guida ristoranti piacentini

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Guida ai Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina

- 2006 / 2007 -


La Guida ai Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina rappresenta un utile strumento di conoscenza di quello che il nostro territorio offre dal punto di vista gastronomico. Camera di Commercio, Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ed Unione Commercianti di Piacenza intendono, attraverso questo strumento, svelare a turisti e visitatori il gusto di Piacenza. L’intero territorio piacentino è sicuramente un ricco giacimento gastronomico con prodotti di grande pregio, alcuni conosciuti, altri quasi dimenticati, eppure tutti potenzialmente trainanti per le moderne forme di turismo. Le secolari tradizioni enogastronomiche piacentine si mantengono in vita anche grazie ai ristoranti, alle trattorie ed osterie locali; alcuni di questi hanno conseguito prestigiosi riconoscimenti nazionali ed internazionali stabilendosi nelle migliori guide enogastronomiche; altri sono più conosciuti dalla popolazione del territorio e quindi poco accessibili a chi voglia fare del Piacentino la propria meta turistica. In questo volume viene presentata una selezione dei ristoranti, trattorie e osterie che hanno inserito in menu le pietanze, e i vini, delle tradizione piacentina: prodotti tipici e antiche ricette locali che fanno parte della storia e della cultura del Piacentino. A corredo della Guida sono stati inseriti quattro “Racconti d’Osteria” del giornalista Giorgio Lambri; ironici, sarcastici, realistici, delineano personaggi, accadimenti, discorsi e alcune usanze che potrebbero accadere nelle classiche osterie piacentine. Infine, dopo una veloce segnalazione, suddivisa per comune di appartenenza, di tutti i ristoranti, le trattorie, e pizzerie di Piacenza e provincia, sono state riservate alcune pagine per la descrizione del “paniere dei prodotti enogastronomici piacentini”. In questa sede sono state tratteggiate le principali caratteristiche dei vini Doc Colli Piacentini, dei Salumi tipici piacentini Dop e dei due formaggi a Dop della provincia di Piacenza. E’ stato quindi riportato un elenco esaustivo dei prodotti tradizionali riconosciuti di Piacenza e provincia.



Autori: Valentina Bernardelli e Luigi Franchi per i testi dei ristoranti certificati cucina tradizionale piacentina Giorgio Lambri per i racconti d’osteria

Coordinamento editoriale, progetto grafico e impaginazione: Valdà Consulting

Stampa: Grafiche Lama

Per richiedere copia del volume rivolgersi a: Unione Commercianti di Piacenza Strada Bobbiese, 2 - 29100 Piacenza Tel. 0523 461811 - Fax 0523 451427 www.unionecommerciantipc.it info@unionecommerciantipc.it

© 2006, CCIAA, FIPE, Unione Commercianti di Piacenza


Guida ai Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina

- 2006 / 2007 -



GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

I turisti nel Piacentino aumentano. I dati più recenti diffusi dalla Provincia parlano di oltre 600 mila presenze nel corso del 2005; nel 1999 erano poco più della metà, circa 350 mila. Una evoluzione dovuta da un lato a un modello di turista che privilegia i trasferimenti di piccolo e medio raggio, dall’altro ad un territorio che lavora costantemente per promuoversi, per far sapere al turista che Piacenza, con tutto il suo variegato territorio, è città d’arte, è Po, è circuito di castelli, è Appennino, è enogastronomia di qualità. Tutto questo si trova su una percorrenza largamente frequentata e che gravita sul bacino del Milanese. Proprio dal Milanese, già da anni, si guarda a Piacenza e alle sue valli come nuova meta del lifestyle di provincia. Guardano al nostro modo di vivere ancora rilassato, guardano al nostro stile ricercato ancorché riservato, guardano alle nostre campagne e colline ancora verdi e incontaminate e costellate di gioielli dell’arte e della cultura, ma soprattutto amano, quando arrivano qui, scovare piccole osterie, grandi ristoranti, serene trattorie. Raramente sbagliano perché il passaparola è forse uno dei migliori metodi di trasmissione delle informazioni. Sappiamo per certo però che quando trovano una buona guida la tengono in grande conto, analizzano e verificano i contenuti, apprezzano i suggerimenti e i consigli che contiene, soprattutto se si tratta di provare antichi sapori. E, tutto dedicato ai sapori di una volta, è questo lavoro: elegante nella sua veste grafica, utile ed esaustivo nei contenuti. Il territorio piacentino vanta una ricca gastronomia che va dai cibi poveri che un tempo potevano essere alla portata di tutti, su su fino alle pietanze che solo una ricca tavola nei giorni di festa poteva permettersi. I nostri ristoratori conoscono il valore di queste ricette che vengono tramandate da generazioni, ne sono gelosi e a ragione; inoltre, così facendo, mantengono saldi alcuni gusti che altrimenti rischierebbero di andare perduti. Questo volume, oltre ad essere un omaggio al loro lavoro, consente piacentino oppure no - di conoscere e sperimentare il nostro stile alimentare che, per tanti aspetti, non trova eguali in alcuna regione.

Giuseppe Parenti

Presidente Camera di Commercio, Artigianato e Agricoltura di Piacenza

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GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

La prima edizione della guida ai ristoranti certificati “Cucina Tradizionale Piacentina” riscosse un notevole successo, sia in termini di adesione al circuito da parte dei ristoratori, sia per quanto riguarda la richiesta della Guida da parte del pubblico. Nella successiva edizione, elaborata per il 2004/2005, le aziende della ristorazione tradizionale passarono da 57 a 75 e le Guide andarono esaurite in poco tempo; in questo 2006 i ristoranti segnalati sono diventati 86 e abbiamo già ricevuto molte richieste del volumetto che le descrive. Un atteggiamento dovuto alla maggiore sensibilità dei ristoratori verso la promozione del territorio, ma anche alla più accentuata volontà del consumatore di ritrovare sapori, tradizioni e cultura locale. Tanti ristoratori, sicuramente attenti ai bisogni del consumatore, hanno ritoccato i propri menu in favore di pietanze della tradizione. Di questi tempi mi pare di notare nel mondo della ristorazione una tendenza alla specializzazione: è palese infatti una crescita esponenziale del numero dei ristoranti etnici, spagnoli e messicani, giapponesi e tailandesi, che si sono diffusi anche nel Piacentino; ma, a fronte di questo atteggiamento, notiamo anche che trattorie, osterie e altre aziende della ristorazione si stanno dando da fare per recuperare la gastronomia che ci contraddistingue. Di più, cresce anche il numero dei bar che propongono, alla voce “piccola cucina”, picula ‘d cavall o una fetta di tast. Un fenomeno riconducibile al sempre crescente attaccamento ai valori della tradizione in questa epoca di veloce globalizzazione. Ovviamente c’è spazio per tutti, anzi, guai se non ci fosse. Sta di fatto che, nelle pagine che seguono, abbiamo voluto rendere un tributo alla cucina originaria del nostro territorio, una cucina ricca di materie prime di qualità ricavate dall’agricoltura e dall’artigianato alimentare che caratterizza le nostre terre. I ristoratori che trasformano questi prodotti salvaguardano non solo la gastronomia ma anche la nostra cultura, garantiscono continuità alla nostra memoria e, se si vuole guardare al lato meramente pratico, rafforzano il valore economico di tutto il processo che parte dai frutti della terra fino ad arrivare in tavola.

Marco Savini

Presidente Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Piacenza

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Oggi è diventata una terminologia di dominio comune: assaggiare - o bere - il territorio; significa che l’approccio allo sviluppo della conoscenza dei territori, nella stragrande maggioranza dei casi, passa attraverso la conoscenza delle tipicità enogastronomiche locali. I consumatori hanno abbandonato quei binomi che “funzionavano” una volta: ostriche-champagne, cappelletti-lambrusco e così via; ma hanno abbandonato anche la tendenza a unificare sotto la voce “Emilia-Romagna uguale tortellini con la panna”. I turisti che arrivano a Piacenza sanno che la nostra gastronomia è ricca e versatile; spesso si sono informati presso amici, leggendo articoli o recensioni di ristoranti; sanno tutto dei nostri salumi e tortelli, sanno con quale vino vorrebbero abbinarli o, meglio ancora, sanno quale ristoratore consiglierà loro il migliore abbinamento. E’ una soddisfazione sapere che a questo atteggiamento abbiamo contribuito anche noi, in sinergia con tutto il territorio piacentino. Ed è una soddisfazione sapere che questa nostra Guida, attraverso la capillare diffusione che operiamo, sta contribuendo a rendere veramente appetibile il nostro territorio. E’ con questo spirito che, nel 2003, abbiamo fortemente voluto realizzare la prima Guida ai ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina: eravamo convinti - e lo siamo tuttora - che le zone turistiche vengono ricordate oltre che per le bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche, anche per il buon bere e l’ottimo mangiare. E’ con questo spirito che riproponiamo, per la terza volta, l’iniziativa. I nostri ristoratori possono diventare, con le loro grandi pietanze, promotori del territorio. Noi, consci di tale ricchezza, abbiamo voluto promuovere i nostri ristoratori, valorizzarli e rendere il giusto onore al loro lavoro. Contemporaneamente abbiamo voluto inserire, in un’altra sezione della Guida, anche tutti quei ristoratori che, pur non dedicandosi alla cucina tradizionale, contribuiscono ugualmente a rendere accogliente il nostro territorio. Abbiamo cercato di dare anche indicazioni utili per sapersi destreggiare tra i nostri prodotti Dop, Igp, Doc e tradizionali; ci è sembrato utile ed esaustivo per chi approccia per la prima volta il Piacentino. Ugualmente, i racconti d’osteria di Giorgio Lambri possono essere utili per capire alcuni tratti - il sarcasmo, la pacatezza, la riservatezza - che contraddistinguono le genti piacentine.

Francesco Meazza

Presidente Unione Commercianti di Piacenza 9



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Terza edizione della Guida, onore alla tipicità Siamo giunti alla terza edizione della Guida ai Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina. Il lavoro fin qui svolto è stato un crescendo di soddisfazioni per noi e il risultato ha destato grande interesse, in alcuni casi suscitato competizione, in altre regioni e province, tra altre associazioni e circuiti. Perché la Guida? Perché con tutto il parlare che si fa di promozione e tutela dei valori e delle tradizioni - anche gastronomiche - di territorio, fino ad oggi ben poche realtà hanno potuto affermare di avere costruito una “guida” alla gastronomia tipica locale. In questa guida si raccontano i cibi della tradizione piacentina passando attraverso i loro creatori; passando attraverso chi sta in sala ed in cucina, chi sceglie e seleziona i prodotti, chi li utilizza per creare le pietanze dei tempi andati e chi li utilizza per elaborare rivisitazioni; passando attraverso gli ambienti che li ospitano. Con questa terza edizione diamo continuità ad un progetto che intende sostenere la tradizione gastronomica piacentina. Riteniamo che sia uno degli elementi di attrazione turistica verso il nostro territorio e contemporaneamente uno strumento di informazione per i Piacentini, riguardo alla loro storia culinaria. Come è nato il progetto? Nel 2002 Fipe - Confcommercio nazionale lanciò una proposta per la certificazione dei ristoranti tipici di ogni territorio; noi abbiamo accolto immediatamente la proposta e, a distanza di neanche un anno, nel giugno 2003, siamo usciti con la prima Guida ai Ristoranti certificati Cucina Tradizionale Piacentina; in quell’anno furono 57 i ristoranti certificati e descritti in guida. 11


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

La seconda edizione - relativa all’annata 2004/2005 - ha assistito ad un considerevole aumento dei ristoranti segnalati in guida, che erano diventati addirittura 75. Con questa edizione abbiamo superato ogni più rosea aspettativa: abbiamo certificato ben 86 tra ristoranti, trattorie ed osterie e, come nelle precedenti edizioni, siamo stati costretti ad escludere alcuni dei candidati. Cosa significa essere Ristorante certificato Cucina Tradizionale Piacentina? Come si vedrà, unico filo conduttore di questa Guida è la tradizione gastronomica locale quindi non ci si stupisca se accanto al grande ristorante blasonato appare la semplicissima trattoria di campagna o la tipica “osteriaccia” con il menu scritto a mano ogni mattina. Anzi, la compresenza di differenti livelli di ristorazione sta a confermare il forte radicamento delle tradizioni gastronomiche nel nostro territorio; tradizioni che vengono affrontate con stili e approcci differenti ma ugualmente di grande valore. Sta di fatto che gli elementi essenziali al fine del raggiungimento della certificazione sono stati: -mun menu in cui trovi posto una buona scelta dei piatti e dei prodotti tipici della tradizione gastronomica locale; -muna carta dei vini in cui siano adeguatamente rappresentate le etichette dei produttori del territorio. Come abbiamo proceduto? Sono state inviate le schede di adesione al progetto ai possessori di licenza per l’attività di ristorazione, circa 650 in tutta la provincia. Un discreto numero di questi ha inviato la documentazione richiesta alla commissione preposta, che ha stabilito gli imprescindibili criteri per l’ingresso nel club degli “eletti”. Tra le condizioni indispensabili per entrare a far parte della “Guida ai Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina” ci sono il possesso di una carta dei piatti e dei vini, una preponderante presenza di piatti della tradizione piacentina in grado di completare un intero menu (dall’antipasto al dolce, vini compresi), un’esplicita vocazione alla tradizione denotata dalla preparazione dei piatti eseguita “in casa”, l’accoglienza dell’ambiente e la cordialità verso gli ospiti. La presentazione dei ristoranti in Guida. La schede di ogni singolo esercizio presenta velocemente i servizi che il locale mette a disposizione dei clienti e a dà un’idea del costo di un tipico pasto piacentino, vini esclusi. Ogni ristorante viene anche descritto attraverso un breve testo, che fa riferimento alla storia, alla struttura e ai proprietari del locale. 12


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Con questa terza edizione abbiamo pensato di modificare leggermente la scheda di ogni ristorante, per raccogliere una ricetta, un suggerimento, un consiglio da parte di chi è depositario di un sapere così importante come le ricette della gastronomia locale; persone che cucinano tutti i giorni, che raccolgono complimenti o commenti, che percepiscono i cambiamenti di gusto, che sono in grado di elaborare modifiche, anche minime, per ottenere miglioramenti. Ogni ristorante ci ha concesso qualche frammento del suo sapere a volte con estrema precisione, altre volte con indicazioni più sommarie - perché con la pratica assidua raramente si pesano e si dosano gli ingredienti - ma sempre con grande generosità. E così veniamo a sapere come si fa un buon brodo, come si toglie il sentore di selvatico dalla cacciagione, come si prepara un buon sugo, un buon battuto, una buona polenta e addirittura come si fanno lievitare alcuni grani. Alcuni ristoratori ci hanno suggerito il metodo migliore per eseguire pietanze tipiche, altri ci hanno suggerito gustose varianti, o originali creazioni. In questo modo la nostra guida si è arricchita di suggerimenti utili ma anche dei tratti che meglio identificano chi cucina per noi. Particolari su cui ci piace soffermarci; particolari che intrigano i turisti e i Piacentini stessi; particolari che, sicuramente, susciteranno discussioni costruttive che già pregustiamo. Ogni ristorante segnalato in guida esporrà una vetrofania con il logo “Ristorante Certificato Cucina Tradizionale piacentina 2006-2007” che consente una immediata identificazione della proposta gastronomica del locale. A corredo della Guida vera e propria abbiamo inserito nel volume, per intrigare i nostri lettori, quattro “Racconti d’Osteria” del giornalista Giorgio Lambri, non propriamente piacentino ma alquanto “piacentinizzato”. Ironici, sarcastici, realistici, delineano personaggi, accadimenti, discorsi e alcune usanze che potrebbero accadere nelle classiche osterie piacentine. Ovviamente sono racconti di fantasia - in alcuni casi un po’ noir - e ogni riferimento a persone, luoghi, fatti è puramente casuale. Ci sono piaciuti subito per la loro immediatezza e perché, intanto che li leggiamo, ci possiamo immaginare i personaggi descritti e le situazioni in atto, tanto sono vivide le descrizioni. L’osteria è il filo conduttore di questi racconti, si parla dei proprietari, si parla di gente che in osteria è capitata per caso o che l’osteria la frequenta assiduamente e per questo ci è piaciuto chiamarli “racconti di osteria”. Forse, da questo momento, diventerà un genere a sé stante. Ce lo auguriamo, come auguriamo una buona lettura a chiunque prenderà in mano questa Guida. 13



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GUIDA ALLA LETTURA

Questa è una sintetica guida alla lettura del volume così da facilitarne l’utilizzo e individuare agevolmente tutte le informazioni contenute

Qui di seguito compaiono 86 schede relative ai ristoranti certificati Cucina Tradizionale Piacentina secondo il seguente criterio: -mquelli che si trovano all’interno del comune di Piacenza, in ordine alfabetico per nome del ristorante; -mquelli che si trovano in provincia di Piacenza e, in questo caso, è stato seguito l’ordine alfabetico dei vari comuni; -mquando, all’interno di un singolo comune, compaiono più Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina è stato ugualmente utilizzato l’ordine alfabetico per nome del ristorante. Ogni scheda contiene le seguenti informazioni: -mnome del locale; -mnome della persona che sovrintende alla sala (o delle persone che sovrintendono se sono più di una); -mnome della persona che sovrintende alla cucina (o delle persone che sovrintendono se sono più di una); -mnumero di telefono; di fax quando compare; se attivi sono stati segnalati anche il sito web e la e-mail; -morari di apertura; -mgiorno o giorni di chiusura; -mperiodi di ferie; -mil numero medio dei coperti; -mil prezzo medio di un pasto - esclusi i vini -; -mle carte di credito che vengono accettate nel locale; -mi piatti della tradizione piacentina che, nei limiti della disponibilità di stagione e di prodotto, sono in genere inseriti nel menu; -muna sintetica descrizione del tipo di locale, di cucina e di clientela; -mun suggerimento, un consiglio, una veloce ricetta che, ovviamente, si pratica nel ristorante. Alle schede dei ristoranti certificati abbiamo fatto seguire quattro racconti del giornalista Giorgio Lambri; si tratta di racconti che abbiamo definito “d’osteria” perché è quest’ultima il filo conduttore che li lega sia alla guida che alle tradizioni piacentine.

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Segue una veloce carrellata, suddivisa per comune di appartenenza, di tutti i ristoranti, le trattorie, osterie e pizzerie di Piacenza e provincia. In questo caso, dopo il nome del locale, sono stati indicati solo indirizzo e numero di telefono. Infine, per gli appassionati di tipicità, sono state riservate alcune pagine di questo volume alla descrizione del “paniere dei prodotti enogastronomici piacentini”. In questa sede sono state tratteggiate le principali caratteristiche dei vini Doc Colli Piacentini, dei Salumi tipici piacentini Dop e dei due formaggi a Dop della provincia di Piacenza. E’ stato quindi riportato un elenco esaustivo dei prodotti tradizionali riconosciuti di Piacenza e provincia. Aggiungiamo infine che, in questa edizione, per la prima volta abbiamo allegato una cartoguida che indica la posizione dei ristoranti segnalati. Ci è sembrato utile soprattutto per i tanti turisti che non conoscono bene le nostre vallate. Certamente, non saranno indicate con esattezza tutte le strade e stradine, non ci saranno dettagli esaustivi ma si potrà avere almeno un’idea concreta delle distanze da percorrere per raggiungere l’una o l’altra località.

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Nota degli autori Inizialmente volevamo uniformare tutti i termini relativi a piatti, pietanze e prodotti che compaiono in Guida. In seguito abbiamo pensato che un’operazione del genere, soprattutto in una Guida che parla di tipicità locali, impoverisse il nostro lavoro. Sicuramente sarebbe stato più comodo ma non avrebbe dato l’idea delle grande varietà e ricchezza della gastronomia piacentina. Facciamo un esempio, per definire un prodotto che ha, pressappoco, le medesime basi abbiamo usato più lezioni: chisolini, torta fritta, gnocco fritto, pasta fritta e oseremmo accostarvi anche la burtleina. Abbiamo scelto di utilizzare il termine che ha usato il ristoratore perché a nomi diversi spesso corrispondono prodotti diversi, a volte in maniera più palese, altre volte in modo quasi impercettibile. Possono cambiare i formati, gli ingredienti, i dosaggi degli ingredienti, i metodi di cottura, i tempi di preparazione. Non dimentichiamo che la provincia di Piacenza è vasta e morfologicamente molto diversificata, si passa infatti dalla Bassa che degrada sul Po all’Appennino, e ovviamente che ingredienti utilizzati in montagna - secondo la tradizione locale - saranno diversi da quelli di pianura anche se l’idea di base è la medesima. I chisolini, la torta fritta, lo gnocco fritto, la pasta fritta e la burtleina hanno tutti questa idea di base: farina, acqua, un grasso per la cottura e, in alcuni casi, lievito; si mangiano da soli o in accompagnamento ai salumi, ai formaggi o ricoperti di zucchero o di marmellata. C’è chi li arricchisce, con uova o cipolle, e c’è chi preferisce il “modello base”. Il medesimo discorso si può applicare a diversi altri prodotti, dai tortelli, ai brasati. Forse, per avere la perfetta padronanza della cucina del territorio, è bene avere presenti anche queste differenze.

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Third Edition of the Guide, in honour of specialities We have reached the third edition of the Guide to Certified Restaurants Traditional Cuisine of Piacenza. The job done so far has been very satisfying for us and the result has awoken a lot of interest, sometimes competion in other regions and provinces, among associations and circuits. Why? Because in spite of a widespread talking about promotion and protection of local values and traditions - gastronomic traditions also - only few places can claim to have made a “guide� to the typical local gastronomy up to now. This guide is about traditional eating and drinking in Piacenza going through its own makers; through those who work in the dining room and in the kitchen, those who choose and select products, use them to prepare dishes of the past and revisit them; going through places which house it all. With this third edition we continue a project that intends to support the gastronomic tradition of Piacenza. We believe the guide can give rise to the touristic appeal of our territory and become at the same time a preciuos source of information for people living in Piacenza about their culinary history. How did this project start? In 2002 Fipe - General Federation of National Trade made a proposal in order to certify typical restaurants of each territory; we agreed to it immediately and, at a distance of about a year, in June 2003, we released the first Guide to Certified Restaurants Traditional Cuisine of Piacenza; 57 restaurants were certified and described in the guide that year. The second edition - covering the period 2004/2005 - saw a considerable 19


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rise in the amount of mentioned restaurants which became even 75. With this edition we have gone beyond all expectations: we certified 86 among restaurants, trattorias, osterias and, as in previous editions, we had to leave some applicants out. What does the designation Certified Restaurants Traditional Cuisine of Piacenza mean? As you will see, the thread running through this guide is the local gastronomic tradition so there is no surprise if beside a fashionable top restaurant appears an unsophisticated small country restaurant with a menu which is written every morning in longhand. On the contrary the simultaneous presence of different levels of catering confirms strong rooted gastronomic traditions in our territory; traditions that deal with various styles and approaches but equally of great worth. It is a fact that, in order to obtain the certification, we considered these essential requirements: -mmenu with a good selection of typical dishes and products of the local gastronomic tradition -mwine list that adequatly represents local vine-growers’ labels How did we proceed? We sent the agreement forms for this project to those who own a licence to carry on catering, around 650 in the whole province. A fair amount of them provided the committee in charge of the assessment with the necessary documentation stated by strict criteria to enter “the elects’ club”. Among the essential requirements to be a member of the “Guide to Certified Restaurants Traditional Cuisine of Piacenza” we demanded the possession of a menu and a wine list, a prevalent presence of traditional dishes of Piacenza covering a whole menu (from starters to dessert, inclusive of wines), an explicit vocation for tradition supported by home cooking, by good reception and kindness to the guests. Presentation of the restaurants in the Guide The profile of every single restaurant presents briefly the service at customers’ disposal and gives a general idea about the cost of a typical meal of Piacenza, wines excepted. Each restaurant is described by a short text referring to history, to premises and owners of the catering business. With this third edition we have changed slightly the profile of each restaurant to receive a recipe, a suggestion, a tip from those who are 20


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guardians of an important knowledge such as the recipes of local gastronomy; people who cook every day, who gather compliments or comments, who perceive changes in taste, who can invent adjustments, even very small, to improve. Each restaurant gave us a little of its knowledge, sometimes with great precision, some other times with summary directions – because thanks to a constant practice they rarely weight out the ingredients – but always with great generosity. So we have learnt how to brew a good stock, how to take off the gamy smell from meat, how to prepare a good sauce, a good battuto, a good polenta and even how to leaven certain kind of wheat. Some restaurants recommended us the best method to cook typical dishes, others suggested us tasty variations or original creations. In this way our guide has been enriched by useful suggestions and also by features that identify better who cook for us. Details that we like to dwell upon; details that arouse the interest of tourists and also of people from Piacenza; details that surely will provoke constructive discussions we are looking forward to. Each restaurant mentioned in the guide will put out a label with the logo “Certified Restaurants Traditional Cuisine of Piacenza 2006” that allows an immediate identification of the gastronomic offer of the place. Along with the sheer guide, in order to intrigue our readers, we have inserted in the volume four “Osteria’s Short Stories” by the journalist Giorgio Lambri, not really born in Piacenza, but very familiar with Piacenza and its environs. Ironic, sarcastic, realistic, they sketch out characters, facts, conversations and some customs which may occur in classic osterias of Piacenza. They are obviuosly fiction stories – sometimes a bit noir – and any reference to people, places and facts is totally casual. We have appreciated them at once for their directness and because the descriptions are so vivid that by reading them we can imagine the depicted characters and the situations under way. The osteria is the thread running through these short stories; they talk about owners, they talk about people who have ended up to osteria by chance or who regularly go there and that is why we decided to call them “Osteria’s Short Stories”. From now on it might become an autonomous genre. We hope so as we wish good reading to anyone who will take this guide.

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GUIDE TO CERTIFIED RESTAURANTS TRADITIONAL CUISINE OF PIACENZA

GUIDELINES TO READING

This is a brief guide to the volume in order to help readers to use it and to identify easily any included information

In what follows there are 86 profiles of Certified Restaurants Traditional Cuisine of Piacenza arranged by this criterion: -mthose situated inside the commune of Piacenza in alphabetical order by restaurant’s name -mthose situated in province of Piacenza and in this case we have followed the alphabetical order by commune -mwhen more Certified Restaurants Traditional Cuisine of Piacenza are situated inside the same commune, we have applied the alphabetical order by restaurant’s name Each profile contains the following information: -mname of the eating establishment -mname of the person (or people) in charge of the dining room -mname of the person (or people) in charge of the kitchen -mtelephone number; fax if it appears; web site and e-mail if available -mopening time -mclosing day or days -mholiday period -maverage number of covers -maverage price of a meal - except wines -mcredit cards accepted by the restaurant -mtraditional dishes of Piacenza inserted in the menu within the limits of season and product availability -ma brief description of the type of place, kitchen and customers -ma suggestion, a tip, a quick recipe which has been obviuosly practised in the restaurant Four short stories by the journalist Giorgio Lambri follow the certified restaurants’ profiles; we have called them “of osteria” because osteria is the thread running through these stories linking them both to the guide and to the traditions of Piacenza. After that a quick roundup, arranged by commune, of all the restaurants, trattorias, osterias and pizzerias of Piacenza and its province. In this case after the eating establishment’s name we have reported only its address and telephone number. 23


GUIDE TO CERTIFIED RESTAURANTS TRADITIONAL CUISINE OF PIACENZA

In the end, for specialities-lovers, we have dedicated some pages to describing the “basket of food-and-wine products of Piacenza”. We have outlined the main traits of wines Doc Colli Piacentini, of typical Salumi Piacentini Dop and two kinds of cheese Dop of Piacenza area. Then we have reported an exhaustive list of traditional products coming from Piacenza and its province.

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I Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina



PIACENZA

ANTICA TRATTORIA DELL’ANGELO Indirizzo: Via Tibini, 14 - Piacenza In sala: Silvana Scalia In cucina: Carlo Pastore Telefono: 0523 326739 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: agosto Numero di coperti: 50 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali tranne American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, tortelli, chicche della nonna, piccola di cavallo con polenta, stracotto di asinina, cavallo crudo, crostate, sbrisolona, semifreddo al croccantino, torta dell’angelo (con creme di cioccolato e nocciola).

Un baluardo dei vecchi “mangiari” piacentini in una vecchia, rustica osteria; tavoli pesanti, travi a vista, tovagliato semplice e scudlein - lo scodellino di maiolica bianca che i Piacentini usano per bere il vino rosso - sempre in tavola. L’ha voluta mantenere così, come era una volta, la proprietaria, Silvana Scalia, signora gentile, spiritosa e decisamente solida; ed ha indovinato. La trattoria dell’Angelo infatti è una meta per gli amanti dei grandi primi piacentini; per la carne di cavallo e di asina fatte proprio come consuetudine vuole.

Il consiglio di Carlo Pastore «Un buon sugo per i pisarei e faso’ si prepara con un soffritto con olio, sedano, carota, cipolla e un po’ d’aglio; vi si aggiunge un po’ di gras pist e un bel pezzo di cotenna. A questo punto si gettano i fagioli - che saranno rimasti a bagno dalla sera precedente - si sfuma con un po’ di vino e si aggiungono i pelati. Si aggiusta di sale, si aggiunge un po’ di pepe ed è pronto». 27


PIACENZA

OSTERIA DEL MORINO Indirizzo: Strada Voltone Decca, 1/Strada Caorsana - Roncaglia - Piacenza In sala: Caterina Bricchi, Alessandro Bruschi e Valeria Vincenzi In cucina: Andrea e Maria Teresa Bricchi Telefono: 0523 504101 - www.enotecadelmorino.it - info@enotecadelmorino.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: sabato a mezzogiorno, domenica, lunedì sera (solo in estate) Periodo di ferie: in agosto Numero di coperti: 50 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali escluso American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli, pisarei e faso’, anolini in brodo, crespelle con ricotta e basapret, stracotto di asinina, piccola di cavallo, tartara di cavallo, brasato di cinghiale al Gutturnio, tast (tasca di vitello ripiena), busslan, zuccotto, crostate fatte in casa. Il Morino è un locale storico: si meritò questo nome grazie alla carnagione scura di un suo vecchio proprietario. Di quel tempo è rimasto il nome, oggi infatti i titolari sono giovani, vitali, entusiasti e hanno voluto così il proprio ambiente, luminoso e gioioso, con particolari estremamente curati. Le pietanze che arrivano in tavola sono quelle della tradizione piacentina, magari reinterpretate ma da cui traspare una solida base; qualche piacevole apporto arriva anche dalle vicine cucine reggiane e modenesi, come le tigelle, che vengono portate in tavola ancora calde. Il bel menu cambia a seconda della stagione, nella carta dei vini invece rimangono fermi i grandi classici piacentini e nazionali. Il consiglio di Alessandro Bruschi «Il taglio migliore per preparare una buona tartara di cavallo è il magatello, molto magro. Bisogna preparare una vinagrette con limone, olio, sale, pepe e un po’ d’aglio; quando è ben amalgamata vi si incorpora la carne tagliata e battuta al coltello e si lascia il tutto per pochi minuti (perché questa carne si ossida velocemente) in frigorifero. Questa è la base, poi si possono aggiungere senape, un uovo, tabasco, salsa worchester, capperi, aceto balsamico, cipolle a piacere». 28


PIACENZA

OSTERIA LA SARACCA Indirizzo: Via del Capitolo, 73/75 - Piacenza In sala: Daniele e Alice Mazzuchelli In cucina: Giovanni Sali Telefono: 0523 612503 - Fax: 0523 612503 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: domenica Periodo di ferie: la prima settimana di gennaio e la settimana di Ferragosto Numero di coperti: 80 all’interno e 80 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 23 Carte di credito: Mastercard e Visa e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torte salate, tortelli con burro e salvia, pisarei e faso’, anolini in brodo, coppa arrosto, filetto di cavallo, grigliate miste di carne, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

La Saracca è una delle storiche osterie di Piacenza; la nuova gestione, che prosegue da nove anni, ha volutamente mantenuto questo aspetto da locanda molto semplice, quasi spartana: niente fronzoli, fiori o preziose suppellettili, solo muri colorati con tinte vivaci e allegre. In questo locale molto accogliente, che ha anche un gran bel giardino, durante la settimana si servono pietanze che appartengono alla tradizione gastronomica piacentina. Il mercoledì sera invece si organizzano serate a tema con pietanze tradizionali di altre regioni d’Italia e il giovedì sera solo risotti, di tutti i tipi.

Il consiglio di Alice Mazzuchelli «Abbiamo elaborato una torta al cioccolato che potessero mangiare anche i celiaci, quindi senza glutine, ma piace molto anche a chi non ha questa intolleranza. Occorrono 200 gr di cioccolato fondente da far sciogliere in padella con 200 gr di burro; a parte si montano quattro albumi d’uovo e, separatamente, 4 rossi d’uovo. Si amalgamano tutti gli ingredienti e si mettono in forno per 25 minuti a 200°C». 29


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PICCOLO ROMA Indirizzo: Via Cittadella, 14 - Piacenza In sala: Piero Prati In cucina: Carlo Rocca Telefono: 0523 323201 - Fax: 0523 330548 www.grandealbergoroma.it - hotel@grandealbergoroma.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: sabato e domenica sera Periodo di ferie: in agosto Numero di coperti: 80 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 40 Carte di credito: tutte I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini e gnocco fritto, anolini in brodo, tortelli con le code, stracotto di puledra al Gutturnio, polenta e merluzzo, trippa alla piacentina, stricc, anguilla e pescegatto fritti (solo su prenotazione), busslan con Malvasia.

In pieno centro storico di Piacenza, accanto alla nota piazza dei Cavalli, si trova il Grande Albergo Roma, da decenni meta di una elegante clientela internazionale, di personalità del mondo dello spettacolo e di uomini d’affari. Diretta emanazione del Grande Roma, è il suo ristorante, il Piccolo Roma che si trova proprio accanto. Entrambi vengono gestiti grazie alla accorta regia dell’ingegnoso Piero Prati che spesso crea audaci accostamenti di pietanze tradizionali con musiche jazz e soul. L’ambiente ha i toni caldi e il sapore dell’alta società di una volta, dorata e spensierata. Nelle cucine, Carlo Rocca e la sua brigata creano le grandi portate della tradizione e sperimentano nuovi sapori.

Il consiglio di Piero Prati «I segreti per fare le “orecchie di elefante”, le vere cotolette impanate: procurarsi la parte del carré di vitello che corrisponde alla costoletta e lavorarla con il batticarne fino a che sia sottilissima; dopo il passaggio nell’uovo, va impanata nel pane grattugiato che contiene una spolverata di formaggio grana. Va cotta velocemente in olio bollente con una piccola aggiunta di burro». 30


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RISTORANTE BAR GIANPINO Indirizzo: Via Emilia Parmense, 291 - Piacenza In sala: Gaetano Badini In cucina: Adele Nicolini Telefono: 0523 504116 - Fax: 0523 504116 ristorantegianpino@inwind.it - http://spazioinwind.libero.it/gianpino Orari di apertura: 6,30 - 19,30 (su prenotazione rimane aperto anche a cena) Giorno di chiusura: domenica (su prenotazione per gruppi rimane aperto) Periodo di ferie: una settimana a gennaio e due settimane ad agosto Numero di coperti: 100 (all’esterno si fa solo servizio bar) Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: Visa, Mastercard, Bank Americard, Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, chicche della nonna, gnocchi, ravioli in brodo, tortelli alla piacentina, bolliti misti con mostarda, arrosti misti, selvaggina con polenta, merluzzo in umido con polenta, crostate fatte in casa, dolci al cucchiaio fatti in casa.

Gianpino venne aperto negli anni Quaranta. Poco fuori da Piacenza e lungo la trafficata Via Emilia, era meta di chi dovesse viaggiare per lavoro e, già allora, gran parte delle pietanze preparate erano nel novero delle tradizioni locali. Passano gli anni, le generazioni si avvicendano e oggi a gestirlo c’è Gaetano Badini, alla terza generazione di ristoratori. In cucina la sua mamma, Adele Nicolini, prepara sì piatti tradizionali, ma anche diversi cibi senza tempo, come le classiche uova al tegamino; e chi le trova più? Inoltre il locale, al passo con i tempi, si è dotato di una attrezzata sala riunioni per garantire tutti i servizi necessari alla propria clientela.

Il consiglio di Adele Nicolini «Per fare bene il merluzzo in umido, bisogna lasciare il pezzo in acqua (fredda, cambiandola almeno tre volte) per 24 ore. Intanto che si prepara un soffritto con olio, burro e tanta cipolla, si asciuga bene il merluzzo, lo si infarina e quindi lo si fa rosolare; si aggiunge un po’ di pomodoro, un po’ d’acqua e, se fosse troppo salato, una manciata di uva sultanina. Deve cuocere adagio per essere più buono». 31


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RISTORANTE MILVERA Indirizzo: Via Farnesiana, 200 - Mucinasso - Piacenza In sala: Daniele Lucini In cucina: Antonella Guglielmetti Telefono: 0523 506105 - www.ristorantemilvera.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: quindici giorni a gennaio e quindici a giugno Numero di coperti: 120 all’interno e 100 all’esterno Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, panzerotti al forno, pisarei e faso’, tortelli di ricotta, anolini in brodo, arrosti misti con patate, brasati misti con polenta, bolliti misti, piccola di cavallo, crostate e semifreddi della casa, liquori di nocino e bargnolino.

I requisiti principali di questo ristorante sono presto detti: la conduzione familiare, sono infatti Daniele Lucini e sua moglie Antonella a gestire locale e cucina, e la stagionalità delle pietanze che arrivano in tavola. Ogni prodotto utilizzato ha superato una rigorosa selezione, e così arrivano in tavola solo verdure di stagione, solo salumi scelti e fatti poi stagionare nelle cantine più adatte, solo carni freschissime e morbide cucinate come la stagione richiede. Pasta fatta rigorosamente a mano - ovviamente da Antonella - e carrello dei bolliti rimangono comunque le specialità più gettonate del locale.

Il consiglio di Antonella Guglielmetti «Le nostre buone zucche si possono utilizzare per fare degli ottimi tronchetti. Si fa cuocere una zucca media al forno, si passa al setaccio e si amalgama con ricotta, mascarpone, grana e un po’ di noce moscata. Con questo impasto si farciscono delle crespelle che si tagliano a tronchetto; si dispongono su una teglia imburrata, si coprono di besciamella e si infornano». 32


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RISTORANTE PANZEROTTI Indirizzo: Via Emilia Pavese, 216 - Piacenza In sala: Giusy Bossalini In cucina: Mary Bossalini Telefono: 0523 480134 - Fax: 0523 480134 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì e la sera del lunedì Periodo di ferie: in agosto Numero di coperti: 120 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 28 Carte di credito: Cartasì, Visa I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, verdure sottolio della casa, burtleina, torte salate, panzerotti, anolini in brodo, pisarei e faso’, tortelli con la coda, gnocchi di patate, coppa al forno, piccola di cavallo, asinina brasata con polenta, faraona al cartoccio, salame cotto, stinco di maiale arrosto, torta di mele calda fatta in casa, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

Secoli fa in questo stesso luogo, che si trova lungo una trafficata direttrice, ci si poteva fermare per il cambio dei cavalli e per fare un pasto caldo. Sono cambiati i tempi e i mezzi ma questi locali rimangono un baluardo delle tradizioni gastronomiche locali. Un merito che va ascritto alla famiglia Bossalini che gestisce il ristorante dal 1984. Prima c’era Genny - che nel 2003 ricevette il premio Ercole Bibace per le sue competenze enogastronomiche - con il marito Gino - anch’egli pluripremiato e noto sommelier -; oggi ci sono le figlie Giusy e Mary che, con passione e competenza, proseguono nel mantenimento delle tipicità piacentine.

Il consiglio delle sorelle Bossalini «Molto richiesta è la nostra faraona al cartoccio, che una volta, ovviamente, ben pulita riempiamo con aromi – salvia, rosmarino, poco alloro, sale, pepe, una nocetta di burro e prosciutto crudo a tocchetti – e quindi la avvolgiamo con un doppio strato di carta da forno. La mettiamo in forno già caldo su una teglia unta d’olio e ogni tanto la bagniamo con un po’ di vino bianco; rimane morbida e fragrante». 33


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VECCHIA PIACENZA Indirizzo: Via San Bernardo, 1 - Piacenza In sala: Liliana Salvoni In cucina: Pierantonio Salvoni Telefono: 0523 305462 - Fax: 0523 305462 www.ristorantevecchiapiacenza.it - micol_salvoni@virgilio.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: domenica Periodo di ferie: in luglio Numero di coperti: 25 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 45 Carte di credito: le principali tranne American Express I piatti della tradizione piacentina: pisarei e faso’, caramelle di ricotta mascarponata con erbette, bomba di riso (solo su prenotazione), tagliate di manzo, lepre in salmì, brasato di manzo, rane in guazzetto con polenta, coppa piacentina alle verdure, prosciutto fresco al forno con aromi, panna cotta con lamponi tiepidi, gelati di produzione propria. Il Vecchia Piacenza si trova in una delle zone più antiche della città, all’interno di un imponente palazzo edificato entro il 1736. Nel 1998 Liliana e Pierantonio Salvoni decidono di stabilire qui il loro ristorante; affrescano -di persona- le sale secondo gli stili in voga all’epoca dell’edificio e dispongono eleganti suppellettili e pochi tavoli, da dove si possa godere, in pace, la bellezza e la bontà del posto. I piatti che arrivano in tavola sono quelli storici piacentini, leggermente rivisitati per avvicinarli al gusto attuale e per meglio sfruttare i prodotti che ogni stagione offre. La carta dei vini annovera una selezione delle migliori etichette locali e nazionali ma la cantina è così bella che è un piacere scegliere di persona. Il consiglio di Pierantonio Salvoni «Per preparare le rane in guazzetto occorre un chilo di rane già pulite, lavate, asciugate, con le cosce incrociate e infarinate. Si scioglie un po’ di burro in padella, si fanno rosolare le rane, si aggiunge sale e pepe e un bicchiere di vino bianco. Dopo 20 minuti a fuoco lento si aggiunge, poco per volta, una tazza di brodo e, prima di terminare la cottura, prezzemolo tritato. Vanno adagiate su un letto di polenta». 34


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TRATTORIA DAL GNASSO Indirizzo: Via Molineria Sant’Andrea, 14 (angolo Via Campagna) - Piacenza In sala: Margherita In cucina: Carlo Giacobbi detto il Gnasso Telefono: 0523 482780 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: domenica Periodi di ferie: dal 5 al 26 agosto Numero di coperti: 60 in parte nella sala interna e in parte nel gazebo riscaldato Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: solo Bancomat I piatti della tradizione piacentina: pistà‘d grass, salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, tortelli con la coda, piccola di cavallo, asinina in umido, cavallo crudo, faldìa (cotoletta di cavallo impanata), polpette di patate, polenta e merluzzo, crostate fatte in casa.

Il Gnasso è conosciuto un po’ da tutti i cittadini di Piacenza, un personaggione di quelli che si fanno notare. Fino a qualche anno fa gestiva, con la mamma, una storica trattoria piacentina situata in una delle parti più vecchie della città; poi, per qualche tempo, è scomparso lasciando in crisi diversi Piacentini. E’ finalmente ritornato a cucinare, in un altro locale, le sue rassicuranti e classicissime pietanze locali; finalmente si può sentir parlare, intanto che ci si nutre a base di cavallo, il vero dialetto di città, strettissimo e complesso per chi non ha dimestichezza con questi suoni. Sempre che si trovi posto.

Il consiglio di Carlo Giacobbi, detto il Gnasso «Si fa un soffrittino con olio, burro e cipolla bianca; si aggiunge un po’ di vino bianco, e due o tre cucchiai di conserva di pomodoro doppio concentrato. Pronto il soffritto vi si butta la piccola di cavallo ben tritata, si copre con il coperchio, e si lascia cuocere a fuoco lento per cinque ore. Infine si deve solo aggiustare di sale. E’ ancora più buona se si riscalda il giorno dopo». 35


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TRATTORIA LA STAZIONE DI MILVERA Indirizzo: Via Decorati al Valore Civile, 15 - San Bonico - Piacenza In sala: Paola Sghiavetta In cucina: Paolo Ravella Telefono: 0523 380273 - Fax: 0523 380273 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: domenica sera e lunedì; nei mesi di luglio e agosto il lunedì sera e la domenica Periodo di ferie: dal 15 giugno al 4 luglio Numero di coperti: 55 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: tutte I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, tortelli di erbette, lasagnette al forno con ragù d’anatra, stufato di cinghiale, coppa piacentina al forno, faraona di campo al forno, picula ad caval, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa, nocino e bargnolino, grappa di Gutturnio. La Stazione di Milvera aprì i battenti nel 1957 e fin da allora si caratterizzò come locale dedito alla preparazione di pietanze tipiche piacentine. L’attuale gestione, che vede i titolari Paola Sghiavetta in sala e Paolo Ravella in cucina, prosegue nel solco di questa tradizione. La trattoria si contraddistingue per il suo carattere familiare, casalingo, quasi intimo, con una attenta operosità che permette agli ospiti di veder arrivare in tavola gustosi manicaretti preparati con i migliori frutti che la stagione offre, con prodotti selezionati, come le anatre che vengono scelte solo se allevate a terra. Il buon assortimento di vini, sia del territorio locale sia di quello nazionale, completa l’offerta del locale. Il consiglio di Paolo Ravella «Per preparare un’ottima anatra all’arancia senza aggiungere grassi: l’anatra, già pulita, va riempita con un trito di sale, pepe e alloro e tre arance tagliate al vivo. Si appoggia sulla griglia del forno (ben caldo) e sotto, a una distanza di 6 centimetri, si mette una teglia con le bucce delle arance e acqua; durante la lenta cottura - circa due ore - si raccoglie nella teglia il grasso con cui si potrà fare un intingolo». 36


PIACENZA

TRATTORIA DA MARIU’ Indirizzo: Corso Garibaldi, 49 (angolo via Cavalletto) - Piacenza In sala: Mariù Bonelli e collaboratori In cucina: Mariù Bonelli Telefono: 0523 319350 - Fax: 0523 319350 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: il lunedì (in estate solo a mezzogiorno) Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 70 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta fritta, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, tagliatelle con pasta di salame, gnocchi di patate, piccola di cavallo, trippa alla Piacentina, brasato di asinina, merluzzo con cipolle, grigliate miste, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

Nuova gestione per questo locale che si trova proprio nel centro storico di Piacenza, a due passi dalla Piazza dei Cavalli. Titolare è la signora Mariù Bonelli che fa la ristoratrice da almeno trent’anni e prepara tutte le sue pietanze con passione e sollecitudine: anche la più semplice insalata, fatta con fragranti verdure di stagione, è bella da vedere oltre che buona. La gran parte dei suoi piatti è preparata secondo le tradizioni piacentine - soprattutto i venerdì sera d’inverno è facile trovare in menu merluzzi o brasati e perfino l’ormai rara trippa alla Piacentina - ma c’è spazio anche per qualche gustosa invenzione o geniale rielaborazione.

Il consiglio di Mariù Bonelli «Si prepara un soffritto con olio extravergine d’oliva e cipolla tagliata finemente; vi si mette la pasta di salame fresca, la si lascia dorare e quindi si versa un po’ di vino bianco; a questo punto si aggiunge pomodoro a pezzetti, si allunga con un po’ di brodo e si cuoce lentamente per un’ora e mezza. Io insaporisco questo sugo con due o tre foglie di alloro e un pezzettino di zenzero quindi ci condisco le tagliatelle». 37


PIACENZA

TRATTORIA SAN GIOVANNI Indirizzo: Via San Giovanni, 36 - Piacenza In sala: Carla Chiesi In cucina: Roberto Zanetti Telefono: 0523 321029 - Fax: 0523 321029 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì, a pranzo, nella stagione invernale; nella stagione estiva la domenica Periodo di ferie: tutto il mese di agosto Numero di coperti: 30 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 29 Carte di credito: Visa, Mastercard, Cartasì I piatti della tradizione piacentina: crudo di cavallo, anolini di stracotto in brodo di terza, tortelli di erbette, pisarei e faso’, tagliatelle al sugo di noci, pin di Cerignale al sugo di funghi della Val d’Aveto, tasca di vitello farcita alle erbette, stracotto di asinina con polenta, merluzzo in umido, lumache alla Bobbiese.

Il locale, in pieno centro di Piacenza, è stato ristrutturato lo scorso anno: l’ambiente è rimasto un po’ informale, rustico, come è doveroso che sia una trattoria, ma si è voluto aggiungere qualche tocco di modernità. Sempre lo scorso anno la Trattoria San Giovanni è stata segnalata su una eccellente Guida alle Osterie. Merito? Dell’ottimo servizio ma anche del sapiente utilizzo degli ingredienti di stagione e una grande attenzione alla loro freschezza. Un esempio per tutti: una volta scelte le parti giuste del cavallo, si portano al ristorante intatte; vengono tagliate al momento, al coltello, solo poco prima di andare in tavola.

Il consiglio di Roberto Zanetti «Per fare il brodo in terza metto a cuocere le carni separatamente: da un lato il cappone, dall’altro vitello con verdure, dall’altro ancora due tagli diversi di manzo con verdure; una volta pronti si sgrassano e infine si mescolano. Per un brodo ancora migliore le carni vanno messe in acqua ancora tiepida». 38


AGAZZANO

ALBERGO RISTORANTE IL CERVO Indirizzo: Piazza Europa, 20 - Agazzano In cucina: Antonio Panizzari (detto Renzo) e il figlio Alberto In sala: Carmen Galli Telefono: 0523 975208 - Fax: 0523 971935 www.ristoranteilcervo.it - info@ristoranteilcervo.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: dal 6 gennaio al 14 febbraio Numero di coperti: 120 + 30 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta e spinaci, anolini in brodo, pisarei e fasò, arrosti misti, capriolo in salmì, trippa alla piacentina, bolliti misti (solo su ordinazione per gruppi), crostata di marmellata di prugne, di frutta, busslan, creme caramel.

Il ristorante Il Cervo, con il suo elegante fronte, si affaccia proprio sulla grande piazza centrale di Agazzano. Era una locanda di grande passaggio già nei secoli scorsi, oggi mantiene ancora qualche camera per chi desidera soggiornare nella verdissima Val Tidone. Il titolare, che tutti chiamano Renzo, si occupa della cucina insieme al figlio Alberto; insieme preparano, nella stagione giusta, succulenti piatti a base di selvaggina e poi tutte quelle pietanze che fanno così ricca la cucina tradizionale piacentina. Le sale del ristorante - quella centrale conserva ancora l’antico camino - sono arredate con semplicità e buon gusto.

Il consiglio di Antonio Panizzari, detto Renzo «Per togliere quel sapore di selvatico alla selvaggina da pelo bisogna, una volta che si è spezzettata, farla saltare in padella con olio d’oliva, sale grosso e qualche foglia di alloro per sette o otto minuti a fuoco vivo. A questo punto i pezzi si sciacquano in acqua fredda corrente e si asciugano bene con un panno; si può così eseguire la ricetta preferita». 39


AGAZZANO

ANTICA TRATTORIA GIOVANELLI Indirizzo: Via Centrale, 5 - Sarturano - Agazzano In cucina: Raffaella e Piera Giovanelli In sala: Marco Giovanelli Telefono: 0523 975155 - Fax: 0523 975155 - www.anticatrattoriagiovanelli.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì e le sere dei giorni festivi Periodo di ferie: 15 giorni a febbraio e 15 ad agosto Numero di coperti: 60 all’interno e 60 all’esterno Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 28 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, anolini di stracotto in brodo, tortelli alle erbette e ricotta, pisarei e faso’, tagliatelle fresche, coppa arrosto, bolliti misti, salame cotto, faraona arrosto, crostate fatte in casa, dolci al cucchiaio fatti in casa.

Rigorosamente di stagione e in perfette condizioni: questi sono i requisiti necessari affinché i prodotti entrino nelle cucine della trattoria Giovanelli. Tanta inflessibilità nella scelta delle materie prime non contrasta affatto con la delicatezza e la lentezza impiegate nella loro paziente preparazione; si fa così da tre generazioni. E bisogna ammettere che poi, questa cura meticolosa si sente alla perfezione una volta che si assaggiano le pietanze. Decisamente gradevole anche l’ambiente: una vecchia casa di campagna ristrutturata, alcune sale e salette, le tavole semplici ma apparecchiate con cura e il grazioso gazebo dove ci si trasferisce a prendere i pasti d’estate.

Il consiglio dei Giovanelli «I nostri salumi, preparati secondo una ricetta di famiglia, li portiamo a stagionare nella nostra cantina; sul pavimento, in terra battuta, versiamo il vino avanzato e un po’ di spezie, che danno profumo. Per servirli, li spazzoliamo e li lasciamo immersi in acqua fredda un paio d’ore, poi li peliamo e li serviamo». 40


AGAZZANO

HOTEL LOCANDA VILLA TAVERNAGO Indirizzo: Tavernago - Agazzano In sala: Stefano Maccagni In cucina: Marco Merighi Telefono: 0523 975114 - Fax: 0523 971044 www.villatavernago.it - info@villatavernago.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 70 all’interno e 70 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, giardiniera della Villa, tortelli alla Piacentina, chicche della nonna, pisarei e faso’, tagliolini al ragù di cinghiale, stracotto di asina, piccola di cavallo, costolette di agnello, cinghiale in salmì, crostata della Villa. Un elegante viale alberato conduce a Villa Tavernago che, recentemente ristrutturata, si manifesta con una bella facciata neoclassica; due corpi separati sono destinati ad accogliere le eleganti camere dell’hotel e il ristorante; i saloni della Villa sono invece destinati ad ospitare eventi, feste, matrimoni. Il ristorante, elegante nei toni chiari dominanti e riscaldato da poche preziose suppellettili appese alle pareti, propone una serie di piatti di rigorosa tradizione gastronomica locale ma anche una scelta di pietanze dovute alla fantasia e genialità dello chef e composte dai prodotti che la stagione offre. La carta dei vini è ricca delle migliori etichette locali e annovera una buona scelta di vini delle regioni d’Italia. Il consiglio di Marco Merighi «Il nostro sugo per i pisarei e faso’ si prepara facendo soffriggere del pistà ‘d grass con un rametto di rosmarino e una foglia di alloro, due pezzi di cotenna e uno di prosciutto; si aggiunge un chilo di fagioli freschi appena sbollentati. Si sfuma con vino bianco, si aggiunge il doppio concentrato fatto in casa, un po’ d’acqua e si cuoce lentamente per 2/3 ore. I fagioli diventano una sorta di crema quindi se ne aggiunge un altro chilo, già sbollentato, si cuoce un’altra mezz’ora e si aggiungono i pisarei bolliti». 41


AGAZZANO

RISTORANTE ALLE LISCHE Indirizzo: Via Lische, 6 (strada per Campremoldo Sopra) - Agazzano In sala: Franca Ronc In cucina: Aristide Telefono: 0523 976922 - Fax: 0371 55218 - www.ristoranteallelische.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera ma è consigliabile prenotare Giorno di chiusura: martedì e mercoledì Periodo di ferie: in gennaio e nella seconda metà di agosto Numero di coperti: 150 all’interno e 30 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli alla piacentina, pisarei e faso’, anolini in brodo, bolliti misti, brasati, stufati, cacciagione, filetti, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

Il ristorante è stato ricavato da una vecchia struttura rurale e completamente ristrutturato, con gusto e attenzione: i muri, a tratti imbiancati e a tratti lasciati con i mattoni a vista, gli arredi essenziali, il tovagliato bianco, le volte e le colonne della sala, conferiscono al locale un’atmosfera raccolta e rilassante. I tanti piatti della tradizione piacentina che qui vengono preparati si mescolano a sapori di altre regioni e a spunti creativi elaborati con i prodotti di stagione. Vini locali per completare la sapiente offerta. E’ anche possibile alloggiare nella struttura che ha predisposto sei camere.

Il consiglio di Franca Ronc «Per preparare un buon risotto ai funghi finferli bisogna, dopo averli ben puliti, tagliarli grossolanamente. Si pulisce e trita una cipolla che va fatta appassire in una casseruola con l’olio; si aggiungono i funghi e si fanno rosolare per 3 minuti a fiamma vivace. Si sala, si pepa e si unisce il riso che va tostato e poi sfumato col vino bianco. Si porta a cottura mescolando e aggiungendo man mano il brodo bollente. Si toglie dal fuoco, si aggiunge burro e formaggio grana e si mescola; si lascia a riposo per 2 minuti, si aggiunge il prezzemolo e si serve». 42


ALSENO

RISTORANTE BOSCHI Indirizzo: Località Cortina, 59 - Alseno In sala: Giuseppe Boschi In cucina: Giuseppe Boschi Telefono: 0523 948102 - Fax: 0523 948472 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 40 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 35 Carte di credito: circuito Visa, Mastercard I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta e spinaci, anolini in brodo, passatelli in brodo di fagiano, bolliti misti, faraona alla creta, salamino fritto con le pere, cinghiale, capriolo, grana padano, robiola, crostata, tortelli con marmellata.

Negli anni Sessanta il territorio, come questo, intorno a Bacedasco Terme era frequentato da numerosi turisti; in quel periodo Renzo e Carla Boschi ebbero la felice intuizione di aprire il loro ristorante. La conduzione del locale prosegue in mano loro fino a che, negli anni Ottanta, è il figlio Giuseppe a prenderne saldamente in mano le redini. E ancora oggi è lo stesso Giuseppe a guidare i propri ospiti nella scelta delle pietanze e dei corretti abbinamenti con i vini. La cucina accurata, fatta di materie prime di stagione scelte con cura, e l’ambiente caldo e confortevole lo rendono meta ideale per un pranzo tranquillo e rilassante e sono molti gli sportivi che, provenendo dal vicino campo da golf, vi approdano.

Il consiglio di Giuseppe Boschi «Il brodo di fagiano è molto delicato ma estremamente gustoso. Si prepara farcendo il fagiano con un ripieno a base di formaggio, pane grattugiato, aglio e un po’ di noce moscata; quindi si mette sul fuoco immergendolo in acqua ancora fredda. Il brodo sarà pronto quando le carni si spolperanno facilmente e si potrà utilizzare, per esempio, per i passatelli; le carni di fagiano come base per insalate fredde». 43


ALSENO

RISTORANTE PALAZZO DELLA COMMENDA Indirizzo: Chiaravalle della Colomba - Alseno In sala: Massimiliano Villazzi e Paolo Sacchelli In cucina: Gianluca e Christian Telefono: 0523 940003 - Fax: 0523 940109 www.palazzodellacommenda.it - massimiliano@palazzodellacommenda.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: dall’1 al 16 gennaio Numero di coperti: 150 + 40 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 28 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, chisolini, pisarei e faso’, tortelli alle erbette, anolini in brodo, coppa arrosto, anatra al sale, culatello al forno, anguilla e rane fritte (su prenotazione), selezione di formaggi tipici, sbrisolona, crostate di frutta fresca.

Accanto alla famosa abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba (fondata nel 1136) venne edificato nel Quattrocento il Palazzo della Commenda; da qui l’abate amministrava terre e beni. Nel 2000 il Palazzo, una volta restaurato, diventa albergo e ristorante. La struttura nobile e austera, che si trova in un’isola di pace, è ingentilita da arredi colorati e luminosi. La gestione di una tale struttura è affidata a Massimiliano Villazzi che, alla quarta generazione di albergatori e ristoratori, sa come far sentire gli ospiti “a casa loro”. Le pietanze e i vini che arrivano in tavola sono quelle della tradizione locale ma c’è spazio anche per qualche contaminazione.

Il consiglio di Massimiliano Villazzi «Secondo la tradizione, la sfoglia dei tortelli alla Piacentina deve essere così sottile che, se appoggiata su uno scritto, lo si deve poter leggere ugualmente. I nostri tortelli sono fatti seguendo questa regola anzi, la stessa sfoglia viene tirata solo dopo che è stato preso l’ordine al tavolo». 44


ALSENO

TRATTORIA DEL PONTE Indirizzo: Via Centro, 4 - Castelnuovo Fogliani - Alseno In sala: Fabio Gallana In cucina: Nello Iardosi e Adriano Rodolfi Telefono: 0523 947110 - Fax: 0523 947350 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: il mercoledì e il giovedì a mezzogiorno Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 70 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 23 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, chisolini, anolini in brodo, pisarei e faso’, brasato con polenta (in inverno), stinco di vitello al forno, filetto di maiale con pancetta e composta di mele, gran costoletta di vitello alla griglia, crostate fatte in casa, zuccotto fatto in casa.

Nuova gestione per la trattoria, che ora è in mano a Fabio Gallana, ma sono rimasti gli stessi chef di prima. Il menu quindi è rimasto il medesimo, come pure i fornitori e come l’elevata qualità delle pietanze che arrivano in tavola; sono rimasti anche i magnifici chisolini (sembra che il loro segreto stia in un’aggiunta di panna di latte e birra che mantengono morbido l’impasto). Un grande cambiamento invece si è verificato nella carta dei vini: Fabio Gallana infatti, oltre ad essere chef, è anche sommelier e, dopo aver visitato in lungo e in largo tutte le cantine del Piacentino, ha selezionato le migliori bottiglie e le ha messe in carta.

Il consiglio di Fabio Gallana «Il ripieno dei nostri tortelli è fatto con stracotto di vitello che, con tutte le sue verdure, cuoce a fuoco lento per sei ore e mezza; viene quindi macinato e vi si aggiunge formaggio a grana (circa il 30 per cento del suo peso). Avvolto nella medesima sfoglia dei tortelli piacentini (con 8 uova per ogni chilo di farina), lo serviamo con una crema di tartufi che prepariamo nella stagione più adatta». 45


BETTOLA

ALBERGO TOURING Indirizzo: Loc. Prato Barbieri - Bettola In sala: Gaia Leonardi In cucina: Rosella Sartori Telefono: 0523 911157 - Fax: 0523 917770 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: variabili Numero di coperti: 70 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: Visa I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, gnocchi di patate, crespelle ai formaggi, tagliatelle ai funghi, tortelli, anolini in brodo, arrosti misti, coppa di maiale al forno, faraona al cartoccio, bolliti misti con salsa verde (solo in inverno), salame di cioccolato, semifreddo al torroncino con cioccolato caldo, meringa fatta in casa, crostate varie.

Natura incontaminata, serenità e tranquillità; niente traffico, rumori molesti, inquinamento, spostamenti faticosi in mezzi strapieni di gente vociante. Questo è tutto ciò che desidera la gente che viene, dalle vicine città, a soggiornare o a fermarsi anche solo per qualche ora a Prato Barbieri. Al Touring lo sanno bene e Gaia con la madre Rosella fanno di tutto per non interferire con la tranquillità, tanto desiderata, dei loro ospiti. Ospiti che sono ancora più felici di trovare in tavola le gustose pietanze della tradizione locale e che non rinunciano mai ad uno dei deliziosi dolci fatti in casa.

Il consiglio di Gaia Leonardi «Un dolce semplice, che non stanca e si può fare anche in casa, è il salame di cioccolato. Si prepara facendo sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria; si amalgama con biscotti tritati, mandorle e nocciole; si avvolge in carta stagnola e si lascia a raffreddare in frigorifero. Quindi si taglia a fette, proprio come il classico prodotto di salumeria». 46


BETTOLA

RISTORANTE AGNELLO Indirizzo: Piazza C. Colombo, 53 - Bettola In sala: Vittorio Moschini In cucina: Teresa Porliod e Maurizio Moschini Telefono: 0523 917760 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: febbraio Numero di coperti: 220 all’interno e 60 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta di patate, tortelli burro e salvia, pisarei e faso’, panzerotti al burro, crespelle, vitello arrosto, faraona al cartoccio, coppa di maiale, stinco di maiale, costolette di agnello alla griglia, cacciagione con polenta, crostate, torta di ricotta e uvetta.

Le mura dell’Agnello hanno visto diversi momenti importanti della cucina tradizionale - e non - piacentina: è qui che il noto chef Georges Cogny si innamorò dei tortelli piacentini (per questo motivo si trasferì da Parigi in Val Nure); è qui che si sperimentò e codificò la ricetta della faraona alla creta. L’attuale titolare dell’Agnello, pur provenendo da una lunga esperienza nel settore alberghiero internazionale, ha mantenuto le tipicità del luogo tanto che sua moglie Teresa, di ascendenza Valdostana, padroneggia alla perfezione ogni ricetta del panorama gastronomico piacentino. In cucina, dallo scorso anno, c’è anche il figlio, Maurizio, che a sua volta perpetuerà le tradizioni locali.

Il consiglio di Vittorio Moschini «Il segreto dei nostri gnocchi, così richiesti, sta proprio nel tipo di patata che utilizziamo: quella della Val Nure, di Mareto, a pasta gialla, molto friabile. Per prepararli occorre un chilo di queste patate, bollite, pelate e schiacciate, una manciata di formaggio a grana grattugiato, un pizzico di sale e 250 gr di farina; si impasta e si fanno gli gnocchi come di consueto». 47


BETTOLA

TRATTORIA SPERONI Indirizzo: Località Roncovero - Bettola In sala: Marco e Gabriele Speroni In cucina: Paola Bottazzi Telefono: 0523 911722 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: in gennaio Numero di coperti: 50 all’interno e 50 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, burtleina, tortelli di ricotta e spinaci, chicche della nonna, taglierini ai funghi porcini, pisarei e faso’, piccola di cavallo, faraona e anatra al forno, lepre in salmì, cinghiale in umido, tagliata di manzo ai funghi porcini, funghi porcini impanati e fritti, grana padano, sfogliata di mele.

Il territorio intorno a Bettola è uno dei ritrovi più interessanti per gli appassionati di funghi. Inutile dire che da Speroni si trovano infinite pietanze preparate a base di questo ingrediente sopraffino: porcini freschi in insalata, porcini impanati e fritti, intingoli a base di porcini; fuori stagione si possono comunque gustare sott’olio, o alla base di gustosi sughetti. E non è tutto qui: se Paola Bottazzi, in cucina, padroneggia con maestria tutte le pietanze della variegata gastronomia piacentina, Marco e Gabriele Speroni, coordinano sapientemente tutto ciò che accade in sala.

Il consiglio di Paola Bottazzi «Per fare i porcini impanati e fritti è bene usare solo la cappellina del fungo che, una volta tagliata va fatta sbollentare pochi istanti in acqua, scolata e poi impanata con pane grattugiato mescolato a farina bianca (senza uovo risultano molto leggeri). A questo punto si mettono in una padella ben piena d’olio fino a ché non sono dorati da entrambe le parti; si asciugano su carta porosa e si servono». 48


BOBBIO

ALBERGO RISTORANTE DEI CACCIATORI Indirizzo: Contrada di Porta Agazza, 7 - Bobbio In sala: Giovanni Mozzi In cucina: Giuseppe Mozzi, Daniela Gentilini e Carla Valdazzi Telefono: 0523 936267 - Fax: 0523 936267 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì, ma in luglio e agosto è sempre aperto Periodo di ferie: dal 10 gennaio a fine febbraio (ma apre il sabato e la domenica) Numero di coperti: 56 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 27 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pesciolini in carpione (in stagione di pesca), bracchettone, tortelli, maccheroni alla bobbiese, anolini in brodo, stracotto o lingua stracottata con polenta, anatra o faraona disossata e ripiena, coppa di maiale arrosto, lumache alla bobbiese, funghi alla bobbiese, grana padano, robiola, mousse di castagne o di frutta, torte e crostate della casa.

Ai Cacciatori regna quell’atmosfera limpida e sospesa che si percepisce quando si arriva nella bella Bobbio. Nel suo palazzotto con un breve porticato si trova il ristorante, lindo, pulito, elegante nella sua semplicità; salette piccole e bianche tovaglie e cestini ricolmi di pane fragrante; da alcune finestre la veduta del Ponte Gobbo che scavalca il Trebbia. In questo locale regna la tipicità del territorio: vi si trovano infatti specialità ormai perdute, come il bracchettone, e tutta una serie di esemplari della gastronomia locale; un tempo gli appassionati di furmai nis vi accorrevano per farne scorpacciate.

Il consiglio di Daniela Gentilini «Si trova solo nel periodo di Carnevale ed è molto simile, all’esterno, al cappello del prete; il bracchettone, anziché pasta di salame, contiene la spalla del maiale cucita nella cotenna e schiacciata tra due assicelle. Si prepara lasciandolo a bagno in acqua tiepida per una notte intera; poi si fa bollire per due ore e si può servire o caldo, tagliato spesso e con puré, o freddo, tagliato sottile, come antipasto». 49


BOBBIO

ALBERGO RISTORANTE FILIETTO Indirizzo: Loc. Costa Tamborlani, 1 - Mezzano Scotti - Bobbio In cucina: Guerrino e Donatella Raschiani In sala: Ivano Peveri e Maria Grazia Raschiani Telefono: 0523 937104 - Fax: 0523 937613 - www.filietto.it - info@filietto.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: una settimana a febbraio e 10 giorni a giugno Numero di coperti: 200 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: Visa, Cartasì, American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli, maccheroni alla bobbiese, panzerotti, pisarei e faso’, lumache alla bobbiese, bolliti misti, cinghiale in umido, selvaggina, stracotto, faraona arrosto, anatra al forno, salame cotto, crostata di marmellata, torta di mandorle.

Il Piacentino, si sa, è un territorio che, in certi periodi dell’anno si ricopre di nebbia. Ma a Bobbio e dintorni dubito che la nebbia si sia mai vista. Soprattutto qui, da Filietto, a 600 metri d’altitudine c’è un’aria limpida e frizzante e un panorama mozzafiato. In questo contesto Guerrino Raschiani e le sue figlie Donatella e Maria Grazia conducono il loro ristorante secondo le più pure tradizioni locali; rustico legno e grandi vetrate sono il leit motiv del locale. Tutte le pietanze vengono preparate a mano; perfino i vini e i salumi sono una produzione dello stesso Guerrino.

Il consiglio di Donatella e Maria Grazia Raschiani «Per fare in casa i maccheroni alla bobbiese occorre: un chilo di farina, quattro uova intere, un pizzico di sale, una noce di burro (o di olio) e acqua, abbastanza per ammorbidire il composto; si lavora velocemente e si lascia a riposo mezz’ora. Si fanno delle bisce di 1 cm di grossezza; si tagliano a dadini che vanno premuti tra il ferro da calza (n. 3 o 4) e il palmo della mano». 50


BOBBIO

ALBERGO RISTORANTE PIACENTINO Indirizzo: Piazza San Francesco, 19 - Bobbio In sala: Giuseppe Marina In cucina: Maria Celestina Bellocchio Telefono: 0523 936266 o 936563 - Fax: 0523 936266 - www.hotelpiacentino.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì (in estate sempre aperto) Periodo di ferie: variabili Numero di coperti: 100 all’interno e 50 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, anolini in brodo, pisarei e faso’, maccheroni alla bobbiese con sugo di stracotto, gnocchetti di mais con funghi porcini, lumache alla bobbiese, cinghiale in umido con polenta, lepre in salmì, funghi porcini al cartoccio o impanati e fritti, robiola, zabaione, torta di noci, semifreddi e bavaresi fatti in casa.

Un locale situato proprio nel cuore della bella Bobbio, dove vige il rispetto per le tipicità locali. I salumi, fatti preparare e stagionati dallo stesso padrone di casa, Giuseppe Marina, vengono tagliati a mano con maestria davanti agli ospiti. Le pietanze della gastronomia locale vengono preparate con estremo rigore - e perfino con qualche segreta ricetta, come quella dei funghi al cartoccio - da Maria Celestina che, nelle sue cucine, elabora anche qualche nuova pietanza, ma sempre a base di prodotti locali, come gli antipastini caldi e fumanti o i tortelli di patate e tartufo o quelli di ricotta e ortiche.

Il consiglio di Maria Celestina Bellocchio «Lo stracotto alla Bobbiese prevede che il manzo magro venga fatto rosolare, dopo l’infarinatura, in olio, burro e pancetta. A parte si fanno rosolare allo stesso modo carote, sedano, cipolla e odori. Ora si mette il tutto in una casseruola, si copre di Gutturnio e un po’ di brodo e si cuoce per tre ore. Si scola, si trita con la mezzaluna e si mette di nuovo a cuocere nel liquido per mezz’ora». 51


BOBBIO

RISTORANTE RA CA’ LONGA Indirizzo: Loc. San Salvatore, 1 - Bobbio In sala: Giovanna Picchioni In cucina: Barbara Mozzi e Chiara Bergamaschi Telefono: 0523 936948 - Fax: 0523 936948 www.racalonga.it - racalonga@libero.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: da metà gennaio a metà febbraio Numero di coperti: 80 all’interno e 20 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi della casa insaccati e stagionati secondo la tradizione bobbiese, bresaola di cinghiale, crostini di funghi porcini, fiori di castagno al sugo di funghi, delizia al cioccolato con zabaione, sformatine al cioccolato bianco e nero, torte rustiche.

Una trattoria storica del Bobbiese che Barbara Mozzi ha preso in gestione - dai genitori e quindi niente paura, è del mestiere - con le socie Chiara Bergamaschi e Giovanna Picchioni dal gennaio di quest’anno 2006. I cibi che vi si possono gustare sono quelli della tradizione locale ma soprattutto sono quelli che possono essere cucinati con i prodotti del luogo e di stagione. I funghi freschi, per esempio, sono della zona, al massimo ci si approvvigiona in Val d’Aveto, poco più in alto; il periodo del cinghiale, anche questo locale, è molto breve. Raramente ci si rifornisce fuori dal territorio e solo per cercare quelle produzioni che ormai in zona non si trovano più.

Il consiglio di Barbara Mozzi «Il nostro piatto forte è la pasta fresca con, se è il periodo adatto, i funghi porcini. Il nostro è un sugo in bianco, semplicissimo: olio, un filo di burro e la sola cappellina del fungo tagliata fine fine che viene appena scottata su una fiamma leggera. In questo modo si sente tutto il sapore del fungo fresco». 52


BOBBIO

RISTORANTE SAN NICOLA Indirizzo: Contrada San Nicola, 11 - Bobbio In sala: Davide Gatti In cucina: Maria Antonietta Meloni Telefono: 0523 932355 - Fax: 0523 963515 - www.ristorantesannicola.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì e martedì Periodo di ferie: non contemplato Numero di coperti: 25 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 26 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta, pini agli asparagi, cannoli di magro, chicche alle erbe, cinghiale alle bacche di ginepro, stracotto alla Piacentina, maialino da latte al forno, torta sbrisolina.

Maria Antonietta Meloni e il marito aprirono il San Nicola nell’85; allora era solo enoteca, wine-bar, ma i tempi non erano ancora maturi per questo genere di locale, tipologia oggi tanto trendy. Accanto all’enoteca allora si creò il ristorante, così come ancora oggi lo conosciamo: elegante, pochi tavoli, luminosi dipinti alle pareti; pochi piatti in carta, ma estremamente curati. Grande attenzione alle tipicità del luogo - piacentine con diverse influenze liguri - ma anche ai prodotti di stagione che vengono proposti solo quando è il periodo giusto: è il periodo degli asparagi? si potranno gustare in diversi modi; si raccolgono i funghi o i tartufi? altrettanto.

Il consiglio di Maria Antonietta Meloni «I pini, una sorta di gnocchi affusolati tipici di questa zona, vengono fatti con ricotta - un po’ cremosa - formaggio a grana, sale, pepe, noce moscata e, in genere, spinaci o erbette. Invece si possono utilizzare anche altre verdure di stagione: gli asparagi per esempio, o i funghi porcini. In parte vengono tritati e messi nell’impasto, in parte vanno a comporre il sugo che li accompagna». 53


BORGONOVO VAL TIDONE

RISTORANTE IMPERO Indirizzo: Piazza De’ Cristoforis, 2 - Borgonovo Val Tidone In sala: Teresa Maggi In cucina: Gianni Zuffada Telefono: 0523 862118 Orari di apertura: ristorante solo a mezzogiorno Giorno di chiusura: venerdì Periodo di ferie: in agosto Numero di coperti: 50 all’interno e 15 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: Cartasì e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, lasagne, coppa arrosto, brasato di cinghiale o di cavallo o di manzo con polenta, bolliti misti, trippa alla Piacentina, piccola di cavallo, merluzzo con cipolla, crostate e sbrisolona.

Nel cuore della meravigliosa Val Tidone, a Borgonovo, si trova l’Impero, un locale piccolo, con pochi tavoli, semplice e familiare. Oggi vi si può pranzare solo a mezzogiorno; la sera è meglio passare per un bianchino e una partita con le carte piacentine. Gianni Zuffada, il padrone di casa, dalle sue cucine prepara ancora alcuni piatti che oggi è tanto difficile trovare: il gustoso merluzzo con le cipolle per esempio, un pasto che nutrì generazioni di Piacentini nei secoli scorsi. Attenzione però, questa pietanza, come i brasati e i bolliti, viene preparata solo nel periodo invernale.

Il consiglio di Gianni Zuffada «Si lascia a bagno in acqua il baccalà per un paio di giorni e, dopo averlo ben scolato, si infarina e si fa friggere in abbondante strutto - altrimenti in olio - e a parte si fanno friggere anche le cipolle a fette. Una volta fritti si mettono insieme in un tegame con un po’ di vino bianco, un po’ di pelati di pomodoro e brodo leggero; si lascia cuocere a fuoco lento per un’ora ed è pronto». 54


BORGONOVO VAL TIDONE

RISTORANTE LE PROPOSTE Indirizzo: Località Corano – Borgonovo Val Tidone In sala: Manuela Pedrini In cucina: Danila Ratti Telefono: 0523 845503 - Fax: 0523 845621 - www.ristoranteleproposte.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì e martedì Periodo di ferie: la seconda quindicina di luglio e da S. Stefano all’Epifania Numero di coperti: 60 all’interno e 30 all’aperto (se il tempo lo consente) Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta, ravioli in brodo, tagliolini ai funghi porcini, stufato di asinina, lepre con polenta, anatra al forno, cinghiale in umido, crostata di pere al Gutturnio, semifreddi della casa.

Nel piccolo borgo di Corano, tra le verdi e lussureggianti colline della Val Tidone, si trova una deliziosa struttura con le pareti in parte imbiancate, in parte lasciate con il sasso a vista, a tratti coperte di rigogliosi rampicanti. Danila Ratti, la proprietaria, acquistò il rustico per farvi la sua casa; cambia il proprio progetto e lo trasforma nel ristorante Le Proposte. Un ristorante estremamente curato fin nei minimi dettagli: c’è grande attenzione nel preparare le pietanze della tradizione, talvolta eseguite con qualche rivisitazione; ma altrettanta cura si mette nel servizio e nella presentazione dei piatti.

Il consiglio di Danila Ratti «I moderni consumatori vogliono pietanze gustose ma prive di grassi in eccesso; per soddisfarli abbiamo elaborato un metodo che ci consente di cucinare l’anatra solo con frutta di stagione (ciliegie, fichi e melograni nel periodo opportuno) e vino. Si fa rosolare brevemente l’anatra a fuoco vivo e quindi si mette al forno con la frutta rimasta a macerare nel vino bianco per mezza giornata». 55


BORGONOVO VAL TIDONE

VECCHIA TRATTORIA Indirizzo: Località Agazzino, 335 - Borgonovo Val Tidone In sala: Paola Gabba In cucina: Anna Labò Telefono: 0523 887102 - Fax: 0523 578288 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì sera e martedì Periodo di ferie: tra luglio e agosto Numero di coperti: 80 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, gnocco fritto e chisolino (tutte le sere; sabato e domenica anche a pranzo), tortelli di ricotta, tortelli di zucca, anolini in brodo, pisarei e faso’, brasato di asinella, tagliata di cavallo, arrosti misti, bolliti misti con salsa verde (solo in inverno), grana padano, torte e dolci al cucchiaio fatti in casa.

In passato, ai primi del Novecento, questi locali ospitavano una bottega di alimentari dove comunque si poteva trovare un pasto caldo. Oggi vi si coglie un’atmosfera accuratamente rustica: sale e salette con i mattoni faccia a vista, il tovagliato semplice, il menu e la carta dei vini curati ed esaustivi, e l’impronta familiare, delicata. La Vecchia Trattoria è gestita da Anna Labò, signora della cucina, e dalla nipote Paola Gabba che accoglie, gentile, gli ospiti. La “Piacentinità” si coglie in ogni pietanza che arriva in tavola, anche se non manca qualche, riuscitissima, sperimentazione.

Il consiglio di Anna Labò «Per la salsa verde bisogna tritare molto finemente prezzemolo, cetriolini sott’aceto, cipolla bianca cruda, carote crude e della mollica di pane immersa in precedenza in aceto di vino bianco. A parte si prepara un po’ di brodo con acqua e dado e vi si immerge il composto tritato; si mescola bene e si aggiusta di aceto e sale. A questo punto la salsa può essere servita, preferibilmente con le carni bollite». 56


CADEO

RISTORANTE LE RUOTE Indirizzo: Via Emilia, 202 - Roveleto - Cadeo In sala: Sabrina Rossi In cucina: Gianluca Edini Telefono: 0523 500427 - Fax: 0523 509334 - www.hotelleruote.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: domenica (ma su prenotazione per gruppi rimane aperto) Periodo di ferie: aperto tutto l’anno Numero di coperti: 250 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 28 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, chisolini, pisarei e faso’, tortelli di magro, anolini in brodo, coppa di maiale arrosto, sella di maialino da latte al forno, piccola di cavallo (su prenotazione), punta di vitello, bolliti misti, selvaggina con polenta (su prenotazione), sbrisolona, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

Roveleto divenne famosa ai primi del Novecento per il santuario della Beata Vergine che attirava pellegrini da ogni dove. Accanto al santuario nacque, per sostentare i viaggiatori, una trattoria. La posizione favorevole, lungo la trafficata Via Emilia, consente al ristorante, divenuto Le Ruote, di svilupparsi fino ad arrivare all’attuale complesso, disegnato negli anni Sessanta dal noto architetto e designer Silvio Coppola. Oggi questi locali sono il punto di riferimento per il turismo d’affari e culturale che gravita tra Piacenza e Parma: i titolari, Lorena Belforti e Giovanni Villazzi, hanno fatto sì che da luogo di transito diventasse punto di riferimento per qualità e accoglienza.

Il consiglio di Gianluca Edini «Secondo la più classica tradizione piacentina noi prepariamo i nostri primi con una sfoglia che ha questi capisaldi: un uovo per ogni etto di farina, un pizzico di sale e un po’ d’acqua, ovviamente in rapporto agli altri ingredienti. Tirata il più sottile possibile andrà bene per i tortelli o per gli anolini - sia col ripieno di formaggio che di stracotto - un po’ più spessa sarà quella per tagliatelle, tagliolini e altre paste». 57


CAMINATA

RISTORANTE PACE Indirizzo: Via Provinciale, 10 - Caminata In sala: Cesarina Daturi In cucina: Fausto Daturi Telefono: 0523 990047 - Fax: 0523 990047 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: una dozzina di giorni a gennaio dopo l’Epifania Numero di coperti: 70 all’interno e 30 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 18 Carte di credito: Cartasì, Visa, American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, burtleina (in inverno), sott’oli fatti in casa, tortelli, pisarei e faso’, anolini in brodo, coppa arrosto, tasca di vitello ripiena, vitello arrosto, selvaggina con polenta, trippa alla Piacentina (su prenotazione), crostata con marmellata, torta di mandorle.

Cesarina Daturi, la padrona di casa, è una di quelle signore che padroneggiano talmente la gastronomia locale da potersi permettere qualche divagazione. Così, se sulle tavole del Pace arrivano tante pietanze della più pura tradizione, alle volte si può fare uno strappo alla regola. I tortelloni con il ripieno di brasato d’anatra, per esempio, sono una delle sperimentazioni meglio riuscite; anche le varianti della lasagna classica riscuotono grande successo. Si tratta di pietanze fatte con i prodotti di stagione selezionati, anzi, a volte anche coltivati da Fausto Daturi, come le sue famose orecchiette sott’olio.

Il consiglio di Cesarina Daturi «Per mettere sott’olio le nostre orecchiette (funghi), dopo averle pulite e tagliate a pezzi le mettiamo 2 o 3 minuti a sbollentare in acqua e aceto, con un po’ di odori, quindi le stendiamo ad asciugare bene; infine le mettiamo in vasetto con olio di semi di girasole, e un trito di aglio, alloro, timo, peperoncino, chiodi di garofano, pepe nero, bianco e rosa». 58


CARPANETO PIACENTINO

ANTICA OSTERIA DELLA PESA Indirizzo: Via Valle, 195 - Travazzano - Carpaneto Piacentino In sala: Marco Cesena In cucina: Claudio Cesena Telefono: 0523 852875 - Fax: 0523 852875 www.osteriadellapesa.it - info@osteriadellapesa.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: sempre aperto da giugno ad agosto; nei restanti mesi chiuso al lunedì e martedì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 40 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 40 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli d’erbetta, pisarei e faso’ “basotti”, ravioli con ripieno di piccola di cavallo, filetto di maiale in pancetta piacentina con salsa al Gutturnio, guanciale di manzo stracotto con crostoni di polenta.

I fratelli Marco e Claudio Cesena, l’uno in sala e l’altro in cucina, creano quel non so ché che rende un pranzo degno di questo nome. Piccole salette e pochi tavoli, molto distanti l’uno dall’altro, conferiscono intimità, riservatezza ad ogni cena. Sarà la cura minuziosa con cui vengono cucinate le pietanze, sarà l’ambiente elegante ed essenziale, saranno i fiori sempre freschi sulle tavole e gli ottimi suggerimenti in materia di vino, fatto sta che il locale, nel pieno del campagna verde e rigogliosa, lascia pienamente soddisfatti. Inoltre si preparano ottimi piatti anche per chi è intollerante al glutine.

Il consiglio di Claudio Cesena «Le farine per chi non tollera il glutine sono senza nerbo, non crescono; allora per far lievitare le mie focaccette di grano saraceno utilizzo due tipi di lievito, un po’ di quello secco, in polvere, e un po’ di quello classico, umido, in panetti». 59


CARPANETO PIACENTINO

LA TAVERNA, ANTICA OSTERIA DI CHERO Indirizzo: Via Centro, 66 - Chero - Carpaneto In sala: Rita Ferdenzi In cucina: Massimo Mocchi Telefono: 0523 858904 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 45 all’interno e 25 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: solo Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, burtleina, tortelli piacentini, pisarei e faso’, anolini in brodo, polenta con stracotto di asinina, polenta con stracotto di ganassino di cavallo, polenta e merluzzo, piccola di cavallo, trippa alla Piacentina, bomba di riso alla Piacentina (solo su prenotazione), torte fatte in casa.

La storica osteria di Chero è finalmente ritornata, grazie a Massimo Mocchi e a sua moglie Rita, ai vecchi splendori. Splendori fatti di ambienti puliti, sereni, qualche disegno alle pareti, le classiche tovaglie rustiche e un servizio gentile, attento, solerte. In tavola arrivano quelle pietanze che quasi non si trovano più, come la polenta con il merluzzo o con il morbidissimo ganassino di cavallo, la burtelina per accompagnare i salumi. Se si prenota per tempo si può addirittura gustare la memorabile bomba di riso. Bella la carta dei vini che, oltre ad un’ottima selezione di vini Doc dei Colli Piacentini, ha una serie di interessanti proposte nazionali.

Il consiglio di Massimo Mocchi «La classica polenta piacentina, una volta versata sull’apposito asse, deve rimanere in piedi ed essere tagliata con il filo. Per ottenere una buona polenta occorre un paiolo di rame, la farina gialla macinata a pietra, molto grezza ma con sapori e profumi che non si ritrovano nelle altre, e acqua (il rapporto è 1 kg per 2 litri); più a lungo si lavora e meglio riesce». 60


CARPANETO PIACENTINO

RISTORANTE IL LUPO Indirizzo: Loc. Ciriano, 54 - Carpaneto Piacentino In sala: Maria Chiara Farina In cucina: Rosanna Calamari Telefono: 0523 852705 - calamari@calamari.rosanna.191.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: giovedì Periodo di ferie: tre settimane a luglio Numero di coperti: 150 e 70 nella veranda Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 24 Carte di credito: Visa e Diners I piatti della tradizione piacentina: anolini in brodo, tortelli, pisarei e faso’, panzerotti, nidi di rondine, asinella stracotta, cinghiale in umido, arrosti misti, lessi misti, merluzzo in umido con polenta, lepre in salmì, busslan, crostate fatte in casa.

Un locale decisamente familiare e, in quanto tale, affidabile, schietto, cordiale. Tre ampie sale e una veranda coperta per accogliere gli ospiti nella bella stagione. Servizio professionale, fatto apposta per chi non ama temporeggiare, ma con tutte le specialità della cucina piacentina e con qualche piatto rivisitato e personalizzato. I classici primi della tradizione e arrosti misti, lessi misti, carni in umido e stracotti abbinati ai vini dei Colli Piacentini. Un ristorante all’insegna della semplicità, molto apprezzato e molto frequentato.

Il consiglio di Rosanna Calamari «Quando preparo lo stracotto per gli anolini, una volta fatte rosolare le carni, bagnate con vino bianco e coperte - non del tutto - di brodo, sopra alla pentola metto una teglia contenente vino rosso. Il brasato, così, può cuocere anche 10 o 12 ore ma non asciuga e non perde i suoi sapori, i suoi aromi». 61


CARPANETO PIACENTINO

TRATTORIA BIASINI Indirizzo: Casa Biasini - Località Magnano - Carpaneto Piacentino In sala: Romano Biasini In cucina: Maria Montesissa Telefono: 0523 850110 Orari di apertura: la domenica a mezzogiorno e sera; gli altri giorni solo la sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: nella seconda metà di settembre Numero di coperti: 60 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 28 Carte di credito: non contemplate I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli alla Piacentina, pisarei e faso’, tagliatelle con i funghi porcini, pollo alla cacciatora, anatra arrosto, faraona, lepre e cinghiale (nella stagione invernale), vitello e coppa arrosto (solo su prenotazione), sbrisolona, crostate fatte in casa.

Il solo tragitto per raggiungere la trattoria è un piacere, un tranquillo tragitto tra tanto verde e campi coltivati a perdita d’occhio. Il locale, rustico e recentemente ristrutturato, si affaccia su una piccola piazzettina che, nelle calde sere d’estate, ospita i tavoli preparati con cura e devozione; nella stagione fredda i tavoli vengono trasferiti nelle due sale semplici ed ordinate. I posti a sedere sono pochi, ma è giusto così perché Maria Montesissa, da sola in cucina, non può e non vuole preparare pietanze che non siano freschissime. Anche per questo è bene prenotare sempre per tempo, ne vale la pena.

Il consiglio di Maria Montesissa «E’ semplicissima ma molto richiesta: la nostra anatra al forno si prepara solo con un trito di sale, rosmarino e altri profumi dell’orto, che le danno un buon aroma. Così, semplicemente, senza alcuna aggiunta di grassi, si mette in forno già caldo e si lascia a cuocere per circa due ore e mezza. Bisogna solo fare attenzione a mantenerla morbida ricoprendola con il suo stesso grasso». 62


CASTELL’ARQUATO

ANTICA TRATTORIA DI VIGOSTANO Indirizzo: Località Vigostano, 17 – Castell’Arquato In sala: Andrea Rebecchi e collaboratori In cucina: Andrea Rebecchi Telefono: 0523 896100 - Fax: 0523 896100 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 60 all’interno e 80 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: le principali tranne American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta fritta o burtleina (su prenotazione), tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, arrosti misti, selvaggina con polenta (su prenotazione), trippa alla Piacentina, sbrisolona e crostate fatte in casa.

I locali della trattoria sono decisamente storici, la gestione invece è relativamente recente e sta avendo successo. Merito del titolare, Andrea Rebecchi che, dopo avere fatto grande pratica presso un altro ristorante, ha deciso di intraprendere questa attività. Così, una volta acquistata la trattoria di Vigostano, ne mantiene le qualità che anche in precedenza l’avevano contraddistinta: i piatti e i vini della tradizione sono predominanti nel menu ma un piccolo spazio viene dato anche a qualche pietanza più creativa. L’insieme di queste caratteristiche, unite alla bellezza del luogo, rende il locale una meta molto interessante.

Il consiglio di Andrea Rebecchi «La pasta che utilizziamo per fare i tortelli alla Piacentina può avere ripieni diversi; uno dei nostri viene fatto con patate, lessate e schiacciate, prosciutto cotto, che tagliato a fettine sottili viene fatto saltare con un po’ di cipolla, un po’ di sale, noce moscata e formaggio a grana. Si tira la sfoglia e si confezionano i tortelli; noi li serviamo con una vellutata di piselli o zucchine o altre verdure di stagione». 63


CASTELL’ARQUATO

RISTORANTE DA FACCINI Indirizzo: Sant’Antonio - Castell’Arquato In sala: Paola e Massimo Faccini In cucina: Paola e Barbara Faccini Telefono: 0523 896340 - Fax: 0523 896470 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: dal 20 gennaio ai primi di febbraio Numero di coperti: 200 all’interno e 80 all’aperto; sala fumatori con 50 coperti Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, tortelli di ricotta e spinaci, tortelli di zucca, tortelli ripieni al culatello, pisarei e faso’, anolini in brodo di terza, pappardelle al cinghiale o alla lepre, coppa arrosto, faraona alla creta, brasato di cinghiale con polenta, arista al Gutturnio, funghi alla griglia (in stagione), torte e dolci al cucchiaio fatti in casa, nocino e bargnolino della casa. Nel verde rigoglioso della campagna, vicino a Castell’Arquato ma in posizione po’ isolata, si trova il ristorante da Faccini. Venne aperto nel ’32 da Giacomo Faccini; proseguì nell’attività suo figlio Francesco, che si gode la pensione; ora sono i tre figli di Francesco, Paola, Barbara e Massimo, alla guida del ristorante. Cucina del territorio, tanta passione e attenzione per la qualità - e stagionalità - delle materie prime sono la regola anche se talvolta è possibile assaporare una variazione delle tipicità locali. La clientela, fedele, ritorna periodicamente, spesso anche per acquistare i salumi, stagionati nelle cantine del ristorante, e i formaggi che si trovano nella piccola bottega del locale. Il consiglio di Paola Faccini «La tradizione della faraona alla creta vuole questa preparazione: la faraona, ben pulita, salata e pepata va spalmata con burro, grasso e un po’ di rosmarino; quindi si avvolge prima nella carta da forno e poi in carta da macellaio. Su una placca da forno si mette una base di creta ammorbidita in acqua, vi si appoggia la faraona, e la si ricopre con altra creta (uno strato di due centimetri circa). Si mette in forno ben caldo per 2 ore e mezza, si spacca la creta e si svolge la carta». 64


CASTELL’ARQUATO

RISTORANTE LA CANTINACCIA Indirizzo: Bacedasco Terme - Castell’Arquato In sala: Mauro Solari In cucina: Paola Comati Solari Telefono: 0523 895128 / 895172 - Fax: 0523 895128 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì da maggio a ottobre; mercoledì e giovedì da novembre ad aprile Periodo di ferie: dal 7 al 31 gennaio Numero di coperti: 200 all’interno e 100 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, pisarei e faso’, chicche della nonna, anolini in brodo, altra pasta fatta in casa, coppa al forno, faraona alla creta e al forno, agnello e capretto brasati, cinghiale alla cacciatora, crostate di marmellata, sbrisolona, bavarese, torta di ricotta.

Mauro Solari è Cordon d’oro, un’onorificenza concessa dall’Accademia Gastronomica Italiana per meriti professionali; chi fa parte del Consiglio dell’Accademia, come lui, ha l’onere e l’onore di divulgare il buon mangiare e il buon bere e di promuovere le tipicità locali. Non c’è alcun dubbio sul fatto che Mauro Solari metta in pratica questi buoni propositi; periodicamente infatti organizza veloci corsi di cucina piacentina e degustazioni guidate per i turisti che arrivano dalla Germania. Il suo locale infatti è meta di turisti provenienti da diversi Paesi d’Europa, vicino com’è ai campi da golf di Castell’Arquato. E bisogna dire che, anche senza golf, sono in molti ad affollare le sale e il loggiato del locale.

Il consiglio di Mauro Solari «Gli ingredienti delle chicche della nonna sono: patate, spinaci e farina; qualcuno mette anche la ricotta ma noi - contrariamente a quanto si dice - no. Sarà la mano, le proporzioni dell’impasto, sarà la consuetudine, sta di fatto che l’unico suggerimento che posso dare è di non utilizzare le patate novelle». 65


CASTELL’ARQUATO

RISTORANTE LA ROCCA DA FRANCO Indirizzo: Piazza del Municipio - Castell’Arquato In sala: Franco e Massimo Ghisoni In cucina: Luisa Croci e Mara Ghisoni Telefono: 0523 805154 - Fax: 0523 806026 www.ristorantelarocca.castellarquato.com - larocca@castellarquato.com Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: in febbraio e nella seconda metà di luglio Numero di coperti: 140 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torte salate, pisarei e faso’, tortelli di ricotta e spinaci, tortelli di zucca, anolini in brodo, coppa arrosto, cinghiale in umido con polenta, petto d’anatra al Gutturnio, grana padano, robiola, sbrisolona, dolci al cucchiaio fatti in casa, liquori di nocino e bargnolino. La piazza monumentale del borgo di Castell’Arquato è un capolavoro, è risaputo. Su questa piazza, un po’ appartato, c’è il ristorante La Rocca. Lo aprì Franco Ghisoni negli anni Settanta e lo conduce ancora oggi insieme ai figli Massimo e Mara. I locali, oltre ad essere racchiusi dalle storiche mura del borgo, sono decisamente piacevoli per gli arredi rustici e un po’ vintage; inoltre, se si riesce, è bene pranzare nella sala che dà sulla veranda con una grandiosa veduta del borgo e delle colline tutt’intorno. Le pietanze che arrivano in tavola e i vini che le accompagnano appartengono alla tradizione locale e sono, oltre che buone, anche belle a vedersi grazie alla delicata maestria di chi sta in cucina. Il consiglio di Mara Ghisoni «La salsa al Gutturnio per guarnire il petto d’anatra si fa con 2 canne di sedano, una carota e una cipolla a pezzetti, inoltre un po’ di alloro, bacche di ginepro, pepe nero e mezzo litro di Gutturnio; si fa ridurre sul fuoco di circa la metà, si aggiunge un po’ di sugo di carne e si filtra. La salsa andrà a ricoprire petti d’anatra che, una volta rosolati in padella con un filo d’olio, saranno rimasti in forno per 10 minuti a 180-190°C». 66


CASTELL’ARQUATO

TRATTORIA DEL TURISTA Indirizzo: Via Cavour, 51 - Vigolo Marchese - Castell’Arquato In sala: Enrica e Fabio Sidoli In cucina: Maria Gandolfi Telefono: 0523 896124 - Fax: 0523 896124 www.locandasidoli.it - info@locandasidoli.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: in gennaio Numero di coperti: 300 all’interno e 70 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta fritta, giardiniera fatta in casa, tortelli, pisarei e faso’, anolini in brodo, chicche della nonna, tortelli di zucca, arrosti misti, bolliti misti, brasati di manzo o di asina, lepre o cinghiale con polenta, trippa alla Piacentina, merluzzo con cipolla, crostata di prugne, sbrisolona. Forse non tutti sanno che accanto al magnifico borgo di Castell’Arquato - a una manciata di chilometri - c’è la frazione di Vigolo Marchese con la sua chiesa edificata dai monaci benedettini intorno al Mille; accanto alla chiesa c’è un mirabile Battistero, forse risalente VII secolo. Nei paraggi, tra il verde che ricopre a profusione questa valle, si trova la Trattoria del Turista, solida, familiare, piacevolmente dedita alle tradizioni locali. I titolari, Fausto Sidoli e Maria Gandolfi, come la figlia Enrica, sono gentili, affabili ed entusiasti del loro mestiere, che esercitano con passione e dedizione. Di recente, accanto alla trattoria, hanno aperto una locanda: poche camere arredate che consentono di immergersi comodamente nella piacevolezza della vita locale. Il consiglio di Maria Gandolfi «In questa parte della Val d’Arda il ripieno degli anolini è completamente diverso rispetto al resto del Piacentino: si fa con pane secco grattugiato scottato nel brodo di terza, uova intere, una parte di Grana Padano invecchiato e una di quello più giovane; un po’ di noce moscata e sale per completare l’impasto che va ben amalgamato. Quindi si tira la sfoglia e si fanno gli anolini come di consueto». 67


CASTELL’ARQUATO

TRATTORIA L’ANGIOLINA Indirizzo: Via Canale, 18 - San Lorenzo - Castell’Arquato In sala: Maria Enrica Ficarelli In cucina: Silvia Ficarelli Telefono: 0523 806162 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì sera e mercoledì Periodo di ferie: in agosto Numero di coperti: 60 all’interno e 30 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 23 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, giardiniera fatta in casa, tortelli di erbette, gnocchi di patate, tagliatelle al sugo di salsiccia, pisarei e faso’, anolini in brodo, stinco arrosto con patate al forno, costine al forno, tagliata di cavallo, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

L’Angiolina ha riaperto quest’anno, al principio di gennaio. Titolari sono Maria Enrica e Silvia Ficarelli che hanno intrapreso questa attività con grande passione e devozione. Gli ambienti, ristrutturati di recente, sono decisamente gradevoli, luminosi e arredati in stile rustico con alcuni tocchi di eleganza; gli spazi sono ben distribuiti e si respira un’aria di cortese familiarità. Il menu, intrigante, è un sapiente dosaggio di pietanze della tradizione locale e di alcune invenzioni o rivisitazioni; anche la carta dei vini è ben dosata: una buona predominanza di etichette piacentine combinata con una piccola selezione di quelle nazionali.

Il consiglio di Silvia Ficarelli «Si può fare un ottimo sugo, per condire le tagliatelle, con la salsiccia fresca appena fatta: va messa, sbriciolata, in un soffritto fatto con olio, cipolla e aglio; quando è dorata si innaffia con vino bianco e si aggiunge una manciata di funghi porcini (secchi e ammollati in precedenza). Ancora due cucchiai di sugo di pomodoro quindi si tira la cottura (lenta, per un paio d’ore) con un po’ di brodo ed è pronto». 68


CASTEL SAN GIOVANNI

RISTORANTE BARCA Indirizzo: Corso Matteotti, 5 – Castel San Giovanni In sala: Maurizio e Giuseppe Rizzi In cucina: Stefano Rizzi e Assunta Testani Telefono: 0523 842882 o 881412 - Fax: 0523 842882 - www.hotel-rizzi.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì (ma su prenotazione rimane aperto) Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 60 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torte salate, pisarei e faso’, anolini in brodo di bollito, chicche della nonna, bolliti misti con salse fatte in casa, arrosti misti, grigliate miste, crostate fatte in casa, sbrisolona, busslan.

Il Ristorante Barca è uno storico ristorante che si trova sulla via principale di Castel San Giovanni. Anticamente fu una posta per il cambio dei cavalli; in seguito si trasformò in osteria; negli anni Sessanta Piero Rizzi lo acquista e lo trasforma in ristorante. Gli arredi di allora, fatti con quel gusto oggi tanto imitato, sono rimasti gli stessi; ed è la medesima famiglia Rizzi a gestire il ristorante, oggi meta degli amanti di bolliti misti. Ma i Rizzi non si limitano al solo ristorante: di recente hanno inaugurato un Hotel, che ricalca lo stile delle ville piacentine di una volta, appena fuori dal paese.

Il consiglio di Stefano Rizzi «Le carni principali per ottenere un buon bollito sono queste: pernice di manzo, lingua di vitello, testina di vitello e un pezzo di gallina bianca; devono, ovviamente, avere raggiunto il punto giusto di frollatura. Vanno messe in acqua già bollente e già salata con sedano, carote e cipolla. Per valorizzare un buon bollito misto bisogna servirlo con le salse adatte, una al prezzemolo, una ai peperoni e una alle noci». 69


CASTELVETRO PIACENTINO

OSTERIA DEL PESCATORE Indirizzo: Via Po, 14 - Castelvetro Piacentino In sala: Filippo e Alberto In cucina: Nicoletta Persegani e Pamela Telefono: 0523 824333 - Fax: 0523 825653 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: due settimane a luglio Numero di coperti: 90 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini con sott’oli della casa, torta fritta, pisarei e faso’, tortelli con la coda, anolini in brodo, panzerotti al forno, risotto ai funghi porcini, pescegatto e anguilla e ambolina fritti, coppa arrosto, stracotto di cinghiale, ciambella con crema, crostata.

Quando si parla di gastronomia tipica piacentina il pensiero corre subito ai pisarei e faso’ o ai salumi Dop, nel territorio di Castelvetro invece, come in tutti quei comuni piacentini che costeggiano il Po, tipicità fa rima anche con pesce di fiume. Amboline, pescegatto e anguilla sono all’ordine del giorno nelle trattorie del posto. Famosa per queste pietanze l’Osteria del Pescatore, ma non si pensi ad un menu che si limita al pescato di fiume anzi, nel periodo giusto qui si prepara un’ottima cacciagione, e primi e salumi sanno decisamente il fatto loro. Aggiungiamo che è un piacere mangiare in un’osteria che si trova nel pieno della campagna in riva al Po, soprattutto se si riesce a stare in terrazza.

Il consiglio di Nicoletta Persegani «Per fare un buon fritto, oltre alla materia prima di qualità, bisogna disporre di una padella ben capiente in cui sia stato versato abbondante olio - è preferibile usare olio di un solo seme, non di semi vari che danno un sapore amaro alla frittura - che deve essere mantenuto a temperatura costante. Le amboline, pulite e lavate, vanno gettate nell’olio non appena infarinate e estratte quando sono ben dorate». 70


CASTELVETRO PIACENTINO

TRATTORIA SECONDO BARACCHINO Indirizzo: Via Riviera Po Mezzano Chitantolo, 5 - Castelvetro Piacentino In sala: Luigi Calcina In cucina: Roberta Savini Telefono: 0523 823560 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì e martedì Periodo di ferie: dal 20 dicembre al 10 gennaio e la prima settimana di settembre Numero di coperti: 60 all’interno e 150 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: solo Bancomat I piatti della tradizione piacentina: ambolina, pescegatto, anguilla, pesce persico, rane, salumi tipici piacentini, torta fritta, pisarei e faso’ , tortelli di erbette, costata di cavallo ai ferri, brasato di asina con polenta, lumache con i funghi, crostate fatte in casa, torta paradiso, zabaione, dolci al cucchiaio fatti in casa.

Lungo le rive del Po si trovano da tempo immemorabile i cosiddetti “baracchini”. Un tempo erano vere e proprie baracche di fortuna; ci si poteva fermare e mangiare un boccone che, in genere, consisteva in pesce appena pescato e cucinato al momento. La trattoria Secondo Baracchino nacque così; ovviamente si è evoluta - qui si possono trovare diverse pietanze della tradizione piacentina oltre al pesce di Po - e si è ingrandita, ma ha mantenuto quel suo aspetto un po’ improvvisato, essenziale, disadorno. E comunque, visto il consueto affollamento, questo aspetto piace; piace il poter stare in riva al Po a sentire il frinire delle cicale e la fragranza del pesce di fiume fresco.

Il consiglio di Luigi Calcina «In questa zona, a cavallo tra Piacenza e Cremona, è tradizione fare le lumache in umido. Si prepara il classico soffritto con carote, cipolle, sedano, aglio ed altri odori, poi si sfuma con un po’ di vino, si aggiungono pelati e brodo; noi mettiamo anche un po’ di funghi porcini. Quando l’umido è pronto si uniscono le lumache, spurgate e pulite, ma bisogna essere nella stagione giusta». 71


FARINI

ALBERGO RISTORANTE ITALIA Indirizzo: Viale Europa, 82/84 - Groppallo - Farini In sala: Mario e Graziella Zazzera In cucina: Maria Cavanna Telefono: 0523 916119 www.albergoristoranteitalia.pc.it - info@albergoristoranteitalia.pc.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: giovedì (solo nel periodo invernale) Periodo di ferie: non contemplato Numero di coperti: 70 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: non contemplate I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta di patate, anolini in brodo, tortelli con la coda, tortelli di zucca, pisarei e faso’, lasagne al ragù, nidi di rondine, gnocchi di patate ai funghi, chicche della nonna, arrosti misti, punta di vitello ripiena, bolliti misti, piccola di cavallo con polenta, brasati misti, torte fatte in casa. L’Italia è fatto come i ristoranti-albergo di una volta; alcuni si sono voluti rimodernare, quelli che hanno mantenuto l’aspetto originario oggi sono i più ricercati, per quell’aria un po’ vintage che tanto piace: all’entrata il bar, dove fare quattro chiacchiere e bere un “bianchino”, come una volta; poi c’è una sala più rustica con il suo camino sempre acceso durante la stagione fredda; un’altra sala improntata al classico. Il titolare, Mario Zazzera, gestisce l’Italia da ben 48 anni; sua moglie, Maria Cavanna, sovrintende alle cucine; la figlia, Graziella, si occupa dei dolci. Sta di fatto che ogni pietanza che arriva in tavola è rigorosamente piacentina e, ancora meglio, fatta in casa. Il consiglio di Maria Cavanna «Per fare la torta di patate occorre la sfoglia fatta con 200 gr. di farina, mezz’etto di burro, un pizzico di sale, un cucchiaino di zucchero e un po’ di latte. Come ripieno ci vuole un impasto fatto con un soffritto di lardo e due porri tagliati sottili in cui si è schiacciata la polpa di un chilo di patate lessate, 3 manciate di grana grattugiato, basilico e pepe. Si mette in forno per 20 minuti ed è pronta». 72


FARINI

PICCOLO RISTORANTE Indirizzo: Via Don Sala, 8 - Farini In sala: Alessandra e Paola Guglieri In cucina: Carla Poggioli Telefono: 0523 910212 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: variabili Numero di coperti: 40 all’interno e 20 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: non contemplate I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, tortelli con le code, pasta e fagioli, piccola di cavallo, brasato di asinina, punta di vitello ripiena, torta di mandorle, crostata di prugne, nocino, bargnolino, vissole.

Un ristorante piccolo, intimo, dai colori delicati e con pochi, misurati dettagli ma che ben caratterizzano l’ambiente; i piatti in carta non sono tanti ma sempre curati e deliziosi. La maggior parte delle ricette, che vengono eseguite con maestria da Carla Poggioli, appartengono alla gastronomia tipica del luogo, fatta di ingredienti semplici, di prodotti di stagione ed estremamente gustosa. I clienti che scoprono il Piccolo Ristorante ritornano, fedeli, in ogni stagione, sicuri di essere accolti con la consueta gentilezza da Alessandra Guglieri.

Il consiglio di Carla Poggioli «Molto richiesta è la pasta e fagioli che preparo facendo un soffritto con un cucchiaio d’olio, un porro, una cipolla, quattro patate, una manciata di fagioli (freschi o essiccati e fatti rinvenire in acqua), un cucchiaio di farina, una foglia di alloro, sale e pepe. Si fa rosolare, si aggiunge acqua e si lascia a bollire per circa due ore; infine si getta la pasta, tagliolini spezzati fatti in casa, si mescola ed è pronta». 73


FARINI

RISTORANTE CENTRALE SALINI Indirizzo: Viale Europa, 46 - Groppallo - Farini In sala: Renzo Salini In cucina: Anna Maria e Domenico Salini Telefono: 0523 916104 - Fax: 0523 916441 www.fratellisalini.it - info@fratellisalini.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 150 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: gras pist, mariola e salumi tipici piacentini di produzione propria, tortelli di ricotta e spinaci, tortelli di zucca, chicche della nonna, ravioli in brodo, tagliatelle con i funghi (in stagione), bolliti misti di maiale, arrosti misti, crostate di frutta e dolci al cucchiaio fatti in casa.

Un salumificio, un ristorante, un albergo, tutti condotti dalla stessa famiglia Salini, già da tempo un’istituzione del luogo. Il Centrale Salini già nell’Ottocento era una locanda-negozio dove si poteva fare acquisti, prendere un pasto o una camera; i titolari presero confidenza con l’arte norcina e la trasmisero ai propri discendenti che tutt’ora la praticano, con risultati eccellenti. Merito dei fratelli Renzo, Vittorio e Domenico che si suddividono i compiti; Domenico, pressoché instancabile, con la moglie Anna Maria e i figli, conduce albergo e ristorante facendo attenzione a mantenere ben salde le tradizioni locali.

Il consiglio di Anna Maria Salini «Con la stessa sfoglia che si usa per fare i tortelli di ricotta e spinaci si possono preparare delle varianti: una che prevede un ripieno di radicchio rosso e ricotta, condita con un sugo a base di cotechino; l’altra ha una farcitura a base di patate e viene insaporita da un sugo fatto con pasta di salame e pomodoro». 74


FERRIERE

ALBERGO RISTORANTE LE QUERCE DI ROCCA Indirizzo: Località Rocca La Parrocchia - Ferriere In sala: famiglia Fumi In cucina: famiglia Fumi Telefono: 0523 922425 - Fax: 0523 922425 http://lequercedirocca.3000.it - lequercedirocca@hotmail.com Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì ma non chiude nella stagione estiva Periodo di ferie: dal 15 gennaio a Pasqua Numero di coperti: 160 all’interno e 40 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: Cartasì, Maestro, Mastercard, Visa e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, burtleina, pisarei e faso’, anolini in brodo, bomba di riso (solo su prenotazione), lumache alla Piacentina, piccola di cavallo, bolliti misti, coppa di maiale al forno, polenta con i ciccioli (su prenotazione), crostate fatte in casa, liquori di nocino, bargnolino e laurino. Le Querce di Rocca si trova a quasi 900 metri d’altitudine; tutt’intorno boschi di querce e faggi; nelle vicinanze i laghetti glaciali e pascoli a perdita d’occhio. Se è un luogo ideale per fare passeggiate e stare all’aria aperta, bisogna dire che è l’ideale anche per concedersi un lauto pranzo. Il locale è accogliente, rustico, ristrutturato di recente, e trasmette una piacevole sensazione di familiarità, di calore. In tavola arrivano manicaretti che rispecchiano fedelmente le tipicità locali, come da “comandamento” quotidiano dei titolari. Ma il successo di questo ristorante è dovuto anche ai magnifici pranzi a tema che organizza periodicamente: la serata dei funghi, quella della selvaggina e via dicendo. Il consiglio della famiglia Fumi «Qui un tempo era diffuso l’utilizzo di farina di castagne. Noi seguiamo questa tradizione e prepariamo le tagliatelle con una parte di farina di castagne, altrettanta di farina 00, uova e un po’ d’acqua. L’impasto va infarinato bene prima di tirare la sfoglia. Le tagliatelle che si ottengono vanno buttate in abbondante acqua e, quando sono al dente, si scolano e si versano in una teglia con burro e prosciutto a dadini e si tira la cottura; se piace, anche un po’ di panna leggera». 75


FIORENZUOLA D’ARDA

ANTICA TRATTORIA SAN PROTASO Indirizzo: Via Chiesa, 47 - San Protaso - Fiorenzuola d’Arda In sala: Stefano Boccalini e la figlia Clara In cucina: Gabriella Zannotti Telefono: 0523 944053 - Fax: 0523 944053 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì, martedì e domenica sera Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 50 all’interno e 30 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali tranne Diners I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, chisolini (solo la sera), tortelli con la coda, pisarei e faso’, anolini in brodo, chicche della nonna, tagliatelle con funghi porcini, bolliti misti con salse, coppa di maiale arrosto, punta di vitello ripiena, petto d’oca all’aceto, sbrisolona, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

Il titolare, Stefano Boccalini ristoratore da quarant’anni, ha la battuta sempre pronta che si accompagna ad una grande sapienza in fatto di cibi, di vini e di tradizioni e detti di Fiorenzuola. Nel suo locale, arredato con la semplicità che una trattoria richiede, gli ospiti vengono coccolati. Appena seduti, arrivano in tavola invoglianti crostini con erbette che si sgranocchiano mentre si ascoltano le pietanze del giorno descritte con dovizia di particolari; pietanze che sua moglie, Gabriella, interpreta in cucina. Gli ingredienti del locale piacciono, e i clienti - abitanti dei dintorni o uomini d’affari in visita alle aziende del posto - ritornano fedelmente.

Il consiglio di Stefano Boccalini «Dalle nostre parti una volta, per fare un pasto veloce, si usava prendere una scartassa mista. Un termine che indica il pezzo di carta su cui si appoggiavano i salumi a fette. Abbiamo ripreso questa usanza e per servire salumi e chisolini prepariamo il coperto con un foglio di cartapaglia su cui è appoggiata una velina sottile (che non assorbe il grasso dei salumi). Si può fare anche a casa, quando non si ha voglia di lavare i piatti». 76


FIORENZUOLA D’ARDA

OSTERIA DELL’OLZA Indirizzo: Località Olza, 420 - Fiorenzuola d’Arda In sala: Pippo In cucina: Giulia Telefono: 333 8737227 - www.osteriadellolza.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: a metà gennaio Numero di coperti: 50 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: Visa e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli, pisarei e faso’, anolini in brodo, chicche della nonna, arrosti misti, bolliti misti, tasca di vitello ripiena, salame cotto, crostate, latte in piedi, croccante, busslan, liquori di nocino, bargnolino, basilico, laurino, erba Luigia, visciole, strappalacrime.

Prendi un caseggiato rurale tipico della bassa Val d’Arda, lo ristrutturi, lo risistemi ma badando bene ad utilizzare solo i materiali di una volta, come le tavelle in legno o le pitture a calce, accanto ci metti il campo da bocce, sotto il portico il calciobalilla; come arredi metti i mobili rurali fatti in loco nel secolo scorso e aggiungi una scorta di carte piacentine; ovvio che in cucina prepari solo piatti tipici locali e tieni solo vini dei Colli Piacentini. Questo sono riusciti a fare Pippo e sua moglie Giulia, in meno di un anno, così la loro è diventata la prima “Osteria Comunale” d’Italia. Offerta, servizio e struttura tipiche locali raccolgono grandi consensi.

Il consiglio di Pippo «La nostra ciambella, il busslan, che una volta si mangiava a merenda, “pucciata” nel vino bianco si fa con mezzo chilo di farina, quattro uova e poi burro, zucchero, sale, lievito e latte. Quando sono stati ben impastati tutti gli ingredienti si inforna in uno stampo per ciambelle per mezz’ora (con il forno a 170°C) quindi si leva dal forno e si lascia all’aria aperta a raffreddare». 77


FIORENZUOLA D’ARDA

RISTORANTE MATHIS Indirizzo: Viale Matteotti, 68 - Fiorenzuola d’Arda In sala: Matteo Magni In cucina: Davide Rizzi Telefono: 0523 982850 - Fax: 0523 981098 www.mathis.it - info@mathis.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: domenica sera e lunedì Periodo di ferie: tre settimane ad agosto Numero di coperti: 70 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di erbette, pisarei e faso’, lumache alla Piacentina (solo in stagione), piccola di cavallo, tartara di cavallo crudo, coppa al forno, rognoncino con polenta, grana padano, sbrisolona, crostate fatte in casa.

Con generazioni di albergatori alle spalle e con un padre che organizza periodicamente note gare di auto d’epoca, Davide Rizzi crea dal nulla la propria Osteria e la dedica alla Mathis, auto di cui conserva un esemplare. Un’osteria solare e luminosa, con i tavoli - ben distanziati - in legno massiccio, le sedie in legno e paglia, le tovaglie a quadri bianchi e rossi e con forti richiami alle suppellettili popolari. In un ambiente siffatto Davide, con il socio Matteo Magni, non poteva che proporre alla propria clientela i grandi salumi e i piatti della tradizione locale, in armonia con il trascorrere delle stagioni. E la cantina non è certo da meno: c’è un’ampia scelta dei vini locali e altrettanto ampia tra le migliori etichette nazionali.

Il consiglio di Davide Rizzi «Il rognone di vitello, una volta pulito (lavato e ben spellato), va lasciato in ammollo nel brandy. A parte si prepara un trito di prezzemolo e aglio, quindi si riprende il rognone e lo si taglia a piccoli tocchetti; si spadella il tutto e lo si spruzza con un po’ di vino bianco. Quando il vino è sfumato si aggiusta di sale e di pepe e si serve con qualche fettina di polenta». 78


GAZZOLA

LOCANDA DEL FALCO Indirizzo: Castello di Rivalta a Trebbia - Gazzola In sala: Marco Piazza In cucina: Sabrina Piazza Telefono: 0523 978101 - Fax: 0523 978331 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: dal 22 dicembre al 7 gennaio e i dieci giorni centrali del mese di agosto Numero di coperti: 80 e 60 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 40 Carte di credito: circuito Visa, American Express e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, verdure sott’olio fatte in casa, pisarei e faso’, tortelli con le code, anolini in brodo, gnocchi, spaghetti estivi, arrosti misti di vitello e agnello, bolliti misti (al giovedì a pranzo), tasca ripiena, oca al forno con le mele, storione, crostate e dolci al cucchiaio fatti in casa.

Un locale storico che si trova in un castello da fiaba. La Locanda del Falco è infatti già attestata nei documenti a partire dal Quattrocento: allora vi si potevano fermare i viandanti per prendere un pasto caldo, per riposare durante il viaggio. Passano i secoli e la Locanda diventa una meta di viaggi, grazie alla famiglia Piazza che la gestisce dagli anni Settanta del Novecento. Diventa meta per i buongustai, i gourmet, per gli amanti del bello e del buono che arrivano dalle vicine città; e qui si incantano a guardare la bottega colorata dei colori dei prodotti di stagione - i banconi d’epoca ricoperti di verdura e grondanti di salumi - o la cantina, ricca delle migliori produzioni vitivinicole locali e nazionali.

Il consiglio di Marco Piazza «Bisogna fare un ottimo brodo ristretto di verdure (oltre alle solite verdure di stagione anche odori come alloro, timo, ginepro) e farvi cuocere lo storione; va poi lasciato raffreddare lentamente. Una volta freddo va servito con una salsa, fatta al momento, che contiene: olio extravergine di oliva, capperi sotto sale appena sciacquati, limone, un po’ di prezzemolo e un po’ d’aglio.». 79


GAZZOLA

PODESTERIA VECCHIA Indirizzo: Via Roma, 10 - Gazzola In sala: Maria Teresa Marchesi Derata e Mercedes Reyes Agusti In cucina: Giovanni Cassano Telefono: 0523 975526 - Fax: 0523 975526 www.podesteria.it - mail@podesteria.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: sempre aperto Periodo di ferie: sempre aperto Numero di coperti: 240 all’interno e 300 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 28 Carte di credito: le principali tranne American Express e Diners I piatti della tradizione piacentina: galantina di pollo, salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, pin al sugo di funghi, stracotto di manzo, trippa alla Piacentina, piccola di cavallo, bolliti misti (su ordinazione), bomba di riso (su ordinazione), torte di frutta e di mandorle fatte in casa, dolci al cucchiaio fatti in casa.

Chi avesse nostalgia delle vecchie case di campagna di una volta, può approdare alla Podesteria Vecchia: i colori, i fiori di campo sulle tavole, i vecchi attrezzi contadini, il sasso a vista e i camini danno un senso di calore alla vecchia struttura colonica ristrutturata, ovviamente, con cure e attenzioni; le tavole apparecchiate nei freschi giardini sono altrettanto curate, fiorite e colorate. Sulle tavole arrivano piatti di rigorosa tradizione locale, anche l’ormai raro merluzzo, lo storione, i gamberi di fiume, un tempo tanto presenti nella cultura padana; ma si può trovare anche qualche pietanza extra-piacentina.

Il consiglio di Maria Teresa Marchesi Derata «La galantina di pollo è un piatto che si faceva un tempo a Piacenza nelle case dei “signori”. Il pollo, disossato, disteso e privato della pelle viene cosparso di cubetti di prosciutto crudo, vitello, maiale, pistacchi, sale e pepe. Arrotolato e cucito nella sua pelle, viene bollito in brodo di verdure, e poi lasciato sotto un peso a raffreddare. Va servito a fette con gelatina e verdure». 80


GOSSOLENGO

HOSTARIA CARATTA Indirizzo: Località Caratta, 38 - Gossolengo In sala: Giancarlo Rossi e Fausta Rancati In cucina: Filippo Rancati e Giancarlo Rossi Telefono: 0523 778100 - Fax: 0523 778100 - hostariacaratta@libero.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: il mercoledì e la sera del martedì Periodo di ferie: tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo Numero di coperti: 130 all’interno e 60 sotto il portico Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torteli di erbette, pisarei e faso’, anolini in brodo, coppa arrosto, piccola di cavallo, stracotto di asinina con polenta, lepre sfilacciata alla Piacentina con purea di mele, torta di mandorle soffice, crostate fatte in casa, dolci al cucchiaio fatti in casa. L’Hostaria Caratta è stata ricavata da un casale dei primi del Novecento; l’ambiente, è quello tipico delle case di campagna, con una collezione di pentole, tegami e pignatte appese alle pareti. Quella che un tempo era la stalla è ora una delle sale del ristorante; l’altra è stata ricavata dal portico, chiuso con ampie vetrate, che dà sul rigoglioso giardino; ma c’è anche un porticato esterno per chi vuole godersi la frescura delle sere estive. La cucina, che concede ampio spazio ai piatti della tradizione piacentina, sconfina verso specialità, personalizzate e reinventate, di altri territori. Nel menu sono sempre presenti piatti per vegetariani e la carta dei vini contiene una buona selezione di vini locali e nazionali. Il consiglio di Filippo Rancati e Giancarlo Rossi «Un piatto vegetariano può essere fatto svuotando una patata di media grandezza, ricavando un coperchio nella parte superiore. In una padella si fanno saltare, con poco burro, carote, scalogno, sedano e champignons tagliati a dadini; si aggiunge un po’ di patè di tartufo, sale e pepe. La patata, riempita e chiusa, si avvolge in alluminio e si inforna per 20 minuti. Una salsa di panna, ristretta con una noce di burro, e un trito fine di erba cipollina la completano». 81


GOSSOLENGO

OSTERIA VECCHIA PERGOLA Indirizzo: Piazza Roma, 1 - Gossolengo In sala: Paola Artusi In cucina: Gabriele Fava Telefono: 0523 778123 - Fax: 0523 778123 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: il lunedì e il martedì Periodo di ferie: dal 15 luglio al 15 agosto e, a volte, una settimana dopo il periodo natalizio Numero di coperti: 80 all’interno e 40 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 27 Carte di credito: circuito Visa I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, torta fritta, pisarei e faso’, pasta e fagioli, pappardelle ai funghi porcini, pappardelle al sugo di cacciagione, stracotto di asinella, piccola di cavallo, scaglie di grana padano, torte e dolci al cucchiaio fatti in casa.

La formula utilizzata dalla storica Osteria Vecchia Pergola è diventata d’esempio per tanti locali: veloci tovagliette in carta, ottimi salumi e torta fritta; un rito divenuto ormai irrinunciabile per chi vi si reca. E, dopo l’antipasto, c’è un’ampia scelta di pietanze golose e succulente che mescolano la tipicità piacentina con quella parmense; i titolari infatti, Paola Artusi e Gabriele Fava, sono originari di Parma. Il locale, che esiste da ben più di un secolo, è piacevole: rustico con i suoi tavoloni in legno e al contempo delizioso per i particolari adatti, ben curati, come il pergolato sotto cui si può cenare d’estate.

Il consiglio di Paola Artusi «Con un semplicissimo impasto di farina, lievito acqua e sale si può preparare un’ottima torta fritta da accompagnare a salumi e formaggi. L’impasto ottenuto va lasciato circa mezz’ora a lievitare, poi si tira la sfoglia con il mattarello, si taglia a quadri o rettangoli, che vengono lasciati ancora un po’ a lievitare. Infine si friggono in abbondante strutto e si lasciano ad asciugare su carta porosa». 82


LUGAGNANO VAL D’ARDA

RISTORANTE TORRETTA Indirizzo: Chiavenna Rocchetta - Lugagnano Val d’Arda In sala: Ivo Ghizzoni con la cognata Sandra In cucina: Michele Ghizzoni con la cognata Mara Telefono: 0523 891328 - Fax: 0523 891328 www.ristorantetorretta.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì sera e mercoledì Periodo di ferie: a fine settembre e a fine gennaio Numero di coperti: 100 all’interno e 40 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: Bank Americard, Mastercard, Visa e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, frittata con le erbette, giardiniera fatta in casa, tortelli con la coda, pisarei e faso’ basotti, anolini in brodo, nidi di rondine, crespelle, coppa al forno, anatra arrosto, trippa alla Piacentina, bolliti misti, selvaggina (solo in inverno), grana padano, crostate fatte in casa, busslan, sbrisolona.

La storica osteria di Chiavenna Rocchetta venne rilevata nel 1982 dalla famiglia Ghizzoni. Da allora, tutto ciò che arriva in tavola è stato prodotto a mano dai Ghizzoni: i vini, Monterosso e Gutturnio, vengono prodotti nelle vigne di famiglia; i salumi vengono insaccati e fatti stagionare nelle loro cantine; le paste, i primi, i dolci sono stati fatti rigorosamente a mano. E così, nel corso degli anni, il locale è diventato decisamente noto, sia per la genuinità dei piatti proposti, sia per la piacevolezza del luogo, sia per la piacevole semplicità dell’ambiente. Bisogna anche ricordare che, in stagione di funghi, arrivano in tavola porcini a volontà.

Il consiglio di Michele Ghizzoni «Il ripieno dei più classici tortelli piacentini è fatto con una parte di ricotta, una parte di Grana Padano, un uovo, spinaci lessati e tritati grossolanamente col coltello, e poi sale, pepe e noce moscata. La pasta che racchiude i tortelli è quella classica fatta con farina, uova, acqua e sale. Noi li serviamo conditi con solo burro fuso: ogni sugo o intingolo nasconde la fragranza del delicato ripieno». 83


LUGAGNANO VAL D’ARDA

ANTICA TRATTORIA DA DORINO Indirizzo: Via Costa di Rustigazzo - Lugagnano Val d’Arda In sala: Fausto Guarnieri In cucina: Mariella Segalini Telefono: 0523 807119 - Fax: 0523 807119 - www.trattoriadadorino.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: 15 giorni a fine febbraio e tre settimane a settembre Numero di coperti: 60 all’interno e 60 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: Visa, Cartasì, Mastercard e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, gras pist, burtleina, tortelli di erbette, pisarei e faso’, ravioli in brodo, nidi di rondine, tagliatelle ai funghi, coppa arrosto, lombo al Gutturnio, vitello arrosto, anatra e faraona arrosto, crostata di susine e amaretti, sbrisolona.

Storica trattoria - risale infatti al primo dopoguerra - il cui titolare, Fausto Guarnieri, rappresenta la terza generazione di una famiglia di osti. Un locale semplice ma delizioso, ingentilito da qualche fiore fresco di campo, con ampie vetrate che permettono di spaziare lo sguardo sul paesaggio; i profumi e gli aromi che arrivano dalle cucine sono quelli delle pietanze tradizionali. La tradizione viene tenacemente perseguita in questo locale che propone salumi artigianali perfettamente stagionati e, nella stagione giusta, anche la leggendaria maialata. Da Dorino si trova a pochi minuti dalle rovine di Veleia Romana.

Il consiglio di Fausto Guarnieri «Nel periodo invernale non manca il gras pist. Si tratta di lardo pestato in un mortaio con l’aggiunta di aglio e prezzemolo (per 1 kg di lardo ci vogliono 3 o 4 spicchi d’aglio e un mazzetto di prezzemolo); va pestato a lungo così da risultare morbido come burro. Si può spalmare su un crostino come antipasto o usare come base per un gustoso soffritto». 84


MONTICELLI D’ONGINA

ANTICA TRATTORIA DA CATTIVELLI Indirizzo: Via Chiesa, 2 - Località Isola Serafini - Monticelli d’Ongina In sala: Luca Castellani In cucina: Manuela Cattivelli Telefono: 0523 829418 - Fax: 0523 815407 - www.trattoriacattivelli.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì sera e mercoledì Periodo di ferie: in luglio Numero di coperti: 200 all’interno e 20 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 30 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, insalata d’anguilla affumicata, ambola marinata, pisarei e faso’, anolini in brodo, tortelli di ricotta, tortelli di zucca, tagliatelle con l’anguilla, frittura di pesce d’acqua dolce, stracotto d’asina con polenta, lumache alla Piacentina, faraona ripiena, latte in piedi, sbrisolona, crostate fatte in casa, liquori di nocino, bargnolino e limonina. Valentino Cattivelli e la moglie aprirono la trattoria nell’immediato dopoguerra; da allora il locale è meta costante per i ghiottoni che amano la gastronomia piacentina. Gastronomia che qui, sulle rive del Po, si allarga a comprendere i prodotti che il fiume offre: amboline, pescegatto e anguilla in primis; soprattutto in frittura ma anche, e questo è un piatto per intenditori, la rara anguilla affumicata, che si ottiene grazie ad un lungo e difficile procedimento. Gli ambienti della trattoria, ristrutturati di recente, sono molto piacevoli: sui muri si vedono affreschi con scene di pesca sul Po, le sale sono luminose e i tavoli ben distanti l’uno dall’altro; il servizio è cortese e solerte. Il consiglio di Cesira Cattivelli «Con la polpa dell’anguilla, una volta pulita e pelata, si può preparare un ottimo sugo per le tagliatelle. Si taglia a piccoli tocchettini e si fa dorare bene in una padella con olio e uno spicchio d’aglio; quindi si sfuma con un po’ di vino bianco e, a seconda della stagione, si aggiunge un trito di prezzemolo o di spinacini. Le tagliatelle, una volta cotte e scolate, si fanno saltare in questo sugo». 85


MONTICELLI D’ONGINA

RISTORANTE LE GIARE Indirizzo: San Pietro in Corte Secca, 6 - Monticelli d’Ongina In sala: Giovanni Bianchi In cucina: Graziano Bianchi Telefono: 0523 820200 - Fax: 0523 820200 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: domenica sera e lunedì tutto il giorno (in luglio anche tutta la domenica) Periodo di ferie: dieci giorni a gennaio e il mese di agosto Numero di coperti: 40 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 35 Carte di credito: tutte I piatti della tradizione piacentina: culatello di Monticelli, pisarei e faso’, anolini in brodo, spaghetti al torchio con guanciale e cipollotto fresco, costolette d’agnello con timo e menta, tagliata di manzo alle erbe, budino amaro con zabaione.

Nel pieno della rigogliosa campagna vicina al Po si trova il minuscolo paesino di San Pietro in Corte Secca: si rincorrono ordinatamente poche case, la chiesa, un campo giochi. In questo luogo, un po’ sospeso nel tempo, il ristorante Le Giare rappresenta la meta ideale per chi voglia regalarsi un lauto pranzo in un ambiente sobrio e luminoso, dalla misurata eleganza. Le portate che rispecchiano la tradizione locale si alternano a nuovi accostamenti comunque rispettosi dell’alternarsi delle stagioni. Inoltre, accanto ai piatti tipici piacentini, si può trovare una buona scelta di piatti a base di pesce fresco.

Il consiglio di Graziano Bianchi «Dodici tuorli d’uovo, 12 cucchiai da minestra di zucchero semolato e un bicchiere e mezzo di vino bianco (così è più delicato, altrimenti si può usare la stessa dose di marsala); questi gli ingredienti per fare il nostro zabaione. Una volta sbattute le uova e incorporato il vino, si mette il composto a cuocere a bagnomaria e si mescola con una frusta fino a quando non diventa una spuma ben soda». 86


MONTICELLI D’ONGINA

TRATTORIA MIRELLA Indirizzo: San Nazzaro – Monticelli d’Ongina In sala: Alberto Dallavalle In cucina: Riccardo Tosoni Telefono: 0523 827431 - Fax: 0523 827431 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: la prima quindicina di settembre Numero di coperti: 50 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: circuito Visa e Bancomat I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini e torta fritta, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, tagliatelle, gnocchi di patate, bolliti misti, cavallo crudo, piccola di cavallo, arrosti misti, anguilla in umido (solo in inverno) e fritta, storione, zabaione, ciambella con marsala all’uovo, crostate con frutta di stagione.

All’entrata il locale ha proprio l’aspetto della classica osteria di paese: chi gioca a carte, chi beve un “bianchino” al bancone chi sfoglia il giornale. La sala ristorante invece, un po’ appartata, è una vera scoperta per chi voglia gustarsi anguille in umido o il raro storione (attenzione però, si trova solo a marzo e ottobre); tutto l’anno invece si possono apprezzare fritture di amboline appena pescate nel vicino Po. E comunque le pietanze del locale spaziano attraverso tutte le prelibatezze della tradizione piacentina. Inoltre il titolare, che rappresenta la terza generazione di una dinastia di ristoratori, dispensa volentieri consigli e ricette.

Il consiglio di Alberto Dallavalle «L’anguilla in umido si può gustare solo in inverno. Bisogna preparare il più classico dei soffritti e vi si fa rosolare l’anguilla (già pulita) da ogni lato; si toglie temporaneamente l’anguilla e si fanno rosolare nel soffritto i piselli; si aggiunge brodo che si lascerà bollire fino a ché non assumerà una consistenza cremosa. Si mette nuovamente l’anguilla, si aggiunge un altro po’ di brodo e si termina la cottura». 87


NIBBIANO

LOCANDA TRATTORIA CESARINA Indirizzo: Via Romagnoli, 31 - Trevozzo - Nibbiano In sala: Cesarina Groppi In cucina: Renato Groppi Telefono: 0523 998301 - Fax: 0523 733070 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: venerdì Periodo di ferie: dal 26 dicembre all’ultimo lunedì di gennaio Numero di coperti: 90 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta e spinaci, pisarei e faso’, anolini in brodo, tagliatelle ai funghi porcini, coppa di maiale al forno, trippa alle verdure, anatra al forno, polenta e cinghiale, polenta e coniglio, brasato di manzo, busslan, crostate fatte in casa.

Una bella parete bianca incorniciata da un trompe l’oeil con motivi di tralci di vite; da qui si accede alla Locanda Trattoria Cesarina che i coniugi Groppi conducono dal ’61. Da qualche anno è il figlio Renato che si occupa dell’andamento del locale, ma il dominio delle cucine è sempre solidamente in mano alla mamma Cesarina. Inutile dire che l’accoglienza è familiare, le pietanze sono deliziose e preparate con il rigore di una volta. Gli ambienti, semplici e ben curati, danno un’idea di solidità, di affidabilità. Inoltre piace sapere che, in queste stesse sale, i viaggiatori soggiornavano già secoli fa, in transito sulla strada che portava a Genova.

Il consiglio di Cesarina Groppi «La trippa è un po’ noiosa da pulire ma, una volta cucinata, è proprio buona. Noi la mettiamo tagliata a listarelle, quando è già stata a bollire per una mezz’ora, in un soffritto fatto con sedano, cipolla, aglio, alloro e pomodoro; si aggiunge quindi brodo e fagioli, se secchi messi a bagno la sera prima, e un po’ di vino bianco secco; deve sobbollire per 4 ore. Quando è pronta si spolvera di formaggio grattugiato». 88


PIANELLO VAL TIDONE

TRATTORIA CHIARONE Indirizzo: Località Chiaroni – Pianello Val Tidone In sala: Vincenzina Mondonico e collaboratori In cucina: Vincenzina Mondonico e collaboratori Telefono: 0523 998311 - Fax: 0523 998311 www.trattoriachiarone.it - info@trattoriachiarone.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 60 all’interno e 50 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali tranne American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, gnocco fritto, panzerotti, anolini in brodo, tortelli al burro e salvia, pisarei e faso’, tagliolini con porcini, spugnolata, bolliti misti, arrosti misti, cinghiale in umido, selvaggina con polenta (su prenotazione), busslan, sbrisolona, crostata di prugne.

La frazione di Chiaroni, appena sopra a Pianello, è una delle deliziose località che costellano la Val Tidone. Qui Vincenzina Mondonico conduceva, fino a qualche anno fa, un’affermata trattoria che improvvisamente rimase chiusa. I clienti, ormai affezionati, non si sono arresi e hanno insistito fino a che Vincenzina è ritornata, energica come prima. In un altro locale certo, un vecchio edificio dell’Ottocento proprio di fronte al precedente, ma finalmente si sono riviste le sue ghiotte portate, i suoi piatti succulenti preparati secondo la tradizione del luogo e con i prodotti di stagione.

Il consiglio di Vincenzina Mondonico «Il lacerto di vitello (una parte del magatello) si fa rosolare in olio extravergine e aglio; aggiungiamo 2 bicchieri di vino bianco e, quando è evaporato, circa 2 chili di cipolle bianche, bacche di ginepro, un trito di aromi, sale e un po’ di dado. Fuoco lento per un’ora e mezza quindi si frullano le cipolle con un po’ di peperoncino. Si taglia a fette la carne e si serve con la salsa ottenuta». 89


PIOZZANO

TRATTORIA SAN GABRIELE Indirizzo: Strada San Gabriele, 16 - Piozzano In sala: Gianmario Achilli In cucina: Antonella e Cristina Civardi con la mamma Telefono: 0523 979233 - Fax: 0523 979233 www.trattoriasangabriele.it - info@trattoriasangabriele.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: una quindicina a gennaio e una ad agosto Numero di coperti: 110 in due sale Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: Visa, Cartasì I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta fritta, tortelli di ricotta e spinaci, pisarei e faso’, anolini in brodo, panzerotti, arrosti misti, selvaggina, salame cotto, carne alla griglia, torta di mele, crostate di marmellata, sbrisolona, dolci al cucchiaio fatti in casa.

Piozzano si trova in piena Val Luretta, lussureggiante di boschi e di vigneti e dall’aria fresca e frizzante. A San Gabriele, una frazione di Piozzano, si trova l’omonima osteria, di aspetto rustico ma da cui traspare un’assidua cura dei particolari: un segnaposto delicato, il menu accurato, un centrotavola fatto con verdure e spezie di stagione. Antonella e Cristina Civardi, alla quarta generazione di una dinastia di ristoratori, sono ben consce del valore che hanno le loro pietanze: sempre rigorosamente fatte in casa, preferibilmente con le ricette di famiglia, e con ingredienti di stagione.

Il consiglio di Cristina Civardi «Per la preparazione dei nostri arrosti usiamo ancora il lardatoio, uno strumento ormai in disuso che trasporta una strisciolina di lardo all’interno della carne. L’arrosto, di manzo o di vitello, viene così lardellato e, dopo essere stato steccato, fatto rosolare su tutti i lati. Una volta che ha preso colore, si aggiunge del brodo di verdure, e si termina la cottura. La lardellatura impedisce alla carne di asciugarsi». 90


PONTE DELL’OLIO

LOCANDA DEI CACCIATORI Indirizzo: Località Mistadello - Castione - Ponte dell’Olio In sala: Piero e Sergio Montanari e Marco Biolcati In cucina: Raffaele Somma e Giuseppina Carini Telefono: 0523 875105 - Fax: 0523 876234 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: dal 10 al 30 gennaio Numero di coperti: 330 all’interno e 120 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, tortelli di erbette, ravioli in brodo, funghi porcini impanati e fritti, coppa di maiale al forno, brasati di cinghiale, selvaggina, bistecca di cavallo, grana padano, crostata di prugne, busslan, nocino, bargnolino.

Un grande locale arredato rusticamente, sempre affollato ma con una gestione impeccabile; mai un’attesa più lunga del dovuto, mai una trascuratezza e un servizio solerte, cortese. I clienti sono affezionati e ritornano costantemente - ovvio, con queste premesse - ma anche perché vi trovano diverse prelibatezze a base di funghi porcini appena raccolti sulle colline dei dintorni. E dal menu non mancano i grandi classici della cucina piacentina annaffiati da ottimi vini locali. Nei periodi caldi si può pranzare nel giardino, all’aperto, ed è un piacere immergersi in questa frescura.

Il consiglio di Raffaele Somma «Per preparare la coppa arrosto si procede così: la coppa fresca va salata con sale grosso e fatta rosolare su ogni lato con olio e rosmarino; si fa sfumare con del vino bianco e si mette al forno con un po’ di verdure, come sedano, carota e cipolla; deve restare in forno per circa tre ore. Quindi si setacciano le verdure, si fanno legare con un po’ di farina e il sugo rimasto; si ricopre infine la coppa a fette». 91


PONTE DELL’OLIO

RISTORANTE RIVA Indirizzo: Via Riva, 16 - Ponte dell’Olio In sala: Maurizio Rossi In cucina: Carla Aradelli Telefono: 0523 875193 - Fax: 0523 871168 www.ristoranteriva.it - info@ristoranteriva.it - ardelli.carla@libero.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: il lunedì tutto il giorno, il martedì a mezzogiorno Periodo di ferie: variabili Numero di coperti: 30 all’interno e 15 all’esterno Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 40 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini con pasta fritta, mezzmanag ripiene con carne d’agnello in brodo con verdurine, gnocchi di patate con crema di ortiche, tortelli intrecciati di ricotta, agnello nostrano con prugnoli e polenta secca, faraona farcita alle erbe, petto d’oca e verdure croccanti, tortino caldo al cioccolato, tortina di amaretti e mandorle con zabaione al vov e marsala. Come avevamo anticipato nell’introduzione, la presente guida dedica le proprie segnalazioni ai ristoranti che hanno in menu pietanze della tradizione gastronomica piacentina, quindi accanto ad osterie e trattorie si trovano anche grandi ristoranti blasonati, proprio come il Riva di Ponte dell’Olio, segnalato dalle migliori guide gastronomiche - ed enologiche d’Italia. Un luogo dove la grande confidenza con le ricette tradizionali locali consente di sperimentare sapienti varianti, ovviamente eseguite con estrema maestria. Un luogo dove la cantina racchiude, oltre ad una eccellente selezione di vini dei Colli Piacentini, anche diverse centinaia di etichette nazionali ed estere. L’ambiente è elegante, senza eccessi o clamori. Il consiglio di Carla Aradelli «La mia cucina è fatta con prodotti molto comuni, che fanno parte della nostra cultura, delle nostre radici. Uno dei piatti che sono piaciuti di più la scorsa stagione era partito da una semplice patata dentro a cui abbiamo messo germogli di ortica e un pezzo di salsiccia; l’abbiamo poi ricoperta di fonduta e infine di fili di porro fritti. Un piatto colorato, fatto con ciò che era disponibile sul mercato in quella stagione». 92


RIVERGARO

ANTICA TRATTORIA BELLARIA Indirizzo: Via Genova, 88 (SS.45) - Rivergaro In sala: Daniele, Andrea, Sara e Marina Merlini In cucina: Maurizio Merlini Telefono: 0523 958612 - Fax: 0523 958612 - merlinisara@libero.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorni di chiusura: lunedì e martedì Periodo di ferie: il mese di gennaio Numero di coperti: 100 all’interno e 25 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta fritta, tortelli alla Piacentina, pisarei e faso’, anolini pasticciati, anatra al forno, piccola di cavallo, tast (tasca ripiena), busslan, crostate fatte in casa.

I fratelli Daniele e Maurizio Merlini provengono da esperienze di ristorazione internazionale; forti di queste competenze e della collaborazione delle figlie, gestiscono già da anni la Bellaria con ottimi risultati. Il locale viene condotto con grande professionalità e accuratezza ma con quel tocco di familiarità che piace tanto e infatti i clienti tornano fedelmente, che siano Piacentini oppure che provengano dalle vicine regioni. Le pietanze che arrivano in tavola sono frutto di una accurata selezione e sono preparate con prodotti di stagione nel solco dei dettami della tradizione locale; la carta dei vini annovera tutto il meglio della produzione piacentina.

Il consiglio di Maurizio Merlini «I classici anolini piacentini - preparati con il ripieno di carni di manzo, vitello e maiale stracotti e con formaggio a grana, pane grattugiato e il sugo dello stracotto - anziché in brodo si possono preparare pasticciati. Una volta sbollentati in acqua si fanno saltare in un sugo a base di funghi porcini e pomodoro, quindi messi in forno giusto il tempo per farli asciugare». 93


RIVERGARO

RISTORANTE ALBERGO LA SOSTA DEL RE Indirizzo: Via Roma, 1 - Rivergaro In sala: Andrea Passaglia In cucina: Teresa Mazzocchi Telefono: 0523 958677 - Fax: 0523 953295 www.lasostadelre.it - lasostadelre@tin.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: non contemplate Numero di coperti: 80 all’interno e 60 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: American Express, Mastercard, Visa I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, tortelli classici piacentini, anolini della tradizione, tagliatelle ai funghi porcini freschi, passatelli alla Bettolese, brasati con polenta (in inverno), trippa alla Piacentina, piccola di cavallo, bolliti misti, arrosti misti, busslan, crostate fatte in casa, dolci al cucchiaio fatti in casa. I soci Pippo Stampanoni e Enrico Masnata, nel febbraio del 2005, hanno riaperto quella che un tempo era la locanda del paese: un piccolo albergo con 11 stanze e un piacevole ristorante. Vecchi locali rustici, che risalgono all’Ottocento, nuovi arredi e una politica che si riassume nel voler dare ai clienti un ottimo rapporto qualità/prezzo. Ampio spazio è stato dato alle pietanze e ai vini della tradizione piacentina, tanto che i titolari hanno voluto creare una rassegna appositamente dedicata che si svolge nel periodo invernale e si intitola “giovedì a cena con i tipici”; nel corso di ogni serata viene proposta una pietanza scelta tra le tante della ricca gastronomia del territorio. Il consiglio di Teresa Mazzocchi «I passatelli si fanno con una parte di pane grattugiato, scottato con un po’ di brodo, una parte di formaggio a grana e una cucchiaiata di farina; si aggiustano di sale e si mettono nell’attrezzo apposito (uno schiacciapatate con i fori poco più grossi). I passatelli che ne escono vanno gettati nel brodo bollente e, quando vengono a galla, sono pronti. Vanno serviti con una spolverata di formaggio». 94


RIVERGARO

RISTORANTE CAFFE’ GRANDE - SUGÖ Indirizzo: Piazza Paolo, 8 - Rivergaro In sala: Fabrizio Bertuzzi In cucina: Betti Bertuzzi Telefono: 0523 958524 - Fax: 0523 958524 - www.caffegrande.it Orari di apertura: a mezzogiorno solo su prenotazione e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: in parte nel mese di gennaio e in parte a settembre Numero di coperti: 50 all’interno e 40 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 27 Carte di credito: le principali tranne American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, giardiniera, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, stinco di vitello, bolliti misti, cacciagione, arrosto di vitello, grana padano, robiola, pecorino del Monte Cerro, zabaione con le fragole, crostate di frutta, sbrisolona, semifreddo al croccante. L’insegna dice Ristorante Caffè Grande ma i Piacentini che amano mangiare bene lo conoscono come Sugö, soprannome del padre degli attuali gestori Betti e Fabrizio Bertuzzi. Si trova proprio in centro a Rivergaro ed è un locale storico, gestito dalla stessa famiglia Bertuzzi fin dal 1875, in cui è difficile trovare posto a meno di avere prenotato per tempo. Piacevole all’interno, con le sue belle sale e salette dai soffitti a volta, e all’aperto, d’estate con pochi tavoli racchiusi da una piccola siepe. I piatti che arrivano in tavola sono quelli della tradizione locale ma c’è spazio anche per qualche gustosa rivisitazione e, prenotando per tempo, si può gustare un’ottima burtleina. Il consiglio di Betti Bertuzzi «Per la nostra giardiniera, ogni tre chili di verdura (sedano, carote, cavolfiori, finocchi, fagiolini, peperoni e cipolline borettane) mettiamo un litro e mezzo di aceto di vino bianco, 200 gr di olio, 200 gr di zucchero e 200 di sale. Quando olio e aceto bollono, si aggiungono sale e zucchero e infine le verdure, per non più di 15 minuti. Si mettono quindi nei vasi insieme al loro liquido, si chiudono ermeticamente e vanno consumate entro un mese». 95


RIVERGARO

RISTORANTE OLYMPIA Indirizzo: Strada Statale 45, 102 - Niviano - Rivergaro In sala: Liliana Cassinelli In cucina: Nilde Cassinelli e Adelina Mozzi Telefono: 0523 957608 - Fax: 0523 957608 - www.ristoranteolympia.it Orari di apertura: a mezzogiorno; la sera solo su prenotazione Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: in agosto Numero di coperti: 400 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 23 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, pisarei e faso’, tortelli, anolini in brodo, gnocchetti in salsa di grana padano, cervo con castagne, arrosti misti, filetto alle erbe con patate e rosmarino, coppa al forno, grana padano, sbrisolona, busslan, crostate fatte in casa, liquori di nocino e bargnolino.

L’Olympia rappresenta il più classico dei ristoranti: pareti chiare, massicce sedie in legno come quelle di una volta, bianche tovaglie e fiori in tavola così piacevoli e rassicuranti. Un accogliente ristorante che si trova in un punto strategico della Val Trebbia, all’incrocio con la strada che porta al borgo di Grazzano Visconti, meta dei tanti turisti che si riversano nel Piacentino. Oggi a gestire il ristorante ci sono Nilde e Liliana Cassinelli, ma ogni tanto ai fornelli c’è anche la loro mamma Adelina Mozzi che, fin dagli anni Settanta, ha viziato tanti golosi con i suoi manicaretti improntati alla gastronomia del territorio.

Il consiglio di Nilde Cassinelli «Si può fare un delizioso e semplice sugo per gli gnocchi a base di formaggio a grana. Gli gnocchi, che devono essere lisci (privi delle solite scanalature ottenute con i rebbi della forchetta), una volta cotti in acqua vanno fatti saltare in una salsa ottenuta con burro e brodo di carne; dopo essere stati tolti dal fuoco si cospargono formaggio a grana grattugiato in abbondanza e un po’ di scaglie di grana». 96


RIVERGARO

TRATTORIA LA PIEVE Indirizzo: S.P. di Gossolengo, 33 - Pieve Dugliara - Rivergaro In sala: Cristian Lertora In cucina: Piera Libé Telefono: 0523 956728 - Fax: 0523 956728 Orari di apertura: dalle 6,00 alle 24,00 Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: in febbraio e in ottobre Numero di coperti: 100 all’interno e 70 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torta fritta, giardiniera, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, chicche della nonna, fettuccine al brasato di manzo, bollito di manzo, lepre e cinghiale con polenta, trippa alla Piacentina, piccola di cavallo, tagliata di cavallo, merluzzo con cipolla, crostate fatte in casa, sbrisolona.

Cristian Lertora, figlio di ristoratori, ha aperto il locale già da qualche anno ed è riuscito a farlo diventare punto di riferimento non solo per pranzi e cene ma anche per gustose merende a base di salumi e formaggi. La trattoria, che si trova in un’ottima posizione, è semplice, piacevole e richiama le osterie di una volta. Tutti i piatti che vengono portati in tavola vengono eseguiti secondo le regole della tradizione locale e sono fatti seguendo i ritmi delle stagioni. La cantina annovera una buona selezione di etichette del territorio e anche di vini nazionali.

Il consiglio di Cristian Lertora «La prepariamo solo nella stagione fredda, ma la nostra lepre è tanto semplice quanto gustosa. Viene semplicemente messa in forno, tagliata in due parti, con un letto di verdure di stagione, tra cui carote, sedano e cipolla; un po’ di alloro e una generosa innaffiata di vino bianco e poi si inforna per almeno un’ora e mezza. Terminata la cottura è bene lasciarla in forno spento ancora un po’ così non si asciuga». 97


ROTTOFRENO

ANTICA TRATTORIA BRAGHIERI Indirizzo: Località Centora, 21 - Rottofreno In sala: Liana Capelli In cucina: Floriana Braghieri Telefono: 0523 781123 - Fax: 0523 781123 Orari di apertura: a mezzogiorno tutti i giorni; il venerdì e il sabato anche la sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: la prima quindicina di gennaio e dal 25 luglio al 25 agosto Numero di coperti: 100 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, tagliatelle fatte in casa, coppa arrosto, salame cotto, stracotto di asinina, cinghiale alla cacciatora, crostata fatta in casa, dolci al cucchiaio fatti in casa.

Quella dei Braghieri è una storica trattoria del posto: Silvio Braghieri la aprì nel 1921, oggi la tradizione continua con i suoi discendenti. Le pietanze che arrivano in tavola, come le torte o i dolci al cucchiaio, spesso vengono preparate da Floriana Braghieri con le stesse ricette che usava la nonna. Può darsi che siano leggermente rivisitate, rese più leggere, più consone alla moderna alimentazione, ma ingredienti e procedimento rimangono i medesimi di una volta. Anche sulla scelta degli ingredienti non si transige: viene rispettato il ritmo delle stagioni: i funghi e relativi intingoli ci saranno solo quando è il periodo, la cacciagione anche. Le sale, arredate con semplicità, sono accoglienti e serene.

Il consiglio di Floriana Braghieri «Per cucinare le carni alla cacciatora occorre un buon vino rosso - andrà bene un tipo più chiaro per il cinghiale, mentre è preferibile un vino più corposo per l’asinina - che andrà a ricoprire la carne unita a sedano, carota, cipolla, aglio, un po’ di prezzemolo e passata di pomodoro. La cottura, molto lenta, cambia secondo la grandezza del pezzo; infine si setaccia il sugo e si utilizza per ricoprire le carni». 98


ROTTOFRENO

TRATTORIA RISTORANTE LA NOCE Indirizzo: Via Agazzano, 140 - Frazione Noce di San Nicolò - Rottofreno In sala: Enrico Tagliafichi In cucina: Francesco e Mercede Tagliafichi Telefono: 0523 768738 - Fax: 0523 764339 www.trattorialanoce.it - info@trattorialanoce.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì tutto il giorno; domenica e martedì solo di sera Periodo di ferie: una settimana a fine dicembre e tre settimane ad agosto Numero di coperti: 150 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 23 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, bucatini bobbiesi al ragù di cervo, tortelli al burro e salvia, pisarei e faso’, ravioli in brodo, panzerotti in terrina, arrosti misti, piccola di manzo, trippa alla Piacentina, bolliti misti, anatra alle mele, faraona disossata farcita alle verdure, costolette di agnello al timo, tagliere di formaggi, crostata della casa, dolci al cucchiaio della casa. Risale al 1910 l’apertura di questa storica trattoria; allora furono i Tagliafichi ad inaugurarla, oggi sono ancora i loro discendenti, Enrico, Francesco e Mercede, a gestirla. Frutto di una conduzione attenta, La Noce è un locale che cambia completamente a seconda degli orari: a mezzogiorno prevale una clientela d’affari; alla sera si cena alla carta. In questo ambiente familiare e gentile si possono trovare diverse delle pietanze tradizionali piacentine accompagnate da una carta dei vini che, oltre ad una buona selezione di vini locali, annovera anche diverse etichette regionali. La recente ristrutturazione dell’edificio, la completa climatizzazione delle sale, il vasto parcheggio danno l’idea dell’efficienza del servizio prestato. Il consiglio di Mercede Tagliafichi «La pasta che ricopre i panzerotti è una sorta di crêpes fatta con latte, farina, uova, noce moscata e sale che va fritta in padella. Sulla crêpes così ottenuta si spalma un’amalgama di ricotta, uova, spinaci, noce moscata e sale; a piacere si può aggiungere una cucchiaiata di besciamella che, a mio parere, conferisce morbidezza. Si arrotola la crêpes, si taglia a tocchetti di un paio di centimetri e si inforna in terrine». 99


SAN GIORGIO PIACENTINO

ANTICA TRATTORIA DEL CACCIATORE Indirizzo: Località Tollara, 14 - San Giorgio Piacentino In sala: Antonio Biasini In cucina: Manuela Chiesa Telefono: 0523 530127 - Fax: 0523 530127 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: variabili Numero di coperti: 180 all’interno e 100 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: non contemplate I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, chisolini, torte salate, tortelli di ricotta, pisarei e faso’, anolini in brodo, chicche della nonna, nidi di rondine, bolliti misti, arrosti misti, grigliate miste, stinco di vitello al forno, lepre, capriolo e cinghiale con polenta, grana padano, crostate di frutta, semifreddi fatti in casa.

Una trattoria con almeno mezzo secolo di storia alle spalle, semplice, familiare, “casereccia” come la definisce la sua proprietaria, Manuela Chiesa. C’è il bar, come in tutte le trattorie di paese che si rispettino, ci sono due sale, il camino acceso in inverno e il giardino per le calde serate estive. Le pietanze che arrivano in tavola sono quelle della tradizione locale; ovviamente cambiano in sintonia con il passaggio delle stagioni; ovviamente c’è spazio anche per qualche piatto non esattamente tipico ma fatto in casa e con ingredienti buoni e freschi. Un locale collaudato, piacevole e senza tanti fronzoli.

Il consiglio di Manuela Chiesa «Con la classica sfoglia che facciamo anche per i tortelli piacentini, ma un po’ più spessa, prepariamo i nidi di rondine. Sulla sfoglia si stende uno strato di besciamella, uno di fontina e uno di prosciutto cotto; si arrotola la sfoglia e si taglia a tocchetti di un centimetro circa. Si mettono poi distesi su una teglia imburrata e si lasciano gratinare al forno». 100


TRAVO

OSTERIA DEL SOLE Indirizzo: Piazza Vittorio Veneto, 15 - Travo In sala: Lucia Zacconi In cucina: Alfreda Anselmi Telefono: 0523 950102 - Fax: 0523 950503 - www.ostsole.it - info@ostsole.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: mercoledì Periodo di ferie: variabili Numero di coperti: 50 all’interno e 40 all’aperto nel cortile di dentro Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: Visa, Mastercard, American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, burtleina, pisarei e faso’, tortelli di ricotta, tortelli di zucca, panzerotti, anolini in brodo, faraona arrosto, coppa arrosto, stinco di maiale al forno, merluzzo con polenta, cinghiale o lepre con polenta, semifreddo allo zabaione, crostata, sbrisolona.

Chi, lo scorso anno, si è recato all’Osteria del Sole per cercare la rassicurante cucina di Alfreda Anselmi, avrà avuto una sorpresa: aveva dato in gestione il suo locale. Ora è tornata; le pietanze sono tornate quelle di una volta; è stato ripristinato l’ordine precedente; del resto l’Osteria appartiene alla sua famiglia da almeno ottant’anni. E infatti, forte di questa sua appartenenza ad una lunga dinastia di ristoratori, la titolare propone i piatti della più classica tradizione piacentina; utilizza materie prime selezionate con cura; stagiona i salumi nella vecchia cantina sottostante; propone una buona scelta di vini da tutte le valli piacentine e anche qualche buon vino di altre regioni.

Il consiglio di Alfreda Anselmi «I tortelli di zucca fatti alla Piacentina sono completamente diversi da quelli mantovani. Il ripieno che viene messo nella classica sfoglia è fatto con zucca, tagliata e cotta al forno (non in acqua perché perde sapore), schiacciata e mescolata con formaggio grana grattugiato, sale, un pizzico di zucchero e un uovo per legare; c’è chi aggiunge ricotta, noi preferiamo evitare così rimane intatto il sapore della zucca». 101


TRAVO

TRATTORIA BELVEDERE Indirizzo: Statto di Travo - Travo In sala: Giorgio Guagnini In cucina: Giorgio Guagnini Telefono: 0523 958582 - Fax: 0523 953456 - giorgio.guagnini@enter.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: variabili Numero di coperti: 65 all’interno e 50 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali tranne Diners I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, burtleina, anolini in brodo, pisarei e faso’, tortelli di ricotta al burro e salvia, tortelli di zucca (in stagione), arrosti misti, asinina o cinghiale con polenta, carne alla griglia, piccola di cavallo, brasato al Gutturnio, cacciagione (su prenotazione), crostate di frutta, salame di cioccolato, budino della nonna.

Ad ogni piatto la sua stagione. Questa la massima di Giorgio Guagnini che, coadiuvato da alcuni collaboratori, si divide tra sala e cucina della trattoria. I tortelli di zucca, per esempio, si fanno solo nel periodo giusto e solo quando la zucca è dolce; non si troverà un brasato nella stagione calda. Tanta attenzione nella scelta delle materie prime ma anche tanta nel conservare le tradizioni locali; addirittura, nel menu il nome di ogni piatto è scritto in italiano e in dialetto piacentino; la tovaglietta reca una poesia in dialetto di Valente Faustini, poeta piacentino. Di aspetto rustico, semplice, è un posto piacevole e rilassante.

Il consiglio di Giorgio Guagnini «Per accompagnare i salumi in alcune zone del Piacentino si preparano i chisolini, in altre la burtleina. Noi la facciamo con acqua, farina e un pizzico di sale (altrove si aggiunge anche l’uovo) che devono formare una pastella omogenea, senza grumi, non troppo densa né troppo liquida. Un tempo per friggerla si usava lo strutto, oggi, per renderla più digeribile usiamo olio di semi di arachidi». 102


TRAVO

TRATTORIA PASTORI Indirizzo: Località Pastori, 14 - Travo In sala: Andrea Monfasani In cucina: Rita Stornelli Telefono: 0523 950212 - Fax: 0523 950212 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: giovedì Periodo di ferie: in ottobre Numero di coperti: 70 all’interno e 80 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli con la coda, pisarei e faso’, anolini in brodo, tagliatelle al sugo di cinghiale, selvaggina con polenta (su prenotazione), arrosti misti, bolliti misti, dolci al cucchiaio fatti in casa, crostate di marmellata fatte in casa, sbrisolona.

Dal 1937 a oggi la gestione è sempre la stessa: tradizionale, con una grande attenzione alla selvaggina e a tutte le maniere per cucinarla. Eppure, chiunque sia già stato ai Pastori o ne abbia sentito parlare, non tralascia mai di ordinare un piatto di tortelli con la coda, delicatissimi, che si sciolgono in bocca, o i dolci, semplici eppure così gustosi. La trattoria si trova ben sopra a Travo, in una posizione decisamente piacevole dal punto di vista paesaggistico; nella bella stagione si possono prendere i pasti all’aperto sulla spettacolare terrazza panoramica.

Il consiglio di Andrea Monfasani «Per preparare un buon sugo di cinghiale bisogna fare asciugare il pezzo di carne prescelto con una rosolatura; a parte si prepara un pistà ‘d grass con lardo, alloro, rosmarino e verdure varie ben tritate. Carne e condimento vanno messi sul fuoco moderato; poi si procede come per uno stracotto. Quando la carne è ben cotta e si sfilaccia bisogna tagliarlo ulteriormente e, se possibile, passarlo nel tritacarne». 103


VERNASCA

OSTELLO DEGLI ELFI Indirizzo: Via Agù, 25 - Vezzolacca - Vernasca In sala: Raffaella Perina In cucina: Eleonora Zambianchi e Gianfranco Solari Telefono: 0523 899011 - Fax: 0523 899109 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì da giugno a settembre; lunedì e martedì da ottobre a maggio Periodo di ferie: tutto il mese di febbraio Numero di coperti: 70 all’interno e 24 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: Mastercard e Visa I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, tortelli alla piacentina, gnocchi di patate, pisarei e faso’, anolini in brodo, nidi di rondine, piccola di cavallo, cotoletta e costata di cavallo, stracotto d’asino, cinghiale con polenta, salame cotto, stinco di maiale o agnello al forno, merluzzo fritto con polenta, crostate fatte in casa

E’ stato aperto da poco più di un anno l’Ostello degli Elfi, in una vecchia scuola elementare ristrutturata, da tre soci entusiasti del loro lavoro. In questo locale, arredato con uno stile rustico, di montagna, con le travi a vista e le tovaglie verdi, rasserenanti, si preparano prelibatezze d’altri tempi: il pane, per esempio, viene fatto in casa nel forno a legna; le ricette che si eseguono sono quelle delle nonne; estrema semplicità e buoni prodotti, preferibilmente di montagna, è la regola che vige nelle cucine. L’aria fresca e frizzante dell’Appennino a fare da piacevole contorno.

Il consiglio di Gianfranco Solari «Uno dei secondi più semplici e prelibati che prepariamo nel forno a legna, ma si può fare in un qualunque forno di casa, è lo stinco. Può essere di maiale o di agnello; la carne ovviamente deve venire da un buon fornitore. Noi lo mettiamo in forno innaffiato con un buon vino bianco, senza aggiungere altro. Le carni cuociono così nel loro grasso, vanno solo girate e ricoperte del grasso che cola». 104


VERNASCA

RISTORANTE DA RINO Indirizzo: Via Fontana, 61 – Bacedasco Basso - Vernasca In sala: Massimo Quaruffi In cucina: Enrico Quaruffi Telefono: 0523 895149 - Fax: 0523 895149 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: non contemplato Numero di coperti: 120 all’interno e 25 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, anolini in brodo, pisarei e faso’, tortelli di erbette, tortelli di zucca, panzerotti, tagliatelle, stracotto di asinina, coppa arrosto, trippa, gambotto, crostate fatte in casa, torta di mandorle, semifreddi fatti in casa.

Da Rino è uno di quei ristoranti dove, se si ordina per tempo, si può cenare con la “classica” maialata. Ma anche con tutto il resto non si scherza: i primi sono rigorosamente fatti a mano; i salumi vengono fatti stagionare direttamente dai fratelli Massimo ed Enrico Quaruffi nelle loro cantine; i secondi sono quelli della più esemplare tradizione piacentina; i dolci, soprattutto i semifreddi, sono fatti a mano con le ricette di famiglia: alla fragola, al cioccolato o al caffé, quello che importa è provarli.

Il consiglio di Enrico Quaruffi «Lo stracotto di asinina si cucina come un brasato classico alla Piacentina: la carne, che deve provenire dal posteriore dell’asina, si lascia a marinare in vino rosso ed aromi; si fa un buon soffritto; si fa rosolare bene la carne e infine si aggiunge pomodoro e vino rosso e si porta a cottura. Noi lo serviamo con delle fettine di polenta fritta». 105


VERNASCA

RISTORANTE TAVERNA AL CASTELLO Indirizzo: Via Libertà, 12 – Vigoleno – Vernasca In sala: Giuseppina Pascale, Raffaello Illica Magrini In cucina: Elsa Butteri Telefono: 0523 895146 - Fax: 0523 895146 www.vigolenoitaly.com/taverna.html - pisarei@libero.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì Periodo di ferie: non contemplato Numero di coperti: 130 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 25 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, pisarei e faso’, tortelli di patate ai funghi, fettuccine ai funghi, frittata ai funghi porcini, vitello al Vin Santo di Vigoleno, spalla di maiale al forno, cinghiale con polenta, asinella stufata, crostata di marmellata, panna cotta.

Il Castello di Vigoleno, si sa, è uno dei “borghi più belli d’Italia”; è il classico borgo-castello medievale, arroccato sulla sua altura, avvolto dalle sue mura difensive con torri e bastioni. Proprio all’interno di questo borgo si trova la Taverna al Castello, rustica e piacevole, con tovaglie a quadretti e tovaglie bianche, pane fragrante in tavola da abbinare ai più classici salumi piacentini e tutte le proposte della tradizione locale: sughi o frittate di funghi quando è stagione e poi tutta una sfilata di primi fatti rigorosamente in casa e morbide carni gustose. Da non perdere i dolci, fatti a mano, da Giuseppina Pascale.

Il consiglio di Raffaello Illica Magrini «Quando, a primavera, si trovano i germogli di ortica è possibile preparare un sugo tanto semplice quanto gustoso. I germogli vanno semplicemente bolliti, macinati e messi in un intingolo d’olio in cui è stato fatto scottare uno spicchio d’aglio. Per la pasta, noi usiamo i gigli che hanno una forma e una consistenza che raccoglie bene il sugo; infine, basta spolverarli di formaggio grattugiato». 106


VERNASCA

TRATTORIA DA LUIGI Indirizzo: Via Franchini, 21 - Bacedasco Basso - Vernasca In sala: Anna Maria Dadomo e Barbara Loschi In cucina: Giovanni Berelli e Barbara Loschi Telefono: 0523 895120 - Fax: 0523 897038 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: venerdì Periodo di ferie: dal 24 dicembre al 5 gennaio Numero di coperti: 100 all’interno e 100 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, tortelli d’erbetta, pisarei e faso’, tortelli di zucca, gnocchi al sugo d’anatra, anolini in brodo, tagliatelle ai funghi, punta di vitello, anatra e faraona arrosto, cotechino e salame fritto (solo in inverno), crostata di marmellata, torta di mandorle.

Verde lussureggiante tutt’intorno, colline ricoperte di vigneti e aria limpida. Questa la veduta dalla veranda della trattoria Da Luigi; un posto semplice, una trattoria di campagna, che richiama il sapore di una volta. E il sapore di una volta hanno anche i piatti che vengono qui cucinati: niente tendenze e niente mode ma pietanze cucinate secondo tradizione che hanno sapori autentici. Gli stessi salumi, baluardi della tradizione locale, vengono seguiti attentamente fin dalla preparazione e poi vengono lasciati a stagionare nelle cantine della trattoria.

Il consiglio di Anna Maria Dadomo «Per il nostro sugo d’anatra faccio rosolare un battuto di cipolla, carota e sedano; aggiungo i pelati - più dolci della passata - e lascio a bollire per mezz’ora. Metto il petto d’anatra tagliato a pezzetti, un po’ di basilico e timo e, dopo un’altra mezz’ora, faccio sfumare un bicchiere di vino bianco. Il sugo è pronto». 107


VIGOLZONE

LE RONDINI OSTERIA Indirizzo: Strada della Ca’ Matta, 16 - Grazzano Visconti - Vigolzone In sala: Mirella Bensi e collaboratori In cucina: Mirella Bensi e collaboratori Telefono: 0523 879097 - Fax: 0523 879097 www.rondiniosteria-grazzano.it - rondini@rondiniosteria-grazzano.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: variabile Numero di coperti: 250 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 20 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, chisolini, tortelli con le code, pisarei e faso’, anolini in brodo, coppa di maiale al forno, piccola di cavallo, tast (tasca di vitello ripiena), stracotti e brasati con polenta, bolliti misti e salsa verde, faraona ripiena, crostate di marmellata o di frutta di stagione, dolci al cucchiaio della casa.

Vigolzone si è appena arricchita di due Deco (le famose denominazioni comunali che lanciò il noto Luigi Veronelli): i tortelli di ricotta e spinaci e la torta di fichi di Albarola. Entrambe le specialità vengono preparate alle Rondini (la torta solo nella stagione adatta), una deliziosa osteria ricavata da un vecchio fienile, un po’ discosta dal centro del borgo, quieta, e grondante di fiori di stagione che decorano la facciata. Mirella Bensi, la titolare, l’ha voluta con arredi originali da osteria e resa più elegante con pochi, curati dettagli. In estate si possono prendere i pasti, beatamente, nella fresca veranda che guarda il giardino.

Il consiglio di Mirella Bensi «Un buon tast, la tasca ripiena, si fa con il fiocco di vitello: si può far preparare dal macellaio già predisposta in forma di tasca. Il ripieno viene fatto con grana padano, pan grattato, aglio, prezzemolo, sale, pepe, noce moscata e uova (abbastanza per amalgamare il composto, che deve risultare ben sodo). Si inforna, dopo una rosolatura, con olio extravergine, vino bianco, aglio, cipolla, carota e altri aromi». 108


VIGOLZONE

RISTORANTE DEL BISCIONE Indirizzo: Piazza G. Galeazzo Visconti, 18 - Grazzano Visconti - Vigolzone In sala: Raffaello Savi In cucina: Mirko Caserini Telefono: 0523 870149 - Fax: 0523 872668 www.ristorantebiscione.it - info@ristorantebiscione.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì e martedì Periodo di ferie: in gennaio Numero di coperti: 80 all’interno e 50 all’aperto Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 26 Carte di credito: le principali I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, torte salate calde, pisarei e faso’ basotti, tortelli di magro, anolini in brodo, batù d’oca con polenta fritta, coppa arrosto, vitello al forno, bolliti misti, sbrisolona, crostate di frutta, dolci al cucchiaio fatti in casa, liquori di nocino, bargnolino e di erba Luigia. Ai primi del Novecento, Giuseppe Visconti di Modrone, conte ed imprenditore milanese, volle fare edificare tutt’intorno al Castello del Quattrocento, il suo borgo ideale. Progettò ogni chiesa, palazzo, strada e anche il ristorante del Biscione fin nei minimi particolari. Pochi, selezionati ristoratori lo hanno avuto in gestione; ormai da un anno c’è Raffaello Savi che, nativo del borgo, proviene da una famiglia di ristoratori. Nel locale si servono pietanze con i prodotti di stagione, preparate secondo le tradizioni del posto. Le sale dal gusto antico fanno da sfondo a pranzi sereni e gustosi; nel cortile, le sere d’estate, pochi tavoli e una candela accolgono gli ospiti deliziati. Il consiglio di Raffaello Savi «Per fare il batù d’oca bisogna dividere accuratamente le parti grasse da quelle magre dell’oca. Il grasso viene fatto sciogliere in padella, mentre il magro viene unito a spezie e messo a sgocciolare in un canovaccio appeso. Una volta che il magro ha perso tutta l’acqua in eccesso si mette in barattoli di vetro e si ricopre con il grasso sciolto in precedenza. Così si può conservare e far saltare in padella quando si vuole». 109


VILLANOVA SULL’ARDA

TRATTORIA LA VERDIANA Indirizzo: Località Sant’Agata - Villanova In sala: Mario Bonini In cucina: Fabio Bonini Telefono: 0523 830209 - Fax: 0523 830209 Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: lunedì Periodo di ferie: l’ultima settimana di dicembre e le prime due di gennaio; una settimana a settembre Numero di coperti: 40 all’interno e 30 sotto il porticato estivo Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 35 Carte di credito: le principali tranne American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici e tradizionali piacentini, tortelli alla Verdi, tortelli di erbette, pisarei e faso’, cappello del prete, mariola, faraona in casseruola, anatra in casseruola ai semi di papavero, lumache trifolate (su prenotazione), zabaione con scaglie di cioccolato, zabaione agli amaretti, sbrisolona.

La Verdiana si trova al confine tra il Piacentino e il Parmense, in quella parte della Bassa padana dove si incontrano e si confondono le produzioni tradizionali delle due province. Ovvio che, in un luogo così, il cavallo di battaglia sarà il culatello o il prosciutto, oltre al meglio della produzione salumiera piacentina. Fabio Bonini, titolare del locale insieme al fratello Mario, racconta che nonostante sia cuoco da più di vent’anni, ancora oggi pesa rigorosamente tutti gli ingredienti delle sue pietanze; è una maniera per mantenere costante la qualità, il sapore, il risultato di ogni ricetta. Ricette a cui cerca di dare quel gusto di una volta, frutto di lunghi perfezionamenti e selezioni degli ingredienti.

Il consiglio di Fabio Bonini «Sulla base dei gusti, risaputi, del Maestro, che abitò queste terre, abbiamo studiato i tortelli alla Verdi, una variante del tortello classico. La pasta è verde perché vi è stato inserito un trito di spinaci; all’interno c’è un impasto di ricotta, spalla cotta (il Maestro adorava la “spalletta”) e formaggio. Infine il tortello viene profumato con tartufo bianco». 110


ZERBA

ALBERGO RISTORANTE CAPANNETTE DI PEY Indirizzo: Località Capannette - Zerba In sala: Carlo Tambussi In cucina: Mirella Tambussi Telefono: 0523 935129 - Fax: 0523 935234 - www.capannette.it Orari di apertura: mezzogiorno e sera Giorno di chiusura: martedì (in estate è sempre aperto) Periodo di ferie: in genere nel mese di novembre Numero di coperti: 90 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 22 Carte di credito: Visa, Mastercard, American Express I piatti della tradizione piacentina: antipasto di salumi tipici piacentini, fagottini al formaggio, pisarei e faso’, ravioli di magro, panzerotti, punta di vitello al forno, arrosti misti, bolliti misti, stracotto di manzo, crostate fatte in casa, sbrisolona

Sono i Tambussi, ormai alla quarta generazione, a gestire questo albergoristorante che si trova proprio fuori dalle moderne vie di comunicazione. In questa terra, dove l’economia è da sempre legata alle risorse dei boschi e del pascolo, è stata ed è tutt’oggi una scelta faticosa. Ma Carlo e Mirella Tambussi non si sono scoraggiati e sono divenuti il punto di riferimento per i turisti che vogliono stare all’aria aperta e riscoprire la qualità delle tradizioni, il legame con il territorio. Legame che si sente nei sapori della cucina come nelle originali manifestazioni che vengono organizzate dal consorzio turistico Monte Chiappo di cui Carlo Tambussi è responsabile.

Il consiglio di Mirella Tambussi «I nostri fagottini al formaggio sono molto semplici: dopo avere tirato la pasta sfoglia, si prepara un ripieno con formaggio olandese tagliato a quadratini, certosino, formaggio a grana grattugiato, rosso d’uovo, sale e pepe. Si dispone sulla sfoglia, ben distanziato, e si ricavano tante mezzelune che andranno bucate, spalmate con olio extravergine d’oliva, salate e infornate per 20 minuti a 180°C». 111


ZIANO PIACENTINO

RISTORANTE CASABELLA Indirizzo: Località Casabella - Ziano Piacentino In sala: Mauro Valle In cucina: Roberta Civardi e Paola Caravaggi Telefono: 0523 862840 - Fax: 0523 843754 Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 01.00; sabato e domenica dalle 11.30 alle 17.30 e dalle 19 alle 01.00 Giorno di chiusura: in estate il lunedì; in inverno il lunedì e il martedì Periodi di ferie: in gennaio e variabili nel periodo estivo Numero di coperti: 70 Prezzo medio di un pasto (vini esclusi): euro 26 Carte di credito: le principali tranne American Express I piatti della tradizione piacentina: salumi tipici piacentini, gnocco fritto, pisarei e faso’, tortelli con le code, arrosto di culatello, coppa arrosto, crostate di marmellata ed altre fatte in casa, dolci al cucchiaio fatti in casa.

In questo delizioso ristorante si uniscono più requisiti fondamentali: una sapiente ristrutturazione di un palazzotto di campagna dei primi del Novecento; il gusto nei colori e negli arredi di tre giovani donne; uno dei paesaggi più piacevoli del territorio piacentino; gustose pietanze tradizionali preparate con passione. E’ così che Paola Caravaggi, Roberta Civardi e Laura Ferri, tanto legate al loro territorio, hanno voluto far affermare il proprio locale che si trova in piena Val Tidone, oggi luogo esemplare per le innovazioni in campo vitivinicolo, per l’accoglienza turistica e per la riqualificazione urbanistica e territoriale.

Il consiglio di Paola Caravaggi «Per ottenere un buon arrosto di culatello si deve steccare il culatello fresco con rosmarino; lo si fa quindi rosolare, con olio e burro, in un capace tegame; si bagna con abbondante latte e si cuoce sul fuoco, a tegame coperto. Il culatello va girato e bagnato spesso così resta morbido. A metà cottura si toglie il coperchio per far restringere il sugo. Si serve tagliato a fette cosparso del suo intingolo». 112




I racconti d’osteria di Giorgio Lambri


a Cristina tantos dias comos suenos tantos suenos que no acaban


Giorgio Lambri

L’osteria dei due gemelli

L’OSTERIA DEI DUE GEMELLI Piero e Oreste sono gemelli siamesi. Omozigoti. Nati a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro: dapprima il frettoloso Piero, irrequieto e ululante; poi il tranquillo Oreste, circospetto e quasi rassegnato già dal giorno in cui è venuto al mondo. Il loro ristorante, che si chiama per l’appunto Osteria dei Due Gemelli, sta miracolosamente in bilico su uno spuntone di montagna, affacciato a un orrido dell’alta Valtrebbia. Quattro mura tirate su con i sassi grigi del fiume, il tetto di beola, il gabinetto alla turca nel cortile. Tavoloni di legno talmente consumati che, per quanto occultati da un doppio strato di tovaglie, rivelano inequivocabilmente - al tatto - lo sfacelo sottostante. Qualche panca, grossolanamente scolpita da vecchi faggi e una dozzina di sedie spaiate e zoppicanti. Un’improbabile credenza liberty che occupa un’intera parete e - nell’angolo opposto della stanza - una longeva stufa di ghisa, tra le poche suppellettili sopravvissute alla frana che ha spazzato via la casa natale dei due gemelli, molti anni prima. Il tutto shakerato da muri scrostati color azzurro tenue e tappezzato da riproduzioni ingiallite di capolavori impressionisti. Vecchi poster che, nell’ormai lontano 1984, tale Giovanbattista Baracca, sedicente impresario teatrale, squattrinato, aveva lasciato in pegno per pagarsi il pranzo (beccandosi anche, come ricevuta, un poderoso calcio nel sedere da Piero). Dopo aver seriamente valutato l’opportunità di utilizzarli per accendere la stufa (ma a quel compito assolvevano già inappuntabilmente le copie di “Libertà” dei giorni precedenti), Oreste aveva deciso di metterli in quadro con grezze cornici di compensato, per dare un po’ di tono alle pareti spoglie della sala da pranzo. Ma lo aveva fatto in modo quanto meno strano: non adattando le cornici ai quadri, ma viceversa. Cosicché delle “Ninfee” di Monet rimaneva solo un inedito dettaglio del laghetto sommariamente ritagliato a forbice e di “Autoritratto” di Van Gogh solo il cappello, la fronte e gli occhi spiritati dell’artista olandese. Insomma, a voler essere onesti, il locale dei due gemelli è veramente arredato da schifo. Apparentemente, lì dentro, tutto è brutto, vecchio, insensato. A cominciare dal bancone del bar, portato via da un’asta giudiziaria, per poche centinaia di migliaia di lire, dal fallimento di un famoso night della zona, che negli anni Settanta aveva testato la mascolinità di almeno due generazioni di valligiani. Era di finto marmo color salmone con certi orribili inserti rossi che richiamavano i capitelli bizantini. Talmente kitsch da risultare quasi orribilmente gradevole, per chi abbia un senso non troppo formale del buongusto. 117


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L’osteria dei due gemelli

Forse per tutte queste ragioni, ma certo anche a causa della sua malagevole accessibilità (per arrivare a destinazione - sulla cima di Sasso Grosso - ci si deve avventurare lungo tre chilometri di uno stradello sterrato e pieno di buche), nei suoi trentacinque anni di vita l’Osteria dei Due Gemelli non ha mai riscosso grande successo. Sicuramente non può competere con le tante iniziative agrituristiche, naturiste, biologiche e in qualche modo rusticheggianti fiorite sull’Appennino come papaveri nel grano, e che calamitano ad ogni week-end migliaia di fuggiaschi delle città e di turisti della domenica. Qualche chilometro più giù del locale di Piero e Oreste, servito da una comoda stradina asfaltata, c’è un bed & breakfast con i cavalli, il parco giochi, il (finto) laghetto e gli (si spera veri) anatroccoli. I due gemelli spiano spesso dall’alto, con un grosso binocolo, l’ininterrotto via vai di famiglie. Più incuriositi che scocciati. Perché gli incassi, i soldi, il guadagno, il successo, sono quanto di più lontano si possa immaginare dalle loro aspirazioni. E per sopravvivere serenamente, lassù, basta davvero poco. Scapoli impenitenti - con robusti appetiti sessuali che sfogano periodicamente lungo le strade della periferia di Piacenza, scendendo a turno a valle con la gloriosa jeep a quattro tempi - Piero e Oreste hanno organizzato la loro vita e il loro lavoro con metodica sistematicità. Piero sta al bar e tra i tavoli, Oreste in cucina. Va detto che dei sette tavolacci che costituiscono la loro “piena ricettività” ben di rado più di tre sono occupati. E questo facilita notevolmente la programmazione del da farsi. Tanto uguali da risultare pressoché irriconoscibili dal punto di vista fisiognomico (l’unico vero elemento distintivo è una cicatrice sulla guancia sinistra di Oreste, ricordo di una fanciullesca caduta su sassi del Trebbia), i due gemelli sono però sempre stati profondamente diversi per quanto riguarda il carattere. Fin da bambini a Piero piaceva andare a manare - cioè a pescare gli stricci con le mani - mentre l’altro se ne stava a dormire sotto gli alberi o al massimo suonava l’armonica. Ma proprio da questa congenita diversità (Piero iperattivo ed efficientista, Oreste pigro ma creativo) nasce la loro perfetta simbiosi professionale. Rintanato in cucina, tra pentoloni e vecchi mestoli di rame, Oreste crea tesori che non sfigurerebbero negli scrigni dei maestri dell’alta cucina: tortelli con le ortiche e la ricotta di capra tanto delicati da sembrare virtuali, almeno fino a quando le papille gustative non ne svelano la geniale semplicità; una faraona capace di dischiudere inappagate voluttà nel momento in cui si infrange la sagoma di creta che ne custodisce la prelibata essenza; salumi profumati e intensi come nemmeno il più ricercato dei dessert potrebbe risultare. Un menu che nasce di giorno in giorno, dall’acuto e sensibile spirito di osservazione del suo creatore, capace di 118


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L’osteria dei due gemelli

cogliere gli umori delle stagioni e della natura. E così a settembre, quando la grande pianta di fichi che sfida la legge di gravità ed ogni logica botanica - abbarbicata su un costone di roccia accanto alla trattoria - si carica dei suoi profumati frutti, ecco che nella carta compare un inedito piatto di fichi ripieni di gorgonzola e miele di castagno, partorito chissà come dalla fantasia di Oreste, che della nouvelle cuisine, di certo, non ha nemmeno mai sentito parlare. E quando nell’orticello i rami di menta diventano sempre più verdi e dotati, spunta una “trota alla salsa di menta” che farebbe la sua porca figura a qualsiasi importante concorso di cucina. Pietro è l’altro lato della medaglia. Capace di dare anima al fantasioso prodigarsi del fratello con una meticolosa scelta dei vini. Due: un rosso Amandorlato che spuma allegria e buoni propositi non appena disceso nello scodellino e una Malvasia secca, fragrante e sincera quanto una giovane contadina il giorno del suo matrimonio. E’ Piero ad accogliere i clienti e a piazzarli ai tavoli (guai a chi tenta una scelta autonoma), a spiegare sommariamente i piatti del menu, a dispensare grappe e bargnolini. Ma anche a rispondere alle più curiose richieste dei clienti: «Ma qui li fate quei gnocchetti di pasta con il sugo dei fagioli? Quelli con il nome strano» oppure: «Ma lo stracotto d’asina non è un piatto tipico degli Abruzzi?». Da dietro la porta socchiusa Oreste ascolta curioso e in dialetto lascia partire commenti velenosi a voce neanche troppo bassa. Una volta, parecchi anni fa, un taxista milanese arrivato fin lassù con l’auto di servizio e tutta la famiglia, sentì una di quelle battutacce evidentemente rivolta a sua moglie (che aveva malcautamente lamentato che la coppa era troppo grassa) e per poco non finì a sediate. Piero non disse nulla al fratello, ma il giorno dopo scese in città e da un ferramenta acquistò una serratura a scatto, da montare sulla porta della cucina in modo che non potesse restare socchiusa. I due gemelli non sono né ricchi né poveri: la trattoria garantisce a entrambi una sopravvivenza più che dignitosa, mentre al resto del loro benessere provvede in natura il luogo strepitoso in cui vivono, tra le nuvole di una montagna, lontani da ogni contaminazione urbana. Accanto all’Osteria dei Due Gemelli, c’è una chiesetta, anch’essa affacciata sulla vallata da un minuscolo spicchio di roccia, che tutti chiamano la Pietra del Sangue. Quella chiesa era stata un tempo l’ultimo avamposto di una brigata di partigiani. Arroccati là dentro, una notte d’inverno, avevano vomitato rabbiosamente addosso al nemico dalle finestre proiettili, panche, inginocchiatoi. Perfino una statua di San Giuseppe. Ma poi gli “altri” avevano raggiunto la vetta. Erano entrati nella chiesetta sparando all’impazzata e poi avevano gettato tutti i corpi (molti dei quali ancora vivi) giù dalla rupe. Nel Trebbia gelido. E sulle rocce era rimasto il sangue di quei dodici giovani patrioti. Ecco perché quel monte, che sulle mappe 119


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L’osteria dei due gemelli

viene indicato come Sasso Grosso, è stato ribattezzato la Pietra del Sangue. Piero e Oreste non sono mai stati realmente innamorati o impegnati con le ragazze. Una mattina, tre estati fa, Oreste perse la testa per una villeggiante inglese, capitata chissà come lassù, ma la loro storia d’amore unilaterale, fatta di poche parole e un paio di fugaci sorrisi, durò un paio d’ore, il tempo che il marito - impegnato nel trekking con gli amici raggiungesse la moglie per il pranzo. Piero, per la verità, ha anche creduto di potersi fidanzare. E’ accaduto molti anni fa. Si innamorò di una vedova parecchio più vecchia di lui, che viveva in un paese del versante ligure della montagna. Una donnona energica e sorridente da cui andava due volte l’anno ad approvvigionarsi di un taumaturgico nocino. Una sera la invitò anche a ballare, a una sagra sulle montagne. Finirono a far l’amore in casa di lei, in una stanza interamente tappezzata da enormi foto del marito, defunto maresciallo della Benemerita. Chi lo sa. Forse fu quell’eccessiva esibizione luttuosa o forse il fatto che a letto non era stato poi granché. Comunque Piero non si fece mai più vedere dalla signora Gigliola (si chiamava così) e rinunciò anche al suo prodigioso nocino. Ecco, questa è l’Osteria dei Due Gemelli. Ed è evidente che la loro non sembrerebbe una storia particolarmente interessante, né ricca di colpi di scena. Le vite di Piero e Oreste sono quanto di più prevedibile si possa immaginare. La loro quotidianità non ha mai avuto nessun atteso o inaspettato fuori programma. Almeno fino a ieri sera. Saranno state le otto e mezza, nessun cliente, un martedì come tanti. Fuori un temporale di quelli che sulle montagne sembrano presagio della fine del mondo. Tuoni impetuosi, fulmini che sembrano - da un momento all’altro - dover incenerire in un istante la montagna. Piero che sbircia le curve nell’ormai imminente oscurità per vedere se i fari di qualche auto fanno capolino e Oreste che sotto il portico del fienile rimesta un enorme pentolone di rame. Vuole a tutti i costi finire il suo lavoro. Dentro bollono allegramente frattaglie, cotiche ed ogni parte meno nobile (non al palato) di un grosso maiale che i due gemelli hanno allevato per mesi con pazienza e che poche ore prima è finito sotto la mannaia di un esperto norcino fatto venire appositamente da Bobbio. Dal nulla, nel cortile, ha fatto improvvisamente capolino quell’auto nera, silenziosa, con i finestrini oscurati perché nessuno potesse vedere dentro. Ed è sceso quel tipo con i lunghi capelli neri raccolti in un codino e lo sguardo duro, la camicia bianca aperta su una grande catena d’oro, una valigetta di pelle tenuta sotto il braccio. «Posso mangiare un panino? Dove siamo esattamente? Ma è possibile che il cellulare non abbia neanche una tacca quassù? Quanto dista Genova?». Mille domande e un nervosismo crescente. Il telefonino provato e riprovato, 120


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L’osteria dei due gemelli

poi scagliato nervosamente sul tavolo. Le mani che percorrevano istericamente i lunghi capelli neri. Piero aveva capito subito che quell’uomo stava scappando da qualcosa, da qualcuno, da qualche segreto che si celava di certo in quella valigetta marrone. Ma in fondo non era particolarmente interessato all’enigma. Come richiesto aveva servito un panino con la coppa, una bottiglia di vino bianco e il caffè con la sambuca a parte. «Posso usare la toilette?». Tutto era successo in un istante. L’uomo che chiede di andare in bagno e si alza bruscamente dal tavolo, la valigetta che gli sfugge dalla mano, cade in pochi ma interminabili attimi. E dei sacchetti di polvere bianca che fanno capolino assieme a una mazzetta di banconote da 500 euro. Gli occhi di Piero che si incrociano con quelli dello sconosciuto. La pistola puntata dritta in faccia a Piero. «E adesso mi tocca ammazzarti, pezzo di merda di un montanaro curioso». E poi quel colpo secco, dritto alla nuca. Risolutivo. Vibrato da Oreste allo sconosciuto con un grosso badile. Una mazzata terribile, l’uomo che cade in avanti sussultando come un pesce appena uscito dal fiume ma già pronto per la padella. La pistola che rotola lontano. Tutto in un istante. Due vite che cambiano per un gioco imperscrutabile del destino. Due gemelli che non avevano mai conosciuto emozioni che andassero al di là delle loro riservate consuetudini e che in un istante si trovavano protagonisti di chissà quale torbido intrigo. Difficile dire come presero la decisione. Certo, tra loro, non ci furono discussioni quel giorno. Nessuna incertezza. Quel che fecero - a chi lo avesse guardato dallo schermo di un film - sarebbe potuto sembrare il copione di una truculenta spy-story, ma in realtà fu solo frutto del sinergico istinto dei due gemelli. Quella notte stessa, l’auto nera finì in un burrone, a ottanta chilometri di distanza, in un’altra vallata, in Liguria. Tra boschi così fitti e inaccessibili che sarebbero passati mesi, forse anni, prima che qualcuno la scoprisse. La polvere bianca fu gettata nel torrente, la pistola seppellita. E il corpo dello sconosciuto, minutamente scomposto, diede sapore alla frittura mista di maiale, nel pentolone delle frattaglie. Il denaro? Quello è accuratamente nascosto. Ma non aspettatevi un finale avventuroso o sorprendente. Piero e Oreste non scapperanno ai Caraibi. Non costruiranno un agriturismo più grande e più bello di tutti quelli della vallata. Non si daranno alla bella vita, in città, tra donne e champagne. La loro storia non può che avere un epilogo coerente con le loro vite. Resteranno lì, in quell’angolo di paradiso che è soltanto loro. Magari miglioreranno essenzialmente la qualità del vivere. Rimpiazzeranno il gabinetto alla turca, fuori in cortile, con un bagno un po’ più confortevole. Aggiusteranno, o magari cambieranno la vecchia jeep. Compreranno delle 121


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galline e qualche capretta. Aiuteranno il vecchio Remigio, agricoltore in pensione che vive proprio di fronte a loro, in una casetta di sassi, dall’altra parte della montagna, a sopravvivere in modo più dignitoso che con una tazza di latte, qualche verdura dell’orto e un po’ di pane secco ogni giorno. Oreste vorrebbe anche fare una donazione anonima all’ospizio dei vecchietti, in paese, perché possano comprarsi alcune attrezzature mediche essenziali. Nessuno dei due gemelli pensa di finirci mai, là dentro. Morirebbero dopo due giorni. Troppo selvatici per quel cameratesco languire. Ma tra quella gente ci sono parecchi compagni di scuola e vecchi amici dei due gemelli. Perché non aiutarli, ora che possono? Per il resto non cambierà nulla, l’Osteria dei Due Gemelli resterà un eremo felice, sconosciuto ai più (per fortuna), ma dove la vita è ancora legata ai sogni più belli e semplici che l’uomo può fare.

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L’OSTERIA DEL TRAMONTO L’auto di Eulalia Vallant sfreccia rombando veloce lungo gli interminabili sali-scendi di un quieto rettilineo di campagna, tra filari di viti che vestono ordinatamente le colline della Val Tidone con tutti i colori di fine estate, dal verde più acceso al marrone d’autunno. Lei è seriamente irritata perchè, frugando e rifrugando tra i cd che si è portata, non riesce a trovare Vivaldi, che aveva scelto come colonna sonora per la partenza della sua escursione. Eppure era certa di aver infilato le “Quattro Stagioni” nello zaino. Ripiega allora su Verdi. Accende lo stereo ad un volume decisamente superiore a quanto basterebbe per ascoltare più che bene la musica. E intanto inspira, riempiendosene i polmoni, tutti i profumi che le regala la campagna. Anche a centoquaranta chilometri l’ora il suo fiuto, finissimo, è una sorta di scanner di tutti quegli effluvi, quelli dolci e forti che arrivano dall’estate, quello acre di un cumulo di fascine incendiate sul ciglio della strada, ma anche i meno nobili olezzi che provengono dalle campagne e dalle stalle. Quando Eulalia parte sulla vecchia Spider nera - tanto piccola e adagiata sulle ruote da far sembrare lei un gigante nel momento in cui, poi, riemerge dalla guida - vuol dire che ha bisogno di isolarsi e di riflettere. Era di suo padre e, quando la usava lui, in famiglia tutti lo chiamavano scherzosamente “il Principe”, un po’ per quei ridicoli guanti traforati che indossava prima di salire - «perchè le mani sudate non scivolino sul volante» si giustificava serissimo - e un po’ perchè, di fatto, con quell’ascot che faceva capolino dalle fresche camicie bianche con le iniziali ricamate sopra, sembrava davvero l’ultimo discendente di una famiglia di nobili avviati all’estinzione. Usa poche volte la Spider, Eulalia, ma la conserva efficiente come un orologio svizzero (guai se non ruggisse, ogni volta, al primo giro di chiave) e lustra quanto una reliquia. La toglie dal garage - dopo aver delicatamente rimosso il telo che la protegge dalla polvere - giusto quando ha bisogno di scappare, di respirare, di trovare nuove pulsioni per la sua mente annoiata. Magari solo per un’ora, magari per un giorno o una settimana. Sono fughe prive di qualsiasi logica, senza alcun progetto o mappa, svoltando a destra o a sinistra per il solo, giocoso gusto di improvvisare, inseguendo profumi sconosciuti o tramonti da fotografare nella mente. Il problema è che Eulalia non vorrebbe accettare che il frenetico incedere del tempo le rubi anche solo un palpito della sua ostentata (ma assolutamente immaginaria) sicurezza esistenziale. Vorrebbe avere il controllo assoluto 123


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della sua vita così come controlla senza la minima possibilità di errore o di replica - il suo lavoro e quello dei suoi sottoposti. A volte si finge anche convinta che sia così, che tutto sia sotto il suo stretto controllo emotivo. Ma in realtà basta un piccolo sussulto fuori dal palazzo della sua mente per metterla in allarme, per farla sentire come una capretta legata a un albero per fare da esca al leone. Ignara delle intenzioni dei cacciatori, che aspettano armati e al sicuro dalle zanne del predatore. «Spareranno subito?». «Mi salveranno?». «O lasceranno che la bestia sia sazia di me per godere di un più facile bersaglio?». Eulalia - anzi il commissario capo Eulalia Vallant De Groebe - ha spesso questa sconfortante sensazione. Soprattutto da quando partecipa - anche se in un ruolo che dovrebbe essere solo di secondo piano - alla caccia ad un serial killer che negli ultimi anni ha colpito a Piacenza, ma anche a Milano, Pavia, Lodi e in altre quattro province del nord Italia. Le insulse informazioni investigative che riceve dai comandi di polizia della località in cui “lui” ha ucciso e che puntualmente classifica, riordina e trasmette ai suoi superiori sono sempre più disordinate, frammentarie ed inutili. Spesso contraddittorie, quasi mai rivelatrici di alcunché di interessante. Ci sono anche tre ridicoli identikit dell’assassino, nessuno somigliante all’altro. Nell’ultimo comparso sui giornali il killer assomiglia a Gomez, il protagonista della Famiglia Addams. Patetico. Come la maggior parte delle testimonianze che intasano il fascicolo investigativo. Parole che non dicono niente, fantasiosi racconti, indizi consistenti quanto fiocchi di neve fresca. E poi ci sono le segnalazioni. Un centinaio, forse anche di più dal momento in cui giornali e televisioni si sono ufficialmente impadroniti delle gesta del “mostro”, del “killer senza nome”, dell’“assassino invisibile” (tanto per citare qualche titolo preso a caso dalle prime pagine dei giornali). Come sempre, in questi casi, la mitomania diventa un vero e proprio sport nazionale. C’è chi l’ha visto al cinema, chi ha creduto di riconoscerlo davanti al banco surgelati del supermercato, chi ad un raduno di ecologisti. Ci sono già stati anche una decina di fermi. Tutti assolutamente privi di qualsiasi ragion d’essere e revocati nel giro di poche ore. «La polizia insegue un fantasma» pontificava qualche giorno prima in televisione un vecchio investigatore, ormai ultraottantenne, divenuto famoso molti anni prima per aver risolto l’intricato caso di un’intera famiglia dell’alta borghesia trucidata nella propria villa al mare (inimmaginabile! Era stato il domestico coreano con la complicità della moglie). Eulalia è davvero disorientata ora che l’indagine è ormai quasi completamente mediatica, ora che perfino i “cervelloni” della Direzione 124


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Investigativa Nazionale - primi depositari della caccia al killer - sono stati individuati e sbattuti in prima pagina (in qualche caso non senza un briciolo di inacidito compiacimento). Ecco perché proprio quella mattina ha deciso di dimettersi, di lasciare quel caso e la Polizia. Di cambiare vita e mestiere. Di fuggire da quell’isterico baraccone in cui la cosa che sembra contare di meno è il fatto che undici persone (tra cui due ragazze poco più che diciottenni) hanno perso la vita per mano di un pazzo. Lei soffre per ognuna di quelle morti, vorrebbe essere all’altezza, scoprire tutto, porre fine a quelle uccisioni insensate. Legge e rilegge i fascicoli. Riempie di appunti un quadernone con le righe da terza media in cui raccoglie per iscritto i pensieri. La musica stereofonica squarcia il silenzio della campagna molto di più del motore sovra-alimentato della Spider. «Veglia o donna questo fiore / che a te puro confidai». L’ostinazione è sempre stata un grande pregio di Eulalia, ma anche il suo peggior difetto. «Chissà se da queste parti i contadini vendono quelle deliziose confetture di frutta per le crostate?» si ritrova d’improvviso a pensare. Molto bene. Distrarsi è il modo migliore per trovare la concentrazione. «Veglia attenta e non sia mai / che si offuschi il suo candor». Rigoletto è solo al primo atto, quando il protagonista affida alla nutrice la figlia che di lì a poco gli sarà rapita e stuprata dal Duca, ma Eulalia è già proiettata in mille nuove congetture. La Spider corre molto più di quanto dovrebbe nel momento in cui Eulalia si accorge di essere in prossimità di un paese e solo quando la frittata è già fatta l’investigatrice si rende conto di essere passata a 120 chilometri l’ora davanti ad un’auto civetta dei Carabinieri. Qualche centinaio di metri più avanti di sicuro ci sarà il posto di blocco. Nessun problema per una poliziotta, ma bisognerà farsi riconoscere, qualificarsi, inventare chissà quale bugia. Non se ne parla. E così - senza riflettere - inchioda l’auto e si infila sgommando in una stradina a sinistra, circondata su entrambi i lati da altissimi cipressi. In lontananza, alla fine di quel tunnel verde, non si intravede nulla. Eulalia lo percorrere lentamente, annusando l’aria. Musica di fisarmonica e chitarre. E canti, forse. La Spider, giunta in fondo al viale, si trova su una più ampia strada sterrata che costeggia un canale irriguo. E qualche centinaio di metri più avanti c’è una casa colonica, unica destinazione possibile, a meno di rischiare una problematica inversione di marcia sul ciglio del canale. E’ da lì che viene la musica. Una specie di allegra tarantella. Un grande cartello bianco, scritto a vernice rossa con una grafia quasi infantile, la informa che sta per arrivare all’Osteria del Tramonto - vendita prodotti 125


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tipici. Eulalia prosegue con circospezione e d’improvviso si trova nell’aia di una fattoria, invasa da tavoli e gente festante. Vorrebbe fare subito retromarcia, ma lo spazio non è sufficiente. Ed un omone poco avvezzo a giacca e cravatta - ma per l’occasione costretto ad indossare entrambe - le si para già davanti al cofano. In una mano ha un bicchiere e nell’altro un bottiglione di vino bianco. «Non preoccupatevi, ho solo sbagliato strada - si giustifica la poliziotta, accennando a scendere e portando la mano al distintivo - sono un commissario di polizia, non un ladro». L’uomo la guarda per un istante serissimo e poi scoppia a ridere. «Commissario? Sbagliato strada? Polizia?». E giù un’altra risata. E’ straniero, riflette Eulalia. Straniero e un po’ ubriaco. «Questa è la nostra festa di nozze... di nostra bella figlia grande Zaira sbotta d’improvviso l’omone, mentre altre persone si avvicinano all’auto - vieni anche tu a bere un bicchiere di vino e mangiare una fetta di torta! Vieni, commissario che ha sbagliato strada». E giù un’altra sonora risata. Eulalia non sa che fare. Vorrebbe andarsene, si sente a disagio, ma d’improvviso davanti all’auto ecco tanta altra gente festante e... una visione in bianco. Una ragazza in abito da sposa, molto alta, i lunghi capelli castani che tracimano dal velo, gli occhi verdi. La guarda dolcissima e le porge un bicchiere di vino. «Venga a brindare al mio matrimonio dice - la prego, porta fortuna brindare con una sposa, non lo sa? Scenda dall’auto, venga a fare festa con noi». E in un istante Eulalia ha già deciso. Non chiude nemmeno l’auto. Porge la mano all’omone che gliela offre per guidarla e mezzo minuto dopo è seduta accanto agli sposi. «Questa è nostra grande amica ... » scherza con voce da vecchio baritono il padre della sposa. «Eulalia» si presenta lei, con un filo di voce. «Iulalia» ripete come uno speaker il padrone di casa facendo partire un applauso e subito dopo un brindisi che contagia tutta la tavolata. La poliziotta assapora il vino bianco. Buono e schietto come la gente che lo produce. Pensa all’assurdità di trovarsi lì, al fatto che quella gente nemmeno la conosce. «Sono slavi - crede di intuire forse zingari, ma allora dove sono le roulotte? E poi non hanno i costumi dei Rom o dei Sinti». Ne ha visti tanti di quei matrimoni. Una volta ne ha perfino interrotto uno per arrestare lo sposo. «Siamo croati - le legge nel pensiero il padre della sposa - siamo venuti in Italia dieci anni fa, durante la guerra: io, mia moglie, i miei due figli, mia mamma e le mie due sorelle. Per nove anni io ho munto le mucche, ho 126


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fatto il bergamino, come dicono da queste parti. Poi l’anno scorso, con i soldi che avevo in disparte, ho comprato questa casa e abbiamo aperto la trattoria. Facciamo miele, formaggi, vino. Noi adesso siamo felici qua, commissario Iu-la-lia». «Eulalia, mi chiamo Eulalia. E non volete più tornare a casa vostra?». «In Croazia, in piccolo paese dove abitavo, io e i miei fratelli avevamo una stalla con cinquanta animali. Davamo latte a tutto il paese. E un po’ anche a Sibenik. Ma è arrivata la guerra. Tutto rubato, i miei fratelli uccisi. Volevano che mi arruolassi, che combattessi anch’io. Ma io non volevo che mia moglie diventasse vedova e miei figli orfani. Così ho preso pochi soldi che avevo in casa e sono scappato. Mio lavoro molto cercare qui da voi. Sono stato fortunato. E oggi ancora di più che mia bella Zaira si sposa con bravo ragazzo di Italia». Eulalia guarda curiosa lo sposo. Non ci sono dubbi sul fatto che sia anch’egli un contadino. «Forse il figlio dei vicini di casa» pensa, mentre tenta di bloccare il padre della sposa che già le versa altro vino. «Vieni a ballare, Iulalia che ha sbagliato strada» scherza, ma neanche tanto l’omone trascinandola al centro dell’improvvisata balera. La fisarmonica attacca una polka. Eulalia non sa ballare. Sa fare tantissime cosa da donna - inamidare e stirare le camicie, ad esempio - ma ballare proprio no. Accenna due o tre passi, si lascia guidare per un po’ dal suo cavaliere, ma poi si stacca energicamente da lui (che subito passa ad un’altra dama) e torna a sedersi. «Eccomi qua, a un matrimonio di sconosciuti, senza neanche sapere perché» riflette l’investigatrice per tentare di autoconvincersi che è ora di andare. Ma la verità è che Eulalia è felice come una bambina. E per nessuna ragione vorrebbe andare via. Questa gente semplice ed allegra è così lontana dal suo habitat quotidiano, dalla crudeltà del suo mestiere, dalla protervia di chi la comanda, dall’indifferenza di chi abita sul suo stesso pianerottolo ma non le ha nemmeno mai detto «buongiorno». Questa vita è il suo vero background. Lei è cresciuta in una campagna quasi uguale a questa. Suo padre, muratore, e sua madre, commessa in un negozio di calze, non avevano i soldi né il tempo per crescerla. E così finì affidata ai nonni materni, mezzadri agricoli in una piccola azienda gettata proprio nel centro della grande pianura. Per dodici anni ha respirato queste sensazioni. La sua piscina era il torrente, la sua doccia era il grande irrigatore dei pomodori, i suoi amici erano le mucche, i conigli, le galline. Qui sta bene, Eulalia. Non si fatica a capire perchè hanno chiamato questo posto l’Osteria del Tramonto. Da qui si gode uno spettacolo strepitoso, quando il sole va a dormire dietro le colline della Val Tidone. Si vede la 127


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valle, le ciminiere dell’Enel di Piacenza e più in là quelle di Castelsangiovanni. Si scorge il Po e nelle giornate terse - come oggi - si vedono in lontananza perfino le Alpi. Il vino - solo un paio di bicchieri - ha già sedato la naturale tendenza di Eulalia a preoccuparsi, ad alzare la guardia con i guantoni all’altezza del viso. Ascolta la musica, guarda gli sposi innamorati, l’omone che trasuda alcool e felicità. Ecco, questa vita è così lontana dalla sua, questa gente è così diversa da quella che ogni giorno le incombe addosso. Eulalia è realmente commossa mentre attinge generosamente ad una torta con le fragole che qualcuno le ha messo davanti. «Le racconto una storia, commissario che ha sbagliato strada». «Una storia?». Vabbè. Eulalia a questo punto è ubriaca quanto basta per ascoltare una storia da un semi-sconosciuto mungitore croato. E l’omone anzi, Mathias Ilko, così si chiama il padre della sposa lo è almeno altrettanto per raccontarla ad una semi-sconosciuta poliziotta di città. «Va bene, sentiamo questa storia» accetta Eulalia, versando ancora da bere per sé e per il narratore. Il vino già ondeggia dolcemente tra la sua anima ed il suo cervello. Mathias Ilko gira la sedia alla rovescia e vi si siede a cavalcioni, appoggiando i gomito sul tavolo. Ha mani enormi e callose, osserva mentalmente Eulalia, ma straordinariamente curate per un uomo della campagna. «Quando io sono scappato dalla Croazia era gennaio, anzi, era il 19 di gennaio - inizia a raccontare - l’inverno è buono per andare via, se tu lascia le tue cose e la tua vita in primavera o in estate il rimpianto è di sicuro più forte, perché tutto è bello intorno e forse tu pensa di non partire più. Tu può anche cambiare idea. Ecco perchè è stato buono di andare via in inverno. Quando ci siamo imbarcati nevicava, era tutto bianco intorno. E io pensavo che era come se Dio avesse messo un grande panno bianco sopra la nostra casa, la nostra campagna, tutto nostro paese - come si fa quando vai via per un po’ e non vuoi che la polvere sporca i mobili - come se Dio sa che stiamo partendo, pensavo, e dice di coprire tutto fino a quando non siamo tornati. Quando siamo arrivati a porto di Sibenik ho venduto il trattore ed il rimorchio con cui eravamo arrivati lì. Li ho venduti per avere ancora soldi, già avevo comprato passaggio di barca che ci porta di là dal mare». Eulalia è impaziente. Le capita spesso quando si ubriaca. Non che si ubriachi di frequente, quella sarà la seconda volta in un anno. Ma quando accade tende a diventare irrequieta. «Ooookay, siete partiti d’inverno»: «Sì, d’inverno, con tutti i nostri vestiti addosso, poliziotta che ha sbagliato strada». 128


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«Eulalia». «Iulalia». «Eulalia Vallant». «Eu-la-lia Va-lant. Giusto? Molto bene? Partiti d’inverno. Ma non è questo importante. Io guidavo trattore, che trainava il rimorchio dove stava mia famiglia con le poche cose che ci eravamo portati via. Faceva freddo, molto freddo. E io andavo pianissimo perchè il vento gelato non facesse ancora più gelare la mia famiglia, dietro. Guidavo piano, guardavo la mia campagna e piangevo senza farmi accorgere, senza farmi accorgere nemmeno da me, sentivo lacrime calde che scendevano e diventavano di ghiaccio su mia faccia. Pensavo a tutte cose buone fatte là, in mia casa, in mio villaggio. Alla palizzata di legno che avevo costruito davanti a casa, insieme ai miei bambini. Pensavo al colpo di mortaio che l’aveva sbriciolata come pezzo di pane vecchio si sbriciola se tu lo schiacci nelle mani». Eulalia ascolta, sospesa tra la storia di Mathias, struggente quanto basta da catturare la sua attenzione, e l’oblio di quel vino bianco così fresco e pericoloso. «La cosa che ti voglio raccontare, commissario Eu-la-lia, è che mentre noi con il trattore andiamo verso Sibenik, improvvisamente, sul ciglio della strada c’è un bambino solo. Avrà avuto dodici, tredici anni. Camminava nella nostra stessa direzione, adagio, quasi trascinando i piedi. Portava soltanto una giacchetta di tela e sicuramente moriva dal freddo». Mathias Ilko, a questo punto, cerca l’attenzione della sua interlocutrice con un gesto anche un po’ sfrontato. Le prende una mano e la guarda dritto negli occhi. «Un bambino infreddolito» ripete Eulalia. «Io gli ho chiesto dove andava e se voleva salire dietro di trattore». «Un passaggio» riassume Eulalia, senza sottrarsi alla stretta di mano dell’omone. «Sì, un passaggio. Ma quel bambino non voleva un passaggio. Lui mi guarda con occhi cattivi, come mai io ho visto in un bambino, mi guarda e con una mano fa una cosa che io non dimenticherò mai, un gesto che resterà nella mia testa sempre». «Che cosa fa?». «Lui fa gesto di pistola che spara, che spara verso di me. E poi scappa, scappa correndo, nei campi. Io prova di chiamare lui indietro, ma lui si ferma solo quando è molto lontano e ancora guarda noi e fa gesto di pistola che spara». Eulalia non è ancora ben collegata alla narrazione, le parole arrivano alle orecchie, ma il loro senso è in ritardo di almeno dieci secondi, nel suo cervello. «Il bambino che vi spara con la mano?» ripete. «Sì, sì - torna a spiegare Ilko - come se lui ha pistola che uccide al posto 129


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della mano. Comunque io prende una coperta di dietro rimorchio e alza per far vedere lui che getta giù, per lui. Poi noi continua nostro viaggio verso Sibenik». La memoria visiva è certo la più grande dote di Eulalia, da sempre. Ricorda ogni piccolo gesto che ha visto da quando ha l’età della ragione. Ed ha tutto catalogato nella sua mente come tante casse una sopra l’altra, in un magazzino. Nessuno potrebbe trovare niente lì, se non chi le ha riposte e catalogate quelle casse. Quel gesto, la pistola che spara, ce l’ha in testa fin troppo bene. E’ il macabro rituale del serial killer a cui dà la caccia. Intanto Ilko continua a parlare. «Chissà che cosa ha visto quel bambino? Chissà che cosa significa quella pistola che uccide? Io credo che lui ha guardato l’orrore negli occhi e non più cancellato di sua mente. Io credo che lui visto morire suo padre o suo fratello o tutti e due. Ma la cosa strana è che io non vede terrore nei suoi occhi, vede cattiveria e desiderio di vendetta. Lui così piccolo, ma già pensa alla morte di altri. Già pensa di uccidere». Eulalia adesso ascolta e non ascolta. Sta facendo lo sforzo più grande. Collegare il cervello, recuperare lucidità, cancellare la nebbia e l’incertezza del vino. «Tante volte, anche di giorno, per strada, io crede di vedere gli occhi di quel bambino, commissario che ha sbagliato strada, Eu-la-lia. Ecco perchè deciso che non tornerò mai più in mia patria. Tutte le volte che io crede di essere pronto e di mettere in viaggio per la Croazia, ripensa agli occhi di quel bambino, vede lui vicino a trattore con sguardo cattivo che fa gesto di pistola che uccide». Adesso Eulalia è perfettamente padrona di sé. E apre la mente ai suoi pensieri migliori. Ecco cosa può infondere il destino nelle nostre vite piene di incertezze e paure. Non si dimetterà, non lascerà il caso, non getterà il mazzo delle carte sul tavolo. Anzi, tornerà a combattere domani stesso. Cercherà indizi, parole, tracce. Cercherà con la forza di chi - in un poco più di un’ora felicemente trascorsa tra sconosciuti - ha capito ancora una volta che la vita è spesso ingiusta e crudele, che Dio (ammesso che esista) è un regista di impagabile originalità, ma che scappare non serve. E che vivere è comunque meraviglioso.

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L’osteria del pesce fritto

L’OSTERIA DEL PESCE FRITTO Giuseppe Bertuzzi, meglio noto a tutti come Giuseppone, calò sul tavolo l’asso di coppe con tanta violenza che si udì distintamente il legno scricchiolare anche dall’altra parte del locale. «E con questi siamo fuori, pagare e sorridere» proclamò con una risata sfottente l’omone. Sul lato opposto del tavolo Camillo Riva, detto Faina, se la rideva sotto i baffetti sottili, alla Clark Gable. Mentre i loro avversari sembravano impietriti. Felice Balestra, detto Felicino, fissava un punto indefinito davanti a sé, come inebetito. Mentre Giulio Freschi, detto Spassein non smetteva di contare e ricontare i punti. Nell’aria si respirava una sottile tensione. E lo sapevano bene gli abituali avventori dell’Osteria del Pesce Fritto e i più incalliti giocatori di carte, che per tutta la partita non avevano mai perso di vista neppure per un istante i giocatori, spiandoli da ogni angolo del locale, ma senza mai osare avvicinarsi. E già. Perché quella non era una partita come tutte le altre, non c’erano in gioco solo il banco e le consumazioni. Tutti sapevano che al tavolo Numero 6 quella sera ci si giocava molto di più. Quella era la madre di tutte le sfide, la partita del secolo: era ItaliaGermania del 1970, Coppi contro Bartali sulle Dolomiti, Claudio Villa e Massimo Ranieri a Canzonissima. Quelle due coppie non si erano mai incontrate a memoria d’uomo, né all’Osteria del Pesce Fritto né in nessun altro locale, nessun precedente di quell’epico match. Giuseppone e Faina erano imbattuti da sempre, esattamente come Felicino e Spassein. Giorno dopo giorno avevano spazzato via le stesse coppie di quotati avversari. Gente tosta, come i gemelli Baldini, due inossidabili ottuagenari della Valtrebbia, che all’ultima mano di ogni partita ricordavano con matematica precisione tutte le carte che erano rimaste fuori, i punti in mano a loro e agli avversari, gli strozzi e perfino i sospiri. Ecco perché quella serata era destinata ad entrare nella storia. Si giocava a Tre e Trentuno. Cioè tre segni a Briscola e trentun punti a Tressette. L’eventuale bella ancora con tre segni a Briscola. L’Osteria del Pesce Fritto, dietro Porta Borghetto, in uno degli angoli di più genuina e popolaresca piacentinità della città vecchia, era stata per anni ristoro di carrettieri, ambulanti, macchinisti delle ferrovie, turnisti della notte. A qualsiasi ora, dalla porta smerigliata della cucina con la scritta Vietato Entrare, traspirava un appetitoso profumo di piccola di cavallo, cioè la base dell’alimentazione degli storici frequentatori del locale. E alle nove del mattino, ancor oggi, capita talvolta di trovare nonnetti nostalgici che intingono il pane (e le dita) nel sugo, gustandosi la saporita pietanza che l’Annetta - madre di uno dei tre titolari - prepara 131


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con maestria senza eguali. Una volta queste colazioni erano la norma, annaffiate da scodellini di Gutturnio di Albareto e consumate con il vorace aplomb di chi la fame l’ha conosciuta veramente. Di fatto, purtroppo, quelle merende sono diventate di questi tempi soprattutto un vezzo da radical-chic. «Andiamo a mangiarci una picula dall’Annetta, al Pesce Fritto?». La domanda - magari con la erre un po’ moscia - è diventata un’orribile prassi di tendenza con cui si tenta di appropriarsi di tradizioni, gusti e culture che non ci appartengono più. I nuovi frequentatori (e le nuove frequentatrici) dell’Osteria - quelli che arrivano all’ora dell’aperitivo con le Smart e gli ombelichi scoperti - si mescolano ai clienti abituali con lo stesso spirito con cui i visitatori di uno zoo curiosano tra la gabbie, dissuasi dal gettare cibo solo dai cartelli. Questa nuova generazione di avventori, per quando redditizia, è malsopportata dai gestori (uno dei quali, qualche mese fa, non ha esitato ad insultare e buttar fuori dal locale un giovanotto abbronzato che gli si era rivolto chiamandolo "buon uomo") e tacitamente tollerata da chi all’Osteria del Pesce Fritto ci abita da sempre. Per chiacchierare e leggere la Libertà. Ma soprattutto per giocare a carte. Perchè da sempre, lì dentro, si gioca a carte. Briscola e Tressette, Scopone, Briscola in cinque, Ciapanò, Terziglio. Partite che iniziano al mattino e non si sa quando finiranno. Carte e marcarola (il blocchetto sponsorizzato da una vecchia azienda produttrice di amari su cui si segnano i punti) vengono fornite per la non certo onerosa spesa di cinquanta centesimi a giocatore. Con il vino (bianco o rosso) vengono serviti come stuzzichino anche dei ciccioli o della mortadella tagliata a dadetti, il sabato anche scaglie di Grana Padano e fette di salame. Ma torniamo alla partita del secolo. All’Osteria del Pesce Fritto, quel giorno, il tempo sembrava fermo. Come se quell’epica sfida fosse sospesa nel nulla. I pensieri più rumorosi e le più sguaiate ubriachezze (compreso il cupo "abbaiare" di Vittorio, un vecchio operaio in pensione dell’Acna, vedovo e ormai completamente alcolizzato, che - parlottando da solo - se la prendeva con Berlusconi, Prodi, Lippi, Pippo Baudo e chiunque altro gli passasse per la testa) sembravano essersi dissolti. Il vecchio juke-boxe caricato con brani degli anni ‘60, tanghi e mazurche, ma anche celebri romanze d’opera, era stato opportunamente spento. Perfino l’allegro tintinnare dei bicchieri ed il sordo richiudersi degli sportelli del frigo sembravano zittiti. Un silenzio che nessuno avrebbe anche solo immaginato di profanare, mentre al Tavolo 6 si giocava quella memorabile partita. Adelmo, il più vecchio ed autorevole dei tre titolari dell’Osteria, fulminava con occhiate al vetriolo chi anche solo pensasse di fare rumore, 132


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L’osteria del pesce fritto

chiacchierare, schiamazzare. Tutti gli occhi erano fissi su quel tavolo nel momento in cui Giuseppone aveva calato la mano vincente, autoproclamandosi vincitore. Tutti volevano vedere, sapere, capire. Perfino i muri, perfino i vecchi posacenere rimasti sui tavoli in barba ai divieti, come un’inspiegabile ma pervicace icona dell’assioma per cui non si può giocare a carte senza fumare (e viceversa). Come tutte le grandi sfide, anche quella - inizialmente - aveva in parte deluso il suo attento pubblico. Giuseppone e Faina avevano facilmente strapazzato i loro avversari nei primi tre segni a Briscola, ma Felicino e Spassein si erano subito rifatti infilando un clamoroso 31-3 nella rivincita a Tressette. Fino alla bella e a un clamoroso errore di Felicino. Una dimenticanza grossolana e inspiegabile che aveva permesso alla coppia avversaria un facile e decisivo “strozzo”. Un autogoal alla Niccolai che aveva lasciato impietriti tutti, ma soprattutto il socio, che era stato suo testimone di nozze, ma che da quel momento non gli aveva più rivolto la parola. Almeno fino a che i loro avversari non si erano alzati per gustarsi il trionfo al bancone. «Ma scusa, non ti ricordavi che c’era fuori il tre di denari?». Silenzio tombale. «Ma nian me nùda ad des ann lass sariss dasminghè». Ancora silenzio. «Una partida tratta via propì da lucc». Nessuna risposta. «A tè propì imbambulì. Ansi, sett cusa at dig Felicino? Valà a tola in dal cuul». Quest’ultimo epiteto era stato accompagnato da Spassein con un eloquente gesto del braccio. Poi Giulio Freschi si era alzato dirigendosi verso l’uscita. Ma prima che varcasse la porta una specie di urlo lo aveva bloccato con la maniglia in mano. «A chi?». Tutti gli occhi e le orecchie si erano spostate su Felicino. «A chi hai detto di andarla a prendere nel culo?». L’atmosfera si era fatta greve. Sorpreso dalla reazione dell’amico e compagno di gioco, Spassein si era voltato con la chiara voglia di scusarsi e di ammettere serenamente di aver esagerato. Ma l’orgoglio è spesso il nostro peggior consigliere. «A te, l’ho ditt a te. Catt mè fatt perd una partida par una luchèda». «Vieni qua, vieni a dirmelo in faccia». La voce di Felicino era diventata minacciosa, si era alzato con il suo metro e novantasette di vigorosa terza età e fissava il suo socio-antagonista con un atteggiamento che non lasciava presagire nulla di buono. 133


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Il silenzio era greve come un macigno. Nessuno pensava anche solo lontanamente di intervenire. Spassein aveva fatto qualche passo avanti ed il suo compagno di gioco lo aveva subito imitato. Ormai erano a non più di due metri di distanza e si fissavano con odio. Tutto lasciava presagire che sarebbe finita in lite. Un bel match, anche quello, perché se la preponderanza fisica di Felicino era apparentemente netta, bisognava però tener presente che Spassein era un uomo forte e che in gioventù era stato campione regionale dei pesi medi. Adelmo, dietro al bancone, già pensava preoccupato alle suppellettili da mettere in salvo. Nessuno avrebbe chiamato al 113 e nessuno - almeno all’inizio - li avrebbe divisi. Ancora due passi avanti. Ormai gli ex-soci erano a un metro di distanza. Felicino aveva serrato i pugni, Spassein già adocchiava la più vicina sedia, sua potenziale, preziosa alleata. Mancava davvero un nulla allo scontro fisico, quando una voce bassa ma perfettamente comprensibile, proveniente da un angolo indefinito della stanza aveva bloccato tutti: «Adesso basta». E tutti si erano girati verso l’angolo del Professore. Cioè in direzione del tavolino in cui ogni mattina prendeva posto il professor Franco Bianchi, con l’Unità e un grosso bloc-notes sotto braccio. Per quarant’anni lui era stato insegnante di italiano al Faustini. A urlacci e plattoni sulla nuca aveva inculcato nelle teste più dure e inossidabili l’amore per Manzoni e Dante, per le poesie di Carducci e i racconti di Buzzati. Nessuno aveva mai osato rispondergli. E nessuno lo avrebbe fatto nemmeno quarant’anni dopo. Men che meno Felicino e Spassein, da sempre compagni di banco e che dal Professore avevano preso ripetizioni estive tre anni a fila, per evitare di essere bocciati. «Adesso basta» ripetè l’ometto. Nessuno lo sentiva aprire bocca da almeno cinque anni. Se ne stava nel suo angolo a leggere il giornale e prendere appunti, nessuno sapeva cosa scrivesse. Ordinava un caffé e un bicchiere d’acqua minerale. Alle dieci usciva a fumare un Marlboro e al rientro ordinava un secondo caffé. Continuava a scrivere fitto fitto su quel blocnotes fino a mezzogiorno in punto, quando si avvicinava al bancone, ordinava e beveva un bianco macchiato, pagava a e usciva. A volte, non tutti i giorni, tornava anche al pomeriggio. Ordinava un altro caffé e si tuffava nella lettura dei suoi appunti. «Finitela, o vi prendo a schiaffi tutti e due» tuonò il Professore. E per quanto la sua voce non fosse certo da baritono, il tono era talmente imperioso da non ammettere repliche. «Cosa volete fare? Mandare a quel paese un’amicizia per una carta sbagliata? Siete proprio due asini! Avrei dovuto bocciarvi trent’anni fa anziché aiutarvi. Somari!». Una sfuriata in piena regola. Di quelle che erano frequenti all’ormai 134


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anziano insegnante quando dalla cattedra bacchettava le sue irrequiete scolaresche. E benché avessero entrambe i capelli grigi, le sue due vittime erano rimaste paralizzate esattamente come quarant’anni prima. Muti e con lo sguardo basso. Quasi solidali nel loro reverenziale timore. E dunque di nuovo uniti. E il Professore - che aveva capito tutto e in cuor suo se ne rallegrava - si era finto ancora arrabbiato ed era uscito dall’Osteria borbottando nervosamente, come se la ramanzina non fosse finita. Felicino e Spassein si erano guardati per un attimo, sconcertati e ancora intimiditi da quell’energica tirata d’orecchi. Poi d’improvviso erano scoppiati a ridere e si erano stretti la mano, mentre il silenzio irreale lasciava il posto ad un allegro brusio. «E alùra? - tuonò Felicino rivolgendosi con tono un po’ sprezzante a Giuseppone e Faina ancora appollaiati al bancone - non volete darci la rivincita? Avete vinto per un colpo di culo e adesso avete paura a rigiocare?». Gli sguardi dei quattro giocatori si erano incrociati per qualche secondo. Guardi duri, da sfida all’Okay Corral. «Carte» aveva intimato a gran voce Giuseppone. «Subito» si era affrettato l’Adelmo. La sfida del secolo era destinata a diventare una consuetudine.

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L’osteria del cinghiale nero

L’OSTERIA DEL CINGHIALE NERO “Il silenzio che parla, figlio della montagna e del vento. Rantolo disperato per abbandonarsi nel vuoto. Ho ascoltato il silenzio che parla, un pomeriggio di luglio, sulla montagna della forza e della paura. Piangendo, ho ascoltato il sole. Raccontava storie dannate e illuminava la mia tristezza. Ho sentito il tempo. Ho visto mio padre. Ho capito che la mia libertà vive nel silenzio che parla. E sono morto lentamente, pensando alla vita”. Tutti i clienti che si gustavano gli ammazza-caffè della casa, davanti al caminetto acceso, quella sera di gennaio, all’Osteria del Cinghiale Nero - una vecchia trattoria-bar che negli anni era stata ritrovo di briganti e partigiani, contadini e cacciatori, ma che era poi diventata (grazie ai mitici tortelli alle ortiche della signora Piera) una delle mete gastronomiche più ambite della Val Nure - credevano di essere in procinto di assistere ad uno dei soliti show del colonnello Balsamo. Si scherniva il vecchio militare, mentre raccontava della sua ultima preda, uno splendido cinghiale di tre quintali. «Ho avuto solamente fortuna cari amici - diceva il colonnello - se come voi all’ingresso del bosco avessi imboccato la mulattiera che sale verso il lago non avrei mai incontrato il cinghiale. Invece, chissà perché, ho deciso di scendere al ruscello per risalire poi dal sentiero che porta alla Croce». La sua era una modestia volutamente teatrale. E lo sapevano bene i suoi ascoltatori, che fingevano grande attenzione per le sue parole, ma in realtà non lo stavano nemmeno a sentire. «Ho puntato il fucile all’ultimo momento, quando quella bestia infuriata era a non più di cinque metri. Un colpo solo, alla testa». E accompagnò quest’ultima frase con un plateale gesto della mano, per mostrare dove esattamente aveva colpito il cinghiale. «Perché avete atteso così tanto - mi intromisi io, che nemmeno conoscevo il colonnello e che ascoltavo appoggiato allo stipite della porta - poteva essere rischioso?». «Volete sapere perché ho aspettato fino all’ultimo? Non è semplice da 137


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spiegare giovanotto. E’ una lunga storia. Forse non dovrei nemmeno parlarne». Improvvisamente la narrazione non era più melodrammatica. Ed anche lo sguardo di Balsamo si era fatto stranamente serio e pensieroso. Fece una lunga pausa e nel frattempo accese la pipa. «Volevo vedere bene quella bestia negli occhi mentre moriva» disse infine il Balsamo. Un brusio di stupore - e di disappunto - seguì la frase del colonnello. Tutti lo ascoltavano, finalmente. «Vedete, cari amici, io non ho mai avuto paura della morte. Non perché mi ritenga più coraggioso di chi la teme o l’aspetta come l’estrema terribile condanna. Il fatto è che non ho mai conosciuto il suo vero volto. Quando vidi mio padre nella bara i becchini lo avevano già rimesso a posto. Il segno della pallottola era sparito dalla tempia. Lo sguardo era sereno, quasi assente. Eppure mio padre si era sparato per la disperazione. Per non subire l’onta di un processo. Quella che vedevo, pensai, non poteva essere l’espressione della sua morte. E da quel giorno ho sempre cercato di capire quale fosse quell’espressione». La Trattoria del Cinghiale Nero era pervasa da un gelido silenzio. E le parole del colonnello lo tagliavano come affilate lame. «Ho studiato la morte con tenacia, fin da quando la mia famiglia volle che mi laureassi in chirurgia ed entrassi nell’esercito come ufficiale medico. Un giorno a Stoccolma conobbi un illustre endopatologo svedese, un luminare della medicina. Teneva una relazione ad un convegno medico: parlava di una suggestiva teoria sull’immagine che resta fissa nell’iride al momento del trapasso. Volli parlargli di persona. Lo seguii nel suo gabinetto scientifico e gli chiesi se veramente lui conoscesse il volto della morte. “Certo” fu la sua immediata risposta. Ero al settimo cielo. Mi spiegò che aveva svolto lunghi studi prelevando i bulbi oculari di centinaia di cadaveri e che osservando l’iride con una speciale lente di sua creazione si riusciva a leggere quali fossero state le immagini che gli occhi di chi stava esalando l’ultimo respiro avevano fissato. Ma erano solo bugie. O meglio, suggestioni. Da quelle lenti non si distinguevano che ombre indefinite. Quell’uomo era come me: stava cercando una risposta. O forse peggio: si era illuso di averla trovata, ma non era vero. Fu un’indicibile delusione». Il colonnello si fermò per sorseggiare il suo brandy. Improvvisamente corrugò la fronte e una smorfia di dolore gli segnò il viso. «Scusate - disse - è questo vecchio cuore che fa i capricci». Poi proseguì nella sua incredibile storia, come tutti impazientemente aspettavamo. 138


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L’osteria del cinghiale nero

«Una volta ho creduto di aver finalmente trovato quel che cercavo. Accadde molti anni fa, al fronte, quando la maggior parte di voi non era ancora nata. Dalla nostra postazione crepitavano le raffiche dei colpi di sbarramento. Ma ad un certo punto il capitano Corsi ordinò il cessate il fuoco e restammo per qualche minuto immobili, in un silenzio innaturale, per capire se i guerriglieri rispondevano alla nostra offensiva oppure si ritiravano. Proprio in quel momento dal cielo arrivò una granata. La fine del mondo. Fui salvato dal caporale Angelo Salvi, grand’uomo, che si beccò le schegge nello stomaco e mi cadde addosso riparandomi. Ricordo che lo sollevai, per cercare di soccorrerlo. Ma era già morto. Allora lo guardai dritto negli occhi. Sorrideva. Sembrava felice. Come se quelle maledette schegge fossero state il suo più agognato desiderio. Ma allora la morte ha il volto della serenità - pensai - e non vi è ragione di temerla. Ma un minuto dopo ero già ripiombato nel dubbio. Mentre a braccia trasportavo il corpo del mio povero amico qualcosa gli cadde da una mano. Era un foglio. Una lettera di sua moglie Adelaide, che egli stava leggendo proprio nel momento in cui era stato colpito. Poche righe che gli annunciavano che sarebbe presto diventato padre. Ecco perché il mio sventurato amico sorrideva. Forse non si era neppure accorto della granata. Nemmeno il suo, dunque, era il vero volto della morte». Nel locale regnava una strana atmosfera. Come se quel racconto avesse paralizzato tutti. Il colonnello era sempre più pensieroso. Seduto in poltrona, di fronte al caminetto, scrutava un punto indefinito, senza parlare. Era morto. Il massaggio cardiaco, la respirazione artificiale, una puntura di adrenalina. Fu tutto inutile. Se n’era andato. E sul volto aveva disegnato uno sguardo strano ed inquietante. Vi si leggevano stupore e rassegnazione. Forse anche un po’ di paura. Era proprio quello sguardo che aveva così a lungo cercato.

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La Ristorazione Piacentina



GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

PIACENZA

Antica Osteria del Teatro: Via Verdi, 16 - Tel. 0523.323777 Antica Trattoria dell’Angelo: Via Tibini, 14 - Tel. 0523.326739 Arnold’s Pizzeria: Via Emilia Parmense, 104 - Tel. 0523.578109 Autogrill: Via Gerbido - Tel. 0523.605033 Bar Prima Porta: Via Cremona, 49 - Tel. 0523.590868 Bar Ristorante Gate: Via San Bartolomeo, 32 - Tel. 0523.499470 Bar Ristorante Truck’s Stop1: Strada Orsina - Tel. 0523.606868 Bar Tavola Fredda Nautilus: V.le Dei Mille, 3 - Tel. 0523.388326 Bar Tazza D’Oro: P.zza Borgo, 4 - Tel. 0523.327270 Bar Università: Via Radini Tedeschi, 64 - Tel. 0523.614362 Break Fast Santa Teresa: C.so Vittorio Emanuele II, 169 - Tel. 0523.325786 Degustazione Era: P.le Torino, 30 - Tel. 0523.482157 Degustazione Nikita: Via P. Cella, 9/B - Tel. 0523.756753 Gentile: C.so Vittorio Emanuele II, 140 - Tel. 0523.305945 Hostaria Wine Bar Valery: Via Campagna, 81 - Tel. 0523.490597 Internet Café: Via Dell’Artigianato, 14 - Tel. 0523.623020 Mc Donald’s: P.le Marconi, c/o Borgo Faxhall - Tel. 0523.315702 Mc Donald’s: Via Emila Pavese, 130 - Tel. 0523.497320 Museum Tavern Pub: Via Cella, 68 - Tel. 0523.711321 Oasi srl: Via Emilia Parmense, 133 -Tel. 0523.609532 Orient Express Café: C.so Vittorio Emanuele, 112 - Tel. 0523.384949 Osteria Antica Romea: Via Emilia P.se, 29 - Tel. 0523.623124 Osteria Caffè Bar: Via Camicia, 4 - Tel. 0523.328644 Osteria del Barbarossa: Via A.Solenghi, 110 - Loc. Dossi di Roncaglia - Tel. 0523.504246 Osteria del Morino: Str. Voltone Decca, 1 - Strada Caorsana - Roncaglia - Tel. 0523.504101 Osteria del Trentino: Via Castello, 71 - Tel. 0523.324260 Osteria La Saracca: Via del Capitolo, 73 - Tel. 0523.612503 Piccola Osteria di Perini G.: C.so Vittorio E. II, 179 - Tel. 0523.326356 Pizzeria A 21: Via I Maggio, 65 - Tel. 0523.499082 Pizzeria Acero Rosso: C.so Vittorio Emanuele II, 140 - Tel. 0523.305945 Pizzeria Bella Napoli 2: Via Emilia Pavese, 27 - Tel. 0523.480019 Pizzeria Bellina: Via Emilia Pavese, 274 - Tel. 0523.498558 Pizzeria Belvedere: Via Veneto, 45 - Tel. 0523.457564 Pizzeria Bloster: Via Foresti, 33 - Tel. 0523.713271 Pizzeria Bru & Jo: Via Manfredi, 19 - Tel. 0523.712307 Pizzeria Boomerang: Via Lanza, 41 - Tel. 0523.457275 Pizzeria Charlie: Via IV Novembre, 115 - Tel. 0523.315328 Pizzeria Dai Marchesi: Via Dentelli, 14 - Tel. 0523.482778 Pizzeria Da Pasquale: P.zza Duomo, 36 - Tel. 0523.324669 Pizzeria Dare Davil: Via I Maggio, 65 - Tel. 0523.499082 Pizzeria D’asporto Bella Capri: Via Poggi, 12 - Tel. 0523.453935 Pizzeria D’asporto Il Veliero: Str. Farnesiana, 35/b - Tel. 0523.594319 Pizzeria Del Matto: Via Galilei, 50 - Loc.tà Pittolo - Tel. 0523.380167 143


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Pizzeria Grotta Azzurra: Via Morigi - Tel. 0523.458765 Pizzeria Gusta Pizza: Via Alberoni, 20/B - Tel. 0523.322523 Pizzeria Il Buon Samaritano: Via Boselli, 18/A - Tel. 0523.751873 Pizzeria Il Pizzaio: Via Vittorio Emanuele II, 137 - Tel. 0523.326652 Pizzeria Jessy Pizza: Via Atleti Azzurri d’Italia 2 - Tel. 0523.0523.498161 Pizzeria La Tana dell’Orso: Piazzale Torino, 25 - Tel. 0523.481648 Pizzeria La Taverna G.: Via Taverna, 213 - Tel. 0523.484928 Pizzeria La Vera Pizza: Via Colombo, 96 - Tel. 0523.579323 Pizzeria Manfredi F.: Via Veneto, 70 - Tel. 0523.716521 Pizzeria Mangia e Bevi: Via Alberoni, 20/A - Tel. 0523.334718 Pizzeria Mazzocchi R.: Via Conciliazione, 7/A - Tel. 0523.614924 Pizzeria Mazzocchi R.: Via Manfredi, 78 - Tel. 0523.712146 Pizzeria Mystic Pizza: Via Manfredi, 19 - Tel. 0523.712307 Pizzeria Okay Snak Bar: Via Taverna, 254 - Tel. 0523.490048 Pizzeria Piacepizza: C.so Vittorio Emanuele, 208 - Tel. 0523.315171 Pizzeria Pizza Al Metro: V.le Alighieri, 83 - Tel. 0523.331000 Pizzeria Pizza 2000: Via Emmanueli, 36 - Tel. 0523.458600 Pizzeria Pizza E Vai: Str. Farnesiana, 79 - Tel. 0523.612462 Pizzeria Pizza E Vai: Via Veneto, 75 - Tel. 0523.716081 Pizzeria Pizza Express: Via Foresti, 29/33 - Tel. 0523.713271 Pizzeria Prima o Poi Salsamenteria: L.go Matteotti, 28 - Tel. 0523.388127 Pizzeria Pizza Si: Via Dante Alighieri, 87 - Tel. 0523.318166 Pizzeria Pizzicotto: Via Emilia Parmense, 36 - Tel. 0523.579834 Pizzeria Pronto Pizza: Via Durante, 1 - Tel. 0523.453118 Pizzeria Rega Mast: Via Lanza, 41 - Tel. 0523.457275 Pizzeria Romano D.: Via Emilia Pavese, 254 - Tel. 0523.489828 Pizzeria Sol Levante: Via Bentelli, 14 - Tel. 0523.482778 Pizzeria The Temple Bar: Via X Giugno - Tel. 0523.384648 Pizzeria Tosello: Via Daveri, 10 - Tel. 0523.324824 Pizzeria Zanzibar: Via Marinai D’Italia, 14 - Tel. 0523.618542 Pizzeria Ristorante Amalfi: Via E. Pavese, 27 - Tel. 0523.480019 Pizzeria Ristorante Borsa: Gall. Borsa, 36/D - Tel. 0523.320251 Pizzeria Ristorante Geko: Str. Val Nure, 20 - Tel. 0523.360042 Pizzeria Ristorante Marechiaro: C.so Vittorio Emanuele II, 168 - Tel. 0523.323794 Pizzeria Ristorante Niagara: C.so Europa, 7 - tel. 0523.360036 Pizzeria Ristorante Okay: Via Taverna, 254 - Tel. 0523480174 Pizzeria Trattoria dell’Orologio: Piazza Duomo, 39 - Tel. 0523.324669 Pizzeria Trattoria Corona: Via Roma, 141 - Tel. 0523.320948 Public House Snack bar: Via Tibini, 39 - Tel. 0523.388216 Rapsodia Tavola Calda: Via S. Siro, 2/C - Tel. 0523.327955 Risto-Pub Gambado: Via Cittadella, 2/B - Tel. 0523.320673 Risto-Pub Via Veneto 82: Via Vittorio Veneto, 82 - Tel. 0523.716639 Risto-pub Zona Franca: Via Fornace, 5 - Tel. 0523.315286 Ristorante Alba Chiara: Via C.Colombo, 7 - Tel. 0523.592511 Ristorante Albergo Astra: Via Boselli, 19 - Tel. 0523.454364 Ristorante Albergo Il Bagatto: Via C. Colombo, 126 - Tel. 0523.614228 144


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Ristorante Antica Romea: Via Emilia Parmense, 29 - Tel. 0523.623124 Ristorante Ascione Luigi e C.: Str. Farnesiana, 64 - Tel. 0523.594007 Ristorante Bar Dante: Via Dante, 18 - Tel. 0523.712172 Ristorante Bar Gianpino: Via Emilia P.nse, 291 - Tel. 0523.504116 Ristorante Bar Il Cantuccio: Via XXIV Maggio, 132 - Tel. 0523.482379 Ristorante Bar Italia: Via XX Settembre, 2 - Tel. 0523.322854 Ristorante Buffet Stazione: P.le Marconi - Tel. 0523.324340 Ristorante Central Pizza: Via Cittadella, 26 - Tel. 0523.331463 Ristorante Commercio: Via Colombo, 118 - Tel. 0523.614272 Ristorante Crisciuoli: Via Colombo, 7 - Tel. 0523.618225 Ristorante Cristian: Via IV Novembre, 115/A - Tel. 0523.326770 Ristorante Dei Panzerotti: Via Emilia Pavese, 216 - Tel. 0523.480134 Ristorante DNA Friendly Cafè: V.le Malta, 10 - Tel. 0523.318291 Ristorante Don Carlos: Str. Aguzzafame, 85 - Tel. 0523.499800 Ristorante Eridano: Via Bixio, 6 - Tel. 0523.324376 Ristorante Exea: Via Daveri, 8 - Tel. 0523.318131 Ristorante Ferrari Carmen: Via Mazzini, 103 - Tel. 0523.388659 Ristorante Gazebo: Vc. Molineria S.Andrea, 2 - Tel. 0523.329271 Ristorante Gotico: P.zza Borghetto I, 0523.321940 Ristorante Gotico: Via Borghetto, 1 - Tel. 0523.321940 Ristorante Gran Caffè Ranuccio: P.zza Cavalli, 1 - Tel. 0523.331041 Ristorante I Dieci Condimenti Self Service: C. del Cristo - Tel. 0523.480361 Ristorante I Tre Moschettieri: Via Emilia Parmense, 5 - Tel. 0523.571899 Ristorante Il Gambero Rosso: Via Roma, 17 - Loc.tà Diara - Tel. 0523.957415 Ristorante Il Timone: Via Veneto, 42 - Tel. 0523.712586 Ristorante Internet Cafè: Via dell’Artigianato, 14 - Tel. 0523.623020 Ristorante Jalousie.it: Via S. Bartolomeo, 32 - Tel. 0523.499470 Ristorante L’Antica Chiesetta: Via Madoli, 4 - Tel. 0523.335744 Ristorante La Fazenda Self srl: Via Atleti Azzurri D’Italia, 18 - Tel. 0523.480447 Ristorante La Pescarolina: Str. Bobbiese, 130 - Tel. 348.7378402 oppure 333.4415406 Ristorante La Rocca Pescarola: Str. Bobbiese, 81 - Tel. 0523.380230 Ristorante La Siesta: Via Emilia P.nse, 186 - Loc. Montale - Tel. 0523.594402 Ristorante La Veranda: Str. Val Nure, 7 - Tel. 0523.756664 Ristorante Lazzari: Str. Farnesiana, 240 - Tel. 0523.600038 Ristorante Lo Scolapasta: Via XXIV Maggio, 104/B - Tel. 0523.482179 Ristorante Milvera: Via Farnesiana, 200 - Mucinasso - Tel. 0523.506144 Ristorante Morini: Via Emilia Pavese, 95/A - Tel. 0523.480235 Ristorante Panzerotti: Via Emilia Pavese, 216 - Tel. 0523.480134 Ristorante Parisi Bistrot: P.le Torino, 16 - Tel. 0523.480339 Ristorante Pasta e Basta: Via Cantone Camicia, 9 - Tel. 0523.314330 Ristorante Pasta in Piazzetta: Str. Bobbiese, 41 - La Verza - Tel. 0523.456666 Ristorante Peccati di Gola: Via Taverna, 35 - Tel. 0523.314035 Ristorante Peppino: Via Roma, 183 - Tel. 0523.329279 Ristorante Piacenza: Strada Caorsana, 69 - Tel. 0523.614498 Ristorante Piccola Osteria: C.so Vittorio Emanuele II, 179 - Tel. 0523.326356 145


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Ristorante Piccolo Roma: Via Cittadella, 14 - Tel. 0523.323201 Ristorante Pizzeria Bella Napoli: Via Emilia Pavese, 98 - Tel.0523.480038 Ristorante Pizzeria Il Corsaro Verde: Via Manfredi, 59 - Tel. 0523.454627 Ristorante Pizzeria Il Grillo: Via Emilia Parmense, 58 - Tel. 0523.593393 Ristorante Pizzeria Il Pinzimonio: Via Cavalletto, 4 - Tel. 0523.338024 Ristorante Pizzeria L’Officina Del Gusto: Via Coppalati, 51 - Loc. Le Mose - Tel. 0523.570202 Ristorante Pizzeria Taverna In: P.zza Sant’Antonino, 8 - Tel. 0523.335785 Ristorante Pizzeria Tesoro: Via La Primogenita, 1 - Tel. 0523.325812 Ristorante Po: Via Nino Bixio, 6 - Tel. 0523.324376 Ristorante Roadhouse Grill: Via Emilia Pavese, 65/A - Tel. 0523.497089 Ristorante Sapori: Via Caorsana, 127/D - Loc. Le Mose - Tel. 0523.606091 Ristorante Self Pause: P. Marconi, 34 - Tel. 0523.306182 Ristorante Self Service Ai Due Cavalli di Piacenza: Via San Francesco, 15 - Tel. 0523.322344 Ristorante Self Service Bar Dogana: Str. Caorsana - Tel. 0523.615688 Ristorante Self Service I Dieci Comandamenti: Cantone del Cristo - Tel. 0523.480361 Ristorante Sel Service Intermezzo: Via Boselli, 65 - Tel. 0523.606455 Ristorante Self Service La Fazenda: Via Atleti Azzurri d’Italia, 18 - Tel. 0523.480447 Ristorante Self Service Morigi: Via San Bartolomeo, 8 - Tel. 0523.384130 Ristorante Self Service Oasi: Via Emilia Parmense, 133 - Tel. 0523.609352 Ristorante Self Service Orsina: Via Bresciani, 27 - Tel. 0523.623411 Ristorante Si.Ti.: Via XXIV Maggio, 104 - Tel. 0523.482179 Ristorante Sparlaccas I Barbis: Via Alessandria, 16 - Tel. 339.3563637 Ristorante Stra Alva: Via Taverna, 35 - Tel. 0523.313166 Ristorante Suggerimenti…Piacenza: Viale Malta, 23 - Tel. 0523.326368 Ristorante Taberna Movida: Via Daveri, 8 - Tel. 0523.318131/335.5363758 Ristorante Tanty srl: Str. Val Nure, 7 - Tel. 0523.756664 Ristorante Tre Ganasce: Via San Bartolomeo, 62 - Tel. 0523.499133 Ristorante Truck’s Stop1: Str. Orsina - tel. 0523.606868 Ristorante Un Po’ di Napoli: Via Calciati, 3/5 - Tel. 0523.591433 Ristorante Vecchia Osteria: Via F. di Borbone, 64 Borghetto - Tel. 0523.504133 Ristorante Vecchia Piacenza: C.ne San Bernardo, 1 - Tel. 0523.305462 Ristorazione Piacenza: Str. Caorsana, 69 - Tel. 0523.614498 Sese Caffè: Via Morigi, 39 - Tel. 333.8295992 Snak Bar Borsa: Galleria Borsa, 36 - Tel. 0523.320251 Tavola Calda Funky Gallo: Via Capra Vincenzo, 2 - Tel. 0523.330491 Trattoria Anita: Str. Caorsana, 125 - Tel. 0523.579310 Trattoria Bar Trentino: Via Gadolini, 48 - Tel. 0523.755496 Trattoria Bar Villaggio: Via Cella, 52 - Tel. 0523.711317 Trattoria Braghieri: P.le Velleia - Tel. 0523.592123 Trattoria Croce Grossa: Str. Caorsana, 161 - Tel. 0523.504138 Trattoria Mariù: Via Garibaldi, 49 - Tel. 0523.319350 Trattoria Da Pino: Via Castello, 14 - Tel. 0523.334729 146


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Trattoria Del Borgo: Via Trebbia, 22 - Tel. 0523.484707 Trattoria Del Gnasso: Via Molineria Sant’Andrea, 14 - 0523.482780 Trattoria Gasperini Danilo: Via Manfredi, 42 - Tel. 0523.454333 Trattoria Il Bivio Galleana: Via Manfredi, 130 - Tel. 0523.454277 Trattoria Il Quadrifoglio: Via S. Stefano, 22 - Tel. 0523.327802 Trattoria La Carrozza: Via X Giugno, 122 - Tel. 0523.326297 Trattoria La Pireina: Via Borghetto, 137 - Tel. 0523.338578 Trattoria La Stazione di Milvera: Via Decorati Al Valore Civile, 15 - S. Bonico - Tel. 0523.380273 Trattoria MariÚ: Via Garibaldi, 49 - Tel. 0523.319350 Trattoria Nuovo Montale: Via Bologna, 2 - Tel. 0523.592543 Trattoria Pizzeria Al Farnese: Via Camicia, 9 - Tel. 0523.314330 Trattoria Pizzeria Corona: Via Roma, 141 - Tel. 0523.320948 Trattoria Poggi: Str. Farnesiana, 178 - Mucinasso - Tel. 0523.506119 Trattoria Regina: Str. Regina, 1 - Quarto - Tel. 0523.557103 Trattoria Ruggeri: Str. Farnesiana, 81 - Tel. 0523.571102 Trattoria S. Stefano: Cantone S. Stefano, 22 - Tel. 0523.327802 Trattoria San Giovanni: Via San Giovanni, 36 - Tel. 0523.321029

AGAZZANO

Albergo Ristorante Il Cervo: P.zza Europa, 20 - Tel. 0523.975208 Antica Trattoria Giovanelli: Via Roma, 5 - Sarturano - Tel. 0523.975155 Hotel Locanda Villa Tavernago: Loc. Tavernago di Agazzano - Tel. 0523.975114 Pizzeria La Rustica: P.le Europa, 13 - Tel. 0523.976533 Ristorante Alle Lische: Via Lische, 6 - Tel. 0523.976922 Ristorante Le Due Meridiane: c/o Castello La Bastardina - tel. 0523.975373 Ristorante Nuova Trattoria Bar Giardino: Via Papa Giovanni XXIII, 1 - Tel. 0523.975133

ALSENO

Pizzeria Piscina Colle S. Giuseppe: Loc. Colle S. Giuseppe, 22 - Tel. 0523.947121 Ristorante Bar Da Nora: Via Emilia Est, 11 - Tel. 0523.949147 Ristorante Boschi: Loc. Cortina, 59 - Tel. 0523.948102 Ristorante Da Giovanni: Via Centro, 79 - Cortina - Tel. 0523.948304 Ristorante Da Paolo: Via Centro, 152 - Lusurasco - Tel. 0523.948123 Ristorante Il Casello:Via Stazione Centro, 27 - Tel. 0523.945355 Ristorante Palazzo della Commenda: Loc. Chiaravalle della Colomba - Tel. 0523.940003 Ristorante Pizzeria In Famiglia al Villaggio: Loc. Sorghetto, 6 - Tel. 0523.945349 Ristorante Pizzeria La Duchessa: Via Roma, 41 - Tel. 0523.949154 Trattoria del Ponte: Via Centro, 4 - Castelnuovo Fogliani - Tel. 0523.947110 Trattoria Osteria Da Gianni: Loc. Chiaravalle, 249/250 - Tel. 0523.940133 Trattoria Pizzeria Croce Bianca: Via Centro, 202 - Castelnuovo Fogliani - Tel. 0523.947187 147


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

BESENZONE

Ristorante La Fiaschetteria: Via Bersano, 59/bis - Tel. 0523.830444 Trattoria Barabaschi: Via Mercore Inferiore, 21 - Tel. 0523.830167 Trattoria Garibaldi: Via Casteldardo, 162 - Tel. 0523.839012 Trattoria Marco: Loc. Bersano - Tel. 0523.830105

BETTOLA

Albergo Ristorante Touring: Loc. Prato Barbieri - Tel. 0523.911157 Bar Pizzeria Colombo: P.zza Colombo, 2 - Tel. 0523.917037 Il Boccaccio: V.le Vittoria, 12 - Tel. 0523.911133 Osteria Alberici: Loc. Costa Groppoducale, 55 - Tel. 0523.917704 Pizzeria La Fontana: P.zza Colombo, 23 - Tel. 0523.911135 Ristorante Agnello: P.zza Colombo, 43 - Tel. 0523.917760 Ristorante Il Torrente: Via Libera Repubblica - Loc. Roncovero - Tel. 0523.917747 oppure 338.1271874 Ristorante La Vecchia Quercia: Fra I Luoghi, 1 - Tel. 0523.911233 Ristorante Pizzeria Antica Locanda Due Spade: Via C. Colombo, 70 - Tel. 0523.917789 Ristorante Pizzeria La Villa: Via Fra I Luoghi, 1 - Tel. 0523.917075 Trattoria Alpina: Loc. Prato Barbieri, 42 - Tel. 0523.917873 Trattoria dell’Ago: Loc. Bramaiano, 77 - tel. 0523.917802 Trattoria Perani: Str. Provinciale, 4 - Tel. 0523.917696 Trattoria Speroni: Loc. Roncovero - Tel. 0523.911722 Trattoria Cassinari: Loc. Le Piane di Spettine - Tel. 0523.917708

BOBBIO

Albergo Ex Chalet della Volpe: Loc.tĂ Sassi Neri - Tel. 0523.933404 Albergo Ristorante Bar Vecchia Fornace: Via Genova, 9 - Tel. 0523.936126 Albergo Ristorante Pizzeria Ranella: Via Roma, 26 - Mezzano Scotti -Tel. 0523.937126 Albergo Ristorante dei Cacciatori: Contrada Porta Agazza, 7 - Tel. 0523.936267 Albergo Ristorante Filietto: Loc. Costa Tamborlani - Mezzano Scotti - Tel. 0523.937104 Albergo Ristorante Piacentino: P.zza S. Francesco, 19 - Tel. 0523.936266 Bar Ristorante Vecchio Mulino: Via Genova, 32 - Tel. 0523.932395 Locanda Trattoria Italia: Via Porta Alcarina, 7 - Tel. 0523.936942 Pizzeria Camilla: Loc. Pradella, 6 - Tel. 0523937109 Pizzeria Nikita: Loc. Fontana Berta Cassolo - Tel. 0523.937489 Pizzeria Ponte Gobbo: Via A. Moro, 3 - Tel. 0523.936148 Pizzeria Del Monastero: Piazza S. Francesco, 21 - Tel. 0523.936542 Ristorante Bar Giardino: P.zza San Francesco, 1 - Tel. 0523.936247 Ristorante Gambero Rosso: Loc. Cassolo - Tel. 0523.937171 Ristorante Lo Scarpone: Passo Penice, 2 - Tel. 0523.933204 Ristorante Pizzeria Cristal: Via Nobile Santa Maria, 2 - Tel. 0523.933421 148


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Ristorante Pizzeria Punto Verde: Piazza XXV Aprile, 16 - Tel. 0523.936914 Ristorante Ra Ca’ Longa: Loc. S. Salvatore - Tel. 0523.936948 - 0523.960102 Ristorante Ridella: Loc. Giarone S. Maria - Tel. 0523.933130 Ristorante San Nicola: Contrada San Nicola, 11 - Tel. 0523.932355 Trattoria Locanda Nobili: Loc. S. Maria di Bobbio, 13 - Tel. 0523.933134

BORGONOVO VAL TIDONE

Albergo Ristorante Roma: P.le Alpini, 15 - Tel 0523.998817 Antico Ristorante Italia: P.zza T. de Cristoforis, 2 - Tel. 0523.864144 Osteria Manstretta: Loc. Moretta - Tel. 0523.862551 Pizzeria Annica Inn: Via Galilei, 2 - Tel. 0523.862939 Pizzeria La Corte: Loc. Colombaie, 88 - Tel. 0523.861076 Pizzeria L’Orizzonte: Via M. della Libertà, 15/17 - Tel. 0523.863749 Pizzeria Riberzani Stefania: V.le Risorgimento, 28 - Tel. 0523.865160 Pizzeria Ristorante Locanda Stazione: P.zza Garibaldi, 21 - Tel. 0523.361352 Pizzeria Un Tant Al Toc: P.zza T. de Cristoforis, 36 - Tel. 0523.865900 Ristorante AgazzinoVecchia Trattoria: Loc. Agazzino, 335 - Tel. 0523.887102 Ristorante Arfini Adele: Via dei Saliceti, 2 - Tel. 0523.864814 Ristorante Impero: P.zza T. de Cristoforis, 32 - Tel. 0523.862118 Ristorante La Palta: Loc. Bilegno, 67 - Tel. 0523.862103 Ristorante Le Proposte: Loc. Corano - Tel. 0523.845503 Ristorante Pizzeria del Leone: Via Castelsangiovanni, 4 - Tel. 0523.865209 Trattoria Moretta: Loc.tà Moretta, 238 - Tel. 0523.862551 Trattoria Ristorante Pizzeria La Rocca: Via Roma, 14 - Tel. 0523.862114 Vecchia Trattoria: Loc. Agazzino, 335 - Tel. 0523.887102

CADEO

Pizzeria Al Vesuvio: Via Emilia, 67 - Roveleto - Tel. 0523.500424 Pizzeria da Romano: Via Emilia, 71/77 - Tel. 0523.500593 Pizzeria Il Focolare: Via Ricetto, 44/46 Fraz. Saliceto - Tel. 0523.507220 Pizzeria Morlacchini R.: Via Emilia, 71/73 - Tel. 0523.509180 Pizzeria Planet Pizza: Via Emilia 167/B - Roveleto - Tel 0523.501210 Ristorante Pizzeria La Sorgente: Via Emilia, 21 - Fontana Fredda - Tel. 0523.500569 Ristorante Carini: Via Emilia, 91 - Roveleto - Tel. 0523.509979 Ristorante Lanterna Rossa: Via Ponte Saliceto, 10 - Saliceto - Tel. 0523.500563 Ristorante Le Ruote: Via Emilia, 204 s.s. 9 - Roveleto - Tel. 0523.500427 Ristorante Lo Squalo: Via Emilia, 65 - Roveleto - Tel. 0523.509933 Ristorante Nona Buca Bis: Via Chiusa, 73 - Saliceto - Tel. 0523.508925 Trattoria Nuova da Pinuccio: Via Emilia, 25 - Fontana Fredda - Tel. 0523.500667

CALENDASCO

Ristorante Locanda Il Masero: Via Masero Po, 2 - Tel. 0523.772787 Ristorante Viola: Via Piacenza, 55 - Tel. 0523.768925 Trattoria 15 Carne alla Brace: Loc. Boscone - Tel. 0523.771179 149


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Trattoria Alvaro e Camilla Mensa Interaziendale: Str. Bonina Est , 11 - Zona Ind.le Ponte Trebbia - Tel. 0523.768732 Trattoria dei Pescatori: Loc. Malpaga, 21 - Tel. 0523.769788 Trattoria Toscani: Loc. Co’ Trebbia Nuova, 34 - Tel. 0523.769787

CAMINATA

Ristorante Nido del Cuculo: Via Vittorio Emanuele, 18 - Tel. 0523.990134 Ristorante Pace: Via Provinciale, 10 - Tel. 0523.990047

CAORSO

Osteria di Muradolo: Via Giovanni XXIII, 33 - Muradolo - Tel. 0523.822593 Osteria Lo Spuntino: Via Don Minzoni, 25 - Roncarolo - Tel. 0523.821435 Pizzeria Ascolese M.: Via Roma, 10/B - Tel. 0523.814056 Ristorante Bar La Rocca: Via Padana Inferiore, 2/A - Tel. 0523.814079 Ristorante Osteria La Stamberga: Piazza Rocca, 7/A - Tel. 0523.814048 Ristorante Pizzeria Mediterraneo: Via Roma, 10/B - Tel. 0523.814056 Ristorante Ucelli Emanuela: Str. Padana Inferiore, 39 - Tel. 0523.821250 Trattoria Al Capolinea: Via Padana Inferiore, 24 - Tel. 0523.821035 Trattoria «Da Ennio»: Str. Cascina Barrago, 1 - Tel. 0523.821105 Trattoria del Muron: Via Guglielmo da Saliceto, 16 - Tel. 0523.821213 Trattoria Ghioni: Via G. Matteotti, 20 - Zerbio - Tel. 0523.821252 Trattoria Magaton: Str. Argine Po, 6 - Roncarolo - Tel. 0523.821320 Trattoria Tonoli M.Grazia: Via Don Minzoni, 13 - Roncarolo - Tel. 0523.821240

CARPANETO PIACENTINO

Antica Osteria della Pesa: Via d. Valle, 194 - Travazzano - Tel. 0523.852875 Bar Pizzeria Carla: Via XXV Aprile, 47 - Tel. 0523.852877 Bar Ristorante Pizzeria Aioò: Via XXV Aprile, 47 - Tel. 0523.852877 Bar Taverna Cavalletto: Via Marconi, 25 - Tel. 0523.852145 Bar Trattoria Croce Bianca: Via Oliveti, 1 - Tel. 0523.852144 Osteria Contado: Loc. Travazzano, 193 - Tel. 0523.852890 Pizzeria Ametrano Vincenzo: Via Scotti da Vigoleno, 34 - Tel. 0523.859574 La Taverna Antica Osteria di Chero: Via Centro, 66 - Tel. 0523.858904 Pizzeria Pronto Pizza: Via XX Settembre, 13 - Tel. 0523.853089 Pizzeria Punto Pizza: Via Breviglieri, 7 - Tel. 0523.853090 Pub La Posada: P.zza XX Settembre, 11 - Tel. 0523.852109 Ristorante Bar Gaudium: Via XX Settembre, 13 - Tel. 0523.852671 Ristorante Il Lupo: Via Ciriano Centro, 30 - Tel. 0523.852705 Ristorante L’Anteprima: Loc. Cimafava - Tel. 0523.852965 Ristorante La Taverna: Loc. Chero, 66 - Tel. 0523.858904 Ristorante Nido Del Picchio: V.le Patrioti. 6 - Tel. 0523.850909 Ristorante Pizzeria Bellaria: Loc. Caminata, 84 - Ciriano - Tel. 0523.852887 0523.850539 Ristorante Pizzeria Il Cartoccio: Loc. Chero - Tel. 0523.852888 150


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Ristorante Pizzeria L’Incontro: Via Cesare Battisti, 31 - Tel. 0523.852146 Ristorante The Field: Viale Patrioti, 9 - Tel. 0523.852895 Trattoria Barani P.: Loc. Montanaro - Tel. 0523.852896 Trattoria Bar Paraboschi: Loc. Case Bruciate, 135 - Tel. 0523.852883 Trattoria Belvedere: Loc. Magnano, 22 - Tel. 0523.852880 Trattoria Biasini: Loc. Magnano - Tel. 0523.850110 Trattoria Carini: Loc. Rezzano, 44/A - Tel. 0523.852873 Trattoria Celleri: Loc. Celleri, 27 - Tel. 0523.852874 Trattoria del Cacciatore: Loc. Case Bruciate - Tel. 0523.852889 Trattoria Del Viandante: Loc. Chero - Tel. 0523.859364 Trattoria L’Incontro: Via C. Battisti, 31 - Tel. 0523.852146

CASTELL’ARQUATO

Albergo Ristorante San Giorgio: P.le Europa, 12 - 0523.805149 Antica Trattoria di Vigostano: Loc. Vigostano - Tel. 0523.896100 Antica Trattoria S. Lorenzo: Via Canale S. Lorenzo, 32 - Tel. 0523.805153 Locanda delle Rose: Loc. Case Ilariotti, 1/A - Bacedasco - Tel. 0523.895548 Pizzeria Dighino: Via Remondini, 11 - Tel. 0523.803902 Pizzeria La Castellana: Via Canneto, 7 - Tel. 0523.803694 Ristorante Albergo Leon D’Oro: P.zza Europa, 6 - Tel. 0523.806033 Ristorante Anna La Napoletana: Vigolo Marchese - Tel. 0523.896159 Ristorante Bar La Locanda: Via Manzoni, 4 - Vigolo Marchese - Tel. 0523.896133 Ristorante Bar Stradivarius: Via Sforza Caolzio, 36 - Tel. 0523.803381 Ristorante Crocetta: Via Crocetta, 26 - Tel. 0523.803087 Ristorante Da Faccini: Via Sant’Antonio - Tel. 0523.896340 Ristorante degli Iris: Via Crocetta, 1 - Tel. 0523.803273 Ristorante La Cantinaccia: Loc. Bacedasco Terme - Tel. 0523.895128 Ristorante La Rocca da Franco: P.zza del Municipio - Tel. 0523.805154 Ristorante Lido: Via Provinciale, 3 - Tel. 0523.803261 Ristorante Maps: P.zza Europa, 3 - Tel. 0523.804411 Ristorante Pizzeria Le Torri: Loc. Caneto - Tel. 0523.805191 Ristorante Primavera: Via Mori, 20 - Bacedasco Alto - Tel. 0523.895108 Ristorante Riorzo: Via Riorzo, 1 - Tel. 0523.804199 Ristorante Taverna del Falconiere: P.zza Municipio, 5 - Tel. 0523.805155 Trattoria Bar Del Voltone: Via Sforza Caolzio - tel. 0523.804271 Trattoria del Turista: Via Cavour, 53 - Vigolo Marchese - Tel. 0523.896124 Trattoria Guerra Pierluigi: Doppi - Tel. 0523.896156 Trattoria L’Angiolina: Via Canale, 18 S. Lorenzo - Tel. 0523.806162

CASTEL SAN GIOVANNI

Albergo Ristorante La Barca: C.so Matteotti, 14 - Tel. 0523.881412 Albergo Ristorante Leon d’Oro: Via Nino Bixio, 35 - Tel. 0523.849461 Albergo Ristorante Pizzeria La Gritta: Via Emilia P.na, 45 - Tel. 0523.849418 Albergo Ristorante Roma: P.zza Alpini, 15 - Tel. 0523.998817 Pizzeria Dream: Via Don Mazzocchi, 4 - Tel. 0523.844146 151


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Pizzeria La Vecchia Cantina: Via Mulini, 2/A - Tel. 0523.842305 Pizzeria Pizzissima: C.so Matteotti, 36 - Tel. 0523.883070 Pizzeria Red Wall Steak House: Via Borselli, 12/A - Tel. 0523.883151 Ristopub Guinnes Placet: Via Dogana Po, 19 - Pievetta - Tel. 0523.883764 Ristorante Bar Jessica: Via B. Armani, 25 - Loc. Ganaghello - Tel. 0523.885103 Ristorante Barca: C.so Matteotti, 5 - Tel. 0523.842882 Ristorante Chalet del Gallo: Loc. Pievetta - Tel. 0523.881376 Ristorante Chalet Po: Via Pievetta, 2 - Tel. 0523.882345 Ristorante La Capanna: Via Fratelli Bandiera, 46 - Tel. 0523.884068 Ristorante Pizzeria Barracuda: Via Andrea Doria, 2/A - Tel. 0523.881761 Ristorante Pizzeria Il Cantuccio: Corso Matteotti, 144/a - Tel. 0523.843500 Ristorante Pizzeria Dogana: Via Emilia Pavese, 85 - Tel. 0523.884121 Ristorante Pizzeria Tavola Amica: V.le Amendola - Tel. 0523.883181 Ristorante Self Service 80 Fame: Via Don Mazzocchi, 4/n - Tel. 0523.881778 Ristorante Vince: Via Emilia Piacentina, 45 - Tel. 0523.840566 Trattoria Bar Dogana Po: Via Dogana Po Pievetta, 27 - Tel. 0523.882228 Trattoria Belvedere: P. Bergonzi, 4 - Fontana Pradosa - Tel. 0523.843766 Trattoria Il Pescatore: Via Pievetta, 3 - Tel. 0523.882317 Trattoria Mercato: P. Olubra, 2 - Tel. 0523.849490

CASTELVETRO PIACENTINO

Bar Trattoria del Piccolo Fiore: Via Sei Martiri, 58 - San Giuliano - Tel. 0523.826065 Bar Trattoria Val Padana: Via Casenuove - Tel. 0523.823315 Pizzeria Mystic Pizza: Via San Giuseppe, 9 - Tel. 0523.825088 Osteria Ca’ Nova: Via G.Saragat, 11 - Tel. 0523.825052 Osteria Del Pescatore: Via Po, 14 - Tel. 0523.824333 Osteria La Bastida: Str. Statale, 4 - Tel. 0523.823331 Osteria La Brianza: Str. Statale, 10 - Tel. 0523.825229 Pizzeria Ristorante L’Infinito: Str. Statale10, 24 - Tel. 0523.823518 Ristorante Bar La Vecchia Fornace: Loc. Ex Fornace Rdb, 6 - Tel. 0523.824670 Ristorante Pizzeria Coop Avanti: Via Bernini, 19 - Tel. 0523.823108 Trattoria Croce Bianca: Via Statale, 47 - Tel. 0523.823521 Trattoria della Pace - Pisaroni Angela: Via Bernini, 87 - Tel. 0523.823330 Trattoria Secondo Baracchino: Via Riviera Po Mezzano Chitantolo, 5 - Tel. 0523.823560

CERIGNALE

Ristorante Le Piane: Loc. Le Piane - Tel. 0523.939345 Trattoria della Rosa: Loc. Ponte Organasco, 8 - Tel. 0523.939203

COLI

Bar Osteria Antichi Sapori: P.zza Aldo Moro, 8 - Tel. 0523.931066 Ristorante La Terrazza - Puerto Escondido: Loc. Vezzera di Perino - Tel. 0523.938169 152


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Ristorante Pineta Ferrari: Loc. Fontana - Tel. 0523.931059 Ristorante Poggiolo: Loc. Poggiolo, 118 - Tel. 0523.931063 Trattoria Barbieri Giuseppina: Loc. Aglio, 2 - Tel. 0523.938430 Trattoria La Scogliera: Via Maglio, 5 - Perino - Tel. 0523.938156

CORTE BRUGNATELLA

Hotel Ristorante Roccarosa: Loc. Brugnello, 12 - Tel. 0523.934500 Pizzeria Jacky’o: Strada per Chiavari, 13 - Tel. 0523.934522 Trattoria Bar F.lli Rocca: Loc. Ozzola - Tel. 0523.934177 Trattoria La Rovere Grossa: Loc. Pieve di Montarsolo - Tel. 0523.939126 Trattoria Mozzi: Via Genova, 42 - Marsaglia - Tel. 0523.934171

CORTEMAGGIORE

Bar Pizzeria Elles: Via Matteotti, 23 - Tel. 0523836562 Bar Degustazione Zanzibar: Largo Umberto I, 4 - Tel. 0523.839015 Pizzeria Asporto Happy Days: Via Patrioti, 9/10 - Tel. 0523.839217 Pizzeria Fior Di Pizza: Via Firenze - Tel. 0523.835315 Ristorante Pizzeria Il Cenacolo: Via XX Settembre, 1 - Tel. 0523.835122 Trattoria Antica Corte: Via Manfredi, 5 - Tel. 0523.836833 Trattoria Gandini: Via Piacenza, 11 - Chiavenna Landi - Tel. 0523.836180 Trattoria Gianna: Via Piacenza, 19 - Chiavenna Landi - Tel. 0523.836127 Trattoria Marcotti: Via Piacenza, 15 - Tel. 0523.836127 Trattoria Pizzeria Il Casolare: Via Galluzzi, 56 - Tel. 0523.832085 Trattoria Rossi Marzia: Via Torricella, 5/b - Tel. 0523.839364

FARINI

Ristorante Italia: C.so Europa, 84 - Groppallo - Tel. 0523.916119 Bar Pizzeria Oasi: Via Don Sala, 21 - Tel. 0523. 910217 Osteria Paganelli Gianfranco: Loc. Nicelli, 2 - Mareto - Tel. 0523.915116 Piccolo Ristorante: Via Don Sala, 8 - Tel. 0523.910212 Pizzeria Trattoria Bonjour: Via Europa, 35 - Groppallo - Tel. 0523.916118 Ristorante Albergo Garilli: Loc. Cogno San Savino, 11 - Tel. 0523.910106 Ristorante Bar Alpino: Loc. Boccolo della Noce - Tel. 0523.916113 Ristorante Bracchi Severino: Loc. Pianazze Montereggio - Tel. 0523.919156 Ristorante Cavanna Giuseppe: Loc. Boli, 17 - Tel. 0523.919116 Ristorante Centrale Salini: V.le Europa, 46 - Groppallo - Tel. 0523.916104 Ristorante Delizia: Loc. Cogno San Bassano - Tel. 0523.910101 Trattoria Bar Paris: Via Don Sala, 8 - Tel. 0523.910212 Trattoria Bar Sport: Via Europa Barsi, 128 - Tel. 0523.916138 Trattoria Bracchi: Loc. Le Moline, 1 - Tel. 0523.919106 Trattoria Cantoniera: Via Cantoniera Boli, 6 - Tel. 0523.919113 Trattoria Dei Cacciatori: Via Pellacini, 28 - Loc. Cogno San Bassano - Tel. 0523.910149 Trattoria Del Ponte: Via Genova, 82 - Tel. 0523.910114 153


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Trattoria Trattoria Trattoria Trattoria

Figoni: Loc. Montereggio - Tel. 0523.919108 Gugliemetti: Pianadelle - Tel. 0523.915194 Sartori: Loc. Cogno San Savino - Tel. 0523.910107 Scagnelli B.: Via Pellacini, 28 - Tel. 0523.910149

FERRIERE

Albergo Ristorante Le Querce di Rocca: Via La Parrocchia, 3 - Loc. Rocca Tel. 0523.922425 Bar Pizzeria Le Miniere: Via Roma, 10 - Tel. 0523.922452 Locanda Le Querce: Loc. Rocca, 19 - Tel. 0523.922214 Osteria Bocciarelli: Loc. Guerra, 26 - Centenaro - Tel. 0523.922207 Osteria Bongiorni: Loc. Castelcanafurone - Tel. 0523.928128 Osteria Dallavalle Francesco: Cassimoreno - Tel. 0523.922264 Pizzeria Camping Rocca Dei Folli: Loc. Folli - Tel. 0523.924011 Ristorante Albergo Lago Nero: Loc. Selva di Ferriere - Tel. 0523.929108 Ristorante Il Maglio: P.zza delle Miniere, 25 - Tel. 0523.922922 Ristorante L’Antica Osteria dei Mercanti: P.zza Municipio, 6 - Tel. 0523.922243 Ristorante Pizzeria Bar Barbara: Via Marconi, 2/A - Tel. 0523.922233 Ristorante San Giorgio: Loc. Grondone Sotto - Tel. 0523.922536 Trattoria Agogliati: Loc. Salsominore, 8 - Tel. 0523.920110 Trattoria Bar Francesca: Loc. Castignola, 25 - Tel. 0523.920107 Trattoria Cassola: Loc. Castelcanafurone - Tel. 0523.928177 Trattoria Cavanna: Pertuso - Tel. 0523.929109 Trattoria Dei Cacciatori: Loc. Gambaro - Tel.0523.929103 Trattoria Ferrari: Loc. Rompeggio, 18 - Tel. 0523.929110 Trattoria Liguria: Loc. Casalcò - Tel. 0523.922257 Trattoria Ruffinati: Loc. Ruffinati - Tel. 0523.920105 Trattoria Scaglia: Loc. Tornarezza, 21 - Tel. 0523.928134

FIORENZUOLA D’ARDA

Albergo Ristorante Smeraldo: Via Gramsci - Tel. 0523.984452 Antica Trattoria San Protaso: Via Chiesa, 47 - San Protaso - Tel. 0523.944053 Bar Pizzeria Maiori: Via Casella, 23 - Tel. 0523.941527 Osteria dell’Olza: Loc.Olza, 420 - Tel. 333.8737227 Osteria del Mathis: V.le Matteotti, 68 - Tel. 0523.943800 Pizzeria Al Capriccio: Via Giovanni XXIII, 29 - Tel. 0523.982723 Pizzeria Di Lieto Alfonso: Corso Garibaldi, 8 - Tel. 0523.985338 Pizzeria Idea Pizza: Via Risorgimento, 3/A - Tel. 0523.983101 Pizzeria Il Girasole: Via Kennedy, 2 - Tel. 0523.943450 Pizzeria Mulino: Loc.tà Podere Mulino San Protaso - Tel. 0523.942480 Pizzeria Ristorante Rosso Brace: Via Kennedy, 20 - Tel. 0523.942890 Ristop srl: Via Garibaldi, 10 - Tel. 0523.981681 Ristorante Arda: Via Scapuzzi, 35 - Tel. 0523.985186 Ristorante Bar Croce Bianca: Piazza Caduti, 29 - Tel. 0523.982278 Ristorante Bar Esso: Km 240.900 Via Emilia - Tel. 0523.982700 154


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Ristorante Bar Ruota: Via Scapuzzi, 47 - Tel. 0523.981177 Ristorante Caffè Bar Stazione: Via F.lli Cairoli, 2 - Tel. 0523.982339 Ristorante Del Borgo: Via Alberini, 3 - Tel. 0523.982333 Ristorante Il Caffè dei Mercanti Wine Bar: Via XX Settembre, 54 - Tel. 0523.985254 Ristorante La Campana: Viale Prospero Verani, 9 - Tel. 0523.943833 Ristorante Pizzeria I Balocchi: Via Silvio Pellico, 32 - Tel. 0523.942759 Ristorante Pizzeria Il Carrettiere: Via Emilia, 62 - Tel. 0523.942890 Ristorante Pizzeria Mulino: Loc. S. Protaso, 159 - Tel. 0523.942480 Ristorante Self Service Antica Posta: V.le Europa, 9 - Tel. 0523.981115 Ristorante Veranda Barabasca: Paullo - Tel. 0523.982398 Trattoria Baracchino: Loc. Baselica Duce - Tel. 0523.984374

GAZZOLA

Albergo Ristorante Pineta: Loc. Rezzanello - Tel. 0523.970239 - 0523.970277 Locanda del Borgo: P.zza del Borgo - Momeliano - Tel. 0523.975164 Locanda del Falco: Castello di Rivalta a Trebbia - Tel. 0523.978101 Pizzeria La Ghisona: Loc.tà Ghisona, 1/3 - Tel. 0523.978127 Podesteria Vecchia: Via Roma, 10 - Tel. 0523.975526 Ristorante Avila: Rivalta di Gazzola - Tel. 0523.978333 Ristorante La Rocchetta: Loc. Rivalta, 1 - Tel. 0523.972036 Trattoria La Famiglia: Str. Agazzana - Loc. Tuna - Tel. 0523.976128 Trattoria La Locanda: Loc. Tuna, 48 - Tel. 0523.978103 Vecchia Osteria del Cacciatore: Loc. Monticello - Tel. 0523.979203

GOSSOLENGO

Hostaria Caratta: Str. Prov. 38 - Loc.tà Caratta, - Tel. 0523.778100 Osteria Vecchia Pergola: P.zza Roma, 1 - Tel. 0523.778123 Pizzeria Molto Pizza: Via Terracini, 10 s.s. 45 - Tel. 0523.557132 Pizzeria Peccati di Gola: Str. Statale 45, 54 - Tel. 0523.557185 Pizzeria Trivial Pizza: Via Matteotti, 5/7 - Tel. 0523.770045 Ristorante La Rossia: Loc. Rossia - Tel. 0523.778843 Ristorante Pizzeria Astra 2: Str. Statale 45, 78 - Quarto - Tel. 0523.557105 Ristorante Pizzeria Carlo La Piramide: Via G. Matteotti, 6 - Tel. 0523.778605 Ristorante Quo Vadis: Via Duomo, 7 - Loc. Settima - Tel. 0523.557757 Trattoria Bar La Locanda: Via Matteotti, 93 - Tel. 0523.778164 Trattoria Regina: Str. Regina, 29/31 - Tel. 0523.557103 Trattoria Settima Sosta: Str. Statale 45, 105 - Settima - Tel. 0523.557117

GRAGNANO TREBBIENSE

Pizzeria La Luna Rossa: Via M. L. King, 14 - Tel. 0523.789049 Ristorante Luna Nuova: Loc. Barigella - Tel. 0523.788209 Ristorante Pizzeria Gatto Matto: Via Caselle, 6 - Tel. 0523.788376 Ristorante Pizzeria Rustica: Str. Loggia, 7 - Tel. 0523.789023 155


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Trattoria Trattoria Trattoria Trattoria

Bar Bianchi: Loc. Campremoldo Sotto, 17 - Tel. 0523.787123 Cervini: Loc. Campremoldo Sopra, 1 - Tel. 0523.787101 Gazzola: Loc. Casaliggio, 1 - Tel. 0523.787113 Pinocchio: Via Roma, 72 - Casaliggio - Tel. 0523.788693

GROPPARELLO

Antica Trattoria Del Cacciatore: V. Gusano - Tel. 0523.856123 Locanda Taverna Medievale: Via Roma, 82/B - Tel. 0523.855814 Pizzeria Il Tulipano: Loc. Sariano, 105 - Tel. 0523.246975 Ristorante Brighella: Loc. Sariano - Tel. 0523.858134 Ristorante Covello Arianna: Via Castellana, 44/E - Tel. 0523.856247 Ristorante Marinoni Aurelio: Loc. Groppovisdomo, 16/18 - Tel. 0523.857425 Ristorante Pizzeria Camilla: Via Provinciale Sariano, 2 - Tel. 0523.858130 Ristorante Pizzeria La Castellana: Via Marano, 32 - Tel. 0523.856326 Trattoria «Da Pino»: Loc. Obolo, 4 - Tel. 0523.857113 Trattoria Bar Robby: Via Roma, 16 - Tel. 0523.856306 Trattoria Da Tullio: Via Marano, 30 - Tel. 0523.855833 Trattoria La Locanda Dei Briganti: Loc. Veggiola, 7 - Tel. 0523.858014 Trattoria Pizzeria Bel Gallo: Loc. Sariano, 105 - Tel. 0523.853112

LUGAGNANO VAL D’ARDA

Antica Trattoria Derna: P.zza IV Novembre, 23 - Tel. 0523.891345 Pizzeria Bar Bocciodromo: Via F.lli Einaudi, 15 - Tel. 0523.891240 Pizzeria Molinari: Vic. Pace, 6 - Tel. 0523.891452 Pizzeria Ristorante dell’Angelo: Vic. Pace, 6 - Tel. 0523.891452 Pizzeria Ristorante La Lucciola: L.go Donatori di Sangue, 2 - Tel. 0523.891637 Ristorante Antica Locanda: Loc. Velleia Romana - Tel. 0523.807109 Ristorante Merli Angela: Diolo - Tel. 0523.891330 Ristorante Pizzeria La Tabianella: Loc. Tabiano, 7 - Tel. 0523.802060 Ristorante Stella: Piazza XXV Aprile, 7 - Fraz. Rustigazzo - Tel. 0523.807118 Ristorante Tiberio: Via Piacenza, 30 - Tel. 0523.892828 Ristorante Torretta: Chiavenna Rocchetta - Tel. 0523.891328 Trattoria Da Dorino: Via Costa di Rustigazzo - Tel. 0523.807119 Trattoria del Cacciatore: Loc. San Genesio, 7 - Tel. 0523.891364 Trattoria del Cacciatore: Loc. Vicanino, 22 - Tel. 0523.807110 Trattoria del Mercato: Via Bersani, 12 - Tel. 0523.891343 Trattoria Mazzoni: Loc. Chiavenna Rocchetta, 6 - Tel. 0523.891329 Trattoria Pizzeria Collina delle Fate: Loc. Tabiano, 2 - Tel. 0523.891837 Trattoria Val Chero: Loc. Montezago - Tel. 0523.891509

MONTICELLI D’ONGINA

Antica Trattoria Da Cattivelli: Loc. Isola Serafini - Tel. 0523.829418 Locanda Cittadella: Via A. Cattadori, 45 - San Nazzaro - Tel. 0523.827476 Pizzeria Delfino: Via Ferragalli, 2 - Tel. 0523.820974 156


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Pizzeria Mystic Pizza: Str. Statale 10, 30 - Tel. 0523.820900 Pizzeria Ristorante La Villa: Via San Pietro in Corte Secca, 83 - Tel. 0523.829357 Ristorante Le Giare: San Pietro in Corte - Tel. 0523.820200 Ristorante Marcotti Maria & C.: Via Olza Fogarole Cristo, 89 - Tel. 0523.823784 Trattoria Dondè M.: Via Mantova, 11 - San Nazzaro d’Ongina - Tel. 0523.827431 Trattoria La Pergola: Loc. Olza, 6 - Tel. 0523.829409 Trattoria La Rustica: Via Santi Olza Po, 35 - Tel. 0523.829466 Trattoria Mirella: San Nazzaro - Tel. 0523.827431 Trattoria Po: Via Mantova, 2 - San Nazzaro d’Ongina - Tel. 0523.827489 Trattoria San Pedretto: Via San Pietro in Corte Secca, 47 - Tel. 0523.829412 Trattoria Tanzi L.: Str. Olza Fogarole, 2 - Tel. 0523.815018 Trattoria Tenda Rossa: Via Martiri della Libertà, 6 - Tel. 0523.829472 Trattoria Trieste: Via Trieste, 3 - Tel. 0523.829473

MORFASSO Albergo Ristorante Rapacioli: Loc. San Michele, 66 - Tel. 0523.908204 Bar Pizzeria La Torre: Loc. Rusteghini, 5 - Tel. 0523.908207 Locanda Cavaciuti: Loc. Rusteghini - Tel. 0523.908228 Osteria Guarnieri: Loc. Labè, 18/Z - Sperongia - Tel. 0523.908222 Ristorante Birri Mario: Loc. Monastero - Tel. 0523.914106 Ristorante Due Chef: Loc. San Michele, 30 - Tel. 0523.908119 Ristorante El Ranch Silva: Loc. Casella - Tel. 0523.914110 Ristorante Guarnieri Attilio: Labè - Tel. 0523.908222 Ristorante Oddi Vittorio: Loc. Morfasso - Tel. 0523.908233 Ristorante Pizzeria Cà del Bosco: Loc. Cogni - Tel. 0523.918664 Ristorante Pizzeria Il Gladiatore: Loc. Carignone, 16 - Tel. 0523.807169 Ristorante Solari Antonietta: Via Sottostrada - Tel. 0523.918390

NIBBIANO Albergo Ristorante Roma: P.le Alpini, 15 - Tel. 0523.998817 Antica Trattoria Strà: Loc. Strà - Tel. 0523.997177 Bar La Cafetera: Via Fermi, 38 - Tel. 0523.998013 Locanda Trattoria Cesarina: Via Romagnosi, 31 - Trevozzo - Tel. 0523.998301 Osteria della Piazzetta: Loc. Genepreto - Tel. 0523.990233 Osteria Del Bastian Contrari: Loc. Molino Coppetta, 82 - Tel. 0523.993073 Ristorante Bar Quattro Venti: Loc. Diga Molato Trebecco, 1 - Tel. 0523.990169 Ristorante Magnani Flaviano: Via del Santuario, 6 - Tel. 0523.997198 - 0523.733126 Pizzeria Learco: Via Fermi, 2 - Tel. 0523.998013 Ristorante Pizzeria Pappa e Ciccia: Via D.Manin, 35 - Tel. 0523.990128 Ristorante Pizzeria Real: Via Umberto I, 15 - Trevozzo - Tel. 0523.998570 Ristorante San Giorgio: Loc. Genepreto - Tel. 0523.990102 Trattoria Da Pirò: Loc. Stadera - Tel. 0523.990142 157


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

OTTONE

Pizzeria Mandy: Loc. Fabbrica, 2 - Tel. 0523.930180 Ristorante Genova: Piazza Vittoria, 3 - Tel. 0523.930555 Ristorante Malaspina: Loc. Orezzoli di Qua’ - Tel. 0523.930161 Trattoria Bar Nobile: Via Ottone Soprano, 16 - Tel. 0523.930106 Trattoria da Gianni: Loc. Rocca Corvi, 5 - Tel. 0523.930152 Trattoria Salvi S.: Loc. Bertassi - Tel. 0523.930177 Trattoria Zanardi: Loc. Traschio, 5 - Tel. 0523.930159

PECORARA

Ristorante Al Mulino: Loc. Molino Reguzzi, 4 - Tel. 0523.990196 Ristorante La Colombina: Via Cesare Battisti, 11 - Tel. 0523.999127 Trattoria Biani: Via G. Matteotti, 2 - Costalta - Tel. 0523.999115 Trattoria Picchioni: Loc. Busseto, 47 - Tel. 0523.999101 Trattoria Pozzi: Cicogni - Tel. 0523.999116

PIANELLO VAL TIDONE

Albergo Ristorante Roma: P.le Alpini, 25 - Tel. 0523.998817 Bar Pizzeria Lo Smeraldo: P.zza Mercato, 1 - Tel. 0523.998886 Hosteria Vicolo dei Sapori: V.lo del Tidone, 1 - Tel. 0523.997388 L’Antica Trattoria: Chiarone Roccapulzana, 100 - Tel. 0523.994948 Ristorante Casa Gazzoli: Loc. Casa Gazzoli - Tel. 0523.997585 Trattoria All’Ostarcello Ristorante di Campagna: Loc. Arcello, 8/a - Tel. 0523.997179 Trattoria Chiarone: Loc. Chiarone - Tel. 0523.998311 Trattoria Pizzeria Cat and Fox: Piazza Alpini, 5 - Tel. 0523.998832

PIOZZANO

Ristorante Leon d’Oro: Via Roma, 74 - Tel. 0523.970113 Trattoria dei Cacciatori: Loc. Vidiano - Tel. 0523.979103 Trattoria San Gabriele: S. Gabriele - Tel. 0523.979233 Trattoria Panciapiena: Loc. Stella d’Oro, 15 - Tel. 0523.970115 Trattoria Zacconi: Loc. San Nazaro, 2 - Tel. 0523.979133

PODENZANO

Bar Ristorante Pace: P.zza Italia, 31 - Tel. 0523.556106 Bar Tavernetta Osteria: Via C. Colombo, 40 - San Polo - Tel. 0523.551008 Bar Trocadero Tavola Calda: Via Roma, 132 - Tel. 0523.556833 La Locanda di San Polo: Loc. San Polo, 4/6 - Tel. 0523.558548 Pizzeria Al Caminetto: Via Torta, 13 - Tel. 0523.550281 Pizzeria Il Botteghino: Loc. Turro, 14 - Tel. 0523.524353 Pizzeria La Capricciosa: Via Giovanni XXIII, 29 - Tel. 0253.556420 Pizzeria Le Due Vespe: V.le Chiesa S. Polo, 1 - Tel. 0523.551055 Pizzeria Ristorante La Torrina: Via Don Minzoni, 13 - Tel. 0523.550309 158


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Ristorante Ca’ Rosa: Via C. Piatti, 40 - Tel. 0523.550184 Ristorante Carfagna Giuseppina: Via F.lli Solari Gariga, 22 - Tel. 0523.523206 Ristorante Fucina del Tempo: Loc. Maiano - Tel. 0523.556611 Ristorante Galileo: Via Galilei, 3 - Gariga di Podenzano - Tel. 0523.523209 Ristorante La Chiocciola: Via Colombo, 71 - Tel. 0523.551091 Ristorante Pizzeria Tavernetta: Via Colombo, 40 - San Polo - Tel. 0523.551008 Ristorante Rio Verde: Loc. Due Case, 7 - Tel. 0523.524363 Trattoria Bar Il Bassotto: Via Fratelli Solari, 18 - Tel. 0523.524333 Trattoria Cavaliere Nero: Loc. Altoè, 11 - Tel. 0523.554192 Trattoria della Posta: Via Castello, 4 - San Polo - Tel. 0523.558602 Vecchia Hosteria Di Verano: Via Verano, 24 - Verano - Tel. 0523.556176

PONTE DELL’OLIO

Locanda dei Cacciatori: Loc. Mistadello - Castione - Tel. 0523.875105 Pizzeria Chiappa: Via Circonvallazione, 56 - Tel. 0523.876256 Pizzeria Ciao Pizza: Via Genova, 9 - Tel. 0523.877200 Ristorante Bellaria: Loc. Mistadello Castione, 7 - Tel. 0523.875104 Ristorante Locanda Montesanto: Loc. Molino, 1 - Tel. 0523.876449 Ristorante Pizzeria Le Due Fontane: Via Papa Giovanni XXIII, 2 - Tel. 0523.875228 Ristorante Pizzeria Valnure: Via Pontemaleo, 9/11 - Tel. 0523.875202 Ristorante Riva: Via Riva, 16 - Tel. 0523.875193 Ristorante S. Salvatore: Loc. Montesanto, 7 - Tel. 0523.878331 Ristorante Trattoria dell’Orso: Ca’ dell’Orso - Torrano - Tel. 0523.876050 Trattoria Bar Lo Zingaro: Via Provinciale Folignano, 29 - Tel. 0523.876239 Trattoria Bar Martina: Via Circonvallazione, 66 - Tel. 0523.875290 Trattoria Da Treccordi: Loc. Biana, 17 - Tel. 0523.878333 Trattoria della Posta da Giordano: Via Veneto, 71 - Tel. 0523.876043 Trattoria Mazzocchi: Via Circonvallazione, 9 - Tel. 0523.875393 Trattoria Paraboschi: Via Vaccari, 23 - Tel. 0523.874649 Trattoria Passafonti R.: Loc. Cassano - Tel. 0523.878353 Vecchia Osteria La Fratta: Loc. La Fratta, 5 - Torrano - Tel. 0523.874574

PONTENURE

La Cambusa Ristorante Pizzeria: Via Ferrari, 11 - Tel. 0523.519097 Locanda Muradello: Loc. Muradello, 52 - Tel. 0523.517123 Pizzeria L’Altra Pizza: Via Ferrari, 70 - Tel. 0523.511564 Pizzeria Ristorante Monaci: Valconasso di Pontenure - Tel. 0523.517113 Ristorante Carlo III: P.zza Tre Martiri, 8 - Tel. 0523.519440 Ristorante Nabucco: Via Emilia Parmense, 58 - Tel. 0523.510623 Ristorante Pizzeria Capri: Via San Giuseppe, 5 - Tel. 0523.510172 Ristorante Pizzeria L’Angolo: Via Capra, 48/50 - Tel. 0523.519086 Ristorante Pizzeria Paderna: Via Montanaro, 19 Loc. Paderna - Tel. 0523.519197 Ristorante Pizzeria Positano: P.zza Martiri, 3 - Tel. 0523.510110 Trattoria Il Tronchetto: Valconasso, 9 - Tel. 0523.510874 Trattoria Ricorda: Via Torino, 20 - Valconasso - Tel. 0523.511388 159


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

RIVERGARO

Antica Trattoria Bellaria: Via Genova, 88 - Tel. 0523.958612 Bar Caffè Italia: Via Genova, 2 - Tel. 0523.958614 Bar Pizzeria Ai Saraceni: Via Veano, 42 - Ancarano di Soara - Tel. 0523.958623 Fun Food Italia: Via Carducci, 6 - Tel. 0523.658629 Osteria Ristoro del Bagnolo: Loc. Bassano - Tel. 0523.958600 Pizzeria Al Braciere: Via San Rocco, 11 - Tel. 0523.958826 Pizzeria Il Carro: Via Veano, 42 - Ancarano di Sopra - Tel. 0523.958623 Pizzeria Il Gambero d’Oro: Via Roma, 17 - Loc. Diara - Tel. 0523.957415 Pizzeria Il Grillo: Loc.tà Ceresole Bassano, 120 - Tel. 0523.958343 Pizzeria La Brace d’Oro: Via Volta, 5 - Tel. 0523.958497 Pizzeria Pizza al Volo: P.le Paolo, 6 - Tel. 0523.952184 Ristorante Albergo La Sosta Del Re: Via Roma, 1 - Tel. 0523.958677 Ristorante Antica Posta: Str. Statale 45 - Loc. Fabiano - Tel. 0523.952140 Ristorante Bar Gelateria Orso Bianco: Via Don Veneziani, 15/20 - Tel. 0523.957226 Ristorante Caffè Grande: Piazza P. Paolo, 9 - Tel. 0523.958524 Ristorante Gran Locanda Da Pugni: Via Roma, 1 - Tel. 0523.958677 Ristorante Il Gambero d’Oro: Via Roma, 17 - Loc. Diara - Tel. 0523.957415 Ristorante La 45: Via Grazzano, 3 - Niviano - Tel. 0523.957633 Ristorante La Vecchia Ostaria: Via Genova, 28 - Tel. 0523.957133 Ristorante Mulazzi Artemio: Loc. Costa di Bassano, 54 - Tel. 0523.958600 Ristorante Olympia: Strada Statale 45, 98 - Tel. 0523.957608 Ristorante Pizzeria La Travisa: Loc. Diara - Tel. 0523.958676 Ristorante Pizzeria La Volta: Loc. Cisiano, 59 - Tel. 0523.958519 Ristorante Portichetto: Via dei Borzoli, 6 - Pieve Dugliara - Tel. 0523.958294 Ristorante Trattoria Diara: Str. Statale 45 - Loc. Diara - Tel. 0523.958290 Ristorante Zancani: Via Dei Borzoli, 6 - Pieve Dugliara - Tel. 0523.958294 Trattoria Del Bue d’Oro: P. Paolo, 16 - Tel. 0523.958155 Trattoria La Pieve: Loc. Pieve Dugliara, 33 - Tel. 0523.956728

ROTTOFRENO

Antica Trattoria Braghieri: Loc. Centora, 8 - Tel. 0523.781123 Crocodile Corner: Via Emilia Pavese, 70 - S. Nicolò - Tel. 0523.769205 Pizzeria Feeling: Via Emilia Est, 5/A - Tel. 0523.769375 Pizzeria I Quattro Mori: Via Emilia Est, 4 - Tel. 0523.768318 Ristorante Pizzeria Airone in Rosa: Via M. Alicata, 2 - San Nicolò - Tel. 0523.768098 Ristorante Il Ponte da Galli: Via Emilia, 74/D - San Nicolò - Tel. 0523.761287 Ristorante La Colonna: Via Emilia Est, 6 - San Nicolò - Tel. 0523.768343 Ristorante Manica P.: Via Castello Santimento, 11 - Tel. 0523.782062 Ristorante Mediterraneo: Via Emilia Pavese, 12/14 - Tel. 0523.781839 Ristorante Pizzeria Al Dees Matt: Via IV Novembre, 41/A - San Nicolò - Tel. 0523.769516 Ristorante Pizzeria Feeling: Via Emilia Ovest, 5 - Tel. 0523.769375 Ristorante Pizzeria Gli Antenati: Via Castello, 11 - Santimento - Tel. 0523.781143 160


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Ristorante Pizzeria La Mamma: Via Emilia, 15/A - Tel. 0523.781112 Trattoria Ristorante La Noce: Via Agazzano, 140 - Fraz. Noce - San Nicolò - Tel. 0523.768738

SAN GIORGIO PIACENTINO

Albergo Ristorante Nuova Pensione S. Giuseppe: San Damiano, 37 - Tel. 0523.530143 Trattoria del Cacciatore: Loc. Tollara, 14 - Tel. 0523.530127 Pizzeria Antichi Sapori: Via A. Moro, 6 - Tel. 0523.371562 Pizzeria Bernardoni Bruno: Str. Godi, 34 - Tel. 0523.530100 Pizzeria Prendi e Vai: Via Alighieri, 48/B - Tel. 0523.377234 Ristorante Albergo Da Nando: Via Ducale, 18 - Loc. Godi - Tel. 0523.530105 Ristorante Arabesque: Via del Castello, 4 - Tel. 0523.370168 Ristorante Cerri Guarnieri Giuliana: Via G. Alberoni, 3 - Tel. 0523.377180 Ristorante Pizzeria Val di Luce: Str. Ducale Viustino - Loc. Godi - Tel. 0523.530100 Trattoria Da Vittorio: Loc. Centovera, 44 - Tel. 0523.371346 Trattoria Fogliazza: Loc. Ronco - Tel. 0523.530123 Trattoria Garatti Antonella: Via Iussano, 3 - Loc. San Damiano - Tel. 0523.530138 Trattoria La Rondine: Loc. Casenuove, 14 - Tel. 0523.520030 Trattoria Paganuzzi: Loc. Viustino - Tel. 0523.530124 Trattoria Perazzi: Via G. Mazzini, 32 - Tel. 0523.371186 Trattoria Pizzeria Bar di Cottone: Loc. San Damiano - Tel. 0523.520032 Trattoria Osteria della Pesa: Loc. Rizzolo, 38 - Tel. 0523.530485

SAN PIETRO IN CERRO

Pizzeria Walter: Via Roma, 2 - Tel. 0523.839952 Trattoria Antica Ardenga: Str. Pane e Vino - Tel. 0523.837791 Trattoria Antico Forno: Via Caorsana, 14 - Polignano - Tel. 0523.838244 Trattoria Rizzi Antonio: Via Roma, 3 - Tel. 0523.836482

SARMATO

Locanda S. Carlo: Via Emilia Pavese, 1 - Tel. 0523.887282 Ristorante Pizzeria I Giardini di Marzo: Via Po, 6 - Tel. 0523.887933

Ristorante Pizzeria Le Stelle: Via Emilia P.na - Tel. 329.7493763 Ristorante Taverna del Pescatore: Via Emilia P.na, 10 - Tel. 0523.886266 Trattoria Bar Da Noi: Via Emilia P.na, 30 - Tel. 0523.887111

TRAVO

Osteria del Sole: P.zza Vittorio Veneto, 15 - Tel. 0523.950102 Ristorante Castellaccio Da Attendolo: Loc. Case Marchesi - Tel. 0523.957333 Ristorante Da Valentina: Loc. Casino Agnelli - Tel. 0523.950126 Ristorante La Bomba: Loc. Due Bandiere, 25 - Tel. 0523.938147 Ristorante Pizzeria Minerva: P.zza Trento, 16 - Tel. 0523.959335 161


GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

Trattoria Trattoria Trattoria Trattoria Trattoria

Arianti: Loc. Pigazzano, 10 - Tel. 0523.957035 Bar La Sosta: Località Quadrelli, 12 - Tel. 0523.950160 Belvedere: Loc. Statto, 7 - Tel. 0523.958582 G&B: Loc. Statto, 7 - Tel. 0523.958582 Pastori: Loc. Pastori, 14 - Tel. 0523.950212

VERNASCA

Bar Trattoria Alpino: Via Roma, 94 - Tel. 0523.891857 Bar Trattoria Harry’s: Loc. Settesorelle, 11 - Tel. 0523.899218 Ostello degli Elfi: Via Agù, 25 - Tel. 0523.899011 Ristorante Albergo del Turista: Via Marconi, 35 - Tel. 0523.911261 Ristorante Bar «Al Bivacco»: Piazza Vittoria, 4 - Tel. 0523.891015 Ristorante Bar Alle Cascate: Loc. Case Bonini - Tel. 0523.899225 Ristorante Da Rino: Via Fontana, 61 - Bacedasco Basso - Tel. 0523.895149 Ristorante Nettuno: Loc. Diga Mignano - Tel. 0523.899287 Ristorante Pizzeria Il Gruccione: Loc. San Genesio - Bacedasco - Tel. 0523.895272 Ristorante Da Rino: Via Fontana, 61 - Bacedasco Basso - Tel. 0523.895149 Ristorante S. Giorgio: F.lli Moschini - Loc. Vigoleno - Tel. 0523.895101 Ristorante Taverna Al Castello: Via Libertà, 12 - Loc. Vigoleno - Tel. 0523.895146 Trattoria Antica S. Pellegrino: Via Roma, 1 - Tel. 0523.891280 Trattoria Botteghino: Loc. Franchini, 5 - Tel. 0523.895136 Trattoria Da Luigi: Loc. Franchini - Bacedasco Basso - Tel. 0523.895120 Trattoria La Posta: Via Osteria Nuova, 31 - Bacedasco Basso - Tel. 0523.895143 Trattoria Mazzarello: Loc. Borla, 8 - Tel. 0523.898132 Trattoria Molinari: Via Baroni, 4 - Tel. 0523.891335 Trattoria Sa. Mar: Loc. Villa Romagna, 2 - Tel. 0523.895157 Trattoria Solari: Via Trinità, 13 - Borla - Tel. 0523.898133 Trattoria Vecchia Scuola: Via IV Novembre, 1 - Loc. Vigoleno - Tel. 0523.897005

VIGOLZONE

Antica Trattoria Albarola: Loc. Albarola, 17 - Tel. 0523.875333 Le Rondini Osteria: Via Chiesa - Grazzano Visconti - Tel. 0523.879097 Pizzeria Grande Italia: Loc. Grazzano Visconti, 23 - Tel. 0523.870099 Ristorante Biscione: P.zza G. Galeazzo Visconti, 18 - Grazzano Visconti - Tel. 0523.870149 Ristorante Cavallino: Loc. Veano - Tel. 0523.875250 Ristorante Cavalluccio: Loc. Veano, 7 - Tel. 0523.875250 Ristorante Delpi: Loc. Grazzano Visconti - Tel. 0523.879002 Ristorante Lo Scoglio di Frisio: Via Roma, 48 - Tel. 0523.879243 Ristorante Lo Scudiero: Loc. Grazzano Visconti - Tel. 0523.870134 Ristorante Pizzeria Il Pacione: Via Roma, 48 - Tel. 0523.879243 Ristorante Pizzeria Le Specialità: Via Europa, 87/ P.zza Castello - Tel. 0523.870055 Trattoria Centrale: Via Leopardi, 9 - Carmiano - Tel. 0523.875223 Trattoria Da Pio: Via Roma, 83 - Tel. 0523.870620 162


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Trattoria delle Vigne: Loc. Bicchignano - Tel. 0523.875113 Trattoria Il Borgo: Viale F. e G. Celaschi - Villò - Tel. 0523.870627

VILLANOVA SULL’ARDA

Albergo Ristorante Bar La Voglia: Via Repubblica, 50 - Tel. 0523.837133 Ristorante Bricchi Leonildo: Soarza - Tel. 0523.837123 Ristorante Sole: Via Repubblica - Tel. 0523.837134 Trattoria La Verdiana: Via G. Verdi, 15 - S. Agata - Tel. 0523.830209

ZERBA

Albergo Ristorante Capannette di Pey: Loc. Capannette - Tel. 0523.935129 Trattoria Degli Antoni: Loc. Pey, 22 - Tel. 0523.935106 Trattoria Zuffi: Loc. Vezimo, 37/A - Tel. 0523.935104

ZIANO PIACENTINO

Antica Trattoria del Tempio: Via Creta, 6 - Vicobarone - Tel. 0523.868263 Bar Ristorante Belvedere: Viale dei Mille, 19 - Tel. 0523.863233 La Taverna Di Piero: Via Badenigo, 9 - Vicobarone - Tel. 0523.868186 Osteria La Costa: Str. del Rossino Albareto, 101 - Tel. 0523.860023 Pizzeria Osteria Bellaria: Loc. Vallicella, 187 - Tel. 0523.861346 Ristorante Bar Piazza Alta: Via Roma, 48 - Tel. 0523.863280 Ristorante Casabella: Loc. Casabella - Tel. 0523.862840

L’elenco è il più esaustivo possibile sulla base degli aggiornamenti più recenti. Preghiamo i lettori di segnalarci eventuali nuove aperture e integrazioni (tel. 0523.4618).

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Il paniere dei prodotti enogastronomici Piacentini



GUIDA AI RISTORANTI CERTIFICATI CUCINA TRADIZIONALE PIACENTINA

I VINI DOC COLLI PIACENTINI Nel 1963 apparve la legge sulle Doc (DPR. 930/63); immediatamente i responsabili del vino piacentino predisposero la documentazione occorrente per ottenere il riconoscimento. Nel 1967 venne approvata la Doc Gutturnio dei Colli Piacentini. Nel 1974 ottenne la Doc anche il Monterosso Valdarda; nel 1975 fu la volta del Trebbianino Val Trebbia. Le tre Doc tuttavia interessavano solo tre zone della collina piacentina mentre la vocazione enologica generale di tutta la collina è indiscutibile. Venne proposto quindi un nuovo disciplinare per creare una Doc “ombrello” su tutta la collina piacentina che potesse proteggere sia le tre già esistenti sia quelle nuove; il nuovo disciplinare venne approvato nel 1984. La Doc infatti è una sola, Colli Piacentini, e ha 18 sottozone. In parole povere: la Doc non è Gutturnio o Ortrugo, ma Colli Piacentini Doc Gutturnio, Colli Piacentini Doc Ortrugo e via dicendo.

I ROSSI

Colli Piacentini Barbera La zona di produzione delle uve Barbera Doc comprende la Val Tidone, la Val Trebbia, la Val Nure e la Val d’Arda. Il vino ottenuto da queste uve è rosso rubino; presenta un profumo vinoso e caratteristico; al gusto è secco o abboccato, sapido, leggermente tannico. Può essere tranquillo o vivace. Si accompagna alla perfezione a paste asciutte, primi e sughi, bolliti e carni bianche. Colli Piacentini Bonarda La zona di produzione delle uve Bonarda Doc, nome locale della Croatina, comprende le quattro vallate piacentine. Il vino ottenuto da questo vitigno ha un colore rosso rubino, a volte intenso; il suo profumo è caratteristico, gradevole. Ha un sapore secco o abboccato o amabile o dolce, leggermente tannico, fresco. Può essere tranquillo o vivace. E’ prevista la tipologia «frizzante». Si accompagna alle minestre; esiste anche in una versione più dolce, particolarmente indicato con le fragole e la pasticceria. Colli Piacentini Cabernet Sauvignon La zona di produzione delle uve Cabernet Sauvignon Doc è quella che comprende le vallate della Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda. 167


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Il vino è ottenuto dalle uve dell’omonimo vitigno; è rosso rubino, talvolta granata. Presenta un odore caratteristico, gradevole, leggermente erbaceo. Al gusto è secco e abboccato, lievemente tannico, tranquillo. E’ un vino particolarmente indicato per l’invecchiamento, conserva le sue migliori qualità mediamente per 3 o 4 anni. E’ adatto ai secondi di carne, anche alla brace. Colli Piacentini Gutturnio e Gutturnio Classico Il Gutturnio, l’uvaggio dei Piacentini. E’ un vino che si ottiene dalle uve Barbera (55%-70%) e Bonarda (30%- 45%); il suo colore è rosso rubino brillante di varia intensità. Presenta un profumo vinoso e caratteristico. Al gusto è secco o abboccato, fresco, giovane, tranquillo o vivace. La tipologia «frizzante» è prevista esclusivamente per il Gutturnio. Si accompagna, di norma, ai primi piatti tradizionali e alle carni bianche. Ma i piacentini veraci, quando si concedono una merenda, lo uniscono ai salumi tipici locali. Colli Piacentini Gutturnio Superiore e Classico Superiore Le zone di produzione sono quelle del Gutturnio e del Gutturnio Classico. Il vino è ottenuto dalle uve dei vitigni Barbera e Bonarda nella produzione tradizionale. Il suo colore è rosso rubino intenso; all’olfatto risulta leggermente vinoso. Il suo sapore è secco, tranquillo, fine, di corpo. La tipologia «Classico Superiore» deve essere immesso al consumo dopo il I° settembre dell’anno successivo alla vendemmia. E’ ottimo con i formaggi e con i piatti a base di carni rosse e di maiale. Colli Piacentini Gutturnio Riserva e Classico Riserva Le zone di produzione sono quelle del Gutturnio e del Gutturnio Classico. Il vino è ottenuto dalle uve dei vitigni Barbera e Bonarda nella produzione tradizionale. Il suo colore è rosso rubino intenso su fondo granata. Presenta un profumo gradevole e un sapore secco, tranquillo, armonico, di corpo. La sua gradazione alcolica minima è di 12,50% vol. Invecchiato almeno 2 anni, di cui 3 mesi in recipienti di legno a partire dal I° ottobre dell’anno di raccolta delle uve. Prodotto solo in annate di particolare pregio, conserva le migliori qualità per oltre 3-4 anni. Va leggermente ossigenato, poi lo si sposa con selvaggina e secondi a base di carne. Colli Piacentini Novello La zona di produzione delle uve per il vino Novello Doc è quella collinare delle quattro vallate piacentine. Il vino è ottenuto dalle uve di Pinot Nero, 168


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Barbera e Bonarda. Ha un colore rosso rubino e un profumo caratteristico, vinoso e fruttato. E’ di sapore secco, oppure abboccato, acidulo fragrante e fruttato, tranquillo, talvolta vivace. E’ un vino da bersi giovane, appena imbottigliato. Si abbina con piatti di stagione, e può accompagnare tutto il pasto; tradizionalmente si beve accompagnandolo alle caldarroste. Colli Piacentini Pinot Nero La zona di produzione delle uve Pinot Nero Doc è quella della Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda. Il vino ottenuto dalle uve dell'omonimo vitigno è di un rosso più o meno intenso o rosato. Ha un profumo caratteristico e un sapore secco e abboccato, sapido, gradevole, tranquillo, talvolta vivace. Sono previste le tipologie frizzante e spumante. Ottimo con gli antipasti raffinati e con i formaggi. Può essere anche vinificato in bianco e spumantizzato; in questo caso è Colli Piacentini Spumante. La zona di produzione delle uve è quella del Pinot Nero Doc. Questo vino è ottenuto dalle uve del vitigno Pinot Nero per almeno l’85% e da uve Chardonnay fino ad un massimo di 15%. La sua spuma è fine e persistente; il suo colore è giallo paglierino più o meno intenso o rosato. All’olfatto è caratteristico, delicato, fine e ha un sapore da extrabrut a brut, sapido, fresco. E l’ideale per gli aperitivi.

I BIANCHI Colli Piacentini Chardonnay La zona di produzione delle uve Chardonnay Doc è quella delle quattro valli piacentine. Il vino è ottenuto dalle uve dell’omonimo vitigno; è di colore giallo paglierino con sfumature verdognole; il suo profumo è gradevole, fine, fruttato; al gusto è secco o abboccato, armonico, fresco, tranquillo o vivace. Sono previste le tipologie frizzante e spumante. E’ adatto agli antipasti, ai piatti freddi oppure alle carni bianche e al pesce. Colli Piacentini Malvasia Le uve sono quelle di Malvasia di Candia Doc, la zona è quella collinare e montana a sud del 45° parallelo, comprendente le quattro valli della provincia di Piacenza. Il vino ottenuto da queste uve è giallo paglierino con un aroma caratteristico, anche intenso; il suo sapore può variare dal secco all’abboccato all’amabile al dolce; è aromatico, fresco, tranquillo o vivace. E’ un vino che va bevuto giovane. Quando è secco si abbina agli 169


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antipasti, alle minestre, alle carni bianche delicate ed al pesce. Se amabile si accompagna ai formaggi dolci, mentre il tipo dolce si abbina ai dessert. Esiste anche in versione Passito ed è giallo dorato, con un profumo intenso, aromatico, caratteristico; al gusto è dolce, morbido, armonico, intenso, aromatico, tranquillo. E’ottimo con la classica pasticceria secca; i piacentini lo accompagnano con la torta sbrisolona. Colli Piacentini Monterosso Val d’Arda Le uve si producono nei territori collinari dei comuni di Vernasca, Alseno, Lugagnano, Castell’Arquato, Gropparello, Carpaneto nelle valli dello Stirone, Arda, Chiavenna e Chero. L’uvaggio si ottiene da uve di Malvasia di Candia aromatica e Moscato Bianco, Trebbiano Romagnolo e Ortrugo, ma sono ammessi anche Berverdino e Sauvignon. Il vino ha un colore giallo paglierino, dal profumo delicato, caratteristico. Al gusto risulta secco o abboccato oppure amabile; fine e sottile di corpo, tranquillo o vivace. Il disciplinare prevede le tipologie frizzante e spumante. Quando è amabile sta bene con frutta e dolci a fine pasto; quando è secco si serve con pesce, antipasti e minestre asciutte. Colli Piacentini Ortrugo L’Ortrugo Doc può essere prodotto solo nella zona collinare, esclusivamente nel territorio delle vallate della Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda. Il vino è ottenuto dalle uve dell’omonimo vitigno, ha un colore giallo paglierino chiaro con sfumature verdognole. Il suo profumo è delicato, caratteristico; il suo sapore è secco o abboccato, con un retrogusto amarognolo; può essere tranquillo o vivace, ma sono previste anche le tipologie frizzante e spumante. L’Ortrugo è ideale in abbinamento con antipasti di salumi, carni bianche, pesce, minestre in brodo, formaggi non molto saporiti. Colli Piacentini Pinot Grigio La zona di produzione delle uve Pinot Grigio Doc è solo collinare. Uve da cui si ottiene un vino bianco con riflessi paglierini e ramati. Ha un profumo caratteristico e può essere secco o abboccato, fresco fine, molto gradevole, tranquillo o vivace. Si produce anche nelle tipologie frizzante o spumante. Si accompagna egregiamente con gli antipasti e con i primi piatti delicati. Colli Piacentini Sauvignon La zona di produzione delle uve Sauvignon Doc è l’area delle quattro vallate piacentine. Il vino ottenuto è giallo paglierino, anche intenso; ha 170


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un profumo delicato e caratteristico; al gusto risulta secco o abboccato, armonico, fine, tranquillo o vivace. E’ prevista la tipologia frizzante. E’ un vino che va bevuto giovane, quando si possono cogliere al meglio i suoi profumi. Accompagna egregiamente gli antipasti, i piatti freddi, le carni bianche e il pesce. Colli Piacentini Trebbianino Val Trebbia La zona di produzione delle uve comprende la porzione collinare della Val Trebbia e della Val Luretta con parte dei territori dei comuni di Bobbio, Coli, Travo, Rivergaro, Gazzola e Agazzano. Viene prodotto da uve dei vitigni Ortrugo, Malvasia di Candia aromatica e Moscato Bianco, Trebbiano Romagnolo e Sauvignon. E’ un vino dal colore giallo paglierino o giallo dorato chiaro; il suo profumo è vinoso e gradevole. Al gusto risulta secco o abboccato, delicato, sottile, tranquillo o vivace. Può essere frizzante oppure spumante. Il suo migliore abbinamento è con gli antipasti leggeri, i primi asciutti e il pesce d’acqua dolce. Colli Piacentini Valnure La zona di produzione delle uve comprende la porzione collinare della Val Nure e della Val Riglio; include parte dei comuni di San Giorgio Piacentino, Vigolzone e Ponte dell’Olio. E’ un vino ottenuto dalle uve Malvasia di Candia aromatica, Ortrugo e Trebbiano Romagnolo. E’ di colore giallo paglierino chiaro; ha un profumo caratteristico, gradevole, aromatico e al gusto è secco o abboccato o amabile, gradevole, tranquillo o vivace. Anche il Valnure può essere frizzante e spumante. E’ consigliato in abbinamento con antipasti, minestre in brodo, pesce, carni bianche e formaggi dolci. Colli Piacentini Vin Santo La zona di produzione delle uve per il Vin Santo Doc è l’area delle quattro vallate piacentine. E’ un vino ottenuto dalle uve appassite delle varietà Malvasia di Candia aromatica, Sauvignon, Marsanne, Trebbiano Romagnolo, Ortrugo, da sole o in uvaggio. Ha un colore giallo paglierino, dorato, un profumo intenso, aromatico, caratteristico, etereo; il suo sapore è secco o dolce, morbido, armonico, intenso, armonico, tranquillo. Ha una gradazione alcolica minima di 16,00% vol. Deve invecchiare per almeno 48 mesi, di cui 36 in recipienti di legno. Sia secco che dolce si accosta perfettamente alla frutta ed ai dolci a fine pasto e alla piccola pasticceria. 171


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Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno La zona di produzione delle uve comprende il territorio collinare, fra l’Ongina e lo Stirone, del comune di Vernasca; una zona particolarmente vocata per antica tradizione. La vinificazione, maturazione e imbottigliamento nelle classiche bottiglie «renane» deve avvenire solo nel comune di Vernasca. E’ un vino ottenuto da uve appassite su piante e graticci delle varietà Marsanne, Beverdino, Sauvignon, Trebbiano Romagnolo, Ortrugo. Presenta un colore dorato o ambrato più o meno intenso; il suo profumo è intenso, aromatico, caratteristico; al gusto è dolce, armonico, pieno, corposo, vellutato. Invecchia per 60 mesi di cui 48 in botti di legno con un massimo di 500 litri di capacità. E’ il vino ideale a fine pasto con dolci e torte a pasta secca; è anche un ottimo vino da accostare al cioccolato.

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I SALUMI DOP DEL PIACENTINO Piacenza, come del resto le altre città padane, appartiene all’ambito della cultura del maiale; diverse testimonianze artistiche e letterarie sono riscontrabili su tutto il territorio piacentino. E’ forse un ciondolo in bronzo di epoca Romana la testimonianza più antica del forte radicamento della suinicultura in questo territorio; al Medioevo risalgono diverse raffigurazioni del ‘sacro’ rito dell’uccisione del maiale; nel tardo Medioevo il prezzo delle Carnes de Porco, sia fresche che salate viene calmierato in un capitolo degli Statuti di Piacenza; un secolo dopo gli insaccati provenienti da Piacenza avevano conquistato il palato dei vicini Lombardi, che li definivano roba de Piaseinsa per distinguerli dai prodotti di altre località, meno pregiati. Secoli e secoli di pratica e di adattamenti all’evoluzione del gusto, alle esigenze dei consumatori di allora come di oggi, hanno fatto sì che l’arte dei norcini, a Piacenza, si specializzasse in alcune particolari tipologie di salume; di queste ben tre hanno ottenuto la Denominazione di Origine protetta e sono Salame Piacentino, Coppa Piacentina e Pancetta Piacentina.

La Coppa Piacentina Dop La zona di elaborazione della Coppa Piacentina comprende l’intero territorio della provincia di Piacenza. La Coppa si ricava dal muscolo cervicale di suini che devono essere stati allevati in Emilia-Romagna e Lombardia. Il muscolo, una volta tolettato, rifilato e spremuto, viene sottoposto a salagione a secco in una miscela di sali e aromi naturali (è vietata la salamoia), massaggiato e quindi lasciato in celle frigorifere per almeno 7 giorni. Le coppe vengono poi rivestite con diaframma parietale suino e legate con spago. Una sosta, negli appositi essiccatoi, di almeno sette giorni consente la comparsa della caratteristica “fioritura” che determina il passaggio al caratteristico colore rosato. La stagionatura del salume si protrae per almeno sei mesi. La Coppa Piacentina, che deve avere un peso non inferiore a 1,5 chilogrammi, ha forma cilindrica, è leggermente più sottile alle estremità a causa della rifilatura di alcuni sottili pezzi di carne e grasso. La fetta, compatta e omogenea, è di colore rosso inframmezzato dal bianco rosato delle parti marezzate. Ha un profumo dolce e caratteristico che si ritrova nel sapore, tanto più delicato quanto più procede nella maturazione. 173


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La Pancetta Piacentina Dop La zona di lavorazione della Pancetta Piacentina ricopre l’intero territorio provinciale. La Pancetta Piacentina, che si ottiene da suini allevati in Emilia-Romagna o in Lombardia, rappresenta uno dei tagli adiposi del suino. Il pezzo, una volta squadrato e rifilato, viene salato a secco con una miscela di aromi (la salagione viene effettuata a mano ed è vietata la salamoia) e rimane, per un periodo mai inferiore a 10 giorni, in cella frigorifera. Il pezzo viene poi raschiato e arrotolato con una eventuale aggiunta di carni magre; una volta cucita e legata la pancetta viene sottoposta ad asciugatura (per non più di sette giorni). La fase di stagionatura avviene per un periodo non inferiore a tre mesi. La Pancetta Piacentina, una volta stagionata, ha forma cilindrica e un peso che varia da 4 a 8 chili. La fetta ha un colore rosso vivo inframmezzato dal bianco delle parti grasse, un profumo gradevole, dolce e sapore sapido. Il Salame Piacentino Dop La zona di elaborazione del Salame Piacentino comprende l’intero territorio della provincia di Piacenza. Questo salame deriva da materie prime appartenenti a suini allevati in Emilia-Romagna o in Lombardia; la percentuale di grasso utilizzabile va dal 10 al 30% in funzione della parte magra utilizzata; le carni magre e le parti grasse vengono ridotte in pezzettini quindi passate al tritacarne; la pasta di salame ottenuta viene condita a secco con una miscela di aromi e insaccata in budello di suino. Infine il salame viene legato con spago e sottoposto ad asciugatura. La stagionatura del Salame Piacentino avviene per un periodo non inferiore a 45 giorni. Il Salame Piacentino, una volta stagionato, ha forma cilindrica con un peso che può variare da un minimo di 400 grammi fino ad un massimo di 1 chilo. La fetta ha un colore rosso vivo con lenticelle di grasso di colore bianco rosato. Il sapore è dolce e delicato, l’aroma è fragrante e strettamente condizionato dal periodo di stagionatura.

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I FORMAGGI DOP DEL PIACENTINO L’arte dei casari è già presente in terra emiliana nell’anno Mille; all’inizio si produceva un formaggio a pasta morbida che aveva la funzione di conservare il latte e le sue proteine. I formaggi del territorio incominciarono ad essere stagionati non appena ci si rese conto che mantenevano intatti i principi nutritivi del latte; inoltre il loro sapore arricchiva quello di altri cibi. E difatti, già nel Quattrocento, nella famosa Summa Lacticinorum, il primo trattato sui latticini, si parla dei formaggi piacentini come i pochi in Italia degni di nota. A ragione perché questi formaggi, da quando esistono, sono stati oggetto di notevoli successi e la loro fama si è diffusa ben al di fuori dei confini di produzione.

Il Grana Padano Dop Sembra che l’origine del formaggio a grana, chiamato così per la granulosità della pasta, risalga agli inizi del secondo Millennio quando i monaci Circestensi dell’Abbazia di Chiaravalle cominciarono a produrlo per conservare gli eccessi di latte. La sua ottima capacità di conservazione a diverse temperature e il suo inconfondibile sapore ne favorirono lo sviluppo e la diffusione, tanto che la pratica della trasformazione del latte in Grana divenne ben presto un pilastro dell’economia agricola. Il Grana Padano Dop è un formaggio semigrasso a pasta dura, cotta ed a lenta maturazione; prodotto con coagulo ad acidità di fermentazione, da latte di vacca la cui alimentazione base è costituita da foraggi verdi o conservati, proveniente da due mungiture giornaliere, riposato e parzialmente decretato per affioramento. Si produce tutto l’anno e viene sottoposto ad una stagionatura che dura da uno a due anni. La produzione prettamente piacentina di Grana Padano copre il 12% circa della produzione totale di Grana Padano con una media annua di 500.000 forme. Una produzione di grande pregio, all’interno degli oltre quattro milioni di forme dell’intero Consorzio, anche perché la maggior parte delle aziende produttrici del territorio piacentino si è dotata di un sistema che certifica tutto il percorso di filiera. Quindi se la forma è ancora intera quando si acquista il Grana Padano, è bene fare attenzione che la sigla che riporta sia il Pc di Piacenza.

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Il Provolone Valpadana Dop Il Piacentino è l’unica provincia dell’Emilia-Romagna in cui si può produrre questo formaggio. Il Provolone Valpadana sembra avere lontane origini medievali; la sua lavorazione si è estesa fin da tempi antichi a diverse altre località della penisola. Il Provolone Valpadana è un formaggio a pasta semidura, stagionato, ottenuto da latte vaccino intero ad acidità naturale di fermentazione, a crosta liscia salvo le insenature dovute al passaggio delle corde. Pur essendo prodotto in moderni stabilimenti caseari non ha perduto la sua connotazione di formaggio artigianale; infatti, la sua tecnologia non ha riscontro in nessun altro formaggio del mondo. Tale originalità è la duplice lavorazione: la caseificazione vera e propria e la filatura, cioè un trattamento su una cagliata già fatta che determina la struttura del formaggio. Il periodo di stagionatura può variare da un minimo di 30 giorni ad un anno.

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I PRODOTTI AGROALIMENTARI TRADIZIONALI PIACENTINI Con il termine prodotti tradizionali ci si riferisce a prodotti di nicchia che, oltre ad un alto valore gastronomico, hanno anche una forte valenza culturale. Si tratta di realtà produttive per le quali la protezione comunitaria non risulta applicabile, e tuttavia si ritiene necessario intervenire per arrestare il fenomeno della loro scomparsa. Le Regioni hanno il compito di predisporre ogni anno l’elenco dei prodotti tradizionali, e di accertare che i metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura siano praticati, sul proprio territorio, in maniera omogenea e secondo regole tradizionali e protratte nel tempo, comunque per un periodo non inferiore ai venticinque anni. Questo elenco è rappresentato da un censimento di prodotti; ma la lista è aperta e revisionabile di anno in anno; la presenza in elenco, in alcuni casi, può costituire il primo passaggio per avviare il procedimento di riconoscimento comunitario del marchio Dop o Igp. La normativa è stabilita dall’art. 8 del Decreto Legislativo 173/98 con cui il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha inteso favorire la valorizzazione del patrimonio gastronomico, promuovendo le produzioni agroalimentari italiane. In seguito, con il Decreto Ministeriale 350/99, sono state determinate le norme per l’individuazione dei prodotti tradizionali. I metodi produttivi, seguiti in maniera omogenea, secondo regole tradizionali, da almeno 25 anni, sono il requisito fondamentale richiesto. La Regione Emilia-Romagna, con la deliberazione della Giunta regionale 1800/2000, ha recepito le indicazioni ministeriali e ha stabilito i criteri attraverso cui compiere le istruttorie utili all’inserimento dei prodotti in elenco. Per quanto riguarda l’immissione sul mercato di tali prodotti, si segnala che essi non possono fregiarsi della qualifica “tradizionale” ma si devono limitare al riferimento all’elenco suddetto e alla normativa che lo origina. Una delle finalità di questa normativa è la possibilità, in alcuni casi, di avere accesso alle deroghe alla normativa sanitaria per consentire la salvaguardia di processi produttivi consolidati dal tempo ed igienicamente ormai sicuri, sebbene non in linea con le attuali prescrizioni sul trattamento dei prodotti alimentari. 177


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Con l’apposito Decreto il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali aggiorna ogni anno l’elenco dei prodotti agro-alimentari tradizionali italiani. Le categorie ammesse sono: bevande analcoliche, distillati e liquori, carni fresche e loro preparazioni, condimenti, formaggi, frutta, paste fresche e prodotti di salumeria, panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria. Il primo elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani, pubblicato con Decreto Ministeriale il 18.7.2000, conteneva un solo prodotto piacentino: l’Aglio bianco piacentino. In seguito la Provincia di Piacenza ha intensificato le ricerche storiche sui prodotti e, in collaborazione con il Consorzio salumi tipici piacentini, ha presentato alla Regione Emilia-Romagna documentazione, proposte e schede per poter inserire altri prodotti nell’elenco nazionale. Anche i Comuni di Podenzano e di Pianello Val Tidone hanno presentato le loro domande. La Regione Emilia-Romagna ha approvato l’elenco dei prodotti proposti e lo ha trasmesso al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Il Ministero ha eseguito a sua volta la propria istruttoria, inserendo in elenco, a più riprese, i prodotti piacentini. Dopo alcune fasi di approvazione sono stati inseriti nell’elenco del Ministero ben 96 prodotti piacentini (alcuni sono presenti in tutta la Regione). Una tale quantità rappresenta un vero primato a livello nazionale; infatti Piacenza è l’unica provincia con un numero così elevato di prodotti. Elenco dei prodotti tradizionali della provincia di Piacenza (estratto da Elenco prodotti agroalimentari tradizionali dell’Emilia-Romagna sesta revisione) Se il prodotto è segnalato come tradizionale della sola provincia di Piacenza è lasciato privo di sigla; se il prodotto è segnalato come appartenente a più province, le abbiamo inserite tra parentesi. Categoria: bevande alcoliche, distillati e liquori Marsala all’uovo Categoria: carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione Cappello del prete, cappel dal pret Ciccioli (o cicciolata), grassei (o suprasé), ciccioli sbricioloni, grassei sbrislon Coppa arrosto, Cupa arost Culatello, culatel Lardo, gras 178


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Pollo di razza Fidentina (Pc e Pr) Piccola di cavallo, picula ‘d caval Salame gentile, salam gentil Salsicciotto alla Piacentina, salame da cuocere, salam da cotta Stracotto alla Piacentina, ‘l stua Suino pesante (tutte le province dell’Emilia-Romagna) Tasto, tast Categoria: formaggi Ribiola della Bettola, ill ribiol Robiola, ribiola, furmai nis Categoria: paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria Anolini, anvein, amvei, anvei Bomba di riso, bomba ‘d ris Canestrelli, canestrèli Castagnaccio, pattona Ciambella, boslan Ciambelline, buslanein Croccante, cruccant Focaccia con i ciccioli, chisola Frittelle di farina di castagne, frittel ad farina ad castagne Frittelle di riso, fritell ad ris Frittelle o sgonfietti, fritell o sgiunfaitt Gnocchetti con fagioli, pisarei e fasò Gnocchetti di pangrattato, pisarei Latte brulé, latt brulé Latte in piedi, latt in pé Mosto cotto, must cot Pane di zucca, pan ad zücca Pane dolce con i fichi, pan dülz cun i figh Pane schiacciato, batarö Sbricciolona, sbrisulina Spongata di Piacenza, spungada, spungheda Stracchino gelato, stracchein in gelato Torta dei preti, turta ad prett Torta di granoturco, turta ad mëlga Torta di mele, turta ad pum Torta di pere, turta ad per 179


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Torta di prugne, turta ad brügna Tortelli di carnevale, frittelle ripiene, turtlitt Tortelli di ricotta alla Piacentina, tortelli, turtei cu la cua, turtei Tortelli di San Giuseppe, turtei ad San Giusepp Categoria: piatti composti Agnello alla Piacentina, agnel ala piasinteina Anguilla in umido, anguilla in ümid Cavoli ripieni, cavul ripein Cotenna e ceci, cudga e sisar Dolce e brusco, dulz e brühsc Faraona alla creta, faraona al creda Frittata di funghi prugnoli, fritta ad spinarò Funghi fritti, fonz fritt Gnocchi, gnocc (Pc e Mo) Insalata rustica, rustisana Lasche del Po in carpione, stricc’ in carpiòn Lepre alla Piacentina, levra ala piasinteina Lumache alla Bobbiese, lümaga al bobbiese Maccheroni bobbiesi, maccheron bubbies Merluzzo in umido, marlüss in ümid Mezze maniche da frate ripiene, mes mànag da frà ripein Ovuli ripieni, ovuli ripein Pancetta e piselli, panzëtta e riviott Polenta condita, puleinta consa Polenta di farina di castagne, puleinta ad farina ad castagne Polenta e patate, puleinta e pomdaterra Riso e verza con costine, ris e verza cun custeina Risotto con i codini di maiale, risott cun i cuein ad gogn Salsa di prezzemolo, sälsa ad savur Tagliatelle con ricotta e noci, taiadei cun ricotta e nus Torta di patate, turta d’patat Torta di riso alla Bobbiese, turta ad ris ala bobbiese Tortelli di farina di castagne, tortei ad farina ad castagne Tortelli di zucca, tortei ad zücc, cappellacci di zucca, turtlòn ad sùca Trippa di manzo alla Piacentina, trippa ad maz ala piasinteina Verdolini, varzulein Zucchini ripieni, zucchein ripein Zuppa di ceci, süppa ad sisar Zuppa di pesci, süppa ad pëss 180


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Categoria: prodotti di origine animale Miele del crinale dell’Appennino emiliano-romagnolo (tutte le province) Miele di erba medica della pianura emiliano-romagnola (tutte le province) Miele vergine integrale (tutte le province) Categoria: prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati Antica varietà di fichi piacentini della cultivar: verdolino, della goccia Antica varietà di mandorla piacentina della cultivar: mandorla piacentina Antica varietà di nocciola piacentina della cultivar: tonda piacentina, nisola domestiga Antica varietà di olivo piacentino della cultivar: Lugagnano, Mazzoni Antica varietà di patata piacentina della cultivar: quarantina, quanti-na Antiche varietà di castagne piacentine: domestica di Gusano; Vezzolacca Antica varietà di ciliegia piacentina: flamenco, pavesi, mora, o mora piacentina, mori, marasca di Villanova, prima, primissima, Smirne, mora di Diolo, Albanotti Antiche varietà di mela piacentina: verdone, calera o carraia o della carrara, fior d’acacia, pum salam o mela salame, rugginosa, brusca o pum brusc, carla o pum cherla, rosa o pum rosa Antica varietà di pera piacentina: della coda torta, lauro, limone, ammazza cavallo, bianchetta, butirro (o burro), san giovanni, gnocco autunnale, sporcaccione (per sburdacion), senza grana, signore (per sciur), turco, spadone Antica varietà di uva da tavola piacentina: verdea, besgano bianco, besgano rosso, bianchetta di Diolo, bianchetta di Bacedasco Doppio concentrato di pomodoro Saba dell’Emilia-Romagna, sapa (tutte le province dell’Emilia-Romagna) Tartufo bianco (tuber magnatum), trifula bianca Tartufo nero estivo (tuber aestivum), trifula negra

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INDICE

p. 15

prefazione di Giuseppe Parenti, presidente CCIAA di Piacenza

p. 17

prefazione di Marco Savini, presidente FIPE di Piacenza

p. 19

prefazione di Francesco Meazza, presidente Unione Commercianti di Piacenza

p. 11

Introduzione alla Guida

p. 15

Guida alla lettura

p. 17

Nota degli autori

p. 19

Reader’ Guide

p. 25

I Ristoranti Certificati Cucina Tradizionale Piacentina

p. 27

Antica Trattoria dell’Angelo, Piacenza

p. 28

Osteria del Morino, Piacenza

p. 29

Osteria La Saracca, Piacenza

p. 30

Piccolo Roma, Piacenza

p. 31

Ristorante Bar Gianpino, Piacenza

p. 32

Ristorante Milvera, Piacenza

p. 33

Ristorante Panzerotti, Piacenza

p. 34

Ristorante Vecchia Piacenza, Piacenza

p. 35

Trattoria Dal Gnasso, Piacenza

p. 36

Trattoria La Stazione di Milvera, Piacenza

p. 37

Trattoria Mariù, Piacenza

p. 38

Trattoria San Giovanni, Piacenza

p. 39

Albergo Ristorante Il Cervo, Agazzano

p. 40

Antica Trattoria Giovanelli, Agazzano

p. 41

Hotel Locanda Villa Tavernago, Agazzano

p. 42

Ristorante Alle Lische, Agazzano

p. 43

Ristorante Boschi, Alseno

p. 44

Ristorante Palazzo della Commenda, Alseno 183


INDICE

p. 45

Trattoria del Ponte, Alseno

p. 46

Albergo Touring, Bettola

p. 47

Ristorante Agnello, Bettola

p. 48

Trattoria Speroni, Bettola

p. 49

Albergo Ristorante dei Cacciatori, Bobbio

p. 50

Albergo Ristorante Filietto, Bobbio

p. 51

Albergo Ristorante Piacentino, Bobbio

p. 52

Ristorante Ra Ca’ Longa, Bobbio

p. 53

Ristorante San Nicola, Bobbio

p. 54

Ristorante Impero, Borgonovo Val Tidone

p. 55

Ristorante Le Proposte, Borgonovo Val Tidone

p. 56

Vecchia Trattoria, Borgonovo Val Tidone

p. 57

Ristorante Le Ruote, Cadeo

p. 58

Ristorante Pace, Caminata

p. 59

Antica Osteria della Pesa, Carpaneto Piacentino

p. 60

La Taverna Antica Osteria di Chero, Carpaneto Piacentino

p. 61

Ristorante Il Lupo, Carpaneto Piacentino

p. 62

Trattoria Biasini, Carpaneto Piacentino

p. 63

Antica Trattoria di Vigostano, Castell’Arquato

p. 64

Ristorante Da Faccini, Castell’Arquato

p. 65

Ristorante La Cantinaccia, Castell’Arquato

p. 66

Ristorante La Rocca Da Franco, Castell’Arquato

p. 67

Trattoria del Turista, Castell’Arquato

p. 68

Trattoria L’Angiolina, Castell’Arquato

p. 69

Ristorante Barca, Castel San Giovanni

p. 70

Osteria del Pescatore, Castelvetro Piacentino

p. 71

Trattoria Secondo Baracchino, Castelvetro Piacentino 184


INDICE

p. 72

Albergo Ristorante Italia, Farini

p. 73

Piccolo Ristorante, Farini

p. 74

Ristorante Centrale Salini, Farini

p. 75

Albergo Ristorante Le Querce di Rocca, Ferriere

p. 76

Antica Trattoria San Protaso, Fiorenzuola d’Arda

p. 77

Osteria dell’Olza, Fiorenzuola d’Arda

p. 78

Ristorante Mathis, Fiorenzuola d’Arda

p. 79

Locanda Del Falco, Gazzola

p. 80

Podesteria Vecchia, Gazzola

p. 81

Hostaria Caratta, Gossolengo

p. 82

Osteria Vecchia Pergola, Gossolengo

p. 83

Ristorante Torretta, Lugagnano Val d’Arda

p. 84

Trattoria Da Dorino, Lugagnano Val d’Arda

p. 85

Antica Trattoria Da Cattivelli, Monticelli d’Ongina

p. 86

Ristorante Le Giare, Monticelli d’Ongina

p. 87

Trattoria Mirella, Monticelli d’Ongina

p. 88

Locanda Trattoria Cesarina, Nibbiano

p. 89

Trattoria Chiarone, Pianello Val Tidone

p. 90

Trattoria San Gabriele, Piozzano

p. 91

Locanda dei Cacciatori, Ponte dell’Olio

p. 92

Ristorante Riva, Ponte dell’Olio

p. 93

Antica Trattoria Bellaria, Rivergaro

p. 94

Ristorante Albergo La sosta del Re, Rivergaro

p. 95

Ristorante Caffé Grande, Rivergaro

p. 96

Ristorante Olympia, Rivergaro

p. 97

Trattoria La Pieve, Rivergaro

p. 98

Antica Trattoria Braghieri, Rottofreno 185


INDICE

p. 799

Trattoria Ristorante La Noce, Rottofreno

p. 100

Antica Trattoria del Cacciatore, San Giorgio Piacentino

p. 101

Osteria del Sole, Travo

p. 102

Trattoria Belvedere, Travo

p. 103

Trattoria Pastori, Travo

p. 104

Ostello degli Elfi, Vernasca

p. 105

Ristorante Da Rino, Vernasca

p. 106

Ristorante Taverna al Castello, Vernasca

p. 107

Trattoria Da Luigi, Vernasca

p. 108

Le Rondini Osteria, Vigolzone

p. 109

Ristorante Biscione, Vigolzone

p. 110

Trattoria La Verdiana, Villanova sull’Arda

p. 111

Albergo Ristorante Capannette di Pey, Zerba

p. 112

Ristorante Casabella, Ziano Piacentino

p. 115

I Racconti d’Osteria di Giorgio Lambri

p. 117

L’osteria dei due gemelli

p. 123

L’osteria del tramonto

p. 131

L’osteria del pesce fritto

p. 137

L’osteria del cinghiale nero

p. 141

La Ristorazione piacentina

p. 165

Il paniere dei prodotti enogastronomici piacentini

p. 167

I vini Doc Colli Piacentini

p. 173

I Salumi Tipici Piacentini Dop

p. 175

I formaggi tipici piacentini Dop

p. 177

I prodotti agroalimentari tradizionali piacentini

186



Finito di stampare Settembre 2006


GLI AUTORI Per i ristoranti tradizionali piacentini

Luigi Franchi è nato nel 1956 a

Lugagnano. Inizia la propria carriera come fotografo; i paesaggi e i prodotti da lui fotografati vengono pubblicati su alcune testate nazionali; scrive poi alcuni testi a corredo delle foto; in breve tempo riceve incarichi per diffondere l’immagine dei prodotti, dei territori. Le consulenze si moltiplicano e gli viene “affibbiata l’etichetta” di esperto nel marketing territoriale ed agroalimentare. Imprenditore nel campo della comunicazione, è giornalista pubblicista e consulente di diverse organizzazioni attive nel settore del turismo enogastronomico.

Valentina Bernardelli nasce a Piacenza,

nel 1970. Una laurea in storia medievale e alcuni anni nella ricerca storica, le fruttano pubblicazioni, saggi e articoli. La medesima passione, applicata ad argomenti più divulgativi, le permette di diventare giornalista attenta ai fenomeni di costume. Oggi collabora con diverse testate nazionali che spaziano dal turismo, all’agroalimentare, all’economia ed è responsabile di alcuni uffici stampa di consorzi e imprese del comparto agroalimentare. Per i racconti

Giorgio A. Lambri (A sta per Archimede) avrebbe voluto nascere a Parigi alla fine del 1800, ma in realtà è venuto al mondo a Milano il 25 aprile 1960. Capocronista e inviato del quotidiano “Libertà” (per il quale lavora da vent’anni) si autodefinisce “umanista e scrittore, genio e poeta, cantante e sognatore”. Adora Van Gogh, Buzzati, Woody Allen, lo swing, la lirica e il Batard Montrachet. E’ purtroppo interista.


Con il contributo di:

PROVINCIALE Federazione Italiana Pubblici Esercizi


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