Responsive Morphologies

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Tecnishe Universitaat di Delft. Mentre Hoberman pone la sua attenzione su sistemi cinematici composti da elementi rigidi incernierati, Oosterhuis si concentra sull’applicazione di materiali e componenti elastici. Negli anni novanta il design dell’interazione ha iniziato a infiltrarsi in molti progetti con il significato parziale di manipolazione di mezzi digitali non comprendendo componenti robotici. Solo nella seconda metà di quella decade vengono ricondotti al concetto di Architettura Responsiva quei campi della robotica applicata all’architettura prima considerati pure speculazioni; è infatti in quel periodo che, con l’introduzione di componenti più economici e l’uso di processori integrati, l’architettura interattiva diventa tecnologicamente ed economicamente sostenibile. Così la cinetica nell’architettura viene riesaminata con la premessa che le sue performance potessero essere ottimizzate adottando nuove strategie di controllo computazionale diffuso, permettendo di raggiungere un’interazione con l’ambiente ed i participanti. Nei primi anni Novanta, è stato il Kinetic Design Group, all’interno del Dipartimento di Architettura del MIT di Cambridge, sotto la guida di Michael Fox3, a porsi come obiettivo le interrelazioni tra architettura adattabile, cinematismi e intelligenza artificiale. Interessanti sono i progetti dell’Interactive Kinetic Facade (fig. 1-3), uno studio sperimentale sulle possibilità di interazione tra suono e movimento. Anche se non presentano risposte dal punto di vista funzionale,

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