Giornalino Gilliver marzo 2016 con aggiornamento

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Sommario In Copertina

CARTA DEI DIRITTI DEGLI STUDENTI, UN LUNGO PERCORSO AD OSTACOLI La Carta contiene articoli che hanno l’obiettivo di tutelare i diritti degli studenti nei vari ambiti accademici, dai principi generali, alla didattica, alle prove d’esame, ai tirocini, alla rappresentanza.

Gulliver Chi Siamo?

L’Associazione Culturale Universitaria Gulliver è nata nel 1987 ed è cresciuta fino ad oggi grazie a studenti che hanno avuto voglia di impegnarsi attivamente in iniziative non riguardanti esclusivamente lo studio. Le attività dell’associazione nascono sempre da proposte e idee di studenti, soci e non, e il Gulliver è lo strumento per realizzarle. Ogni anno si riunisce l’assemblea dei soci, durante la quale si rinnovano le cariche istituzionali dell’associazione. Soci e simpatizzanti si riuniscono settimanalmente il martedì sera in via Saffi 22 alle 21.30, per discutere apertamente delle problematiche degli studenti e delle iniziative culturali che vengono svolte di volta in volta (dibattiti, cicli di film, concerti, feste universitarie, corsi di storia, fotografia, teatro, etc.).

GULLIVER è anche il nome del Giornale Universitario dell’Associazione, la cui redazione, che coinvolge gente con idee sempre nuove, è indipendente da qualsiasi tipo di influenza interna ed esterna; è aperta alla collaborazione degli studenti iscritti e non; gli articoli vanno fatti pervenire per e-mail, oppure consegnati nelle aulette di Ingegneria, Economia, Medicina e Agraria (in cd o scritti a mano in stampatello).

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Diritto allo studio Riforma E.R.S.U.

Visite cev

Arrivano gli Ispettori Visite ANVUR

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Ambiente

Referendum trivelle #Stoptriv

Cultura

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Gulliver ed Emergency ancora insieme per diffondere una cultura di pace fra gli studenti dell’UnivPM

GULLIVER è anche politica: indipendente ma collegata all’associazione culturale, esiste la Lista Universitaria, completamente indipendente da partiti politici e sindacati, costituita da studenti che si riconoscono nei valori politici, sociali e culturali della Sinistra, aperta alla collaborazione di studenti indipendenti che si riconoscono sulla sua linea. Come avete letto in Gulliver si fanno tante cose e fino ad oggi siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati a livello di tutela del diritto allo studio, cercando sempre di organizzare iniziative culturali interessanti. Inoltre dal 2009 siamo confederati all’Unione degli Universitari (UdU) che rappresenta la più grande rete di associazioni studentesche universitarie fondata nel 1994 e pensata su un modello di stampo sindacale.

News Dalle Facoltà Economia:

AL-MZ la sfortuna di nascere con il cognome sbagliato

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Agraria:

Non ci fermiamo di fronte ad una porta o meglio, un dipartimento chiuso

Medicina:

Anti Mafia

contro le mafie 15 Libera Associazioni nomi e numeri contro le mafie.

Cosa Succede in Facoltà

Ingegneria:

Cosa Succede al settimo piano

Scienze:

Riqualificazione spazi, aperigeographic

Le potenzialità del Gulliver sono grandi, per sfruttarle appieno serve il contributo di tutti, e quindi anche il tuo. Ci riuniamo il martedì alle 21:30, nella nostra sede di via Saffi 22 (Casa dello studente ERSU, ), per decidere ed organizzare le attività da svolgere e per discutere sui problemi degli studenti e su come risolverli. Ti aspettiamo!


In Copertina: Carta Dei Diritti

CARTA DEI DIRITTI DEGLI STUDENTI UN LUNGO PERCORSO AD OSTACOLI La carta dei diritti e dei doveri degli studenti e delle studentesse è una carta di principi approvata dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari nel 2011, successivamente modificata ed approvata definitivamente in Consiglio Studentesco dell’Univpm nel 2012 (http://www.gulliver.univpm. it/carta-dei-diritti-degli-studenti/). La Carta contiene articoli che hanno l’obiettivo di tutelare i diritti degli studenti nei vari ambiti accademici, dai principi generali, alla didattica, alle prove d’esame, ai tirocini, alla rappresentanza. Per noi l’approvazione della Carta è stato sempre uno degli obiettivi principali dei nostri mandati di rappresentanza e finalmente quest’anno, grazie al lavoro negli organi maggiori, siamo riusciti ad ottenere l’apertura di un tavolo di discussione su questo tema. Nel mese di Ottobre i rappresentanti degli studenti in Senato si sono riuniti con il personale dell’Ufficio Affari Istituzionali per iniziare una discussione tecnica circa la fattibilità degli articoli da noi proposti e dopo diversi giorni di lavoro è stata presentata in Senato Accademico una Carta dei Diritti leggermente modificata rispetto a quella approvata dal Consiglio Studentesco nel 2012. Nella seduta del Senato Accademico di Dicembre la discussione si è fatta accesa, è stata attaccata la forma della carta, sono stati criticati alcuni contenuti ed alcuni articoli in particolare e così il Rettore ha scelto di istituire una nuova commissione per discutere nel merito dei contenuti della Carta. La Commissione (composta dai 3 rappresentanti degli studenti in Senato, il Presidente del Consiglio Studentesco, due rappresentanti del Personale Tecnico e Amministrativo, un rappresentante dei Docenti, uno dei Ricercatori ed il Rettore) si è riunita per la prima volta il 26 Gennaio e in quell’occasione abbiamo convenuto sulla necessità, per motivi formali e non politici, di togliere dal testo della Carta gli articoli troppo specifici che vanno troppo nel dettaglio e non rappresentano un principio o un diritto. Tutti questi articoli, rappresentando solo un problema formale, andranno poi inseriti nel Regolamento Didattico di Ateneo o in un apposito regolamento. Si sono poi riuniti la Giunta del Consiglio Studentesco ed il Consiglio Studentesco, rispettivamente il 12 e il

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15 Febbraio, che dopo un lungo lavoro di analisi hanno approvato una nuova Carta dei Diritti, andando a svolgere quel lavoro di scrematura che ci era stato richiesto in Commissione. Il 16 Febbraio si è riunita nuovamente la Commissione dove abbiamo presentato la nuova Carta, ma il nostro passo avanti fatto con la volontà di trovare una soluzione condivisa da tutti, non ha trovato nessun riscontro, anzi, quasi tutti gli altri membri sono rimasti sulle loro posizioni ritenendo la carta ancora troppo “disarmonica” e chiedendo ulteriori limature. La discussione si è focalizzata su alcune questioni strumentali, perdendo completamente di vista l’obiettivo della Commissione e della Carta: quello di garantire agli studenti, componente fondamentale dell’Università, alcuni diritti fondamentali, necessari per affrontare al meglio la propria carriera accademica e Vita Universitaria.

“ Forse il motivo per cui chiediamo da tempo l’approvazione di questa Carta è stato un po’ offuscato da una finta credenza per cui dare diritti agli studenti significa chiedere sacrifici ai docenti e viceversa.” In particolare sono state avanzate obiezioni nei confronti della mancanza dei doveri all’interno della carta (che sono stati semplicemente tolti dall’articolo a loro dedicato ed inseriti nei vari articoli), nello specifico si è richiesto l’inserimento del “dovere di arrivare preparato all’esame”, necessario per sigillare “un patto” di diritti e doveri tra docenti e studenti. Altro articolo attaccato fortemente è stato quello che sancisce il dritto di sostenere gli esami all’interno dei locali dell’Ateneo, per evitare che lo studente debba spostarsi in locali all’esterno delle strutture dell’Ateneo, cosa che spesso

provoca grandi difficoltà negli spostamenti, visto che alcune di queste strutture sono difficilmente raggiungibili con i mezzi pubblici. La commissione è stata sospesa in quanto alcuni membri hanno chiesto del tempo per poter leggere il nostro documento e presentare i loro emendamenti. Così alcuni giorni dopo la riunione sono arrivati per e-mail gli emendamenti proposti dalla Dott.sa De Angelis, rappresentante dei ricercatori, che ha scelto di inserire un ulteriore articolo alla Carta, chiamato “Partecipazione” composto da 5 commi, 4 dei quali già presenti, alcuni addirittura in modo letterale, nella nostra versione della Carta. E’ stato inoltre inserito, al comma 2 che “Gli studenti sono co-artefici del successo o dell’insuccesso del processo formativo. Ad essi viene richiesta costanza nell’applicazione, rigore nello studio, spirito critico, dedizione e curiosità scientifica, nonché partecipazione alla vita culturale e sociale dell’Università.” cosa già discussa in commissione e che ci eravamo detti disposti ad aggiungerla. Altra modifica importante proposta dalla Dott.sa De Angelis è l’eliminazione del seguente principio: “Di fronte alla comprovata impossibilità di partecipare agli appelli di esami regolamentari per gravi ragioni, lo studente può concordare con il docente titolare altra data d’esame nell’ambito della stessa sessione.”. Abbiamo risposto alle osservazioni fatte proponendo una nuova versione della Carta che sarà la Carta che chiederemo di portare in Senato, senza ulteriori limature e passi indietro da parte degli studenti (trovate la versione in fondo all’articolo). Il comportamento tenuto dalla commissione durante questo percorso di discussione della Carta è rappresentativo di quanto effettivamente nel nostro Ateneo ci sia bisogno di riportare al centro della discussione gli studenti e i loro diritti. Infatti troppo spesso veniamo visti come il “male necessario” per continuare a svolgere il proprio lavoro di ricerca, che d’altronde è l’unico valutato dal sistema AVA per la valutazione di ricercatori e docenti. Forse il motivo per cui chiediamo da tempo l’approvazione di questa Carta è stato un po’ offuscato da una finta credenza per cui dare diritti agli studenti significa chiedere sacrifici ai docenti e viceversa. L’obiettivo della Carta è quello di tutelare una delle componenti più deboli dell’Università, che è allo stesso tempo parte fondamentale di essa.

Avere una componente studentesca fiera di frequentare l’UnivPM, che dall’UnivPM si sente accolta e tutelata crediamo debba essere l’obiettivo, e successivamente il vanto, di tutte le componenti dell’Università, non solo dei Rappresentanti degli Studenti. La Carta dei Diritti e dei Doveri degli Studenti e delle Studentesse ha per noi un importante significato politico, ma non saremo disposti ad accettare l’approvazione di una Carta ridotta all’osso a causa di polemiche e prese di posizioni strumentali.

Se qualcosa non è chiaro e vuoi ulteriori informazioni sulla Carta dei Diritti contattaci: Arianna Baldassari Rapp. degli studenti in S.A. mail: arianna.baldassari@gmail.com Leonardo Archini Rapp. degli studenti in S.A. mail: archini.leonardo@gmail.com

Mohamed Iheb Gherissi

Rapp. degli studenti in S.A. mail: mohamed.iheb911@gmail.com Domitilla Santori Presidente del Consiglio Studentesco mail: domitilla.santori@gmail.com

In copertina: Carta Dei Diritti | 2


In Copertina: Carta Dei Diritti

Vittoria!

Aggiornamento al 22/03/16

Approvata la carta dei diritti in senato accademico Nel corso della seduta del 22-032016 del Senato Accademico è stata finalmente approvata la Carta dei diritti degli studenti dell’UNIVPM. È questa la più importante vittoria per la Lista Gulliver di questi ultimi anni, frutto di una battaglia che portiamo avanti da tre generazioni di rappresentanti. Fin dalla sua approvazione in CNSU nel 2011, elaborata con il contributo di UDU - liste indipendenti in CNSU, è stata individuata, nella Carta dei Diritti, un’istanza fondamentale per la tutela degli studenti universitari. Il discente, infatti, è visto molto spesso come inferiore rispetto alle altre componenti dell’Università oltre che come fruitore di un servizio, invece crediamo che sia una componente centrale e viva del sistema e che abbia la stessa dignità di tutti coloro che vivono nell’Ateneo. Con questa convinzione nel 2012, come Lista Gulliver, abbiamo portato la Carta dei diritti in Consiglio Studentesco, chiedendo che venisse messa in discussione negli organi maggiori dell’Università e che, finalmente, si cominciasse a parlare di diritti degli studenti; Carta dei Diritti che, però, non era una riproposizione del documento del CNSU ma una rielaborazione, frutto di profonde discussioni nell’associazione, che partiva dalle esigenze degli studenti della nostra Università, emerse negli anni con il nostro incessante lavoro di rappresentanza in ogni organo dell’Ateneo. La rimodulazione finale del documento è dovuta a forti resistenze da parte di alcuni senatori. Il percorso negli organi maggiori nasce nella primavera del 2015, quando, durante l’inaugurazione dell’anno accademico, il presidente del Consiglio Studentesco ha annunciato l’approdo della Carta dei Diritti nell’agenda del Senato Accademico. Fin dal quel momento c’è stata, all’interno del Senato, una forte resistenza da parte di alcuni rappresentanti e, in generale, emergeva la critica rispetto all’eccessiva specificità del documento e la poca somiglianza ad una carta di “principi”.

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Grazie al lavoro dei rappresentanti degli studenti in Senato, tutti della lista Gulliver, siamo riusciti a non cancellare del tutto quegli articoli molto specifici che, però, ci tuteleranno in quelle situazioni concrete in cui ci imbattiamo tutti i giorni in Facoltà. Abbiamo così diviso, durante una seduta del consiglio studentesco, la carta in due parti: una più ampia,

È questa la più importante vittoria per la Lista Gulliver di questi ultimi anni, frutto di una battaglia che portiamo avanti da tre generazioni di rappresentanti. che potesse essere al pari dei regolamenti generali dell’Ateneo, ed una serie di articoli, specifici, che dovrebbero essere inseriti nei regolamenti già esistenti dell’Ateneo o delle Facoltà/ Dipartimenti. Nonostante questo ulteriore passo in Avanti abbiamo trovato nuove resistenze: anche all’interno della commissione paritetica istituita dal Senato, ci siamo trovati in una situazione in cui non c’era alcun motivo per rimettere mano al contenuto del documento, ma è stato fatto mero e puro ostruzionismo. E’ emersa chiaramente, durante quegli incontri, la poca volontà da parte di alcuni senatori di volere un confronto alla pari con gli studenti, portando posizioni dettate da pregiudizi e prestando poco ascolto alle ragioni profonde che hanno portato il Gulliver a volere la Carta dei diritti degli studenti, in forte opposizione con la nostra volontà di affrontare la discussione in maniera seria e

costruttiva. Siamo arrivati così alla seduta del Senato del 22 marzo, in cui la Carta dei Diritti è stata approvata con 4 astensioni ed il resto dei voti favorevoli; è stato, però, contestato, sotto il punto di vista normativo, un passaggio, e cioè la possibilità da parte degli studenti di accettare il voto d’esame. Abbiamo, perciò, chiesto che questo punto fosse rimandato, chiedendo che fosse verificata la possibilità di inserire questo comma.

Leggi la carta dei diritti e contattaci ogni volta che pensi che un tuo diritto non venga rispettato! http://www.gulliver. univpm.it/cartad e i - d i r i tt i - d e g l i studenti/ I nostri Senatori: Arianna Baldassari Rapp. degli studenti in S.A. mail: arianna.baldassari@gmail.com Leonardo Archini Rapp. degli studenti in S.A. mail: archini.leonardo@gmail.com Mohamed Iheb Gherissi Rapp. degli studenti in S.A. mail: mohamed.iheb911@gmail.com Domitilla Santori Presidente del Consiglio Studentesco mail: domitilla.santori@gmail.com

In copertina: Carta Dei Diritti

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Diritto Allo Studio Riforma E.R.S.U. :

tavolo, i discorsi sono stati molto ampi e quasi nessuno ha espresso una preferenza sull’una o l’altra riforma. E’ tutto di nuovo da discutere, tra chi questo ente unico proprio non lo vuole, tra chi lo vorrebbe gestito da lui e toglierlo alla regione e chi invece non ne vuole sapere niente.

Il futuro del diritto allo studio nelle Marche COME E’ GESTITO IL DIRITTO ALLO STUDIO NELLE MARCHE?

Attualmente nella Regione Marche sono presenti 4 Enti Regionali per il Diritto allo Studio Universitario (E.R.S.U.) giuridicamente autonomi e indipendenti che si occupano di gestire il Diritto allo Studio nei 4 territori (Ancona, Macerata, Urbino e Camerino), offrendo i servizi sia alle Università che agli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale. Ogni studente fa domanda per i servizi (borse di studio, alloggio, mensa, trasporti, ecc) presso l’ERSU del proprio territorio e viene inserito in una graduatoria. Negli anni passati ogni ERSU aveva un bando differente dagli altri e quindi gli studenti accedevano in graduatoria in base a criteri diversi di città in città. I bandi sono già stati unificati da alcuni anni, impostando per tutta la regione stessi criteri di distribuzione dei servizi, ma le graduatorie e le gestione dei fondi continuano ad essere indipendenti. Ogni ERSU è gestito da un Consiglio di Amministrazione che dà la linea politica dell’Ente e discute della destinazione dei fondi, delle istanze, degli aspetti gestionali ecc. Uno dei membri del consiglio è un rappresentante degli studenti nominato dal Consiglio Studentesco. Per quanto riguarda i fondi, molti di questi sono vincolati ad essere utilizzati per determinati settori: borse di studio (la tassa regionale per il diritto allo studio pagata da ogni studente al momento dell’iscrizione, ad esempio, è destinata interamente all’erogazione delle borse di studio, così come alcuni fondi statali), fondi di funzionamento, fondi per gli affitti, ecc. Invece per altri investimenti l’ERSU è libero di scegliere le priorità, che possono andare dalle borse di studio, alla ristrutturazione degli studentati, alla costruzione di un campo da tennis o di una biblioteca. E per quanto ci possa sembrare scontato che un Ente per il Diritto allo Studio voglia investire anche l’ultimo centesimo sulle borse di studio, vi possiamo assicurare che non è sempre così!

PERCHÉ SERVE UNA RIFORMA ERSU?

La possibilità di ogni Ente di gestirsi in maniera autonoma ha fatto sì che negli anni le disparità territoriali crescessero, e che gli studenti universitari delle Marche venissero trattati in maniera molto differente da un territorio all’altro: per esempio ad Ancona, dove si è data sempre la priorità alle borse di studio, sono mancati altri servizi quali la manutenzione degli studentati, la creazione di servizi extra come attività culturali, centri sportivi e culturali e anche l’assistenza sanitaria; in altri territori invece, a volte a discapito delle stesse borse di studio, si è preferito dare la precedenza ad altri tipi di interventi. La riforma ERSU va in un’ottica di accentra-

COSA SUCCEDERA’ ORA?

La promessa della Regione è quella di convocare di nuovo il tavolo plenario e di scegliere insieme a noi quale bozza portare avanti nei vari passaggi istituzionali. Infatti dopo la conclusione di questi tavoli di confronto la proposta di riforma dovrà passare in Commissione Regionale e in Consiglio Regionale dove potrà essere emendata e stravolta in ogni modo. Noi terremo sotto controllo ogni passaggio di una Riforma che per loro significa solo risparmiare soldi sul diritto allo studio, ma che per noi ha un importante significato: riconoscere l’istruzione superiore delle Marche e lo studente che studia nelle Marche come una parte fondamentale per la crescita della Regione che va tutelato ed incentivato nel suo percorso di studi.

mento decisionale, e serve a fare in modo che almeno nella stessa regione lo studente possa ricevere gli stessi servizi da un Ente Regionale, appunto. Un accentramento permette di considerare lo studente Marchigiano come unico, con lo stesso diritto di accedere ai servizi mensa, agli stessi costi, sia ad Ancona che a Macerata, con le stesse agevolazioni sui trasporti, sull’assistenza sanitaria e con la stessa qualità degli studentati.

PERCHÉ SOLO ORA?

Si era già parlato di riforma degli ERSU nel 2011 quando la Regione decise che era ora di mettere fine a queste disparità e come A.C.U. Gulliver portammo in regione una nostra proposta firmata anche dall’associazione Officina Universitaria di Macerata e Agorà di Urbino. Nel 2011 tutto si arenò per alcune opposizioni politiche di territori che non avrebbero voluto un accentramento decisionale, per paura di perdere alcuni privilegi territoriali. Ad Ottobre tutti i Consigli di Amministrazione degli ERSU andavano rinnovati perché in scadenza e così la Regione ha deciso di commissariare gli enti ed iniziare il percorso di Riforma.

ORA COSA STA FACENDO LA REGIONE?

La Regione ha convocato dei tavoli di confronto con le parti interessate alla riforma: un tavolo con i Presidenti dei Consigli Studenteschi delle Università e con i Presidenti delle Consulte Studentesche degli AFAM, un tavolo con i Rettori e i Commissari degli ERSU, un tavolo con i sindaci dei comuni interessati ed un tavolo con i Sindacati.

“ La possibilità di ogni Ente di gestirsi in maniera autonoma ha fatto sì che negli anni le disparità territoriali crescessero, e che gli studenti universitari delle Marche venissero trattati in maniera molto differente da un territorio all’altro ” Durante il primo incontro con noi studenti, l’11 Gennaio, la discussione è stata molto generale ed è stato chiesto ad ognuno di noi di elencare le principali carenze del diritto allo studio nel

5 | Diritto Allo Studio: Riforma E.R.S.U.

NEL FRATTEMPO TUTTO IL RESTO? GLI STUDENTI? LE BORSE DI STUDIO? GLI STUDENTATI? L’ASSISTENZA SANITARIA? proprio territorio e le nostre particolari esigenze territoriali. Non si è parlato, quindi, di riforma, ma ci hanno detto che saremmo stati riconvocati e che nel frattempo avremmo ricevuto delle bozze di riforma su cui poter lavorare e dare un parere. Contrariamente a quanto detto, le bozze non sono arrivate ma è arrivata la convocazione del secondo tavolo: 9 Febbraio 2016. Come Consiglio Studentesco di Ancona siamo arrivati preparati al tavolo, con delle richieste più puntuali sulla riforma dell’Ente, ma ad aspettarci c’era una grande novità. La Regione aveva già predisposto due bozze, una antitetica all’altra, non modificabili nella struttura, ma discutibili nei contenuti. Si potrebbe pensare che al tavolo ci hanno consegnato le bozze per poterle leggere e commentare e invece… E invece ce le hanno “raccontate”, presentando velocemente i contenuti dell’una e dell’altra perché le bozze, per strani motivi legali, non potevano essere né lette né distribuite. Così ci hanno lasciato con questi racconti e qualche appunto preso di corsa tra il discorso di un dirigente e l’altro con il mandato di scegliere quale delle due fosse la migliore per noi. Le bozze, a noi studenti, arriveranno molto più tardi...

QUALI SONO QUINDI LE PROPOSTE IN CAMPO?

Una proposta prevede che la gestione del Diritto allo Studio passi in mano alle Università e l’indirizzo politico e decisionale in mano alla Giunta e al Consiglio Regionale. E la rappresentanza degli studenti? Relegata insieme ai Rettori e agli Enti locali in un tavolo regionale con la sola funzione di dare pareri non vincolanti e controllare la qualità dei servizi. Non si verrebbe a creare un unico ente, ma sarebbero appunto le 4 università ad avere in mano le mense, gli alloggi e gli al-

tri servizi prendendo in carico la gestione delle strutture, dei dipendenti, ecc. L’altra proposta introduce un’unica Agenzia (e non più Ente) con sole possibilità gestionali e indirizzata politicamente dalla Giunta e dal Consiglio Regionale. La struttura gerarchica dell’Agenzia sarebbe così composta: quattro Presìdi Territoriali, che si occupano dell’erogazione e della gestione pratica dei servizi, affiancati dai Comitati Territoriali, organi di rappresentanza (dove saremmo presenti anche noi studenti) che controllano la qualità dei servizi, fanno proposte e danno pareri. Per ogni presidio si nomina un Direttore, e tra questi viene scelto il Direttore Unico dell’Agenzia, con molti poteri a suo carico, che sarebbe affiancato da una Conferenza Regionale, anche in questo caso però priva di reali poteri. Quindi in questo caso non è previsto un Consiglio di Amministrazione, ma si accorpano tutti i suoi poteri ad un’unica persona, il Direttore Unico, escludendo quindi quasi del tutto le rappresentanze studentesche dai processi decisionali. Il Direttore Unico a sua volta è affiancato da una Conferenza Regionale, anche in questo caso però priva di reali poteri.

E QUAL E’ LA SCELTA MIGLIORE? La scelta migliore, per noi, rimane quella proposta dalla nostra Lista e vota-

ta all’unanimità dal Consiglio Studentesco dell’UnivPM il 2 Febbraio 2016. Ma visto che ci siamo trovati di fronte a questo bivio abbiamo studiato bene le due riforme e ci siamo orientati verso la seconda proposta, quella che prevede l’introduzione di un’agenzia unica e di 4 presìdi territoriali. A nostro avviso infatti soltanto andando in questa direzione si riuscirà a garantire una reale parità di trattamento in tutta la Regione. Ma la seconda proposta, così come ci è stata presentata dalla Regione, presen-

tava ancora troppe criticità che abbiamo evidenziato con un documento approvato in Consiglio Studentesco. Abbiamo più volte rimarcato la mancanza di democrazia di una proposta che lascia in mano ad unico direttore, tra l’altro già direttore di un presidio territoriale, le decisioni importanti sulla gestione dei 4 presidi. Per superare questo abbiamo chiesto con forza l’introduzione di un Consiglio di Amministrazione, unico organo in grado di garantire democrazia e rappresentatività. Questo parere è stato condiviso e sottoscritto con i Presidenti del Consiglio Studentesco di Urbino, Macerata e Camerino e con i Presidenti della Consulta Studentesca dell’Accademia delle Belle Arti, dell’ISIA di Urbino e del Conservatorio di Pesaro.

“ Per la Regione la riforma sembra la soluzione a tutti i mali, Noi siamo convinti di NO “

Per la Regione la riforma sembra la soluzione a tutti i mali: facciamo la riforma perché gli studentati hanno bisogno di manutenzione, perché dobbiamo garantire le borse di studio, perché dobbiamo garantire l’assistenza sanitaria, ecc. Ma siamo sicuri che basti una riforma per questo? Noi siamo convinti di NO. La riforma servirà a garantire parità ed equità di trattamento, ma le carenze del diritto allo studio marchigiano si supereranno soltanto investendo tempo, volontà politica e RISORSE. Emblematica una frase dell’assessore ad uno degli incontri che disse “Per voi la prima proposta dovrebbe essere la migliore, le Università hanno tutto l’interesse ad investire e garantire il diritto allo studio”. Ingenui noi che pensavamo che anche la Regione abbia interesse a garantire il Diritto allo Studio agli studenti che scelgono di studiare in questa Regione. Per ulteriori informazioni o per dire la tua contattaci: Domitilla Santori Presidente del Consiglio Studentesco mail: domitilla.santori@gmail.com Valerio Buccino Rappresentante degli studenti all’ERSU mail: valerio.buccino@gmail.com

SI E’ DECISO QUALE SARA’ LA DIREZIONE DELLA RIFORMA?

Il 24 Febbraio siamo stati nuovamente convocati, questa volta però ad un tavolo plenario insieme ai Rettori, ai Commissari dei 4 ERSU, ai Sindaci e ai sindacati. Poteva sembrare il tavolo finale visto il bivio al quale ci avevano messo di fronte pochi giorni prima e così siamo arrivati all’incontro con il parere sottoscritto da ben 7 Atenei ed AFAM. Ma in realtà le carte sono state messe tutte sul

Diritto Allo Studio: Riforma E.R.S.U. | 6


Ambiente

Referendum Trivelle #stoptrivelle COSA SI VOTA

Il prossimo 17 aprile si terrà un referendum popolare. Si tratta di un referendum abrogativo e cioè di uno dei pochi strumenti di democrazia diretta che la Costituzione italiana prevede per richiedere la cancellazione, in tutto o in parte, di una legge dello Stato. Perché la proposta soggetta a referendum sia approvata occorre che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto e che la maggioranza dei votanti si esprima con un “Sì”. Il testo del quesito è il seguente: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?». Con il referendum del 17 aprile si chiede agli elettori di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa. Se si vuole mettere definitivamente al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere occorre votare “Sì” al referendum. Questo non farebbe cessare immediatamente, ma solo progressivamente, ogni attività petrolifera in corso; infatti prima che il Parlamento introducesse questa norma, le concessioni per estrarre

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avevano normalmente una durata di trenta anni (più altri venti, al massimo, di proroga). Oggi non è più così: se una società petrolifera ha ottenuto una concessione nel 1996 può, in virtù di quella norma, estrarre fino a quando lo desideri. Con una vittoria del “Sì” al referendum, la società petrolifera che ha ottenuto una concessione nel 1996 potrà estrarre per dieci anni ancora e basta, e cioè fino al 2026, il che significa che verrebbe rispettata l’iniziale durata prevista per la concessione: trent’anni. Detto questo non trovano fondamento le polemiche scatenate a causa della perdita di posti di lavoro derivanti dall’eventuale smantellamento delle piattaforme. Qualora però non si raggiungesse il quorum previsto perché il referendum sia valido (50% più uno degli aventi diritto al voto), il Parlamento potrebbe fare ciò che vuole: anche prevedere che si torni a cercare ed estrarre gas e petrolio ovunque.

LA SCELTA DEL 17 APRILE E COME BUTTARE VIA 360mln DI EURO

Il percorso con cui si è arrivati alla definizione del referendum può essere definito quantomeno bizzarro: a ottobre 2015, dieci consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) hanno promosso sei quesiti referendari sulla ricerca e l’estrazione degli idrocarburi in Italia. A dicembre del 2015 il governo ha proposto delle modifiche alla legge di stabilità sugli stessi temi affrontati dai quesiti referendari, per questo la cassazione ha riesaminato i quesiti e l’8 gennaio ne ha dichiarato ammissibile solo uno, perché gli altri sette sarebbero stati recepiti dalla legge di stabilità. Nel Consiglio dei Ministri del 10 febbraio 2016, il Governo ha fissato la data per

il voto referendario al prossimo 17 aprile, non accogliendo così la richiesta avanzata dalle Associazioni e dai Comitati ambientalisti, dalle Regioni e dai Parlamentari di accorpare il referendum alle prossime elezioni amministrative. In questo modo, il Governo decide di buttare via circa 360 milioni di euro di denaro pubblico. Ed è paradossale che nello stesso Consiglio dei Ministri si sia deciso, per un verso, di bruciare 360 milioni di euro e, per altro verso, di rinviare l’adozione di un provvedimento finalizzato all’erogazione di un indennizzo in favore dei risparmiatori truffati da Banca Etruria, per un importo pari a 200 milioni di euro. La decisione del Governo costituisce uno schiaffo alla democrazia, in quanto, stabilendo che si vada al voto in tempi così ravvicinati, non consente che gli elettori siano adeguatamente informati sul referendum; inoltre al di là del voto che gli italiani potrebbero esprimere sul quesito referendario, la decisione assunta contiene in sé un chiaro obiettivo: il boicottaggio del referendum, e cioè il non raggiungimento del quorum.

“ Noi vogliamo, dice l’appello del Comitato, che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e i cambiamenti climatici “ LA (FINTA) DIPENDENZA DAL PETROLIO

Nel frattempo però, c’è anche chi sostiene che l’Italia dipende fortemente dalle importazioni di petrolio e gas dall’estero e quindi sarebbe opportuno, al contrario, investire nella ricerca degli idrocarburi e incrementare l’estrazione di gas e petrolio. Al contrario però l’aumento delle estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari non è in alcun modo direttamente collegato al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato dà in concessione a società private, per lo più straniere, la possibilità di sfruttare i giacimenti esistenti. Questo significa che le società private divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credono: portarlo via o magari rivendercelo. Allo Stato esse sono tenute a versare solo un importo corrispondente al

7% del valore della quantità di petrolio estratto o al 10% del valore della quantità di gas estratto. Non tutta la quantità di petrolio e gas estratto è però soggetta a royalty: le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime 50.000 tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno. Inoltre godono di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. Nell’ultimo anno dalle royalty provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro. Secondo le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico effettuate sulle riserve certe e a fronte dei consumi annui nel nostro Paese, anche qualora le estrazioni petrolifere e di gas fossero collegate al fabbisogno energetico nazionale, le risorse rinvenute sarebbero comunque esigue e del tutto insufficienti. Considerando tutto il petrolio presente sotto il mare italiano, questo sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 8 settimane. La ricchezza dell’Italia è, in verità, un’altra: per esempio il turismo, che contribuisce ogni anno circa al 10% del PIL nazionale, dà lavoro a quasi 3 milioni di persone; la pesca, che si esercita lungo i 7.456 km di costa entro le 12 miglia marine, produce circa il 2,5% del PIL e dà lavoro a quasi 350.000 persone; il patrimonio culturale, che vale 5,4% del PIL e che dà lavoro a circa 1 milione e 400.000 persone; il comparto agroalimentare, che vale l’8,7% del PIL, dà lavoro a 3 milioni e 300.000 persone con un fatturato annuo di 119 miliardi di euro e che nel solo 2014 ha conosciuto l’esportazione di prodotti per un fatturato di circa 34,4 miliardi di euro; e soprattutto la piccola e media impresa, che conta circa 4,2 milioni di piccole e medie “industrie” (e, cioè, il 99,8% del totale delle industrie italiane), e che costituisce il vero motore dell’intero sistema economico nazionale: tali imprese assorbono l’81,7% del totale dei lavoratori del nostro Paese, generano il 58,5% del valore delle esportazioni e contribuiscono al 70,8% del PIL. Il solo comparto manifatturiero, che conta circa 530.000 aziende, occupa circa 4,8 milioni di addetti, fattura 230 miliardi di euro l’anno, equivalente al 13% del PIL nazionale, e contribuisce al totale delle esportazioni del Made in Italy nella misura del 53,6%. A questo punto è lecito domandarsi cosa ci aspetta e quale sia la strada giusta da intraprendere negli anni a venire per risolvere la spinosa questione energetica. Il voto referendario è uno dei pochi strumenti di democrazia a disposizione dei cittadini italiani ed è giusto che i cittadini abbiano la possibilità di esprimersi anche sul futuro energetico del nostro Paese. Nel dicembre del 2015 l’Italia ha partecipato alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici tenutasi a Parigi, impegnandosi, assieme ad altri 185 Paesi, a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi e a seguire la strada della decarbonizzazione. Fermare le trivellazioni in mare è in linea con gli impegni presi a Parigi e contribuirà al raggiungimento di quell’obiettivo. È necessario, nel frattempo, affrontare il proble-

ma della transizione energetica, puntando anche sul risparmio e sull’efficienza energetica e investendo da subito nel settore delle energie rinnovabili, che potrà generare progressivamente migliaia di nuovi posti di lavoro. Il tempo delle fonti fossili è scaduto: è ora di aprire ad un modello economico alternativo.

LA TUTELA DEI MARI

Il fine principale di questo referendum è sicuramente la tutela dei mari italiani. Il mare ricopre il 71% della superficie del Pianeta e svolge un ruolo fondamentale per la vita dell’uomo sulla terra. Con la sua enorme moltitudine di esseri viventi vegetali e animali, dal fitoplancton alle grandi balene, produce, se in buona salute, il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe fino ad 1/3 delle emissioni di anidride carbonica prodotta dalle

“ Nell’ultimo anno dalle royalty provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro “ attività antropiche. La ricerca e l’estrazione di idrocarburi ha un notevole impatto sulla vita del mare: la ricerca del gas e del petrolio attraverso la tecnica dell’airgun (tecnica di ispezione dei fondali marini attraverso spari fortissimi e continui di aria compressa che mandano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo) incide, in particolar modo, sulla fauna marina: le emissioni acustiche dovute all’utilizzo di tale tecnica può elevare il livello di stress dei mammiferi marini, può modificare il loro comportamento e indebolire il loro sistema immunitario. Ricerca e trivellazioni offshore costituiscono un rischio anche per la pesca. Le attività di prospezione sismica e le esplosioni provocate dall’uso dell’airgun possono provocare danni diretti a un’ampia gamma di organismi marini (cetacei, tartarughe, pesci, molluschi e crostacei) e alterare la catena trofica. Senza considerare che i mari italiani sono mari “chiusi” e un incidente anche di piccole dimensioni potrebbe mettere a repentaglio tutto questo. Un eventuale incidente, nei pozzi petroliferi offshore e/o durante il trasporto di petrolio, sarebbe fonte di danni incalcolabili con effetti immediati e a lungo termine sull’ambiente, la qualità della vita e con gravi ripercussioni gravissime sull’economia turistica e della pesca.

delle associazioni “Vota SI per fermare le trivelle” che sta lavorando e lavorerà per invitare i cittadini a partecipare al referendum del 17 aprile contro le trivellazioni in mare e votare SI per abrogare la norma. Far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale, è la vera posta in gioco di questo referendum. Il comitato nazionale si pone l’obiettivo di diffondere capillarmente informazioni sul referendum in tutti i territori e far crescere la mobilitazione, spiegando che il vero quesito è: “vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?”. Il petrolio è una vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby. Dobbiamo continuare a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile a discapito dei cittadini, che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stanno investendo sulla sostenibilità ambientale e sociale? Noi vogliamo, dice l’appello del Comitato, che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e i cambiamenti climatici. Il 4 marzo si è costituito anche un comitato marchigiano, sostenuto da moltissime associazioni marchigiane e al quale il Gulliver ha subito preso parte (così come l’UDU a livello nazionale). Numerose le attività che hanno già preso forma in tutto il territorio marchigiano e molte altre sono in cantiere; nel nostro ateneo stiamo organizzando un incontro pubblico col sostegno del comitato regionale, tenetevi aggiornati seguendo le nostre bacheche, il sito o la pagina facebook. Chiunque volesse rendersi utile alla causa o dare una mano alla realizzazione di questo o altri eventi, non deve fare altro che contattarci o passare dalle aulette di facoltà. Valerio Buccino

LA CAMPAGNA “ VOTA SI PER FERMARE LE TRIVELLE “

Il 26 febbraio è nato il comitato nazionale

Ambiente: #stoptrivelle | 8


Ateneo

Cultura

Arrivano gli ispettori Quest’anno verrà a visitare la nostra Università una Commissione di Esperti Valutatori (CEV) dell’ANVUR, l’Agenzia Nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Attraverso questa visita sarà certificato l’accreditamento periodico di 9 tra i Corsi di Laurea dell’UNIVPM. È attraverso l’accreditamento iniziale e periodico che il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca verifica l’efficienza e la qualità dei corsi di laurea e degli Atenei e se questi non rispettano i requisiti di accreditamento, sono obbligati a chiudere poiché il ministero non erogherà i finanziamenti necessari a sostenerli. L’accreditamento iniziale verifica il possesso dei requisiti didattici, di qualificazione della ricerca, strutturali, organizzativi e di sostenibilità economico – finanziaria, è in sostanza il processo che in questi anni ha portato alla chiusura o all’accorpamento di molti corsi di studio: quelli che non riescono a raggiungere il numero minimo di docenti, in relazione anche al numero di studenti che seguono il corso, devono necessariamente chiudere, anche se rappresentano un settore strategico per l’Università. L’accreditamento periodico, invece, oltre che controllare che quei requisiti siano ancora rispettati controlla il possesso di ulteriori requisiti di qualità, di efficienza e di efficacia delle attività svolte, concentrandosi su tre punti in particolare: • L’Università dovrebbe avere ben chiari i profili professionali che vuole formare e le funzioni che i laureati dovrebbero svolgere nel mondo del lavoro; • I piani di studi dovrebbero stabilire risultati di apprendimento coerenti con queste funzioni; • Deve esistere un sistema di assicurazione della qualità che garantisca la rilevazione delle problematiche del corso e la soluzione di queste. Questi tre elementi si traducono in una serie molto lunga di requisiti, per la maggior parte condivisibili, come il fatto che debbano essere previsti dei questionari di valutazione della didattica e che questi debbano essere presi seriamente in considerazione, che ci siano dei tutor che supportano il percorso di studi o che esista un piano di studi per studenti lavoratori e con esigenze particolari. La visita che riceveremo ad Ottobre si articolerà in questo modo: Entro il mese di Aprile l’Università dovrà scegliere 5 dei 9 corsi da valutare, gli altri 4 saranno selezionati casualmente dalla commissione. In seguito alla scelta dei corsi la commissione procederà con una prima valutazione “da casa”, i membri studieranno i documenti relativi ai processi di qualità che producono gli organi dell’Ateneo ma anche i documenti che definiscono le politiche sul lungo periodo, come il piano strategico. È importante precisare che gli esperti non valuteranno il merito degli obiettivi dell’Ateneo o delle modifiche dei corsi ma se questi rispettano i requisiti stabiliti dal ministero

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Gulliver ed Emergency ancora insieme per diffondere una cultura di pace fra gli studenti dell’UnivPM ARTICOLO 32 Un viaggio alla scoperta del Programma Italia

con il decreto cosiddetto AVA (dm 47 del 2013 ndr). La visita vera e propria dura una settimana, gli ispettori ANVUR svolgeranno una serie di incontri con tutti i responsabili della qualità, partendo dagli organi di Ateneo (CDA, Senato, Nucleo di Valutazione, ecc…) il primo giorno per poi passare ai corsi di studio nei giorni successivi, dal martedì in poi. Sono previsti, tra i vari incontri, delle interviste agli studenti svolte principalmente in aule senza professori o personale tecnico amministrativo. I membri del comitato potranno chiedere agli studenti del corso se sono a conoscenza del funzionamento del sistema di qualità d’Ateneo ed eventuali problematiche presenti nel corso per controllare se queste vengano seriamente prese in considerazione dagli Organi dell’Università. Attraverso l’accreditamento e queste visite il ministro Gelmini e anche il successivo ministro hanno imposto la loro visione di Università. Cosa si intende infatti per qualità o efficacia del sistema universitario? Sono parole queste che vengono dal mondo della produzione e contemplano la conoscenza come un prodotto, manipolabile e quantificabile, da “vendere” a chi studia. Analizzando meglio gli indicatori di qualità, in particolare quelli legati all’efficienza del sistema di qualità, è subito evidente cosa si intende per qualità dell’istruzione universitaria. Il processo di creazione o di modifica di un corso prevede obbligatoriamente che siano ascoltate le aziende che operano in quel settore, le necessità di queste devono essere il punto di partenza per la definizione degli obiettivi formativi del corso stesso. L’Università dovrebbe formare ,quindi, figure professionali specializzate al lavoro in alcune aziende, le quali preferiscono di gran lunga evitare di investire sulla formazione di coloro che assumono, aspettandosi che gli atenei facciano tutto il lavoro che a loro competerebbe. Viene spontaneo, per esmpio, chiedersi quali sarebbero le figure professionali e le competenze specifiche

per le facoltà umanistiche. In questo modo si crea una grande voragine tra didattica e ricerca, quando quest’ultima dovrebbe essere la guida per l’insegnamento; gli studenti e poi i laureati dovrebbero essere portatori di nuove conoscenze da applicare al mondo del lavoro per migliorarlo costantemente. Il sistema universitario ha il compito di preparare persone che sappiano muoversi all’interno del mondo del lavoro, portando ovunque vadano la preparazione scientifica che hanno ricevuto. Sono proprio le stesse università, 660 in 78 paesi, che tra i principi della Magna Charta Universitatum dichiarano l’indissolubilità tra didattica e ricerca. Ritroviamo in questo sistema di accreditamento e successivo finanziamento una contraddizione nel momento in cui, da una parte si richiedono criteri molto stringenti per l’assicurazione della qualità della didattica e dall’altra su questa non si investe. Sono sempre di più, infatti, i ricercatori che si trovano costretti ad insegnare, anche se vengono valutati e pagati per l’attività di ricerca. La lezione diventa quasi un intralcio nel momento in cui viene richiesta, tramite la VQR, una febbrile attività di ricerca e di pubblicazione delle ricerche, in un sistema premiale che per molti è frustrante e sicuramente iniquo. Perché allora chiedere tutto questo rigore nei processi decisionali quando non si investe nelle persone e nella loro formazione, non si investe in quelle cose che realmente incidono sull’esperienza universitaria e sulla preparazione personale? Noi del Gulliver pensiamo che questo modo di vedere l’istruzione, come creazione di figure professionali sia profondamente sbagliato e siamo convinti che l’Università dovrebbe essere luogo di crescita e formazione a 360°, luogo di scambio, in cui la conoscenza non sia il prodotto di una catena di montaggio ma un bene prezioso da trasmettere e diffondere il più possibile, attraverso un sistema universitario libero, pubblico e di qualità! Leonardo Archini

Voglio iniziare con ciò che Gino Strada, fondatore dell’associazione italiana, neutrale ed indipendente Emergency, spesso ribadisce con la forza e l’entusiasmo di chi crede nel significato della propria missione che diventa servizio per la comunità nazionale e mondiale: i diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi. E’ di questa enorme contraddizione che si è discusso in occasione dell’incontro organizzato dall’ACU Gulliver, in collaborazione con il Gruppo volontari Emergency di Ancona, di privilegi inefficienti camuffati da diritti uguali per tutti gli uomini in ambito socio – sanitario, politico, economico, umanitario - che di umanitario ha ben poco, lo scorso 9 marzo presso la facoltà di Medicina e Chirurgia del capoluogo marchigiano. Relatori del dibattito svoltosi in seguito alla proiezione dell’ultimo documentario firmato Emergency “Articolo 32” sono stati il coordinatore nazionale del Progetto Italia Andrea Bellardinelli e Roberto Maccaroni, cooperante Emergency in varie missioni all’estero e infermiere presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti. Il documentario “Articolo 32” fa riferimento a come Emergency opera anche in Italia, ossia sviluppando la sua attività sociale e sanitaria secondo quanto riportato dall’articolo 32, appunto, della Costituzione del nostro Paese, che recita: ” La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.(…) “. Il racconto degli operatori circa le cure, gratuite e d’eccellenza, erogate alle famiglie di migranti sbarcate sulle nostre coste, sui nostri sospirati e inneggiati confini , ai “nuovi poveri” italiani che descrivono le loro attuali difficoltà nella gestione e rispetto all’accesso alle cure sanitarie di cui hanno bisogno dentro al loro Stato, si alterna alle considerazioni del poeta e scrittore Erri De Luca e alle acute osservazioni dell’attore Ascanio Celestini, passando per le testimonianze organizzative della attuale presidente dell’associazione Cecilia Strada. Erri De Luca, nel documentario, parla dell’Italia come un miscuglio, della dinamica socio-politica interna come qualcosa che si muove come un rinnovo di fibre dentro la nostra comunità; dice: abbiamo una geografia che parla per noi. Nonostante sia un diritto riconosciuto, anche in Italia il diritto alla cura è spesso

disatteso: migranti, stranieri, italiani sotto la soglia di povertà assoluta spesso non hanno accesso alle cure di cui hanno bisogno per scarsa conoscenza dei propri diritti, difficoltà linguistiche, incapacità a muoversi all’interno di un sistema sanitario complesso. Da questa consapevolezza nascono gli interventi di Emergency. Sono state effettuate ad oggi oltre 163.000 prestazioni, a Palermo, grazie al Poliambulatorio che garantisce assistenza sanitaria gratuita ai migranti, con o senza permesso di soggiorno, e a tutti coloro che ne abbiano bisogno, a Marghera, a Polistena, a Sassari, a Castel Volturno, a Siracusa dove i medici di Emergency garantiscono assistenza sanitaria ai migranti che sbarcano sulle coste del sudest siciliano. I relatori e gli studenti hanno intessuto un dibattito parecchio ricco di osservazioni, conferme, dubbi, riorganizzazioni di pensiero su ciò che è il lavoro di Emergency a livello nazionale ed internazionale, in rapporto a quello che , d’altro canto, è il Sistema Sanitario Nazionale e come questo agisce nei confronti dei suoi stessi “clienti”. Il nostro ideale principe, come associazione culturale universitaria, quello dell’Uguaglianza fra cittadini attivi nel riconoscimento della unicità di ciascuno, si è trovato così a relazionarsi con la filosofia di vita di Emergency – come mi piace pen-

sarla - quotidianamente concretizzata in quelle che sono attività tecniche in grado di salvare vite umane, senza pensare di che colore o sesso siano o a quali siano la loro cultura o la loro nazione di appartenenza. Ciò che desideriamo è abbandonare lo stato di “anestesia” al quale la stampa o le politiche costituite ci hanno abituati finora, eliminare i filtri informativi per fare luce su ciò che accade davanti ai nostri occhi, sotto le nostre mani, fra i sassi che calpestiamo e oltre le barriere che siamo abituati ad imporre alla natura intrinseca di migranti , propria dell’essere umano in quanto tale.

“ Non c’è sbarramento che tenga, nemmeno il filo spinato in mezzo al mare “ Erri De Luca. Francesca D’Eri

Cultura: Emergency | 10


News Dalle Facoltà AL-MZ: la sfortuna di nascere con il cognome sbagliato! Nella Facoltà di Economia, e anche nelle altre Facoltà, per alcuni insegnamenti il cui numero di studenti è molto elevato, le classi vengono divise in base all’iniziale del cognome. Il regolamento di Ateneo dice che in caso di corsi “sdoppiati” non debbano esserci differenze nei programmi e nelle modalità di esame, fatta salva l’autonomia di insegnamento del docente. Sappiamo benissimo che in realtà in molti casi tutto ciò non accade e l’autonomia del docente veniva usata come giustificazione alle differenze tra i corsi. Ma in realtà a rendere le classi diverse non è la modalità di insegnamento scelta dal professore (utilizzo di slide, chiarezza espositiva, ecc.) ma sono proprio dati oggettivi: carico di studio eccessivamente sproporzionato tra una classe e l’altra, percentuali di superamento e voto d’esame ben diversi nei due corsi, ecc. Come rappresentanti degli studenti ci siamo fatti portatori delle segnalazioni che ci sono pervenute e ne abbiamo discusso negli organi competenti, a partire dal Consiglio di Corso di Studio alla Commissione Paritetica ecc.Preso atto del problema attraverso studi statistici di dati oggettivi provenienti dai corsi sdoppiati la Facoltà ha iniziato a prendere delle misure per evitare di perpetrare queste profonde discriminazioni in base all’iniziale del cognome e si è deciso di prendere misure serie nei confronti delle situazioni più problematiche. Nel frattempo, per evitare ingiustizie, abbiamo ottenuto una sorta di nulla osta sul passaggio dei corsi, che nel giro di poche settimane, a dimostrazione di quanto la problematica sia sentita, hanno raggiunto dei numeri altissimi. Il passaggio di corso, però, non può essere la soluzione definitiva perché andrebbe meno l’obiettivo per cui l’insegnamento era stato originariamente sdoppiato, quello cioè di garantire una didattica fruibile per il numero di studenti iscritti. Con i cambi di corso invece si rischia di rendere un corso eccessivamente sovraffollato sia in periodo di lezione sia in sede d’esame andando sicuramente a discapito della qualità dell’insegnamento. Così nei mesi precedenti l’inizio del secondo semestre, durante le sedute del Consiglio di Corso di Studio, sono state sviscerate nel dettaglio le situazioni problematiche delle materie del secondo semestre, sono stati convocati i docenti interessati e si è cercato di mettere in pratica alcune misure correttive a valere da questo semestre. I docenti hanno convenuto a queste necessità, e abbiamo ottenuto una omogeneità di programmi, di libri di testo adottati e modalità d’esame, questo almeno sulla carta, cosa che non avveniva in precedenza. Questo contestualmente al blocco dei passaggi di corso. Infatti con questi cambiamenti le differenze tra i corsi dovrebbero essere meno marcate e lo

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studente con il cognome con la A e quello con il cognome con la Z dovrebbero avere le stesse possibilità di acquisire le conoscenze necessarie per il superamento dell’esame. La controprova oggettiva di una prima soluzione al problema si avrà soltanto alla fine del semestre e della sessione estiva, ma nel frattempo vi chiediamo di segnalarci eventuali situazioni problematiche che non sono risolte ed eventuali situazioni di profonda disuguaglianza tra i corsi in modo da segnalarle negli opportuni consessi il prima possibile. I tuoi rappresentanti: Antonio Chiusolo Mail: chiusoloantonio-92@libero.it Debora Scardacchi Mail: debora.sky07@gmail.com

Non ci fermiamo di fronte ad una porta o meglio, ad un dipartimento chiuso! Era il 25 marzo 2015 quando l’edificio del dipartimento D3A venne improvvisamente chiuso, senza comunicazioni, preavvisi e spiegazioni. Come Gulliver, nel caos della situazione, provammo subito a capire il perché della chiusura e la sua durata, in partciolare per capire le modalità di svolgimento della didattica e l’organizzazione di una sistemazione dell’auletta Gulliver della nostra Facoltà. Iniziammo tutto traslocando tutto il materiale (computer, appunti, dispense, giornali, manifesti, ecc..) nell’auletta Gulliver della Facoltà di Ingegneria (a quota 150) in modo da garantire da subito un punto di incontro e di informazione per tutti gli studenti che si erano trovati, come noi, spaesati da questa chiusura. Nel frattempo arrivava a tutti gli studenti di Agraria un messaggio dal Rettore che li informava della chiusura dell’edificio e della ripresa dell’attività didattica con classi dislocate per tutto il Polo Monte d’ago. L’emergenza logistica è stata gestita bene dal dipartimento, che è riuscito in tempi brevi a garantire il proseguimento delle lezioni e dei laboratori cercando di continuare a garantire didattica di qualità. Il problema maggiore dietro a questa problematica è stata ed è la comunicazione: troviamo inaccettabile le tempistiche, le modalità e i contenuti (inesistenti) utilizzati per mettere al corrente gli studenti di ciò che sta succedendo. A distanza di un anno l’unica cosa certa è la chiusura della struttura per “Adeguamento alle normative edilizie”, ma quando inizieranno i lavori di ristrutturazione? Quando riaprirà la facoltà? Riavremo mai la possibilità di usufruire di tutta la struttura o solo in parte? L’università non è solo lezioni, laboratori, uscite didattiche ed esami; è confronto, scambio di idee e conoscenze, comunicazione, cultura a 360 gradi e anche svago perché tutto ciò

contribuisce alla crescita personale e professionale di uno studente: tutto ciò manca agli studenti di Agraria da quando la struttura è stata chiusa. Abbiamo bisogno di un luogo di aggregazione, di spazi comuni da poter utilizzare per studiare ed incontrarci, soprattutto per le matricole che hanno iniziato il loro percorso accademico senza un punto di riferimento per integrarsi e contaminarsi con i propri colleghi. Noi del Gulliver non ci fermiamo davanti ad una porta (o per meglio dire, struttura) chiusa, negli organi in cui rappresentiamo gli studenti continuiamo a lavorare e a lottare per i nostri diritti e per far sì che l’esperienza universitaria sia la più costruttiva possibile. Cercheremo di tirar fuori tutte le informazioni che stanno dimenticando di darci e vi terremo aggiornati sulla situazione. Nel frattempo il nostro lavoro continua, e potete trovarci ancora nell’auletta Gulliver di Agraria insieme al materiale spostato. Continua anche il nostro lavoro di rappresentanza (possibilità di sostenere esami ogni mese dell’anno, aggiunta di un appello dell’esame di TFO). Cerchiamo, anche con tutte le difficoltà strutturali, di continuare anche le attività culturali, fondamentali per non lasciare che l’università sia solo studi ed esami: cineforum, corso di primo livello di apicoltura, viaggio ad Entomodena, corso di bonsai, Lab-birra, dibattiti, assemblee. I tuoi rappresentanti: Alessia Cerasoli Mail: alessia.cerasoli@gmail.com Maura Pellegrini Mail: maura.pellegrini@libero.it

Cosa succede in Facoltà A Giugno 2015 si sono svolte le elezioni del Preside della Facoltà di Medicina, vinte dal prof. Marcello D’Errico, che hanno visto diversi professori concorrere alla carica; a ciascuno abbiamo sottoposto un documento approfondito e dettagliato sulla situazione degli studenti evidenziando criticità e proposte, per iniziare a lavorare attivamente e concretamente ad un progetto di Facoltà condiviso tra tutte le parti. Da Novembre, dopo l’insediamento del nuovo Preside, abbiamo subito cominciato a lavorare costantemente, focalizzandoci, per ora, sui temi più urgenti e fondamentali. Tra questi, sicuramente è presente il problema dell’AFP. lI nostro impegno nella riforma delle Attività Formative Professionalizzanti è rimasto costante da quando, ormai un anno fa, siamo riusciti ad aprire la discussione negli organi . Finalmente, si sta trovando un metodo di lavoro valido per portare avanti un sano ragionamento condiviso con i docenti: sono stati nominati dei referenti di anno, e proprio in questi giorni si sta


News Dalle Facoltà entrando nel merito dei singoli problemi. Un’altra fondamentale proposta che stiamo portando avanti è quella dell’accesso, per gli studenti dei corsi di laurea triennale, alle sessioni di profitto di Maggio e Novembre, la cui apertura per gli studenti di Medicina, si è rivelata fondamentale ed ha contribuito notevolmente all’abbattimento del numero dei fuori corso e all’agevolazione della vita universitaria di noi studenti. Nell’Assemblea di Facoltà di Dicembre, la proposta della Presidenza è stata quella di istituire per tutti i corsi 10 appelli ordinari, con l’aggiunta di 3 appelli che i professori avrebbero potuto liberamente distribuire ed utilizzare come preappelli. Ovviamente, abbiamo condiviso e sostenuto fortemente questa proposta, già presente nel nostro programma elettorale e nel documento programmatico per i candidati preside. Ci siamo espressi favorevoli a questa proposta, ma purtroppo è stata ritirata vista la forte opposizione di alcuni docenti che hanno impedito l’evolversi della discussione e quindi l’approvazione. Altra questione è quella della ridondanza dei programmi dei corsi integrati: sono presenti numerose sovrapposizioni di argomenti, che rendono la didattica pesante e ripetitiva. E’ presente inoltre nel CdL in Medicina uno squilibrio dei crediti acquisibili, sbilanciato nel secondo triennio e a scapito del primo, che rende difficile poter mantenere la borsa di studio ERSU a meno che non si sostengano tutti gli esami durante la sessione di Luglio. Di questo aspetto ce ne stiamo occupando in sede dell’apposita commissione costituita ad hoc. Abbiamo inoltre posto l’attenzione sul progetto Erasmus che ha la necessità più assoluta di essere rimesso in sesto e che effettivamente sta vedendo un prossimo consistente aumento di mete e posti disponibili. Nell’ultimo mese ci siamo trovati di fronte alla proposta di modifica di voto di laurea, da parte della Conferenza dei Presidenti dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, al fine di omologare il voto a livello nazionale. Purtroppo, il fine nobile che aveva la proposta dell’organo nazionale non trova adeguato riscontro pratico, in primis perchè i corsi di Medicina palesano marcate differenze a livello didattico sul territorio nazionale; in secondo luogo l non garatisce una reale uniformità, ma soltanto un altro minestrone burocratico senza capo nè coda, con il rischio di andare a svantaggiare gli studenti della nostra Facoltà nella competizione nazionale. La proposta della Conferenza dei Presidenti prevede 7 punti massimo da attribuire alla tesi e 7 punti premiali a discrezione della Facoltà. Sono proprio questi 7 punti a rendere vano l’intento di uniformità. La proposta concordata in commissione non è pessima: i 7 punti premiali andrebbero assegnati agli stessi criteri presenti già nel nostro regolamento di voto di laurea (attualmente 10 punti per la tesi e 4 premiali, 2 per la laurea in corso a Luglio e Ottobre, 1 a Marzo, e 2 punti massimi per le lodi, ciascuna con un valore di 0,2) e sarebbero anche leggermente migliorativi, in compensazione dei punti di tesi in meno. Sono quindi 3 punti massimi per le lodi, ciascuna con un valore di 0,3,

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e 3 punti per la laurea in corso a luglio e ottobre e 2 a marzo. 1 punto verrebbe invece assegnato per la partecipazione ad almeno 4 progress test. In questo contesto stiamo lottando affinchè i nuovi criteri entrino in vigore per gli studenti che si andranno ad immatricolare il prossimo anno, in quanto gli studenti già iscritti hanno già avviato la loro carriera universitaria compiendo determinate scelte in relazione all’attuale sistema di valutazione. Ci sono molte altre novità che purtroppo le poche pagine di questo giornalino non ci permettono di condividere, ma che trovate sul sito, o presso la nostra auletta. Per portare avanti questi progetti è necessario il contributo di tutti gli studenti, perciò per ogni proposta o segnalazione non esitate a contattarci! I tuoi rappresentanti: Davide Montini Mail: davidemontini@yahoo.it Sara Mattera Mail: saramattera08@yahoo.it Arianna Baldassarri Mail: arianna.baldassari@gmail.com

Cosa succede al settimo piano. Nell’ultimo periodo, all’interno di ogni organo di facoltà, si è parlato molto di qualità della didattica, soprattutto da un punto di vista costruttivo. Nel percorso di qualità, il primo step è rappresentato dall’analisi delle schede SUA ( che fornisce informazioni riguardanti i Corsi di Studio, dai programmi degli insegnamenti, gli obiettivi formativi fino ai risultati dei questionari e delle carriere, facilmente consultabili sul sito di facoltà), tramite il gruppo di Riesame che le analizza. Il fine della relazione del Riesame è quello di porre degli obiettivi per migliorare la didattica e l’organizzazione del CdS, partendo dalle criticità emerse dall’analisi delle schede SUA. Come lista Gulliver, siamo rappresentanti anche all’interno del percorso di qualità, dove portiamo avanti le proposte per gli studenti, fatte dagli studenti, per portare le problematiche che viviamo in prima persona e per monitorare e assicurarci che il lavoro svolto sia fatto in vista di un reale miglioramento per la qualità della didattica. Il processo di autovalutazione della qualità non si esaurisce così, ma continua con il lavoro svolto dalla Commissione Paritetica di Facoltà, composta da un egual numero di studenti e docenti. Lavoro fondamentale e molto accurato è stato quello della CP, la quale ha prodotto come risultato una relazione di circa 160 pagine, sottolineando le criticità e portando all’attenzione della Facoltà i processi attuati e quelli da attuare. Questo lavoro ha visto i rappresentati della

lista Gulliver attivi, propositivi e pronti a portare proposte costruttive e riportare criticità sentite dagli studenti. A questo punto, la relazione della Commissione è sotto l’attenzione della Facoltà, la quale ne ha preso atto e cercherà di attuare le proposte e i miglioramenti ivi inseriti. Tramite questo processo di miglioramento, si è risvegliata all’interno degli organi la necessità di operare direttamente sull’organizzazione della didattica. Nei Consigli di Facoltà che si sono tenuti all’inizio dell’anno solare, le discussioni si sono attivate direttamente per lavorare sulla didattica con questioni fondamentali per noi studenti: Lingua inglese, numero appelli, propedeuticità, test d’ingresso. Per quanto riguarda la lingua inglese, ad oggi l’esame non corrisponde ad un livello ben preciso nella scala delle certificazioni linguistiche, ma è orientativamente compreso tra il livello A2 e il B1. Per uniformare gli ordinamenti alle linee guida del CUN (Consiglio Universitario Nazionale ndr), si cercherà di portare l’esame di lingua inglese al livello B1 per la triennale. Per quanto riguarda le lauree magistrali, invece, l’idea da attuare è che il laureato magistrale abbia raggiunto un livello di conoscenza pari al B2 al termine dei due anni. Discorso diverso, invece, sarà fatto per la laurea specialistica in Biomedical Engineering. Essendo in lingua inglese, a livello nazionale, la conoscenza richiesta in ingresso è pari al livello B2. Visto che la nostra facoltà ci preparerà solo fino al B1, saranno organizzati dei corsi prima dell’inizio delle lezioni, circa 30 ore di corso, al termine del quale sarà previsto un test che consentirà di raggiungere il livello B2. Per le altre magistrali sarà dedicato 1CFU nell’ordinamento, per far sì che il laureando riesca a raggiungere il livello B2, partendo dal B1 che si era ottenuto nella triennale. Occorre aggiungere che tutti i discorsi fatti sulle modifiche della lingua inglese, ad oggi, rimangono solo idee e non si è ancora attuato un piano d’azione per rendere queste modifiche effettive. Come lista Gulliver, ci opponiamo ad ogni forma di blocco all’accesso e auspichiamo che l’introduzione di queste modifiche non si rivelino in futuro un ulteriore ostacolo al conseguimento del titolo finale, ma che tutto sia fatto nell’ottica di vantaggio nella formazione dello studente. Un altro argomento che ha acceso la discussione in consiglio di facoltà è il numero dei fuori-corso. Nella parte delle schede SUA relativa alle carriere degli studenti si è osservato che nel corso dei primi anni il numero di crediti acquisiti è inferiore ai crediti disponibili. Questo discorso preoccupa molto la Facoltà poiché ai fini della valutazione e del conseguente finanziamento gli studenti che non si laureano “in tempo” influiscono negativamente. Il ragionamento più semplice e meno dispendioso che scaturisce dalla logica di razionalizzazione delle risorse voluta dalla legge Gelmini ed il successivo decreto cosiddetto “AVA”, è quello di introdurre dei test d’ingresso o blocchi della carriera. Anche nella nostra università sono state fatte proposte simili, non portate a compimento anche grazie

alla nostra opposizione. Riteniamo infatti che queste pratiche non migliorino davvero la qualità della didattica, ma che siano solo una forma di selezione dei fruitori della didattica stessa. Lo scopo di queste politiche è quello di far entrare all’interno del sistema solo gli studenti più preparati, in un ottica di “meritocrazia”, in modo che questi abbiano un percorso veloce indipendentemente dalla qualità della didattica. Selezionare all’ingresso significa escludere molte persone dal sistema universitario, persone che vogliono affrontare gli studi superiori per accrescere la propria preparazione e non per essere selezionati in base alla propria preparazione. Crediamo invece che l’università pubblica debba investire sulla didattica e sulla qualità dell’insegnamento, in particolar modo nei primi anni. Hanno questa logica le proposte che abbiamo fatto per la relazione annuale della CP, con tutor che sostengono i studenti del primo anno e con un aumento degli appelli per dare la possibilità, soprattutto ai ragazzi dei primi anni di poter organizzare al meglio il proprio percorso. Inoltre chiediamo che i dati dei questionari vengano pubblicati o almeno discussi negli organi in modalità disaggregata per insegnamento, in modo tale da poter analizzare le reali criticità che si annidano nella didattica. Come Gulliver cerchiamo di portare la voce degli studenti all’interno degli organi, per questo siete invitati a portare le proprie proposte o riportare le problematiche che incontrate o anche cominciare a diventare una parte attiva di una realtà che esiste da 29 anni.

nelle aule del Blocco Aule Sud: aule per lezione frontale (normali e doppie), aula museo e laboratorio di informatica da 60 postazioni. • Laboratori per l’attività didattica nell’edificio 1 di scienze. • Spazi da destinare come studi agli assegnasti e ai dottorandi. • Serie di modifiche strutturali agli edifici 2 e 3 di scienze, riguardanti i locali dedicati agli studi e ai laboratori didattici. Come rappresentanti degli studenti chiediamo che venga destinato uno spazio per le aulette di rappresentanza negli stessi luoghi dove facciamo lezione così da favorire la condivisione e il continuo scambio di idee e problematiche riscontrate nell’arco della giornata.

I tuoi rappresentanti:

Carlotta Gadda Mail: gadda.carlotta@gmail.com

Leonardo Archini: Mail: archini.leonardo@gmail.com

Aperigeographic

Grazie all’impegno di tutti siamo riusciti a raccogliere i fondi sufficienti per abbonarci alla rivista “National Geographic” per un anno intero. A partire da questo mese saranno disponibili in auletta i numeri della rivista consultabili liberamente da parte di tutti gli studenti. I tuoi rappresentanti: Valerio Buccino Mail: valerio.buccino@gmail.com Jacopo Fedeli Mail: tropper@live.it

Lorenzo Baronciani Mail: baronciani.lorenzo@gmail.com Cecilia Cicconi Mail: cecilia.cicconi@gmail.com

Riqualificazione Spazi Da un anno circa gli studenti di scienze sono costretti a convivere con una situazione di “lavori in corso” in seguito a una delibera del Consiglio di Dipartimento sulla riqualificazione degli spazi delle tre palazzine di scienze e del blocco aule sud. Questo percorso sta procedendo più lentamente del previsto perché l’attuale priorità è iniziare i lavori per il ripristino dell’agilità del Dipartimento di Agraria e solo successivamente partiranno i lavori per la sistemazione dei locali del DISVA. Attualmente la serie di lavori programmati per cui sono già stati stanziati dei fondi sono: • Spostamento delle attività didattiche

14 | News Dalle Facoltà

LIBERA Associazioni, Nomi e Numeri contro le Mafie

ti impegni di Libera. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall’Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e Sociali) tra le eccellenze italiane. Come A.C.U. Gulliver siamo presenti dal 2013 nel coordinamento provinciale di Ancona perché crediamo che la cultura dell’anti mafia debba passare e diffondersi sopratuttto nei luoghi dell’istruzione. In questi giorni passerà in discussione al Senato (dopo essere stata votata in Commissioni Affari Istituzionali alla Camera) la proposta di legge per il riconoscimento del 21 Marzo come Giorrnata Nazionale per l’intero paese. Ogni 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno, perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale. Il popolo di Libera si incontra per testimoniare la vicinanza ai familiari delle vittime innocenti delle mafie ed anche per rinnovare l’impegno nella lotta ad ogni forma di illegalità. Dal 1996, ogni anno in una città diversa, viene letto un elenco di circa novecento nomi di vittime innocenti, per ricordarci sempre che a quei nomi e alle loro famiglie dobbiamo la dignità dell’Italia intera. Quest’anno il 21 Marzo avrà una forma diversa dagli altri anni. L’idea infatti è quella di condividere, in più territori contemporaneamente, i valori della giustizia sociale e della ricerca della verità. Il Coordinamento Regionale di Libera ha scelto Fano come città in cui si è svolto il 21 Marzo Regionale, città che ha aderito alla campagna di Libera e Gruppo Abele “Riparte il Futuro” per la lotta alla corruzione. Il programma ha previsto la divisione degli incontri in due tappe: una prima parte il 20 Marzo, dedicata a momenti di formazione con alcuni seminari: “Dal narcotraffico alla tratta: il business delle mafie”, “Trasparenza e partecipazione: ricostruiamo fiducia nei cittadini”, ed una seconda il 21 Marzo con il tradizionale corteo con in seguito la lettura dei nomi sul palco. Se sei interessato alle attività di Libera o vuoi tesserarti passa nelle aulette Gulliver di Facoltà.

Perché il tempo dell’impegno ­che è lo stesso della vita ­è sempre adesso. Sara Mattera

Libera è nata il 25 Marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico­ culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concre-

Libera Contro Le Mafie | 15



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