MAP - Magazine Alumni Politecnico di Milano #5

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SPECIALE ERC PARTE 2° DIGITAL IMAGING E 3D PER GUARDARE INDIETRO NEL TEMPO L.I.F.E. | LIVING IN A FRINGE ENVIRONMENT | INVESTIGATING OCCUPATION AND EXPLOITATION OF DESERT FRONTIER AREAS IN THE LATE ROMAN EMPIRE #3DModeling #BigData #ComputerScience #Archeologia #BeniCulturali #Territorio

2016 - 2021

CORINNA ROSSI Professore associato di Egittologia Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito

www.life.polimi.it

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2.000.000 €

12 persone

Oggi gli archeologi non hanno solo il fedora e il pennellino da scavo. Hanno anche computer, raggi x, strumenti di rilevamento e 3D modelling. E contribuiscono allo sviluppo e miglioramento di questi strumenti, fondamentali per il monitoraggio delle città e del territorio. È il caso di Corinna Rossi e del suo team, che ha ottenuto l’ERC per il suo progetto di archeologia con l’obiettivo di avviare gli studi sul sito di Umm al-Da-

badib, nel Kharga: una delle più grandi oasi del deserto occidentale egiziano, in pieno deserto, a 750 km a sud del Cairo, 300 a ovest di Luxor e a 50 km dal primo centro abitato, in ambiente remoto e duro, mai studiato prima d’ora a causa delle difficoltà logistiche del territorio. In epoca tardoromana Umm al-Dabadib rappresentava un’importante punto di riferimento lungo le vie carovaniere: lo studio permetterà quindi la ricostruzione della strategia romana per il controllo delle vie del deserto che qui si incontravano, offrendo un importante contributo al dibattito sulla difesa dei confini dell’Impero. Insieme al 3D Survey Group del Politecnico di Milano e ai Musei delle Scienze Agrarie dell'Università di Napoli Federico II, Rossi sta sviluppando un sistema innovativo per documentare lo scavo archeologico, i resti architettonici associati e i reperti archeologici rinvenuti, basato su rilievo e modellazione tridimensionale. L'applicazione di queste tecniche viene attualmente testata con l'attivo coinvolgimento del Museo Egizio di Torino e verrà poi applicata successivamente a Umm al-Dababid, in ambiente decisamente più complesso dal punto di vista logistico. La tecnica su cui si basa il sistema viene definita "close range photogrammetry" e permette di lavorare con strumenti semplici come macchine fotografiche e laptop, facilmente trasportabili e utilizzabili in ambienti remoti e complessi dal punto di vista ambientale e logistico. La natura peculiare del progetto richiede competenze multidisciplinari e coinvolge, oltre agli archeologi, anche architetti, ingegneri, idrologi, geologi, topografi, esperti 3D e informatici.


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