Ri_Kèramos Lab

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Ri Kèramos Lab

majolica design workshop Ideazione e Coordinamento Alessandra Sciurello/Giuseppe Mirenda (Officine Creative) Supporto Officine Creative Massimo Inzerilli /Almudena Blàzquez Gonzalez / Giovanni Finocchiaro / Marilena Genova Grafica e Impaginazione Alessandra Sciurello / Andrea M.C. Amato Fotografie G. Mirenda / A. Sciurello / G. Finocchiaro

Con la collaborazione di: Officina 21 Studio Le Nid Accademia Belle Arti Catania Fondazione Ordine Degli Architetti PPC Catania ADI Sicilia Museo della Ceramica di Caltagirone Si ringrazia il maestro Barbaro Messina per il prezioso contributo che ci ha fornito in questo viaggio all’interno del mondo della ceramica.

©2014 Ludovico Lizzio Editore Via Circumvallazione 14 A 95047 Paternò email: ludovicolizzio@gmail.com

PROGETTO IT - 12 - E840 - 2013 - R3 nell’ambito del Programma Gioventù in Azione

Il contenuto della pubblicazione è di esclusiva responsabilità di Officine Creative e la Commissione Europea non è reponsabile per qualsivoglia utilizzo venga fatto dell’informazione.


majolica design workshop



PREMESSA

di Paola Pennisi Presidente Fondazione Ordine Architetti PPC di Catania Ancora una volta l’associazione Officine Creative, è protagonista di un laboratorio progettuale per la valorizzazione di giovani artisti, offrendo loro la possibilità di essere protagonisti in un dibattito culturale oggi più che mai necessario. E lo fa tramite l’esperienza del workshop che diventa opportuno strumento di ricerca, applicazione e metodo di generare divulgazione e comunicazione. Soprattutto nel campo del design dove tecnologia e industrializzazione spesso superano l’attenzione data da sempre dagli artigiani alla qualità del prodotto. William Morris definendo l’unicità di un oggetto come salvezza dalla perdita del gusto e conquista del rispetto della tradizione, ha riproposto nella seconda metà del’Ottocento, attraverso il movimento artistico Art and Crafts, l’artigianato come espressione del lavoro dell’uomo e dei suoi bisogni, ma soprattutto come valore durevole nel tempo contro la bassa qualità dei materiali e l’utilizzo indistinto di stili distribuiti dalla produzione industriale. Oggi, dopo più di un secolo, il rapporto fra l’Architettura e le altre arti è un tema su cui si continua a dibattere, riconoscendo comunque indispensabile una stretta collaborazione interdisciplinare fra architetti ed artisti, attraverso la quale poter rivendicare una nuova libertà nella creazione e gestione del vivere quotidiano, spostando la questione dalle motivazioni estetiche a quelle sociali, alla relazione fra l’uomo contemporaneo ed il proprio ambiente. La Fondazione dell’Ordine degli Architetti, da sempre impegnata a dare forza a tutte le azioni per il riconoscimento e la valorizzazione delle potenzialità e della crescita imprenditoriale dei giovani artisti, è pronta a sostenere e divulgare ogni iniziativa volta all’affermazione personale ed al rafforzamento della loro presenza nella società.



IL PROGETTO RI_KÈRAMOS LAB di Alessandra Sciurello Coordinatrice Officine Creative

Officine Creative è un gruppo informale di giovani, nato per caso in un pomeriggio dell’estate 2013, in seno all’associazione Officina 21. Tutti noi abbiamo intrapreso dei percorsi formativi legati al design e dopo la laurea ci siamo trovati a fare i conti con un problema comune: vivere in un’area periferica del nostro territorio nazionale, economicamente depressa, dove si registra la difficoltà di trovare lavoro e il conseguente esodo giovanile verso le città limitrofe o all’estero. Per questo motivo abbiamo pensato di sfruttare la nostra creatività e tutto quello che l’Unione Europea, le associazioni culturali, gli ordini professionali e le istituzioni ci potevano offrire per sviluppare progetti di apprendimento non formale nei quali, perchè no, potevamo divertirci e imparare qualcosa in più anche noi. Per questo stesso motivo ci siamo buttati a capofitto nel Programma Gioventù in Azione dell’Agenzia Nazionale Giovani, perchè ci offriva gli strumenti necessari per fare decollare questo nostro primo progetto come gruppo Officine Creative: Ri_Kèramos Lab. Il progetto “Ri_Kèramos Lab” scaturisce dalla necessità di creare occasioni di confronto tra giovani creativi, appartenenti a culture diverse e/o svantaggiati, perché residenti in tale contesto periferico. L’obiettivo del progetto è incoraggiare lo spirito di iniziativa, stimolare l’apprendimento di cose nuove e offrire ai partecipanti l’opportunità e i mezzi per acquisire un know how professionale spendibile sul mercato del lavoro, che produrrebbe pertanto una ricaduta positiva sulla realtà locale. In linea con le priorità del Programma, il progetto intende stimolare le capacità artistiche ed indirizzarle verso un avanzamento innovativo del design della ceramica maiolicata ed una sua traduzione in azioni concrete; incoraggiare attraverso il metodo dell’apprendimento informale ed esperenziale nuove conoscenze ed abilità professionalizzanti; incoraggiare lo spirito di iniziativa e l’imprenditorialità giovanile, promuovere l’inclusione sociale. Vista la carenza del contesto di opportunità e di interesse verso la creatività e l’imprenditoria giovanile, il progetto mira a colmare questo vuoto offrendo la possibilità di sperimentare nell’ambito del riuso degli scarti della lavorazione della ceramica maiolicata, sposando la causa della tutela dell’ambiente e della valorizzazione del territorio. La formula del workshop previsto come attività del progetto, basata sul learning by doing, facilita il superamento degli ostacoli linguistici, perchè si impara attraverso il fare e si opera pensando, riflettendo, discutendo con se stessi e confrontandosi con gli altri (cooperative learning). Obiettivo del progetto diventa, così, la valorizzazione della creatività, come fattore motivazionale e quale competenza chiave, utilizzabile per l’accesso al mondo del lavoro. Per promuovere questa azione ci siamo mossi lungo diversi binari: una promozione tradizionale delle opere realizzate dai ragazzi, per mezzo di spazi espositivi opportunamente allestiti presso l’azienda che ci ha ospitato e le istituzioni partner, una promozione sul web attraverso un sito www.officinecreativemed.flazio.com e una pagina facebook e ultima ma non meno importante questa pubblicazione, che rappresenta il coronamento di questo workshop e testimonianza di come, con tenacità e passione i giovani siano pronti a scommettere su se stessi, sulle proprie capacità e sul proprio territorio. A questo proposito si ringraziano tutti i nostri partner perchè con la loro esperienza sono riusciti a guidarci e consigliarci al meglio per



MATERIALI PER UNA STRATEGIA DEL DESIGN IN SICILIA di Vincenzo Catellana Presidente ADI Sicilia

Un laboratorio interessante per un materiale le cui genesi d’uso si perde nei tempi. La ceramica, o più in generale le paste ceramiche , un materiale che inaspettatamente nelle sue nuove forme tecnologiche permette usi nelle condizioni più estreme. Volare nello spazio o interrompere conduzioni elettriche importanti sono solo esempi delle innumerevoli applicazioni che questi impasti ceramici possono avere. Eppure un materiale che, tra Uruk e Babilonia, risolse definitivamente il problema del contenere. Possiamo parlare forse di pack industriale sin da allora. Nel campo della costruzione un materiale che ha assunto, prima da crudo, poi ancora da cotto in diverse fasi per essere smaltato, un ruolo strategico nelle edificazioni delle città. Certamente, allora, un workshop sulla ceramica e la sua generazione diviene lo spunto per riflettere sugli sviluppo che in un territorio può assumere un materiale. Materiale non inteso come prodotto ma piuttosto come strategia di un sistema produttivo che rischia, per innumerevoli ragioni, di perdere valore e consistenza. Diversi sono i bacini produttivi siciliani, senza elencare peso tipologie e tempi che hanno avuto questi luoghi. Sant’ Angelo di Brolo, Santo Stefano di Camastra, Sciacca, Caltagirone e Gela sono i luoghi, spesso associati a cave oramai dismesse, che nell’ambito ceramico, in un’azione di design strategico, possono costituire il sistema più diffuso in un territorio del design. Il workshop Ri_Kéramos lascia intravvedere uno dei tasselli possibili da impiegare in un progetto di Design Strategico che, a più largo raggio, potrebbe sviluppare un percorso per questo antico7nuovo materiale. Altro esempio le attività che la delegazione ADI Sicilia ha messo in campo in questi anni nell’ambito del design ceramico. La delegazione con, l’ex Istituto d’Arte per la Ceramica di Caltagirone, ha condotto iniziative come Arte e Scuola a Confronto e la rassegna di mostre internazionali che hanno avuto conclusione con la trilogia Il Prodotto del Design Ceramico a cui è stato associato un workshop con Bitossi, Alessi e tra breve Richard Ginori. Questi momenti hanno avuto diverse finalità. Condurre verso nuovi terreni l’uso di un materiale che troppo spesso rimane dentro le ceste dei gadget per turisti. Dentro questi racconti gli allievi dei licei e gli studenti universitari protagonisti per un nuovo possibile scenario. Uno scenario che, per dirla alla Bauman, deve divenire liquido. Azione possibile in una Sicilia che non ha ancora intrapreso un percorso di design strategico.



DESIGN, L’ARTIGIANATO MODERNO di Vincenzo Messina Studio Le Nid

L’artigianato è espressione del lavoro dell’uomo, del suo luogo e della sua cultura. Il design è espressione del lavoro dell’uomo, del suo tempo, del suo luogo e della sua cultura. Insieme sono perfetti, c’è solo bisogno di parlare la stessa lingua! Ho la fortuna di vestire entrambi i ruoli, per cui ogni giorno mi trovo ad allineare le visioni del designer con il sapere dell’artigiano. Il risultato è la mia azienda, Studio Le Nid, nata dall’ispirazione di mio padre, eclettico e vulcanico maestro ceramista, Barbaro Messina, che animato da una passione inestinguibile per l’arte e per il suo territorio, ha rivoluzionato, con il suo estro creativo, il mondo della ceramica. Studio Le Nid oggi è una bottega artigiana, in cui si perpetua, in forma aggiornata, lo spirito delle antiche botteghe d’arte, è un laboratorio dove convivono il legame con la tradizione locale e la capacità e voglia sperimentale di due generazioni di artigiani messe a confronto. Da qui la grande rete di rapporti con università, scuole, enti di formazione, e professionisti che ha lo scopo di promuovere collaborazioni per lo sviluppo di progetti e produzioni finalizzate a trasferire su oggetti d’uso, elementi caratteristici del lavoro dell’uomo, DEL SUO TEMPO, del suo luogo e della sua cultura. Ho accolto con piacere la proposta di ospitare in azienda il workshop Ri_Kèramos Lab, perché il progetto proposto è in linea con la strategia dell’azienda di ridurre del tutto la produzione degli scarti di lavorazione. Un’azienda manifatturiera è consapevole del fatto che gli scarti di produzione possono avere diversa origine. Può trattarsi ad esempio di materiali semilavorati non idonei alla produzione, di un prototipo fisico utilizzato e poi scartato, di materiali residui della lavorazione come i fanghi e le polveri oppure di un prodotto difettoso. L’idea del riuso dei materiali di scarto di produzione e lavorazione reintrodotti nel ciclo produttivo diventa una risorsa per l’azienda, attraverso la progettazione che indica un insieme concentrato di conoscenze, azioni, metodologie e strumenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo, la definizione finale di un prodotto ecosostenibile e la sua collocazione sul mercato.


CERAMICA E ARCHITETTURA L’uso delle terre cotte architettoniche di Ghiselda Pennisi Archeologa Ceramica e architettura: l’uso delle terrecotte architettoniche (TCA) È tipico del mondo greco ed italico, e sconosciuto o quasi alle altre civiltà antiche mediterranee, il larghissimo uso di terracotta nella plastica a grande formato e per rivestimento di edifici sacri. La necessità di proteggere e di decorare i primitivi templi, realizzati in buona parte con materiali facilmente deperibili- mattoni crudi e legno- ha condotto all’invenzione di rivestimenti decorativi di bronzo o di argilla cotta. Infatti, Fin dalla fine del VII sec. a. C. la costruzione degli edifici templari, anche di piccole dimensioni, era completata da lastre ed elementi scultorei di terracotta colorata. Gli elementi architettonici in terracotta avevano, quindi, la duplice funzione: da una parte di rivestire e proteggere la trabeazione lignea dalle infiltrazioni, dall’altra quella di decorare l’edificio. Le terrecotte (TCA) erano poste a coronamento della parte superiore del tempio e costituivano produzioni architettoniche tipiche dell’Occidente greco, con la loro caratteristica composizione sima-cassetta. Esse erano, infatti, composte da due fasce: quella inferiore (geison o cassetta)1, decorata a meandro in rilievo o dipinto e sormontata da kymation ionico su fascetta di astragali; mentre quella superiore (sima) recava2, per lo più, una decorazione a palmette alternate con fiori di loto e protomi leonine, plasmate a tutto tondo e con vivo realismo, con funzione di gocciolatoi. Il tutto era sicuramente enfatizzato da un’accesa policromia di rossi, azzurri e gialli ocra, a tratti ancora visibili in alcuni frammenti meglio conservati. In corrispondenza dei bordi perimetrali, le tegole potevano essere semplicemente coronate dalle antefisse, ovvero la terminazione più o meno decorata dei coppi3. Nel IV sec. a.C. l’edilizia greca decora quasi tutti i templi importanti con ricche sime marmoree, riservando agli edifici minori il semplice spiovente con antefisse fittili prodotte da grandi officine specializzate in un unico tipo. Poste a chiusura dei coppi di gronda, le antefisse fittili avevano la funzione fondamentale di proteggere la trabeazione lignea del tetto dalle acque piovane, ed erano legate all’edilizia sacra, pubblica, privata e funeraria. La loro forma varia a seconda del tipo di coppo di gronda: se questo è di tipo laconico, hanno forma semicircolare; se è di tipo corinzio, assumono forma pentagonale o circolare. A partire dalla fine del V sec. a.C. le antefisse assumono forma ad arco ogivale. In alcuni casi, potevano creare un canale di gronda, contenuto verso l’esterno da una sima, cioè un risalto modanato e decorato lungo il quale si disponevano i doccioni per lo smaltimento delle acque. Con coperture a due falde, sui lati brevi troviamo i frontoni, in corrispondenza dei quali le tegole erano concluse da sima, priva di doccioni, che conteneva l’acqua costringendola a defluire lungo le falde. Dopo il cosiddetto processo di pietrifificazione di tutte le parti fondamentali dell’edificio queste componenti architettoniche in terracotta tendono a monumentalizzarsi e ingrandirsi al pari dell’ edificio stesso. Nel secondo quarto del V sec. a.C. ha inizio un sensibile declino dell’artigianato delle terrecotte architettoniche, dovuto soprattutto alla scarsità di nuovi edifici da decorare col conseguente ristagno dell’inventiva e della qualità del prodotto. Spesso ci si rifà a vecchi modelli aggiornati attraverso nuovi dettagli, o ripetuti da matrici stanche.


1 - Con il termine “cassetta” indichiamo le membrature fittili poste a copertura della

faccia a vista del geison (cornice). Gli esemplari più semplici sono formati da una tegola orizzontale di appoggio collegata ad una sottostante lastra verticale pendula, spesso dipinta con una treccia, semplice o doppia. Al termine della piastra frontale può esserci un’ulteriore tegola orizzontale; quest’ultima conferisce alla membratura in questione la forma appunto di una “cassetta”, ben visibile in sezione. 2 - Gli esemplari più antichi (prima metà del VI sec.a.C.) formano un unico elemento con la cassetta, e sono spesso caratterizzati dalla presenza del “cavetto”, modanatura a profilo concavo decorata con teorie di “lingue” rilevate o di foglie doriche, secondo modelli noti sul finire del VII secolo a.C. in Laconia e nella Grecia nord-occidentale. Queste antepagmenta sono costituite da una tegola orizzontale inferiore di appoggio e una lastra verticale sulla quale si aprono gocciolatoi sovente a testa di leone; tuttavia non mancano forme diverse, come le rare grondaie “a canale”, attestate da pochi esemplari. 3 - Il primo inventore sarebbe stato, secondo Plinio il Vecchio, Butade, vasaio di Sicione che lavorava a Corinto.


CASA MONCADA architettura senza tempo di Giuseppe Mirenda Officine Creative

Un paesaggio di periferia autocostruita. Case plurifamiliari circondate da recinti che determinano la proprietà e disegnano un tessuto ordinato ,di strade, caratterizzante un declivio che si ricongiunge alla piana di Catania. A nord di questa espansione anni ‘80/ ’90, la città consolidata di Motta S. Anastasia. L’Acropoli della città, ancora oggi vissuta, scrigno della “ Motta” Normanna, presidio militare di controllo sulla Valle del Simeto, e della chiesa Madre, fondale prospettico della via di accesso alla sommità. Tracciati medievali che si prolungano nella Motta ottocentesca a valle, che continua ad adagiarsi al declivio naturale che raggiunge il sito di progetto. Una città antica sull’acropoli, la sua prima espansione sul crinale, la nuova espansione a valle, la prospettiva dell’Etna a nord e a sud la valle del Simeto, gli agrumi e la creta. L’area di progetto all’incrocio tra via Stazione Motta e via Bernardo Cabrera si configura come una delle tante aree recintate in attesa di un futuro, asseconda il declivio che caratterizza l’intera area e i suoi confini rigidi determinano già le strategie d’insediamento spaziali e funzionali. Il programma progettuale di Casa Moncada non è finalizzato a restituire dentro un recinto una residenza privata, questo è un fine che viene perseguito solo dopo aver garantito la realizzazione di un luogo pubblico, uno spazio interno/esterno, coperto o meno che abbia la forza di determinare spazi per l’aggregazione sociale, costruendo così una nuova centralità all’interno di un tessuto che nega qualsiasi tipo di relazioni se non quelle relative alle famiglie all’interno dei loro recinti. Proprio per questo, parte del piano terra dell’intero complesso è strutturato come una piazza urbana dove i bassi, sono locali commerciali o possibili strutture ricettive, mentre la parte più bassa del lotto generata da un terrazzo necessario, permette di accogliere in interrato i garage dei residenti, lasciando la possibilità di usufruire di un ulteriore spazio pubblico a destinazione dei proprietari degli appartamenti. Le residenze si distribuiscono in un unica stecca parallelamente all’orditura di via B. Cabrera, sono costituite da tre livelli fuori terra: lo spazio commerciale, e i due livelli residenziali che si affacciano ad ovest verso la corte pubblica, dalla quale è organizzata la zona giorno degli appartamenti, mentre, ad est su via Cabrera si affaccia la zona notte che riceve i primi raggi del sole mattutino. L’edificio è rivestito di una pelle, pensata nel senso letterale del termine, un pacchetto formato da strati isolanti naturali, come le canne di fiume ed intonaci a base di argilla; un’architettura che diventa racconto, non solo di se stessa, ma del luogo dove s’inserisce e lo fa con i materiali scelti dalla storia costruttiva di questo territorio che da sempre sfrutta le materie prime a sua disposizione: gesso, canne, argille e pietra. Ad ovest la pelle è bucata in corrispondenza degli affacci determinando così delle vere e proprie logge che permettono di creare vaste zone d’ombra nei periodi estivi e accolgono la luce del sole, più bassa, nei mesi invernali, inoltre permettono l’affaccio verso l’area pubblica destinata ai residenti pensata anche come spazio per il gioco dei piccoli, garantendo così anche un naturale controllo da parte dei genitori, dei momenti di gioco all’aria aperta. A sud la pelle di rivestimento aggetta rispetto al muro che sale dall’ingresso dei garage, parete che si presenta come il risultato di uno scavo, come se dalla sottrazione di materia si


dichiarasse la trama rugosa del cotto intervallato da fori che ricamano il disegno di una ballata medievale rappresentata attraverso i “neuma” (nota musicale grafica quando ancora si scriveva nel tetragramma), e che traduce il grafismo musicale antico in un duplice gioco di luce, interno durante le ore diurne, esterno durante la notte quando le luci artificiali interne ne lasciano leggere la trama; la base dell’edificio sul fronte sud è organizzato come un muro di cinta, un baluardo, un affaccio. Ad est la pelle è squarciata da piccole bucature che illuminano l’ambiente delle stanze da letto e la gestione è demandata all’espediente architettonico della strombatura, che perde il carattere difensivo dell’architettura storica medievale ma che gestisce con i piani inclinati la capacità di rifrazione solare all’interno degli ambienti domestici. All’esterno del blocco residenziale l’unico volume che genera articolazione nello spazio pubblico esterno, a parte i percorsi di avvicinamento e di attraversamento alle botteghe poste sotto le residenze, è la “bottega duplex” che gode della particolarità di avere due accessi a due quote diverse, uno dalla piazza pubblica e l’altro da un giardino privato a quote dello spazio pubblico di pertinenza dei residenti. E’ l’insieme di questi spazi che crea l’antica “agorà”, la piazza del mercato, il luogo dell’incontro. Baluardi, strombature, ballate medievali, mattoni di creta, corti urbane temi dell’architettura storica, no, temi dell’architettura senza tempo, materia, spazio e superfici che gestiscono gli spazi dell’uomo da sempre. La contemporaneità ne gestisce la spazialità e l’esigenze contemporanee, ma gli espedienti riletti da un territorio strutturato se contestualizzati nell’architettura la rendono parte inscindibile di esso, figlia della contemporaneità proseguimento dell’architettura senza tempo.



I PROGETTI


Frammenti Iposcopici di Andrea Amato Nato a Catania 26 anni fa (classe ‘88) è un ingegnere edile. Da sempre affascinato dalle cose pratiche, alla base delle sue scelte progettuali c’è la voglia e la ricerca di ideare qualcosa di concreto e fattibile. IDEA PROGETTUALE Quando il tema su cui lavorare è lo scarto della produzione, ritengo di fondamentale importanza riuscire ad impiegarlo senza doverlo reinserire nel processo produttivo. Ecco perché il mio obiettivo è stato quello di usare lo scarto così come si trova. Dovendo realizzare un pannello regolare, l’immagine che si è creata nella mia mente sin dal primo approccio col materiale è stata quella della scheda perforata, ovvero un supporto di registrazione atto a contenere informazioni attraverso la presenza o l’assenza di fori in posizioni predefinite della scheda. Volendo sviluppare il concetto di pieno/vuoto, il problema che si è posto è quello di trovare una codificazione a questo sistema. Una soluzione ideale è sembrata quella di associare alla base della scheda perforata lo spartito gregoriano. Essendo un canto monodico, si esclude la simultaneità sonora di diverse note, ottenendo così nello spartito una mera successione di note con andamento sinusoidale. Su un modello cad è stato disegnato un pannello che avesse al suo interno sia il rapporto pieno/vuoto della scheda perforata, sia un richiamo allo spartito gregoriano. DESCRIZIONE DELLO SCHEMA DI BASE il pannello ideato su cad ha una forma rettangolare (50x100cm) scandito da fasce orizzontali di due altezze differenti. Le singole fasce sono poi interrotte da una successione di elementi regolari. Nella loro ubicazione si è tenuta particolare attenzione affinché il singolo pannello potesse essere accostato ad altri e realizzare quindi un disegno unico. INDIVIDUAZIONE DEI MATERIALI nella scelta dei materiali l’attenzione è stata rivolta sull’utilizzo, anzi nel riutilizzo degli scarti senza inserirli nuovamente in lavorazione ma, anzi, trovando giovamento dalla loro eterogeneità. Avremo quindi diverse forme e pezzature. L’effetto pieno/vuoto è stato riprodotto usando anche scarti ceramizzati e con la tridimensionalità, giocando sulle ombre. Avremo così: • una fascia bidimensionale realizzata con scarto di pezzatura casuale e posizionati in foglio; • una fascia tridimensionale realizzata con scarto irregolare di pezzatura casuale e posizionata a coltello; • un blocco tridimensionale realizzato con lo scarto derivante dalle mattonelle già smaltate e posizionate a coltello.



Tracce della Memoria di Loredana Benfatto nata a Catania nel 1982, ha studiato presso l’università di Catania e si è laureata, con il massimo dei voti, in Architettura nel luglio 2012, con una tesi in Storia dell’Architettura Moderna. Ha sviluppato un particolare interesse alle tematiche legate alla progettazione che trova le proprie radici nel contesto e nella tradizione. TRACCE DELA MEMORIA La proposta progettuale vuole richiamare la memoria del sito in cui il progetto si colloca. La rocca, parte più antica di Motta Sant’Anastasia, è nota per il forte carattere storico architettonico, ma la sua dimensione geologica la rende un elemento raro. Si ritiene che questa si sviluppi su un neck, una rupe basaltica di origine vulcanica. Per contrazione della massa lavica calda, durante le fasi di raffreddamento, si sono prodotte delle fessurazioni colonnari che danno luogo a grossolani prismi a sezione esagonali e pentagonali più o meno regolari. La forma esagonale viene ripresa come traccia nel riempimento della facciata. IL CONCEPT DEL PROGETTO Il prototipo è un pannello rettangolare di 60x120cm realizzato mediante l’annegamento dei vari elementi in un impasto cementizio. La sagoma è stata definita da una cornice in legno avente funzione di cassaforma, all’interno della quale, prima del posizionamento degli elementi e dopo aver steso un primo strato di impasto cementizio, è stata posta una rete elettrosaldata di eguale misura a sostegno della struttura. La trama è stata studiata in modo tale da poter accostare i vari pannelli in facciata e avere un disegno continuo. Per creare un movimento verticale nel prospetto si è pensato ad uno sfalsamento dei pannelli di una riga rispetto a quelli della successiva. REALIZZAZIONE DEL PANNELLO L’idea da cui trae ispirazione il disegno è quella del pattern geometrico costruito sull’esagono, figura centrale, e sui differenti modi di rappresentarlo e disporlo nello spazio. È un gioco, fatto di colori, luci, ombre e prospettive, che realizza una trama schematica, sebbene ridondante. Il reimpiego del materiale di scarto prodotto dall’azienda Studio LeNid non rendeva possibile l’utilizzo di sole piastrelle dalla forma esagonale. Così si è fatto ricorso all’utilizzo di frammenti facilmente reperibili, che combinati tra loro evocano la forma esagonale. Per la costruzione del pannello si utilizzano frammenti derivanti da scarti di piastrelle in terracotta, scarti di piastrelle smaltate e dallo smalto, che si presta bene a trasformarsi in elemento di decorazione. Il residuo di smalto che in una prima fasi si presenta coma una “fanghiglia”, viene essiccato e lasciato solidificare. L’effetto finale, dopo aver infornato entrambe, è quello di uno smalto dal colore tenue, beige/grigio. La colorazione risulta difficilmente prevedibile, trattandosi di residui di smalti di colore diverso. In fase sperimentale sono stati usati entrambe i metodi per creare l’effetto di un cubo tridimensionale su una mattonella esagonale in cotto. Come traccia tangibile del principio che ha ispirato l’idea progettuale sono state collocate anche delle vere mattonelle esagonali smaltate in due colorazioni, beige e azzurro, alle quali ne sono state sovrapposte altre di dimensione più piccola in terracotta. Quelle di dimensione maggiore hanno lato di 11,5cm mentre le piastrelle esagonali più piccole presentano lato di 5cm.



CityPatch di Giorgia Maria Consoli Nasce a Catania nel 1987. È laureata cum laude all’Accademia di Belle Arti di Catania in Graphic Design, specializzandosi con una tesi sulla cultura giapponese. L’attività di grafico e designer, l’innata curiosità per tutto ciò che la circonda, associati a una fervida creatività, la spinge alla continua ricerca di forme e modi di espressione. IL CONCEPT DEL PROGETTO Il progetto CityPatch muove i suoi passi dall’idea di rivestire una facciata di un complesso architettonico sito in Motta S. Anastasia, attraverso l’impiego di “materiale di scarto”. L’approccio alla mattonella, oggetto e soggetto allo stesso tempo del lavoro creativo, si fonda sullo studio del prodotto in sè, dalla sua nascita al suo impiego. L’avvio alla progettazione è stato incentrato sulle fasi di preparazione, colorazione, infornata della mattonella in ceramica. Durante il percorso produttivo accade che alcune mattonelle non siano destinate alla commercializzazione perché difettose: • mattonelle ancora in cotto, quindi non lavorate, rotte o non conformi; • mattonelle che in fase di lavorazione si rovinano o presentano degli errori di lavorazione; • mattonelle che pur giungendo alla fase finale di lavorazione presentano difetti come bolle d’aria nel colore. Vi è anche lo scarto di smalto, che durante la fase della prima colorazione di base alla mattonella, si disperde, viene raccolto insieme ad altri scarti, come acqua e altre polveri e quindi non è più riutilizzabile. Presa coscienza di tale processo, impiegando il “materiale di scarto” per quel che è, ho ideato un modulo in sequenza per l’allestimento della facciata. Dunque il passo successivo è stato la catalogazione del materiale, durante il quale ho appurato la presenza di forme, misure, colori e utilizzo differenti (pavimentazione, rivestimento parete o numeri civici) che combinati insieme hanno ispirato l’idea di un mosaico, anzi di un vero e proprio patchwork. Da qui nasce il titolo del mio progetto “CityPatch”, un Patchwork Urbano.



Meridiana di Fabiola Crisafulli 28 anni (classe 1986) , catanese, laureata in ingegneria edile/architettura all’università degli studi di Catania, innamorata dalla sua professione tanto da farne una passione. Amante dell’architettura e tutto ciò che trasmette emozione con la voglia di fare sempre meglio e di raggiungere i propri obiettivi. IL CONCEPT DEL PROGETTO RiKèramos Lab affronta il tema del RIUSO degli scarti prodotti da un’azienda di ceramiche ponendo come obiettivo la Tutela dell’Ambiente. Il tema della progettazione si basa sull’assoluta CASUALITA’ degli scarti che un’azienda può produrre, variabile generata da diversi fattori tra cui la rottura di tali pezzi. La mia idea nasce proprio dalle FRATTURE presenti negli scarti, riscontrabili nella maggior parte dei casi nella mezzeria delle mattonelle. Il fascino che una MERIDIANA mi ha sempre trasmesso mi ha portato a sceglierla come filo conduttore del mio progetto. La meridiana si basa sulla posizione del SOLE per la misurazione del tempo che viene scandito dall’ombra proiettata. Allo stesso modo le ceramiche rotte poste perpendicolarmente alla facciata scandiscono le ore del giorno, in maniera sinuosa come un’onda in continuo movimento. Quest’onda cresce come il sole nelle sue prime ore, decresce al tramonto e infine si adagia come il sole che si addormenta. Tutto ciò viene ripetuto in maniera altrettanto casuale lungo l’estensione dell’intera facciata. Il TEMPO diventa il tema del concept progettuale il tempo che segna, scandisce, cambia, evolve un progetto così come la VITA.



E.S.C. /equilibro, semplicità, continuità di Alfia Incognitò Alfia Incognitò ha 19 anni e vive ad Adrano dove ha frequentato il liceo artistico che ha concluso quest’ anno. Al termine di questi studi ha deciso di continuare questa strada per seguire la sua passione, iscrivendosi all’ accademia delle belle arti. Ha partecipato ad una mostra ad Aci catena esponendo i suoi quadri. IL CONCEPT DEL PROGETTO Il progetto “Ri kèramos Lab” richiedeva di creare un prototipo, utilizzando gli scarti dell’azienda “LE NID”. Le spigazioni iniziali hanno guidato le nostre idee verso starde diverse e l’idea da cui io sono partita si esprimeva in tre parole: • EQUILIBRIO • SEMPLICITA’ • CONTINUITA’; Mi sono ispirata a queste tre parole chiave per riprendere il canto gregoriano, infatti la parola equilibrio è data dalle note disposte in modo lineare; la semplicità intesa come qualcosa che esprime in modo semplice delle sensazioni uniche ma soprattutto oggettive. Invece per quanto riguarda la continuità, è l’elemento che compone il canto gregoriano dando un omogenietà tale da riuscire a creare l’intera composizione musicale. Il mio progetto prevede di sfruttare i materiali già esistenti, dunque di scarto, ma rientrando nelle tre componenti. Poichè l’intento da raggiungere era quello di far percepire a chi guardasse il progetto delle emozioni pari a quella della melodia gregoriana. Proseguendo con questa idea ho creato una composizione modulare continua proprio come un ricamo, che nella sua particolarità rappresenta qualcosa che si compone in più fasi ma che nella sua interezza da la sensazione di essere lineare in tutto e per tutto. Successivamente, guidata dal coach, mi sono ispirata ai padri della cappadocia. Il lavoro scelto prevede di utilizzare delle mattonelle “10 x 10” che si ripetono all’interno di un modulo “120 x 60”, i colori hanno un ruolo fontamentale perchè determinano la distinzione dell’insieme. Un’altro fontamentale ruolo lo possiede la forma a “croce” che, naturale o smaltata con il colore riesce a creare altre forme. Le mattonelle si distinguono in tre colori di cui due sono degli scarti messi a disposizione dall’azienda cioè dati dal: • riutilizzo dello smalto reciclato • biscotto scartato per alcune variazioni naturali dopo la cottura. Il resto del modulo sarà dato dallo sfondo realizzato con del cemento leggero che verrà utilizzato per sostenere il peso del intero modulo attaccato alla parete. Per cui il progetto avrà una base composta dal legno e dal cemento leggero, mentre al di sopra verranno applicate gli elementi in cotto.



Frattale di Nadia Longhitano Nata a Sassuolo il 4 febbraio 1981, diplomata all’Istituto d’Arte, lavora nel campo della ceramica da oltra dieci anni, possiede un piccolo laboratorio dove sperimenta tecniche inusuali di ceramizzazione. OBIETTIVO Utilizzo degli scarti di produzione dello studio LeNid, che si dividono in quattro tipologie: • • • •

mattonelle in cotto non ceramizzabili; mattonelle in cotto rotte; mattonelle ceramizzate con difetti; smalto riciclato (detto anche “fanghiglia”).

TEMI DA SVILUPPARE O DA CUI PARTIRE PER REALIZZARE I PANNELLI L’utilizzo del pieno e del vuoto richiama altre architetture; il gioco di ombre dato dalla sovrapposizione di più mattonelle; teoria dei frattali; lo spartito del canto gregoriano; l’uso dei simboli arcaici che sono l’inizio della nostra storia; il neck di Motta Sant’Anastasia. IDEA PROGETTUALE Dopo aver verificato quale mattonella è presente in maggior quantità, ho deciso di utilizzare quella di misura 20x20cm in cotto non ceramizzabile come base; come elemento decorativo ho deciso di usarne una della seconda tipologia a forma di croce, della medesima misura, poiché richiama la sacralità del canto gregoriano ed è essa stessa un simbolo arcaico. In aggiunta, vista la necessità di adoperare scarti di produzione o pezzi difettosi, ne utilizzo anche parti di essa, ricavandone forme a “T” o ad “I”. con i cocci (ovvero le estremità dei bracci della croce) ho realizzato degli allungamenti della croce stessa sia completa che no. Inoltre, mettendo a frutto la mia esperienza di ceramista, ho voluto aggiungere un tocco estroso, ceramizzando con pennellate ripetute di smalto colorato e di cristallina colorata, ottenendo sfumature che accentuano l’impatto decorativo con richiami frattalici. Continuando a seguire la filosofia del riciclo, anche lo smalto è recuperato. PROGETTAZIONE DEL MODULO L’idea iniziale della rielaborazione del concetto del restauro di John Ruskin si è gradualmente evoluta in un richiamo alla simbologie sacre arcaiche, con riferimenti alle forme della scrittura ebraica. Dunque ho disposto le croci e i cocci in modo da dare l’illusione di un testo, grazie anche al gioco creatosi con lo smalto “impuro” con cui è stata ceramizzata solo parte del perimetro. Dalla sovrapposizione delle croci e dei cocci sulla mattonella quadrata si è generato un gioco di ombre utile a movimentare il prospetto. REALIZZAZIONE DEL PROTOTIPO Gli ultimi passi sono l’adattamento al pannello di misura prestabilita, nonché la simulazione di uno spartito gregoriano ribaltando orizzontalmente e verticalmente il modulo di base, con quattro unità ho ottenuto la croce copta, mentre con otto si è formato un terzo motivo cruciforme a otto punte, con richiami anche al cerchio della croce celtica, grazie alle sequenze di pennellate di smalto e cristallina; infine troviamo anche la croce di San Francesco (ecco il frattale…). Le righe dello spartito saranno dunque realizzate con questa sequenza mentre, per valorizzare anche il materiale grezzo, si comporranno le note usando solo mattonelle non ceramizzate.



Linea, quadrato e coccio giallo di Raffaella V. Menza Architetto, 26 anni, amante dei viaggi, le sue scelte progettuali sono influenzate da un mix di culture e stili diversi, da adattare di volta in volta alle caratteristiche del luogo, cercando il compromesso tra estetica e fattibilità. CONCEPT Idea iniziale, il concept, che ha ispirato il pannello, si rifà in parte alle opere di Piet Mondrian, uno dei maggiori esponenti del movimento che nacque in olanda nel 1917, il Neoplasticismo, detto anche “De Stijl”. Il manifesto del movimento descrive l’arte come “astratta, essenziale, geometrica”: sono le linee ortogonali a costruire l’opera, sia pittorica che architettonica, lo spazio si esprime per sottrazione geometrica. L’arte è vista come l’applicazione di leggi rigorose, in cui non c’è spazio per la linea curva. IDEA PROGETTUALE il pannello pur ispirandosi in parte al movimento olandese e quindi fondato su uno schema geometrico, si “piega” in realtà verso forme che pur derivando dal quadrato, figura geometrica regolare, si trasformano in frammenti di esso che accostati tra loro costituiscono forme nuove. È il risultato di un compromesso tra la rigida geometria e la regolarità dello scarto così com’è, evoluzione naturale della figura geometrica regolare. IL VALORE DELLO SCARTO lo scarto deve essere considerato un valore aggiunto, un materiale dalle mille risorse. In questo caso lo scarto si compone di due materiali: la mattonella intera, difettosa, spezzettata ed il cosiddetto “fango” ovvero la polvere di smalto che cotta nuovamente da colorazioni nuove ed imprevedibili. FASI DI REALIZZAZIONE IL MODULO dopo gli schizzi di progetto il pannello è stato disegnato su cad con misure 100x50cm. Tale misura rappresenta il modulo che verrà utilizzato in facciata: il pannello modulare sarà poi montato in facciata creando un più ampio disegno d’insieme. LA GRIGLIA ORTOGONALE è stato poi realizzato il disegno della griglia ortogonale creata in base alle misure degli scarti di maggior produzione dell’azienda: mattonelle in cotto quadrate, dimensioni variabili, 10-20-30cm. Le suddivisioni interne al pannello sono state realizzate tagliando le mattonelle di scarto in listelli di circa 2cm. Non vi è quindi nessuna produzione ulteriore né costo aggiuntivo. LA POSA IN OPERA per la posa in opera si è utilizzata una cassaforma in legno, all’interno della quale è stata poi fatta una colata di cemento accuratamente livellata: è stato quindi possibile collocare le mattonelle in cotto di scarto e i listelli.



Barcode di Maria Parisi E’ nata a Catania nel 1991, dove vive e studia. Ha frequentato il Liceo Artistico a Catania, e ora è attualmente iscritta al terzo anno in corso all’accademia di Belle arti di Catania , indirizzo nuovi linguaggi della pittura. Nel suo percorso formativo ha sperimentato varie tecniche, per adesso sperimenta con la pittura la fotografia, video. Ha voglia di rinnovarsi sempre e trovare una linea artistica che soddisfi la sua necessità di esprimersi. L’IDEA PROGETTUALE Inizialmente, tenendo conto di dover realizzare un pannello decorativo utilizzando materiali di scarto, sono andata alla ricerca di un pezzo che mi piacesse, e in qualche modo mi rappresentasse, ha attirato la mia attenzione il pezzo che potete vedere nei bozzetti qui accanto, in giallo (ma che può essere di vari colori), di forma cilindrica e cavo al centro. Man mano che disegnavo e posizionavo in varie angolazioni il pezzo, è maturata l’idea di rappresentare con tale pezzo, il codice a barre, e come si evince dagli schizzi, ho studiato vari codici per creare un modulo che nella sua singolarità, ma anche poi nell’applicazione completa in facciata o in qualsivoglia superfice, potesse rappresentare la natura del codice a barre. Quest’ultimo è un qualcosa presente in tutti i prodotti di consumo al giorno d’oggi, un marchio che nella sua diversità, in ogni prodotto nel quale è presente, ne delinea ‘l’autenticità’. Ma paradossalmente nonostante sia sempre diverso, a me, fa pensare all’omologazione, perché è il solo codice a barre a differenziare una serie infinita di prodotti , tutti assolutamente identici e indistinguibili. Diversi se non per la presenza di questo piccolo elemento, oramai in tutto ciò che compriamo , indossiamo, eccetera, e avvolte passa inosservato. Ho voluto quindi sviluppare la natura , per certi versi e se vogliamo, decorativa del codice, per diventare non più un semplice marchio per i prodotti in serie, ma una vera e propria decorazione. Il pannello nato da questo spunto è semplice, lineare, e realizzato anche con altri prodotti di scarto in cotto, dove l’elemento iniziale (in giallo) costituisce un jolly tra gli elementi usati.



ON di Asia Romaniuk Joanna Krystyna Romaniuk (Asia) è nata nel 1977 a Knuròw in Polonia. Concluso nel suo paese nativo l’iter liceale artistico si è trasferita in Sicilia, dove vive attualmente, dedicandosi professionalmente alla produzione e decorazione artigianale della ceramica. Attenta alla dimensione della natura ha sviluppato un’attività artistica minuziosa e intenta a indagare gli aspetti meno evidenti del reale, nel quale, bandito ogni clamore, l’elemento poetico s’insinua silenzioso e con grande discrezione. Recentemente ha ripreso gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, qui si sta dedicando alla scultura e alla grafica d’arte .Altro campo d’interesse è la fotografia. Ha partecipato alla mostra di opere grafiche “disegninsegni” a Catania presso il Museo Emilio Greco nel 2012, ART FACTORY 03 nel 2013 a Catania, Noto Incisa nel 2013 a Noto. Ha partecipato all’XVII Concorso Internazionale “Scultura viva” a Cuneo nel 2013, inoltre ha fatto parte del progetto “Civitatis artifices-Protagonisti della Città”ad Acireale. Recentemente la sua opera in pietra era presente ad ART FACTORY 04 a Catania e a maggio di quest’anno ha partecipato all’Internazionale Biennale del disegno MTRS a Katowice in Polonia. CONCEPT La mia scelta tra il materiale di scarto si è orientata verso la forma più usata nella produzione: la mattonella quadrata di dimensioni 20 x 20 cm. Dopo accurata osservazione degli elementi scartati ho scelto quattro tipologie: la prima è la mattonella smaltata monocromatica 20 x 20, la seconda mattonella grezza 20 x 20, la terza è la mattonella decorata 20 x 20, la quarta sono pezzi di mattonelle di svariate forme e dimensioni (esp. angoli). In sintesi mia composizione del modulo è basata su: • l’utilizzo dello scarto esistente, senza aggiungere altri processi di lavorazione (non ci sono costi aggiuntivi), • il modulo è semplice da comporre, ha uno schema pratico che richiede poco tempo per la sua realizzazione, • ogni modulo è unico con la sua particolare diversità, • più moduli possono essere assemblati secondo varie possibilità, • il modulo può essere uttilizzato come panello di una facciata ma anche come un panello decorativo di un ambiente abitativo.



Codex di Sciacca&Tattaresu VALERIA A. SCIACCA Nata a Catania nel 1992, attualmente frequenta l’Accademia di Belle Arti di Catania e si occupa di graphic design, comunicazione e grafica editoriale. Ama sperimentare e creare soluzioni sempre diverse. Di recente coltiva la passione per l’illustrazione e il web design. AGNESE TATTARESU Nata a Paternò nel 1922, si occupa di progettazione grafica e fotografia, ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Le sue parole d’ordine sono semplicità ed efficacia. CONCEPT L’obiettivo di questo progetto è creare un rivestimento per una facciata di un edificio utilizzando pannelli composti con i materiali di scarto prodotti dall’azienda Le Nid. Il pannello realizzato mira a creare un codice comunicativo, attraverso la disposizione strategica delle mattonelle al suo interno. Si è cercato di far coesistere due realtà temporali differenti: • passato, attraverso l’utilizzo della maiolica siciliana, che è forte espressione della tradizione culturale siciliana che continua ad esistere ancora oggi, e delle parole che sono state scelte, provenienti dal patrimonio linguistico siculo-arabo. • presente, tenendo conto che la comunicazione è diventata un elemento inseparabile e fondamentale della nostra vita, si è cercato di rappresentare questo aspetto attraverso l’applicazione dello schema compositivo che regola la posizione delle mattonelle, il cui scopo è quello di inviare un messaggio, ossia comunicare. La facciata viene quindi trasformata in un supporto grafico sul quale viene impresso un messaggio criptico formato dall’assemblaggio di più parole, che solo pochi possono decifrare. Tenendo conto delle forme delle mattonelle e della dimensione del pannello, è stata scartata a priori la possibilità di ricreare le forme dell’alfabeto tradizionale occidentale, a causa della poca versatilità dell’anatomia delle lettere. Tra le diverse tipologie di linguaggio e scrittura, presi in considerazione, il miglior sistema che si presta a questo scopo è il Braille. Il Braille è un sistema di scrittura e lettura a rilievo per non vedenti e ipovedenti messo a punto da Louis Braille nella prima metà del XIX secolo; consiste in simboli formati da un massimo di sei punti posizionati dentro delle caselle aventi modulo 3x2. La mattonella che si presta meglio alla composizione delle parole all’interno del pannello 60x120cm è la dimensione di 10x10cm, la quale suddivide la superficie in un reticolato contenente 72 unità. Ad incoraggiare ulteriormente questa scelta, ha influito il fattore della qualità del materiale, poiché, essendo uno dei formati maggiormente utilizzati, la quantità di scarto è maggiore rispetto ad altre forme. COMPOSIZIONE la superficie del pannello è stata suddivisa in 72 moduli. In questo modo è stato creato un reticolo base, unico per tutte le composizioni che si decide di creare. Per questo progetto è stata scelta la parola: “azzizzari” – siciliano: abbellire, adornare, sistemare; - arabo: aziz = splendido, prezioso; - provenzale: azesmar = disporre; - italiano: azzimare. L’equivalente della parola “azzizzare” nel linguaggio braille prevede l’utilizzo di 26 unità. Tra una lettera e l’altra è stata lasciata una distanza equivalente ad un modulo così da permettere la riconoscibilità delle lettere. Inoltre le lettere sono state disposte su due linee, per questioni di spazio.



IL WORKSHOP, UN METODO DI APPRENDIMENTO E DI RICERCA di Stefania Marlettapresidente Officina 21

“se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”. Bruno Munari Aveva ragione l’artista e designer Bruno Munari nel promuovere i laboratori didattici per bambini che ponevano l’esperienza al centro del processo di apprendimento. Ancor prima di Munari, il filosofo e pedagogista statunitense John Dewey, teorizzava l’importanza della sperimentazione all’interno delle scuola americane, il cosiddetto learning by doing. Il majolica design Workshop Rikèramos lab, promosso da officine Creative Med, nasce proprio da queste premesse. E proprio perchè in linea con tali premesse, Officina 21 ha sostenuto questo progetto culturale di elevato valore sociale. Da anni promuoviamo iniziative culturali basate sul principio della perenne contaminazione interdisciplinare e sull’esperienza laboratoriale, perchè consideriamo le nostre città e il mondo che ci circonda una palestra nella quale esercitare le nostre menti a pensare la bellezza in un rapporto intimo e necessario con le esigenze della contemporaneità, il rispetto del territorio, dell’ambiente e delle identità culturali. Il workshop ha coinvolto dieci giovani progettisti, provenienti da esperienze formative diverse, nella progettazione di un componente edilizio di facciata, a partire dallo scarto di lavorazione della ceramica maiolicata. Questa esperienza laboratoriale si è basata sul carattere volontario e spesso auto-gestito. Gli esiti ed i prototipi realizzati ci raccontano il successo dell’iniziativa, dovuto ad un insieme di fattori vincenti: la motivazione intrinseca dei partecipanti, lo stretto legame con le aspirazioni e gli interessi dei giovani,


l’approccio partecipativo, il carattere e la struttura aperta, la condivisione dei risultati con il pubblico interessato. I progetti di riuso degli scarti, declinati in modo diverso dai partecipanti, rappresentano un risultato sorpredente, sia dal punto di vista del prototipo realizzato, che sul piano dei rapporti umani. Tutto ciò dimostra la centralità del ruolo dell’educazione non formale nel processo di apprendimento costante che accompagna l’intero arco della vita di ciascun individuo, in linea con il Libro Bianco per i Giovani della Commissione Europea. Ai ragazzi di Officine Creative e a tutti i coloro i quali hanno partecipato e creduto al progetto Rikèramos va il nostro ringraziamento, sentito, per lo straordinario lavoro svolto, per l’entusiasmo, la creatività e la voglia di mettersi in gioco in un contesto di apprendimento e sperimentazione non formale. In un contesto certo non facile come quello che accomuna molte realtà periferiche del sud d’Italia.


KÉRAMOS. LA MEMORIA, L’ARTE E IL GIOCO di Francesco Finocchiaro, coach del progetto Ri-keramos è un territorio di sperimentazione: tra culture diverse, tra generazioni diverse, tra discipline diverse. Il progetto di architettura incontra l’artigianato, il design, la didattica, l’arte, l’uomo e la materia. La possibilità di creare nuove opportunità di lavoro, a partire, dalle tradizioni applicata al progetto di architettura contemporanea - seguendo le modalità della didattica partecipata - è stata forse la sfida più entusiasmante. Guidare dieci design dentro una bottega di ceramica, elaborando una macchina tecnologica per l’architettura è guardare al futuro senza perdere le tracce delle memoria. Ritrovare i colori, i forni e l’argilla, è tornare ad un tempo antico. Ritrovare i ricordi dell’infanzia, le vecchie fornaci del nonno, i colori dei dipinti di D’Inessa e le ceramiche di Barbaro Messina sono un tuffo nel mare dei sentimenti. In un territorio ricco di risorse artistiche, dove la storia di uomini e donne hanno segnato il destino dell’arte: dall’architettura alla pittura, dai cantastorie alla musica, dalle ceramiche alla scultura. A questo patrimonio si aggiungono le contaminazioni e le influenze delle tante civiltà che hanno attraversato questa terra di fuoco e di acqua. Le relazioni con l’Europa, con l’oriente e le Americhe. Il laboratorio ha messo a frutto e amalgamato, la sapienza dello studio Le Nid, l’intraprendenza creativa di giovani portatori di futuro e l’innovazione di uno studio di architettura che ha voluto condividere una porzione di progetto per contaminare e farsi contaminare. Un cantiere culturale, come nella tradizione rinascimentale. I colori bizantini, le forme arabe, il pragmatismo normanno e la filosofia greca hanno sostenuto un progetto di tecnologia edilizia. Realizzare una parete ventilata che fosse iconica, portatrice di un significato ed essa stessa significante. Nella tradizione dei frontoni dei templi greci, teologica, come un mosaico bizantino e moderna come una fabbrica di Antonio San’Elia. In questo senso il progetto didattico/creativo “esplora alcune esperienza siciliane: dai rivestimenti e pavimenti ceramici del convento dei


dei benedettini alle cappelle funerarie dell’800 del territorio etneo fino a possibili applicazioni nell’architettura contemporanea seguendo le linee di Gio Ponti. La ceramica nell’architettura: tra rivestimento e decorazione …“Il rivestimento come “ratio”, come esaltazione della struttura dell’edificio, portata in primo piano dalla decorazione: l’Heraion di Olympia; il rivestimento come “mimesis”, come occultamento della struttura dell’edificio, come cancellazione di ogni sforzo scatenatesi nella fabbrica, come quiete visiva per annullamento delle forze di gravità: la moschea di Rüstem Pasha di Istambul; il rivestimento come trasfigurazione della “ratio” ripetitivo – funzionale della facciata dell’edificio: la Majolikahaus di Vienna”1 “Insegno per imparare”. Forse è questo il paesaggio didattico che meglio descrive questa esperienza. Il gioco come metodo e il workshop come dispositivo attuativo. L’umanità del processo progettuale. Fatto di relazioni, di tempi, di materia e di referenti. L’esperienza del coach come guida, facilitatore, motivatore e riferimento per giovani design che devono trovare un sentiero nuovo in questo tempo di crisi e depressione. Reinventare funzioni e prestazioni a partire da materie di scarto. Un gioco antico che oggi si chiama riciclare, rigenerare, ristrutturare. Dieci giovani design, un coach, un team di architetti, un laboratorio di ceramica e il suo maestro, un imprenditore illuminato e idee messe in campo dalle officine creative che sono il futuro di questa terra del sole. Le loro mani sono forti, le loro gambe veloci, le loro menti dinamiche e i loro cuori di fuoco. I risultati di questa esperienza sono interessanti e meritano un futuro e l’opportunità di svilupparsi. L’incontro tra impresa, giovani design, associazioni culturali e laboratori che producono progetti di architettura è vincente e produttivo. Incontrarsi per vedere orizzonti comuni. Per costruire le fondamenta di un sogno. Ogni scarto di lavorazione è stato ri-usato, re-interpretato, ri-convertito a vita nuova. L’arte figurativa, l’ironia, la citazione, la musica e tanto altro hanno impregnato i risultati conferendogli la dignità di “opere”. Questo lavoro, coraggioso e ardimentoso costituirà il germe di un modo di intendere l’architettura e le sue parti. Officine Creative e Officina 21 hanno sperimentato con Le Nid un format innovativo, esportabile e competitivo. Incontrarsi per vedere orizzonti comuni, questo è il neo-paesaggio tra arti e mestieri che sostiene il nostro futuro.

1. congreso cerámica y arquitectura | a_proyectos a cura di Francesco Finocchiaro e Stefania Marletta. Musiche di pietra La ceramica come involucro narrativo nell’esperienza di casa moncada



THE PROJECT Ri_Kèramos Lab is a youth national project about the theme of entrepreneurship education. This is a not-formal educational project about majolica pottery that involve youth creativity as a tool to gain a specific know how through the method of learning by doing and cooperative learning. The project has a time duration of 266 days and involves all the components of the group and everyone who wants to take part. The aim of the project is to create chances to employment opportunities for all the partecipants (business incubator) and to promote social inclusion in the territory. Participants come from degraded suburbs of Eastern Sicily, in particular from District of Catania. The group involved will create, organize and promote three iniziatives : -The organization of a ceramic design workshop as an opportunity to acquire key competences (learning to learn). -The realization of an exibition to encourage the spirit of initiative, to promote artistic youth activities and to disseminate of workshop’s results. Furthermore the exibition can be an employment opportunity for partecipants.

THE GROUP

Officine Creative, is a group of 6 young people age 15-30, five italians and one spanish. All of them have a background of architecture and design and since they love their region they try to promote different events to improve the place where they live. Their aim is to enhance young creativity and enterpreneurship.


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1. Fragments from above – “The basic idea was the reuse of the fragments and the wastes from production without modifications. The first idea was to create a punch card in order to be related with music, as the projects is, but then instead of an alternate use of holes I decided to use more or less material to recreate the notes.” A.M.C. Amato 2. Memory path – “The pattern of my work comes from the use of a single shape, the hexagon, since this is the natural shape of the volcanic rock in the site of the project. I played with complete forms trying to give them a 3d feeling and fragments of different colors as to obtain a playful and colorful piece.” L. Benfatto 3. CityPatch – “In my piece I used all of those tiles that cannot be sold for floors or interiors since they have minimal flaws. I combined the tiles in a patchwork trying to obtain a vertical rhythm.” G. Consoli 4. Sundial – “I started working with RANDOMNESS. There are a lot of pieces of pottery that are broken in the middle but their shape was always different. I used these random pieces to symbolize the hours during the day. The various angulations will produce various shadows so that in this way the façade will be different from hour to hour.” F. Crisafulli 5. E.S.C. – “Tre words guided me in this project, Equilibrium, Simplicity, Continuity. Equilibrium of the notes in a symphony, Simplicity of the emotion that music gives you, Continuity with the tradition of music that in this case is the Gregorian Chant.” A. Incognitò 6. Fractal – “I was charmed by the theory of fractals, for this reason I tried to recreate the shape of the cross, using little cross tiles. Then I designed a module that would create different kind of cross and not just one depending on how you use it in the façade.” N. Longhitano 7. Line, square, yellow fragment – “I was inspired by the art of Mondrian and De Stijl, but I recreated the shapes using the fragments of broken tiles. In this way the panel is more vibrant and not rigid.” R. Menza 8. Barcode – “I found a piece that caught my attention, a yellow bar, then I had an idea: using the module to create a big barcode façade. Thanks to the facility of the piece various barcode could be created even to differentiate a building from another.” M. Parisi 9. On – “The functionality is the key to read my piece. I used tiles of an edge of 20 cm that are the most common, to create a module that could also be a decorative panel.” A. Romaniuk 10. Codex – “We are graphic designers and for this reason we used the façade of the building as a white sheet in which we could hide our message. We said hide because we wrote traditional words from the dialect but instead of using the normal alphabet we used Braille. In this way we even doubled the codex!” V. Sciacca & A. Tattaresu




Finito di stampare nel mese di Settembre 2014 presso la Tipografia ITALGRAFICA - Aci Sant’Antonio Catania



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