

Per incentivare la popolazione a veri e propri trasferimenti di massa verso i nuovi centri ur-

dell’uomo, sia singolo che riunito in comunità. Vengono fondate più di 300 bestides in Francia

bani i Sovrani creavano vere e proprie franchigie di varia natura. Gli abitanti del Borgo franco

e sono circa 2000 i freiburg sorti nel regno di Germania. In Inghilterra invece sono numerose le

avevano quindi numerosi sconti sulle tasse urbane e rurali, come anche l’esenzione da oneri di

fondazioni dei cosiddetti borough, ovvero “borghi” o villaggi rurali nel contesto anglosassone.

trasporto o di riparazione delle infrastrutture. In alcuni casi vi era anche la libertà nel controllo

Ma non solo questi paesi, maggiormente sviluppati rispetto agli altri, sono interessati da questo

del Dominus Loci, ovvero della concessione della libertà alle servitù feudali. Queste politiche di

fenomeno: anche in Svizzera, Spagna e Portogallo sono molto numerosi i borghi fondati nelle

concessione della franchigie venne seguita da numerose città quali Bergamo, Bologna, Brescia,

zone più incolte di questi paesi.

Vercelli e Verona. Molti Signori tuttavia erano restii a promuovere questo tipo di concessioni,

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CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

timorosi di perdere la propria sovranità assoluta.

La Fondazione di un Borgo Nuovo aveva determinati criteri di scelta dell’area. Era necessaria quindi una perfetta conoscenza dei territori che gravava sull’esistenza stessa e la sopravvivenza del borgo che andava ad edificarsi. Il primo criterio di scelta era quello strategico militare, come anche nel nostro caso specifico di Castelfranco Emilia, in quanto uno dei principali scopi delle nuove edificazioni era quello di protezione e controllo dei propri territori. Spesso quindi gli spazi scelti erano o totalmente scoperti e vulnerabili dagli attacchi nemici, o collocati in zone impervie e ostacolanti per il nemico. Ad esempio, spesso, sono stati edificati borghi in corrispondenza dell’incrocio di due fiumi o sul ciglio di terrazzamenti naturali. Nel caso, invece, Figura II - Aigues Mortes, Francia, Fondata nel XIII secolo, disegno del 1845

di zone completamente vulnerabili il borgo veniva fornito di mura di fortificazione e fossati per renderlo quanto più possibile inespugnabile.

La possibilità di sfruttare le risorse economiche per garantire la sopravvivenza degli abitanti in tempo di pace e la difendibilità in tempo di guerra costituiscono elemento fondamentale per assicurare l’esistenza stessa del borgo: i luoghi che non permettevano la coltivazione dei campi, le attività di bottega, esclusi dalla rete di commercio, esposti alle minacce esterne o facilmente raggiungibili dalle armate avversarie si popolavano a fatica o non si popolavano affatto o venivano lentamente abbandonati fino a cadere in rovina e scomparire.

Una volta scelta l’area di edificazione nel nuovo aggregato per la comunità era necessario procedere con l’edificazione, compito non poco gravoso ed economico. Ma prima di edificare vi era una scelta fondamentale da effettuare: ordinare precisamente l’organizzazione dei luoghi o lasciare che si organizzi spontaneamente? Era preferibile un sistema preoprdinato e organizzato

Figura III - Anversa, Olanda, Fondata nel IX secolo, disegno del 1649

o lasciare libertà alle comunità e ai nuclei familiari nella propria organizzazione? Non siamo in possesso di documentazioni esaustive riguardo l’argomento: in alcuni casi la pianificazione

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CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

urbanistica veniva effettuata da individui responsabili e preparati al compito, cui spettava sia l’organizzazione che la distribuzione delle terre; in altri invece venivano identificati degli Ingegnerii il cui compito era di misurare gli appezzamenti del borgo destinati alle edificazioni.

Per capire quindi se vi siano state scelte progettuali in principio dell’edificazione, non essendoci una regola uguale per tutti i Borghi edificati in quei secoli, è necessario studiare caso per caso, individuando la stratigrafia morfologica e la tipologia distributiva degli spazi.

Veniamo quindi a contestualizzare la città di Castelfranco Emilia nel contesto Emiliano.

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

distribuzione spaziale a pettine, con cardi e decumani distribuiti lungo i cosrso della strada principale centrale: la via Emilia. Fu una vera e propria suddivisione dell’area complessiva in lotti, seguendo direttive perpendicolari al corso principale.

Essendo un vero e proprio forte a difesa dei territori comunali di bologna, il borgo era fornito di due sistemi di difesa principali: il fossato, che sembra essere stato il primo ad essere edificato nel 1228, e le mura circondariali della città. Da un punto di vista urbanistico, il nuovo centro assume una forma rettangolare di 100x150 pertiche (380x570 metri). Il lato orientale del perimetro pare poggiare su un cardine della centuriazione romana, mentre l’asse interno principale è

Nel XII secolo l’economia del territorio Emiliano è specificatamente rurale: un agricoltura che nasce sulle orme della centuriazione romana e che è intrinsicamente legata alla conformazione tel territorio e del paesaggio. La nascita di una città di nuova fondazione è quindi da ricondursi ad un contesto di politiche di assoggettamento del contado avviata dai Comuni già nei primi decenni del XII secolo e perseguita fino al secolo sucessivo. Questo contesto vede quindi realtà cittadine in espanzione, località agricole sovrappopolate e una borghesia in arricchimento che inizia a partecipare alla vita pubblica della città.

Di Castelfranco Emilia non esiste un atto preciso che ne identifica l’edificazione, ma si ritiene che sia stato costruito nel 1227. La sede del nuovo borgo è lungo la via Emilia, corso principale di trasprti e commerci da secoli, esattamente al confine tra i territori di Bologna e di Modena, tra il fiume Panaro a ovest e il torrente Samoggia ad est, in un territorio caratterizzato dalla sopravvivenza del reticlo centuriale romano. Fu fondata per volere di Bologna, che necessitava di un forte capace di proteggere i prori territori. La struttura regolare del nuovo centro denota una pianificazione precisa e puntiale di tutta la distribuzione spaziale del borgo, che, come denotano le fonti, fu gestita da un Ingegnerius.

Come evidenziato da queste immagini, il Borgo Franco venne pianificato dall’inizio con una

costituito dalla via Emilia, che attraversa e divide a metà il borgo, ortogonalmente alla quale si intersecano a pettine strade minori che delimitano 16 isolati (8 per lato), tutti uguali e a modulo costante, di circa 45x100 m. Come rileva Capelli, internamente ai lotti sono presenti percorsi di “servizio” con l’ambitus, cioè la fossa scolante a cielo aperto, che è sempre in posizione centrale all’isolato e divide simmetricamente l’isolato in due porzioni lunghe e strette. Il rigido impianto planimetrico originario così costituito si mostra come una struttura compatta, senza piazza o strutture edilizie fortemente differenziate. Il borgo nel 1228 appare diviso in quattro quartieri, che successivamente presero il nome di San Giovanni, San Giacomo, Manzolino e Calcara. Al suo interno si realizzarono 300 casamenta (lotti edificabili), dalle dimensioni medie di 260 mq, sui quali i nuovi assegnatari dovevano costruire la loro abitazione. Successivamente, nel 1231, il nucleo principale viene ampliato di 48 pertiche (182 metri) verso Modena, di 70 pertiche (266 metri) verso Bologna, di 75 pertiche (285 metri) a nord e sud della via Emilia, trasformando il perimetro dell’insediamento in un rettangolo 268x250 pertiche (1018x950 metri). L’espansione del borgo è destinata a ospitare sia ulteriori lotti di terreno edificabili, sia ampi spazi da destinare ad orti, tant’è che più di una lottizzazione urbana è più corretto parlare di ripartizione di terreno rurale. La presenza all’atto di fondazione del castrum di edifici simboli

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CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

di potere religioso e civile è testimoniata dai documenti in possesso che, già nel 1228, menzionano la presenza di una chiesa e di una domus comunis all’interno del borgo, posti sull’asse principale della via Emilia esattamente in posizione centrale rispetto all’impianto planimetrico.

Un documento degli statuti del 1259 indica la presenza di due chiese ipsius castri: si tratta, con ogni probabilità, delle attuali chiese di Santa Maria Assunta e di San Giacomo, afferenti a due plebanati differenti, una posta a nord della via Emilia, l’altra posta a sud. Incrociando i dati a disposizione con quelli di più tardi documenti si può affermare che già al momento della fondazione del borgo vi fossero state trasferite al suo interno due chiese preesistenti esterne, che, a giudicare dalle intitolazioni, parrebbero essere quella di Santa Maria in Ambiliano e quella di San Giacomo del Borghetto in Strada. All’interno del borgo si hanno quindi due chiese istituzional

Figura IV -Lottizzazione Castelfranco, disegno del 1578

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Figura V -Castelfranco e Forte Urbano, disegno del 1629

Figura VI -Pianta Castelfranco, disegno del 1777

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

mente indipendenti, ciascuna con la propria torre campanaria e il proprio cimitero annessi, la cui particolare posizione sulla via Emilia divide di fatto a metà il borgo: le due chiese sono poste in posizione parallela rispetto all’asse principale della via Emilia, entrambe con l’abside rivolto a est. Il fronte di entrambe è arretrato rispetto al filo del perimetro degli isolati a disegnare lo spazio antistante del sagrato che, come accadeva in epoca medievale, era destinato ad ospitare il cimitero. La posizione delle due parrocchie non esattamente simmetrica sembra sottostare alla collocazione dell’antico palazzo del municipio situato a dirimpetto rispetto ad entrambe sulla via Emilia, in una sorta di terna di dialogo in cui l’equo mediatore consiste nel potere civico. L’interessante analisi delle tipologie edilizie condotta dal Capelli ci svela che in origine il borgo franco presentava principalmente un tipo edilizio a corte, edificato a partire dal baricentro dell’insediamento con estensione lungo l’asse della via Emilia: l’utilizzo di questa tipologia nel primissimo impianto insediativo pare connotare l’introspezione che doveva assumere il borgo pianificato in origine a solo scopo difensivo. Le case a corte erano situate a destra o a sinistra dell’ambitus, elemento divisorio dell’isolato, che consisteva nella fossa di raccolta delle acque, confluenti in un sistema di canalizzazione collocato tutto attorno al castrum.

Sin dai primi anni di edificazione del borgo, vengono iniziati, per le abitazioni all’interno della fortificazione, interventi di recupero o comunque disposizioni edilizie, come attestato da una norma degli statuti cittadini del 1250 in cui si stabilisce la creazione di una fornace per creare i coppi da destinare alla rifacimento delle coperture degli edifici che ancora avessero tetti in paglia. Tuttavia, come dimostrano i dati di scavo e le successive fonti scritte, la maggior parte

Figura VII -Pianta Castelfranco, Catasto Terreni Modena 1880

delle abitazioni ha continuato ad essere costruita in materiali degradabili, conuso principale di materiali lignei. I lotti degli isolati retrostanti, verso le mura e i fossati, rimasero liberi e coltivati ad orto anche in virtù del parziale fallimento del piano di popolamento originario del borgo attuato dal comune di Bologna nel Duecento.

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CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

Lo studio degli estimi condotto da Marinella Zanarini indica che la crisi demografica che colpì Castelfranco non interessò in egual misura il borgo. Ad esempio, nel 1315 i quartieri che presentano un maggior degrado sono quelli di S. Giovanni e Manzolino, mentre si nota una maggior tenuta nei restanti due. La situazione è confermata da un successivo estimo del 1385, in cui si nota un insediamento più rarefatto nei quartieri già in difficoltà agli inizi del Trecento (S. Giovanni e Manzolino), a differenza dei quartieri di Calcara e S. Giacomo che presentano un tessuto urbano più denso e una qualità delle strutture abitative migliore.

Da segnalare, infine, come le abitazioni fossero disposte principalmente lungo la via Emilia o nei pressi degli edifici religiosi e comunali, mentre fossero più rade man mano che ci si avvicinava ai limiti dell’insediamento lungo la cinta muraria. Successivamente, con l’aumento della popolazione conseguente alla sempre maggiore importanza assunta da Castelfranco come centro autonomo sul piano degli scambi economici, i lotti degli isolati rimasti liberi vengono edificati con case a schiera, mentre le case a corte vengono prima intasate negli spazi dei cortili interni e poi ampliate verso la pubblica via, in un dialogo con l’esterno tutto nuovo, con aggiunta di vani e tabernae al piano terra che ospitavano i locali delle botteghe.

Via

È in questa fase di trasformazione delle abitazioni che compare quella che permane tutt’oggi la caratteristica saliente di Castelfranco, ovvero il doppio filare di portici sulla via Emilia. La presenza dei portici risale dunque ad un tempo relativamente più tardo rispetto alla nascita del castrum di Castelfranco, compaiono attorno al XIV secolo e sono sintomo di un rinnovato ruolo economico del borgo.

Figura VIII -Castelfranco Emilia, Veduta Satellitare

La nascita dei portici, in origine lignei, poi sostituiti da colonne in laterizio nel corso del XVI secolo, si attesterebbe dunque come aggiunta alle

Prima Edificazione

facciate nelle fasi di ampliamento dei caseggiati esistenti. A tal proposito, è doveroso indicare

Espansione

che la costruzione di portici interessa principalmente i fronti lungo la via Emilia, le cui dimen

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Emi

lia

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

sioni stradali permettevano un ampliamento in tal senso; i porticati di dimensioni contenute presenti in alcuni caseggiati delle vie laterali vengono completamente murati nell’Ottocento e nel Novecento. Successive modificazioni nel corso dei secoli hanno mutato l’aspetto del centro urbano, soprattutto per quel che riguarda i fronti degli edifici sulla via Emilia. Importanti sono gli interventi che hanno intrapreso le ricche famiglie del borgo, le quali potevano permettersi di comprare lotti adiacenti, unificandone le facciate: ne è esempio l’attuale Palazzo Cappi, edificato nella seconda metà del Settecento dall’omonima famiglia, che occupa un’intera testata di isolato sulla via Emilia, la cui facciata pare afferire ad un unicum architettonico, mentre planimetricamente rivela il suo impianto medievale costituito dall’unione di singole unità abitative.

Nel frattempo, le aree cimiteriali ricavate nei dintorni delle chiese, ovvero i sagrati, sono presto dovute risultare inadeguate ad ospitare un ulteriore numero di sepolture; ad un certo punto infatti si designa un nuovo cimitero posto nelle vicinanze di Santa Maria Assunta, in un’area Figura IX - Pianta Castelfranco Emilia - 1808

ancora inedificata dell’isolato, esattamente alle spalle della domus comunis, mantenendo una distanza di rispetto dal municipio, dovuta forse per questioni di proprietà dei lotti interessati. Su quest’area venne edificato attorno al 1640 dalla compagnia del S.S. Sacramento l’Oratorio di San Giuseppe che sorgeva tra municipio e cimitero, con un particolare orientamento est-ovest, la cui facciata rivolta ad occidente determinava un ampio spazio antistante – corrispondente al sagrato – su quella che è l’odierna via Cappi. Questo sito subisce nel corso dei secoli varie trasformazioni: nel 1796 l’oratorio viene chiuso definitivamente e demolito qualche anno dopo cui seguirà, nel 1806 con l’Editto di Saint-Claude del periodo napoleonico, la dismissione del cimitero. L’importanza dell’area aumenta quando nel 1859 viene realizzata la stazione ferroviaria posta in testata alla direttrice dell’attuale via Garibaldi, ovvero lungo l’asse ortogonale alla via Emilia che divide a metà il centro storico. Viene piantumato un filare di alberi per caratterizzare il nuovo viale ed enfatizzare il

Figura X - Rilievo Castelfranco Emilia - 1890

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CONTESTO - Castelfranco Emilia: un Borgo Franco nell’Italia Settentrionale

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

2.2 Isolato del Teatro Dadà

cono ottico in una trasformazione secondo cui anche l’ampio spazio vuoto, ormai riconvertito a “piazza pubblica”, assume un ruolo inedito di porta della città; nel 1886 viene dotato della Fonte Garibaldi, opera dell’ingegner Modoni, mentre nel 1892 la commissione di edilizia ordina il restauro generale dell’area e dei caseggiati che vi si affacciano con l’intento di darne un nuovo aspetto di pregio. Oggi quest’area corrisponde all’attuale Piazza Garibaldi.

Prima di addentrarci nell’approffondimendo del contesto storico dell’isolato è il caso di individuare all’interno della città dove si trova e di approfondire alcuni elementi morfologici che lo compongono.

L’isolato si colloca all’estremo Est del centro storico di castelfranco Emilia, di fronte alla piazza Aldo Moro dove si colloca il nuovo “monumento al Tortellino”.

Nel 1905 viene costruito l’asilo Zecchini-Solimei, che prende il nome dai benefattori che hanno finanziato l’opera, che presto diventerà sede del teatro comunale, denominato Dadà nella prima metà del XX secolo. Ecco che quindi trova sede uno dei centri aggregativi della città, situato nell’isolato oggetto di intervento. Nel sucessivo capitolo verrà quindi approfondito lo sviluppo storico dell’isolato, e, contestualmente, del teatro lì collocotisi.

Figura XIV - Inquadramento planimetrico

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CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

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Analizziamo ora gli edifici che lo compongono, per poi andare ad approffondire, uno ad uno, la

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stratigrafia storica che li caratterizza.

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L’Isolato è collocato in concomitanza dello storico passaggio del canale citato nel capitolo precedente che passava in corrispondenza di Via circondaria Sud. Essa si colloca a Est del lotto, mentre gli altri tre lati sono così costituiti: a Nord Piazza Curiel, e Ovest Via della Vacca, mentre a sud Via Ripa Superiore.

Vi sono Quattro elementi principali utili alla futura progettazione: La presenza del teatro DaDa’, la piazzetta interna all’isolato detta “Giardino dei Campanelli”, e il fatto che nell’angolo Sud Est dell’isolato fosse storicamente non edificato, e caratterizzato dal passaggio del fossato. Non anticipiamo però ciò di cui approffondiremo successivamente, e vediamo tutti gli edifici che Figura XV - Volumetrie Centro Storico

compongono l’isolato.

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CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

2.2.1 Il Teatro Dadà Teatro Dadà - inizio XX secolo

Via della Vacca - Complesso Privato - fine XIX secolo

Via della Vacca - Complesso Privato - metà XX secolo

Figura XIV - Asilo Zecchini - Solimei , Immagine del 1905

Ci sono molte fasi che determinano la morfologia dell’isolato oggetto di progettazione nel tempo, ma la prima edificazione può essere individuata nei primi anni del XX secolo. Tramite una ricerca archiviale è stato possibile determinare l’evoluzione stratigrafica dell’isolato, permettendoci di Via della Vacca - Complesso Privato - seconda metà XX secolo

capire e di analizzare il rapporto tra i pieni ed i vuoti che si sono alternati e susseguiti nel tempo.

Il primo edificio che ci è facile analizzare è l’attuale Teatro Dadà. Esso, infatti, viene inserito in un edificio preesistente, dotato già di una sala polivalente spaziosa con palco e sedie, costruito nel 1905: l’asilo comunale Zecchini Solimei. Come si nota dall’immagine l’edificio è completamente differente da quello che è oggi: originariamente era costituito da una parte centrale, con Via Circondaria - Biblioteca e Casa popolare - seconda metà XX

copertura a due falde, e due ali laterali adibite, inizialmente, a terrazze per le ricreazioni e le attività all’aperto e parzialmente chiuse anch’esse da una copertura a capanna in corrispondenza della facciata principale. Al tempo ci immaginiamo un paesaggio rurale, e un edificio situato ai limiti esterni del nucleo cittadino. Oltre al teatro, lungo la via emilia verso Bologna, non vi

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CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

erano altro che campi coltivati e paesaggi rurali. Si può notare, anche, come in origine il teatro

L’istituzione ufficiale del Teatro risale al 1913, che fu istituito proprio nella sala comune dell’Asi-

sorgesse su una piazza, che costeggiava il corso della via emilia, e che oggi sta per essere

lo Zecchini Solimei. E’ nel 1923, poi, che l’asilo fu spostato, dedicando così l’intera struttura

ripristinata da lavori di rinnovo del comune di Castelfranco Emilia.

alle funzioni del teatro. Oltre a questa modifica funzionale, sempre nel 1925, furono modificati i

A costeggiare il teatro e la piazza, vi era un antico corso d’acqua, un canale, utilizzato per

prospetti e le coperture: vennero infatti coperti i terrazzamenti nelle ale laterali dell’edificio, e la

trasportare l’acqua del Samoggia verso i campi da coltivare. Per sormontare questo corso, vi

facciata e la copertura vennero cambiate. Grazie a queste immagini del 1965 e del 1971 pos-

era quindi un ponte, che permetteva a chi proveniva da Modena di attraversare direttamente il

siamo notare come il prospetto principale sia stato modificato in quello che possiamo vedere

centro cittadino e uscire da porta Bologna.

oggi. Nel tempo presente, inoltre, Il teatro sta subendo un ultieriore modifica: la demolizione del finto porticato antistante il teatro in cemento armato. In seguito vengono riportate altre immag-

Proseguendo invece verso i giorni nostri l’asilo Zecchini Solimei ha ricevuto una profonda tras-

ini di archivio che mostrano il teatro fino ai giorni nostri.

formazione, sia strutturale che funzionale, trasformandolo infatti in un Teatro. E’ già dal 1924 che, infatti, abbiamo testimonianze fotografiche della nuova funzione dell’edificio. E’ infatti nella prima metà del 900 che viene istituto il Teatro Comunale di Castelfranco. Gli interni furono ridistribuiti e ristrutturati per poter ospitare il teatro, e si creò quindi una grande sala che potesse ospitare il pubblico, e un palco per gli spettacoli.

Figura XIX- Teatro Comunale di Castelfranco - 1965

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CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

2.2.2 Il Complesso Storico di Via della Vacca Come spesso accade la storia ha memoria dei luoghi pubblici e della comunità, ma non invece di quelli di privati cittadini.

Gli edifici di Via della Vacca, infatti, non hanno tracce storiche, e molti di essi sono di recente costruzione. Per seguire un discorso compiuto e semplice procederò descrivendo gli edifici che si distribuiscono dal centro verso via ripa superiore a sud.

Il primo edificio è sicuramente il più importante e antico: alcune foto e planimetrie, infatti, dimostrano che la sua edificazione è quasi contemporanea al Teatro Dadà. Esso è sempre stato di privati, e segue metodi e materiali costruttivi della storia di Castelfranco. E’ un edificio in muratura, con copertura in legno, e presenta una struttura frontale, a lato del Teatro, che ricorda il prestigio dei palazzi del centro storico.

Da questa planimetria del centro storico possiamo avere un punto di partenza aulle edificazioni di Via della Vacca. Possiamo notare, infatti, che Il Teatro (ex Asilo Zecchini Solimei) è stato aggiunto a penna rossa siccessifamente alla redazione della planimetria. Ciò evidenzia il fatto che Via della Vacca presentava già delle edificazioni prima della costruzione dell’Asilo, e una di queste è proprio l’edificio che possiamo ammirare tutt’oggi.

In questa planimetria è da notare, anche, che l’edificio in questione non era l’unico presente, ma che ve ne era uno anche verso il lato sud di Via della Vacca. Esso, però, è stato probabilmente demolito in epoca recente per la costruzione di ciò che vediamo oggi.

Un ultima prova della preesistenza del nostro edificio lo abbiamo da questa foto, risalente al 1914. Possamo notare che, infatti, l’edificio in questione è a fianco dell’asilo appena costruito.

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Figura XXIII- Planimetria di Castelfranco - 1894

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

2.2.3 Le edificazioni moderne Oltre al Teatro Dadà e agli edifici storici di Via della Vacca, ciò che completa l’isolato è costituito da costruzioni moderne in cemento armato. La prima che vedremo e che non passa sicuramente inosservata è la palazzina di cemento, ad oggi ospitante residenze popolari, situata ad angolo tra via Ripa Superiore e via Circondaria sud. Esso è stato edificato a metà del ventesimo secolo per ospitare appunto residenze agevolate per le persone meno abbienti, ed è un edifico a 5 piani in cemento armato. Al piano terra vi si trovano alcune attività quali bar, tabaccherie e un mini market, mentre i piani superiori al primo sono occupati da appartamenti.

Questi ultimi vanno da bilocali a trilocali, e variano da 80 a 100 metri quadrati ciascuno.

E’ noto come a metà del ventesimo secolo si utilizzasse questa tipologia edilizia, a torre, e questi materiali, calcestruzzo cementizio armato e solai in latero cemento, per poter edificare agilmente costruzioni molto grandi atte ad ospitare numerose persone a costi contenuti.

Figura XXVI- Edificio Pubblico - Anni ‘50 del 900

Ciò, tuttavia, ha portato a un uso estremamente distribuito di tale tipologia edilizia, anche in prossimità dei centri storici. Ricordiamo infatti che ci troviamo all’angolo Sud-Est del centro storico, al di fuori del quale correva la linea dell’antico fossato.

Quello che sorprende, appunto, è che in epoca post moderna tale tipologia fosse tranquillamente accostata ad edifici storici in muratura, quindi di diversissima tipologia edilizia e di epoca storica.

Quest’edificio è uno degli obbiettivi principali dell’amministrazione e del progetto che verrò a descrivere, in quanto si distoglie totalmente come altezza e come tipologia dagli edifici storici, ed occupa uno spazio che storicamente era lasciato libero al verde e al parco fuori le mura.

Figura XXV- Edificio a Torre - Anni ‘50 del 900

19

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

Il fatto che tale edifico sia costituio da residenze, inoltre, porta ad avere un’utleriore problematica: in caso di demolizione tali volumetrie dovranno essere ricollocate.

A lato dell’edificio in questione vi è un’altra costruzione, anch’essa in cemento, questa volta bassa e monopiano. In questo caso l’edificio contiene degli edifici comunali, ed è quindi di proprietà dell’amministrazione pubblica, che nel caso potrà decidere di eliminarla senza problemi.

Anche questo edificio costituisce un pieno dove un tempo c’era un vuoto: il parco fuori dalla cittadina centrale.

Oltre a queste due costruzioni, infine, sono presenti due ultieriori edifici che si scostano dalle tipologie storiche del centro, e sono situati sull’angolo opposto di via Ripa Superiore e al termine sud di via della Vacca.

Nello specifico essi sono un edificio alto ma non definibile a torre, e un edificio a due piani su

Figura XXVII - Edificio Privato - Anni ‘90

via Ripa Superiore. Anche queste costruzioni sono di epoca recente, e si discostano molto anche nelle forme agli edifici presenti. Le finestre non sono allineate, gli infissi sono tipologicamente diversi, presenta superficie intonacata a differenza del faccia a vista degli edifici all’inizio di via della Vacca, e le coperture sono in latero cemento e non in legno.

Queste ultime due costruzioni ospitano Uffici e residenze, collocate nell’edificio più alto.

A livello generico si può affermare che tutte questre costruzioni sono in un luogo che non gli appartiene, e costituiscono sia una troncatura estetica che un pericolo per gli edifici adiacenti.

Castelfranco è in zona sismica come tutto il territorio italiano ed è noto come gli edifici in cemento possano peggiorare la situazione se non danneggiare gravemente gli edifici in muratura a contatto con essi.

Figura XXVII - Edificio Privato - Anni ‘70

20

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

CONTESTO STORICO - Isolato del Teatro Dadà

2.2.4 Il Giardino dei Campanelli

La storia di questo giardino non è ben nota, e come molte cose l’importanza di certi luoghi viene compresa solo quando essi vengono tolti alla comunità.

Il piazzale al centro dell’isolato, ad oggi circondato da tutti i lati tranne che per un ingresso carraio su lato est, storicamente è conosciuto come Giardino dei Campanelli. Esso era un luogo di ritrovo per la comunità, in cui a metà del novecento essa si ritrovava le sere d’estate per cantare e ballare. Serate, eventi e concerti hanno scandito le stagioni di questo luogo, fino a quando negli anni novanta è stato deciso di trasformare questa piazzetta in un parcheggio.

Figura XXIX - Il Giardino dei Campanelli - Oggi

Così in soli 30 anni questo luogo ha subito un degrado estremo ed è stato dimenticato sia dall’amministrazione che dai cittadini. Oggi tuttavia questo luogo sta riacquisendo nuova vita tramite alcuni eventi, estivi e invernali, quali concerti, presentazione dei libri e spettacoli di lettura espressiva. Questo ovviamente è solo un punto di partenza per un luogo che era così cruciale per la vita e la cultura della città, e che si trova in contatto diretto con il teatro cittadino.

Oggi l’Amministrazione sceglie di restituire questo antico spazio di socialità alla cittadinanza, ed in particolare alle giovani generazioni, che per molto tempo non hanno avuto un luogo per loro nel centro Città.

Figura XXVIII - Il Giardino dei Campanelli - Oggi

21

CONTESTO STORICO - Castelfranco Emilia Oggi

CONTESTO STORICO - Castelfranco Emilia Oggi

2.3 Castelfranco Emilia Oggi

REGIONE EMILIA ROMAGNA PROVINCIA DI MODENA

COMUNE DI CASTELFRANCO EMILIA

Alla luce del background storico e dell’escursus specifico sull’isolato del Teatro Dadà possiamo

Alcuni dei progetti dell’amministrazione comunale sono ad esempio la riqualifica di piazza Aldo

VARIANTE 1

Approvato con Del. C.C. n° 76 del 08/04/2009 porre le basi quindi per la progettazione, partendo però dal contesto di Castelfranco emilia Oggi.

Variante 1 adottata con Del. C.C. n°

Il Sindaco Stefano Reggianini

moro, situata di fronte al Teatro Dadà; La demolizione e la restituzione al verde degli edifici in

del 08/04/2014

Il Vicesindaco e Assessore all'Urbanistica Giampaolo Zerri

L’Amministrazione comunale ha avviato un percorso di riqualificazione intenso, in molti punti

via P. Tarozzi; La riqualificazione della facciata del Teatro Dadà e la demolizione dei pilastri an-

Il Responsabile del Procedimento Geom. Gianluigi Masetti

della città, a partire proprio dal Teatro Dadà e dal piazzale antistante. Il PSC della Città re-

tistanti. Anche la via emilia ha subito un recente restauro del manto stradale e delle facciate di

I Progettisti

Ing. Stefania Comini Arch. Claudia Stanzani Geom. Gianluigi Masetti

RRC RE

centemente modificato prevede infatti una suddivisione dei tessuti storici in quattro elementi: Settore Pianificazione Economico Territoriale

STORICI

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quest’ultimo obbiettivo principale del miglioramento del tessuto urbano della città.

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Figura XXX - Estratto PSC Castelfranco Emilia

22

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Leggendo quindi questo momento storico, e collegando il processo di progettazione agli obi-

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ettivi dell’amministrazione pubblica, procederò alla progettazione tenendo in considerazione la RE

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stora della città, il momento di rinascita e di riqualifica che la città sta vivendo, il desiderio di D

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ritorno al passato verso il rivivere un luogo che la comunità ha perso negli anni.

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dell’isolato, Alterando i fabbricati in cemento armato e preservando invece il teatro e quelli

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Possiamo notare dal PSC quindi che le intenzioni sono di alterare pesantemente il tessuto RRC

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_Gli edifici in cemento armato sul lato sud sono oggetti di Alterazione Totale.

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Edifici e relativa categoria di intervento

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_Gli edifici di via della vacca sono oggetti di Permanenza Parziale RRC

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stato diviso come segue:

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come abbiamo visto all’inizio del capitolo, ospitava il fossato cittadino. Ed è proprio in questo

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Analisi dei tessuti storici - art. 88

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Ambito di Centro Storico - AS - art. 88

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luogo che si trova il nostro isolato: sulla linea del centro storico al limite Est. Esso nel PSC è

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Legenda

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tanza alla fascia esterna del centro: una viale che circonda il nucleo storico e che, un tempo, RRC

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scala 1:1000

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I luoghi principali soggetti a riqualificazione si trovano tutti nel centro storico, perchè è proprio

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Uno degli obiettivi principali dell’amministrazione comunale è, quindi, quello di ridare imporRRC

46

CASTELFRANCO - CENTRO

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territoriale in un contesto di modifica parziale e o totale.

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merosi edifici che sovrastano la via Emilia. Gli altri tre gruppi invece dirigono la pianificazione

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INTERVENTI

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alcuni edifici.

Permanenza Totale, Permanenza parziale, Alterazione parziale e Alterazione totale. Nella prima

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Studio di Riqualificazione Urbana e Analisi di Carattere Insediativo dei Centri Storici arch. Piergiorgio Rocchi, arch. Mariangela Corrado, arch. Francesca Simonetti

categoria troviamo i monumenti e gli edifici storici come le tre chiese situate nelCENTRI centro e nu-

RRC

RE

RE

RE+AM

CONTESTO STORICO - Castelfranco Emilia Oggi

CONTESTO STORICO - Castelfranco Emilia Oggi

E’ estremamente difficile leggere il contesto e il tessuto di una città in così estrema trasformazi-

progettazione: l’Architettura, che possa dare nuova vita al Teatro e agli edifici storici, la Trac-

one, ma è necessario per arrivare a una progettazione completa e consona con le idee degli

cia del fossato, che possa conferire memoria a un luogo che la storia aveva dimenticato, e il

amministratori locali.

Giardino, un elemento verde, naturale, circondato dagli edefici del centro ma che possa essere sfruttato come parco o come spazio per il Teatro.

A conclusione del capitolo è necessario definire quindi gli elementi principlai che caratterizzano l’isolato del Teatro Dadà, in modo da avere degli elementi chiave da cui partire.

In primo luogo abbiamo il Teatro e gli Edifici storici di Via della Vacca, luoghi che necessitano di miglioramento sia negli aspetti estetici che funzionali; In secondo luogo abbiamo l’elemento Fossato, che caratterizza il limite del centro storico e che era presente nella storia della città e che è stato perduto.

Infine abbiamo l’elemento del Parco fuori le mura, elemento naturale anch’esso perduto nel tessuto attuale della città, e che potrebbe essere collegato rapidamente con l’idea attuale di Giardino dei Campanelli.

Questi tre elementi andranno quindi a definire i tre elementi principali che caratterizzeranno la

Architettura

Il Teatro e gli Edifici Storici Il Fossato Il Parco fuori le mura

Giardino dei Campanelli

Traccia Giardino 23

3. PROGETTO

PROGETTO - Isolato del Teatro Dadà - Stato di Fatto

3.1 Isolato del Teatro Dadà - Stato di Fatto

Prima di procedere con la progettazione e l’identificazione di un caso studio da cui prendere

volume est è presente un’apertura “a nastro” grande, e di fronte e a lato del teatro vi è pre-

ispirazione a livello compositivo, ho quindi effettuato un rilievo dell’esistente, comprendendo

sente un finto portico in cemento. Esso infatti non definisce una copertura vera e propria ma è

le altezze, gli stili, le geometri e le tecniche costruttive deglii elementi presenti nell’isolato. Il-

composto da travi e pilastri che formano una suddivisione scandita che vuole ricordare quella

lustrerò quindi partendo da Nord e procedendo in senso antiorario ciò che è presente e come

dei portici. Sappiamo però che questa interpretazione è erronea, i portici sono caratteristici

è composto nell’isolato, cercando di mettere nero su bianco le motivazioni di certe scelte e di

di Bologna, e Castelfranco non ne è un testimone principale. Questo elemento, infatti, è già in

cosa si può dire sugli edifici esistenti.

fase di demolizione. proseguendo verso ovest, e verso via della Vacca, vi è presente l’accesso

In primo luogo, a Nord, abbiamo il Teatro Dadà. Abbiamo già detto che negli anni ha subito

al giardino, quasi nascosto tra le sterpaglie e il vicolo stretto. A chiudere l’isolato sull’angolo

numerose strasformazioni, e che oggi si presenta in questo stato. Esso è composto da tre

Nord Ovest vi è il secondo ed ultimo edificio storico dell’isolato, di proprietà di privati. Esso è

volumi principali: uno centrale più grande e due laterali invece di dimensoni più ridotte. Lo

un edificio in muratura, composto da un volume principale e uno di “chiusura” sul lato della

stile anni 50-60 è decisamente notabile nella composizione della facciata, che ha mantenuto

piazza. Presenta una copertura a tre falde in legno, e aperture chiuse sul sottotetto. Lo stato di

una conformazione più storica nel volume sinistro, e che invece è diventato più moderno del

degrado è molto elevato, gli intonaci presentano macchie dovute al tempo e all’umidità, e gli

volume centrale e in quello di destra. La scritta DADA è grande e visibile, ed è ormai un mar-

infissi sono marciscenti e degradati. Le tapparelle che chiudono le finestrature sul piano terra,

chio di fabbrica del teatro. Prende il nome ovviamente dal movimento artistico, e che voleva

e che proabilmente contenevano negozi o cantine sono arrugginiti e da sostituire. Potrebbe

significare una direzione artistica del teatro improntata più sul moderno che sull’antico. Nel

diventare una buona opportunità, però, per essere riqualificato nelle superfici e negli intonaci,

12.00 10.80

8.70

0.00

24

Prospetto Nord

Figura XXXI - Prospetto Nord

0

0.5

1

2

PROGETTO - Isolato del Teatro Dadà - Stato di Fatto

PROGETTO - Isolato del Teatro Dadà - Stato di Fatto

e per inserire negozi negli spazi al piano terra.

Proseguendo su via della Vacca gli edifici diventano man mano più moderni e contemporanei procedendo verso sud. L’ultimo edificio in muratura è un piccolo bipiano, che presenta al lato nord un elemento aggiuntivo che costituisce un garage, e a seguito di quello abbiamo un edificio quasi a torre che si stacca dalle altezze di prospetti, anche le finestrature sono sfalsate, come anche i solai, ed è appunto interamente in cemento, compresi i solai in laterocemento e la copertura. Edificato intorno agli anni settanta, è un edificio che presenta qualche appartamento e un negozio al piano terra. A terminare via della Vacca abbiamo un edifcio che contiene uffici e uno studio medico, anch’esso in cemento armato. Presenta addirittura delle finestre a nastro, denotando una composizione di ispirazione post moderna.

Figura XXXII - Edifici Storici in Degrado

Dietro a tale prospetto si erge la torre residenziale, che si distacca del doppio rispetto le altezze di questi edifici.

Figura XXXIII - Edifici Contemporanei in Cemento Armato

25

CONTESTO STORICO - Castelfranco Emilia Oggi

PROGETTO - Isolato del Teatro Dadà - Stato di Fatto

Seppure situato all’angolo sud est del centro storico il prospetto sud è quello che più si distacca

Questo edifico, assieme a quello storico di via della Vacca, è oltretutto soggetto di numerose

dallo stile dagli altri. L’edificio più a sinistra presenta grandi aperture, lontane della geometrie

lamentele dei cittadini per l’insostenibile degrado.

degli edifici storici. L’edificio residenziale a sinstra, invece, è di palese evidenziazione di un edilizia che a metà del novecento ha distrutto il patrimonio storico delle nostre città. Essa è

A completare l’isolato vi è il lato Est, che vede l’altra faccia dell’edificio a torre. Adiacente

una palazzina popolare che presenta accessi su questo prospetto e su quello est: al piano terra

all’edificio a torre vi è l’ex biblioteca cittadina, collocata in una struttura monopiano e anch’es-

vede vari negozi e ai piani superiori invece le abitazioni. Di per se non è elemento di pericolo,

sa in cemento. Per fortuna l’amministrazione è volenterosa di eliminare tale struttura, essendo

a differenza dell’altro edificio, per le strutture storiche: è isolato all’angolo sud est e in caso di

ormai in disuso e in degrado. Sul lato Est vi è il secondo accesso, questa volta carraio, verso il

eventi sismici non urterebbe altre costruzioni. E’ tuttavia un elemento estremamente alto, di

Giardino che durante l’anno in assenza di eventi è usato come parcheggio. Sul lato est inoltre è

ben 6 piani compreso il sottotetto, lontano dalle fattezze degli altri edifici, e che chiude molto il

presente la stazione degli autobus cittadina, luogo decisamente inappropriato per essa: occupa

giardino al suo interno, non vedendo su lato sud nessuna apertura. A separare questi due edifici

decisamente troppo spazio e sarebbe fonte di inquinamento. Verrà infatti in fase progettuale

un piccolo giardino inutilizzato e abbandonato all’immondizia. Anche questi due edifici sono in

decisa la sua soppressione.

notevole stato di degrado, ma soprattutto l’edifcio a torre. Presenta infatti marciscenze negli

A completare il pospetto, infine, vi è la facciata Est del teatro: estremamente degradata anch’es-

elementi lignei e plastici delle tapparelle,e l’intonaco e il tinteggio è microfessurato o lesionato

sa e che sarà oggetto di risttrutturazione degli intonaci e degli infissi.

in numerosi punti.

22.00

8.60

0.00

26

Prospetto Sud

Figura XXXV - Prospetto Sud

0

0.5

1

2

3. PROGETTO

PROGETTO - Strategie di Intervento

3.2 Strategie di Intervento

Prima di passare all’illustrazione del Progetto è fondamentale concentrarsi sull’oggetto della

Avendo quindi questi punti fissi ho proceduto svuiluppando queste tre idee singolarmente.

progettazione e dalla sua conformazione spaziale e di collegamenti, e definire una strategia che

Iniziando dall’idea di “tracca”, mi sono interrogato su come questa potesse esplicarsi nel mio

possa porre le basi della progettazione.

progetto.

Come abbiamo visto l’isolato contiene 4 lati fondamentali, contenenti edifici di varia natura:

Inizialmente ho valuto la possibilità di proporre un vero e proprio percorso a “L” che si abbas-

Il Teatro Dadà, punto focale della funzionalità finitura dell’isolato, gli edifici di via della Vacca,

sasse di un livello rispetto al livello stradale, e che potesse condurre in uno spazio interrato

costruzioni storiche da mantenere quasi invariate, gli edifici in cemento armato lato Sud da

all’isolato da poter essere utilizzato come spazio espositivo. L’idea era interessante ma di dif-

considerare, invece, come possibili demolizioni o da modificare parzialmente.

ficile applicazione pratica: essendo che archeologicamente e geologicamente vi era davvero

Prima di iniziare ho considerato anche le vie di accesso, fondamentali per avere uno spazio

un corso d’acqua intorno alla città, questo avrebbe potuto sicuramente causare dei problemi in

fruibile agilmente e senza barriere. L’isolato infatti è collegato verso l’esterno solo in due punti:

fasi realizzativia a cuasa dell’abbassamento rispetto al livello stradale.

a nord a lato del teatro e a ovest in corrispondenza dell’accesso carrabile del Giardino, che

In secondo luogo ho pensato a una traccia materica, quindi un elemento nell’isolato, sempre a

attualmente, come abbiamo visto, è un parcheggio.

“L” poichè è lì che passava il fossato, ma con un materiale non consono: l’acqua. Una possibile

Dal mio punto di vista se il Giardino deve diventare uno spazio per la comunità deve essere di

fontana o specchio d’acqua che potesse segnare il tracciato del vecchio fossato e richiamare

facile accesso da tutte le direzioni cardinali, e quindi gli accessi attuali non bastano. L’accesso

con l’elemento d’acqua ciò che qui c’era. Tuttavia differiva troppo dalla mia idea di spazio: esso

a nord oltretutto vede un piccolo corridoio a lato del Teatro, mentre essendo un collegamento

infatti doveva essere qualcosa da poter essere vissuto, camminato e percorso dalle persone.

diretto verso la piazza antistante, di attuale riqualificazione, potrebbe esserne valutato un am-

Era quindi un’idea che non mi apparteneva: volevo fare in modo che le persone potessero an-

pliamento.

che camminare in questo percorso.

Quindi dal pinto di vista degli accessi si cercherà di creare due vie principali e quattro accessi

Ecco quindi che sono giunto ad ua scelta progettuale definitiva: un percorso ad L, una sorta

ai proprio limiti: una Nord-Sud, creando un percorso dritto dall’accesso a lato del teatro, e uno

di viale, che potesse permettere alle persone di percorrere in via perimetrale l’isolato, di un

Ovest-Est, utilizzando l’accesso attuale al Giardino.

materiale differente da quello delle altre superfici in modo che potesse essere direttamente

Per qunto riguarda le funzionalità e le tematiche focali del nuovo progetto abbiamo già visto

riconoscibile e identificabile.

quali sono: L’architettura, la Traccia e il Giardino.

In secondo luogo, invece, ho proceduto a sviluppare l’idea di giardino: doveva essere solo uno spazio verde? Quanto grande? Quanto spazio potevo sfruttare dell’isolato? Quale funzionalità poteva avere il giardino per spingere le persone a sfruttarlo come spazio comune?

27

CONTESTO STORICO - Castelfranco Emilia Oggi

CONTESTO STORICO - Castelfranco Emilia Oggi

Queste sono solo alcune delle domande che mi sono posto per definire i miei punti focali della

un altro luogo, ma quelle di via della Vacca rischiavano di essere un vuoto spaziale imponente

progettazione. Poi, procedendo con varie ipotesi ho cercato ispirazione da uno dei giardini più

a sud dell’isolato. Ecco che ho deciso di sostituire tali costruzioni con una nuova costruzione

importante d’Italia: il Parco dei Miracoli a Pisa. Esso infatti vede un verde sterminato, da cui

in muratura, che integrasse in modo contemporaneo le architetture già esistenti chiudendo il

ergono le architetture storiche della cattedrale e della torre. Ho cercato quindi di creare un parco

limite Ovest dell’isolato.

verde, con un padiglione che potesse essere fruibile dalla cittadinanza per eventi, mostre ed

Ecco quindi che ho definito tutti gli elementi imprescindibili del progetto:

esposizioni.

_ Una Traccia. composta da un perocorso a L su lato Est e sud dell’isolato;

Essendo che il Giardino sorgerebbe direttamente dietro al Teatro, non potevo esimermi dal

_ Un Giardino. composto da un prato vede contenente uno spazio per gli spettacoli esterno e

considerare in questo giardino come anche uno possibile spazio all’aperto per spettacoli e con-

un padiglione per eventi ed esposizioni

certi, tematica oltretutto estremamente attuale in periodo di pandemia sanitaria globale come il

_ Un’ Architettura: composta sia da un elemento a soppalco sul retro del Teatro e sia da un

nostro. Castelfranco Emilia oltretutto è privo di uno spazio all’aperto come questo: circondato

edificio che completasse la serie di edifici di via della vacca.

dal verde e con un palco per gli spettacoli.

Tutti questi elementi avrebbero dovuto dialogare nelle vie di accesso e di percorso dell’isolotao,

Ecco che quindi avevo definito come dovesse essere composto il Giardino: un prato verde con

e avrebbero definito le basi della mia progettazione.

un padiglione e con un palco per gli spettacoli del teatro. In seguito, però, è arrivata la scelta

Infine, per completare gli strumenti a mia disposizione, ho dovuto rispondere alla domanda:

difficile: quanto potevo spingermi ai limiti dell’isolato? Potevo mantenere le architetture esistenti

come possono le nuove architetture dialogare con l’esistente? Quali tecniche compositive po-

in cemento sul lato sud? Avrebbero potuto dialogare con lo spazio che veniva a crearsi? La ris-

tevo utilizzare per ottenere un progetto che armonizza con l’esistente? Ho quindi cercato un

posta che mi sono dato è stata: “no”. Non potevo purtroppo convivere con queste edificazioni,

caso studio che potesse aiutarmi nel comprendere come affrontare questi problemi e come

che sono già oggi fuori contesto architettonico dell’isolato. Ho quindi imposto la demolizione di

approcciarmi alla progettazione.

tutto ciò che non fosse in muratura dell’isolato, e di decidere poi come recuperare certi volumi.

Infine ho ragionato sul tema di architettura: sapevo che gli edifici di Via della Vacca sono edifici privati, quindi posso prevedere solamente una riqualificazione a livello di superfici di facciata.

Per quanto riguarda invece il Teatro ho unito l’idea di Giadino, e del palco che si sarebbe venuto a creare con la possibilità di sfruttare la superficie verticale del retro del teatro. Essa infatti può essere sfruttata per un soppalco o una quinta, o entrambi. Infine, decidendo di demolire certe costruzioni in cemento, potevo sì trovare una soluzione per le volumetrie residenziali in

28

Architettura Traccia Giardino

3. PROGETTO

PROGETTO - Il caso studio di San Michele in Borgo di Massimo Carmassi

3.3 Il caso studio di San Michele in Borgo di Massimo Carmassi Prima di partire con la progettazione vera e propria è necessario definire un metodo di approccio a ciò che esiste e che si intende conservare: il Teatro e gli Edifici di via della Vacca. Per questo motivo ho effettuato un approffondimento sul complesso di San Michele in Borgo di Massimo Carmassi.

Situato nel cuore della città storica di Pisa, esso è un ottimo caso di studio per varie peculiarità e condizioni che possono essere applicabili al nostro contesto, ed esplica un linguaggio architettonico da cui trarrò ispirazione per la mia progettazione.

Esso è situato in posizione baricentrica tra borgo Stretto, il teatro Verdi e il lungarno. Il complesso ridefinisce i tre fronti di una corte interna, che un tempo era un chiostro porticato, dominata ad ovest dal romanico del fronte absidale e dal campanile di San Michele del seicento.

L’intervento si innesta a nord e a sud sulle preesistenze architettoniche delle antiche case a torre, di cui viene previsto un restauro, diventando esse stesse parte integrante del progetto.

Vengono quindi ad essere ricostituiti i tre fronti dell’isolato, delimitato a est da via degli orafi, che viene a riacquistare l’originario assetto di borgo, a sud da via Vernagalli e a nord da via San Michele. Vengono inoltre ripristinati i rapporti volumetrici e altimetrici con il circostante tessuto,

Nel primo caso il progettista sceglie la via della riproposizione della trama delle case torri conservandone la connotazione tipologica in facciata, inserendo materiali diversi (mattone su calcare) a segnare la sovrapposizione nuovo - preesistenza, ed introducendo elementi nuovi e apertamente dialettici quali le grandi finestre ed aperture sui fronti e gli ampi vani interni, privi dell’antica frammentazione degli spazi.

Su via Vernagalli il fronte è pertanto scandito da 6 paraste a definire 5 tagli verticali, conclusi da architravi o archi a sesto ribassato, all’interno dei quali si distribuiscono su tre livelli, segnati da archi di collegamento in laterizio, le preesistenti aperture o le nuove finestre. L’angolo sud est di tale fronte, sul quale si trova un portale in pietra (unica preesistenza di un’antica casa torre conservata da Carmassi nella sua funzione di sedimento ruderizzato), è caratterizzato all’ultimo piano da lunettoni che, oltre a richiamarsi alle aperture sulla corte del corpo a nord, dichiarano esplicitamente il passaggio tra il linguaggio di mediazione del fronte strada e quello, più autonomo, della corte. Il fronte est di tale corpo, prospiciente uno slargo di uso pubblico collegato

caratterizzato dalla compattezza degli edifici medioevali. visivamente tramite un angusto taglio al cortile interno, è connotato, oltre che dai lunettoni e da L’intervento di Massimo Carmassi è diviso in due parti: la prima prevede il restauro dell’esistente struttura muraria di ruderi, con conseguente riedificazione di alcune porzioni, e la seconda

due finestre preesistenti, da un forte taglio verticale, servito da una scala esterna, dal quale si eccede alle abitazioni, tutte servite da autonome scale di accesso. Verso il cortile il fronte

di nuova edificazione sulle preesistenti fondazioni dell’antico isolato, del corpo su via degli Orafi. Il tutto riorganizzato attorno a una ritrovata corte interna.

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PROGETTO - Il caso studio di San Michele in Borgo di Massimo Carmassi

PROGETTO - Il caso studio di San Michele in Borgo di Massimo Carmassi

si articola in tre diversi corpi (collegati tramite una preesistente struttura voltata al corpo della

archivoltato ed un lunettone verso il borgo) che si configurano come calibrati segni geometrici.

chiesa e dotati al piano terra di antichi volumi porticati), caratterizzati da aperture di foggia e

I fronti minori sono ambedue caratterizzati da un’ampia apertura verticale, come quelle sui lati

ritmo diversi (due tagli verticali su due livelli per il primo, una grande apertura su tre piani dalla

maggiori sviluppata su tre livelli e conclusa da un arco a sesto ribassato, dalla quale si accede

quale si intravede il volume cilindrico del corpo scala per il secondo, una cortina muraria con

agli spazi di distribuzione. Il piano terra di tale corpo si caratterizza per la possibilità, grazie a

un’unica finestra per il terzo).

aperture interne e pareti vetrate, di traguardare trasversalmente l’intero edificio da sud verso nord, e diviene pertanto completamente permeabile sia alla vista che alla percorrenza, luogo di

Il corpo su via San Michele, le cui preesistenze consistono nel muro verso la corte ed in una

intersezione tra spazio pubblico e privato.

porzione del primo livello sul fronte nord, è caratterizzato sul lato strada da un nuovo fronte scandito da finestre rettangolari dal ritmo costante e, al piano terra, da una teoria di arcate a

I tre nuclei sono uniformati, oltre che dal medesimo lessico compositivo dominato dall’esi-

sesto ribassato; un taglio verticale su tutti e tre i piani lo separa dal corpo su via degli Orafi ed

genza di rigore e semplicità, dall’uso incondizionato del mattone a faccia vista, il cui disegno

introduce in un andito, nel quale si affacciano fronti finestrati, da cui si accede tramite una scala

è stato definito con grande cura, e dalla destinazione d’uso degli spazi: ai piani terra attività

a chiocciola ai piani superiori. La facciata verso la corte propone una soluzione di grande forza

commerciali o direzionali, a quelli superiori abitazioni (nello specifico residenze convenzionate).

e raffinatezza al contempo: il terzo livello è caratterizzato da una teoria di 6 archi a tutto sesto, con ghiera in mattoni arretrati, impostati direttamente sul muro sottostante, separato dalla nuo-

Tale progettazione permette quindi di definire un linguaggio che possa essere applicato anche

va muratura tramite una semplice cornice in mattoni.

al mio progetto.

Carmassi utilizza un metodo diretto di integrazione del nuovo nel vecchio, dove la nuova

All’estremità orientale del muro un articolato taglio su due livelli, bipartito da un pilastro cilindri-

costruzione è in diretto contatto con quella esistente. Le nuove geometrie prendono spunto

co, funge da scansione d’angolo con il corpo attiguo. Questo, progettato ex novo sulla traccia

da quelle esistenti ma si discostano nei materiali nuovi e di colore più vivo. In questo modo la

delle preesistenti fondazioni, si presenta come un volume estremamente compatto caratteriz-

storia di un luogo rimane intatta, ed è possibile leggerne le modifiche nel tempo. Allo stesseo

zato, sui fronti maggiori, da 2 ampie aperture verticali, sviluppate sui tre livelli e concluse da

modo cercherò di accostarmi agli edifici in muratura di via della vacca, cercando di dare con-

un arco ribassato, fungenti da passaggio di collegamento tra esterno interno e da cannocchiale

tinuità formale e non materica, e di poter lasciare traccia di ciò che è storia e ciò che è novità.

visivo verso la corte: le finestre, su due livelli, sono anch’esse concepite come tagli verticali di limpida geometria. La compatta cortina muraria in laterizio è pertanto scandita, oltre che da tali aperture, da altri vuoti (un portale archivoltato ed una luce circolare verso la corte, un portale

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3. PROGETTO

PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli - Progetto Architettonico

3.4 Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

Il Giardino quindi sarà aperto sul lato sud, tranne che per il Padiglione che verrà a crearsi, e vi saranno tre vie di accesso dirette a Nord, Ovest ed Est. Una serie di alberi cingerà il girardino come a formare una fortificazione naturale e una quinta per gli spettacoli. Dietro al teatro un edifcio a soppalco fungerà da quinta al palco antistante, e conterrà spazi sia per gli spettacoli sia per un eventuale galleria contemporanea del teatro all’aperto. Il padiglione a sud chiude invece il giardino servendo come riparo e come spazio per esposizioni, eventi o mostre, ed è ispirato al concetto di archetipo o shelter. L’edificio a sud di via della Vacca invece chiude il complesso a sud ovest. Ho cercato per questa struttura, e per il soppalco del teatro, di comporre l’architettura in modo che vi fosse continuità diretta con gli edifici esistenti, persino azzardando Figura XLI - Il Giardino dei Campanelli vista Sud-Est

un amplimento sopraelevato sull’esistente. A chiudere l’intero progetto, e l’isolato, abbiamo l’elemento Fossato; una traccia a L che parte dal lato nord e termina sul lato ovest. Esso sarà un percorso che costeggia l’isolato, un camminamento, di un materiale, il laterizio, che riprende

Eseguendo una sintesi di ciò che è stato studiato, detto, e analizzato; cercando di congiungere

la storia delle costruzioni di questi luoghi.

la storia dell’isolato, le vicende storiche che hanno modificato il centro stori-

co di Castelfranco, la metodologia compositiva dell’innesto nell’esistente e le strategie di intervento che ho scelto ha avuto frutto il progetto del Giardino dei Campanelli.

Il Giardino dei Campanelli sarà un luogo per i cittadini, dove poter vivere spettacoli ed esposizioni, e costituirà un polmone verde nel centro cittadino. Grazie alla rimozione degli edifici in cemento armato che chiudevano il giardino in una piazzetta chiusa è stato possibile recuperare lo spazio e sfruttarlo come giardino. Rimangono invariati il Teatro, che subisce solo l’aggiunta di un edificio a soppalco nella sua facciata a sud, e gli edifici storici di via della Vacca, di cui invece si prevede una semplice riqualificazione nelle superfici esterne e nelle funzionalità degli spazi ai piani terra.

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PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

Andando nel dettaglio delle funzioni del Giardino dei Campanelli possiamo quindi trovare: Il soppalco del Teatro dadà, che consentirà l’accesso sia al pubblico che ad eventuali operatori degli spettacoli, per poter avere qualsiasi soluzione per ogni tipo di spettacolo. Il Palco e una platea con sedute spostabili e di cui si possa modificare la distribuzione a seconda delle esigenze, e che possano essere conservate nei mesi invernali nel padiglione. Il Padiglione, appunto, che affaccia sul lato sud, in cui vi saranno dei servizi e uno spazio per eventi ed esposizioni. La struttura di Via della Vacca, infine, potrà ospitare uffici e un piccolo ristoro al piano terra, e sarà completato da una postazione panormaca nell’ultimo livello della struttura.

10.60

8.70

0.00

Prospetto Nord

0

Figura XLIII -Prospetto Nord

0.5

1

Figura XLV -Vista Sud-Ovest

2

13.50 12.10

3.00

0.00

Prospetto Sud

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Figura XLIV -Prospetto Sud

0

0.5

1

2

PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

Procediamo ora punto per punto, architettura per architettura, per illlustrare uno ad uno la progettazione e le scelte progettuali che hanno condotto al prodotto finale.

Partiamo dall’edificio di via della Vacca.

Come ho descritto in precedenza la demolizioni di tutto il complesso in cemento armato causava in quell’area un vuoto urbano non indifferente. Sarebbe potuto essere sfruttato come piazzetta, ma anche per questioni di recupero delle volumetrie non era il caso di abbandonare l’opportunità di inserire un architettura utile alla comunità. Per progettarla ho cercato di applicare la composizione individuata in Carmassi, accostandomi direttamente all’edificio esistente. Ho quindi cercato di dare uniformità nella composizione, riprendendo l’inclinaizione della copertura dell’edifico adiacente per definire il volume finale. Per quanto riguarda le aperture, ho cercato di conferire contemporaneità all’edificio, creando delle vetrate verticali che slanciassero verso l’alto l’estetica del manufatto. Sul lato sud la parete è interamente vetrata per sfruttare al meglio l’illuminazione naturale, ma presenta dei listelli che filtrano la luce a la lasciano passare in modo indiretto. Per completare la composizione e recuperare altre volumetrie perse nella demolizione ho poi allungato il primo impalcato dell’edificio fin sopra all’edificio in muratura esistente. A livello architettonico funziona, perchè è un gioco di innesto che risulta ordinato e preciso, ma potrebbe dare problemi a livello strutturale. Per questo ho pensato a una soluzione: invece che poggiare sulla struttura esistente l’edificio, per quanto riguarda il piccolo ampliamento, poggierà direttamente a terra tramite dei pilastri in acciaio che poggeranno a lato dell’edificio esistente.

Una sorta di struttura soppalcata superiormente all’esistente. Le funzonalità interne sono state mantenute invariate, quindi quello spazio sarà riassegnato agli uffici che vi erano già presenti, a parte per lo spazio a nord al piano terra che invece conterrà un piccolo ristoro. A ultimare la coposizione un passaggio classico ad arco centrale che possa fungere da attraversamento e da accesso al giardino.

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PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

Procedendo invece ad illustrate il padiglione, esso è stato concepito come spazio per la collet-

Per concludere l’esposizione del progetto è necessario completare la spiegazione con una

tività. Sarà composto da una semplice struttura rettangolare che si erge come parallelepipedo. I

giustificazione e un approffondimento delle scelte riguardanti le demolizioni e i volumi persi, e

lati nord e sud sono interamente vetrati per poter avere vista diretta sui dintorni dell’isolato e sul

una spiegazione su come io pensi di risolvere questa problematica.

giardino. Sul lato sud, anche in questo caso, dei listelli completano la facciata e conferiscono

Un progetto, infatti, deve dare soluzioni e proporre migliorie e funzionalità utili alla cittadinanza,

uniformità con la facciata sud dell’edificio di via della Vacca. All’interno troviamo uno spazio es-

e non aumentare i problemi già esistenti come quello delle abitazioni private.

positivo semi circolare, che ha proprio lo scopo di creare una forma accogliente e che mantiene

Demolendo gli edifici in cemento armato ho una doppia perdita di volumi: una residenziale e

il focus sul giardino. I sevizi sono collocati sul lato sud per poter sfruttare i listelli e proteggere

una commerciale. Calcolando queste volumetrie ho pututo verificare che la suddivisione fosse:

la privacy degli utilizzatori.

5654 metri cubi di volumi commerciali e 4653 metri cubi di volumi residenziali. Questi ultimi

Questo spazio è stato concepito come open space, in modo che possa essere sfruttato a

distribuiti quasi interamete nell’edificio a torre, e in parte invece nell’edificio più alto di via della

seconda delle esigenze dell’amministrazione, o addirittura affittato a privati per mostre, eventi

vacca.

o conferenze. La parete circolare, inoltre, che affaccia al giardino, può essere utilizzata per

Quando ci si approccia a progetti urbanistici di questo tipo, infatti, è solito scontrarsi con queste

proiezioni o conferenze.

problematiche. E’ una tematica estremamente attuale quella del recupero delle case popolari, spesso in situazione di degrado e mal messe. Molte città si stanno adoperanto, infatti, all’acquisto di quest’ultime per poi ricollocare certi volumi altrove e poter demolire certi edifici.

Per quanto riguada invece il Giardino e il Soppalco del teatro, essi dialogano in una forma unica

Degli 8865 metri cubi persi in fase di demolizione, in fase di progettazione ne sono stati ri-

e completa. La platea di sedute spostabili affaccia sul palco, che è delle stesse dimensioni geo-

corstuiti solamente 4442, praticamente solo il 50%. Ho quindi diviso anch’essi tra residenziali

metriche della pianta del soppalco. Ques’ultimo ha un unico affaccio vetrato, a sud, ed è chiuso

e commerciali, ed è facile affermare che dei volumi residenziali non ne è stato possibile recu-

negli altri due lati. Ha uno spessore totale di circa 5 metri, quindi non è concepito come spazio

perare niente. Dei volumi commerciali, invece, grazie all’edificio di via della vacca ne sono stati

per grandi eventi, ma per ospitiare su più livelli i visitatori. Vi è la possibilità quindi di pensare a

recuperati 3834 metri cubi, quindi un buon 89%.

questio spazio in modo bidirezionale: in un caso per ospitare ulterore pubblico per gli spettacoli,

Avendo una perdita solo dell’11% dei volumi commerciali mi sono ritenuto soddisfatto del loro

nell’altro per ospitare agenti degli spettacoli stessi come orchestre o attori. La facciata sud è ve-

recupero, e mi sono concentrato, invece, sul recupero dei 4653 metri cubi residenziali.

trata ma presenta anch’essa listelli verticali in continuità con lo stile scelto per gli altri due edifici.

Prima di tutto, quindi, mi sono mosso a cercare qualcosa nei dintori, ma ho fatto fatica a trovare

La copertura segue pedissequalmente le inclinazioni del teatro esistente, a due falte, per dare un

una soluzione consona.

vero e proprio senso di continuità. All’interno gli spazi sono divisi su tre livelli, e la scala è dritta e continua fino all’ultimo livello, contribuento alla sensazione di unico volume.

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PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

PROGETTO - Il Giardino dei Campanelli: Progetto Architettonico

Quindi ho, studiando il PSC di nuovo, individuato un isolato più a sud, sempre lungo il perimetro dell’ex fossato del centro, dove vi erano pianificate delle demolizioni di edifici in linea di residenze popolari. Poteva essere un occasione per poterle ricostruire più grandi e più alte ed ospitare i volumi mancanti. Tuttavia questo intervento non sarebbe stato in linea con la mia idea progettuale: essa infatti è inserita nel progetto dell’amministrazione di riqualificare la fascia

82%

esterna del centro e dell’ex fossato. Sarebbe stato inappropriato pianificare un’edificazione in questa fascia, che invece deve essere liberata il più possibile per poter liberare il verde perduto.

Ho proseguito, quindi, a ricercare un’area che potesse essere ideale per ospitare un edificio residenziale, ma uno dei punti fondamentali è che in un epoca in cui è fondamentale recuperare verde fosse inopportuno occupare un terreno esistente.

Ho individuato quindi l’area del parcheggio del piazzale caduti in guerra, adiacente al parco Unione Europea. In esso ho ideato una struttura in linea che potesse recuperare i volumi perduti e mantenere al piano terra il parcheggio e i posti auto già presenti. In questo modo mi sono mantenuto fuori dal limite del fossato di Castelfranco e ho potuto recuperare i volumi senza togliere il parcheggio fondamentale per la cittadinanza.

Quindi il progetto prevede che i volumi persi vengano ricollocati in un edificio in linea, in piazzale caduti in guerra. Esso sarà un semplice edificio a due piani, contenente tra gli 8 e i 10 appartamenti, e avente al piano terra il parcheggio coperto.

Questa costruzione, quindi. riuscirà a recuperare ben quaranta posti auto e dieci appartamenti, per un totale di 3840 metri cubi, recuperado quindi il’82% dei volumi demoliti

Figura LXIV - Render

35

4. PROCESSO

PROCESSO - Perchè Processo

4.1 Perchè Processo

Come conclusione al lavoro di tesi vuole essere proposto un processo realizzativo del progetto.

La motivazione principale è che spesso questi progetti molto grandi e ingenti dal punto di vista sia morfologico che economico hanno bisogno anche di uno studio del procedimento che possa portare al prodotto finale. Le motivazioni della stesura di questo capitolo, inoltre, vanno al di là dei fini progettuali ma sono estremamente collegate con il momento storico in cui questa tesi viene redatta. In principio, infatti, dovevo svolgere il lavoro si questa tesi non solo in collaborazione con l’amministrazone, ma anche con i cittadini. Era stata richiesta dall’amminstrazione, infatti, la pianificazione di un percorso partecipativo con la cittadinanza, per poter effettuare una progettazione molto più collaborativa e aperta alle opinioni degli abitanti.

Cosa significhi percorso partecipativo e come esso rientri nella pianificazione urbanistica e nella

Figura LXV- Calendario Ipotizzato

rigenerazone urbana lo approfondirò nelle pagine successive. Appena iniziata la pianificazione del percorso partecipativo, che prevedeva già in calendario il primo incontro di presentazione tuttavia è iniziato il momento storico che più sta segnando questo secolo: l’emergenza santitaria causata dal virus Covid 19. Per questa ragione il percorso è stato inevitabilemtne interrotto a data da destinarsi, e tutta questa parte di tesi sarebbe quindi diventata solo un ipotesi.

Per questa ragione però non ho voluto eliminare questa parte di tesi, perchè credo fermamente in questo tipo di progettazione, ovvero nella collaborazione con i cittadini, ma mi è stato impedito di sperimentarla a causa dell’emergenza sanitaria.

Quindi questo capitolo colma due esigenze principali, la prima quella di creare una pianificazione concreta di come si potrebbe realizzare il progetto del Giardino dei Campanelli, e in secondo luogo la mia esigenza di spiegare come avrei voluto approcciarmi al progetto al principio del lavoro della tesi.

A volte, anzi spesso, i piani che si prefiggono all’inizio non vanno a buon fine, e l’emergenza sanitaria ha costretto numerose persone a dover cambiare i propri obiettivi. Penso però che concludere una tesi progettuale con una proposizione pratica e concreta sia il modo giusto per non rinunciare a ciò che è giusto per progettare gli spazi urbani.

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Figura LXVI- Primo Incontro - Non Realizzato

PROCESSO - Urbanistica Tattica

4. PROCESSO

4.1 Urbanistica Tattica

Cosa significa però percorso partecipativo? Cosa significa eseguire una pianificazione urbanistica in collaporazione con i cittadini? Questo capitolo approfondisce il concetto di Urbanistica Tattica, e di come essa possa portare a una progettazione ritrovata di interventi per il bene comune.

Le politiche pubbliche e la pianificazione urbanistica stanno ritrovando in questo momento storico le loro origini, intese ovvero come interventi per il bene comune. Per questo motivo la figura del pianificatore, e nel mio caso del pogettista, è destinata a cambiare e ad approcciarsi ad una nuova stagione della disciplina urbanistica, in cui vengono messi in luce i caratteri temporanei e sperimentali dei progetti da realizzare.

Questo approccio alla trasformazione si è ampiamente diffuso sotto il nome di “Tactical Urbanism” e tutt’ora si trova a doversi relazionare, spesso a contrapporsi, all’urbanistica convenzionale. Pertanto di seguito vengono riportate alcune definizioni per tentare di rispondere alla domanda più banale che un lettore può porsi avendo fra le mani questo elaborato: “Cos’è Figura LXVII- Design Block - Seattle

il Tactical Urbanism?”.

e i risultati di alcuni interventi ottenendo così un consenso da parte degli organi decisionali Si tratta di un approccio alla soluzione di problemi alla scala di quartiere che agisce

e dalla società civile. Per gli amministratori pubblici e il governo locale è invece un modo per

sull’ambiente urbano sviluppando diverse strategie. In particolare interviene sullo spazio pub-

sviluppare buone pratiche in tempi brevi e con un riguardo verso la spesa pubblica.

blico grazie al coinvolgimento della cittadinanza, utilizzando interventi temporanei e a basso costo. Il Tactical Urbanism è utilizzato da numerosi attori del panorama

Il Tactical Urbanism può essere quindi una soluzione per creare nuovi spazi, aiutando la pro-

urbano, tra cui ad esempio il governo locale, le società private, aziende no-profit, gruppi

gettazione di nuovi interventi nella fase preliminare, oppure può essere usato per “riparare” e

di cittadini ma anche singoli individui. Il Tacnical Urbanism si basa su un processo aperto e

quindi rigenerare alcuni spazi che col tempo hanno perso forme e funzioni. Il principio

iterativo, sull’uso efficiente delle risorse e sulle potenzialità nascoste nell’interazione sociale.

sotteso è quello di sviluppare una serie di interventi in grado di innescare un processo di mol-

In qualche modo esso è una risposta dal basso al normale processo di pianificazione e di

tiplicazione degli effetti.

sviluppo delle città. Per i cittadini rappresenta un modo immediato per riappropriarsi o per

Il Tactical Urbanism può essere considerato quindi come una delle soluzioni per riparare un

riprogettare parte dello spazio pubblico. Per restituire spazio alle persone e toglierlo al degrado,

modello di crescita e di sviluppo urbano che negli ultimi anni, considerando anche la crisi eco-

all’abbandono o all’uso inefficiente di una risorsa scarsa come è il suolo e lo spazio

nomica del 2008, ha dimostrato tutte le sue fragilità. Non sono solo le pure condizioni spaziali

pubblico. Per le associazioni del territorio rappresenta una modalità per mostrare l’efficacia

dei luoghi a determinare dove può nascere un’iniziativa di Tac

37

PROCESSO - Urbanistica Tattica

PROCESSO - Urbanistica Tattica

3- Sperimentazione, dove vengono attuati una serie di tentativi per risolvere le problematiche sollevate dal punto 1, verificando se l’ipotesi si possa considerare corretta o meno; 4- Conclusione, dove si cerca di arrivare alla formulazione di una legge in grado di spiegare il fenomeno in oggetto.

Il Tactical Urbanism si inserisce pienamente nel punto 3 e 4, tuttavia anche le prime fasi rientrano nello studio e nell’analisi preliminare del contesto che andrà a ospitare la sperimentazione.

Il Design Thinking (1960) si distingue dal metodo precedente per il fatto che si tratta anzitutto di un “processo creativo”, dove al centro della progettazione viene messa la persona e le sue necessità. Gli obiettivi sono racchiusi in tre criteri fondamentali: -il gradimento degli attori,

Figura LXVIII- Les Bouquinistes Parigi

tical Urbanism ma anche e soprattutto le condizioni sociali ed economiche delle città.

Quello delineato poco sopra può ricadere in due metodi teorici molto simili tra loro. Da una parte il metodo scientifico ideato da Galileo Galilei nel 1600 e dall’altra il più recente. In entrambi i casi si tratta di procedimenti per trovare la strada giusta imparando dagli errori commessi in precedenza. Il metodo scientifico o sperimentale consiste in quattro fasi ben definite: 1- Osservazione, dove chi sta effettuando un’indagine su un fenomeno specifico si pone una serie di domande, raccogliendo dati e informazioni varie indispensabili per portare avanti le ricerche; 2- Formulazione di una o più ipotesi attraverso lo studio e l’analisi di dati, cioè un primo tentativo di dare una o più risposte alla domanda generata dall’osservazione del fenomeno;

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Figura LXIX - Parking Day - Spazio sottratto alle auto

PROCESSO - Urbanistica Tattica

PROCESSO - Urbanistica Tattica

È bene ricordare che in entrambi i casi il risultato non può però essere valutato in termini soggettivi di “mi piace/non mi piace”, ma deve esserlo in termini di evidenze che siano inconfutabili, agli occhi dell’amministrazione e dei cittadini.

LE APPLICAZIONI COMUNI Di seguito vengono riportate alcune delle macro aree di intervento maggiormente prese in considerazione quando si parla di applicare il Tactical Urbanism alle nostre città.

1-AZIONI DAL BASSO Iniziative dei cittadini per bypassare i processi tradizionali di pianificazione, attraverso proteste pacifiche, prototipi o dimostrazioni di possibili soluzioni per il cambiamento. Queste attività sono viste come un esercizio quotidiano di “diritto alla città”. Si tratta di una dimostrazione da parte dei cittadini della necessità di cambiamento.

Il Tactical Urbanism è visto dalla popolazione come un’espressione di disobbedienza civile paFigura LXX- Park(ing) Day - Atlanta

-la fattibilità della soluzione, -la sostenibilità economica dell’iniziativa.

Le fasi che portano al raggiungimento dei risultati progettuali sono cinque, così definite: 1- Identificare il problema e quindi pensare all’obiettivo. Capire per chi o per cosa si sta progettando.

2- Definire il contesto in cui si lavora. Trovare gli attori chiave, le opportunità e capire quali sono le radici dei problemi.

3- Ricerca delle opportunità e formulazione delle ipotesi progettuali.

4- Prototipazione, test e validazione in modo veloce, semplice ed economico.

5- Implementazione. Considerare gli errori commessi e procedere attraverso le soluzioni di maggior successo.

cifica, o più semplicemente come un modo per ottenere soluzioni senza il coinvolgimento della pesante macchina burocratica che richiede lunghi tempi nella pianificazione. Ad esempio, alla necessità di avere a disposizione un numero maggiore di sedute pubbliche sparse per la città si inserisce il fenomeno internazionale denominato “chair bombing” che non fa altro che spargere per la città, tipicamente in luoghi e tempi diversi per coprire una maggiore area d’interesse, quantità di sedute di ogni tipo, dalle sedie pieghevoli in plastica alle sedie a sdraio fino alle poltrone realizzate con pallet di riciclo.

2-STRUMENTO DI POLITICHE Un mezzo utilizzato dal governo locale, dai citymakers o dalle associazioni no profit per incrementare e diffondere la partecipazione dei cittadini nelle scelte di pianificazione urbana. Pianificatori e attori vari del panorama urbano riconoscono al Tactical Urbanism il ruolo “ponte” che può colmare il vuoto che spesso si instaura tra cittadini e istituzioni nei processi di sviluppo urbano. Ad esempio, la costruzione di progetti temporanei possono aiu

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PROCESSO - Urbanistica Tattica

PROCESSO - Urbanistica Tattica

serimento di qualche commento che può essere più o meno preso in considerazione. Il Tactical Urbanism si contrappone a questa metodologia di consultazione dei cittadini per puntare sullo sviluppo di quella che viene chiamata “fase zero” del progetto. Si tratta di utilizzare soluzioni e materiali temporanei per testare sin dall’inizio l’approccio al cambiamento dello spazio interessato. Gli interventi temporanei sono dunque un ottimo modo per dimostrare il vero valore dello spazio pubblico, spesso sottoposto a incuria, abbandono o cattivo utilizzo. L’uso temporaneo tendenzialmente non lascia tracce permanenti sulle superficie interessate, quando lo fa si tratta di resti che possono essere facilmente rimossi. Conoscere il territorio e le specificità dell’area sono condizioni alla base della comprensione di quali siano le azioni necessarie per accogliere sperimentazioni temporanee di successo. Gli eventi di street food ambulante, le feste di quartiere, o la trasformazione delle rive della Senna di spiagge e piscine per il tempo libero sono solo alcuni esempi di soluzioni tipicamente bottom-up, anche se con uno scopo e un impatto limitato al contesto attorno. Il fatto di sperimentare immediatamente i benefici o i difetti di determinate Figura LXXI- Chiusura Times Square al Traffico

tare a contrastare quei fenomeni NIMBY1 che rendono difficile la trasformazione del panorama urbano. D’altra parte tutti, chi più e chi meno, siamo spaventati dall’idea di cambiamento, una paura tipicamente insita nell’animo umano che spesso sfocia in movimenti e comitati che si oppongono a priori a qualsiasi ipotesi di trasformazione. L’obiettivo del Tactical Urbanism in questo caso è dimostrare fisicamente alle persone le diverse opportunità di cambiamento calate nel contesto urbano attraverso semplici azionieconomiche e temporanee.

3-TEST PRELIMINARE Una fase “zero” per sperimentare e testare come le soluzioni progettate “sulla carta” realmente si interfacciano con lo spazio urbano prima di investire grandi somme di denaro pubblico con azioni durature. Tipicamente la pianificazione tradizionale relega la partecipazione dei cittadini alla fase conclusiva di un progetto urbano, a una revisione finale e all’in-

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soluzioni urbane permette di raccogliere dati e informazioni che potranno essere integrati nel progetto definitivo prima che vengano spese ingenti somme di denaro. É necessario riflettere invece come sia possibile inserire la sperimentazione temporanea all’interno degli strumenti di pianificazione tradizionale, per sviluppare una disciplina urbanistica che possa essere maggiormente flessibile, dinamica e capace di adattarsi ai contesti differenti.

4. PROCESSO

PROCESSO - Proposta di Intervento

4.2 Proposta di Intervento

Come fare quindi, ora, a colmare questi concetti e ad applicare il Tactical Urbanis al mio pro-

Tutte queste fasi, quindi, possono essere divise, e possono essere affrontate indipendente-

getto, che tuttavia è già completo e propone soluzioni già pronte e concrete? La mia proposta

mente dalle altre. Nulla vieta, infatti, che l’amministrazione comunale decida di iniziare ad-

si tratta di una sintesi tra una progettazione per fasi, e l’urbanismo tattico.

diirittura con la fase due, e semplicemente partire demolendo e rimuovendo il parcheggio per

Avendo infatti un Progetto ben definito, conviene suddividerlo i diverse fasi progettuali, passo

sostituirlo con un piccolo parco.

per passo, e sfruttare l’urbanistica tattica come “Benchmark” per quello che si vuole realizzare.

Quindi, innanzitutto procederò proponendo una suddivisione per fasi progettuali, e tra le diverse

Ad ognuna di queste fasi può essere anticipato un dialogo con i cittadini, in cui essi vengono

fasi dovranno frapporsi momenti di confronto, di collaborazione e di sperimentazione per real-

consultati prima della realizzazione della fase, e in seguito per valutare la sua riuscita e decidere

izzare la fase successiva.

se procedere con le fasi del progetto. Il tutto in completa trasparenza e collaborazione.

Riflettendo quindi usl progetto abbiamo alcune cose che richiedono numerose risorse e numerosi processi, e che quindi possono essere posticipati a un momento più avanzato. Altri interventi, invece, possono essere effettuati suito, poichè non richiedono nè tempo nè risorse esorbitanti.

Per quanto riguarda il progetto, io ho ipotizzato questi macro elementi da essere effettuati: _Realizzazione del Giardino e demolizione del manto stradale _Demolizione dell’eficio in cememtno armato pubblico in strada circondaria sud _Rimozione del verde tra gli edifici sul lato sud e contestuale apertura di accesso _Realizzazione dei un Padiglione sperimentale _Creazione del Soppalco adiacente al Teatro _Demolizione uffici lato Sud-ovest _Costruzione nuovi edifici di via della vacca _Demolizione Edificio a torre Residenziale _Conclusione degli interventi precedenti (ampliamento del giardino) _Realizzazione del percorso pedonale come traccia dell’ex fossato.

Figura LXXII- Divisione per Fasi

41

PROCESSO - Proposta di Intervento

PROCESSO - Proposta di Intervento

Figura LXXIII- Divisione per Fasi

42

5. CONCLUSIONI

Al termine di questo percorso posso identificare numerosi elementi che mi hanno fatto crescere e riflettere: in primo luogo di come gli spazi urbani e della città siano il fulcro della vita quotidiana. Se non manteniamo e riqualifichiamo questi ultimi, non c’è più vita sociale e vita comune. In secondo luogo è che il compromesso deve essere la base ideologica e morale della progettazione. Non esiste l’architettura sola e per se spessa, ma esiste un architettura che ha fondamento solo in relazione a ciò che la circonda.

Affrontare una tematica così complessa, come ragionare a livello compositivo su uno spazio molto grande, mi ha permesso di crescere e di imparare le relazioni che stanno non solo nell’architettura stessa, ma anche nella relazione tra archietture diverse.

Il Giardino dei Campanelli non so se diventerà realtà, ma è stato bello poter collaborare con l’amministrazione e poter ideare un progetto realizzabile e con il solo fine di riconsegnare ai cittadini uno spazio che era loro di diritto.

Ho cercato, come ogni progettista, di trovare soluzioni ad ogni problematica, a volte in modo drastico e a volte in modo troppo poco intenso, ma ciò ha portato a questo progetto, e a questo lavoro che spero prosegua nel tempo.

C’è un’ultima conclusione necessaria, e viene alla fine del mio percorso di studi. E’ stato un percorso lungo e diffcile, ma che non ho mai cercato di affrontare in modo superficiale. Ho sempre ricercato l’approfondimento degli studi, in particolare nella collaborazione con studi e lavorando mentre studiavo. Ma soprattutto è stato un percorso di crescita fondamentale per la mia vita, e per la mia vita professionale.

Ringrazio il Professore Matteo Agnoletto per avermi guidato nella relazione di questa Tesi, poche persone sono disponibili come lui.

Ringrazio i miei genitori, senza il cui supporto non sarei riuscito a terminare questo percorso, e ringrazio Viola, Davide e Andrea, che sono stati sprono, rivincita e amicizia in tutti questi anni.

43

6. BIBLIOGRAFIA

BILBIOGRAFIA

CONTESTO STORICO

CASO STUDIO

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46

Press, Philadelphia, ed. 2009

47

BOOK

INDICE

1. INTRODUZIONE

2. CONTESTO a. Storia di Castelfranco b. Il Teatro DaDà c. Via della Vacca e Il Giardino dei Campanelli d. Castelfranco in Trasformazione e. Il Teatro, Il Giradino, Il Fossato

50

3. PROGETTO

4. PROCESSO

a. Massimo Carmassi: un caso studio b.Il Giardino dei Campanelli - Generalità c. Via della Vacca d. Il Teatro e. Il Giardino f. Il Fossato g. Renders

a. Progettazione per Fasi b. Urbanistica Tattica c. Processo Realizzativo

51

1. INTRODUZIONE Progettando la rigenerazione degli spazi, il Progettista agisce sul presente in base alle situazioni fornite dal contesto, senza però prescindere dalla conoscenza della storia dei luoghi e dall’analisi delle loro proprietà intrinseche.

Gli spazi da rigenerare sono, infatti, costituiti da relazioni tra elementi caratterizzanti la scena urbana, e da legami con la memoria della comunità.

52

Via della Vacca

Via Circondaria Sud

Piazza Curiel

Via Ripa Superiore

Oggetto della seguente Tesi è la presentazione di un progetto di riqualificazione di una porzione di centro storico della città di Castelfranco Emilia, identificata dalla presenza dell’iconico teatro Dadà e corredata dall’esistenza contestuale di edifici residenziali di varia natura e origine. Il complesso è delimitato da quattro vie: via Emilia a Nord, via Circondaria Sud a Est, via Ripa Superiore a Sud e via della Vacca a Est. Storicamente è il teatro a rendere di fondamentale importanza questo isolato, ma storia popolare è anche quella del piazzale interno ad esso detto “Giardino dei Campanelli”, dove a metà del 900 si radunavano gli abitanti per ballare e cantare.

53

2. CONTESTO Storia di Castelfranco Dalla Visione di queste Mappe storiche si evince che originariamente il nucleo cittadino era quello che oggi è identificato come centro storico, delimitato da un parco esterno e da un fossato. Inoltre da queste mappe è possibile notare come la distribuzione spaziale degli isolati fosse pianificata da zero in una formazione “A pettine”.

54

Pianta Castelfranco, disegno del 1777

Rilievo Fossato 1890

Foto Aerea 1933

Pianta Castelfranco 1894

Catasto metà del ‘900

55

Fascia del Parco e del Fossato

Primo nucleo storico di Castelfranco

Isolato del Teatro Dadà

56

pieni

vuoti

11

10

4 5

7 9

6 8

assi urbani

3

1 2

1.Teatro 2.Ex Biblioteca 3.Camera del Lavoro 4.Palestra Comunale 5.Chiesa di Santa Maria Assunta 6.Chiesa di San Giacomo Apostolo 7.Piazza Giuseppe Garibaldi 8.Hera 9.Cinema Nuovo 10.Biblioteca comunale 11.Comune

spazi pubblici

57

2. CONTESTO Il Teatro Dadà

1905 L’istituzione ufficiale del Teatro risale al 1913, metre prima era l’Asilo Cittadino: la scuola d’infanzia Zecchini - Solimei. Nel corso degli hanni ha subito numerose modifiche, quella principale alle coperture e poi, negli anni 50-60, alla facciata.

58

191

13

1917

1965

59

60

Teatro Dadà -1996

1905

1917

1965

61

2. CONTESTO Via della Vacca e il Giardino dei Campanelli Gli Edifici storici di via della Vacca non hanno una data di edificazione ben precisa, ma da alcune mappe storiche e da fotografie si può evincere che fosse Antecedente o quasi comtemporanea del Teatro Dadà.

Occi tale via è l’ultima del lato Est del centro storico, ma è assoluto degrado e in disuso.

62

Piazzale XX Settembre con evidenziazione preesistenza edificio Via della Vacca - 1914

C A B

A

63

B

C

A

Al termine di via della Vacca vi sono alcuni edifici in cemento armato, decisamente difformi nello stile e nelle tecniche degli altri edifici del centro storico.

B

C 64

A

B

C

Il lato sud è sormontato da un palazzo a 5 piani di residenze popolari, anch’esso in degrado estremizzato. Allo stesso modo si trovano gli spazi del piazzale interno: ormai lontano dagli antichi fasci del “Giardino dei Campanelli”

B

C

C D

A

D B A

65

RE

Il Vicesindaco e Assessore all'Urbanistica Giampaolo Zerri

Il Sindaco Stefano Reggianini

RE

Il Responsabile del Procedimento Geom. Gianluigi Masetti

2. CONTESTO RE

scala 1:1000

R

Castelfranco in Trasformazione

RU 1

RRC

RE

Ing. Stefania Comini Arch. Claudia Stanzani Geom. Gianluigi Masetti

Legenda

Settore Pianificazione Economico Territoriale Ambito di Centro Storico - AS - art. 88 e Studio di Riqualificazione Urbana Analisi dei tessuti storici - art. 88 Analisi di Carattere Insediativo dei Centri Storici Permanenza totale arch. Piergiorgio Rocchi, arch. Mariangela Corrado, arch. Francesca Simonetti

CENTRI

Zona Via della Vacca

Strada Circondaria Sud STORICI

Alterazione parziale

RS

D D D D D D D D D D

RC

! ! ! ! ! !

Comparto da sottoporre a Ristrutturazione Urbanistica e relativo numero

RRC

Edifici specialistici e relativa categoria di intervento

RS

ES.a - edifici di valore storico-architettonico e relativa categoria di intervento - art.100

RRC RE

RRC RE

RE

RRC

TAVOLA

5.1

C

RRC

RE

RE

RE RE

RE

RE RE

! !

! !

! ! ! ! ! !

RRC

RRC

Edifici e relativa categoria di intervento

RRC

Edifici specialistici e relativa categoria di intervento

RS

ES.a - edifici di valore storico-architettonico e relativa categoria di intervento - art.100

RRC

RE

RRC RRC

E

RRC

RE

D D D D D D D D D D

RE

RE

RRC

! ! ! ! ! !

RE

RE

L’isolato in oggetto è situato nel limite Sud Est della fascia del fossato ed è uno degli obAmbito di Centro Storico - AS art. 88 biettivi di- riqualificazione del centro storico.

Da- art. questi estratti del PSC, infatti, è evidente Analisi dei tessuti storici 88 che la parte Sud sia identificata come “Zona Permanenza totale Permanenza parziale di Trasformazione Totale”, mentre per quanto Alterazione parziale riguarda via della vacca sia in “TrasformaziAlterazione totale one Parziale RU 1 Comparto da sottoporre a Ristrutturazione Urbanistica e relativo numero

RE

RRC

RRC

Legenda

RU 2

RRC

RE

RRC

scala 1:1000

RE

RE

RRC

A

CASTELFRANCO - CENTRO

RRC

RRC

4

ES.b - edifici di pregio storico culturale e testimoniale e relativa categoria di intervento- art.100

RRC

RE

RE

RRC

Edifici e relativa categoria di intervento

RRC

RE

D

Alterazione totale

RRC

RRC

RRC

RE

RRC

INTERVENTI

! ! ! ! ! !

! !

RU 1

! !

RRC

RE

RRC

RE

Permanenza parziale

RRC

RRC

I Progettisti

RE

RE

5.1

RE

ES.b - edifici di pregio storico culturale e testimoniale e relativa categoria di intervento- art.100

RE

RRC RE

RRC

RE RRC

RE

RE

RRC

RE

66 RE

RRC

RE RE

RE

RE

RE

RRC

RRC

RE

RE

RRC

RE

RE

RE

RE RE

RU 3

RE

D

RRC

RE

D

RRC

RRC

RRC

RE RE

RE RE

RRC RRC

46

AD

RE

RRC

RRC

RE

RE+AM RRC

RE+AM

RU 4

RRC

RE

RE

RE RE RE

RE

RE

RRC

RRC

RRC

RRC

RE

RRC RRC RRC

RE

RRC

RRC

RS

RS

RRC

RS

RRC

RRC RE

RRC

RRC

RRC

RRC

RE

RRC

RE

RU 1

RRC

RE

RRC

RRC

RE

RRC RRC

RRC

RRC RRC

RE

RE

RRC

RE

RRC

RRC

RE

RS

RRC RE

RS

RE+AM

RRC RE

RRC

RE

RE

RRC

RRC RE

RRC

RRC

RE

RRC

RE

RRC

RRC RRC

RRC

RS RRC

RRC

RRC RRC

RS

RRC

RRC

RRC

RS

RRC

RRC

RRC

RRC RRC

RRC RRC

RRC

RRC

RE

RRC

RE RE

RRC

RRC

RRC

RRC

RE

RE

RRC

RRC

RRC

RRC

RE

RE RE

RRC RE RE RRC

RE

RE

RRC

RE RE

RRC

RRC

RS

RRC

RE

RE

RRC

RE

RRC

RE RE

RE

RE RE

RE

RE

RRC RRC

RE

RE

RE

RE

RRC RE

RRC

RE

RRC

RE RE

RRC

RE

RE

RE RE

RE

RE

RRC

RE RRC

RE

RE

RE

RE

D

RE

RE

RRC

RE

RE

RE

RRC

RRC

RS

RE

RRC

RRC

RE

RRC

RRC RRC

RRC

RRC

RE

RRC

RE RRC

RRC RRC

RU 2

RE

RRC

RE

RE

RE

RE

RE

RRC

RE

RE

RRC

RRC

"

RE

RE

RE

RE

RE

ESTRATTO PDC CASTELFRANCO EMIIA

RE+AM

67

teatro dadà

68

Prospetto Nord

12.00 10.80

8.70

0.00

edifico storico via della vacca 0

0.5

1

2

0

0.5

1

2

69

edifici storici via della vacca

Prospetto Est 70

11.10

8.60

0.00

edifici privati in cememnto armato 0

0

0.5

1

0.5

1

2

2

71

8.60

0.00

edifici privati in cemento armato

72

Prospetto Sud

22.00

edificio a torre residenziale in cememnto armato 0

0.5 0

0.5

1 1

2 2

73

edificio a torre residenziale in cememnto armato

Prospetto Ovest 74

edifici pubblici in cemento armato

22.00

10.60

8.40

4.00

0.00

teatro dadà 0

0

0.5

0.5

1

1

2

2

75

2. CONTESTO Il Teatro, Il Giardino, Il Fossato In conclusione il progetto pone le sue basi da tre elementi fondamentali: Il Teatro e gli edifici storici da conservare, in quanto storia della vita vissuta dalla città, Il verde, presente in passato in questo angolo di centro storico prima della storia recente, e il fossato: elemento da utilizzare per avere memoria della nascita del nucleo cittadino.

Il Teatro e gli Edifici Storici Il Fossato Il Parco fuori le mura

76

Giardino de

ei Campanelli

Architettura Traccia Giardino

77

3. PROGETTO Caso Studio - San Michele in Borgo di Massimo Carmassi Per approcciarmi alla progettazione mi sono soffermato a studiare un Caso studio, simile e dissimile allo stesso tempo all’isolato in oggetto: San Michele in Borgo di Massimo Carmassi.Esso, situato a Pisa nel Borgo di San Michele, si inserisce nel cuore della città storica, in posizione baricentrica tra borgo Stretto, il teatro Verdi ed il lungarno, e ridefinisce i tre fronti di una corte interna, un tempo chiostro porticato, dominata ad ovest dal romanico fronte absidale (a filaretto di calcare) e dal seicentesco campanile della chiesa di San Michele. vengono restaurate divenendo esse stesse parte integrante del progetto. Sono pertanto riconfigurati i tre nuovi fronti dell’isolato - delimitato a est da via degli Orafi, che viene a riacquistare l’originario assetto di

78

79

Questo caso studio mostra come l’architettura contemporanea possa riqualificare l’esistente senza doverne modificare la composizione attuale, e che persino dei rideri possono ospitare nuovi spazi.

Carmassi Opera un operazione quasi chirurgica di innesto, dove le nuove edificazioni si collegano direttamente ai ruderi esistenti con continuità completa nella forma ma difforme nei materiali.

Questa metodologia è applicabile nella mia progettazione nell’interazione con gli edifici storici esistenti di Via della Vacca e anche con l’interazione con il Teatro Dadà. Volendo infatti sfruttare la parte posteriore del teatro che affaccia al Giardino, si può prolungare la forma di qualche metro ed ottenere uno spazio soppalcato a servizio del teatro e del giardino. Allo stesso modo, il nuovo edificio di via della vacca deve essere collegato agli edifici in muratura esistente, ed è per questo che parte del nuovo edificio sormonterà quello esistente.

80

81

3. PROGETTO Il Giardino dei Campanelli - Generalità

f

a b

LEGENDA d

a. Soppalco Teatro

c

b. Palco e Platea e

c. Padiglione Espositivo d. Uffici e Ristorazione e. Traccia Fossato

82

0

2

4

8

f. Teatro Dadà

Il progetto prevede la realizzazione di un vero e proprio giardino: il “Giardino dei Campanelli”. Grazie alla demolizione degli edefici in cemento armato nel lato sud dell’isolato si apre lo spazio per la realizzazione di un Giardino a disposizione del teatro e della comunità.

Il Soppalo dietro al teatrò potrà essere utilizzato sia dagli spettatori che come quinta per spettacoli e concerti, il padiglione al centro del giardino, oltre che da seconda quinta sarà a disposizione per esposizioni, mostre o eventi.

L’edificio all’angolo con via della vacca invece servirà per dare posto a quelle aziende private che già abitavano quei luoghi, ma in una veste moderna e nuova

83

3. PROGETTO Prospetti

13.50 12.10

3.00

0.00

PROSPETTO SUD

Prospetto Sud

0

0.5

1

2

10.60

8.70

0.00

PROSPETTO NORD

84

Prospetto Nord

0

0.5

1

2

13.50

10.60

6.80

0.00

PROSPETTO EST Prospetto Ovest

0

0.5

1

2

14.00

8.70 7.60 6.90 5.60

0.00

PROSPETTO OVEST Prospetto Est

0

0.5

1

2

85

3. PROGETTO Via della Vacca

86

VISTA NUOVA VIA DELLA VACCA

13.50

6.80

PROSPETTO EST 14.00

Prospetto Ovest LEGENDA

i

7.30

h

e

4.00

a

c

0.00

SEZIONE

87

d

c

b a

0

88

PIANTA PIANO TERRA

0.5

1

2

LEGENDA

h

g

f

e

i

0

0.5

1

2

0

PIANTA PIANO PRIMO

PIANTA PIANO SECONDO

0.5

1

2

89

3. PROGETTO Teatro

90

VISTA SOPPALCO TEATRO E PLATEA

12.00 10.80

0.00

12.00 10.80

b

LEGENDA

a c

0.00

91

a b

c

0

d

92

0.5

1

2

LEGENDA

b

0

0.5

1

2

b

0

0.5

1

2

93

3. PROGETTO Giardino

94

VISTA PADIGLIONE

3.00

a

LEGENDA

b

3.00

95

c

a

a

b

LEGENDA

0

96

0.5

1

2

VISTA PADIGLIONE E GIARDINO

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3. PROGETTO Pia

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Via

Cir

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del la V acc a

Valutazione Volumetrie Perse

Via

98

Rip

aS

up

eri

ore

Il notevole numero di demolizioni previste dalla progettazione costringe a valutare il numero di volumetrie perse: Il calcolo delle volumetrie, di massima, è stato diviso in residenziale e commerciale.

I volumi che in preesistenza erano dedicati ad attività commerciali, essendo che molti dei volumi costruiti vengono ricollocati a destinazione commerciale verranno integrati per la maggior parte. Il problema invece principale riguarda i Volumi residenziali, a casua della demolizione della palazzina di residenze popolari.

RESIDENZIALE

COMMERCIALE

0%

68%

99

3. PROGETTO Recupero Volumetrie La soluzione a questa problematica è stata individuata in un lotto collocato piùa nord dell’isolato in oggetto: quello del Piazzale Caduti in guerra, adibito a parcheggio, e collocato a fianco del Parco Unione Europea Per la posizione, per le dimenzioni, e per dare più respiro al parco antistante, questa posizione potrebbe essere perfetta per il collocamento di un edificio residenziale il cui piano terra possa sopperire al recupero dei parcheggi. In questo modo Le residenze potrebbero essere ricollocate. Tramite una stima si può affermare che in questo modo si potranno recuperare tutti i volumi persi.

100

101

102

% VOLUMETRIE RECUPERATE

100%

103

4. PROCESSO Processo Realizzativo Questa suddivisione per fasi prevede in primo luogo la trasformazione del parcheggio interno in vero e proprio Giardino e la realizzazione di un padiglione, di dimensioni ridotte di quello finale, ma che possa invogliare i cittadinin a rivivere quei luoghi tramite anche l’organizzazione di eventi. Successivamente può essere demolito per mrimo l’edifico pubblico, e può essere Realizzato il soppalco del teatro.

Dopo un confronto con le aziende del luogo, se approvata puo essere avviata la demolizione degli edifici lato Sud-Ovest, per poi essere sostituiti con l’edificio in progetto.

Infine rimane il nodo dell’edifico residenziale, di cui la demolizione risulta fondamentale.

INIZIO PERCORSO CON CITTADINI

7

3 5

1. GIARDINO E PADIGLIONE

2. DEMOLIZIONE EDIFICIO PUBBLICO

1 2

4

6 2022 104

2023

VALUTAZIONE AMPLIAMENTO TEATRO

3. SOPPALCO TEATRO

CONFRONTO CON CITTADINI - EVALUATION

4. DEMOLIZIONE EDIFICI LATO SUD-OVEST

5. RICOSTRUZIONE EDIFICIO LATO SUDOVEST

6. DEMOLZIONE EDIFICIO RESIDENZIALE

CONFRONTO CON AZIENDE

2024

7. REALIZZAZIONE TRACCIA FOSSATO

CONFRONTO CON RESIDENTI

2026

2027 105

4. PROCESSO Conclusioni Questa Tesi mi ha permesso di sperimentare con le mie mani la difficoltà di approcciare certe tematiche, come la storia e la vita di una comunità, e mi ha insegnato cosa significhi cercare di progettare sulla strada del compromesso.

Gli spazi del Giardino dei campanelli oggi non sono spazi utilizzati e vissuti, e vivono nel degrado e nell’abbandono.

Questo però non significa che certe situazioni non possano essere sistemate dando una nuova vita a luoghi che un tempo erano centrali per la vita della comunità. Il numero di Progetti che l’amministrazione di Castelfranco sta portando avanti mostra come gli intenti siano molto buoni, e che i tempi sono propizi per cambiare la faccia e la vita della città.

Il Giardino dei Campanelli, quindi, potrà così rinascere con vita nuova, e potrà essere uno spazio dedicato all’arte, all’intrattenimanto, ma soprattutto ai cittadini, che qui potranno ritrovare uno spazio che è loro di diritto.

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