Aprile/Maggio 09

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La Natura uccide e l’Uomo sta a guardare Alle 3.35 del 6 aprile scorso in casa mia squilla il telefono; parenti impauriti ci avvisano che c’è stato un terremoto, non conosciamo ancora l’epicentro per cui la paura è ai massimi livelli. Il giorno dopo scopro che la scossa di magnitudo 5,8 ha colpito l’Abruzzo, una regione a me cara, dove è nato mio padre e dove ho trascorso tutte le estati della mia vita. Accendo la Tv e seguo il calvario di quelle persone che sperano di ritrovare ancora vivi i loro cari sotto le macerie. Qualche vita viene salvata, ma è niente in confronto a quasi 300 morti; vite spezzate da una violenza che non trova giustificazione, la natura p uò essere più crudele dell’uomo. Il mio pensiero non è rivolto soltanto alle vittime, ma anche ai sopravvissuti che hanno perso tutto, una parte della loro vita rimarrà sepolta sotto quel cumulo di detriti. Le autorità politiche parlano di ricostruzione, ma ciò che mi preoccupa non è solo il rimettere in piedi gli edifici, ma il richiudere la voragine aperta nell’animo degli abitanti di quei paesi. Come si può ricominciare? Dopo queste tragedie, in genere, si parla di solidarietà, di fondi disponibili, di mobilitaz ione di volontari e tutti gli occhi sono puntati su quei luoghi; su paesini di cui il resto d’Italia, magari, non conosceva neanche l’esistenza prima che le telecamere si accendessero sulla loro devastazione. Mi chiedo se non fosse stato il caso, prima che avvenisse la catastrofe, di parlare di Prevenzione! Perché in un luogo notoriamente sismico non sono state adottate norme di costruzione anti-sismica? Com’è possibile che la maggior parte degli edifici siano crollati come castelli di sabbia? L’unica risposta che mi viene in mente, dopo aver ascoltato in Tv le varie giustificazioni, accuse e richiami alla fatalità, è che l’incoscienza e la disonestà sono più forti di ogni altra cosa, anche del pericolo! Sono disponibili numerosi documenti che attestano studi scientificamente verificati sulla diversa esposizione al rischio sismico delle aree del territorio nazionale. In base a questi dati è possibile individuare in quali comuni sia necessario ricorrere a tecniche edilizie idonee ad aumentare la resistenza degli edifici in caso di terremoto, in modo da ridurre i crolli e soprattutto il numero delle possibili vittime. Le caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle azioni di una scossa sismica si misurano in base alla Vulnerabilità, ossia la predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata da una scossa sismica. In Italia, abbiamo Zona 1 - Alto. E' la zona più una pericolosità sismica con un livello medio-alto, ma la pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti. Penisola italiana, però, rispetto ad altri Paesi, come la Zona 2 – Medio. In questa California o il Giappone, nei quali la pericolosità è anche zona possono verificarsi maggiore, ha una vulnerabilità molto elevata, per la notevole terremoti abbastanza forti. fragilità del suo patrimonio edilizio. Per cui per ridurre le Zona 3 – Basso. I Comuni perdite di vite umane è necessaria una pianificazione interessati in questa zona possono essere soggetti a territoriale più coscienziosa nelle aree a rischio sismico, in scuotimenti modesti. modo tale da poter convivere con questa calamità nel modo Zona 4 – Molto Basso. E' la meno pericoloso possibile. Di seguito è riportata una meno pericolosa. Nei comuni classificazione delle regioni italiane in 4 categorie, in base al inseriti in questa zona le loro rischio sismico, calcolato sia per frequenza che per possibilità di danni sismici sono basse. intensità degli eventi. Alessandra Marziale


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