SCUBA ZONE 08

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Ho visitato l’Alaska nei mesi estivi, durante la fioritura di plancton. Questa condizione solitamente è favorevole all’incontro con le megattere, intente a nutrirsi di krill e pesci di piccole dimensioni, che si radunano nelle zone ricche di plancton. Non ho avuto la fortuna di osservarle, ma le ho sentite vocalizzare più volte. Tuttavia i pesci, insieme con gli invertebrati, i nudibranchi, colonie di anemoni, stelle di mare, cetrioli di mare, gamberi, granchi, polpi, leoni marini, hanno animato le mie immersioni. Le acque poco profonde sono spesso occupate da sciami di piccole larve, sembra di nuotare in una nuvola verde che assorbe gran parte della luce del sole. La mia avventura ha avuto inizio nell’isola di Vancouver in British Columbia (Canada). Abbiamo effettuato una prima tappa per visitare Telegraph Cove, situato alla fine del Johnstone Strait, che è un piccolo villaggio sorto nell’immenso parco marino conosciuto con il nome di Broughton Arcipelago. Questa é una delle migliori destinazioni dove vedere le orche. Abbiamo proseguito verso nord fino a Ketchikan, porto d’entrata in Alaska, la città più meridionale e la prima dell’Inside Passagge. Ketchikan si trova nel cuore del Tongass National Forest, un insieme di isole costituite da montagne e circon-

date dal mare. Dopo aver completato le pratiche doganali, siamo ripartiti alla ricerca di un posto più tranquillo. L’Inside Passage è caratterizzato da una serie di canali profondi, baie e fiordi, che si trovano sulla costa, protetti dal susseguirsi di isole esterne. Questo canale naturale è comodo perché offre riparo dalle avverse condizioni marine. Il percorso è caratterizzato da scorci di montagne che s’innalzano dal livello del mare fino a quasi mille metri d’altezza, in un susseguirsi di fitte foreste, cascate e scoscese pareti di granito. L’indomani abbiamo attraversato Clarence Strait e fatto rotta verso il ghiacciaio di Le Conte, incontrando i primi iceberg. Il contrasto tra il blu del ghiaccio più compatto e il verde intenso delle foreste ci ha lasciato attoniti. Avvicinandosi al ghiacciaio Le Conte, gli iceberg aumentano di numero e di dimensione. Per questo motivo, lo scafo dell’imbarcazione viene usato come rompighiaccio, e la navigazione si fa cauta, fino ad arrivare ai piedi del ghiacciaio. Durante la sosta abbiamo avuto la possibilità di fare una nuotata, indossando la muta stagna, nelle vicinanze degli iceberg più piccoli, meno pericolosi, e abbiamo provato a restare in equilibrio sulle lastre ghiacciate liberate dalla banchisa: una situazione

esilarante visto che tutti noi continuavamo a scivolare in acqua. Altri partecipanti, che invece hanno optato per un’escursione con il kayak, hanno potuto avvicinarsi alle foche che riposavano con i loro cuccioli sulle lastre di ghiaccio. Dopo breve tempo siamo ripartiti con molta cautela, perché l’abbassamento della temperatura aveva compattato la banchisa. Con il Nautilus Swell non abbiamo corso alcun pericolo, poiché non ha problemi a farsi largo e a raggiungere le acque libere. Ci siamo diretti verso Icy Strait, una delle migliori destinazioni per osservare le megattere mentre si alimentano. Questi cetacei adottano una tecnica molto particolare: per mezzo degli sfiatatoi, emettono un intreccio di bolle d’aria e circoscrivono i pesci in un’area limitata. Le bolle che risalgono in superficie inducono anche i pesci a risalire e qui trovano le megattere che li aspettano a fauci spalancate. Seguendo il nostro itinerario siamo arrivati all’isola Baranof, caratterizzata da sorgenti calde geotermiche e da un lago glaciale, immerso in una foresta pluviale. Ci siamo tuffati a Inian Wall, una parete ricca di colore, ricoperta da coralli molli rosa e bianchi, anemoni giganti, spugne cremisi, nudibranchi, ricci e stelle marine. Mille occhi ci scrutavano


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