spazi commerciali e uffici. Non esiste più la città monocentrica, ma compaiono nuovi poli di attrazione e aggregazione. Il segno architettonico diventa molto definito e spesso caratterizzante dell’area stessa. L’importante, a mio parere, è non tradire la storia e la cultura dei diversi luoghi. Insomma, guardare al futuro senza cancellare la storia, per evitare che le città e i loro edifici sembrino uguali nelle varie parti del mondo. Nel design si creano oggi oggetti destinati a essere venduti ovunque e il processo di progettazione è molto più complesso che in passato, partendo dall’idea iniziale fino alla comunicazione. Bisogna creare oggetti funzionali e belli, che rispondano alle reali esigenze del mercato e che facciano sognare e sorridere il consumatore finale. Inoltre bisogna pensare prodotti che possano realmente entrare nelle case e negli spazi collettivi e di lavoro, creando, più che singoli oggetti, dei nuovi panorami di interni che tengano conto dei cambiamenti socio-culturali.
I giovani laureati che iniziano ora la loro professione devono conoscere perfettamente la storia dell’architettura e del design, cercando di captare le motivazioni dell’evoluzione e dei cambiamenti nel mondo del progetto. Devono progettare con passione e grande professionalità, puntando alla qualità e non alla quantità dei progetti. I tempi di maturazione di un giovane progettista sono lenti, ma, se si lavora con grande volontà, prima o poi qualcuno si accorge della qualità professionale di un individuo. Progettare nei prossimi decenni non significherà standardizzare, bensì, nel rispetto dei luoghi, dei materiali, dei nuovi sistemi produttivi e dell’ambiente, pensare a delle soluzioni personalizzate e personalizzabili che rispondano al bisogno di individualità della gente. Inoltre sarà fondamentale, in un lavoro di team, un continuo confronto culturale con altri progettisti di provenienze e culture differenti. Solo così i professionisti del domani sapranno creare dei nuovi paesaggi abitativi che miglioreranno sempre