AcchiappaFilm Aprile 2011

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Musica*

::di Pier Luigi Manieri

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L

’Italia in questi giorni ha compiuto centocinquant’anni d’unità nazionale, dentro questa cifra, apparentemente fredda come sono i numeri, ci sono vicende grandi e piccole che ne hanno contrassegnato la storia. Ci sono anche uomini che hanno contribuito a rendere l’Italia più unita. Se la musica leggera ne è stata uno dei collanti, uno dei padri della cultura contemporanea è a buon diritto Giulio Rapetti Mogol. Le sue canzoni, che sono oggetto di studio all’Università, nel divenire dei classici, non solo conservano intatto il loro fascino ma ad esse non possono non guardare interpreti e crooner moderni. A lui devono molto del loro successo artisti di prima grandezza come Mina, Riccardo Cocciante, Mango, Bobby Solo e lo stesso Adriano Celentano. Ma Mogol è andato molto oltre: in coppia con Lucio Battisti ha formato il più formidabile duo creativo italiano. Battisti e Mogol hanno donato al nostro patrimonio culturale, alcune delle sue pagine più preziose; inciso sulle coscienze e sull’immaginario d’intere generazioni e i suoi versi, esaltati dalla voce unica e dalle partiture ineguagliabili di Battisti, sono entrati nel linguaggio corrente: ”Lo scopriremo solo vivendo...” è solo uno dei modi di dire estrapolati dal suo repertorio illimitato. Mogol che da oltre trent’anni, si occupa di solidarietà attraverso la nazionale

cantanti di cui è fondatore, dal 1990 dirige il CET, avveniristica ed innovativa quanto suggestiva da un punto di vista paesaggistico, scuola e laboratorio musicale per giovani autori, cantanti e musicisti che si avvale di docenti d’eccezione come Giuseppe Barbera e Mario Lavezzi. Lo raggiungiamo telefonicamente per fotografare il momento artistico-culturale del nostro paese. Quando lei e Battisti cominciaste la vostra collaborazione, avevate la percezione che avreste fatto la storia? Eravamo molto orgogliosi del nostro lavoro e della nostra qualità ma non è che pensassimo a cosa avrebbe rappresentato. Poi non dimentichiamoci che la critica in quegli anni, non era nè tenera, nè ben disposta nei nostri confronti... C’è storicamente una certa miopia nella critica italiana, ma come è possibile che alcuni vostri testi siano stati accusati di maschilismo? Eh! In quel momento, in cui tutti cercavano un distinguo politico chi non si schierava a sinistra era accusato di essere di destra o di qualunquismo! Nel ‘68, noi non eravamo nè da una parte nè dall’altra. Pensavamo di avere delle cose da dire senza per questo doverci necessariamente omologare. Se prendiamo brani come Anima latina o Anche


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