Giuditta N° 2
Fragmentart L’artista Orodè ci racconta di sé, della sua esperienza a Vincent City e della sua tecnica a mosaico
Ho
sempre disegnato! Da piccolo, chino alla scrivania, ero lì a disegnare tartarughe e pesci. E poi a ricopiare, ricopiare di tutto. Quando mi trasferii a Perugia per studiare Filosofia padroneggiavo già varie tecniche di disegno. La mia preferita era quella di disegnare senza guardare il foglio bianco, osservando solo il soggetto o la modella. Ciò mi permetteva di creare delle prime linee molto energiche, su cui poi intervenire con ricalchi e colori, col mosaico etc. Ho studiato disegno sui nudi di tutti i grandi ma l’innamoramento più grande è stato per le nudità di Klimt e Schiele. Molto ho appreso dalla mia terra, il Salento. Ritengo tuttavia che i miei migliori maestri siano i miei miti. A questi aggiungo la ribellione di alcuni miei amici, per i quali vale l’incipit di “Urlo” di Allen Ginsberg:
“Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters…”
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