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anno VIII numero 1 febbraio 2009 distribuzione gratuita

periodico di politica cultura società www.alambicco.com

Uniti (?) per San Cesario Fervono le trattative a Palazzo Marulli nel tentativo di ricompattare una maggioranza in fibrillazione

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hiudiamo questo numero lunedì 16 febbraio alle ore 22. Pensavamo di riuscire a informare i nostri lettori su quanto sta accadendo nella maggioranza, scossa da oramai tre mesi di dibattito interno tra le forze politiche che la compongono. Invece a tutt’oggi possiamo solo ragionare su ipotesi, in attesa che il sindaco Antonio Girau faccia le sue mosse (o decida di non farne alcuna). Partiamo dai fatti: lo scorso novembre, tre consiglieri di “Uniti per San Cesario” (Giovanni Lecciso e Marco Pascali, indipendenti; Giovanni Rollo, Partito Democratico) hanno disertato il consiglio comunale con all’ordine del giorno l’assestamento di bilancio. Un atto “forte” che sottointendeva la richiesta di un maggiore coinvolgimento nell’attività amministrativa e una maggiore rapp re s e n t a t i v i t à , anche in giunta. I SUPERMERCATI ITALIANI A ciò si aggiun_________________ ge la posizione del Partito Socialista Via Verdi, 52 (angolo Via Pistilli) che da un lato ha 73016 S. Cesario di Lecce Tel. 0832/200386

espresso la richiesta di un chiarimento interno – proprio alla luce di questi malesseri - e dall’altro avanza delle perplessità circa la modulazione delle deleghe, il capogruppo e l’attuazione del programma di governo (con dei distinguo forti rispetto all’attività amministrativa come quello sulla convenzione per la gestione della Piscina comunale: una presa di distanza espressa in Consiglio, pubblicamente, e che ha irritato non poco il sindaco Girau). Da allora l’assessore Ciricugno non ha partecipato alle attività di governo. In queste ultime settimane si sono succedute una serie di riunioni con l’obiettivo di compattare la maggioranza, rilanciare l’attività amministrativa e soprattutto capire se e come sia possibile trovare soluzioni alle richieste avanzate. Quella più semplice potrebbe prevedere l’allargamento della giunta a 6, nominando assessore uno dei rappresentanti degli indipendenti (Giovanni Rollo non lo è e di conseguenza dovrebbe essere escluso dai papabili anche se rientra nel gruppetto dei “dissidenti”). Soluzione praticabile ma fino ad un certo punto; non sarebbe, infatti, gradita al PSI. Inoltre il semplice allargamento di per sé non garantisce alcun miglioramento dell’azione amministrativa. Altra soluzione sarebbe quella di mantenere la

giunta a 5 sostituendo un rappresentante del PD con un indipendente (qui a non essere d’accordo sarebbe il PD). Entrambe le vie dovrebbero prevedere una rimodulazione delle deleghe. Ma a cosa servirà questo se tutti gli assessori non si rimboccheranno le maniche per lavorare? A nulla se non a scaldare poltrone. Certo è che la posizione del sindaco è poco invidiabile, soprattutto perché alcuni dei responsabili di questa situazione se ne sono lavate le mani e intanto il Comune rischia una empasse che penalizza i cittadini bloccando progetti, bandi, servizi. Eppure, come a volte succede, non tutto il male potrebbe venire per nuocere. Riuscire a ricompattare il centrosinistra non sarà facile ma se il sindaco Girau dovesse riuscirci potrebbe rilanciare un progetto non solo politico ma anche soprattutto amministrativo, I SUPERMERCATI ITALIANI fino ad ora in larga _________________ parte inespresso. Le redazione

Via Verdi, 52 (angolo Via Pistilli) 73016 S. Cesario di Lecce Tel. 0832/200386


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CITTÀ

LA PROVINCIA CHE VERRÀ... Quali scenari per le prossime elezioni Provinciali? Lo abbiamo chiesto ai segretari cittadini dei due maggiori partiti L’aria è ancora gelida. Presto però, brezze da sud baceranno la nostra terra, portandoci la primavera e, con essa, il sole (speriamo) e le urne. Già, le urne. A giugno saremo chiamati ad eleggere il futuro presidente della Provincia di Lecce. A questo proposito, ci siamo fatti aprire le porte da Bruno Miglietta, segretario cittadino del PD, e Raffaele

Capone, esponente di spicco del centrodestra sancesariano. Alcune forze politiche, di orientamento trasversale, spingono verso l’abolizione delle province che, dicono, hanno competenze in sovrapposizione a quelle di altri enti locali. Il federalismo, di cui si parla molto in questi giorni, potrebbe marcare ulteriormente questo aspetto. Come vi ponete di fronte a tutto questo? Raffaele Capone: Esiste una realtà grande: la regione; una intermedia: la provincia, ed i comuni. Dire che la Regione, oggi, ha una funzione sovrapponibile a quella della provincia non credo sia corretto. Soprattutto in realtà, come la nostra, che contano circa 100 comuni. Trovare una soluzione intermedia tra la funzione della regione e le competenze dei comuni, e trovarla nella provincia, ha un senso. Certo, domani, sulla base delle norme federali, e in un’ottica di riforma costituzionale, si andrà a rivedere il tutto. Ma, appunto, parliamo del domani. Bruno Miglietta: Effettivamente, troviamo le competenze di questi enti spesso si sovrapposizione. Però,

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prendendo spunto da quella che è la realtà della provincia di Lecce (100 comuni con molteplici esigenze da raccordare su problemi quali ambiente e istruzione professionale, tanto per citarne un paio) il ruolo della provincia non và a sovrapporsi, ma a coordinare. Un ruolo che diventa, quindi, fondamentale in un progetto politico ampio, di crescita e sviluppo. Una visione più alta, come quella della regione, non riuscirebbe a cogliere determinate esigenze e peculiarità. Sono giorni di appassionato dibattito politico circa lo sbarramento al 4% che, alle prossime elezioni europee, potrebbe chiudere le porte del palazzo ai partiti minori. Il sistema elettorale delle provinciali, maggioritario per il presidente, uninominale corretto per i consiglieri, spinge invece verso grandi coalizioni. In questa ottica, come vi state orientando? Quali partiti, liste, state corteggiando? R.C.: Sono convinto della bontà dello sbarramento. Anzi, per una semplificazione del quadro politico, lo porterei al 5%. Auspico una riforma in tal senso anche per le amministrative. Stando all’attuale sistema, però, sarebbe un suicidio presentare poche liste legate ad un presidente. Sicuramente si faranno grandi alleanze. Per il centro-destra: PDL con Democrazia Cristiana, La Destra e le liste civiche (quella del presidente; Azzurro Popolare; La Puglia prima di tutto; La città di Congedo). Stessa cosa, presumo, farà il centro-sinistra. B.M.: Dobbiamo guardare al progetto politico partendo da due elementi fondamentali: una domanda, “quale provincia vogliamo portare verso i nuovi mercati, verso il futuro?”, e da una coalizione, quella esistente, madre di buoni risultati. Occorrerà dare una risposta al territorio facendo leva sulla coalizione che ha contribuito alla vittoria del mandato Pellegrino; che ha definito i rapporti di forza. Non ci sono motivi per non continuare su questa linea. Scheggia impazzita nel centrodestra, Adriana Poli, con il suo “Movimento per il Sud”, nato in prospettiva della prossima tornata elettorale, sembra stia raccogliendo consensi crescenti tra la gente R.C.: Il progetto della Poli si identifica all’interno di un movimento. Inizialmente sembrava che il vice-sin-

daco di Lecce potesse spingere molto rispetto a questa sua uscita. In pratica, rimane giusto un’idea o, comunque, una possibilità all’interno di un contenitore più grande (il futuro PDL) nel quale ricerca palesemente più spazio. Non capiremmo, altrimenti, la sua volontà di rimanere nel progetto del Popolo delle Libertà. B.M.: Questo non lo so. Certo è che, la Poli, non è l’unica ad avere a cuore il meridione. Vedi, nel centro-destra non si riesce ad arginare la forza della Lega che ci emargina da un processo di sviluppo di cui, invece, si ha assoluta necessità. Il PD ha un progetto per il sud che porta avanti a livello nazionale in modo unitario. Ci si sta muovendo perché il Mezzogiorno non venga tagliato fuori dalle iniziative politiche prese a Roma. Su chi punterà, la tua coalizione, per conquistare palazzo dei Celstini? R.C.: I nomi su cui si sta spingendo solo i soliti: AN porta avanti Garrisi; Azzurro popolare, Aloisi. Si fa il nome di Ugo Lisi che, pare, abbia declinato l’invito. Poi, altri nomi di purosangue. Congedo, ad esempio. Il tavolo delle trattative si farà nei prossimi 10 giorni. B.M.: Loredana Capone, Blasi, Frisullo, Ria. Insieme a questi nomi se ne potrebbero fare tanti altri che hanno lavorato bene a tutti i livelli. Sia in provincia che in regione. Per il momento, la cosa fondamentale è che i programmi siano condivisi dall’intera coalizione. I nomi saranno una conseguenza. Sicuramente sarà un uomo o una donna del PD ad essere il candidato alla presidenza. Il candidato più temibile della coalizione avversaria? R.C.: Il più temibile? Pellegrino. Oltre lui, oggi, nessuno può tenere unito il centro-sinistra. Volendo fare un altro nome, solo perché ha lasciato un buon ricordo, direi Lorenzo Ria. Però, non so se il centrosinistra può essere ripetibile come esperienza per Ria. Il rapporto tra PD, Rifondazione, Comunisti Italiani, non è sereno: si accusa il PD di essersi alleato con Berlusconi sulla legge elettorale per le europee. Non è il centro-sinistra dell’era Ria: è un nuovo centro-sinistra. B.M: Qualunque nome dovesse uscire, poco importa.

Sull’esperienza delle amministrazioni Ria-Pellegrino, il centro-sinistra parte da un bagaglio di esperienze più solido, più incisivo e presente sul territorio. Non temo alcun nome. Il nome di quale concittadino potremmo trovare sulle schede elettorali in primavera? R.C.: Come ti ho detto prima, la legge elettorale obbliga ad avere una serie di liste collegate all’aspirante presidente. In virtù di questo, non ci sarà il candidato unico a San Cesario. Di nomi, ancora, non se ne fanno. Sarebbe azzardato, da parte mia, spingermi con delle ipotesi. B.M: Al momento nessuno. Si sta costruendo, innanzitutto, una coalizione forte con un programma credibile. I nomi verranno in una seconda fase. Saresti disposto ad una eventuale candidatura? R.C.: Non si naviga a vista. La mia disponibilità è quella che è stata chiesta a 100 altre persone. Ad esempio a Pietro Capone, a Fabio Pati, a Fernando Coppola, a Rino Marzo. Cinque nomi: quelli che ad oggi coprono incarichi istituzionali. Dovessero propormelo in modo più incisivo? Vedremo. Occorrerà capire se la mia candidatura potrà essere quella migliore. Ma non sarò certamente io a decidere. Faremo una valutazione complessiva a livello di centro-destra. Sicuramente San Cesario può esprimere uno o più candidati. Anche con risultati importanti. B.M.: (sorridendo) Non credo me lo proporranno. Non credo accetterei. Paolo De Blasi paolo@alambicco.com


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LA STRUTTURA FANTASMA

CITTÀ

Tutti la conoscono, pochi sanno cos’è. Intanto, abbandonata a se stessa, è alla mercè dei vandali. Quale sarà il suo futuro?

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ssieme al “municipio di campagna” è il simbolo dello spreco pubblico nel nostro comune: stiamo parlando della struttura - di proprietà della Ausl - che da più di 10 anni fa bella mostra del suo degrado dalla circonvallazione. C’è poco da aggiungere alle immagini che vi proponiamo: tutto ciò che si poteva rompere è stato rotto, tutto ciò che si poteva rubare è stato rubato e a nulla è servito il tentativo di chiudere gli accessi murando le porte e le finestre. Da poco, la Ausl ha vinto il contenzioso con la ditta costruttrice. Ora potrebbe ultimare i lavori e realizzare... già, cosa? Il progetto originario prevede la realizzazione di un Centro riabilitativo per tossicodipendenti o alcolisti ma l’impressione è che manchi la volontà di finire e soprattutto rendere operativa una struttura che è già costata centinaia di migliaia di euro e che rischia un carissimo effetto yo-yo tra ristrutturazione e degrado.

LA CITTÀ DI TUTTI INCONTRA I CITTADINI Il bilancio dell’attività amministrativa della giunta Girau secondo l’opposizione

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i è svolto, venerdì 6 febbraio, l’incontro tra il movimento politico “la Città di tutti” ed i cittadini di San Cesario. Mi trovo purtroppo costretto a evidenziare come ormai gli appuntamenti “politici” si riducono a piccole riunioni tra amici. L’amara realtà mostra, se ce ne fosse bisogno, che ai cittadini poco importa delle idee e dei progetti di chi si candida a rappresentarli e riducono il loro voto ad una semplice X apposta in favore di quello o di quell’altro solo perché è un parente, un amico, un amico di un amico o, più tristemente, perché è il vincitore di un testa o croce fatto pochi secondi prima di entrare nel seggio. Fa bene il leader del movimento Raffaele Capone a ricordare in apertura di incontro che ben il 49% dei votanti ha dato fiducia a loro nell’ultima tornata elettorale, ma la fiducia del loro elettorato e del restante elettorato di centro-sinistra, deve esser proprio cieca ed incondizionata se, nelle poche occasioni di incontro con i propri rappresentanti, le migliaia di elettori si riducono, ottimisticamente, ad una trentina di persone. È veramente triste, e mi spiace che le forze politiche non si rendano conto o fanno finta di non rendersi conto, di questo avvilente disinnamoramento dei cittadini per le questioni politiche. L’ex consigliere Capone, dopo aver nuovamente illustrato i motivi della sua uscita dal consiglio comunale, ha passato la parola agli altri esponenti del gruppo che di volta in volta hanno espresso il pensiero del movimento sulle varie

tematiche oggetto della serata. Rino Marzo ha reiterato perplessità, dubbi e presunte mancanze dell’amministrazione sull’ormai noto “cavallo di battaglia” dell’opposizione: la discarica in località “le Mate”. Poi è stata la volta del consigliere Pietro Capone che ha affrontato il problema degli impianti sportivi che, a suo dire per colpa dell’inefficienza dell’amministrazione, sarebbero “occupati abusivamente” da chi non sarebbe legittimato a gestirli. Quindi Fabio Pati ha illustrato le sue perplessità sui motivi di tanto “immobilismo” nell’ambito dei piani di sviluppo, riuscendo a spiegarselo esclusivamente nell’erronea convinzione del centro-sinistra che questa “paralisi” paghi in termini elettorali. Al neo consigliere Liaci è spettato esclusivamente e giustamente un discorso di ringraziamento a chi lo ha votato e ha promesso il massimo impegno per il ruolo a cui da poco è stato chiamato. La chiusura dell’incontro è toccata a Raffaele Capone, che ha ribadito l’impossibilità di questa maggioranza ad uscire dall’immobilismo in cui è sprofondata, per il semplice motivo che i suoi rappresentanti non hanno mai mostrato e continuano a non mostrare “comuni intenti politico-amministrativi”, ma rimangono in bilico sul baratro della crisi, retti solo dall’unico scopo di “mantenere la poltrona conquistata”. Accanto al rammarico per l’occasione perduta di incontro con i cittadini, c’è da sottolineare la presenza all’incontro anche del sindaco Girau e dell’assessore Calò. Per quanto si possa esser lontani dalle idee degli “avversa-

ri”, ascoltarle non fa mai male anche quando non è offerta, a mio avviso purtroppo, la possibilità di replicare a ciò che si ritiene inesatto. Mi permetto da semplice cittadino, ignorante di “alta” politica, di rivolgere, in conclusione, un paio di inviti-suggerimenti alle forze politiche: cercate di guardare oltre i meri numeri che escono dalle urne, evitando di vantare il plauso di quei cittadini che non sanno neanche quali siano le vostre idee. Invece di fossilizzarvi su cifre e percentuali, provate ad interrogarvi del perché gli incontri con i cittadini diventano sempre più incontri tra “intimi”. Aiutateci a votare con consapevolezza, magari dicendoci cosa fate per noi e non cosa gli altri non hanno fatto. Sono utopista probabilmente, ma mi piace sperare che l’opposizione si mostri come forza viva e fattiva, e non sia, invece, relegata al semplice ruolo di entità passiva o di mero “controllo” dell’operato altrui come invece è sembrato intenderla il consigliere Coppola nel suo intervento. Concludo con un augurio, ma mi rendo conto che purtroppo il mio ottimismo rasenta ormai la follia: che i prossimi incontri con i cittadini, a prescindere da chi ne sarà organizzatore, vengano “vissuti” veramente e, mi permetto di fare un invito personale ad opposizione e maggioranza: è improponibile ed impensabile un incontrodibattito in cui siano presenti entrambe le forze politiche? Aristodemo De Blasi aristodemo@alambicco.com

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ASSOCIAZIONI

TANTE NOVITÀ DALL’ALAMBICCO Ecco alcune delle numerose iniziative in programma per i prossimi mesi: un libro, il cineforum, spettacoli e molte sorprese L’OBIETTIVO SU SAN CESARIO

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ull’onda dello straordinario successo ottenuto dal calendario 2009, l’associazione ha deciso di programmare una nuova iniziativa editoriale che per potersi realizzare necessita del contributo di tutti voi. Non vi si chiede denaro ma solo collaborazione in termini di condivisione delle immagini fotografiche storiche che un po’ in tutte le case rappresentano un patrimonio insostituibile. Mettere al servizio di tutti, o meglio socializzare, questo piccolo grande patrimonio, può rappresentare un passo in avanti verso la costruzione di quella memoria collettiva sancesariana essenziale per sfuggire alla massificazione di un mondo tecnologico, globalizzato, multiforme e allo stesso tempo privo di specifica identità. Il libro raccoglierà foto che parlano di San Cesario, dei suoi luoghi, dei suoi abitanti e della sua

economia, tutto ciò che caratterizzava il nostro paese nel periodo antecedente gli anni settanta. Quindi rimboccatevi le maniche e andate a rovistare tra le vecchie foto di famiglia, quelle che riaccendono in voi vecchi ricordi, magari sfumati dal passare del tempo, ma che è sempre una gioia ricordare e condividere. Le foto, possibilmente complete di didascalia, verranno raccolte in un libro che sarà stampato orientativamente per la festa di San Giuseppe. Le foto potranno essere consegnate presso la sede della redazione in via Umberto I, 65 ogni martedì e giovedì dalle 20,30 alle 22,00 e ogni sabato dalle 15,30 alle 17,30 oppure potete mandarci una scansione via mail all’indirizzo: redazione@alambicco.com Scadenza per la consegna: il 28 marzo.

IL GIOVEDÌ DELL’ALAMBICCO

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icominciano gli appuntamenti del giovedì. Dopo il cineforum, varie presentazioni di libri ed approfondimenti culturali, si è deciso di andare oltre ripensandoci anche in chiave artistica mai disgiunta da una profonda dose di ironia. Il 26 febbraio, alle ore 21,15, ci sarà uno spettacolo dal titolo Esp con un illusionista “speciale” alle prese con trucchi, esperimenti e magie varie. Le iniziative continueranno per il mese di marzo con l’ormai consueto appuntamento del Cineforum, mentre nel mese di aprile sono in corso di programmazione incontri di degustazioni enogastronomiche e una serie di “lezioni” di giornalismo aperte a tutti.

Il calendario dettagliato sarà pubblicato sul nostro sito internet (www.alambicco.com) man mano che saranno definiti giorni e orari.

TESSERAMENTO 2009 Giovedì 5 marzo, alle ore 21, prende il via la campagna tesseramento per l’anno 2009 con una festa a sorpresa presso la nostra sede in Via Umberto I n. 65. Siete tutti invitati ad acquistare la tessera della nostra associazione (costo € 10,00), che dà diritto ad una serie di sconti e convenzioni con numerosi esercizi commerciali. È anche grazie al vostro sostegno economico che la nostra associazione può continuare a svolgere le sue numerose attività. Sandra Caiaffa sandra@alambicco.com


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POLITICA INTERNAZIONALE

UNA SPERANZA NEL CIELO DI GAZA La guerra infinita continua a segnare morti e violenze. Rimane la flebile speranza dei politici che cambiano, dei governi che proclamano, degli accordi che si rinnovano

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n queste ore si lavora ad un cessate il fuoco per Gaza. Forse. Lo scenario è cambiato, almeno da un punto di vista politico. Il sensibile indebolimento dell’infrastruttura di Hamas, le elezioni in Israele che hanno manifestato una svolta a destra dell’elettorato, l’insediamento di un nuovo presidente negli Stati Uniti. Si tratta per un cessate il fuoco di 18 mesi e per l’apertura delle frontiere israeliane, per consentire

il passaggio sia agli aiuti umanitari sia ai materiali (cemento e ferro, tra tutti) indispensabili alla ricostruzione, dopo ventidue giorni di bombardamento. Esponenti di Hamas sostengono che la fine della trattativa sia questione di giorni mentre in via ufficiale il governo di Tel Aviv smentisce; ma

voci affermano che sia stata messa sul piatto da parte israeliana anche la richiesta di liberazione per Gilad Shalit, il pilota catturato in Libano nel 2006, il cui aereo venne abbattuto durante un operazione dell’aviazione. La situazione evolve anche da un punto di vista politico. Chi pensa che ad affrontarsi siano due popoli e due stati monolitici, si sbaglia. Da parte palestinese si cerca di ricucire una qualche unità d’intenti tra il movimento religioso Hamas, che controlla completamente la striscia di terra bombardata e l’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen, che governa la Cisgiordania e che vuole accreditarsi come unico interlocutore credibile per Israele e la comunità internazionale nelle trattative di pace, riprendendo in qualche modo il controllo di Gaza da cui era stata cacciata nel 2007. Ma c’è dell’altro. Ci sono 1350 morti (dato purtroppo provvisorio), la gran parte civili, nella striscia di terra che circonda Gaza City; ci sono ancora i lanci di razzi verso le città meridionali israeliane (Sderoth, Ashkerot). C’è un odio che sembra inestirpabile, nei confronti del quale la prima e naturale reazione è la rassegnazione o, peggio, l’indifferenza per noi osservatori esterni.

Periodico di politica cultura società Anno VIII n. 1 - Febbraio 2009 ISCRITTO AL N. 792/2002 DEL REG. STAMPA DEL TRIB. DI LECCE

Direttore responsabile: Giancarlo Greco. Hanno collaborato: Alessandro Bongiorno, Alessandra Caiaffa, Antonella Perrone, Aristodemo De Blasi, Cristian Nobile, Daniela Litti, Elena Luperto, Francesca Taurino, Gianni Nobile, Giuliana Scardino, Giuseppe Nobile, Paolo De Blasi, Paolo Taurino, Tonio Rollo. sito internet: www.alambicco.com e-mail: redazione@alambicco.com Redazione: via Umberto I, 65 - San Cesario di Lecce Stampato presso: Valerio Grafiche via Cavallino - San Cesario di Lecce

Ad ogni modo, nonostante notevoli resistenze nell’opinione pubblica, sembra essersi affermata l’idea che nel medio oriente non si avrà mai una pace duratura fino a quando Israele non potrà vivere in sicurezza e il popolo palestinese non avrà visto avverarsi il proprio sogno attraverso un proprio stato che realizzi e protegga la propria dignità. Spesso però si assiste alla farsa delle prese di posizione preconcette, che rispondono alla stessa logica gretta delle battaglie finto-ideologiche e delle contrapposizioni politiche. Si è pro o contro Israele o i palestinesi. In una logica di sicurezza e dignità non si può mettere in discussione il diritto dello stato ebraico a difendersi. Né si può negare il pericolo a cui sono sottoposti i cittadini di quello stato. Il problema a mio avviso sta nella sproporzione tra le forze in campo. Se la violenza verbale degli opposti estremisti possono in qualche modo esser messe a confronto, altrettanto non si può fare per la forza militare e per il potere distruttivo delle bombe israeliane. La consapevolezza della pericolosità del movimento integralista Hamas e la pratica degli scudi umani civili posti nei luoghi strategici, non servono a ridimensionare l’orrore per gli effetti dei bombardamenti di Tsahal (le forze armate israeliane). Da persona convinta dell’importanza di Israele e delle sue istituzioni democratiche continuo a chiedermi dove finisce il diritto alla difesa e dove comincia l’arroganza di una potenza di fuoco soverchiante, la battaglia tragica e iniqua che produce migliaia di morti innocenti. Giuseppe Nobile giuseppe@alambicco.com


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CULTURA

LE DONNE GIUDICANO LE DONNE

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e donne giudicano le donne, l’hanno sempre fatto ed è forse questa la vera differenza tra i

sessi. La donna che Angela Scarparo racconta nel suo ultimo romanzo - L’arte di comandare gli uomini - edito da Manni è, infatti, una donna sotto osservazione. Un’autrice impietosa, la Scarparo, appassionata sempre, intenerita a volte, appare lucidissima nel descrivere questo suo personaggio: Elisa Dentera, donna inetta, inadeguata, irresponsabile, icona di una generazione, di un luogo, di un’epoca. Una donna senza arte (né parte). Perché farne l’eroina di un romanzo? A mio avviso, questo bisogno esistenziale, sociale, a volte letterario, a volte relazionale, che hanno le donne di raccontare e valutare le altre donne, tutte le donne diverse, e con quelle il mondo intero, ha molto a che fare con la ricerca della felicità. La felicità è un tema che riguarda tutti. Anche Elisa cerca la felicità, ci crede, la pretende dagli altri, s’accanisce nel creare le condizioni che lei reputa le migliori per procurarsela, ma fallisce sempre. Lei non è capace. La felicità sembra a portata di mano, è lì per tutti, eppure Elisa non è capace. Il titolo del romanzo, che pure ben presto si rivela al lettore come una contraddizione, un inganno, un gioco iro-

Angela Scarparo, nel suo ultimo romanzo, ci regala un personaggio femminile fragile, inadeguato, instabile, inetto... eppure libero nico, altro non è che un enorme desiderio tradito. Un desiderio collettivo senza speranza. Elisa è colta dall’autrice in un breve arco temporale, in uno spazio fisico e geografico circoscritto, eppure la trasformazione (la sua disillusione, il raggiungimento della consapevolezza) operata nel tempo del racconto appare enorme a chi legge. Pare venire da molto lontano, da generazioni, da decenni di storia, da molti altri luoghi fisici ed altre donne venute prima, dalla tivù e dal cinema. Perché è la forza della vera letteratura quella di descrivere uno spigolo, lasciando intuire tutto lo spazio intorno. Illuminare un dettaglio per rivelare il buio circostante. Elisa fatica a capire, perché lei non è una donna vera, lei è un prototipo, un oggetto creato per facilitare l’osservazione. Lei è vittima esemplare del suo tempo. In altra epoca sarebbe stata, forse, una donna migliore, legittimata e ben felice di poggiare sull’uomo tutta la propria fragilità, di rinunciare ad ogni scelta e galleggiare mollemente nella propria inconsistente materia, lasciandosi trasportare dal caso. Vive

LA SERATA DELLE

invece anni che richiedono doti di autonomia, coraggio, controllo, ed è chiamata a confrontarsi di continuo con i suoi simili: altre donne, altri uomini, spesso con i propri famigliari. Elisa è solo respiro e qualche bella immagine. Lei ha bisogno solo di soldi. Se ci fossero quelli, lei ne sembra certa, sarebbe felice. Elisa ha soltanto un’idea vaga di sé, però è un’idea che cresce col romanzo, attraverso l’uso di una lingua scarna, rapida, precisa. Nessun evento eclatante: per l’evoluzione del suo personaggio, alla Scarparo sono sufficienti piccole azioni, gesti minimi, brevi percorsi d’autobus, passeggiate notturne, boccali di birra, pensieri volatili che lasciano solo intuire l’esistenza di una passione, di un confine. Elisa è una donna borderline la cui unica possibilità di salvezza è celata in qualche piccola passione, semplice ed astratta, da cinema o letteratura, che riesca a preservarla dalla morte. Questa passione per sua fortuna coincide con quella vaga idea di felicità che le consentirà gradualmente di comprendere se stessa e da se stessa prendere le giuste distanze. Mentre gli

Angela Scarparo L’arte di comandare gli uomini Manni 2009

uomini, altrettanto piccoli, inetti, lenti, nevrotici, restano a far sogni mediocremente o poeticamente truffaldini, Elisa resta da sola. Angela Scarparo la immagina così. Peggio sarebbe stato per lei vivere nella confusione, invece no: Elisa scopre di essere libera. Zoppa, instabile, arruffona, ma libera di dare il senso che desidera all’arte del nulla. Elisabetta Liguori

STRALUNE

Presentato il 29 gennaio scorso nella sede dell’associazione “l’alambicco”, l’ultimo romanzo di Enrico

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mbre e incantamenti, metafore avvolgenti e dissolvenze: sono queste le atmosfere di Stralune (Ed. Manni) l’ultimo libro di Antonio Errico, alla sua seconda prova come autore di romanzo. Il libro è stato presentato nei giorni scorsi nella sede dell’associazione, alla presenza oltre che dell’autore, di Giovanni Invitto (Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, Università del Salento), Teo Pepe (Caporedattore Cultura del Nuovo Quotidiano di Puglia) e Simone Franco (attore). Come in altri scritti di A. Errico, il lettore è da subito coinvolto in una narrazione che è riflessione interiore, ricerca ansiosa. La storia è quella di un disertore che torna, in una notte di fine anno, nella sua terra, nella sua casa, a fare i conti con il proprio passato. La memoria, reale protagonista del romanzo, si anima nella figura di alcuni personaggi: la madre, la prima a prendere parola,

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la figlia, la donna amata; poi il padre, che lo spinge ad allontanarsi, “Dimentica tutto. Questa notte stessa”, quasi a volerlo proteggere dal senso di colpa che in lui si sta insinuando sottile, inevitabile. Le loro voci e i loro ricordi s’intrecciano a quella di un’ombra misteriosa che insegue, conduce, appare e sfugge. Sullo sfondo, offuscati dal crepuscolo e dalla fitta acqua-neve, tempi e luoghi non definiti, una piazza, una torre, una città di mare, forse Otranto.

Un labirinto di vissuti ri-pensati, che riaffiorano, espressi attraverso un linguaggio poetico. Ancor più in questa prova emerge lo scavo della parola, il ricorso ad anafore, il ripetersi ossessivo delle parole come litanie, l’uso dei contrari, la creazione di nuove parole. Memoria e viaggio (altro tema caro allo scrittore) che si fondono creando immagini suggestive espresse con un linguaggio musicale. E come la musica che, come qualcuno ha detto, trasmette un “alone di significati”e crea spazi e luoghi che mettono in corrispondenza il compositore con chi ascolta, allo stesso modo le pagine di questo romanzo emozionano, perché

creano la condivisione tra il narratore e il lettore, di un tempo interiore, evocato, immaginato e vissuto. Giuliana Scardino giuliana@alambicco.com

Antonio Errico è nato in provincia di Lecce dove vive e lavora come dirigente scolastico. Ha pubblicato Tra il meraviglioso e il quotidiano (1985), Favolerie (1996), Il racconto infinito (saggio su Luigi Malerba, 1998), Fabbricanti di sapere (1999), Angeli regolari (2002), L’ultima caccia di Federico Re (2004), Salento con scritture (2005), Viaggio a Finibusterrae (2007), studi e racconti in volumi collettivi.


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CULTURA

FRATE FABIO DA IMOLA E MICHELE SAPONARO

Raccogliamo e volentieri pubblichiamo queste riflessioni di Fabio Sabetta (sancesariano che da alcuni anni insegna in Emilia) in cui racconta di uno strano e casuale “incontro”, in barba al tempo...

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i sono tanto divertito quando ho letto l’articolo inviato da me in redazione e pubblicato lo scorso numero nell’angolino: “C’è posta per te..”. Leggere a fine articolo “Fabio Sabetta da Imola”, mi ha fatto subito pensare a un parolina da aggiugere “frate Fabio da Imola”, come frate Bernardo da Quintavalle... Mi farebbe tanto piacere se trovaste ora, la voglia e il tempo per leggere queste mie riflessioni sulle esperienze scolastiche che ho realizzato nella classe di una scuola nella quale lavoro, su uno scrittore a noi tanto caro: Michele Saponaro. “Qual è il primo ricordo della nostra vita? Nessuno saprà mai dirlo”. Inizia così, a pagina 3, il vecchio libro pubblicato nel dicembre 1957 dal titolo Racconti e Ricordi dell’artista Michele Saponaro, scrittore sancesariano le cui opere letterarie, a partire dagli anni Venti, erano conosciutissime ed apprezzate in tutta Italia. Quest’anno ricorre il cinquantenario della sua morte, e affinchè la sua arte venga “riscoperta” la stessa Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’Università del Salento e il CUIS, si sono fatti promotori di convegni e progetti sull’artista (Racconti e Ricordi è stato di recente ripubblicato a cura dell’Associazione “Percorsi Meridiani”, ndr). Mi auguro che il cinquantenario sia il punto di partenza per sensibilizzare giovani e meno giovani, coinvolgere le scuole Primarie, Medie e Superiori, associazioni, creare iniziative con rappresentazioni teatrali, concorsi, letture animate,. ecc. Bisogna dare atto che nelle librerie e nelle biblioteche non vi è una bibliografia completa dell’artista. Così, spinto dal desiderio di conoscere meglio la vita e le opere di questo mio conterraneo, ho consultato con un po’ di buona volontà alcune biblioteche comunali e provinciali salentine e ho trovato del materiale da leggere, come ad esempio il romanzo Adolescenza, ristampato nel 1983 su iniziativa dell’Associazione Pedagogica “G. Battista De Giorgi” (con il patrocinio del Comune di San Cesario), oppure le biografie romanzate su Gesù, Michelangelo, Leopardi, Mazzini, Carducci. Leggendo alcune delle sue opere, ho potuto conoscere e apprezzare meglio un’artista capace di utilizzare termini semplici e familiari attraverso uno stile

Michele Saponaro

in cui egli fonde innovazione e tradizione, ottenendo risultati di grande effetto e suggestione. Dopo aver fatto queste nuove “scoperte letterarie” - orgoglioso di avere radici comuni - ho proposto ai miei ragazzi di realizzare una lettura animata sull’artista sancesariano. Ho fatto così conoscere Michele Saponaro ad alcuni ragazzi di una scuola della provincia di Bologna. A nzi, vi dirò di più: in varie biblioteche nazionali si trovano opere e articoli di quotidiani e materiale raro che ho usato con i miei alunni più di quanto non si immagini. Quest’estate ero presso la biblioteca dell’Università di Urbino per consultare dei testi su un artista marchigiano, quando nel catalogo cartaceo mi è apparso il nome di Michele Saponaro: non vi nascondo l’emozione! Era un testo del 1934 dal titolo Lettere dal villaggio, la cui tiratura era limitata a 300 esemplari, un libro ingiallito di 85 pagine con una serie di illustrazioni. Un libro letto in pochissimo tempo, in cui Saponaro descrive con poetica maestria e con lo stupore e la sensibilità semplice e sincera di un bambino, paesaggi solari e luminosi, stagioni, affetti familiari. A questo punto ho avuto l’idea di proporre alcune di queste letture alla mia classe ed ho avuto un riscontro più che positivo. Sicuramente, Saponaro credeva nella sua arte di scrittore come strumento di civiltà e vedeva in essa l’espressione più profonda dei sentimenti dell’uomo. In classe abbiamo letto alcuni brani dal libro Racconti e Ricordi, ho colto così l’occasione di introdurre l’argo-

mento delle frazioni, leggendo un episodio della vita di Saponaro. Egli infatti raccontava che suo padre frazionava un uovo sodo in tante parti, quanti erano i figli. Per rendere la lezione meno teorica e più “appetibile” ho coinvolto i ragazzi facendo portare loro un uovo sodo: ciascuno doveva frazionarlo in più parti. Vi lascio immaginare “la puzza te oe” che ha suscitato nei bambini divertimento e curiosità. Anch’io ho dei ricordi legati al nome di Michele Saponaro e desidero raccontarli. Tanti anni fa frequentavo la scuola elementare “alle Saponaru” e, ragazzino com’ero, pensavo solo a giocare per la strada e di compiti ne avevo poca voglia. I miei allora decisero di tenermi impegnato il pomeriggio al doposcuola (almenu cu tte mpari le tabelline), dalla maestra Graziella Genio, oggi insegnante in una scuola di San Cesario. Allora la maestra Graziella era signorina e abitava con i suoi; la casa era situata al primo

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piano, di fronte alla villa dello scrittore Saponaro. Ogni pomeriggio per me era una disperazioe essere obbligato a fare i compiti e a stare seduto, l’unica distrazione era quella di guardare attraverso la finestra quella villa dove ogni giorno, al solito orario, un contadino coltivava e innaffiava degli ortaggi. Seriosamente mi dicevano: “Quella è la casa di Michele Saponaro, un grande scrittore”. Ed io ogni giorno, con l’ingenuità della mia età, pensavo che quel contadino fosse il grande scrittore. Le mie conclusioni furono: non ho mai visto un personaggio illustre “ca zzappa e face cecore”. Oltre alle “cecore” vi era un albero di nespolo pieno di frutti, i cui rami pendevano sulla strada. Un ramo più carico di frutti divenne motivo di attenzione per me, quella vista diventava ulteriore fuga dalla disperazione dei doveri, i soliti compiti (nu tema, do’ bloblemi e quattru operazioni). Bisognava solo aspettare pazientemente la maturazione delle nespole per fare il “colpo”. Un giorno, dopo aver terminato i compiti, all’uscita del doposcuola dicemmo tra amici: “Allora, scià futtimu le nespule allu Sapunaru?”. Sicuramente in quella stagione, nè i parenti di Saponaro, nè il contadino mangiarono le nespole! Ricordo che qualcuno andò a raccontare il fatto ai miei e non vi nascondo che, dopo tanti anni, sento ancora addosso il “calore” delle “mazzate” ricevute. Oggi se qualcuno mi dicesse : “Qual è il primo ricordo legato al personaggio di Michele Saponaro?” So cosa rispondere : le “mazzate”. Un saluto da frate Fabio da Imola. Fabio Sabetta

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AMBIENTE

DIOSSINA ADDIO

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inalmente la politica si riconcilia con l’ambiente e per una volta non perde di vista due tra le sue principali priorità: la qualità della vita e la salute dei cittadini. La politica in questo caso è quella della Regione Puglia che il 16 dicembre scorso ha approvato la legge che prevede nel territorio pugliese una riduzione, rispetto ai livelli nazionali, di emissioni di diossina e furani in atmosfera. Fin troppo lungo l’elenco di morti ammazzati da questi veleni, da troppo tempo questi micidiali composti ammorbano il nostro territorio, a cominciare dalla sfortunata e martoriata città di Taranto costretta a respirare i fumi avvelenati da quello che è il principale responsabile della loro emissione, lo stabilimento siderurgico Ilva, il più grande e inquinante d’Europa. Secondo una stima riportata nella relazione che accompagna il provvedimento, infatti, l’impianto di Taranto produrrebbe “più del 90% delle emissioni di diossina degli impianti italiani”. Triste primato di questa città, sulla quale il premio Nobel per la Pace, l’americano Al Gore, in una recente visita a Milano ha dichiarato: “Sono sconvolto per la quantità di diossina a Taranto” annunciando di voler venire nella città “perché il toro va preso per le corna”, così ha detto. D’ora in avanti Taranto, prima nell’elenco delle città italiane inquinate da diossina, può sperare in un futuro diverso. Preceduta da manifestazioni che hanno portato in piazza decine di migliaia di tarantini, la proposta di legge ha da subito suscitato un fitto dibattito ma, arrivata sui banchi del Consiglio regionale, ha incontrato una approvazione bipartisan, votata oltre che dalla maggioranza anche da tre Consiglieri tarantini di Forza Italia, evidentemente disobbedienti ai diktat imposti dalle alte sfere. Sia la Ministra per l’ambiente Prestigiacomo che il pugliese Fitto, Ministro degli Affari Regionali, infatti, si

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La Regione Puglia ha appena approvato una legge che limita le emissioni di diossina, un beneficio soprattutto per la martoriata città di Taranto

erano espressi in maniera non favorevole nei confronti del provvedimento di legge, ritenuto dalla Ministra “illegittimo”, a difesa delle prerogative dell’Ilva. Si tratta di una legge molto snella, composta da appena quattro articoli, ma così forti da costringere l’Ilva se inadempiente a fermare il suo stabilimento. In particolare il provvedimento impone al siderurgico di Taranto due passaggi fondamentali: entro Aprile 2009, la concentrazione di veleni dovrà scendere sotto la soglia di 2,4 nanogrammi, ed entro il 31 dicembre 2010 l’emissione di diossina dovrà attestarsi al di sotto dei 0,4 nanogrammi, limite posto dal protocollo di Aarhus, la direttiva comunitaria mai recepita dall’Italia. Se lo stabilimento industriale del gruppo Riva non sarà in

grado di rispettare queste soglie, e non dovesse riuscirci neanche entro due mesi dalla segnalazione di infrazione da parte dell’Arpa, la nuova legge darà la possibilità alla Regione di sospendere la attività produttiva dell’Ilva. “Con questa legge cambiamo la storia dell’Italia” ha commentato il presidente Nichi Vendola che ha aggiunto: “La nostra legge non parla solo in salsa tarantina, vuole dare speranza alla Puglia e parlare all’Italia e all’Europa”. La Puglia infatti è la prima regione d’Italia a prendere una simile decisione. Decisione che ha subito suscitato la replica da parte della dirigenza del siderurgico che giudica “tecnicamente irraggiungibili” i limiti alle emissioni nei tempi previsti dalla legge. Ma le due scadenze temporali sono

state suggerite alla Regione dall’Arpa sulla scorta di uno studio scientifico e da un’analisi di altre esperienze simili al mondo. È notizia dell’ultima ora che la Ministra dell’Ambiente ha convocato nei prossimi giorni un tavolo al Dicastero con la famiglia Riva, le organizzazioni sindacali, l’Arpa, la Regione, la Provincia, i Comuni di Taranto e Statte per tentare, di “mediare una soluzione”. Appena nata la legge rischia già di essere messa in discussione? Vedremo quale sarà l’evoluzione. Intanto non può non ritenersi scandaloso che la normativa nazionale italiana non si sia ancora adeguata agli standard europei e che il “Codice dell’ambiente” consenta emissioni di diossina fino al dissennato limite di 10.000 (diecimila!) nanogrammi a metro cubo calcolati in concentrazione totale. Tutto ciò per la soddisfazione delle lobby dell’acciaio. La nuova legge regionale rappresenta certamente una svolta, ma questo non è che il primo passo di un lungo processo di riqualificazione ambientale di cui la Regione e il governo devono farsi carico e che devono riguardare l’intera Puglia così come l’intero territorio nazionale. Daniela Litti daniela@alambicco.com


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DIFFERENZIATA:

Da sola potrebbe risolvere il problema dei rifiuti, ma ancora non riesce a decollare. E a San Cesario riusciamo a fare peggio degli anni precedenti.

CROCE E DELIZIA

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pprofittando di uno dei rari giorni soleggiati che questo inverno ci ha concesso, abbiamo fatto un giro nella campagna sancesariana per ammirare da vicino i lavori che interessano la discarica di Cavallino. I lavori, come ogni lettore saprà, riguardano la costruzione dell’impianto per il CDR (nella foto in alto) e la discarica di soccorso in località “Mate”, il cui termine per la consegna dei lavori era fissato per ottobre 2008. Era, appunto. Perché, ad oggi, gli impianti non sono ancora in funzione. L’impianto CDR, apparentemente pronto, non sembra interessato da attività, mentre la discarica di soccorso ha da qualche giorno visto completata il muro

di recinzione esterno. Ritardi che, al momento, non si sa quanto si protrarranno, ma che, se mai dovessero prolungarsi nei mesi più caldi, potrebbero riportarci ai ben conosciuti olezzi dello scirocco estivo. Da lontano, ma non troppo, vediamo la montagna di spazzatura: la discarica è il monumento alla nostra società, la società dei rifiuti. E vedendo quell’enormità non si può non pensare a quanti rifiuti ognuno di noi produce, e a quanto poco invece differenziamo. La raccolta differenziata, da sola, potrebbe risolvere buona parte delle problematiche legate allo smaltimento. Eppure la raccolta differenziata ancora non va, non riesce nemmeno lontanamente ad

avvicinarsi agli obiettivi minini previsti dai piani nazionali e regionali. In Puglia nel 2008 la raccolta differenziata è stato del 12,394%, nell’nostro Ato Le/1 è stata il 13,947%. Dati molto bassi. Ma a San Cesario siamo riusciti a raccogliere solo l’8,534% di raccolta differenziata. Ci si aspetterebbe una maggiore sensibilità da parte di nostra, visto che la discarica l’abbiamo praticamente in casa, e invece siamo fanalino di coda dell’intero Ato. Il premio come comune “Riciclone” vinto nel 1999 e nel 2001 è ormai lontano nel tempo. A dire il vero non si tratta di una sorpresa, visto il numero esiguo di buste per la differenziata che si vedono ogni martedì mattina per la raccolta porta a porta.

C’era da aspettarselo, insomma. Ma ci aspettiamo anche uno scatto d’orgoglio dei sancesariani, ci aspettiamo un ritorno alla differenziata, un maggiore coinvolgimento e sensibilizzazione dei cittadini e delle scolaresche al riciclo. Noi, nel nostro piccolo, vogliamo dare il nostro contributo pubblicando un vademecum per la raccolta differenziata. Sarebbe bello poter scrivere nei prossimi numeri di un’inversione di tendenza, di una percentuale di raccolta raddoppiata. Lo si può fare con un piccolo sforzo di ognuno, e tutti ne guadagneremmo in salute. Gianni Nobile gianni@alambicco.com

COSA E COME DIFFERENZIARE LA RACCOLTA DEL VETRO Cosa gettare nella campana del vetro? Bottiglie, barattoli, vasetti di qualsiasi colore. Cosa non gettare Lampadine, lastre di vetro, stoviglie, oggetti in ceramica, bottiglie contenenti materiali infiammabili, specchi e cristalli. Qualche consiglio pratico I contenitori vanno sciacquati prima di essere gettati. È importante togliere dalle bottiglie i tappi di ferro, plastica o sughero, fascette ed etichette. LA RACCOLTA DELLA CARTA Cosa gettare nella campana della carta? Giornali, riviste, quaderni, vecchi libri, piccole scatole da imballo, moduli a carta continua, carta pulita in generale. Cosa non gettare Carte plastificate, metallizzate, oleate, vetrate, a carbone, tetra pack (cartoni del latte e dei succhi di frutta). Qualche consiglio pratico Non gettate nella campana perché non si può riciclare la carta ricoperta da un sottile strato di plastificazione o di metallo (ad esempio i contenitori per il latte e per i succhi di frutta). LA RACCOLTA DELLA PLASTICA Cosa gettare nella campana della plastica? Bottiglie, flaconi dei detersivi e contenitori per liquidi in generale. Cosa non gettare Contenitori e bottiglie di sostanze tossiche (recano sull’etichetta “T” o “X”) e ustionanti (recano sull’etichetta “F” o il simbolo della fiamma), sacchetti per la spesa, polistirolo, posate, piatti e bicchieri di plastica.

Qualche consiglio pratico: svuotate le bottiglie, schiacciatele e richiudetele per evitare che riacquistino volume. Eliminate le etichette di carta prima di introdurre bottiglie e flaconi nelle campane. LA RACCOLTA DELL’ ALLUMINIO Cosa gettare nella campana dell’alluminio? Lattine, scatolette, contenitori, fogli e vassoi di alluminio, carta stagnola. Cosa non gettare Bombolette spray, contenitori di vernici e solventi. Qualche consiglio pratico Schiacciate le lattine per diminuirne il volume. I contenitori devono essere per quanto possibile puliti. LA RACCOLTA DI LAMPADE E NEON Tubi catodici, lampade al neon e fluorescenti devono essere tenuti accuratamente separati dai rifiuti domestici e consegnati ai centri multiraccolta che provvederanno al loro smistamento negli impianti specializzati. Contengono sostanze chimiche e gas spesso tossici, e devono essere trattati con una tecnologia particolare per non inquinare. LA RACCOLTA DI OLI ESAUSTI E GRASSI Gli oli sono tra le sostanze più difficili da smaltire. L’olio per motore usato va consegnato ai centri multiraccolta o alle stazioni di servizio vicino casa. È sconsigliato il “fai da te” nel cambio dell’olio dell’autovettura con facili perdite di lubrificante nell’ambiente. Fate quindi molta attenzione: se gli oli vengono scaricati nei tombini o nelle fogne inquinano le acque e danneggiano gli impianti di depurazione, aumentando i costi da noi sostenuti per il loro funzionamento. Se vengono bruciati in modo illecito inquinano

l’aria con sostanze molto dannose per la salute. Se dispersi nel terreno avvelenano piante e animali. Ogni volta che cambiamo l’olio del motore ne recuperiamo circa 5 kg, una quantità che, se dispersa in mare, formerebbe una chiazza nera grande come un campo di calcio. LA RACCOLTA DI APPARECCHI ELETTRONICI La vecchia radio rotta, il vecchio televisore o i pezzi di sostituzione di un elettrodomestico, sono costruiti con materiali e con sostanze che, se lasciate nell’ambiente, possono rivelarsi inquinanti. Ogni cittadino dovrà lasciare questi oggetti solamente presso le piazzole comunali dove verranno inviati a centri specializzati che recupereranno le materie prime ancora riutilizzabili e smaltiranno le altre parti. LA RACCOLTA DI BATTERIE E PILE Cosa gettare nel contenitore delle pile? Pile (di giocattoli, walkman, telecomandi ecc.), pile a bottone, batterie di telefonini e batterie ricaricabili. Cosa non gettare Le batterie delle automobili. Qualche consiglio pratico Le pile devono essere raccolte separatamente, messe in un sacchetto e portate negli appositi contenitori stradali o presso i centri di raccolta dei negozi; questo vale anche per le batterie ricaricabili. Dopo un certo tempo le pile rilasciano un liquido estremamente tossico che non va assolutamente toccato.

Per il ritiro gratuito dei rifiuti ingombranti (lavatrici, frigoriferi, elettrodomestici, ecc) si può chiamare il

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NUMERO VERDE

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AMBIENTE & SALUTE DI MARIA GRAZIA DE GIORGI

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na sana alimentazione passa anche dal rispetto di alcune regole in cucina che non sempre si seguono. Tutti ormai sappiamo che vi è una correlazione tra cibo e salute: e quindi la nostra attenzione nell’acquistare i prodotti destinati alla nostra alimentazione si è fatta molto alta . Stiamo attenti all’etichetta, alla marca, al posto dove acquistare, desiderando per i nostri cari e per noi alimenti sani. Questo va benissimo e denota chiaramente una crescita culturale. Vorrei, però, fare insieme a voi una riflessione: siamo sicuri che i procedimenti con cui prepariamo i cibi per portarli in tavola siano corretti e che, ad esempio, non ci sia il rischio che possiamo essere noi responsabili della acquisizione di alcune caratteristiche che possono renderli meno sani? Parliamo, per esempio, della frittura, che molti di noi mangiano volentieri ma con un leggero senso di colpa, perché sappiamo che “fa male”. Questo perché l’olio, raggiungendo alte temperature, dà luogo a trasformazioni chimiche che producono sostanze dannose per il fegato. Se non ci sono particolari indicazioni dovute alla presenza di patologie, si

QUANDO A SBAGLIARE È IL CONSUMATORE

può però trovare un compromesso, includendo i fritti nella nostra alimentazione (di adulti) senza esagerare nella quantità e nella frequenza e seguendo nella preparazione alcune buone regole . In fin dei conti seguire un sano regime alimentare non significa evitare in maniera assoluta alcuni alimenti, ma saper dosare in qualità e quantità appropriate tutti gli alimenti, nessuno escluso. Friggere significa immergere gli alimenti in un grasso precedentemen-

ELEZIONI IN EL SALVADOR

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mportante risultato elettorale nello stato centramericano per il Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Martì, alla vigilia delle elezioni presidenziali. Il voto per il rinnovo del parlamento e delle amministrazioni comunali del 18 gennaio scorso, apre uno spiraglio per la nascita di un progetto politico alternativo in El Salvador.Un piccolo passo in quel difficile processo di democratizzazione di un paese che, dopo la fine della guerra civile, nel 1992, ha conosciuto diciassette anni di governo della destra militarista del partito Arena, al potere con il Presidente Saca. Il popolo salvadoregno torna ad affidarsi a forze progressiste spe-

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rando in un cambiamento, per uscire dalla stretta della politica colonialista imposta dagli Stati Uniti e dal controllo del narcotraffico. Le elezioni hanno portato alla vittoria del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln), la formazione exguerrigliera trasformatasi in partito politico nel 1992. Importante risultato, in un contesto come quello centroamericano, dove le prospettive di cambiamenti, sempre più reali in gran parte del continente sudamericano, devono ancora arrivare. Il Frente (oltre al successo in quasi 180 comuni su 262) ha conquistato 37 seggi in parlamento contro i 33 di Arena (su un totale di 84). l’Alleanza Repubblicana Nazionale, partito apertamente vicino

te riscaldato (150-190 °C) e lasciarveli fino a completa doratura esterna e cottura interna. In questo modo, la superficie dell’alimento si disidrata rapidamente per effetto della temperatura elevata, mentre l’interno, sottoposto a temperature inferiori ai 90 °C (70 °C per carni e pesci), resta tenero. Gli elementi critici relativi a questa tecnica richiedono una serie di accorgimenti volti a rendere il prodotto finale

gustoso, non eccessivamente unto o dannoso per la salute. Prima tra tutte la scelta del grasso Il grasso più adatto, secondo quanto detto prima, è quello che sopporta temperature più alte prima di dar luogo a sostanze nocive per il fegato, e questo è l’olio d’oliva. Gli oli di semi sono anche molto usati, ma c’è da sapere che tra loro hanno caratteristiche diverse e che un olio di arachide sopporta la temperatura meglio di un olio di semi vari. Altra buona regola è quella di friggere in quantità di olio tale che il prodotto sia immerso il più possibile, il che porta a diminuire i tempi di esposizione e quindi meglio una padella con i bordi un po’ più alti e di dimensioni non troppo grandi rispetto al quantitativo. Non ho più spazio, ma magari continuiamo un’altra volta! Per concludere, vorrei dire a chi ha la bontà di leggere, che il senso di queste piccole conversazioni non è quello di insegnare chissà quali elevate nozioni scientifiche, ma soltanto di suscitare un po’ di quella sana curiosità che spinge a cercare altro per saperne di più.

A SUD all’estrema destra ed erede degli squadroni della morte che per tutti gli anni ‘80 seminarono il terrore nel paese, grazie anche alle politiche repressive messe in atto famigerato maggiore D’Aubuisson, a cui si deve anche l’uccisione di Monsignor Romero, avvenuta il 24 Marzo 1980. Il Fmnl, per le elezioni presidenziali del prossimo 15 marzo, ha già scelto da tempo il suo candidato, Mauricio Funes, ex giornalista, indipendente e non legato all’ala più politicizzata del Frente. L’appuntamento elettorale del 15 marzo potrebbe essere l’occasio-

ne propizia per una svolta, nonostante la solita e ripetitiva propaganda della destra ogni volta che un paese del continente latinoamericano si profila un cambiamento reale: le accuse di narcotraffico e l’ombra di Chavez dietro la campagna elettorale. Il cambiamento del piccolo El Salvador potrebbe dare la spinta giusta anche agli altri paesi vicini del Centroamerica


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DAL MONDO

“OSCAR ROMERO”

QUALCUNO FERMI MUGABE!

IN COLLABORAZIONE CON IL CENTRO

Lo Zimbabwe è un paese paralizzato. Oltre l’80 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Non vi è libertà di espressione e le notizie che filtrano sono scarse e poco verificabili.

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artiamo dall’emergenza alimentare. Nell’ottobre 2008 un reportage pubblicato dal Times dava l’allarme: «Cinque milioni di zimbabwani, quasi la metà della popolazione nazionale, dipendono dagli aiuti alimentari e, pertanto, rischiano di morire di fame. Gli ospedali del paese, già privi di medicinali sufficienti per affrontare le malattie comuni, non riescono a fronteggiare la malnutrizione che colpisce soprattutto i minori. L’Onu ha chiesto aiuto per 81 miliardi di dollari per far fronte al problema, ma secondo il World Food Programme con questa cifra si arriverebbe a coprire le esigenze solo fino a gennaio 2009». In questo momento ad Harare i supermercati sono vuoti, i campi incolti, le scuole chiuse: lo Zimbabwe è più che mai al collasso. «Con un tasso di disoccupazione ormai superiore all’80 per cento e un’iperinflazione galoppante, la Banca Centrale del paese non trova altra soluzione che emettere ciclicamente sul mercato nuove banconote. L’ultima del valore di 3 miliardi di dollari zimbabwani, circa 20 euro. Medici, insegnanti e altri professionisti scelgono di lasciare l’impiego perché raggiungere il posto di lavoro, sia con mezzi privati che con mezzi pubblici, è troppo costoso». (Nigrizia)

A questo quadro già triste si è aggiunta in questi giorni un’epidemia di colera causata dalla contaminazione dell’acqua. Le vittime sono più di 4000. L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che «la situazione è completamente fuori controllo, con il sistema sanitario nazionale al collasso e oltre 70 mila persone contagiate». Chi ha portato lo Zimbabwe alla rovina? Domanda retorica. Risposta complicatissima. Di sicuro, in questo momento, vi è uno stallo politico che paralizza ogni settore vitale del Paese. E, sempre di sicuro, questo stallo è causato dal risultato delle presidenziali dello scorso anno dalle quali, tra brogli e violenze, è uscito vincitore per il suo sesto mandato Robert Mugabe, 84 anni, al potere dal 1980. Un dittatore coi fiocchi! Del resto non poteva che vincere lui, visto era l’unico candidato. L’oppositore Morgan Tsvangirai, dato per favorito, era stato costretto a ritirarsi a causa delle violenze esplose nel paese subito dopo il primo ballottaggio. Pressioni internazionali, esercitate da Onu, Ua (Unione Africana), capi di stato europei, americani e africani hanno cercato, senza successo, di portare Mugabe alla ragione. Sembrava che la situazione si risolverse con un “governo di unità nazionale”, con

Mugabe presidente e Morgan Tvangirai capo del governo. Poi il contenzioso si è spostato sull’assegnazione dei ministeri. Mugabe non accetta di rinunciare al potere; pretende il controllo di tutti i ministeri chiave: Esteri, Interno, Difesa, Finanze, Giustizia, Comunicazioni. Su questa drammatica situazione è intervenuta anche la Chiesa cattolica. I Vescovi dell’Africa australe hanno chiesto con forza a Robert Mugabe di dimettersi per «dare spazio a un governo di unità nazionale ad interim che permetta al più presto lo svolgersi di elezioni libere sostenute e validate dalla comunità internazionale». I vescovi hanno inoltre invitato i governi e le istituzioni di tutta l’Africa australe a chiudere i rapporti con il regime di Mugabe: «La sua presenza al potere è un atto illegittimo che sta causando un genocidio» hanno concluso nel loro intervento. Altrettanto determinata è stata l’Unione Europea, che ha approvato nuove sanzioni contro il regime di Harare. In particolare è stato esteso il divieto di ingresso nell’Ue – e il congelamento di loro beni – a 26 persone e a 36 compagnie legate a Mugabe. Così si colpisce il commercio di pietre preziose (diamanti), l’unico che permette ancora all’anziano presidente di sopravvivere. Speriamo che le società europee che campano trafficando, più o meno legalmente, “materie prime” preziose – diamanti, oro, coltan – non eludano quest’embargo!

E adesso veniamo all’Unione Africana che, nei confronti di Mugabe, non è ancora riuscita ad assumere una posizione unitaria. Al momento solo il Kenya si è espresso in maniera chiara: il premier kenyano Raila Odinga ha chiesto all’Ua di «sospenderlo dall’organizzazione continentale fino a quando non ci saranno nuove elezioni, stavolta libere e corrette». Infine, la reazione degli Stati Uniti. Sembra che la nuova presidenza Obama spinga su Russia e Cina per far approvare in sede Onu una serie di sanzioni “dure” contro la dittatura di Mugabe. Sarà la volta buona?! L’anno scorso, al culmine delle violenze esplose durante le elezioni presidenziali, proprio Russia e Cina – con motivazioni dettate da interessi politici (Russia) ed economici (Cina) – avevano impedito che il Consiglio di Sicurezza varasse sanzioni “dure” nei confronti di Harare. Assurdi “artifizi politico-diplomatici” che passarono sopra la testa della gente, trascurando persino i bisogni primari. Oggi non è più tempo di artifizi. Lo Zimbabwe è letteralmente alla fame e ha bisogno di soluzioni immediate. L’emergenza colera va affrontata subito con ogni mezzo. Perché questo si realizzi è importante che Mugabe si dimetta e, a 84 anni, passi il testimone. Qualcuno riuscirà a portare Mugane alla ragione? Gianni Albanese

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TRADIZIONI

I consigli della zia Tetta

“na mangiare ‘ncora pane testu” di Lucia Luperto

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l secondo appuntamento con la nostra rubrica ci porta nella tradizione agricola salentina, luoghi e sapori troppo spesso lontani. A noi, spreconi e smemorati, la zia Tetta ci ricorda alcuni antichi consigli per recuperare ciò che abbiamo nelle nostre case, dimostrando come la cultura del riutilizzo trovi le sue fondamenta nella nostra cultura popolare. Come promesso, tre brevi ricette per riutilizzare il pane raffermo in piatti poveri ma gustosi, ma anche utili per risparmiare, senza trascurare i benefici sulla nostra salute poiché il pane duro diventa molto più digeribile e abbassa l’indice glicemico. Infine dal suo album di ricordi di carnevale - lu paulinu, li maci, la pentolaccia - la zia vi invita a provare un divertente gioco tradizionale del martedì grasso da fare con i bambini ma anche con gli adulti!

LU PANE CUETTU

LA MUDDHRICA Rosolate il pane grattugiato in un filo d’olio girando fino alla doratura, se necessario asciugatelo su di un foglio di carta assorbente. Si può utilizzare a piacimento, sulle verdure o sulla pasta fatta in casa al sugo al posto del formaggio. In passato veniva preparata durante il periodo di Quaresima per rispettare l’ astinenza da carni e formaggi

Tagliate a pezzi 400 grammi di pane casereccio raffermo e copritelo completamente con acqua. Aggiungete un filo di olio, una foglia di alloro e un pizzico di sale. Lasciate bollire fino all’assorbimento dell’acqua. Può essere servito cospargendo il tutto con del formaggio. Questa ricetta era utilizzata anche per i bambini, andando a sostituirsi al classico semolino. Una variante della ricetta prevede l’utilizzo delle frise al posto del pane, fatele rosolare in un filo d’olio e coprite con acqua. Aggiungete un po’ di farina, e mescolate fino ad addensare.

LI MUERSI In una pentola a bordi alti versate un bicchiere d’olio; quando comincia a fumare friggete il pane raffermo tagliato a tocchetti fino a farlo dorare.

LU CANNARUTU Il gioco consiste nell’ afferrare con la bocca, con occhi bendati e mani dietro la schiena un uovo sodo legato ad un filo. Colui che muoverà dall’alto l’uovo dovrà farlo con destrezza, movimenti repentini ed un pizzico di furbizia. Solitamente li muersi si abbinano a zuppe di legumi e verdure, unendo le parti e facendo in modo che il composto si amalgami completamente per pochi secondi a fiamma moderata.

Se volete avere consigli personalizzati dalla zia Tetta o darle suggerimenti, potete scrivere a: rubricaziatetta@alambicco.com.


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CULTURA Pubblichiamo con piacere una poesia di Antonio Benincasa scritta nel settembre del 1983... ma sembra parlare di oggi

LU CONSIGLIU COMUNALE

Quatthru passi all’aura sira sta facìa a S. Cesariu, pe’ la via Mazzini, nu picca cu mme uardu quarche sthria, nu picca pe’ la ‘ndore te li pini. Me piace cu caminu chianu chianu, cu uardu a gnasciu e cu nu parlu mai, ogne tantu me fermu ddau la manu e poi au nnanti, senza fazzu uai. Tuttu te paru sentu nu frantieddhru comu sia te gente ca sta rrita: uè bbiti ca ‘nc’è sutta nnu curtieddhru? A quarchetunu se sta llea la vita. A fuscere me mintu, pe’ nna fiata e ce bisciu quannu essu te lu viale? Menu male, Matonna sii lodata, è sulu lu Consigliu Comunale. Ianu scisi te susu la Comune tannu tannu, dopu nna riunione e ‘mpena essuti, nnanti lu purtune, ognetunu se sta facìa raggione.

LU

Cu ssacci quale ete lu partitu, basta sulu an facce cu lli uardi; nci nn’era unu, tuttu ‘mbelenitu ca sta rretava: ”razza te busciardi!” “A mie busciardu, piezzu te sthrazzune”, retava dhrrauru tuttu ‘ncravattatu, “spicciala, ca te lleu lu seggiulune e fazzu an terra cu te threi sssettatu!”. Nn’auru sta’ facìa finta lli tivita e ‘nvece sta’ spettava cu creanza cu bbiscia cinca ince ddhra partita cu sse recula pe’ la maggioranza. Nnu picca me cutìi ddra sceneggiata, poi, chianu chianu, me ‘nde ne turnai; ormai la passeggiata s’ia uastata e a quiddhri cchiù ‘ncazzati li lassai. Ma an capu tenìa fissu ‘stu pensieri ca me rreutava inthra le cerveddhre: “uardali comu suntu battaglieri ca pe’ nnu picca nu se fanu a feddhre!”.

RUSCIU

Pe’ nui nu mangianu e nu dormenu, nu ssapenu cce bbete la buscìa, me pare propriu ca se mmeretanu nnu dicu nienti, armenu nna poesìa…. (21 settembre 1983)

Antonio Benincasa

Lu Cùnsulu

DI LUIGI PASCALI

Una delle cose che più mi è rimasta impressa, in occasione di eventi luttuosi, quando ero bambino, è la consuetudine (oramai del tutto scomparsa) de lu Cùnsulu. Questo strano termine, che sembra quasi non appartenere alla nostra lingua, indica la pratica di servire un pasto, alla famiglia del defunto, generalmente dopo il rito funebre, da parte di persone molto vicine, per dimostrare così il proprio affetto, la vicinanza in un momento così terribile, o ancora per la semplice considerazione “tocca nne dissobblicamu, ca quannu morse lu tata iddhri a nui ne lu fìcera!”. Probabilmente le origini di tale pratica vanno ricercate nell’inopportunità, da parte dei famigliari del defunto, di mettersi ai fornelli, ma dall’altrettanto legittima necessità di rifocillarsi, magari dopo due giorni e una notte passati a vegliare la salma

Se ncete quarchetunu ca li tene inthru a nna fiacca considerazione, lu fattu ca ’ci suntu te ‘ste scene nn’ìa sservere cu cangia te opinione. Se fannu quistu, è pe’ lu bbene nesciu, cu pensanu ogne giurnu pe’ lu crai, cu ndhrizzanu ogne cosa ca ae a rovesciu insomma cu nne leanu te li uai.

(si sa che occorrono 24 ore di attesa, prima della tumulazione: ànu passare intiquattr’ure, prima cu lu precàmu), oppure ancora dalla necessità di un momento di raccoglimento conviviale di tutta la famiglia tragicamente colpita dalla scomparsa del proprio congiunto Detto ciò, con la semplice pratica di offrire una cena alla famiglia del dipartito potrebbe sembrare esaurito l’argomento, ma vale la pena soffermarsi su alcune sfumature che, secondo il mio modestissimo parere, sono degne di nota. Lu cùnsulu seguiva un rituale ben preciso, che si adattava alla circostanza e che doveva far fare bella figura a chi offriva il pasto, senza oltrepassare il fragile confine tra la sobrietà che il particolare momento richiedeva e la soddisfazione di chi preparava i pasti e di chi li consumava.

Le portate erano rigorosamente preparate in casa di chi offriva lu cùnsulu e, data la necessità di mantenerle calde, il primo consisteva sempre in tortellini in brodo, conservati in una zuppiera la meju ca tenimu, quiddhra te la purtata bbona! . Venivano forniti piatti, bicchieri, posate, tovaglia, tovaglioli, pane, vino e frutta, tutto adagiato in grandi cesti di vimini che venivano portati in casa del defunto all’ora concordata se avvisanu prima, casumai ‘nc’è qualche obbligu auru! . Chi preparava i pasti apparecchiava, serviva, e alla fine sparecchiava riponendo tutto nei cesti per riportare a casa piatti e stoviglie che venivano poi pulite in un secondo momento. Tutto procedeva in tono mesto, quasi in assoluto silenzio, interrotto qua e là da qualche singhiozzo o dal vociare di qualche bambino, se presente.

Alla fine i ringraziamenti pe’ lu fastidiu, gli ultimi abbracci, e ci si congedava, in attesa della continuazione del rituale te le visite, che consisteva, nei giorni successivi al decesso, visitare i parenti portando un piccolo dono, generalmente pasta, zucchero, caffè, vermout, rosolio. Quest’altra consuetudine trova origine nell’usanza di non poter uscire da casa, e quindi non poter fare la spesa, da parte dei famigliari, per un periodo che varia a seconda dell’epoca considerata: in passato, per esempio, le vedove non varcavano la soglia di casa per un anno intero, e vestivano rigorosamente di nero per almeno cinque anni. Col tempo il periodo si è ristretto sempre più, fino a far scomparire del tutto questa usanza, ma questa è un’altra storia!

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ASSOCIAZIONI

GLI SCEMIFREDDI PER LA LILT

Il trio comico sancesariano protagonista di una serata di raccolta fondi a favore della Lega Italiana Lotta contro i Tumori il 1 marzo, al Teatro Paisiello di Lecce

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i terrà il 1 marzo, nella bella cornice del Teatro Paisiello di Lecce, una serata di raccolta fondi a favore della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Sezione di Lecce) e dei suoi progetti, in particolare per la costruzione del Centro “Ilma” di Gallipoli, che vedrà protagonisti gli Scemifreddi. Lo scorso 1 Ottobre 2008, la Lilt di Lecce ha potuto finalmente dare avvio ai lavori di costruzione del Centro “Ilma” a Gallipoli, struttura polivalente dedicata alla prevenzione, ricerca, riabilitazione ed assistenza in

campo oncologico. Una struttura all’avanguardia in cui coesisteranno un centro studi ricerche con biblioteca, auditorium e strutture didattiche, spazi per la prevenzione clinica e la riabilitazione ed un Hospice con 12 posti letto. Gli Scemifreddi porteranno in scena il loro fortunato “Doveva succedere che succedesse”, spettacolo “sceminedito” assolutamente da non perdere! La serata è patrocinata dai Comuni di San Cesario di Lecce e di Lecce. Sipario ore 20.30. Infoline: 347/0767878 (scemifreddi@libero.it).

IL TRIONFO DEGLI ARCIERI Prestigioso risultato degli Arcieri “Valle della Cupa” che si confermano campioni regionali indoor

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omenica 4 gennaio, a Montemesola (Ta), una rappresentativa degli “Arcieri Valle della Cupa” di San Cesario di Lecce ha partecipato al torneo valido per l’assegnazione del titolo di Campione Regionale 2009. I nostri ragazzi hanno confermato i risultati conseguiti l’anno scorso ovvero: 1° posto seniores Maurizio Bertino 1° posto juniores Alberto Lezzi 1° posto assoluto Alberto Lezzi

1° posto ragazzi Mauro Caiaffa 3° posto assoluto Mauro Caiaffa 1° posto a squadre L’occasione per festeggiare i titoli appena conquistati, è stata il 5° torneo indoor “Valle della Cupa”, tenutosi a San Cesario il 1 febbraio (presso il palazzetto dello sport), ultima gara valida per la qualificazione ai campionati italiani, alla quale ha partecipato Pia Carmen Lionetti, pluricampionessa di Barletta presente alle ultime Olimpiadi di Pechino.

Caro “alambicco”... IN

CERCA DI...

Cara redazione, vi invio la presente mail con la speranza di ottenere qualche notizia utile con la pubblicazione sul vostro giornale. Come già detto sulle pagine del gruppo di Facebook, cerco un caro amico e collega (oltre ad essere leccese come me), di cui ho perso ogni contatto dal 1976. Per la precisione l’amico in questione si chiama Antonio Quarta, in quel periodo abitava con i genitori a San Cesario di Lecce, ed abbiamo svolto il corso Allievi Sottufficiali dell’Esercito a Viterbo da maggio a dicembre 1975, e da gennaio a giugno 1976 a Chiavari (GE). Dopo, purtroppo, a causa di diverse destinazioni le strade si sono separate. Io sono stato trasferito a Sabaudia (LT) dove ho prestato servizio fino al 31 dicembre 2008, giorno del mio pensionamento. Antonio, (se ricordo bene) era specializzato Telescriventista, ed oggi dovrebbe avere circa 5254 anni.

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Ringraziandovi anticipatamente per la disponibilità, saluto cordialmente. Francesco De Filippi (franco.defilippi@alice.it)

UN

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RICORDO AFFETTUOSO

Ciao mamma, il 1 febbraio di quest’anno sei venuta improvvisamente a mancare. Nulla hanno potuto i medici che ti hanno assistito gli ultimi giorni della tua agonia. Consentimi di esprimerti attraverso questo giornale, che da un pò di tempo costituisce un punto di riferimento per chi è lontano dal paese che mi ha visto nascere, un ringraziamento per come mi hai educato, mi hai aiutato nei momenti difficili e per come hai saputo consigliarmi nelle scelte di vita. La famiglia per te era tutto, la pazienza con la quale sapevi ascoltare è stata una caratteristica apprezzata da tutti, mai un rimprovero a voce alta,

mai un improperio, la tua vita è stata connotata da profondi sentimenti religiosi e da sincera bontà ed altruismo. Tutto ciò mi ha dato la forza di mitigare la lontananza. Ciao Cesarina, scusa se ti chiamo per nome ma a San Cesario così ti conoscono e cosi’ ti voglio ricordare anch’io. Tuo figlio. Angelo De Pascalis (Padova) •••

INVITO AI LETTORI Spesso riceviamo vostre lettere con segnalazioni, inviti, curiosità, auguri. E questo ci gratifica particolarmente. Tuttavia, per poterle pubblicare, abbiamo bisogno che siano firmate (non con pseudonimi o sigle). Per chi ha la necessità di rimanere anonimo, sarà sufficiente specificarlo in calce alla lettera e noi rispetteremo questa richiesta non riportando il nome. Inviate le vostre lettere presso la Redazione (Via Umberto I n. 65 • 73016 San Cesario di Lecce) e le e-mail all’indirizzo: redazione@alambicco.com


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TRA LIBRI E POLITICA

IL PERSONAGGIO

Abbiamo incontrato Salvatore Fabrizio: imprenditore che ha fatto della passione per i libri il suo lavoro e con alle spalle un’antica militanza nel PCI mai dimenticata. Abbiamo parlato con lui di cultura, politica e di San Cesario

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le scelte, erano anni di grande coinvolgimento nei partiti, anche dei più giovani, a dispetto dell’aria di disaffezione che si respira oggi. Erano anni particolari, arrivavano le ventate del ’68, tempi di forti passioni e anche a San Cesario la nascita del Pci fu un momento di forte coinvolgimento, la sezione era piena di giovanissimi, aiutati dell’esperienza di pochissimi compagni della generazione precedente, tra cui ricordo il compagno Cesarino, all’epoca sessantenne, da sempre vicino al PCI. E poi ancora Nunzio Mariano e con me Italo De Giorgi, Gianfranco Calò. Si discuteva molto, ci si scontrava, all’interno e con gli altri gruppi politici, anche se per fortuna, la maggior parte delle volte, la saggezza prevaleva, ma c’era passione, c’erano ideali per cui combattere. Oggi, non so se a torto o ragione, dal mio punto di vista, la mancanza di queste forti passioni è un danno, prevalgono più interessi privati o scelte di opportunità. Quegli spazi sembrano essere venuti meno oggi. Non conosco in modo dettagliato la realtà del territorio, di sicuro l’impegno di un partito non può prescindere dal partecipare all’individuazione dei problemi della gente. Noi organizzavamo le riunioni nei caseggiati, nelle quali la gente discuteva, proponeva, si lamentava, strillava, protestava, però partecipava. II partito deve intessersi strettamente al tessuto sociale, evidenziarne i bisogni concreti. Nelle realtà piccole, come la nostra, questo è ancora possibile. Il partito non può essere uno mero strumento di gestione del potere. Perché poi, dopo un impegno così forte, la decisione di allontanarsi o comunque di non avere un ruolo attivo? È stata una decisione sofferta ma inevitabile, perché gli impegni di lavoro erano diventati gravosi, e doveNella foto d’epoca si riconoscono, oltre a Salvatore Fabrizio - il primo sulla desta vo operare una la scrittrice Rina Durante (al centro) e il politico Luigi Tarricone (ultimo a sinistra) ul sito di Agorà, la società di promozione e distribuzione di prodotti editoriali e didattici, di cui lei è amministratore, si legge: “Un’avventura tra cultura e imprenditorialità”. Un percorso che vi ha portato ad essere un punto di riferimento, in particolare per l’editoria scolastica, nel Salento. Com’è nata quest’avventura? Dopo la laurea mi sono trasferito a Milano dove ho stabilito rapporti col mondo dell’editoria e della cultura. Dopo esperienze in varie città d’Italia, nel ’67 ho assunto a Lecce la rappresentanza di alcuni editori importanti e finalmente nel 1978 ho realizzato il mio vecchio progetto di coniugare l’informazione e la promozione editoriale con quella dell’aggiornamento didattico e culturale. L’aspetto che mi piace sottolineare è che questa esperienza, cresciuta negli anni, ci ha permesso anche di offrire spazi lavorativi a diversi giovani, in una realtà territoriale come la nostra difficile da questo punto di vista. Sin da ragazzo impegnato in politica, è stato consigliere comunale a San Cesario, nei primi anni ’70. Un’esperienza per certi aspetti particolare, direi… Decisamente. Io ero iscritto all’allora PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e riportammo a livello locale quella che a livello politico nazionale era l’avventura del compromesso storico tra DC e PCI. A San Cesario si formò una maggioranza mista con Gigi Lezzi sindaco. Non fu un’esperienza indolore, nella sezione del partito c’era chi non approvava, ma nel palazzo entrò aria nuova, le discussioni in giunta era molto accese, specie in materia di edilizia, ma comunque l’atmosfera era di reale confronto, molto vivace. Aldilà dei giudizi sulla validità o meno di quel-

scelta. Ma il mio modo di vedere la realtà politica e sociale non è cambiato. Quali, a suo avviso, le urgenze nella nostra comunità? Ci sono a mio avviso alcuni punti fermi da cui una realtà amministrativa non può prescindere: primariamente la scuola, a partire dall’asilo e mi sembra che da questo punto di vista San Cesario mostri grande attenzione; poi gli anziani, le sacche di povertà, che a volte restano nascoste per dignità. Punterei sulle risorse, bisognerebbe potenziare gli spazi verdi per i bambini che qui mi sembrano carenti. Molto invece si fa per la cultura, non solo intesa come riscoperta di valori prettamente locali, ma anche come creazione di occasioni perché la comunità possa ritrovarsi insieme. Che cosa ama del suo paese? Intanto la piscina, che frequento abitualmente! Amo San Cesario perché tra i paesi del circondario ha una sua specificità, una sua identità di carattere urbano, culturale: molti nomi della cultura salentina sono diventati espressione di valore nazionale. E poi i sancesariani sono simpatici. Hanno la battuta facile e sanno ridere di sé, e questo è un tratto distintivo delle persone intelligenti. Giuliana Scardino giuliana@alambicco.com


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