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OfficinaAlessi2014_Interni_64.p1.pdf
Aldo Rossi “La conica” Caffettiera espresso/Espresso coffee maker “Il conico” Bollitore/Kettle, Cremiera/Creamer, Zuccheriera/Sugar bowl, Caraffa/Pitcher.
H
o conosciuto Aldo Rossi nel 1980, quando dietro suggerimento di Alessandro Mendini lo invitai a disegnare per Alessi un servizio da tè e caffè nell’ambito del progetto “Tea & Coffee Piazza”. Ricordo bene la sua prima visita a Crusinallo: sembrava riservato, chiuso e forse anche un po’ sospettoso verso il mondo industriale nel quale stava facendo la sua entrata, lui che veniva dal mondo accademico, dall’università, dai libri e dalla ricerca teorica. Era un pomeriggio di marzo, a un certo punto cominciò ad aprire, timido e con un certo riserbo, alcuni carnet di schizzi di caffettiere e di oggetti legati al tema del caffè: mi si aprì un mondo nuovo, meraviglioso, fatato. Si trattava di disegni molto diversi da quelli a cui ero abituato in quel periodo: mi sembravano insieme molto più innovativi e arditi di quello che avevo visto fino a quel momento, ma anche più antichi, come archetipici. In quei carnet erano contenuti in nuce tutti gli oggetti che avremmo poi prodotto nei dieci anni seguenti: le caffettiere “La conica” e “La cupola”, il bollitore “Il conico”, la pentola “La cubica”, la zuccheriera e la lattiera… La sincera passione che mostrai per quegli schizzi me lo fece divenire amico. Aldo era un laghista come me, un amante di quell’atmosfera chiusa e romantica, un po’ gotica, così tipica dei laghi piemontesi-lombardi. Per molti anni era vissuto sul piccolo lago di Mergozzo dove sua moglie aveva una villa ereditata dallo zio, il pittore paesaggista d’inizio secolo Paolo Sala. Alla fine degli anni Ottanta si era poi messo in mente di comperare una casa qui sui laghi, e io lo aiutai a cercarla. Lo accompagnai a visitare vecchie ville, una sorta di gioco comune a un villa-watching che ci impegnò e appassionò per diversi mesi. La mia intenzione era di fargliela comperare sul lago d’Orta, il lago che amo e sul quale abito, e per qualche tempo lui mi assecondò in questa direzione che ci portò anche a girare in lungo e in largo il lago in barca a remi in un gelido gennaio. Poi, all’improvviso, decise per il lago Maggiore e comperò una villa a Ghiffa verso il confine con la Svizzera italiana, una villa non tanto bella, e scomoda da raggiungere da Milano. Nei sotterranei di questa villa aveva progettato di essere sepolto, quasi avvolto dal lago. Il suo approccio al design era molto personale, a mio avviso tipico degli architetti in opposizione agli industrial designer. Invece di presentare dei disegni precisi e quotati, lui preferiva sottometterci degli schizzi, molto poetici e volutamente imprecisi. A un certo punto ricordo che lo zio Ettore, che all’epoca dei fatti narrati era il nostro direttore tecnico e non passava per un tenero nei confronti dei designer, sbottò: << … ma insomma, architetto, non potrebbe darci dei disegni quotati come si deve, invece di questi schizzi?>>. Fu la sola volta in cui vidi Aldo arrabbiarsi: tenne testa allo zio, rispondendogli che se volevamo dei disegni precisi allora dovevamo chiederli a Zanuso,
Aldo Rossi e il design.
64 / Officina Alessi
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Anno / Year 1984
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