L'ECO della scuola nuova nn. 3 - 4 del 2011

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IL SAGGIO

Luglio-Dicembre 2011

2.CRESCITA DELL’ALFABETIZZAZIONE In questi 150 anni si è verificata una grande crescita culturale della popolazione: visto che si era partiti da condizioni di arretratezza culturale e sociale con un analfabetismo che raggiungeva il 78 % della popolazione e, nel sud, arrivava anche al 90%. Solo il 37% dei ragazzi si iscriveva ad una scuola, percentuale non omogenea per tutte le regioni, e ciò conferma la gravità della situazione dell’Italia Meridionale. Le scuole ripartite sul territorio dello Stato erano 31.804: all’incirca una su 8 Km quadrati una su 667 abitanti. Il quadro va completato con i dati che riguardano le scuole serali e domenicali. Nel 1865 le scuole serali erano 3821 ed erano esclusivamente maschili; le scuole domenicali erano 735, frequentate esclusivamente da donne. Da: Canestri – Ricuperati, La Scuola in Italia dalla legge Casati a oggi, Loescher Editore, 1981 RAPPORTO TRA NUMERO DELLE SCUOLE E DI ABITANTI:

Piemonte Lombardia Liguria Toscana – Marche Emilia Umbria – Sardegna Abruzzo, Calabria, Molise Puglia Basilicata – Sicilia

una una una una una una

scuola scuola scuola scuola scuola scuola

per per per per per per

384 436 476 667 715 833

abitanti; abitanti; abitanti; abitanti; abitanti; abitanti;

una scuola per 1000 abitanti; una scuola per 1110 abitanti; una scuola per 1660 abitanti.

Altro problema che attraversa la storia della nostra scuola e non è ancora risolto è quello dell’obbligo scolastico che fu affrontato partendo da due capisaldi alla base dell’impegno per estendere l’alfabetizzazione: l’obbligatorietà e la gratuità. La legge Casati del 1859 prevedeva 5 anni di obbligo senza però precisare le multe per gli evasori. La legge Coppino del 1877 riduce gli anni di obbligatorietà a 3 e stabilisce multe per gli evasori, multe accrescenti se ripetute: l’obbligo di istruzione diventa obbligo scolastico. D’altra parte però solo nel 1886 una legge vietò il lavoro ai bambini di età inferiore ai 9 anni Di fronte all’inutilità delle sanzioni che colpivano le fasce più povere, si arriverà a una norma di regolamento che esonera le famiglie più povere dall’obbligo scolastico. Una misura di sostegno, nel 1888 fu la costituzione di Patronati scolastici , “Patronato fra le persone più ragguardevoli del Paese”, che avevano l’obiettivo di dare aiuto ai bambini più poveri (abiti, libri, materia-

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li vari). Si fa leva sull’aspetto umanitario e caritativo e ci si affida alle azione di privati. Il ministro Credaro istituirà a Pavia la prima “Cassa per la refezione scolastica degli alunni poveri delle scuole elementari” Veniamo all’Italia Repubblicana. Nell’Assemblea Costituente troviamo un bel dibattito sul tema del diritto all’istruzione, del sostegno ai capaci e meritevoli e diventa centrale in un modello di scuola pubblica, democratica che deve tenere insieme le responsabilità dello Stato e la libertà dell’iniziativa privata, che detta norme sull’obbligo e le misure di sostegno per il diritto allo studio. La Costituzione prevede “almeno” 8 anni di obbligo ma ancora nel 1962, quando si ebbe l’approvazione della riforma che istituì la scuola media unica, i quattordicenni che completavano la scuola dell’obbligo erano solo il 35,60 %. Si può dire che quell’obiettivo è stato raggiunto negli anni 90, ma non per questo il problema è oggi risolto, dobbiamo infatti confrontarci con aspetti importanti come: - le forme di analfabetismo di ritorno, che derivano dalla perdita delle conoscenze non utilizzate, -con le nuove forme di analfabetismo funzionale e la difficoltà di padroneggiare i nuovi strumenti della comunicazione,che ci portano al tema dell’educazione degli adulti, quella long life learning cui ci richiama l’Europa. Soprattutto c’è l’esigenza, come in tutti gli altri paesi europei, di innalzare l’età dell’obbligo: • c’è stata la L. 9/1999 Berlinguer con cui si innalzava l’obbligo scolastico al 15° anno d’età “ e l’obbligo formativo al 18° anno • la legge è stata abrogata dalla Moratti che al posto dell’obbligo ha inserito il diritto-dovere degli studenti • oggi abbiamo una soluzione gattopardesca che ne fa un innalzamento solo formale, poiché manca un segmento specifico in cui realizzare il prolungamento che dia senso al rimanere a scuola e finalizzi il prolungamento ad obiettivi formativi determinati. Inoltre resta inalterata la rigida canalizzazione dopo la scuola media unica tra sistema dell’istruzione e quello della formazione professionale; c’è anche la possibilità di un canale di serie C, la cosiddetta alternanza scuola-lavoro in cui il ruolo formativo della scuola scompare e resta l’azienda. Soprattutto restano aperte questioni importanti: - il rapporto tra crescita quantitativa/qualitativa che chiama in causa il modello di scuola


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