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Postapressventiquattrore Anno 21 • n. 46 • 22-29 novembre 2012 • www.ilsalvagente.it

2 euro

Settimanale dei Diritti, dei Consumi e delle Scelte

Poste italiane spa - sped. in a. p. D.L. 353/03 ( c o n v. L . 4 6 / 0 4 ) a r t . 1 c o m m a 1 , D C B R o m a

CONTO DEPOSITO Meno è famoso più conviene 15 A CONFRONTO: CHI OFFRE I MAGGIORI INTERESSI

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SCUOLA IN FIAMME

BIBITE GASSATE

BOLLETTE

DA NORD A SUD

SI AUMENTI LA FRUTTA

TORNA LA STAGIONE DELLE PROTESTE

MA L’INDUSTRIA RESISTE

L’AEEG CONTRO ACEA FERMATE IL CAOS

PER LA SALUTE DEI BAMBINI

DEI CONSUMI PRESUNTI




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SalviamociGente

Il Salvagente 22-29 novembre 2012

Lo sconto a ostacoli di Trenitalia salvaweek

a cura di Riccardo Quintili

UN CLIMA PESANTE EPPURE PIENO DI VOGLIA DI PARTECIPARE E DI NON SUBIRE PIÙ. È QUELLO CHE SI RESPIRA IN QUESTI GIORNI NELLE NOSTRE SCUOLE. E NON SOLO PER LE VIOLENZE (E LA REPRESSIONE INGIUSTIFICATA E INGIUSTIFICABILE) DELLE MANIFESTAZIONI DELLA SCORSA SETTIMANA. CERTO, QUELLE SCENE CI SONO RIMASTE IN MENTE (E CI HANNO RICORDATO TEMPI CHE RITENEVAMO CHIUSI) E HANNO INVASO STAMPA E TV. MA HANNO ANCHE FINITO PER OSCURARE LE RAGIONI DI UNA PROTESTA CHE STA RAPIDAMENTE CONQUISTANDO GLI ISTITUTI ITALIANI E LE NOSTRE UNIVERSITÀ.

IL SALVAGENTE HA GIÀ DATO VOCE, PROPRIO LA SCORSA SETTIMANA, ALLE RAGIONI DEGLI STUDENTI. E QUESTA SETTIMANA TORNA A RACCONTARE LA SFIDA DEI RAGAZZI A QUELLA CHE VEDONO (PROBABILMENTE A RAGIONE) COME LA PARTITA FINALE PER L’ISTRUZIONE PUBBLICA. DOPO ANNI DI TAGLI, SVILIMENTO, IPOTESI DI APERTURA AI PRIVATI, INFATTI, I NOSTRI RAGAZZI HANNO DECISO DI CHIEDERE AD ALTA VOCE UN CAMBIO, DECISO E TANGIBILE, DI POLITICA. NON DOMANI, NON COMPATIBILMENTE CON LE ESIGENZE DI BILANCIO, MA SUBITO E COINVOLGENDO PROPRIO LORO IN UNA DISCUSSIONE APERTA.

POSSIAMO DAVVERO PENSARE CHE LA COSA NON CI RIGUARDI?

Caro direttore, davvero non c’è limite alle sorprese di Trenitalia. In breve, a ottobre leggo di una promozione che consente a chi acquista un biglietto e ha la CartaFreccia di ottenere un buono sconto di 20 euro da usare tra il 15 novembre e il 15 dicembre. Faccio spesso la Napoli-Roma-Napoli, dunque - mi dico - perché non approfittarne? Puntuale (o quasi) il 14 novembre mi arriva via mail il mio buono con i suoi codici. E arriva anche la sorpresa, nascosta nelle pieghe di un link che dice “per maggiori informazioni clicca qui”. Solo così scopro la giungla di restrizioni e condizioni che ne rendono l’uso una sorta di chimera. Non ho lo spazio per elencarle tutte ma basti sapere che il buono si può utilizzare solo per biglietti a prezzo intero che costino almeno 50 euro (addio al mio Roma-Napoli!) e che in caso di cambio prenotazione va pagato anche la cifra del buono. Inutile dire che nella promozione nulla di tutto ciò era anticipato al cliente. Due settimane fa vi siete occupati di buoni sconto, ebbene eccone uno che ha tutte le caratteristiche per finire tra... i bidoni dell’anno. LETTERA FIRMATA NAPOLI Caro lettore, semmai dovessimo inaugurare una classifica dei buoni“bidone”, non dubitiamo che lo sconto di Trenitalia potrebbe avere molte chance di piazzarsi ai primi posti. Per il momento, più modestamente, ci siamo limitati a pubblicare quelli che davvero consentono di risparmiare. Insomma quelli che mantengono le promesse, senza le condizioni ca-

pestro che, abbiamo verificato, rendono tanto difficile sfruttare il bonus di Trenitalia. IL MURO DI GOMMA DI ACEA E L’AEEG Caro Salvagente, grazie per aver pubblicato la mia protesta sul muro di gomma di Acea nel numero scorso. Voglio precisare che Aeeg si è attivata e mi ha mandato


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Il Salvagente 22-29 novembre 2012

Direzione e redazioni Roma (00182), via Pinerolo 43. Tel. 06/7020265, 06/7020413, 06/7020440. Fax 06/7020026. Bologna (40125), via Santo Stefano 13. Tel. 051/233383, 051/273574. Fax 051/2759028.

copia della lettera inviata ad Acea in cui le intimavano di rispondere entro 15 giorni. Inutilmente, come è ovvio. IGINO LAURELLI ROMA Caro lettore, diamo il giusto riconoscimento all’ufficio del Garante per essersi mosso in breve tempo. Come leggerà in questo numero, l’Aeeg ha fatto anche di più, avviando un procedimento che, forse, servirà a mettere fine alla lunga vicenda. CARTE CLONATE CHI CI GARANTISCE? Caro Salvagente, ho letto che Poste non assicura né rifonde prelievi fraudolenti conseguenti a clonazione della carta prepagata. Vi chiedo però quali istituti bancari danno prodotti garantiti in tal senso, a quali condizioni? M.GIARDINIDIMARZO@TISCALI.IT

Caro lettore, da quello che ci risulta, i principali istituti di credito o i circuiti delle carte di credito sono tenuti a rimborsare l’uso fraudolento delle carte dei clienti. Non

sempre si tratta di procedure agevoli (come leggerà nel caso che descrive Luisella Costamagna in questo numero), ma il diritto del cliente è di riavere i propri soldi. Sempre (o quasi), tranne che per Poste Italiane. IL 155? DISCRIMINA I VECCHI ABBONATI Caro Salvagente, sono da alcuni anni cliente di Wind-Infostrada per l’utenza telefono-Adsl di casa e non posso lamentarmi del servizio, tanto che decido di aderire a un’altra offerta per la mia attività. Non riuscendo a completare le pratiche via web, decido di contattare, da casa, il numero per l’assistenza 155. Una voce registrata mi guida: premere il tasto 1 per la telefonia mobile, il tasto 2 per l’Adsl... Eseguo diligentemente e la voce registrata ripete le stesse parole. Riprovo e la voce registrata mi dice “la ringraziamo di averci contattato”, dopodiché la linea cade. Insospettita, provo a chiamare dal telefono dell’attività e... sorpresa! Funziona! Ovviamente, sono io qui a far cadere la linea intuendo che se sei un nuovo possibile clien-

E-mail redazione@ilsalvagente.it quotidiano@ilsalvagente.it Quotidiano on line www.ilsalvagente.it Il Salvagente è anche su Facebook, Twitter e Google+

te hai tutte le attenzioni, ma se sei già cliente... Mi domando: chi può difenderci da queste assurde pratiche aziendali? RESTAURIVARI@LIBERO.IT

Cara lettrice, in casi del genere i referenti sono Agcom, Antitrust e associazioni dei consumatori. Ma forse il miglior modo di difendersi da chi ha scarsa cura del cliente è proprio quello che ha fatto lei. Salutarlo... con un clic. GRAZIE PER PENNAC (E PER LA VELOCITÀ) Caro Salvagente, volevo ringraziare chi cura la campagna abbonamenti. Ho rinnovato quello da sostenitrice e mi sono regalata il bel libro di Pennac che mi è arrivato in contemporanea con l’uscita in libreria. Un tempismo perfetto, grazie. GLORIA PENSANTI ROMA Cara Gloria, giriamo i complimenti a Federico Venditti che cura la campagna abbonamenti. E che ci promette, già la prossima settimana, altre ricche novità.


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Il Salvagente 22-29 novembre 2012

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numero 69412005 intestato a Editoriale Il Salvagente Società Cooperativa, via Pinerolo 43, 00182 Roma BONIFICO BANCARIO: Monte dei Paschi di Siena: IBAN IT94 C01030 02400 000003859225. Specificate esattamente la causale e l’indirizzo dell’abbonato.

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ttualità

4 SalviamociGente 8 Parliamone/Il lungo sonno della Consob sui “furbetti” 9 Io, un cittadino 9 Amico di penna 11 PitStop/Dopo i tecnici serve la politica ma dov’è la rotta? 13112 Le Parole della Settimana 13 Scuola, da Nord a Sud dilaga la protesta Studenti e insegnati uniti contro la legge Aprea 18 ”Fino a quando potrete continuare a dormire?” lntervista a Tony Gatlif il regista di “Indignados ” 20 InformaWeb

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C

onsumi

23 Conto deposito, senza griffe rende di più A confronto 15 offerte, libere e vincolate, con alti interessi 27 Dieci anni di polemiche Tutti contro l’Efsa 29 L’alimento della settimana La melagrana 30 Più frutta e meno zucchero Balduzzi sfida il mercato 30 Le reazioni di Coca-Cola e 32 Co. 33 Dona: “I rischi del falso” MondoItalia

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Nu me ro 46

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celte

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iritti

36 L’Autorità contro l’Acea Bollette fuori controllo Caos fatturazione, protestano gli utenti, ma l’azienda... 40 Pensioni, la trappola delle ricongiunzioni 42 Torna la cura Di Bella e continua a far discutere 45 SalvaCondominio 46 Salvagiovani 48 SpazioCivile

51 Il fenomeno Peppa Pig Quello che i bimbi vedono La maialina spopola in tv e in libreria. Ma non è l’unica 55 “Storia di un corpo” il nuovo libro di Pennac 58 Piante&Piante 59 Sì, mangiare 60 Ciambella/Il calcio a tre 60 Ciambella/Verso il Natale 62 Ciambella/Letti per voi 63 Filmando 64 LeggoVedoSento 66 Teledipendente 66 Fenomenale!

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salvagente il

Nuovissima serie anno 21, numero 46. Direttore responsabile: Riccardo Quintili. Direttore editoriale: Rocco Di Blasi. Garante dei lettori: Francisca Colli. Impaginazione: Claudia La Torre, Monica Rodriguez, Silvia Pagliarini. In redazione: Enrico Cinotti (vicecaposervizio), Barbara Liverzani, Giorgia Nardelli, Michela Rossetti, Davide Sfragano, Marta Strinati (vicecaposervizio). In segreteria di redazione: Enza Ciminelli. Marketing e pubblicità: Federico Venditti. In amministrazione: Daniela Fagioli. Progetto grafico: Silvia Pagliarini. Hanno collaborato a questo numero: (in ordine di apparizione): Rosario Trefiletti, Antonio Lubrano, Antonio Zollo, Eugenio Manca, Luisella Costamagna, Lorenzo Misuraca, Roberto Quintavalle, Valentina Corvino, Marco Cardaci, Edoardo Barbanera, Barbara Cataldi, Livia Parisi, Patrizia Pallara, Delia Vaccarello, Fernando Guerci, Eleonora Bujatti, Valerio Calzolaio, Marina Ros, Martino Ragusa, Francesco Piromallo, Costanza Beltrami, Francesca Mossa, Vito Lamberti, Monia Cappuccini, Rita De Buono. Vietata la riproduzione di articoli, test e relative tabelle, senza preventiva autorizzazione del “Salvagente”. Questo numero è stato chiuso in tipografia il 19/11/2012. Editore: Editoriale Il Salvagente Società Cooperativa s.c. a r.l. Presidente: Rocco Di Blasi. Stampa: Rotopress International Srl, via Brecce, Loreto (An). Distribuzione esclusiva per l’Italia: Parrini e C. spa, via di Santa Cornelia 9, 00060 Roma. Iscrizione numero 212 del 3 aprile 1992 al Tribunale di Roma. Questa testata fruisce dei contributi statali diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250. ISSN 1123 - 7236.

36 Legacoop - Associazione Cooperative Editoriali e di Comunicazione


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L’ opinione

Il Salvagente 22-29 novembre 2012

Rosario Trefiletti Presidente di Federconsumatori

Il lungo sonno della Consob sui furbetti del rating

Si

sono concluse le indagini preliminari della Procura di Trani nei confronti delle agenzie di rating Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio per 7 responsabili di S&P e Fitch. Federconsumatori e Adusbef, dunque, non erano “visionarie” (così ci hanno definito) quando due anni fa hanno sporto diverse denunce presso alcune procure della Repubblica. Grazie alla nostra convinzione e al coraggio del sostituto procuratore della Procura di Trani, Michele Ruggiero, siamo riusciti a dimostrare al mondo intero la pericolosità di tali agenzie, vere e proprie “mine vaganti” pronte a prender di mira lo Stato di turno, destabilizzandone il sistema economico e scatenandogli contro le speculazioni finanziarie. L’accusa, confermata dalle indagini, è aver diffuso valutazioni poco attendibili sul nostro paese, con l’intento di manipolare e destabilizzare i mercati. Una condotta che ha comportato un gravissimo danno ai risparmiatori e al paese intero: per la Corte dei Conti circa 120 miliardi di euro. Per questo non esiteremo a costituirci parte civile nei procedimenti e ad approntare una causa collettiva funzionale all’ottenimento di congrui risarcimenti. Una vicenda gravissima, dalla portata mondiale, che proprio

per questo ha destato l’interesse di molti Stati: dal Giappone alla Germania, agli Stati Uniti (il dipartimento di Giustizia Usa nei mesi scorsi ha chiesto l’accesso agli atti delle indagini). Paradossalmente, solo governo e istituzioni italiane lo stanno sottovalutando. Forse proprio per non volersi assumere le proprie responsabilità di mancata vigilanza e supervisione. La Consob, per esempio, è stata troppo impegnata in questi anni a ridurre le tutele dei risparmiatori o a processi organizzativi al suo interno che ne debilitano le funzioni, per potersi occupare degli attacchi speculativi e del dubbio operato delle agenzie di rating. Anche a livello europeo vi sono state gravi lacune: infatti l’Esma - European Securities and Markets Authority

Le denunce di Federconsumatori e Adusbef e l’inchiesta di Trani su Moody’s, Fitch e S&P ha posto l’attenzione sull’esigenza di interventi. In Italia e in Europa dove è urgente un rating indipendente

- nonostante le nostre ripetute denunce, è rimasta inerte fino al luglio 2012, quando si è finalmente decisa ad avviare un’indagine sui criteri di valutazione sul rating delle tre principali agenzie di rating internazionali. Anche qui, quindi, siamo in presenza di gravi disattenzioni che fanno riemergere una questione di primaria importanza: è ora che l’Europa si doti di un’agenzia di rating indipendente, obiettiva e imparziale, come già sta avvenendo in Cina. Solo così i paesi europei potranno ritenersi al riparo da ingiustificate speculazioni finanziarie e mettere in campo strumenti funzionali, privi di conflitto di interessi, per le necessarie verifiche e controlli sui sistemi finanziari a difesa degli interessi delle comunità e dei cittadini.

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Il Salvagente 22-29 novembre 2012

I ouncittadino

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La ludopatia e lo Stato “biscazziere” Antonio Lubrano

da di protesta e si fanno inutili tentativi di arginare l’invadenza delle macchinette mangiasoldi. Nella stessa Pavia se ne conta una ogni 136 abitanti. Purtroppo la lobby dell’azzardo ha già vinto questa opposizione crescente sia a livello nazionale che locale. Basterà ricordare che la legge che definiva la distanza minima (500 metri) dei locali da gioco da scuole, chiese e ospedali è stata bocciata. E la stessa cosa è avvenuta con le ordinanze comunali, vedi il caso di Verbania dove i giudici hanno dato torto all’amministrazione che aveva adottato una misura simile. Sì, certo, il giro d’affari dei giochi e delle scommesse ha sfiorato nel 2011 gli 80 miliardi di euro e sappiamo bene che una notevole fetta di questa torta va a finire nelle casse Stato, grazie al prelievo dell’erario. Ma dallo Stato “biscazziere” noi pretenderemmo un diverso atteggiamento. Non possiamo ignorare il fatto che l’azzardo rappresenta la seconda causa di indebitamento delle famiglie italiane. E non è sufficiente un dato come questo per intervenire in qualche modo?

Il

segnale è dei più allarmanti stavolta: a Pavia, città che detiene un tristissimo record, quello della spesa più alta pro capite per il gioco d’azzardo (2.892 euro), venti famiglie si sono rivolte al giudice per bloccare i congiunti distrutti dalle slot machines e dalle scommesse. “Dichiarate mio marito incapace d’intendere e di volere”, chiede una moglie. “Vi supplico interdite mio padre”, implora una figlia: “Si è rovinato e ci sta rovinando”. Immagino che sarà difficile per il tribunale accogliere simili disperate richieste. Da noi la ludopatia non è ancora riconosciuta come malattia sociale, anche se al ministero della Salute la dipendenza dal gioco è vista come “un problema sociale gravissimo”. Sia detto per inciso: ogni giocatore patologico costa allo Stato 38mila euro l’anno! E i ludopatici sono ormai in Italia più di un milione. Il guaio è che siamo fermi, mentre da ogni angolo del paese si levano gri-

A mico penna di

Eredi di un giornalismo sempre più raro La

bravata con la quale una maggioranza di senatori (coraggiosamente ritrovatisi insieme al riparo del voto segreto) ha momentaneamente reintrodotto il carcere per i giornalisti nella nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa avrà come effetto due bei risultati: metterà la legge su un binario morto, fallendo con premeditazione proprio l’obiettivo di annullare la pena detentiva per il reato di diffamazione; renderà ancora una volta impossibile una riflessione senza ipocrisie sulla qualità dell’informazione e sulle responsabilità dei giornalisti nell’esercizio della professione. Non è un caso se certo giornalismo e certa politica marciano parallelamente sulla china di un crescente degrado. Vale anche qui una nota legge della moneta: la cattiva informazione, la cattiva politica scacciano quella buona. Eppure, quanto avrebbe da riguadagnare l’informazione, in credibilità e an-

Antonio Zollo che in risultati economici delle aziende giornalistiche, se puntasse con determinazione sulla qualità, sull’indipendenza di giudizio, sul giornalismo d’inchiesta: rigoroso, accurato, che verifica fonti e fatti. Il pensiero va a colleghi che purtroppo non ci sono più. Ad esempio, a Roberto Morrione, morto poco più di un anno fa, mentre da pensionato si dedicava, lavorando con don Ciotti a Libera, all’informazione sulle mafie e sul narcotraffico: con la stessa passione e competenza che aveva profuse in Rai dal 1992 al 2006. Cominciò con“Rotocalco”, programma di Enzo Biagi, terminò come inventore e direttore di “Rai News 24”. A suo nome è stato istituito un Premio attribuito ogni anno al miglior giornalismo d’inchiesta televisivo. È una sezione del Premio Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa con il suo operatore, Miran Hrovatin, il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, dove indagavano su un traffico d’armi e di rifiuti tossici. Facciamo conto sui loro eredi.


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PitStop

Dopo i tecnici, serve la politica ma chi traccia la nuova rotta? Eugenio Manca compierlo e poco rimpianto da chi poteva attenderlo. Può esser digerito e archiviato con tale noncuranza un gesto così negativo? La auspicata affermazione di Crocetta basta a offuscare questo dato o non deve piuttosto rimarcarne la gravità? Si parla di quella tragica diserzione, appena un mese dopo? SIPARIO. Dalla Sicilia all’Italia intera. Il balletto delle date, il tiremmolla sulla legge elettorale, la sceneggiata spesso indecorosa delle primarie, lo sbirciare la scena dietro lo sdrucito sipario politico a opera di improbabili candidati, e oscuri raggruppamenti, tutto questo non è affatto rassicurante. Ma ad allarmare più d’ogni cosa è l’assenza di idee forti, di visioni politiche concrete su cui impegnare il confronto. Al di là delle recriminazioni di Alfano, dei lazzi di Grillo, degli equilibrismi di Casini, dei sospetti di Renzi, delle rassicurazioni di Bersani, qualcuno sa segnalare un tema degno di occupare il cuore della contesa? Frattanto c’è perfino chi si esercita in arbitrarie numerazioni: la prima, la seconda, la terza Repubblica, quasi bastasse una progressione ordinale per chiudere o aprire fasi storiche; o quasi che un’idea aristocratica e trasversale di politica possa sostituirne la dimensione sociale, e ridurre a optional la passione diffusa che animò la gestazione e la nascita dello Stato post-fascista. Picco-

le idee affidate a piccoli IN VERSI uomini che si muovono CENTO POESIE su piccole gambe difficilmente portano lontano. Non si esce dalla palude con una navigazione a 52. La questione non è vista sotto costa: c’è bisogno piutto/se si debba sto di una rotta coraggiosa verso il mare aperto, che indichi grandi ap- dare o non dare prodi: rinnovamento, modernità, laa quei signori voro, giustizia sociale, uguaglianza. /nuovo potere Insomma, dopo la“tecnica”è di scel- /ma se si debba insistere te politiche giuste, innovative, rivo/affinché sia luzionarie (non spaventi la parola) che la nave Italia necessita. Ma tale tolto a loro rotta non si vede ancora, né sembra quel potere /che hanno già. in campo chi sappia tracciarla. /Tutto il potere CIVILI. In altri termini, non è solo di e per sempre. una classe politica onesta e pulita che oggi l’Italia ha bisogno, una clasRoberto Roversi se che prosegua l’opera di ripristida “Il libro Paradiso” no della dignità nazionale dopo i disastri del berlusconismo. Non basta: in TRE POESIE E ALCUNE PROSE, luca sossella serve l’ingresso in scena di energie editore, 2008 civili e intellettuali capaci di introdurre una nuova etica della ricostruzione, in grado di collegare il meglio della tradizione col meglio dell’innovazione, rilanciando il valore della politica di massa quale grande, nobile, insostituibile strumento di rinascita e cambiamento. Altro che “rottamatori”, e“restauratori”, e“trasversalisti”: servono forze capaci di rimettere nelle vene del paese la linfa della democrazia, il plasma di una nuova politica che sappia rianimarne attese, ambizioni, speranze.

C

ontinuiamo a domandarci, in queste giornate convulse e confuse, se davanti alle forze politiche italiane è davvero chiara la posta in gioco delle elezioni di primavera. Ci chiediamo cioè se avvertono tutti, con nettezza ma anche con allarme, che fra qualche mese saremo chiamati non al semplice rinnovo del Parlamento, come già molte volte nella vita della Repubblica, ma potremo trovarci sul ciglio di un burrone dentro cui rischia di franare l’intero sistema della democrazia rappresentativa. BASI. Le basi stesse dell’ordinamento democratico rischiano di cedere. È chiaro questo? Che cosa succederà se una parte grande del corpo elettorale, disgustata e indignata da scandali, ruberie e trasformismi, dovesse disertare le urne? Lo abbiamo già visto in Sicilia appena un mese fa. In una regione fra le più popolose e civili, non un’esigua minoranza ma la maggioranza degli elettori - una quota del 53% ! - ha rifiutato di andare ai seggi. Mai si era verificata una circostanza del genere, mai in misura così massiccia. Ebbene, quanto questo fatto ha allarmato le forze politiche nell’Isola e nel resto d’Italia? L’espressione più importante della cittadinanza, il gesto attraverso cui ciascuno manifesta la propria partecipazione alla vita civile, l’atto che la stessa Costituzione definisce diritto ma anche dovere civico, è stato rifiutato da chi doveva


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LeParoledellaSettimana

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Due o tre cose da sapere sulla clonazione del bancomat Luisella Costamagna

È

sabato pomeriggio e sono al cinema quando mi arriva un sms: la banca mi segnala un prelievo di 250 euro appena effettuato al tal indirizzo. “Esito autorizzato”, mi scrive. Com’è possibile? Sono al cinema e non ho prelevato né comprato alcunché. Inizio a preoccuparmi. Il numero di carta corrisponde al mio bancomat, che l’abbia dimenticato in qualche negozio? No, il bancomat è nel portafoglio, non l’ho perso e non me l’hanno rubato. Forse - penso - è un pagamento o un prelievo di qualche giorno fa che non ricordo. Forse - penso - la banca mi ha mandato il messaggio in ritardo. O forse - penso mi hanno clonato il bancomat. Sapevo di clonazioni della carta di credito, ma non di bancomat, visto che c’è il codice segreto. Mi tranquillizzo: dev’essere un errore, o mio o della banca. Prima di bloccare la carta - con tutte le snervanti pratiche burocratiche - è il caso di verificare che non sia solo un problema di memoria. Mi precipito all’indirizzo indicato dal messaggio e mi trovo davanti la filiale di una banca dove mai e poi mai ho fatto prelievi. Ora non ho più dubbi: devo bloccare la carta. Chiamo il numero verde e una signorina mi conferma che non c’è stato alcun errore da parte della banca, il prelievo è stato davvero effettuato (e, fortunatamente,

è il solo) e mi blocca la carta per“contraffazione”. Dovrò fare la denuncia entro 48 ore e compilare una quantità abnorme di fogli che mi invierà via mail, per poi chiedere alla mia banca il risarcimento. Già questo mi solleva: sarà una gran perdita di tempo, dovrò rifare il bancomat, ma alla fine quei 250 euro mi saranno rimborsati. Nel frattempo, mi scervello su dove è potuta avvenire la clonazione. Le ultime due operazioni col bancomat sono: 1) il pagamento della piega dal parrucchiere sotto casa e 2) un prelievo alla mia banca. Vado dai carabinieri di zona per la denuncia e capisco molte cose. La clonazione del bancomat, che pensavo impossibile per via del Pin, è in realtà una pratica molto molto diffusa. I criminali hanno messo a punto marchingegni molto sofisticati e purtroppo diffusissimi per prendere soldi. La cosa più probabile è che abbiano piazzato una piccola telecamera allo sportello della banca dove ho fatto l’ultimo prelievo, per registrare i codici segreti. “Con la mano bisogna sempre coprire quella che schiaccia i tasti ”, mi dicono, “per impedire che si veda il codice”. Hanno ragione. Io non l’ho mai fatto e, anzi, ho sempre guardato quelli che lo facevano con

La pensavo impossibile per via del Pin invece è una pratica molto molto diffusa. A me è successo e mi ha insegnato qualcosa di importante

un po’ di supponenza. Ho sempre pensato che fossero paranoici malfidati, eccessivamente attenti e preoccupati. Invece avevano ragione. Insomma, ho fatto la denuncia e l’ho portata alla mia banca, ho compilato tutte le scartoffie necessarie per avere il risarcimento e un nuovo bancomat, poi ho aspettato. Un’immensa perdita di tempo che però mi ha insegnato qualcosa di importante, che è bene tenere a mente (se già non lo sapete). Ebbene: 1) Chiedete alla vostra banca il servizio di messaggeria sugli acquisti e sui prelievi, sul bancomat e sulla carta di credito. Se io non l’avessi avuto, chissà quando mi sarei accorta che mi stavano rubando dei soldi. 2) Digitate il codice segreto facendo molta attenzione a chi vi sta intorno e coprendo con l’altra mano. 3) Sappiate che la clonazione è responsabilità della banca, dunque potete e dovete essere rimborsati. Di questi tempi, i pochi soldi che si hanno meglio tenerli stretti, no?


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Attualità

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Il movimento

L’autunno BOLLENTE della scuola italiana Barbara Liverzani

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re del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, avrebbe scatenato la rabbia di studenti e docenti alla pari della Gelmini? Oggi come ieri a infiammare la protesta ci sono innanzitutto i tagli ai finanziamenti per la scuola pubblica (restano invariati quelli alle private). La spending review ha imposto al ministero di viale Trastevere un risparmio di 600 milioni di euro in tre anni, 182 solo nel 2013. Tanti, per un settore che di conteni-

mento della spesa, in questi anni, ne ha avuto fin troppo. A ben guardare per il mondo della scuola e dell’università la spending review dura da quattro anni: ossia, dai tempi di Tremonti e della Gelmini, che hanno imposto una cura dimagrante di 8 miliardi di euro in tre anni. Ma non sono solo i tagli ad agitare la scuola. A portare in piazza studenti, insegnati e dirigenti è anche il ri-

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ortei e manifestazioni in tutta Italia. Centinaia di istituti occupati o in autogestione. Il clima nella scuola italiana sembra tornato quello dell’autunno del 2008 quando migliaia di studenti medi e universitari, la cosiddetta Onda, invasero le strade e le piazze per protestare contro la riforma della Gelmini e i tagli di Tremonti. E chi l’avrebbe detto che il governo dei tecnici sarebbe riuscito a eguagliare quello di Berlusconi, che l’ex retto-

Torna la stagione delle occupazioni e delle proteste. Cosa chiedono gli studenti.

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A ttualitàIl movimento

14 L’autunno bollente della scuola...

L torno al centro del dibattito parlamentare del disegno di legge sull’autonomia scolastica. Un testo del 2008 a firma dell’onorevole Valentina Aprea (oggi assessore all’Occupazione e all’istruzione nella Regione Lombardia) che il mondo della scuola era già riuscito a “fermare” una volta e che a sorpresa è tornato all’ordine del giorno in commissione Cultura della Camera la scorsa estate.

Incubo “sponsor” La legge, emendata e modificata nei punti più controversi (come quello che pretendeva di trasformare le scuole in fondazioni), è stata approvata in commissione, in sede legislativa, lo scorso ottobre con i voti a favore di Pdl e Pd. Contrari la Lega e l’Italia dei valori. Così Pierfelice Zazzera (Idv), vicepresidente della commissione Cultura: “Il testo era in sonno e inspiegabilmente quest’estate gli è stata impressa un’accelerazione incredibile: non solo non si sono volute fare nuove

audizioni del mondo della scuola, ma nel voto finale non è stata nemmeno coinvolta l’aula. Il sospetto è che ci sia stato uno scambio: la presidenza della commissione alla Pd Monica Ghizzoni (in sostituzione della dimissionaria Aprea) in cambio dell’approvazione della legge”. Respinge con forza questo scenario Francesca Puglisi, responsabile scuola del Partito democratico: “Ma non scherziamo. La verità è che prima di lasciare, la Aprea voleva assolutamente far approvare il suo testo e se il Pd fosse sceso in piazza insieme all’Idv le scuole oggi sarebbero privatizzate, grazie ai voti di Pdl e Lega. Invece noi abbiamo lavorato per trasformare il testo originario e abbiamo ottenuto, per esempio, di stralciare la parte relativa al reclutamento: ricordo che il ddl Aprea prevedeva la chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole”. Un salvataggio della scuola pubblica, dunque secondo il Pd. Eppure il rischio della privatizzazione è proprio quello che temono i docenti e gli studenti che il 10 novembre sono scesi in piazza assieme con lo slogan “Né servi, né clienti”. “Questa legge limita il diritto di

Trovare i soldi? Semplice Basta tagliare la ricerca

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er rispettare i risparmi imposti dal dicastero dell’Economia, il ministro Profumo ha tentato all’inizio la via “insolita” dell’aumento da 18 a 24 delle ore di insegnamento dei professori della scuola secondaria. Con buona pace del contratto nazionale e per giunta a parità di stipendio. Naufragata quest’ipotesi, respinta seccamente da docenti e

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600 milioni

piano di risparmio in tre anni

182

milioni

risparmi nel 2013

60

milioni in 3 anni

taglio per i progetti di innovazione e ricerca scientifica e tecnologica (i fondi Prin e First)

noi studenti di dire la nostra, escludendoci dal consiglio d’istituto. In più permette di far arrivare i soldi dai privati: ma cosa vorranno questi signori in cambio dalla didattica?”, attacca Giuseppe Fiori, rappresentante del liceo Mameli di Roma nell’ambito della Consulta pro-

sindacati, il ministro non ha trovato niente di meglio che togliere i fondi alla ricerca: via 20 milioni l’anno (per tre anni) ai fondi Prin (Progetti di rilevante interesse nazionale) e First (Fondi di intervento per la ricerca scientifica e tecnologica) che servono a finanziare i bandi per gli investimenti nella ricerca scientifica di imprese e università. Tagli che, ovviamente, non sono piaciuti a Luigi Nicolais, presidente del Cnr: “L’Italia dovrebbe capire che si possono fare tagli su tutto, ma non sulla ricerca

che è elemento essenziale su cui si basa la crescita economica, culturale e sociale di ogni paese”. E ancora: “Ogni volta che c’è bisogno di reperire risorse si taglia la ricerca che invece dovrebbe rappresentare il principale investimento del paese e non si parla mai di patrimoniale. Obama nel discorso post elezione ha legato la forza degli Stati Uniti alla presenza delle università: forse dovremmo capire anche noi che questa è l’unica strada anche per dare occupazione e un futuro ai nostri giovani”.


A ttualitàIl movimento

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LE NORME DELLA DISCORDIA

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vinciale degli studenti della Capitale. Spiega Zazzera: “Il ddl consente agli istituti di chiedere risorse alle fondazioni e di fronte a uno Stato che finanzia sempre meno non è difficile immaginare che i dirigenti scolastici si rivolgano sempre di più a finanziatori privati che diventeranno il surrogato di un pubblico che non c’è più”. Così la Puglisi: “Già oggi molti istituti guardano all’esterno, alle realtà del territorio, per avere finanziamenti e arricchire la propria offerta formativa. E nella legge si prevede che il sostegno possa arrivare da fondazioni bancarie ma anche da enti no profit, e da istituti culturali ed enti locali. Detto questo non riesco proprio a immaginarmi orde di privati interessati a ‘comprare’ la scuola. Tra l’altro abbiamo tolto ai privati il diritto di voto nel consiglio dell’autonomia”.

4,7

milioni

tolti al fondo per l’offerta formativa per tre anni

58

milioni

risparmi nel 2015 con la rimodulazione della spesa ordinaria

328

milioni in 3 anni

risorse prese dal fondo di valorizzazione della scuola

Il ddl 953 (ex Aprea) “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali” è stato approvato (con i voti di Pdl e Pd) in sede legislativa dalla commissione Cultura della Camera il 10 ottobre. Attualmente è all’esame della commissione Istruzione pubblica del Senato. COSA PREVEDONO Autonomia. Alle istituzioni scolastiche è riconosciuta autonomia statutaria. Gli statuti regolano “l’istituzione e la composizione degli organi interni, nonché le forme e le modalità di partecipazione della comunità scolastica”. Organi scolastici. Il Consiglio dell’autonomia scolastica sostituirà il Consiglio di istituto. Suoi compiti sono redigere lo statuto, adottare il piano dell’offerta formativa, approvare il bilancio. Ne fanno parte il dirigente scolastico, docenti, studenti, genitori e membri del personale Ata. Il consiglio può essere integrato dalla presenza di membri esterni. Studenti. Il diritto di assemblea degli studenti sarà normato con autonomia dalle scuole. Le reti di scuole. Le scuole “possono promuovere o partecipare alla costituzione di reti, organizzazioni no profit, consorzi e associazioni di scuole autonome”. I partner possono essere pubblici e privati. Le scuole possono ricevere dalle fondazioni contributi come “forma di sostegno economico della loro attività, per il raggiungimento degli obiettivi strategici indicati nel piano dell’offerta formativa”.


A ttualitàIl movimento

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L Altro punto critico del ddl è l’eccessiva autonomia riconosciuta agli istituti, liberi di scriversi ognuno il proprio statuto. Ci spiega Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti: “Si spinge troppo avanti l’autonomia, il rischio è di trasformare le scuole italiane in monadi completamente scollegate tanto nel progetto educativo quanto nella gestione amministrativa. Così si mette in pericolo l’unitarietà del sistema statale d’istruzione”. Una partita questa che si potrà giocare in

Senato, dove il testo è approdato, e dove si riapriranno le audizioni con il mondo della scuola. “Siamo pronti al confronto per arrivare a un testo condiviso”, dice la Puglisi. “Al Senato contiamo di migliorare almeno due punti: la

parte degli statuti e quella sulla rappresentanza studentesca che, a nostro avviso, non è abbastanza garantita. Senza l’intesa con il mondo della scuola, il Pd rinuncerà all’idea di approvare la legge entro questa legislatura”.

Una delle sequenze fotografiche sul comportamento della polizia lo scorso 14 novembre.

LA PROPOSTA: IDENTIFICATIVO PER GLI AGENTI IN DIVISA

“Le manganellate non ci fermeranno”

D Dopo le polemiche sulle violenze della polizia i ragazzi non rinunciano a tornare in piazza. E a raggiungere i “palazzi del potere”

elle manifestazioni italiane del 14 novembre, quelle contro l’austerity finanziaria imposta dall’Europa, resteranno soprattutto le immagini di violenza. Le violenze dei manifestanti contro le forze dell’ordine (a Torino un poliziotto è stato aggredito con mazze da baseball e spranghe da un gruppo di manifestanti) ma soprattutto quelle dei poliziotti contro i giovani. Studenti universitari ma soprattutto liceali che il 14 novembre sono scesi in piazza accanto agli operai, ai precari, ai disoccupati in occasione dello sciopero generale europeo “per il lavoro e la solidarietà e contro l’austerità” e che sono stati caricati e manganellati dalla polizia con un impeto e una violenza eccessivi. Almeno stando ai racconti di chi era in strada e alle immagini che a poche ore dagli scontri e soprattut-

to nei giorni successivi sono circolate su internet. E appare debole il tentativo di difesa del ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, che il giorno dopo la manifestazione ha detto: “La situazione non era facile, tutta Italia bolliva e una foto è spesso l’effetto finale di qualcosa che magari si è svolto prima”. Perché certe immagini davvero non lasciano spazio a dubbi. Due su tutte: quelle di un poliziotto che infierisce con il manganello su un ragazzo immobilizzato a terra e quella di un agente che colpisce alle spalle un ragazzo che camminava pacificamente. Il primo agente è stato indagato e per lui è stato avviato un procedimento disciplinare, il secondo deve ancora essere identificato. Su altri tre ci sono accertamenti in corso. E dopo questi scontri, che hanno ri-

portato alla memoria i fatti del G8 di Genova, in molti sono tornati a chiedere l’identificativo per gli agenti in divisa. Lo hanno fatto, rivolgendosi direttamente al ministro, a Rimini per un convegno sulla legalità, gli studenti del collettivo Paz: “Alla manifestazione c’è stata una reazione spropositata fatta di manganellate e lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo: atti di una violenza inaudita. Sui caschi degli agenti devono essere visibili i numeri identificativi”. Una possibilità su cui la Cancellieri non ha chiuso“è una cosa su cui stiamo lavorando” ma che ha trovato la netta opposizione di tutto il Pdl. Le violenze non hanno, comunque, intimidito gli studenti che hanno deciso di tornare in piazza: un nuovo corteo è previsto per sabato a Roma, in occasione dello sciopero generale della scuola. E l’intenzione dichiarata è riuscire a fare ciò che il 14 novembre gli è stato brutalmente negato: raggiungere i palazzi del potere.



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A ttualitàL’intervista

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Marta Strinati

A COLLOQUIO CON TONY GATLIF, REGISTA DI “INDIGNADOS”

La

“Fino a QUANDO potrete continuare a dormire?”

scena iniziale, con le scarpe spaiate che galleggiano su una spiaggia greca, dà immediatamente la cifra dell’autore. Perché Indignados è un film sulla crisi, sul movimento di protesta dei giovani europei. Ma a scriverlo e girarlo è Tony Gatlif, regista poetico e impegnato, uno sguardo attento sulla realtà delle persone additate come capro espiatorio del declino dell’Europa. I rom, gli espulsi dal sistema, i migranti senza documenti. Alla vigilia della manifestazione europea contro l’austerità, che il 14 novembre scorso ha visto tante piazze piene di giovani in protesta - con qualche gruppo rabbioso e diversi episodi di violenta repressione poliziesca - abbiamo incontrato Gatlif nel bellissimo cinema Odeon di Firenze. Qui Arci e Ucca hanno organizzato la proiezione del film nell’ambito della rassegna del Festival dei popoli, e in concomitanza - quasi un gemellaggio - con il Fo-

Il film racconta la crisi, i movimenti europei, con gli occhi di Betty, una delle molte “extracomunitarie” rimpallate da un paese all’altro, a colpi di espulsioni

rum sociale europeo, Fse, che ha riunito organizzazioni e movimenti da tutto il mondo per definire le iniziative per un’altra politica europea. Per andare oltre il corto circuito di quella che ci ha condotti fin qui, e che passa per lo strapotere dei mercati senza governo, per la negazione dei diritti e l’amplificazione delle disuguaglianze, il torpore dei popoli, la cacciata degli“invasori”, i rom, i migranti, quando sopravvivono (2.160 sono i morti nelle traversate nel 2011 delle primavere arabe). Tutti nodi che affiorano nel film di Gatlif, liberamente ispirato al dirompente pamphlet di Stéphane Hessel, partigiano francese, tra i padri della Dichiarazione universale dei diritti dell’uo-

mo, diplomatico, tra l’altro. Gatlif racconta la crisi attraverso gli occhi di Betty, una ragazza africana che raggiunge le coste europee piena di speranza, e si trova invece rimpallata da un paese all’altro, a colpi di espulsioni. Percorre le vie dei disperati, dei senza niente che dormono sui cartoni in una disastrata periferia greca come nelle strade di Parigi. Finisce nelle piazze degli Indignados, che protestano contro lo strapotere rapace della finanza. Si immerge nell’energia del movimento, ma ne svela anche le debolezze. La decisione di girare“Indignados” è stata una scelta “terapeutica” per Tony Gatlif.“Prima di fare questo film,


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nel 2010, ero in uno stato di sofferenza, di disagio. La rimonta della xenofobia mi ha choccato. Poi mi sono imbattuto in un libricino scritto da un novantatreenne,‘Indignez-vous’ di Stéphane Hessel. Mi ha colpito. L’ho letto tutto d’un fiato. Mi trovavo d’accordo con l’indignazione verso il modo con cui il governo (francese, ai tempi di Sarkozy, ndr) trattava gli zingari, i sans papier, con l’idea che il denaro sia la cosa più importante. Ero d’accordo con tutto e ho deciso di fare subito questo film”. Colpisce la “lente” usata per percorrere la crisi e il movimento degli Indignati. Chi è Betty nella vita reale, qual è la sua consapevolezza? Betty non è un’attrice, vive a Parigi, ha problemi di documenti. Esprime fragilità e insieme forza. Proprio quello che volevo avere nel personaggio del film. È arrabbiata con il suo paese, non dirò qual è, con la sua famiglia che l’ha mandata qui, con il paese dove si trova ora. Anche gli africani che ho incontrato a Patrasso nei centri di detenzione per stranieri stanno male. Mi hanno detto che consiglierebbero ai giovani del loro paese di non venire in Europa.

Un’immagine di “Indignados” (il trailer è visibile nel nostro sfogliabile). Sopra, il regista gitano Tony Gatlif, cineasta impegnato nella descrizione della cultura rom e premiato a Cannes nel 2004 per “la miglior regia” con il film “Exils”. In apertura un manifestante con un cartello e la scritta “Se vuoi guadagnare lotta senza riposare”.

A ttualitàL’intervista Ma questo l’ho tagliato dal film, avrei sostenuto la politica di Sarkozy. Tra la fine del 2010 e il 2011 ci sono stati 9 pogrom in Francia. Nella gente è stata inculcata l’idea di fare da soli e cacciare i rom. Ci sono stati diversi incendi dolosi degli accampamenti. I politici hanno preferito perseguitare i rom, invece di fare cose utili. Nel film mostra la frase scritta su un muro in Grecia, che chiede in francese “e voi fino a quando continuerete a dormire?”. A chi è rivolta? Ai francesi. Che però in tre mesi si sono svegliati. Quando hanno visto che arrivava l’estrema destra sono usciti dal torpore. E hanno punito la politica di Sarkozy votando Hollande. Deve essere chiaro che una nuova direzione economica ha senso solo se si pensa a tutti. La politica deve pensare che gli altri esistono. Europa e Stati Uniti, invece, fanno ancora una politica da conquistatori. Danno soldi ai dittatori. Li hanno mantenuti per 40 anni. Poi si stupiscono se in quei paesi c’è povertà, se le persone vogliono venire qua. Quella frase può essere rivolta anche agli italiani, assenti anche nel suo film... L’Italia non è rappresentata, perché durante il film non c’era nulla da riprendere, il paese era ancora nella morsa berlusconiana. Avevo voglia di venire per raccontare l’Italia addormentata da Berlusconi e dalla televisione, di cui peraltro lo stesso Berlusconi è proprietario. Ma era difficile, io non parto con l’idea di fare un film politico. Tra i vari (non) luoghi che rappresenta nel film ci sono palazzine finite ma vuote, mentre fuori c’è chi non sa dove ripararsi. È il suo sguardo sui quartieri fantasma generati dalla bolla im-

mobiliare spagnola? Quelle case perfette e chiuse sono immagini che riflettono l’economia e l’indifferenza. Le persone vogliono arricchirsi ma non vogliono riflettere. È come nella vicenda della nave Costa. La nave affonda, i capi dicono ai passeggeri di tornare nelle cabine. Ma chi lo fa muore. Così siamo noi davanti ai politici europei, che ci addormentano come si fa con il neonato, accarezzato e nutrito per fare la nanna. Il film si chiude in modo drammatico... è pessimista? Non è una fine tragica, non sappiamo esattamente come andrà a finire. Ma è un’allerta. La ragazza continua a ripetere“penso che andrà bene”. Come per la nostra crisi, in qualche modo deve risolversi. La politica per ora sembra recepire poco le istanze del movimento degli Indignati. Crede possibile una deriva violenta? Non siamo ancora al rosso. Siamo tra giallo e arancio. Se si passa il segno ho paura che il movimento diventi violento. In quel caso non aderirei. Vorrei che venisse l’emergenza rossa ma senza la deriva violenta. Spetta ai giovani disegnare il futuro politico ed economico.

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I nformaWeb

parliamone

su

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il salvagente.it

LA SFIDA DELLA FRUTTA Meno zucchero e più frutta. Per decreto. La sfida del ministro della salute Balduzzi ai big delle bevande non è piaciuta per nulla alle industrie. Così cambierà il sapore e saremo costretti ad aggiungere conservanti e altri additivi peggiorando la qualità, hanno replicato i big del settore. Al contrario, hanno attaccato i consumatori, in questo modo si migliorano le bevande e si previene l’obesità infantile. Cosa ne pensate? Vorreste un’aranciata con almeno il 20% di frutta?

FB ANTIPALESTINESE? Censura. Le accuse a Facebook sono fioccate implacabili, dopo che si sono registrate decine di segnalazioni di persone che hanno avuto il profilo bloccato per aver postato immagini dei bambini morti a Gaza o per aver diffuso notizie pro-palestinesi. Pagine come “Informare per Resistere”, per esempio, sono state bloccate e gli amministratori hanno avuto gli account oscurati per periodi che vanno da un giorno fino a 7 giorni. Nessun commento, invece, dai vertici di Facebook.

Giorgia Nardelli

La più letta

Gaza, fa orrore la strage dei bambini

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entre scriviamo queste righe i missili israeliani continuano a cadere su Gaza, e la diplomazia internazionale è al lavoro per cercare una tregua tra Hamas e il governo di Tel Aviv: tregua che oggi sembra lontana. I morti dall’inizio del conflitto, sono più di 90, quasi tutti palestinesi. L’esercito israeliano afferma di avere colpito 1.350 “siti terroristici” e sostiene che tutto è iniziato per un missile lanciato dalla Striscia che ha sfiorato Tel Aviv. I palestinesi e le Ong, anche italiane, a Gaza sostengono che le ostilità sono cominciate l’8 novembre con l’incursione israeliano a est di Khan Younis che ha causato la mor-

te di un adolescente che giocava davanti casa. Di certo ci sono i tantissimi i civili uccisi dalle bombe, circa il 70% delle vittime, dice Hamas. Ed è strage di bambini: durante le ostilità, che non cessano nemmeno la notte, ne sono morti almeno 10, il più piccolo aveva 18 mesi. L’esercito israeliano ha preso possesso della radio di Hamas e cerca di persuadere i palestinesi a non appoggiare l’organizzazione. “Vi usano come scudi umani”, è il messaggio. E da Twitter scrive che l’organizzazione palestinese “apre il fuoco dalle aree civili e colpisce la propria gente”. I cittadini israeliani appoggiano l’operazione: secondo il


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La sentenza

L’elenco su ilSalvagente.it

LE E-MAIL NON SONO STALKING L’sms è molesto, l’e-mail no. È questa la motivazione con cui la Corte di Cassazione ha assolto un ufficiale di Marina, denunciato per avere tempestato la sua ex di messaggi via posta elettronica. Non si tratta solo di una questione formale (le molestie tramite e-mail “non sono previste dalla legge come reato”), ma anche sostanziale: al contrario degli sms i messaggi via e-mail sono “privi di invasività” perché chi li riceve può scegliere se aprirli e leggerli, oppure cestinarli.

sondaggio del quotidiano“Haaretz” l'84% è favorevole all’offensiva. Ma nella Striscia si continua a morire. Dopo l’intervento del presidente degli Usa, Barack Obama, che ha detto di fermare il lancio di missili senza“ulteriore escalation di violenza”, anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha mostrato preoccupazione per il lancio di

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I nformaWeb

TORNA L’OBBLIGO DI CATENE DA NEVE

D Evasione VIA LIBERA DELLA PRIVACY A “SERPICO” Via libera del Garante della privacy alla super-anagrafe tributaria, il sistema antievasione voluto dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, che potrà così entrare in vigore da gennaio. A partire dal prossimo anno banche, Poste, fiduciarie e assicurazioni dovranno inviare all’Agenzia tutti i dati dei conti correnti, nonché la frequenza di accesso alle cassette di sicurezza e i dati relativi alle carte di credito e ai depositi. Tra i dati da trasmettere anche gli importi in entrata e in uscita da un c/c. I dati saranno buttati dopo sei anni.

razzi sui villaggi palestinesi. “Tutto questo deve finire”, ha affermato. L’Alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, si è dichiarata “molto preoccupata per le perdite civili” a Gaza, e ha auspicato “una soluzione duratura e sostenibile” che preveda “due Stati”. Si spera nel ruolo di mediazione dell’Egitto.

al 15 novembre sulla maggior parte delle strade e autostrade italiane è scattato l’obbligo per gli automobilisti di montare i pneumatici da neve. In alternativa bisogna tenere a bordo le catene, da montare in caso di neve o di ghiaccio. L’obbligo è scattato in particolare in quelle aree della Penisola dove sono più frequenti le nevicate o dove in generale le temperature medie invernali sono più basse. E vale la pena di attenersi alle disposizioni: per i trasgressori la legge prevede multe che vanno dagli 80 ai 318 euro (ma da gennaio 2013 scatta l’aumento automatico del 6% su tutte le sanzioni amministrative, che saliranno a circa 85 e 337 euro). Il provvedimento, inoltre, è stato varato proprio per tutelare gli automobilisti in caso di condizioni meteo particolari, ed evitare incidenti o lunghe code causate proprio dall’impossibiltà di circolare regolarmente in caso di ghiaccio e neve. Anche per questo restano escluse dal provvedimento le regioni a clima più temperato, dove l’obbligo scatta dal primo dicembre e termina a metà marzo (si tratta di Puglia, Sicilia e Umbria). Su ilSalvagente.it l’elenco delle strade e autostrade interessate dal provvedimento.



Test Il Salvagente 22-29 novembre 2012

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Risparmio

A CONFRONTO 15 OFFERTE, LIBERE E VINCOLATE, A CACCIA DELL’INTERESSE PIÙ ALTO

Conto DEPOSITO senza griffe rende di più Enrico Cinotti

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Meglio dei Bot Nello stesso tempo non sono poche le banche che continuano a “accollarsi” il costo annuale dell’impo-

enza griffe rende di più. Liberi o vincolati che siano, i conti di deposito più convenienti sono quelli meno famosi. In poco più di un anno, marchi del calibro di Conto Arancio - l’antesignano del settore -Che Banca! o Mediolanum, solo per citarne alcuni, hanno perso molte posizioni nella top ten tanto che non compaiono nella lista dei 10 conti vincolati e dei 5 liberi più remunerativi che abbiamo stilato in questo numero. Nel frattempo nella mischia si sono

buttati marchi nuovi come PrivatBank e la Banca di credito cooperativo di Fornacette, rispettivamente con Eurodeposit e BccFor Web, con dei rendimenti decisamente allettanti e tali da mantenere acceso l’interesse della clientela verso questo tipo di investimento.


24 Eurodeposit Tasso netto: 3,68%

Rendimento: 368 euro Condizioni: È svincolabile. Le somme prelevate anticipatamente vengono remunerate al tasso base netto dell’1,6%

Deposito Sicuro Tasso netto: 3,60% Rendimento: 325,80 euro Condizioni: È svincolabile, ma solo integralmente, dopo 60 giorni. Le somme prelevate anticipatamente non vengono remunerate. Imposta di bollo pari a 34,20 euro a carico del cliente

Web Closed Tasso netto: 3,52% Rendimento: 352 euro Condizioni: È svincolabile. Le somme prelevate anticipatamente vengono remunerate al tasso base netto dello 0,8%. Interessi posticipati

Si conto! Tasso netto: 3,52% Rendimento: 352 euro Condizioni: È svincolabile. Le somme prelevate anticipatamente non vengono remunerate

Time Deposit Tasso netto: 3,44% Rendimento: 344 euro Condizioni: È svincolabile. Le somme prelevate anticipatamente vengono remunerate al tasso base netto dello 0,20%. Interessi anticipati

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Conto deposito senza griffe...

I nostri 10.000 euro VINCOLATI per 12 mesi

C onsumiRisparmio

sta di bollo. Nelle nostre rilevazioni, fatta eccezione per Banca Marche che però continua a offrire prodotti ben remunerati, tutte le altre proseguono a esentare i propri clienti. L’imposta, pari allo 0,1% della giacenza con un minimo di 34,20 euro, dal primo gennaio salirà a 0,15%, mantenendo sempre il limite minimo. Nonostante l’inasprimento fiscale, il conto deposito continua a essere molto amato dai risparmiatori italiani. Di conseguenza l’offerta è sempre molto ampia. Non dimentichiamoci che, nonostante i rendimenti medi rispetto all’ultima rilevazione siano in discesa, questi strumenti finanziari sono più fruttuosi dei Bot: nell’ultima asta i Buoni ordinari del Tesoro a 12 mesi garantivano l’1,7%, mentre con un deposito vincolato a un anno il rendimento può facilmente raddoppiare. L’Eurodeposit offre il 3,68% netto, il Deposito Sicuro di Banca Marche il 3,6% così come il BccFor Web e il Si conto! di Banca Sistema stanno sopra al 3,5%.

Patrimonio inchiodato Aprire un conto di deposito, come anche chiuderlo, non costa nulla. Per gestirlo basta avere un conto corrente - anche non della stessa banca con la quale si attiva un conto deposito - dove poter disporre i bonifici per alimentare la giacenza e dopo poter ricevere - trimestralmente o annualmente in

base alle condizioni - gli interessi. I depositi, una sorta di libretti di risparmio con una remunerazionepiù alta, possono essere liberi - hanno un tasso più basso perché le somme possono essere ritirate dall’utente a suo piacimento - oppure vincolati. Quest’ultimi hanno un tasso di interesse più elevato ma anche condizioni contrattuali più rigide. A fronte di un interesse annuo facilmente sopra il 3%, l’investitore si impegna a non prelevare le somme depositate. Nel caso in cui le voglia smobilizzare prima del vincolo previsto - 12 mesi nelle nostre simulazioni - le conseguenze non sono indolori. In genere le somme prelevate in anticipo vengono remunerate con un tasso molto basso: dall’1,6% netto di PrivatBank allo 0,20% del Time Deposit della Bcc. Alcuni conti non prevedono alcuna remunerazione se si “infrange” il vincolo prima della scadenza - è il caso di Banca Marche e Banca Sistema - altre invece non consentono proprio di smobilizzare le giacenze prima del tempo pattuito, come i prodotti analizzati di Banca MedioCredito del Friuli-Venezia Giulia, Banca Ifis e Ibl Banca.


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IL FONDO DI GARANZIA COPRE FINO A 100MILA EURO

Diversificare le scadenze e scegliere piccoli tagli I consigli per evitare brutte sorprese. Nel dubbio sempre meglio verificare se la banca è in regola con le autorizzazioni della Banca d’Italia

“Il

di spacchettare l’investimento: investire piccoli tagli scegliendo vincoli temporali diversi e magari accendendo depositi su banche diverse, scegliendo tra quelle che si accollano l’imposta di bollo. “In questo modo - prosegue Bacca - si evita di inchiodare la giacenza con lo stesso istituto e, diversificando i vincoli, si ha la possibilità di avere a disposizione liquidità con maggiore facilità”. Ma i risparmiatori continuano a guardare con interesse a questi strumenti di investimento?“A giudicare dalla quantità dell’offerta, direi proprio di sì”, spiegaFrancesca Tedeschi di Osservatoriofinanziario.it.“Non so-

rendimento è alto. L’imposta di bollo non la pago. Ma la banca non la conosco. C’è da fidarsi?”. Non sono pochi i nostri lettori che si pongono questo interrogativo. E visto che tra le banche più “convenienti” ci sono istituti poco conosciuti, i dubbi non faticano a venir fuori. Cominciamo col dire che i conti di deposito, come i conti correnti, sono coperti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi fino a 100mila euro. Esistono poi le autorizzazioni e i controlli istituzionali. “Un istituto per operare in Italia deve essere autorizzato dalla Banca d’Italia”, spiega Lorenzo Bacca responsabile dei prodotti finanziari del portale Facile.it. “Ogni operatore poi è sottoposto alla vigilanza di via Nazionale e comunque in caso di fallimento e messa in liquidazione, interviene il Fondo di garanzia”. Tuttavia se si vuol limitare l’eventuale rischio, il consiglio migliore è quello

Conto Forte Tasso netto: 3,28% Rendimento: 328 euro Condizioni: Non è svincolabile

Rendimax Top Tasso netto: 3,28% Rendimento: 328 euro Condizioni: Non è svincolabile. Interessi posticipati

ContoSu Ibl Tasso netto: 3,23% Rendimento: 323 euro Condizioni: Non è svincolabile

Rendimax Top Tasso netto: 3, 12% Rendimento: 312 euro Condizioni: Non è svincolabile. Interessi anticipati

Conto deposito Youbanking Tasso netto: 2,80% Rendimento: 280 euro Condizioni: È svincolabile. Le somme prelevate anticipatamente vengono remunerate al tasso base netto dello 0,32% I costi di attivazione e disattivazione sono gratuiti. Per nessun conto è obbligatorio aprire anche un conto corrente. L’imposta di bollo ove non specificato è a carico della banca.


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Rendimax Like

Diversificare le scadenze e scegliere...

Tasso netto: 3% Rendimento: 300 euro Condizioni: Le somme prelevate anticipatamente vanno prenotate 33 giorni prima

ContoSu Ibl Tasso netto: 2,42%

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I nostri 10.000 euro IN UN DEPOSITO “LIBERO” per 12 mesi

C onsumiRisparmio

no poche le banche che continuano a esentare i clienti dal pagamento del bollo e questo perché gli istituti stanno cercando di frenare lafugadei risparmiatori”. Se osserviamo il fenomeno dei depositi dagli iscritti della community di Osservatorio finanziario, “un buon 40%- prosegue la Tede-

schi - ha almeno un deposito attivo. Ma crescono sempre di più quelli che guardano agli strumenti di risparmio postale - libretti e buoni postali - come forma di investimento: a parità di garanzie, non sono previste imposte di bollo e i rendimenti sono molto buoni specie sul lungo periodo”.

Rendimento: 242 euro Condizioni: In promozione fino al 31 dicembre. Versamento minimo 5.000 euro

Web Open Tasso netto: 2,40% Rendimento: 242 euro Condizioni: Versamento minimo 5.000 euro. Liquidazione interessi trimestrale

Conto Forte libero Tasso netto: 2% Rendimento: 200 euro Condizioni: Liquidazione interessi trimestrale

Deposito sicuro libero Tasso netto: 2,88% (primi sei mesi) 0,80 (secondo semestre) Rendimento: 150 euro Condizioni: Tasso in promozione per i primi sei mesi riservato ai nuovi clienti. Imposta di bollo pari a 34,20 euro a carico del cliente I costi di attivazione e disattivazione sono gratuiti. Per nessun conto è obbligatorio aprire anche un conto corrente. L’imposta di bollo ove non specificato è a carico della banca. Rendimento simulati se non si preleva per 12 mesi.

La “patrimonialina”

E a gennaio aumenta l’imposta di bollo

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al primo gennaio 2013 l’imposta di bollo sui conti di deposito sale dall’attuale 0,1% allo 0,15%. Resta il limite minimo di 34,20 euro annui mentre il tetto massimo di 1.200 euro verrà abolito. A conti fatti quindi fino a 34.200 euro investiti, si continuerà a pagare sempre 34,20 euro. Diverse banche, come testimoniano le nostre tabelle, continuano a esentare i loro clienti dal pagamento della “patrimonialina”, come viene chiamata l’imposta di bollo. Non pochi istituti, tra i quali ad esempio Mediolanum e Che Banca!, hanno già quest’anno comunicato ai loro clienti la modifica unilaterale del contratto ovvero il fatto che devono “pagare” il bollo. In questo caso il risparmiatore ha tempo 60 giorni per recedere dal contratto “senza spese” e alle “condizioni originarie” del contratto e quindi senza che gli venga addebitata la “patrimonialina”.


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ieci anni e sentirli tutti. Le celebrazioni per la prima decade dell’Agenzia europea del farmaco (Efsa) sono stati accompagnati da una selva di polemiche e critiche alla stessa organizzazione da parte di attivisti di tutta Europa. Negli stessi giorni in cui l’Agenzia di Parma celebrava l’anniversario, agricoltori, ricercatori, attivisti e politici si riunivano in città per un convegno dal titolo esplicativo:“Efsa, dieci anni discutibili”. Nella conferenza, organizzata da Corporate Europe Observatory, Task Force italiana anti-Ogm, Coordinamento Europeo Via Campesina e Firab, hanno trovato spazio molti degli attacchi rivolti all’Authority che ha il compito delicatissimo di vigilare sulla sicurezza alimentaredi oltre 500 milioni di europei.

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C onsumiAlimenti

Lorenzo Misuraca

Fioccano sull’Agenzia le accuse di manifestare scarsa indipendenza e di fiancheggiare la lobby industriale

Dall’aspartame agli Ogm L’AUTHORITY EUROPEA IN CRISI DI CREDIBILITÀ

Dieci anni di polemiche Tutti CONTRO l’Efsa Nestlé, Bayer, Basf, Coca-Cola). Gli attivisti riuniti a Parma hanno puntato il dito anche sulla questione dell’efficacia dei controlli dell’Efsa. Un caso emblematico è quello dell’aspartame, come racconta al Salvagente Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Istituto di ricerca sul cancro Ramazzini di Bologna:“Abbiamo

fatto 5 studi sull’aspartame, per un totale di 4mila ratti analizzati in laboratorio, e abbiamo rilevato un aumento di linfomi soprattutto nelle femmine, e di tumori alla pelvi renale e ai nervi cranici. Dall’Efsa ci hanno detto che le nostre ricerche non sono conformi alle linee guida Oecd, alle quale bisogna attenersi per registrare un prodotto da commercializzare. Ma noi non stavamo testando un prodotto nuovo, bensì il normale aspartame in commercio”. Le linee guida dell’Oecd prevedo-

“L’Efsa, nata dopo una serie di scandali alimentari come quelli della mucca pazza, fa spesso un lavoro di fiancheggiamentodi quell’agricoltura industriale che in teoria dovrebbe risanare”, spiega Luca Colombo, della Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (Firab). “Negli anni ci sono stati vari casi di conflitti di interesse tra membri dell’Efsa e industria alimentare”, aggiunge. “Come nel caso dell’ex presidente del consiglio d’amministrazione dell’Efsa, Diana Bánáti, che aveva un ruolo di rilievo dentro l’Ilsi”. E Ilsi è una sigla che nulla dovrebbe avere a che fare con un’agenzia indipendente, visto che si tratta della più grande lobby alimentare del pianeta che contiene 400 big della catena alimentare (tra cui Monsanto, Cargill,


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C onsumiAlimenti Dieci anni di polemiche Tutti contro...

no il sacrificio degli animali a 104 settimane, corrispondenti a circa 60 anni nell’uomo. Il metodo dell’Istituto Ramazzini, invece, studia gli effetti nell’arco dell’interavitadel ratto. “È più realistico, poiché la maggior parte dei tumori (80%) insorge, sia nel ratto che nell’uomo, in tarda età, cioè molto tempo dopo l’esposizione a sostanze cancerogene”, protesta la Belpoggi. C’è poi la questione delle verifiche dell’Efsa sui prodotti da mettere in commercio, a partire dagli Ogmche negli ultimi anni sono stati accettatidall’organismo di Parma, tra le polemiche di ambientalisti e ricercatori di tutta Europa. “Le norme europee - spiega Luca Colombo - impongono che gli studi effettuati per ottenere l’autorizzazione di prodotti rischiosi, come pesticidi, additivi alimentari e alimenti geneticamente modificati, poggino sulla documen-

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tazione fornita dall’industriaproponente. L’Efsa non si è mai avvalsa del suo potere di equilibrare la valutazione del rischio fatta dall’industria attingendo a studi indipendenti, seppur non sempre disponibili”. Il caso recente dello studio sulla tossicità del mais Ogm Nk 603, del ricercatore francese Gilles-Eric Séralini, che ha allertato la comunità scientifica internazionale scatenando molte polemiche, rappresenta un

altro esempio di quella che i critici dell’Efsa definiscono una“asimmetria di comportamenti”nei controlli. Secondo l’esperto della Firab, “le richieste di approfondimento seguite alla ricerca francese sono state liquidate dall’Efsa con l’affermazione, tra le altre, che il numero delle cavieutilizzate è insufficiente. Ma nel caso dell’aspartame sostiene che sono sufficienti le analisi svolte secondo le linee guida Oecd, che si sono mosse sullo stesso ordine di grandezza”. Dieci anni, dunque, sono un ottimo traguardo. In molti si chiedono se per l’Efsa non debba anche essere l’occasione per cambiare molte cose al suo interno.

L’AGENZIA AFFIDA LA SUA DIFESA A UNA SOCIETÀ DI CONSULENZA

SCARSA INDIPENDENZA? NON SERVONO CAMBIAMENTI

Il

Salvagente ha contattato l’Efsa per sottoporle le critiche che in tanti - e anche noi più di una volta - le hanno rivolto. L’Authority ci ha però risposto con estratti del rapporto sul suo operato curato da una società di consulenza esterna, l’Ernst&Young. Sarebbe stato preferibile un confronto diretto, ma riportiamo le risposte meno generiche. L’Efsa ammette che “permangono alcune preoccupazioni sull’efficienza e la sostenibilità dell’attribuzione dei compiti tra il personale interno e gli esperti, nonché su come la consulenza dell’Efsa possa sostenere al meglio un’innovazione sicura nella Ue”, anche se sulle accuse di scarsa indipendenza non fa un passo indietro e cita testualmente il report esterno: “Nonostante le osservazioni critiche, non è necessario apportare modifiche rilevanti alle strutture, alla governance e alle procedure dell’Efsa; nelle attua-

li circostanze, l’infrastruttura è considerata soddisfacente sia di per sé sia in rapporto ad altre agenzie europee e agli standard internazionali rilevanti”. Sulla trasparenza, pur difendendo il suo operato, l’Efsa ammette che “dovrebbe intensificare gli sforzi in vista di una maggiore apertura alla valutazione pubblica delle proprie attività in materia di valutazione del rischio e adozione delle decisioni”. E in generale la relazione di Ernst&Young raccomanda che l’Efsa“renda più trasparenti alcuni processi decisionali, migliori i contatti con gli Stati membri, perfezioni la capacità di pianificazione e definizione delle priorità, renda più chiare le proprie comunicazioni e sviluppi le pratiche di raccolta dati”. L’Autorità di Parma conclude assicurando al Salvagente di aver“avviato un’attenta riflessione”e che i punti critici rilevati saranno discussi “con tutti i principali partner e le parti interessate, compresi la Commissione europea, il Parlamento europeo, gli Stati membri e il consiglio di amministrazione dell’Autorità”.


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L’ alimento Settimana della

LE VIRTÙ DI UN FRUTTO DIMENTICATO: LA MELAGRANA

Il gran potere dei semi Roberto Quintavalle

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rutto antichissimo, la melagrana ha un alto valore simbolico in diverse parti del mondo. In Turchia, per esempio, le novelle spose lanciano in terra il frutto e osservano i grani che ne escono: ognuno predice la nascita di un figlio. E proprio alla fertilità è legata l’immagine della melagrana fin dai tempi remoti; non a caso le spose latine usavano intrecciare tra i capelli i rami di quest’albero. La pianta, originaria della Persia, è oramai comune anche da noi, facilmente coltivabile nei giardini mediterranei e perfino in vaso. Ha una stupenda fioritura e in questi giorni si possono gustare ancora gli ultimi frutti maturi. Protagonisti del consumo sono i suoi semi rossi che sono separati da membrane cellulosiche e hanno una polpa di sapore acidulo e molto aromatico. Dal punto di vista nutrizionale, i semi hanno una grande ricchezza di vitamina A e B e contengono tannino, che ha proprietà astringenti. La virtù più interessante, però, è forse da ricercare nel contenuto in polifenoli, che oltre all’azione anticolesterolo contrastano l’azione dannosa dei radicali liberi.

La presenza di sali minerali (potassio e fosforo, soprattutto) e di acidi organici arricchisce ulteriormente l’interesse nutrizionale di un frutto che, a torto, viene poco consumato in casa anche se sta conoscendo una seconda vita nelle bibite industriali. Per ricominciare ad apprezzarne le qualità (e il sapore) oltre a gustarlo come ingrediente di un’insalata o semplicemente come frutto a fine pasto, si potrebbe tranquillamente provare ad apprezzarne la spremuta. Realizzabile facilmente con uno spremiagrumi casalingo. In questo modo si può approfittare tanto dell’azione gastroprotettiva della melagrana che di quella antiossidante. L’unica accortezza, all’acquisto, è scegliere i frutti non spaccati per evitare che siano stati attaccati da muffe e parassiti.

melagrana

Il suo primato Frutti rossi: salutari, benefici, ricchi di omega 3... praticamente elisir di lunga vita. Chi non ha ceduto alla tentazione di mettere nel carrello una delle tante bevande industriali che vantano l’azione “colorata”della frutta alzi la mano! Ma si tratta davvero di un’azione efficace e utile? Per rispondere sarebbe bene distinguere i benefici che la frutta fresca può apportare da quelli di un succo pastorizzato e conservato a lungo (che perde molte delle virtù della materia prima). Detto questo alla melagrana si possono davvero attribuire molte qualità. Per lo meno a giudicare dal test Orac, la tecnica che consente la misura dell’azione antiossidante. In queste analisi i semi superano molti altri frutti nel valore antiossidante. In particolare il melograno fa misurare 6.000 unità Orac, contro le 2.400 dei mirtilli, le 2.000 delle more, le 1.500 delle fragole e le 750 delle arance, tanto per citare alcuni protagonisti dei succhi industriali. TABELLA NUTRIZIONALE ( PER 100 GRAMMI DI PARTE EDIBILE ) Calorie Proteine Lipidi Carboidrati Fibra totale Sodio Potassio Fosforo Vitamina B1 Vitamina B2 Vitamina A (ret. eq.) Vitamina C

63 0,5 0,2 15,9 2,2 7 290 10 0,09 0,09 15 8

kcal g g g g mg mg mg mg mg mcg mg

Fonte INRAN


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C onsumiBevande

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IL DECRETO DEL MINISTERO

Più FRUTTA Balduzzi sfi

Le industrie del settore attaccano: “Decreto

Valentina Corvino

P

iù o meno frutta nelle bibite analcoliche? Non è solo un fatto di gusto, né di pura difesa dell’agricoltura italiana. È anche una questione di salute. Per comprendere l’ultima svolta del ministro della Salute Renato Balduzzi, e le polemiche che sta producendo nel mondo industriale, è necessario partire da un dato di fatto: l’aumento del numero dei bam-

inutile e contropro-

bini obesi. Il sistema di sorveglianza in età infantile del ministero della Salute, Okkio alla Salute, stima in 1,1 milioni i bambini tra i 6 e gli 11 anni con problemi di eccesso ponderale nel nostro paese. Il 12% dell’intera popolazione infantile risulta addirittura obesomentre il 24% è in sovrappeso: più di un bambino su tre, quindi, ha un peso superiore a quello che

ducente”. Ma i consumatori apprezzano la mossa del ministro

dovrebbe avere per la sua età. Scontate le conseguenze di questa situazione, non solo sulle vite di questi adulti di domani - chi è obeso da bambino lo sarà, con molta probabilità, anche da adulto - ma anche sulla sanità pubblica: che ci piaccia o no, il contenimento della spesa pubblica passa anche e soprattutto attraverso una seria prevenzione sanitaria. Da quei numeri ha preso le mosse il decreto a firma del ministro Renato Balduzzi secondo cui le bevande analcoliche vendute con denominazioni di fantasia, il cui gusto e aroma fondamentale deriva dal loro contenuto di essenze di agrumi, o di paste aromatizzanti di agrumi, devono essere commercializzate con un contenuto di succo naturale non inferiore al 20%. Il ministro è stato chiaro: “La norma mira a introdurre una misura concreta per la promozione di un’alimentazione più sana, nell’ottica della diffusione nella popolazione di corretti stili alimentari”. In altre parole, i bambini mangiano poca frutta e verdura mentre bevono molto di più che in passato bevande zuccherate e/o gassate: mettiamo più fruttain queste bevande, è stata la conclusione di Balduzzi, per contenere i danni. Puntuale la rivolta dei produttori di bevande. “L’apporto calorico delle bibite, quando zuccherate, è ben inferiore a molti altri alimenti”, spiega al Salvagente Aurelio Ceresoli, presidente di Assobibe, sot-


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C onsumiBevande

O DELLA SALUTE CONTRO L’OBESITÀ INFANTILE

A e meno zucchero da Coca-Cola e soci tolineando a necessità di “definire le cause dell’obesità infantile che, tuttavia, non sono ascrivibili a singoli prodotti o motivi”. Secondo i produttori la norma è inutile: “L’offerta del mercato di bevande analcoliche già prevede diverse opzioni adeguate a chi ricerca più frutta, quali succhi 100%, spremute e nettari. Sfuggono i motivi e i benefici di eliminare prodotti con meno del 20%, presenti in tutti gli altri paesi. Questo limita la possibilità di offrire al consumatore soluzioni adeguate ai diversi gusti. E i prodotti con le nuove regole avranno caratteristiche e sapori diversi rispetto a quelli noti, con più calorie e conservanti”. Ma non solo: ipotizzano gli industriali un effetto anche più dannosoin quanto le“nuove”bibite potrebbero contenere più zucchero per compensare l’aumento del succo. Assobibe contesta anche le accuse che volevano i produttori poco interessati alla salute dei consumatori: “Le imprese - spiega Ceresoli -

sono sempre impegnate nel garantire elevati standard di qualità e sicurezza proprio a tutela della salute. Il quadro di tutela sulla sicurezza degli alimenti definito nella Ue, e applicato anche nel nostro paese, offre un’elevata salvaguardia. La nostra categoria ha fatto molto anche nella promozionedi impegni di responsabilità nei confronti del mercato, con attenzione particolare al rispetto dell’ambiente scolastico e del ruolo specifico dei genitori e degli edu-

catori verso i bambini. Grazie agli impegni volontari delle imprese oggi i consumatori possono godere di una serie di novità in passato non presenti sul mercato: le bevande a contenuto calorico ridotto o nullo, opzioni aggiuntive rispetto alla versione con solo zucchero; informazioni nutrizionali aggiuntive in etichetta per favorire scelte consapevoli; confezioni richiudibili per favorire il consumo in più momenti. Nessun altro settore ha inoltre deciso di evitare forme di marketing nei canali diretti ai bambini sotto i 12 anni, di promuovere il rispetto dell’ambiente scolastico e l’astensione di promozioni legate alle quantità acquistate. Azioni concrete, tangibili”. La guerra, insomma, sembra appena iniziata.

Silvia Biasotto, Mdc “UN PASSO AVANTI DA SOSTENERE” “I consumatori hanno tutto da guadagnare da questa norma, in termini salutisticonutrizionali, di qualità del prodotto e di trasparenza”. È questo il commento di Silvia Biasotto, responsabile del dipartimento di Sicurezza alimentare del Movimento difesa del cittadino (Mdc), che non ha dubbi sugli effetti benefici della norma voluta dal ministro Balduzzi. I motivi? “ In primis la salute dei consumatori, piccoli e grandi, in termini di migliore qualità nutrizionale delle bevande. In pratica - spiega - nelle bevande analcoliche che riportano o richiamano un nome di frutta a succo ci sarà più frutta nel vero senso della parola. Berremo meno aromi e coloranti e assumeremo più frutta. Non dimentichiamo che spesso queste bibite sono con-

sumate proprio dalle giovani generazioni che, da un lato, hanno una particolare necessità di frutta e verdura ricche di vitamine e, dall’altro, sono particolarmente colpite dal fenomeno obesità causato da cattive scelte alimentari e inattività fisica”. Ma non solo. “Dal punto di vista della qualità del prodotto queste bevande migliorerebbero notevolmente” dice Silvia Biasotto. “Spesso suggeriamo ai consumatori di controllare l’elenco degli ingredienti per fare acquisti consapevoli, diffidando dei prodotti troppo ricchi di coloranti e aromi, additivi spesso impiegati per nascondere scadenti materie prime. Con un aumento della presenza del succo naturale di frutta nelle bibite analcoliche, le bevande si caratterizzeranno sempre più in base alla materia prima e non a cocktail realizzati a tavolino per incontrare il gusto dei consumatori. Non si spiega perché, attualmente, un prodotto che richiama l’arancia debba contenere solo il 12% di arancia”.

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C onsumiContraffazione

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MASSIMILIANO DONA, SEGRETARIO GENERALE DELL’UNC

“Salute e portafogli: con il falso il consumatore rischia due volte” Marco Cardaci

“Ci

sono due tipi di rischi per chi acquista merce contraffatta, uno di natura economica e un altro, ancora più importante, per la sua salute”. Massimiliano Dona, il segretario generale dell’Unione nazionale consumatori, considera quello della contraffazione un vero pericolo per il consumatore, tanto da dedicargli l’edizione di quest’anno del premio Vincenzo Dona, dedicato al padre, uno dei pionieri del movimento consumeristico in Italia e fondatore dell’Unc. “Contraffazione, non tutto quel che compri è ciò che credi” è il titolo del seminario che si tiene il 22 novembre a Roma. Con chi ne avete parlato? Per questa sesta edizione abbiamo coinvolto figure di rilievo sia dal punto di vista istituzionale che da quello imprenditoriale. Partecipano il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini, il ministro delle Politiche agricole e forestali Mario Catania, il direttore dell’Agenzia delle Dogane Giuseppe Peleggi e anche rappresentati di Assogiocattoli, Assolatte, Unipro. Anche il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso interviene, a sottolineare la dimensione criminale del fenomeno. Chi si è aggiudicato il premio quest’anno? Sergio Marini, presidente

Al fenomeno e ai pericoli che comporta è dedicata l’edizione di quest’anno del premio Vincenzo Dona. Con un parterre d’eccellenza

della Coldiretti, per l’impegno dell’associazione nell’educazione dei consumatori, anche nell’ambito della contraffazione; capitaneria di porto e guardia di finanza per il contrasto al fenomeno. Abbiamo anche deciso di premiare la trasmissione “L’aria che tira” di Myrta Merlino. Perché avete scelto il tema della contraffazione? Perché è un settore redditizio per le organizzazioni criminali e riteniamo che i consumatori debbano essere sensibilizzati su questo aspetto. Ma in un momento di crisi come questo c’è chi, non potendo permettersi un capo firmato, ricorre alla bancarella. Non crede che si tratti di un’esigen-

za piuttosto che di un vezzo? Chi compra merce contraffatta spende più soldi di quanto effettivamente quel prodotto vale e non ha alcuna forma di garanzia. Vi è anche l’aspetto“salute”: i capi d’abbigliamento contraffatti, non solo i farmaci e i cibi, possono provocare allergie e addirittura malattie oncologiche per via di alcuni metalli pesanti utilizzati nella realizzazione. Anche i giocattoli contraffatti sono pericolosi: possono contenere vernici tossiche e pezzi che, non bene assemblati, possono essere ingeriti dai più piccoli. La contraffazione dilaga anche tra i prodotti elettrici, i pezzi di ricambio delle automobili… E poi c’è la contraffazione degli alimenti: un fenomeno diffuso solo per le esportazioni? È egualmente diffuso. L’Italia è il primo paese vittima della contraffazione ma anche il primo produttore di contraffazioni. Le imprese criminali non sono solo in Cina, sono anche in Italia…


MondoItalia

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ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

Antibiotici, utilizzarli solo quando servono Edoardo Barbanera

“L’

uso di antibiotici e vaccini ha allungato la nostra durata della vita di circa 20 anni. Se vogliamo mantenere questo miracolo medico, dobbiamo comprendere appieno quando gli antibiotici funzionano e quando no, agendo di conseguenza”, così Zsuzsanna Jakab, direttrice regionale Oms per l’Europa, in occasione della

Danimarca/cibo

Stop alle tasse sul junk food Ha avuto vita breve la tassa sui grassi saturi in Danimarca. Il governo danese, a un anno esatto dalla sua introduzione, ha cancellato la cosidetta imposta sul “junk food” (cibo spazzatura). Le 16 corone in più (2 euro e 15 centesimi) per ogni chilo di grassi saturi negli alimenti hanno scatenato un aumento dei prezzi giudicato eccessivo sia per le famiglie che per le imprese. In tempo di crisi, devono aver pensato i danesi, tocca risparmiare su tutto, anche sulla salute...

quinta edizione della Giornata europea di informazione sugli antibiotici. Un sondaggio dell’Organizzazione mondiale della sanità ha, però, indicato che oltre la metà di tutti i farmaci (compresi gli antibiotici) è prescritta, distribuita o venduta in modo inappropriato. Questo, nel caso degli antibiotici, comporta l’au mento della resistenza e la diminuzione del numero di “casi” risolti. L’errato uso del farmaco ha conseguenze pesanti per la salute del singolo ma anche grandi effetti economici per le istituzioni. Secondo l’Oms, infatti, le infezioni resistenti possono essere fino

a 100 volte più costose da trattare: aumentano i tempi di permanenza in ospedale e le richieste di ulteriori terapie e servono sempre nuovi fondi per la ricerca per contrastare la resistenza al farmaco. Robert-Jan Smits, direttore generale per la Ricerca e l’innovazione della Commissione europea, spiega che “nel 2012 sono stati investiti più soldi che mai nella ricerca sulla resistenza agli antibiotici”. L’Oms ha deciso di puntare sulla maggiore sensibilizzazione del cittadino, per spiegare una volte per tutte che gli antibiotici vanno assunti solo quando sono necessari e prescritti.

GB/sprechi

MENO RIFIUTI , PIÙ PROFITTI

A

Londra c’è un negozio, The people’s supermarket, che combatte gli sprechi cucinando e vendendo prodotti prossimi alla scadenza. Questo avviene grazie a una cucina sul retro del negozio che permette la preparazione di pasti pronti da consumare a casa. Tutti gli ingredienti provengono dal supermercato stesso che, in realtà,

è una cooperativa alimentare. Cibo sano (assicurano i quattro chef) e locale, prezzi contenuti, The people’s supermarket vende su base giornaliera e, così facendo, permette di risparmiare in media 100 kg di rifiuti a settimana. Quello che non viene cucinato, invece, finisce in un compost per un progetto di giardino locale già attivo.

M N DO I T A L I A


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MondoItalia

NEWS GB/sostenibilità OLIO DI PALMA, I BIG PER IL “CERTIFICATO” La proposta arriva da due colossi tra le multinazionali della distribuzione alimentare. Unilever e Walmart, in occasione dell’annuale tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile, hanno dichiarato di volere acquistare, entro la fine del 2015, solo olio di palma certificato come sostenibile. È un importante passo avanti, almeno nelle intenzioni, soprattutto per l’ambiente. L’olio di palma è molto richiesto dal mercato mondiale visto che può essere utilizzato al posto dei grassi idrogenati, non molto amati a causa della presenza di acidi grassi trans o Tfa. Paesi come Indonesia, Malesia e vaste zone dell’Africa occidentale, per assecondare la domanda, hanno continuato a piantare palma da olio in sostituzione di colture tradizionali e in nuovi terreni. Questo ha causato deforestazioni (soprattutto in Indonesia), l’impoverimento dei terreni e, ovviamente, la scomparsa di alcune colture locali. Il problema “olio di palma” era stato già denunciato negli anni scorsi da rapporti stilati dal Wwf e da Greenpeace.

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Italia/Unicoop e Federutility

Supermercati Coop: l’acqua è più trasparente

È

partita la campagna informativa “Sull’acqua la massima trasparenza”. In circa 550 tra super e ipermercati Coop, nei reparti “acque”, sarà presente una scheda informativa con le caratteristiche chimiche e micro-biologiche dell’acqua di casa. I dati contenuti saranno aggiornati dai gestori degli acquedotti delle città e valuteranno otto parametri: la concentrazione di ioni idrogeno, cloruri, ammonio, nitrati e nitriti, durezza, residuo secco a 180°, fluoruri e sodio. Negli stessi punti verrano distribuiti dépliant in cui tutte le 8 voci sono spiegate in modo

sintetico. La campagna, finalizzata all’acquisizione di una scelta d’acquisto da parte del consumatore più consapevole, è realizzata insieme alla Federutility (rappresentante del 95% delle aziende che gestiscono il servizio idrico in Italia) e segue quella del 2010, “Acqua di casa mia”, sempre volta a promuovere il consumo dell’acqua di casa. “Esporre nei nostri negozi la lista sulla trasparenza dell’acqua di rubinetto è una scelta coerente con i principi di tutela dell’ambiente e di promozione di un consumo consapevole, tipici dell’impresa Coop”, ha preci-

M N DO Italia/solidarietà

E.ON PER L’EMILIA E.On energia offre il suo aiuto alle popolazioni e alle imprese emiliane colpite dal sisma. Lo fa aderendo all’iniziativa “1€/1 kg un aiuto per rinascere”, promossa dal consorzio del Parmigiano Reggiano per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione dei caseifici danneggiati dal recente terremoto. E.On si è impegnata ad acquistare più di 3 tonnellate di parmigiano, dando così un contributo a favore del Fondo di solidarietà “Comitato gruppo caseifici terremotati” del Parmigiano Reggiano. E.On continua quindi a sostenere altre comunità sul territorio con progetti mirati, come ad esempio il piano di ricostruzione avviato nel comune di Onna, devastato dal sisma che ha colpito l’Abruzzo nel 2009.


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MondoItalia

NEWS

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Italia/sanità

La Sanità vista dai cittadini (attivi)

sato Massimo Favilli, direttore delle Politiche sociali Unicoop Tirreno. “Per noi è doveroso mettere i consumatori nelle condizioni di scegliere responsabilmente e sul tema dell’acqua abbiamo ritenuto urgente fornire gli strumenti necessari per esercitare il diritto di scelta”. A entrambe le campagne spetta anche il compito di sensibilizzare i consumatori sull’utilizzo della plastica nell’im-

bottigliamento dell’acqua. Secondo il rapporto del 2012 “Ambiente Italia” di Legambiente, in Italia sono stati prodotti e imbottigliati 12 miliardi di litri di acque, con un uso di oltre 350mila tonnellate di plastica e l’emissione di quasi un milione di tonnellate di CO 2. Un dato che è ancora più alto se si pensa che quasi tutto il trasporto delle bottiglie di acqua avviene su gomma.

Meno risorse e più difficoltà, lunghi tempi di attesa per gli esami, ostacoli per l’accesso a farmaci e servizi assistenziali, mancato decollo della medicina territoriale : questa la fotografia scattata dal XV rapporto Pit Salute, intitolato “Servizio sanitario nazionale e cittadini: lo Stato (A)Sociale” e realizzato dal Tribunale per i diritti del malato e da Cittadinanzattiva. “La sensazione dei cittadini è che quello che una volta si chiamava Stato sociale stia vivendo un progressivo impoverimento a danno e sulla pelle dei cittadini”, ha dichiarato Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato. Il rapporto è stato realizzato con il sostegno di Novartis ed è basato sulle 26.470 segnalazioni gestite nel 2011 dal servizio di consulenza e intervento PitSalute.

OITALIA Italia/consumatori

Dieci proposte per Bersani e per l’Italia

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ieci i punti presentati dal comitato ConsumatorixBersani per una sorta di Agenda dei consumatori. Dieci proposte concrete presentate dal Comitato al candidato delle primarie del centro-sinistra, Bersani, in un incontro che ha visto anche la partecipazione di Antonio Lirosi, responsabile nazionale del Pd per la Tu-

tela consumatori e commercio. Nate come contributo per migliorare la competività del nostro paese, stimolare la crescita occupazionale e per restituire un ruolo attivo al cittadino-consumatore, le proposte puntano su una riapertura delle liberalizzazioni, un rilancio della domanda interna del mercato che passi attra-

Il piano dei consumatori: tutelare il potere di acquisto e liberalizzare

verso politiche fiscali più eque in grado di tutelare il potere di acquisto delle famiglie, un rafforzamento dei diritti del cittadino-consumatore. Tra i punti presentati e accolti da Bersani vi è anche quello che chiede la cre a zione di un’Agenzia nazionale sulla sicurezza alimentare e un registro trasparente dei richiami, la richiesta di rivedere i meccanismi di riscossione di Equitalia e maggiore vigilanza sui mercati finanziari.


Diritti

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Bollette

Il Salvagente 22-29 novembre 2012

L’UNC: “SOLO CONSUMI PRESUNTI E NESSUNA AU

L’Autorità con Bollette FUOR

I contatori elettronici non sempre funzionano. La fatturazione dà problemi. E agli utenti arriva la stangata.

Barbara Cataldi

Ci

avevano detto che il contatore elettronico ci avrebbe reso la vita più facile. Ci avevano promesso che avremmo detto addio a letture presunte di fantasia e a conguagli da urlo. Con la tariffa bioraria, che si applica in regime di maggior tutela a tutte le utenze con contatore intelligente,ci avevano anche garanti-

to che avremmo risparmiato e tenuto sempre sotto controllo le nostre spese energetiche. Ce lo avevano detto, ma non è stato così. Almeno per quel milione e mezzo di famiglie che abitano a Roma e dintorni e che hanno come fornitore di elettricità Acea Energia, una delle societa del gruppo omonimo partecipato dal Comune capitolino. Per loro, infatti, passare al contatore elettronico ha significa-

to l’inizio del caos. Da quando è partita l’installazione delle nuove macchinette ordinata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg), per gli utenti romani è iniziato un calvario senza fine: prima l’arrivo a intermittenza delle bollette, poi le richieste di pagamento da mi gliaia di euro, per lo più non corrispondenti ai consumi reali, la beffa di non poter correggere l’errore con la vecchia autolettu-


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D irittiBollette

U TOLETTURA”

tro l’Acea I controllo

siderata uno dei principali operatori nazionali di servizi di pubblica utilità non ne viene a capo da almeno 3 anni. Così l’Aeeg un paio di settimane fa è intervenuta avviando “un procedimento sanzionatorio per l’accertamento di violazioni in materia di fatturazione e di standard generali di qualità della vendita di energia elettrica” che potrebbe concludersi tra 6 mesi con una multa salata.

Misuratori senza software

Beffa bioraria Anche la formula della bioraria, obbligatoria per chi ha scelto il servizio di maggior tutela, si è trasformata in una beffa. “L’introduzione a luglio 2010 dei prezzi biorari”, osserva Riccardo Libbi, “cioè differenziati a seconda dei diversi momenti della giornata e dei giorni della settimana in cui si utilizza l’elettricità, contraddistinti con le fasce F1, F2 e F3, non ha infatti portato alcun vantaggio agli utenti perché i

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ra e infine l’esperienza della bolgia infernale all’ufficio reclami. A non funzionare, infatti, è l’intero sistema. E Acea, pur essendo quotata in borsa e con-

Ma cosa hanno che non va i contatori elettronici di Acea? Per ora è ancora un mistero. “Glieli ha venduti Enel anni fa, quando Acea ha acquistato dall’ex monopolista il ramo di distribuzione di energia elettrica nell’area metropolitana di Roma”, racconta al Salvagente Riccardo Libbi, responsabile del settore Energia e risorse idriche di Roma e Lazio dell’Unione nazionale consumatori. I contatori, però, non hanno mai funzionato con la scusa che il software di gestione ha dei problemi. “Acea dice che ci sono 50 programmatori a lavoro per risolverlo da più di un anno”, precisa Libbi. Ma resta incomprensibile come una società così importante possa acquistare una partita di apparecchiature elettroniche per milioni di eu-

ro senza assicurarsi che funzionino o che esista un software per gestirle prima di montarle a centinaia di migliaia di utenti. Non solo. In questo caos, i clienti Acea vengono rimpallati da una parte all’altra senza la possibilità di trovare una soluzione: “Acea Gestione Vendita continua a ribadire che la responsabilità di questa situazione è di Acea Distribuzione e viceversa”, dice il responsabile dell’Unc Lazio. Il sistema di calcolo delle bollette prevede che Acea Distribuzione, proprietaria dei contatori, raccolga i dati dei consumi effettivi e li invii ad Acea Energia, che in base a quei numeri dovrebbe fatturare ai propri clienti. Questo passaggio di informazioni, però, non funziona, così Acea Energia ritarda l’invio della bolletta fino a quando pur di emettere fattura utilizza un calcolo presunto sulla base dei consumi di qualche anno fa.


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D irittiBollette

L’Autorità contro l’Acea...

L contatori elettronici non funzionano, non sono cioè in grado di misurare i consumi nelle diverse fasce. Il risultato? I consumi vengono fatturati con l’applicazione, guarda caso, della fascia F1, la più costosa”. Per evitare la multa dell’Authority, Acea dovrebbe proporre una soluzione credibile entro il prossimo 8 dicembre. Intanto ha dichiarato che ripristinerà l’autolettura a partire dal primo gennaio 2013. Ancora troppo poco, se si considera che i comportamenti contestati sono, oltre al calcolo degli importi in base a consumi presunti, il mancato rispetto della periodicità nell’invio delle fatture e la lentezza nella risposta alle richieste di informazione dei consumatori. Acea stessa ha ammesso, rispondendo all’Aeeg, di aver sospeso la fatturazione a 4.573 clienti del mercato libero e a 64.743 del servizio di maggior tutela.

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IN SOLI QUATTRO MESI MIGLIAIA DI RECLAMI

Arrivano i maxi conguagli: “Mi chiedono 16mila euro” A

L’azienda ha siglato con le associazioni dei consumatori un protocollo di conciliazione paritetica

Gianni, pensionato ultrasettantenne, quando è arrivata la bolletta della luce è venuto un malore. Acea Energia, il suo fornitore di energia elettrica, dopo un anno di silenzio gli ha mandato un conguaglio di oltre 10mila euro. Lui ha letto l’importo della fattura e si è sentito male, tanto che è dovuto andare di corsa a farsi visitare da un medico. Ora spera di risolvere con la conciliazione, ma intanto ha cominciato a pagare a rate. Ettore, invece, ha ricevuto per il V bimestre 2010 un conto di 16.799 euro. L’utenza di casa sua è stata scambiata con quella di una cava di tufo. Dopo mesi di tribolazioni, l’inghippo salta fuori, così sua moglie cerca di spiegarlo all’ufficio reclami. Lei è sudafricana e poco avvezza alla burocrazia italiana, l’azienda è inflessibile e pretende il pagamento pena l’interruzione del servizio. Ettore è dializzato, non può restare senza elettricità quindi accetta la rateizzazione. Il loro reclamo non viene neppure protocollato e ancora oggi i coniugi sono costretti a pagare rate da 575 euro al mese. Ma le cose vanno male anche per chi è in salute e più preparato. Fernando, docente universitario di fisica, non ha ricevuto bollette per più di un anno. Poi il salasso è toccato anche a lui e come spesso capita era sbagliato. Acea gli ha chiesto 6mila euro di arretrati basan-

dosi su consumi presunti, lui ha chiesto da 5 mesi il riordino dell’utenza ma dall’azienda nessuno gli ha mai risposto. Casi come questi si contano a decine di migliaia. Qualunque comunicazione venga fatta alla società rischia di perdersi nelle nebbie. In tanti, per esempio, continuano a pagare come non residenti nonostante abbiano segnalato il cambio di residenza da tempo. I reclamiscritti inoltrati alla società nei primi 4 mesi del 2012 sono stati 15mila e per la fine dell’anno toccheranno quota 70mila. Tanto che Acea Distribuzione, proprietaria dei contatori elettronici che non funzionano e che hanno provocato il caos, ha sottoscritto insieme alle associazioni dei consumatori aderenti al Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (Cncu) un protocollo di conciliazioneparitetica. L’accordo è stato siglato un paio di settimane fa, lo stesso giorno in cui l’Aeeg ha pubblicato la delibera con cui è partita l’indagine sui disservizi di Acea. L’accordo dovrebbe garantire ai clienti del servizio di fornitura elettrica di Roma e Formello una procedura facilitata per la risoluzione in tempi brevi e senza oneri aggiuntivi delle controversie. Gli utenti potranno farsi rappresentare da un’associazione dei consumatori in caso di disservizi legati a continuità del servizio, aspetti di


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La bioraria è obbligatoria ma gli sconti sono terminati

natura patrimoniale, prestazioni di carattere tecnico-commerciale, rilevazioni dei consumi (malfunzionamento dei contatori e ricostruzione dello storico dei dati di misura). I clienti possono accedere alla procedura di conciliazio-

ne tramite reclamo scritto, e possono farlo ogni volta che Acea Distribuzione non abbia inviato alcuna risposta entro 40 giorni; oppure che questa non sia stata ritenuta soddisfacente in base a precise motivazioni.

LA RATEIZZAZIONE

Il debito? Si può diluire nel tempo Q

uali sono i diritti dell’utente quando arriva una bolletta stratosferica? Se si accerta che l’importo al fornitore di energia è dovuto, l’unica possibilità è la rateizzazione della fattura. Nei contratti conclusi nel mercato libero purtroppo la possibilità di rateizzare non è obbligatoriamente presente nel contratto. Per l’energia elettrica i clienti con contratto a condizioni regolate dall’Autorità, cioè a maggior tutela, invece, possono chiedere di pagare a rate quando si verificano i seguenti casi: a causa di un malfunzionamento del contatore viene chiesto il pagamento di consumi non registrati dal contatore

Non abbiamo ancora capito bene come funziona e già potrebbe cambiare. È il destino della tariffazione bioraria obbligatoria per tutti i clienti domestici che hanno contatore elettronico riprogrammato sulle 3 fasce di consumo e che hanno ricevuto almeno 3 fatture di conguaglio. Il prezzo dell’elettricità in questo caso viene differenziato a seconda dei momenti di uso dell’energia: dovrebbe essere più conveniente in Fascia F2 (dalle 7 alle 8 del mattino e dalle 19 alle 23) e F3 (dalle 23 alle 7 e festivi, sabato escluso) e più costoso in Fascia F1, cioè dalle 8 di mattina alle 19 dal lunedì al venerdì. Dovrebbe, ma non è proprio così. Infatti, lo scontro tra il fotovoltaico, che produce energia con il sole e tiene bassi i prezzi dell’elettricità di giorno, e i produttori da fonti convenzionali, che per rifarsi li alzano di sera, ha determinato uno stravolgimento dei prezzi dell’energia. Consumare dopo il tramonto, insomma, non è più così conveniente, come ha dimostrato una recente indagine di Federconsumatori e come continua a osservare il monitoraggio dell’associazione dei consumatori. Tanto che l’Aeeg sta già pensando ad alternative da applicare a partire dal 2013.

stesso; oppure la bolletta di conguaglio supera del 150% l'addebito medio delle bollette in acconto, ricevute dopo la precedente e ultima bolletta di conguaglio. Se, per esempio, le ultime cinque bollette in acconto sono state mediamente di 30 euro ciascuna, il cliente può chiedere la rateizzazione quando la sua bolletta di conguaglio è pari o superiore a 75 euro. Per il gas, invece, i clienti con contratto a condizioni regolate dall’Autorità possono chiedere di rateizzare la bolletta quando a causa di un malfunzionamento del contatore viene chiesto il pagamento di consumi non registrati dal contatore stesso; quando al cliente che ha un contatore accessibile è stato chiesto un conguaglio a causa di una o più mancate letture; o, se la periodicità delle bollette non è mensile, quando la bolletta di conguaglio è superiore al dop-

pio dell’addebito più elevato fatturato nelle bollette a stima, ricevute dopo la precedente bolletta di conguaglio. È escluso il caso in cui la differenza fra addebito fatturato nella bolletta di conguaglio e addebiti fatturati nelle bollette stimate o in acconto è provocata solo dalla variazione stagionale (estate/inverno) dei consumi del cliente. Se, per esempio, dopo la precedente bolletta di conguaglio ha ricevuto due bollette in acconto di 28 euro e 30 euro il cliente può chiedere la rateizzazione qualora la successiva bolletta di conguaglio superi i 60 euro. Se però l’aumento della bolletta è dovuto all’entrata in funzione del riscaldamento, e quindi a un aumento dei consumi invernali, il venditore non è obbligato a concedere la rateizzazione. Le modalità per chiedere la rateizzazione devono essere indicate sulla bolletta dal fornitore del servizio.


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D irittiPrevidenza

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LA TAGLIOLA INTRODOT TA DA TREMONTI NEL 2010

Ricongiunzione onerosa Una TRAPPOLA per 600mila Marta Strinati Si cerca una soluzione per chi ha versato contributi con diversi enti e ora è costretto a pagare cifre enormi

RICONGIUNZION

E

ra la soluzione-trappola per impedire alle lavoratrici del pubblico impiego di aggirare l’aumento dell’età pensionabile, ma si è trasformata in una penalizzazione di tutti i lavoratori che nella loro vita hanno versato i contributi in diversi fondi previdenziali. E che ora, nel doverli sommare per raggiungere il requisito del pensionamento, si trovano a dover pagare cifre enormi, da 70mila a 200mila euro, pena il rifiuto dell’assegno. Introdotta dalla “manovra estiva Tremonti” (legge 122/10) nel luglio di due anni fa, la ricongiunzione onerosa dei contributi è tornata alla ribalta, ora che nella legge di Stabilità (peraltro di fine legislatura) tutti vorrebbero can-

cellarla, o quanto meno attenuarne l’impatto.

Furto estivo “È un furto ai lavoratori e alle lavoratrici”, è il giudizio di Maria Luisa Gnecchi, deputata del Pd e componente della commissione Lavoro della Camera, dove da settimane si cerca una soluzione per tornare indietro. Il concetto la deputata del Pd lo ribadisce da più di due anni. Vale a dire da quando la gratuità dell’accorpamento dei contributi è stata cancellata per tutti. “Il 4 agosto 2010 ho presentato una proposta di legge abrogativa. Ho impiegato un anno per avere tutta la Camera d’accordo”, dice.

Soltanto il 27 luglio 2011, infatti, è arrivata la mozione di Giuliano Cazzola, deputato del Pdl e vicepresidente della commissione Lavoro della Camera. Ma da allora nulla è cambiato.

Tiro alla fune Attualmente, la trappola dell’onerosità della pratica interessa circa 600milapersone: tante sono quelle iscritte a più posizioni previdenziali, oltre a quella Inps. E tra queste, secondo l’Istituto di previdenza, sarebbero all’incirca 360mila quelle che trarrebbero vantaggio nei prossimi 10 anni dalla reintroduzione della gratuità della ricongiunzione. Cancellare la previsione sembra

Dal primo luglio 2010, p estiva Tremonti” (legg zione dei contributi pre versi fondi per i lavorato ta onerosa, come era ed riodi di contribuzione d Il calcolo delle somme d del riscatto della laurea molto più lungo dei 4-5 tato che le somme chies so insostenibili (da 70m


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TOTALIZZAZIONE

ONE

per effetto della“manovra ge 122/10), la ricongiunrevidenziali versati nei ditori dipendenti è diventaed è per i lavoratori con peda autonomi. da versare usa gli standard ea, ma di solito il periodo è 5 anni di studio, con il risulste ai lavoratori sono spesmila a 200mila euro).

L’alternativa alla ricongiunzione è la totalizzazione dei contributi versati a diversi fondi previdenziali. La somma è consentita soltanto secondo il calcolo contributivo. Per questo la totalizzazione è sconveniente per i lavoratori meno giovani, soggetti al sistema retributivo, e che in questo modo perdono una parte sostanziosa dell’assegno mensile di pensione (40-50%). Dal primo gennaio 2012 è ammessa la totalizzazione di periodi contributivi di qualsiasi durata (prima era richiesta una continuità di almeno 3 anni di versamenti nello stesso fondo).

possibile, essendoci un consenso quasi unanime. Il problema è trovare la copertura: dove reperire i soldi per eliminarla? Secondo il deputato del Pdl Giuliano Cazzola, non considerando i professionisti, per i quali la ricongiunzione era a pagamento anche

prima della legge Tremonti, e le donne che vorrebbero ricongiungere i contributi solo per aggirare i nuovi criteri di pensionamento, servirebbe circa un miliardo di euro in 10 anni. La soluzione, secondo il vicepresidente della commissione Lavoro, potrebbe essere il ritocco del

rendimento dei contributi calcolati con il sistema retributivo. Attualmente, tale rendimento è del 2% per ciascun anno di anzianità assicurativa fino al tetto dei 44mila euro e decresce all’aumentare della retribuzione. Proprio sulle aliquote previste sui redditi maggiori il deputato suggerisce una limatura che farebbe recuperare le risorse necessarie. Semplificando, la proposta passa per una riduzione delle pensioni (calcolate con il vecchio e più conveniente sistema retributivo), ma soltanto di quelle più elevate. La logica, insomma, resta quella della coperta troppo corta. Da stendere, come un velo pietoso, su una misura adottata alla cieca, senza prevederne le conseguenze.

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L’ISTITUTO DI VERONESI NE AVREBBE VERIFICATO L’EFFICACIA, LO IEO SMENTISCE MA NON UFFICIALMENTE

La cura di Bella torna a far DISCUTERE come quindici anni fa Livia Parisi

P

romossa, bocciata o rimandata? Si torna a parlare della cura del cancro scoperta dal medico Luigi Di Bella, che quindici anni fa animò dibattiti scientifici e non solo. Navigando on line sembra, infatti, che l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), il centro d’eccellenza fondato da Umberto Veronesi, abbia promosso il metodo del“dottor Speranza”, totalmente bocciato, nel 1998, dal ministero della Salute. La notizia è eclatante e, a una verifica pres-

Un articolo della “Gazzetta di Modena” riporta una promozione inaspettata proprio da parte di chi l’aveva bocciata in passato. E tornano le polemiche

so gli interessati, viene presto smentita. Ma non ufficialmente.

“Parlate di noi” Cosa ne è stato della cura che ha infiammato le pagine dei giornali per mesi? Sono migliaia i pazienti

che continuano a farne uso, nonostante non sia riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale.“Parlate di noi”, è l’appellodalle pagine del“Resto del Carlino”di una trentanovenne modenese guarita in 79 giorni da un tumore al seno:“Voglio che si sappia che siamo in tanti e che ab-


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rinvigorire i fautori del metodo Di Bella è il risultato di una ricerca dell’Università di Firenze pubblicato dall’“European Journal of Pharmacology”, autorevole rivista di settore. “Effetti combinati di melatonina, acido trans retinoico e somatostatina sulla proliferazione e la morte delle cellule di cancro al seno”: questo il titolo dello studio che il giornalista della “Gazzetta di Modena”, Vincenzo Brancatisano, ha trovato consultando la banca dati della National Library of Medicine. La notizia non è di poco conto, visto che è la prima volta che un prestigiosa università italiana afferma l’efficacia di un mix di tre sostanze chiave nello schema Di Bella. Ma lo MA NEI TEST stesso dipartimento di Anatomia e Istologia che lo ha proIN VITRO dotto tira il freno. “Lo studio non dice che il mix di sostanFUNZIONA ze è efficace nella cura del cancro sull’uomo, dice che è efficace in esperimenti di laboratorio”, spiega Sandra Zecchi, una delle curatrici. “Si tratta di studi in vitro, che non hanno la pretesa di sostituire una sperimentazione sui malati”. L’efficacia sulle cellule è testata, ma il nome di Luigi Di Bella non viene citato. “Non avrebbero mai accettato un lavoro che portasse il nome Di Bella”, ha dichiarato un membro del team di ricercatori in un’intervista pubblicata su “Il Giornale”. La cosa ha scatenato le proteste della famiglia Di Bella. “So che c’è del giustificato risentimento tra i dibelliani, ma agli occhi dell’opinione pubblica lo studio risulta più autorevole rispetto a tanti firmati da medici vicini a lui, perché non appare di parte”, spiega Brancatisano. A destra Luigi Di Bella, il medico che 15 anni fa diede vita a una contestata cura anticancro. Sopra Giuseppe Di Bella, il figlio che continua a portarla avanti.

li per affidarsi al metodo Di Bella. “Le cure certificate nascondono interessi economici di case farmaceutiche”, dicono i fautori. “Non si possono offrire false speranze”, rispondono i detrattori.

Il caso eclatante A riaccendere i riflettori sulla contestata terapia multifunzionale, un articolo della“Gazzetta di Modena” su un trentanovenne calabrese colpito da tumore alla gola (carcinoma squamocellulare rinofaringeo). Dopo due mesi di cura alla somatostatina, le sue condizioni sono migliorate e a dirlo è stato proprio l’istituto di Veronesi. “Al controllo odierno, la lesione appare ridotta da T2 a T1”, si legge nel referto certificato dal dottor Roberto Bruschini, oncologo del reparto di Chirurgia cervico facciale dell’Unità neoplasie del cavo orale. Una frase grazie alla

quale il paziente ha vinto anche la battaglia legale, ottenendo dalla Asl il rimborso delle spese sostenute per la terapia. “Il mio articolo è stato dirompente e rilanciato migliaia di volte da varie testate, blog e social network”, dice Vincenzo Brancatisano, giornalista tra i più documentati i materia, che aveva cominciato a scrivere del caso Di Bella molti mesi prima che “scoppiasse” a livello nazionale. E aggiunge: “Il fat-

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biamo avuto il coraggio di scegliere una cura diversa dai protocolli tradizionali”. A prendere in mano i casi, dopo la morte del padre, è stato Giuseppe Di Bella. “Abbiamo documentato 700 casidi pazienti con risposte positive. L’oncologia medica continua a ridicolizzarci, ma nega l’evidenza”, spiega. La novità, ricorderanno in molti, era un cocktail di sostanze a base di somatostatina, che costituiva un’alternativa biologica e multifunzionale alle cure radio e chemioterapiche. Il metodo che ha preso il nome dal suo inventore, morto nel 2003 a 91 anni, è stato ufficialmente smentito. A metterlo a tacere fu la fallimentare e contestata sperimentazione del 1998, condotta, inizialmente dallo stesso Veronesi, che poi se ne tirò fuori. Eppure migliaia malati, in questi anni, hanno abbandonato le cure convenziona-


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La cura Di Bella torna a far...

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PER CHIEDERE IL RIMBORSO ALLA ASL CI VUOLE UNA SENTENZA

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to che un medico certifichi l’efficacia del metodo non è una sorpresa per chi come me ha dedicato quattro libri e centinaia di articoli al caso. È invece una notizia il fatto che a scriverlo sia stato un medico dell’istituto del professor Veronesi, tra gli ideatori della sperimentazione ministeriale che ne aveva decretato l’inefficacia, anche se con un mio libro ho dimostrato che quella sperimentazione dette risultati un po’ diversi da quello che s’è fatto intendere. Purtroppo, nel copiare il mio articolo, in tanti hanno aggiunto proprie fantasie attribuendo a Veronesi improbabili dichiarazioni di efficacia”.

Smentite discrete Come specificano dallo Ieo, infatti, tali dichiarazioni sono una “bufala”. Eppure non intendono concedere interviste per far chiarezza sulle informazioni che circolano, né hanno mai smentito ufficialmente alcunché. “La posizione dell’istituto è riportata dai documenti che hanno fatto seguito alla sperimentazione ufficiale, consultabili sul sito e rispetto ai quali non abbiamo nulla da aggiungere”, spiega al Salvagente l’ufficio stampa dello Ieo. “Il resto è una montatura nata da un articolo su un paziente che si era rivolto a noi e, per rispetto della privacy, non parliamo mai dei nostri pazienti”. Fatto sta, conclude Vincenzo Brancatisano, che “la ‘Gazzetta di Modena’ non ha mai ricevuto richiesta di rettifica”.

Chi paga? Lo decide il giudice, caso per caso

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pesso a decidere le sorti di un malato è un giudice e non un medico. Rispetto al metodo Di Bella questo meccanismo sembra quanto mai evidente: il rimborso da parte del Ssn delle spese sostenute per la cura, bocciato anche dalla Cassazione, viene autorizzato caso per caso, a colpi di sentenze. E di sentenze favorevoli, nel suo libro Sentenze di vita, Vincenzo Brancatisano ne ha raccolte più di cento. Nel febbraio di quest’anno, per esempio, è stata Maria Procoli, giudice della Sezione Lavoro del Tribunale di Bari, a ordinare alla Asl del capoluogo pugliese l’erogazione immediata e gratuita della terapia a base di somatostatina. Più recentemente, ha fatto ricorso alla magistratura per ottenere il rimborso un trentanovenne calabrese colpito da tumore alla gola: rigettata in prima istanza, la richiesta è stato accolta in Appello: l’avvocato del ricorrente ha fatto leva sul referto dello Ieo che attesta la regressione del male e il giudice, il 16 luglio scorso, ha obbligato la Asl alla somministrazione gratuita della terapia, in base agli articoli 3 e 32

della Costituzione che sanciscono uguale diritto per tutti i cittadini alla tutela della salute. Bocciata, insomma, la disparità di possibilità di cure “fra pazienti benestanti e non benestanti”. Per uno che lo ottiene, altrettanti si vedono negato lo stesso diritto. Come Barbara Bartorelli, quarantenne bolognese, che undici anni fa scoprì di avere un linfoma di Hodgkin. Dopo quattro cicli di chemioterapia, la malattia era ritornata più aggressiva di prima, racconta la signora. Di lì la decisione di affidarsi al metodo Di Bella. Dopo pochi mesi guarisce, ma per pagare la terapia, circa 2mila euro al mese, ha dovuto chiedere soldi a parenti e amici, pertanto decide di fare causa alla Asl per ottenere il rimborso. Nel 2006 la prima sentenza le dà ragione: “è guarita” e “non ha un reddito tale da permetterle di pagarsi le cure”. La Asl però impugna la decisione e, a fine agosto 2012, la Corte d’Appello ribalta la sentenza: la malattia “non si poteva curare”con il metodo Di Bella in quanto “una sperimentazione ministeriale stabilì che era inefficace”. E dunque la signora Bartorelli deve restituire i 41.178 euro del rimborso. Ma lei non ci sta, e annuncia che farà ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo: “Chiedo la libertà di rivolgermi al medico che scelgo e che sia lui a decidere cosa è meglio per me”.


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Riscaldamento centralizzato le spese dopo il distacco Patrizia Pallara

IL BILANCIO DELL’ALTRO Il nuovo amministratore rifiuta di presentare il bilancio pregresso non redatto dal precedente amministratore perché, dice, non è di sua competenza. Ha ragione? P. F., CIVITA C ASTELLANA (VITERBO) L’amministratore risponde degli atti che ha compiuto dopo l’assunzione dell’incarico e non anche di quanto è stato fatto (o non fatto) da chi lo ha preceduto. Per questo, non può essere obbligato a presentare il rendiconto di un’attività che non ha svolto, né può essergli attribuita alcuna irregolarità se la documentazione è insufficiente.

LE FOGLIE DEI VICINI Cadendo, le foglie degli alberi dei vicini invadono il cortile condominiale e il nostro giardinetto comune. Possiamo chiedere ai vicini di tenere pulito? COSIMA GIORGI, SALERNO Si può pretendere che gli alberi siano collocati alla distanza legale dalle proprietà contigue e che i loro rami non sporgano oltre i confini. Se le richieste non sono soddisfatte ci si può rivolgere al giudice. Ma per le foglie, non si può pretendere nulla. La Cassazione ha però stabilito che, se le foglie del giardino confinante ostruiscono gronde e tombini, si è nel diritto di pretendere dal vicino il rimborso delle spese sostenute per liberare questi impianti (sentenza 21/1/08, n. 1260).

Cari amici, il precedente proprietario del mio appartamento si è staccato legittimamente dall’impianto centralizzato di riscaldamento. Dopo, la caldaia comune è stata sostituita con una più piccola, dimensionata alle nuove e reali esigenze degli altri condomini. Devo pagare le spese di manutenzione straordinaria dell’impianto? PAOLO ROCCHI, GUBBIO (PERUGIA)

A un quesito simile a questo ha risposto la Cassazione con la sentenza 10 maggio 2012, n. 7182. La questione giuridica è in sostanza questa: il condomino che legittimamente si stacca dall’impianto centralizzato paga o no le spese straordinarie di manutenzione dello stesso? Nel caso esaminato dalla Corte, l’impianto centralizzato dopo il distacco dell’appellante era stato sostituito e dimensionato in ragione delle effettive esigenze di riscaldamento dell’edificio. Anche volendo, quindi, il partecipante che si era distaccato non si sarebbe più potuto riallacciare all’impianto: per questo, secondo i giudici togati, non c’era nessuna ragione per cui lui partecipasse alle spese straordinarie di manutenzione del nuovo impianto, sul quale perdeva ogni diritto di comproprietà. La Cassazione ha aderito alla tesi espressa in secondo grado che escludeva la partecipazione del condomino distaccato alle spese ordinarie e straordinarie, “in quanto il ridimensionamento della nuova caldaia per le sole esigenze dei rimanen-

ti condomini escludeva alcuna possibilità di fruizione di tale impianto, con conseguente impossibilità di eventuali riallacci”. La sentenza citata, che riguarda una situazione concreta e fa stato solo tra le parti in causa, lascia però aperti alcuni interrogativi. Innanzitutto non risolve il caso in cui, a seguito del distacco di uno dei condomini, l’impianto non venga sostituito e ridimensionato: il condomino distaccato, che potenzialmente potrebbe riallacciarsi, dovrà pagare le spese straordinarie di manutenzione dell’impianto? Inoltre, l’art. 1118 comma 2 del codice civile sancisce l’obbligo per ciascun condominio di contribuire alle spese di conservazione delle parti comuni anche nel caso di rinuncia al diritto su questi beni: come è possibile dunque esonerare il condomino distaccato? Infine: se ridimensionare un impianto centralizzato determina l’estromissione del condomino distaccato dalla comunione sul bene, è ammettere che l’assemblea ha potere di incidere sulla quota di proprietà individuale di ciascuno.


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Delia Vaccarello

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adolescente su due in Sicilia è povero, in Lombardia è uno su 14. La povertà economica troppo spesso è accompagnata da povertà di valori e di relazioni. Se non c’è molto intorno, viene la voglia di distruggere anche quel poco che si può ricevere. Così nelleperiferiedel Sud, nei quartieri di città come Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Bari, molti ragazzi decidono di non andare più a scuola. Ma è l’Italia intera a essere da questo punto di vista “periferia” d’Europa perché l’abbandono si attesta sul 12,3%. A rilevare dati e disagi è la ricerca “Sguardi oltre. I ragazzi riprendono le periferie”: se ne è parlato in un incontro in cui sono stati pre-

Adolescen dalle perif sentati i progetti realizzati da molte associazioni cittadine anche grazie alla campagna “Nessun bambino escluso”lanciata lo scorso anno dalla Fondazione L’albero della vita, Ong che lavora da 14 anni per i diritti dei minori. Periferia è troppo spesso sinonimo di bisogno. Un milione e 876mila minori crescono oggi in condizioni di povertà relativa, 653mila vivono in uno stato di povertà assoluta. Oltre metà di loro si trova al Sud, rispetto al 7% del Centro e al 5% del Nord. Ma è solo una questione economica o geografica? O a volte ragazzi“ricchi”e“cittadini”vengono impoveriti dagli adulti? Quando lo sguardo degli adulti è lontano, gli adolescenti diventa-

SULLO SCHERMO, SULLA CARTA

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Film e libri ci danno istantanee di periferie, geografiche e non. È da poco nelle sale il film “Acciaio” di Stefano Mordini tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Avallone (Rizzoli). Narra di due ragazze quattordicenni, che abitano nei casermoni degradati costruiti per gli operai dell’acciaieria di Piombino, e vivono tra speranze e abusi, tra sogni e violenze, cercando un futuro che è sempre altrove. Periferia protagonista anche nel romanzo “L’eredità dei corpi” di Marco Porru (Nutrimenti), dove i corpi, nel momento in cui si emancipano dagli orizzonti noti dell’infanzia, diventano oggetto di violenze che sarebbe inutile e dannoso non affrontare. Insuperabile per la poesia e lo scavo intimo “Il libro della grammatica interiore” di David Grossman (Oscar Mondadori).


La posta di Delia

ti oltre: il riscatto ferie della vita

no periferia. Se poi l’adulto intercetta i bisogni dei ragazzi, spesso può farlo per soddisfare i propri. I figli come strumento di riscatto o come status simbol dei genitori, prova vivente di una emancipazione riuscita, crescono “decentrati”e vengono abbandonati nella ricerca di sé e del modo migliore per vivere. Ne hanno parlato, nel corso dell’incontro teso a illustrare i risultati del progetto, due pedagogisti: Raffaele Mantegazza, professore all’Università Bicocca di Mi lano, e Marco Benini, della fondazione Paoletti. Neanche senza troppa ironia, Mantegazza ha sottolineato che può anche andar bene quando i bisogni dei ragazzi sono ignorati, perché altrimenti gli adulti controllano il tempo dei figli e lo capitalizzano spinti da eccessive aspettative. Benini ha puntato l’accento sull’ascolto. Sulla capacità di favorire relazioni in cui l’altro può esprimersi senza sentirsi giudicato o deviato dagli interessi dell’adulto. Sentirsi al centro allora vorrebbe dire essere oggetto di attenzione autentica e non strumentale. Ma, chiediamoci, cosa vuol dire“ascoltare”? E perché è tanto difficile? Ascoltare davvero vuol dire anche saper soffrire.

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SI PUÒ COMINCIARE ANCHE DALLE PIASTRELLE Gentile Delia, dopo la separazione di noi genitori i miei figli hanno rivisitato le loro giovani vite e le loro giovani aspettative: credevo in una loro crescita e ciò è accaduto, ma di fatto qualcosa mi dà pensiero e incertezza, forse delusione. Vedo in loro un desiderio di “normalizzazione” che io alla loro età non conoscevo... Mi spiego, io sognavo l’America on the road, la poesia, la libertà da vincoli e doveri, mi è capitato di assistere al fitto dialogo del mio “minore” e della sua compagna (lui ventitrè e lei vent’anni); il colore delle piastrelle, il “doccino” incorporato, la piccola serra personale, e non so se la cosa mi atterrisce o mi consola. Grazie, Valeria

Povertà, indigenza, evasione scolastica, ma anche indifferenza degli adulti: la “periferia” non è solo questione economica

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Cara Valeria, ma lei ha davvero vissuto all’altezza dei suoi sogni? È riuscita un po’ ad affrancarsi da vincoli e doveri? Oppure i sogni sono rimasti tali? I suoi ragazzi non hanno recepito le sue aspirazioni segrete, piuttosto hanno visto il modo concreto in cui lei ha vissuto, fatto anche di piastrelle e di doccini. Oggi non è un gran momento per sognare, purtroppo, ma è anche vero che i ragazzi per costruirsi una vita iniziano da dove possono. La separazione dei genitori li ha visti pronti a provarci loro, a diventare protagonisti di un tipo di vita nella quale prima erano immersi da “figli”. Adesso è il loro momento. Il grande viaggio per loro è disegnare la propria casa e non battere strade che conducono altrove. Cercano l’“altrove” agognato cambiando prospettiva. Forse lei sognava l’America sull’onda di una contestazione, perché andando lontano avrebbe “fatto fuori” le pesantezze patite nel rapporto con i genitori. I suoi figli hanno vissuto la partenza dei genitori. In fondo non hanno motivo per sognare di andare via.

a l i.

it


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S pazioCivile

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Spazio

Civile La proposta delle associazioni

Bambini rifugiati

Una campagna per la routine

N

elle nostre vite normali la routine, la ripetizione quotidiana di azioni e comportamenti, è spesso sinonimo di noia. Ma per chi ha dovuto lasciare tutto, casa, lavoro, affetti, certezze, per fuggire dalle atrocità di una guerra civile, ritrovare le proprie abitudini è una conquista “fantastica”. E “Routine is fantastic” si intitola la nuova campagna dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) lanciata per richiamare l’attenzione sui migranti forzati e raccogliere fondi per garantire almeno la regolarità scolastica di 175mila bambini in 12 paesi, tra cui la Siria. Nel mondo sono 42 milioni e mezzo le persone costrette a vivere lontano dalle proprie case, in paesi stranieri e in condizioni proibitive se non ostili, come quelle vissute dai profughi siriani nelle tendopoli del deserto giordano. La metà dei rifugiati e degli sfollati sotto la protezione dell’Unhcr sono donne e bambini. Se il primo passo è comprendere il trauma di queste persone, dice Laura Boldrini portavoce dell’Unhcr, il secondo è quello di aiutarle a ritornare alla quotidianità, a cominciare dal rientro a scuola. La campagna può essere sostenuta fino al 30 novembre inviando un sms da due euro al 45506.

Convenzione No More! Stop ai maschi violenti Fernando Guerci

No

More! Mai più. Mai più violenza di genere. Mai più donne rassegnate a essere minacciate, aggredite, violate nel corpo e umiliate. E mai più maschi violenti, istituzioni distratte, tolleranze compiacenti. La realtà dei numeri, quasi 7 milioni di donne vittime in Italia di

Solidarietà IN CORO PER I SENZA DIMORA

G

iovedì 29 novembre, alle 21, nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano, il Coro Associazione Nazionale Alpini (Ana) di Milano “Mario Bazzi” canterà per la Fondazione Progetto Arca Onlus. Il ricavato andrà a finanziare le attività della Fondazione per affrontare l’emergenza freddo, che mette a rischio la vita dei senza dimora. Il coro (fondato nel 1949, è tra i più longevi) proporrà un repertorio di canti tradizionali alpini, militari, popolari e natalizi. Biglietti: da 15 a 80 euro (escluse commissioni di servizio). Info e prevendita: 02/465467467 ecircuito www.vivaticket.it.

violenza e oltre un milione di stalking, è cruda ma approssimata per difetto (i dati Istat sono fermi al 2006), il fenomeno in costante crescita. Perché “la protezione della vita e della libertà delle donne” sia davvero tra le priorità dell’agenda politica, alcune tra le più importanti associazioni italiane impegnate in questa lotta hanno promosso la Convenzione No More! In occasione della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne (il 25 novembre) la presentano per chiedere al gover-

La

Locanda dei girasoli non deve chiudere. Tra i tavoli al lavoro come aiuto camerieri ci sono ragazzi Down che apparecchiano e sparecchiano, portano il conto, offrono accoglienza. Per loro la locanda è presente e futuro, ragione di esistenza, motivo di


no, al Parlamento, alle istituzioni politiche concrete di contrasto: da una legge organica contro la violenza all’adempimento delle raccomandazioni delle Nazioni Unite, dalla formazione “di genere” degli operatori pubblici alla prevenzione nelle scuole, al sostegno ai Centri antiviolenza, dalla rilevazione sistematica, integrata, o-

mogenea dei dati alla verifica dell’efficacia e dell’attuazione del Piano nazionale contro la violenza varato dal governo nel 2011. Aperta all’adesione di associazioni e singole persone, la Convenzione si legge su nomoreviolenza.it. Si sottoscrive (anche gli uomini e possibilmente entro il 25) su convenzioneantiviolenza@gmail.com.

Un progetto-simbolo a Roma

Passaparola per la Locanda dei girasoli orgogliosa autonomia. La locanda è a Roma, nel quartiere Quadraro, in via dei Sulpici 117 (tel. 06/7610194), sta in piedi dal 2000, è nata grazie ai genitori dei ragazzi. È una impresa sociale senza finanziamento pubblico che rischia di soccombere a causa della crisi. La cooperativa omonima lancia l’appello: “Usiamo il passaparola perché le sale tornino a traboccare, chiediamo sottoscrizioni, cerchiamo soci sovventori”. Il segreto della iniziativa è aver fatto del disagio

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SpazioCivile

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una risorsa. Il ristorante è “buono” e le pizze sono cotte a legna, è segnalato in tutte le guide di Roma, ha locali colorati e caldi, comprese la “sala-girasoli” e la “sala-pomodorini”. È un progetto “simbolo” di solidarietà e generosità. Per ulteriori informazioni c’è il sito www.locandadeigirasoli.it su cui si legge l’Sos:“Vi chiediamo, per chi può e vuole, di donare un contributo (Iban IT96R0569603220000003389X92) e/o di venirci a trovareper una buona cena o una buona pizza”. (D.V.)

“Queering”

Una Festa contro gli stereotipi

L’

arcobaleno Lgbtq conquista la Capitale e trova una casa “istituzionale”: alla terza edizione ( 23-25 novembre), “Queering Roma”, la Festa del cinema lesbico gay bisex trans queer, trova ospitalità alla Casa del Cinema di Villa Borghese (largo Marcello Mastroianni 1). I film provenienti da tutto il mondo e proiettati in lingua originale, con sottotitoli in italiano, rappresentano uno spaccato della cultura Lgbtq di oggi. E, mettendo in primo piano la vita delle persone, contribuiscono a smascherare pregiudizi e luoghi comuni. Alle proiezioni (3-5 euro) si accompagnano diversi eventi (gratuiti): appuntamenti letterari a cura di Francesco Gnerre (si parlerà ad esempio dalla poesia gay italiana del 900 ), mostre (fino al 10 dicembre: “C’era una volta L’Occhio L’Orecchio e La Bocca” racconta il cineclub romano più trasgressivo, “Gender Utopia”, curata da Francesco Paolo Del Re, fotografa il territorio di una possibile utopia), aperitivi letterari. I dettagli su www.queeringroma.it.


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Scelte Il Salvagente 22-29 28 ottobre-7 novembre novembre 2012 2010

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Fenomeni

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PEPPA PIG &Co. Quello che i bambini GUARDANO Eleonora Bujatti

La maialina amata dai piccolissimi spopola in tv e in libreria. Ma è in buona compagnia.

ai Teletubbies a Dragon Ball passano pochi anni di età, ma sono anni fondamentali per la formazione del gusto dei bambini e per lo sviluppo di una passione che farà di loro grandi lettori o accaniti cinefili. Ma che cosa vedono oggi in tv e che cosa leggono (o si fanno leggere) i bambini in età prescolare? Sul piccolo schermo sembra essere il momento di Peppa Pig, la maialina antropomorfa protagonista di un fortunatissimo cartone animato inglese (in Italia è su Rai YoYo e su Disney Junior di Sky) con la sua sempre allegra famiglia di maiali (tutti indossano vestiti, abitano nelle case, vanno in auto come gli umani, ma grugniscono e si rotolano nel fango come conviene a dei maialini), i suoi pasticci, i suoi guai e la certezza che alla fine ce la farà, risolverà ogni problema e imparerà qualcosa di nuovo a ogni avventura. Che sia il suo momento lo confermano i dati di ven-


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Peppa Pig & Co. Quello che...

▲ dita dei suoi libri (Giunti Kids), degli album da colorare, dei cd da ascoltare. È una specie di alter ego della Pimpa di Altan o dei Barbapapà, intramontabili passioni che i bambini condividono con i genitori e che, come lei, sono caratterizzati da colori vivaci, personaggi ben definiti e prevedibili, storie semplici e nessun cattivo. Ecco il segreto del successo di queste storie. Oggi è Peppa Pig a fare da regina, ma tra i libri più venduti c’è anche il grande classico del Piccolo Principe di Antoine de

un successo così travolgente che la trasposizione da libro a cartone e viceversa avviene come cosa naturale, senza che nessuno tra i piccoli spettatori si sia mai posto la fatidica domanda se è meglio il libro o il film. Ah, la scatola magica, questa grande incantatrice di platee di piccoli ascoltatori! E che lotta, i genitori, con i minuti davanti allo schermo: ancora uno mamma, se non fai il bravo non vedi più la tv, se fosse per lui ci starebbe ore lì da-

Saint-Exupéry, ai vertici delle classifiche di vendita da più o meno settant’anni, tradotto in più di 220 lingue e dialetti e stampato - piccolo, grande, cartonato, illustrato, con pop up o semplicemente da leggere - in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo. Ai bambini in età prescolare piacciono molto anche le favole di Esopo e tutte le storie di Gianni Rodari e Roald Dahl, in ogni modo illustrate; poi, avvicinandosi ai 6 anni, si appassionano anche alla serie del topo Geronimo Stilton. Questi personaggi registrano

Il parere di Silvana

“DOPO I 3 AN TRA I GRANDI

I

bambini vanno matti per certi personaggi, che sono anche i più facilmente reperibili sul mercato. Ma ci sono valide alternative, giusto compromesso tra la riconoscibilità dell’oggetto di consumo di massa e la par ticolarità di prodotti che puntano alla qualità. Silvana Mantione, esperta di letteratura per l’infanzia e promozione alla lettura, sostenitrice del proget-

to Nati per leggere, da anni si occupa proprio di questo: “Se devo costruire una libreria a uso di bambini tra i 3 e i 5 anni, cerco di comprendere grandi classici, come Rodari, Munari o la ‘Cenerentola’ e il ‘Pinocchio’ illustrati da Roberto Innocenti, e novità scelte sulla base di vari fattori”, spiega. In concreto, a cosa guarda? “Anzitutto all’originalità del formato, del testo e della storia. Poi alla qualità delle illustrazioni e alla va rietà dei linguaggi: ac quarello, acrilico, foto, collage, così come poesia, testi descrittivi, ri-


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di un albero. Poi ci sono i temibili Teletubbies, grande passione dei piccolissimi ma che in spiegabilmente incanta anche i più grandicelli. Quattro pupazzi di pezza colorata che salutano e sorridono più o meno questa è la sceneggiatura. Ma è incredibile quanto siano seguiti, quante pagine web siano a loro dedicate (e le pagine web non le scrivono certo i bambini piccoli), quante polemiche e quante accuse siano state loro rivolte (dagli adulti): dall’essere dei subdoli comunisti al lancio subliminale di messaggi omo-

a Mantione

N NI, VIA AL COMPROMESSO CLASSICI E LE NOVITÀ” me. Mi piace dare uno spazio importante a libri che parlano della quotidianità dei bambini, a quelli che introducono elementi scientifici sul mondo o sull’ambiente, oltre che ai libri di appartenenza delle varie culture che oggi si intersecano e confrontano nelle scuo-

le. Ci sono libri che semplicemente raccontano storie, ma io amo suggerire anche testi che danno un piccolo insegnamento, suscitando curiosità, purché naturalmente adeguati alle varie età”.

sessuali. Eppure ai bambini piacciono, perché sono allegri, co lo rati, si vogliono bene e sono molto, molto rassicuranti. Le cose cambiano in fretta, e già a 5 anni i bambini hanno altri interessi. Se il primo giorno di scuola, in prima elementare, entrano in classe con sulle spalle lo zaino di Dragon Ball, dei Gormiti, di Ben Ten o delle Winx, significa che quel germe è maturato già

vanti… ma se ci mettiamo nei loro panni, come possiamo biasimarli? Tutto sta alla scelta del cosa e del quanto. Anche qui, sul piccolo schermo, quello che piace di più ai bambini è la nostra maialina. Insieme a lei, la Pimpa di Altan, la cagnolina a pallini rossi che parla con la sveglia, sale tra le stelle con un amico razzo e fa ginnastica in compagnia

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Dall’alto, da sinistra, i Barbapapà, la Pimpa, i Teletubbies, le copertine di libri tra più i letti. Alla pagina seguente, le Winx e i Gormiti.


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Peppa Pig & Co. Quello che...

all’asilo, che già all’asilo è cominciato quel processo di socializzazione capace di determinare la prima “moda” della loro tenera vita. Hanno cominciato a diventare grandi.

L’OPINIONE DI SABRINA SALMASO

Figure semplici e ben definite: l’essenzialità vince sulle sfumature “F

ondamentalmente i bambini molto piccoli sono più analitici che sintetici. Tendono a puntare l’attenzione sul particolare spesso perdendo il senso completo della raffigurazione. Per questo amano immagini semplici, ben definite. È l’essenzialità di figure come i Teletubbies, i Barbapapà, la Pimpa, Peppa Pig o Giulio Coniglio a catturne l’attenzione”. Sabrina Salmaso, psicopedagogista, un Master di specializzazione in Pedagogia clinica, spiega così questa particolare attrazione. Peppa Pig, Winnie the Pooh, la Pimpa sono animali. È un caso? Far parlare gli animali e gli oggetti alimenta l’animismo innato del bambino che così può esprimere tutto quel che vuole senza essere vincolato da regole. Il linguaggio simbolico è sempre più liberatorio. Purtroppo noi adulti ce ne siamo dimenticati. Peppa Pig e gli altri sono lineari, semplici, ripetitivi, le trame sono poco complesse, la caratterizzazione è molto semplice: i bambini non vanno per sfumature. Poi, piano piano, possono cominciare ad accettare le commistio-

Ai bambini molto piccoli servono sicurezze più che conoscenza. Poi vengono le grandi passioni per personaggi più complessi e aggressivi. Ma non è sempre un male

ni. È un aspetto spesso trascurato, ma nella prima infanzia dare sicurezza è molto più importante che dare conoscenza. Tutti i giorni i bambini si trovano di fronte all’ignoto e alla novità, ogni giorno è uno stimolo continuo. Non hanno bisogno di cose nuove: ecco perché vedono centomila volte lo stesso cartone. Non conoscenza ma prevedibilità. Ecco perché è importante e giusto che Winnie sia sempre goloso, Tigro sempre ipercinetico, l’asinello depresso e via così. Lo stesso vale per i libri? Nella fascia prescolare, 3-5 anni, c’è grande propositività da parte del genitore. Le figure le sceglie il bambino, ma basandosi su quello che gli viene proposto. Quanto al contenuto, vediamo genitori che non sanno usare il libro come strumento di comunicazione - al bambino di 3 anni non si legge un libro, si racconta un libro, facendo riferimento alle figure. In questa fase il paraverbale - tono della voce, timbro, velocità di lettura - è la cosa forse più importante: il bambino ha bisogno di sentire

raccontare la storia in modo semplice e avvincente, e deve trovarci dentro sempre qualcosa di conosciuto e di riferibile a sé. Perché poi sui 5 anni passa ad amare le Winx, o i Gormiti e Dragon Ball? Non sono negativi? Non come si dice. Mostrano la lotta, ma in tutti noi c’è un istinto di aggressività, e non è né brutto né sbagliato. Anzi, è una fonte di energia da incanalare in forme socialmente accettabili. È quindi importante che i nostri figli possano identificarsi nei Gormiti, soprattutto i bambini bravi e buoni che conoscono bene le regole e che anche quando sono arrabbiati sanno di non potersi sfogare. In questo senso vedere la lotta, giocare alla lotta, è molto catartico. Per di più i personaggi sono ragazzini, che fanno tutto quello che a loro non è permesso. Detto ciò, è fondamentale l’equilibrio: ai genitori consiglierei semplicemente di non alimentare le ossessioni ma offrire stimoli variegati. Con i Gormiti arriva la passione per i dinosauri, per i cavalieri... Dai 4 anni circa cominciano le grandi passioni. È l’epoca delle letture monotematiche, dei dinosauri, appunto, dei maghi, dei cavalieri. La partenza è il bisogno ossessivo di trovare sicurezze che poi diventa interesse per la conoscenza: a questa età i bimbi cominciano a trovare soddisfazione nel sapere qualcosa.


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IL NUOVO, ESTASIANTE, ROMANZO DI DANIEL PENNAC

IL DIARIO DI UNA VITA IN CARNE, OSSA E UMANITÀ Valerio Calzolaio

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La storia Inizia, il diario, con paura e urla da lupetto degli scout, ancora in-

capace di proteggere il corpo dagli assalti dell’immaginazione e l’immaginazione dalle manifestazioni intempestive del corpo (per quello ha deciso di memorizzare corporalità). Finisce con l’agonia. In mezzo, di tutto, con frequenti vuoti e silenzi. Come contorno i genitori (l’amato padre e la meno amata madre) e Violette, il collegio e la Resistenza, la tardiva iniziazione (canadese) sessuale e gli amori fino alla donna della vita (Mona), i due figli, la carriera e il ’68, il pri-

arsiglia, Parigi, Mérac. 19362010. Una nota personalità francese, taciturna, ironica, diritta come un fuso, molto ben reputata in patria e all’estero, lascia in eredità, consegna alla 57enne amata figlia artista (scultura, pittura) una pila di quaderni, dicendo che può fare quel che vuole dei suoi appunti (tenuti all’insaputa di tutti), anche pubblicarli, senza però svelare l’identità dell’anonimo autore. Ecco Storia di un corpo, l’ultima pubblicazione di Daniel Pennac (Feltrinelli 2012, 343 pagine, 18 euro; originale del 2012, traduzione di

Yasmina Melaouah), e uno fra i tre regali che può ricevere l’abbonato sostenitore al Salvagente 201213.“Storia di un corpo” è un diario di carne e ossa tenuto già dal 1936, dal dodicesimo all’ottantottesimo e ultimo anno di vita, sui rapporti che il corpo stabilisce con la propria mente: ogni volta che il fisico si è manifestato in testa si trovano tracce, riassunte alla fine anche in un accurato indice analitico, da“Abbigliamento; Acufeni” a “Volto; Vomitare”.


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S celteIl libro

L’ ESORDIO Il diario di una vita, in carne...

Il Salvagente 22-29 novembre 2012

NEL

1973

Qualche assaggio di una grande carriera ▲

mo nipote (omosessuale e prematuramente scomparso) e le successive gemelle, i pronipoti, gli amici. I sensi, il cibo, Mahler, Venezia, libri, film, barzellette, giochi, note per la figlia. Si comincia sorpresi, si finisce estasiati!

L’autore Daniel (già) Pennacchioniè un bretone di origine corsa nato nel 1944 a Casablanca, al seguito del padre ufficiale di carriera. Dopo la laurea in lettere a Nizza e alcuni lavoretti, dal 1969 per 28 anni ha insegnatofrancese a Soisson e Parigi, perlopiù in classi per giovani“disagiati”(e di varia età). Come scrittoreha esordito nel 1973 con un polemico provocatorio pamphlet contro il servizio militare. Scelse lo pseudonimo Pennac per non nuocere al padre. È seguito molto altro, tutto da leggere, molto tradotto (perlopiù Feltrinelli e Salani). Come un romanzo, il saggio che contiene il decalogo dei diritti del lettore, ri-

L’

esordio. Il primo libro di Pennac, Le service militaire au service de qui?, è un saggio breve, e appassionato, contro l’esercito. La caserma vi è descritta come un “luogo tribale” basato su tre grandi falsi miti: maturità, uguaglianza, virilità.

La “vita da randagio”. Pubblicato nel 1982, secondo dei libri per bambini e ragazzi, “Abbaiare stanca” muove da un’idea originale: Il Cane (il protagonista a 4 zampe) ammaestra la padroncina, Mela, per insegnarle a trattarlo con il rispetto che si deve a un vero amico. Il libro, appassionante e commovente, mai noioso, racconta il passato di Il Cane, la sua vita da randagio, i compagni d’avventura randagi come lui, la reclusione nel canile, fino all’incontro e all’amicizia con Mela. La saga. Scritto per scommessa, “Au bonheur des ogres” (Il paradiso degli orchi,

sale al 1993. La saga di Malaussène dura dieci anni: 1985-1995. I libri per ragazzi si intervallano spesso con i romanzi. Dopo la tetralogia sul “capro espiatorio” Pennac ha scritto fra l’altro 4 monologhi teatrali. A giugno a Pistoia, a ottobre a Parigi, a

1991) apre nel 1985 il fortunatissimo ciclo Malaussène (dal nome del protagonista dei 7 romanzi, Benjamin Malaussène), o anche “serie di Belleville” (per i primi 4, dal quartiere di Parigi in cui sono ambientati). Tutto ruota intorno a Benjamin, di professione capro espiatorio (in un grande magazzino, poi presso le Edizioni del Taglione) e capofamiglia di una tribù di fratellastri, sorellastre, nipoti, cane e amici del quartiere. Le loro avventure, surreali, sono una straordinaria lettura. L’audiolibro. Ha la voce di Claudio Bisio e le musiche di Paolo Silvestri la versione adattata, nel 2006, per l’ascolto del romanzo “Ecco la storia” (2003; titolo originale “Le dictateur et le hamac”).

novembre a Torino è stato presentato il nuovo spettacolo di cui ha scritto il testo, “Le 6° Continent”, la grande storia dei nostri rifiuti. Da “Storia di un corpo”dal 14 al 16 dicembreal Funaro di Pistoiasi trarrà una esclusiva lettura teatrale, con lo stesso autore.


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P iante&Piante Marina Ros

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Aria di casa più pulita con la sansevieria

OMAGGIO ALL’ERBA DI CITTÀ Attraversiamo distratti le strade che ci portano in ufficio o a casa e non conosciamo l’origine del verde che ci circonda. Giovanni Appendino, Riccardo Luciano, Renzo Salvo, autori di “Erbe di città” (Araba Fenice, 22 euro), provano a tracciare una mappa della flora urbica, ossia delle “erbe spontanee su marciapiedi, muri, bordi strade”, espressione di una ricca biodiversità, portatrice di effetti positivi sul benessere degli abitanti di una città. L’obiettivo del libro è di stimolare una nuova prospettiva: un campo di erbacce è molto più naturale di un prato perfettamente rasato e, soprattutto, ha molte più cose da raccontare.

IL VERDE A TESTA IN GIÙ Se amiamo il verde in casa ma lo spazio è poco, possiamo sfidare le leggi di gravità: il vaso “a testa in giù”si appende al soffitto, le piante crescono con le radici in alto e la parte aerea verso il basso. Patrick Morris, il suo designer, ha pensato di rinchiudere nel vaso una riserva d’acqua che arriva direttamente alle radici delle piante mentre la terra viene trattenuta nel vaso da un coperchietto. Si annaffia una volta al mese e il risparmio idrico è garantito. Info: www.boskke.com.

C

on l’accensione dei termosifoni e la chiusura delle finestre, l’aria della casa si carica di elementi tossici scatenati da varie cause, come il riscaldamento dei collanti nei mobili oppure l’evaporazione dei prodotti utilizzati per la pulizia della casa. Ma si può rimediare, alla luce dei risultati di una ricerca sulla capacità delle piante da appartamento di purificare l’aria, condotta dalla Nasa verso la fine degli anni 80. Dallo studio dell’Agenzia spaziale statunitense è emerso infatti che le piante non sono solo in grado attraverso la fotosintesi clorofilliana di assorbire anidride carbonica e di rilasciare ossigeno: molte riescono anche a combattere l’inquinamento domestico. Fra le piante più efficaci viene segnalata la sansevieria, la cosiddetta “lingua di suocera”, che riesce a rendere inoffensiva la pericolosa formaldeide. Di origine africana, è una pianta sempreverde molto decorativa che mantiene le foglie tutto l’anno. Dal secolo scorso ne sono coltivate soprattutto due specie: la S. Hahnii (fo-

to), con foglie corte, riunite a rosetta, di colore verde scuro e variegature trasversali molto chiare, e la varietà S. trifasciata laurentii, più adatta per spazi limitati perché si sviluppa particolarmente in altezza. La sansevieria preferisce le zone più illuminate della casa, ma ben si adatta a condizioni meno ottimali. Mettetela alla prova sistemandola in bagno e saprà prosperare anche lì senza particolari problemi. Si annaffia solo sporadicamente, circa una volta ogni 1-2 settimane con 23 bicchieri d’acqua, lasciando il terreno asciutto per un paio di giorni prima di ripetere l’annaffiatura. Per evitare che la presenza di acqua stagnante possa essere dannosa alle radici, va svuotato il sottovaso. Per avere foglie sempre lucide è sufficiente pulirle con un panno umido, non utilizzate lucidanti fogliari. La moltiplicazione avviene tramite talea: si taglia una foglia in porzioni di 10 cm lasciandola quindi asciugare per un giorno e infilandola poi per metà in un substrato di sabbia e terreno fertile.


Nasi goreng, il riso fritto a prova di delusione Martino Ragusa Sembra facile, ma non lo è. Rifare a casa i piatti degli orientali è complicato come per loro fare i nostri spaghetti al dente. Ci sono però preparazioni abbastanza sicure. Una è il nasi goreng, o riso fritto, piatto tailandese al riparo dal rischio di delusione. Le versioni sono tantissime. Le più diffuse, con il pollo e con i gamberi. Questo, è il nasi goreng al pollo. Quello ai gamberi è uguale, basta sostituire al pollo i gamberetti sgusciati. La ricetta. Lavate il riso in più acque e scolatelo. Lessatelo in abbondante acqua bollente e salata e scolatelo ben al dente. Stendetelo su uno strofinaccio e lasciatelo asciugare bene. Con una forchetta sbattete sommariamente le uova, evitando di amalgamare completamente tuorlo e albume. Scaldate appena un cucchiaio di olio di semi in una padella antiaderente e versateci l’uovo sbattuto. Fate rapprendere la frittata e giratela. Finite di cuocere lasciandola morbida, poi trasferitela sul tagliere o su un piatto, lasciatela intiepidire e tagliatela tocchetti irregolari lunghi circa un centimetro. Tenete da parte. Tagliate il petto di pollo in dadini di 1,5-2 cm di lato. In un cucchiaio di olio scaldato nel wok o nella padella antiaderente cuocete a fuoco allegro, me-

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S ì,mangiare

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scolando continuamente, i dadini di pollo, con lo spicchio di aglio intero, scamiciato e schiacciato, finché non saranno ben rosolati. Ci vorranno circa 2 minuti. Riservate. Mondate i cipollotti e, con tutto il verde, affettateli in diagonale a tocchetti lunghi 1 cm circa. Lo stesso fate con la costa di sedano, privata dei filamenti, lavata e tagliata in diagonale. Mondate la carota e tagliatela a rondelle piuttosto sottili, poi tagliate ciascuna rondella a metà. Lavate il peperone, tagliatelo a metà, asportate filamenti e semi, poi tagliatelo in falde e ogni falda in losanghe. Saltate, aggiungendo qualche goccio di acqua durante la cottura, tutte le verdure per 5 minuti in un cucchiaio di olio scaldato nel wok o nella padella antiaderente. Tenete da parte. Scaldate ancora un cucchiaio d’olio nel wok e saltatevi il riso finché non accenna a tostarsi. Aggiungete la salsa di soia, il curry, il sambal oelek, l’uovo, le verdure e il pollo. Saltate ancora per un minuto, giusto il tempo che tutto si riscaldi, e servite guarnendo, se gradite, con pomodori crudi da insalata e cetrioli a fette.

LA TORTA DELLA NONNA Attenzione a proporre ai vostri ospiti la mitica“Torta dell’Infanzia”, quella che vi preparava la mamma o la nonna per il compleanno o per premiarvi. Considerate che forse vi fa impazzire per motivi affettivi e non per la sua intrinseca qualità gastronomica. Spesso i sapori dell’infanzia sono esaltati da una serie di associazioni mentali piacevoli. Sono ricordati come eccezionali perché tale era l’atmosfera emotiva, non la loro qualità oggettiva. Chi non ha avuto la vostra stessa mamma e nonna, magari, potrebbe trovare quella meravigliosa torta una… schifezza.

INGREDIENTI

DOSI PER 4 PERSONE

300 g di riso orientale a grana lunga 200 g di petto di pollo 2 uova 4 cucchiai di olio di semi di arachidi 1 carota 2 cipollotti con tutto il verde 1 peperone rosso 1 spicchio di aglio 1 costa di sedano 1 cucchiaino di sambal oelek (peperoncino in pasta) 1 cucchiaio di salsa di soia 1 cucchiaio da tè colmo di curry sale


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S celteCiambella

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In movimento

Under 14

Conto al Calenda

CALCIO A TRE 15 SECONDI PER FARE GOL Francesco Piromallo

Costanza Beltrami

P

rima di parlare di un’ultima novità, magari relativa, nel mondo del calcio, riassumiamo in quanti modi oggi è possibile giocare al “pallone”. Naturalmente c’è il padre di tutte le nostre passioni, il classico 11 contro 11, per il quale in Italia tutto sembra essere possibile, anche passare sopra le regole del vivere e dei comportamenti civile . Poi c’è il calcio a 5, detto anche “calcetto” (foto in alto) soprattutto a Roma dove è nato a metà degli anni 60 come alternativa al tennis quando pioveva e nei circoli i tennisti si annoiavano. Versioni rivedute e corrette, ma anche molto meno diffuse, del calcetto sono il 7 contro 7 e l’8 contro 8. C’è il jorkyball, nato nel 1987 a Lione, in Francia, che si gioca 2 contro 2 con un pallone in feltro in una gabbia di 50 metri quadrati (foto al centro). Si gioca in modo veloce, divertente, senza soste; ci sono campionati, italiani, europei e si lavora per qualcos’altro. E c’è il calcio che tutti, o quasi, abbiamo giocato per strada con le sue regole ispirate all’equità: rigore su gol è gol, ogni tre angoli è rigore, battimuro non vale sempre e via dicendo. L’ultimo arrivato è il calcio mono-triangolare (foto in basso), versione molto tecnica del calcio, ma anche molto divertente e molto rapido. Si gioca in 3 ed è una specie di tutti contro tutti, su un terreno triangolare. A ogni vertice c’è una porta: quando una si illumina o è segnalata dall’arbitro, entro pochi secondi bisogna portarci dentro la palla evitando di farsela portare via dagli altri due giocatori. La porta in cui bisogna far gol cambia più o meno ogni 15 secondi, quindi i giocatori devono essere molto svegli e reattivi. Non c’è ancora una vera struttura, per ora del calcio monotriangolare è stata fatta più che altro una promozione, ma tre amici o tre amiche (le ragazze giocano sempre di più a calcio specie in età scolastica) possono organizzarsi tranquillamente il loro campo e farsi una bella partita.

Se Proviamo a realizzarne

uno, con le finestrelle (o tasche o pacchetti) da aprire una al giorno, dal 1° al 24 dicembre, per scoprire una storia, un disegno o un piccolo dono

Natale è la festa più attesa dai bambini, il Calendario dell’Avvento - da “sfogliare” un giorno alla volta - aggiunge all’attesa un pizzico di trepidazione in più: quella che si prova a scoprire tante piccole sorprese. Nato nel 1800 nella Germania protestante, dove i bambini usavano accendere una candela al giorno (o appendere un disegno o aggiungere un filo di paglia al presepe) dal 1° dicembre alla vigilia di Natale, oggi questo calendario speciale ha perso molto dell’originario significato religioso: è un gadget commerciale e un gioco gradito, con le sue 24 finestrelle (o tasche o sacchetti) numerate che celano una storia, una curiosità, un aneddoto, un regalino. Ma grandi e piccoli insieme possono realizzarne uno personale “religioso” o “laico”. Ogni casellina o tasca celerà una figura del presepe (un disegno o una statuina), un’immagine della Natività, la stella cometa da colorare un


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lla rovescia per il ario di Natale

i n a g e n d a

a g e n d a tubi di cartone, come le anime dei rotoli di carta da cucina (da dividere in 2), chiusi a un’estremità e dipinti. A un cordoncino, una catenella o un lungo ramo da fissare al muro possono essere appesi bicchieri di carta rossi e oro, calzini divertenti (da riciclare come allegro suggerimento di abbondanza per la Befana) o quadrati di stoffa chiusi da un nastro. I bambini più abili decoreranno le tasche con forme e personaggi natalizi disegnati o ritagliati, rametti, foglie o bacche da decorazione, numeri adesivi. Anche una mini cassettiera, rinnovata da un tocco di colore, può tornare utile: ogni cassetto, un giorno. Ogni giorno una sorpresa.

i n

pezzo alla volta. Per chi invece addobba l’abete il Calendario custodisce palline colorate o dolcetti da appendere ai rami. Come che sia, i bambini si divertiranno a farlo (almeno fino al momento, riservato a genitori o nonni, di riempire di sorprese le taschine o disporre il disegno). Per il Calendario più tradizionale servono forbici, colla, colori e due cartoncini rigidi, uno bianco, su cui copiare o incollare il disegno natalizio, e l’altro colorato, da sovrapporre al primo, in cui ritagliare le finestrelle. Ogni giorno i bambini ne apriranno una e scopriranno un pezzo del disegno: a Natale avranno un poster. In alternativa, sul supporto si possono incollare con il bioadesivo 24 taschine numerate e riempite: vecchi sacchetti, come quelli dei confetti, o

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S celteCiambella Novembre finisce in bellezza

ROMA, L’ORA DI SCIENZA.La Scienza è Divertente a Roma, nei week end di novembre, con i laboratori per bambini dai 5 ai 7 anni e dagli 8 agli 11 (orari su www.museodizoologia.it/it) al Museo Civico di Zoologia, grande scrigno della biodiversità animale con i suoi 3 milioni di esemplari, dagli insetti ai grandi vertebrati. Il 24 e 25 novembre, per la Settimana Unesco di Educazione allo sviluppo sostenibile, “Madre Terra: Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema”, il museo apre gratuitamente a bambini e adulti laboratori e giochi sull’alimentazione. Stesso tema per l’evento speciale “Scienziati in cucina”, una sfida a squadre a colpi di esperimenti scientifici e creazioni culinarie (www.museodizoologia.it/it). VENETO, A SPASSO NEL MISTERO. Prosegue fino al 2 dicembre “Veneto: spettacoli di Mistero“, il Festival dedicato ai luoghi più leggendari e suggestivi della regione, dalle Dolomiti alla laguna, attraverso isole, boschi, castelli, piazze e teatri. Spettacoli, mostre, presentazione di libri e letture collettive, nel segno della magia e del mistero, parleranno di streghe, demoni, fa te e folletti. Il calendario delle singole iniziative è su www.spettacolidimistero.it/index.asp.


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Letti per voi

UN PIZZICO DI MAGIA E IL CAPRICCIO SE NE VA

Francesca Mossa

Ci

sono, nelle vite dei bambini, forme di ostilità che ai grandi appaiono incomprensibili ma che condizionano l’umore dei piccoli in modo importante. Intervenire prima che diventino fobie, arrivare nel modo giusto per fare in modo che si sfaldino naturalmente, è auspicabile. Bisogna fare attenzione e certe letture possono indicare problema e soluzione in modo leggero e piacevole. Davide Boosta Dileo con Toc Toc. Storie di bambini, magie e capricci! (Giunti Kids, 43 pagine, 9,90 euro) racconta di Mar-

gherita, che detesta il cibo, la cucina e ogni altro annesso che riguardi il fatto di doversi alimentare; di Elena, che quando ha il febbrone deve stare sul suo divano parlante altrimenti non ha pace e non guarisce; di Miriam, che le inventa tutte pur di non andare a scuola; di Massimiliano, che proprio non capisce perché deve fare il bagno come fosse una maglietta sporca. Ognuna di queste piccole, comuni vicende si risolve con la fantasia e un pizzico di magia, perché in realtà tutte le case sono segretamente magiche, basta sintoniz-

zarsi nel giusto modo. Età di lettura, dai 4 anni. È una Preghiera semplice (San Paolo, 34 pagine, 12,90 euro), universale e sostanzialmente laica quella di Francesco d’Assisi che Giuliano Ferri illustra con incisiva linearità. Sono forti i concetti che esprime, collegati a sentimenti cardine, i soli in grado di provvedere a una vita soddisfacente, per uomini forti, coraggiosi e di cuore. Perdonare, amare, comprendere, riappacificare se stessi per poter servire agli altri. Dai 6 anni.

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Misteri

Al cinema

Avventura

Guida avventurosa a trucchi da brivido Autore Pat Murphy Editore Editoriale Scienza Pagine 58 Prezzo 19,90 euro Età di lettura dagli 8 anni

L’uso di conservare i corpi aiuta a comprendere culture e abitudini dei popoli attraverso il rapporto con i defunti, però... Chi non lo trova macabro ricaverà grande soddisfazione dalla lettura di Mummie fai da te e altri trabocchetti da brivido: sarà fornito di informazioni, foto e spiegazioni e potrà anche produrre una mummia tutta sua e, volendo, metterla in un sarcofago da montare. Tanti auguri.

Comincia col fuoco la saga di Altea Isabel Harper è lo pseudonimo di una coppia di coniugi, autori della serie “Il fuoco segreto di Altea”di cui Gli Arconti ombra è il primo volume. Altea è un’isola antica e misteriosa dove vivono creature magiche e bizzarre, e la cui armonia dipende da una fiamma che in quest’avventura è sparita. Il perfido Arconte unico gioca sporco, gli Arconti ombra devono farsi aiutare da due giovani talentuosi per ritrovare la fiamma da cui dipende l’armonia del regno. Autrice Isabel Harper Editore Piemme Pagine 311 Prezzo 16 euro Età di lettura dai 9 anni

Paura a 5 stelle all’Hotel Transylvania Regista Genndy Tartakovsky Casa di produzione Sony Pictures Animation Durata 91 minuti Età consigliata dai 6 anni

Il Conte Dracula non mette sotto i denti un collo umano da secoli, sua moglie è stata uccisa dagli uomini e lui, da allora, pensa solo a proteggere se stesso e la sua adorata figlioletta in un meraviglioso resort a 5 stelle da lui stesso costruito. Per i 18 anni di Mavis l’Hotel Transylvania diventerà un teatro di personaggi horror, escluso uno, che le ruberà il cuore, povero papà!


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F ilmando

La classe operaia di Acciaio

La locandina

Vito Lamberti

C’è

indubbiamente un aspetto positivo in “Acciaio” di Stefano Mordini: finalmente la classe operaia ritorna al centro di una storia. Un tempo il cinema italiano sfruttava tutto il potenziale creativo degli scenari di un’Italia flagellata dalla povertà e i film neorealisti erano il manifesto di un’epoca. Oggi non ci manca il pane e abbiamo l’iPad, ma moltissime persone vivono sotto la soglia di povertà; una povertà diversa ma non meno insidiosa. Fa piacere che un’opera italiana torni a raccontare, in chiave realistica, il periodo di difficoltà che attraversiamo. “Acciaio” è tratto dall’omonimo e fortunatissimo romanzo di Silvia Avallone, tradotto in 18 lingue e vincitore di molti premi letterari. Chi ha letto il libro ritroverà Anna e Francesca, due adolescenti di Piombino che vivono nei palazzoni di periferia di via Stalingrado, i cui abitanti sono per la maggior parte operai dell’acciaieria Lucchini. Entrambe hanno dei papà ingombranti: quello di Anna ha lasciato il lavoro e cerca fortuna, quello di Francesca alza le mani, forse anche in posti dove nessun padre dovrebbe mai osare nemmeno pensare di farlo. Anna, anche attraverso il fratello Alessio e gli amici di lui, riesce in qualche modo a barcamenarsi durante la crescita: s’interessa della condizione economica in cui versano gli operai dell’acciaie-

ria e sperimenta le prime infatuazioni amorose. Francesca, invece, tende sempre di più a chiudersi in un doloroso silenzio. Mordini sceglie di concentrarsi soprattutto sul rapporto e i vuoti esistenziali delle due ragazze, riducendo in parte il taglio sociale e le incursioni nella politica del romanzo della Avallone. È un po’ come se i suoi personaggi subissero la pesante realtà che li circonda e basta, il che è anche vero, ma perché ricordarcelo per tutta la durata del film? Dobbiamo aspettare l’incidente (abbastanza prevedibile) prima che il racconto ci porti veramente a riflettere sulla condizione operaia. Decisamente migliori i momenti in cui il regista ci mostra l’evanescenza con cui si vorrebbero risolvere i problemi: la rincorsa al danaro, il cambio improvviso di rotta (e di fortuna) che dovrebbe portare Anna e Francesca, ma anche Alessio ed Elena, la sua ex ragazza che adesso è la sua dirigente, fuori dal microcosmo avvilente in cui sono intrappolati. Ne esce un film diverso da come lo si poteva immaginare: meno di denuncia e più di formazione.

REGIA: Stefano Mordini SCENEGGIATURA: Giulia Calenda, Stefano Mordini, Silvia Avallone ATTORI: Michele Riondino, Vittoria Puccini, Anna Bellezza, Matilde Giannini, Francesco Turbanti, Luca Guastini, Monica Brachini DISTRIBUZIONE: Bolero film PAESE: Italia 2012 GENERE: drammatico DURATA: 110 minuti

7 psicopatici Martin McDonagh qualche anno fa aveva sorpreso un po’ tutti vincendo un Oscar con il cortometraggio “Six Shooter” (2006) e per gli elogi a “In Bruges” (2008). Ora “7 psicopatici” ne conferma il grande talento ed esalta la vena tra pulp e commedia nera che sembra la sua cifra stilistica. Il protagonista, Marty (Colin Farrell), è uno sceneggiatore irlandese in crisi creativa alle prese con uno script che ha venduto a Hollywood ma di cui c’è solo il titolo: “7 psicopatici”. Marty vedrà la sua vita popolarsi di strani personaggi, fra cui il gangster mafioso Charlie. E così si ritroverà praticamente con una sceneggiatura già scritta… “7 psicopatici” è un film complesso, impostato su diversi livelli narrativi. Forse l’eccessiva complessità alla fine pesa, ma è sostenuta da attori che, recitando volutamente sopra le righe, risultano godibili.


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L eggo vedo sento

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Salvagiallo Britannia. Agosto-ottobre 305 d.C. L’investigatore ufficiale di cavalleria e storico Elio Sparziano, discendente di schiavi barbari (celti) e romano di cittadinanza e cultura, arriva sull’isola dieci anni dopo che l’Impero ha debellato le ribellioni di Carausio e Allecto. Deve indagare su recenti attacchi a forti e presidi difensivi nel Transvallum, poco a nord del Vallo di Adriano (l’istmo verso la Scozia). Viene subito a sapere di un terzo massacro a Aestiva, qualche ora da Petrianae, dove ora risiede. C’erano quaranta uomini e

Un navigatore urbano nelle periferie romane Monia Cappuccini

“P

onte di Nona è una metafora della contemporaneità, una pista go-kart, un presepe moderno attorno alla mangiatoia del centro commerciale, forse il più grande a Roma”. Poi ci sono Casalbertone “apparentemente immunizzato dai cambiamenti che avvengono intorno” e Torbellamonaca ribattezzato “il Bronx della Capitale”, “la realtà urbano-rurale, un mondo pasoliniano ancora premoderno” di San Basilio. Se invece ti ritrovi in un “quartiere confuso, caotico, disordinato, un suk che offre commerci di ogni tipo” vuol dire che sei arrivato a Torpignattara mentre non molto lontano si trova il Mandrione“che più che un quartiere è una strada”. Ancora, sul quadrante opposto della città si incontra “la mutazione urbana” di Parco Leonardo, che “non è un quartiere e neppure una borgata, forse un luogo del divertimento (ma lo è davvero?)”. Con la sua estensione chilometrica il Serpentone di Corviale è invece lì a dirti “che sei giunto al termine del tuo viaggio nella città”, figlio della stessa utopia architettonica del Laurentino 38 quasi

Guide “realizzato per dare ragione all’abate De Certau che nel suo libro per noi più celebre - ’L’in venzione del quotidiano’ (1990) - dimostra come l’uomo comune, senza qualità, sia capace di inventare il quotidiano grazie ad arti e pratiche di resistenza”. È questa la periferia romana di Enzo Scandurra, docente di Urbanistica che per l’occasione smette i panni dell’accademia per assumere le vesti del narratore e del navigatore urbano. In Vite periferiche (Ediesse, 190 pagine, 12 euro) racconta dieci luoghi di marginalità urbana associate ad altrettante storie di solitudini umane. Un viaggio quartiere per quartiere dentro una città che cambia troppo velocemente, lasciando spiazzati i suoi stessi abitanti che quasi stentano a riconoscere il posto in cui vivono.

In corriera e in treno a caccia delle Marche segrete Otto giorni a bordo di mezzi pubblici, treni regionali e autobus di linea, per un viaggio inconsueto (e inaspettatamente comodo) alla scoperta delle Marche segrete. Paolo Merlini, esperto di “vie traverse”, e Maurizio Silvestri, profondo conoscitore dell’enogastronomia italiana, si sono messi insieme per scrivere Un altro viaggio nella Marche: non una guida classica, ma un diario che descrive un itinerario insolito, e - fra osti, mugnai e letterati - un inno al vivere slow food. L’editore, Exòrma, annuncia che è il primo libro di una nuova collana di viaggi. Le prime uscite del 2013 sono dedicate all’Abruzzo e alle Langhe. Autori P. Merlini, M. Silvestri Editore Exòrma Pagine 160 Prezzo 13,50 euro


Romanzi

Indagini imperiali

La seconda vita di Kurt Krausmann Valerio Calzolaio

un comandante esperto. Trucidati. Verifica varie stranezze, fra l’altro armi e contanti sembrano non aver interessato gli assalitori. Eppure vi sono trac-

Dischi

ce di un antico tesoro e soffi di troppi forti venti. Raccoglie informazioni in cene e bordelli, sfugge ad agguati, svela una clamorosa macchinazione. La ricostruzione storica è accurata e affascinante nel quarto romanzo della serie imperiale dell’italiana di lingua inglese Ben Pastor (“La traccia del vento”, Hobby & Work 2012, 358 pagine, 14,90 euro; originale del 2012, traduzione di Judy Faellini), in terza fissa, con molte pagine di diario, lettere, note. Vino Piceno.

Francoforte e Darfur. Di questi tempi. Dopo 10 anni di matrimonio, il medico Kurt Krausmann è ancora innamorato di Jessica, vicedirettrice delle relazioni internazionali in una multinazionale. Una sera torna e la trova nella vasca, suicidatasi con i sonniferi. Impazzisce dal dolore. Il ricchissimo Hans lo invita in barca verso le isole Comore. Vengono attaccati da pirati, picchiati, segregati, inizia un’altra vita in Africa Orientale. Il 57enne scrittore algerino Mohammed Moulessehoul usa lo pseudonimo femminile Yasmina Khadra per scrivere, un tempo gialli, ora intensi romanzi, come L’equazione africana. Autore Yasmina Khadra Editore Marsilio Pagine 315 Prezzo 19 euro

Federico Venditti

A cavallo della fine del millennio Robbie Williams ha interpretato al meglio l’espressione del miglior pop inglese, riuscendo nella difficile impresa di far breccia anche nel mercato americano. Ora quei tempi sembrano un ricordo sbiadito sotto la polvere del tempo, dal momento che dopo due album mediocri negli ultimi 7 anni - ben inteso per i suoi standard precedenti - ritorna con un cd dal nome altisonante “Take The Crown”, “Prendo la corona”, come a dire è tornato il re del pop, inchinatevi al mio cospetto. Purtroppo le cose non stanno così e ormai, anche se ci viene offerta una collezione di brani scanzonati e ballabili, si avverte chiaramente una voglia spasmodica di offrire in pasto alle radio dei singoli scala classifiche, senza la “vis nova” e l’ispirazione dei tempi andati. Williams è diventato un padre di famiglia e certi eccessi non gli appartengono più (per fortuna), ma sembra che anche lo smalto compositivo sia svanito. Ciò che resta è un disco appena sufficiente di pop orecchiabile che, siamo sicuri, tra qualche mese finirà tra le offerte di qualche negozio di dischi.

Robbie il re senza corona

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Oroscopi

Inizia la stagione d’oro degli astrologi Ormai ci siamo. È arrivata la stagione delle previsioni astrologiche per il prossimo anno. Alle quali non crede, seriamente, nessuno. Ma i libri sono attesissimi (e comprati altrettanto). Quest’anno Paolo Fox brucia tutti in velocità. L’oroscopo 2013 (Cairo editore) è già in libreria. E promette di rivelare “segno per segno” cosa ci aspetta l’anno venturo. C’è da dire che Fox, sempre presente in tv, è amatissimo dal suo pubblico. Amore, lavoro, fortuna e benessere: mese per mese, ecco come sarà il 2013. E c’è anche la “tabella delle cuspidi”, per chi è nato fra due segni e non sa districarsi. Autore Paolo Fox Editore Cairo Pagine 263 Prezzo 10 euro


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T eledipendente

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Fenomenale Non si può certo dire che la modella di Intimissimi disturbi o abbia qualcosa fuori posto. Quello che non ci va a genio è che ci mancano alcuni dettagli importanti. Se non fosse per il testo, infatti, non riusciremmo a distinguere gli “sfondi di Canova” che impreziosiscono l’immagine. Ma quanto volete aspettare per portarli in primo piano?

Il faccia a faccia dei 5 candidati alle primarie del centro-sinistra trasmesso da Sky Tg24 il 12 novembre.

L’invidia penis per Sky e il sonno dei talk show Rita De Buono

B

no Fe me na e

eppe Grillo direbbe che soffre di “invidia penis” come il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Ma Marco Travaglio è uno dei grandi sponsor del fondatore del M5S e quindi non verrà raggiunto dai suoi strali. E, invece, dopo il faccia a faccia tra i 5 candidati delle primarie del centro-sinistra, trasmesso il 12 novembre da Sky Tg24, con annesso record di ascolti, l’espressione freudiana sarebbe stata appropriatissima non solo per il vicedirettore del “Fatto Quotidiano”, ma anche per un nutrito gruppo di conduttori di talk show che si sentivano vulnerati dall’exploit del Tg di Sarah Varetto. Ma leggiamo qualche riga di Travaglio: “…onore a Sky per l’impeccabile allestimento. Ma ciò non significa, diversamente da quel che sostiene qualcuno, che il format Csx Factor possa o debba sostituire i programmi di approfondimento giornalistico”. E chi l’ha mai detto? Negli Usa i tre

recenti confronti diretti tra Obama e Romney non hanno certo ucciso il “David Letterman Show”. Invece da noi Carlo Freccero, il direttore di Rai4, decide di scendere nell’arena e, in un commento raccolto da Beatrice Borromeo, va giù duro: “Questo è stato: un cinguettio. Non c’erano il sangue, la polemica, l’argomentazione. E soprattutto mancava l’aspetto investigativo che hanno ‘Servizio Pubblico’, ‘Piazza pulita’, anche ‘Ballarò’”. Tanto accanimento terapeutico preventivo, diciamoci la verità, è sospetto. Non si tratta solo di un fuoco di sbarramento contro l’eventualità (forse allo studio, forse no) che la Varetto moltiplichi il format. A leggere tra le righe sembra, piuttosto, la presa d’atto della crisi dei talk show, che - con titoli diversi presentano lo stesso format da anni. Altro che sangue e polemiche, caro Freccero. Questi dormono quasi tutti sonni profondi sui loro allori. Buon riposo.




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