Abruzzo Economia dic_gen 2013

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BIMESTRALE- ANNO VII N.14 € 2,00

All’interno - SPECIALE CONFINDUSTRIA - AnnualMente, la sfida dell’internazionalizzazione

DICEMBRE/ GENNAIO 2013

Agricoltura

Intervista a Mauro Febbo

Abruzzo Economia - dicembre /gennaio 2013

Green Economy Un premio alle imprese più verdi

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Nicola Mattoscio

Fondazione Pescarabruzzo 20 anni al servizio del territorio

Artigianato Allarme per 600 pmi

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SOMMARIO

BIMESTRALE- ANNO VII N.14 € 2,00

All’interno - SPECIALE CONFINDUSTRIA - AnnualMente, la sfida dell’internazionalizzazione

DICEMBRE/ GENNAIO 2013

Agricoltura

Intervista a Mauro Febbo Green Economy Un premio alle imprese più verdi Abruzzo Economia - dicembre /gennaio 2013

Nicola Mattoscio

Fondazione Pescarabruzzo 20 anni al servizio del territorio

Artigianato Allarme per 600 pmi

dicembre - gennaio 2013

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COVER STORY Fondazione Pescarabruzzo 20 anni al servizio del territorio

EDITORIALE 5

OVERVIEW Rubriche

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ABRUZZO NEL MONDO 2

ENTI

PRIMO PIANO 22/27

Luca De Leonardis

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OPINIONI Alumni Bocconi

29 30 32 35 36 38

La futura agricoltura: giovane e sostenibile 54 Camera di Commercio di Pescara 56 La Scuola edile Cpt della Provincia di Chieti 58

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EVENTI

GREEN ECONOMY L'Abruzzo è più verde Fira, la finanziaria ecologica

BANCHE E FINANZA 16

COMUNICAZIONE D’IMPRESA L'evento come strumento di marketing territoriale

L'Aquila s'è ridesta L'artigianato perde 600 aziende L'agricoltura, ricchezza d'Abruzzo La regione multicolore Saga, accordo con Mostar Sangritana, sui binari dello sviluppo

19

BCC Castiglione Messer Raimondo Pianella 48 BCC Cappele sul Tavo 50

FOCUS Dalla World Bank mano tesa alle imprese 52

COMUNICAZIONE DIGITALE

IMPRESE Ceal Argo Consult Car.Da Energia Speciale AnnualMente 2012 Vince Valentini, vince l'Abruzzo

64 66 74 71 80

INCONTRI Il valore della tradizione

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LIFE STYLE Il numero uno delle concessionarie

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Il sentiment del cliente si misura online 20

ABRUZZO ECONOMIA dicembre - gennaio 2013 • Chiuso in redazione il 20 dicembre 2012 • Foto di copertina Andrea Straccini Direttore responsabile Monica De Panfilis m.depanfilis@abruzzoeconomia.com In redazione Raffaella Quieti Cartledge Fotografie Andrea Straccini, Daniele Francavillese

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Impaginazione Mirus Contributi e articoli Piero Menoni, Edmondo Tudini, Antonio Spinelli Ufficio pubblicità Lara Cacciagrano l.cacciagrano@abruzzoeconomia.com

Editore Abruzzo Economia Srl Autorizzazione del Tribunale di Pescara n.11 del 02/08/07, iscrizione al ROC n.16091 Stampa D’Auria Printing S.p.a. La tiratura di questo numero è di 20.000 copie

Redazione Via delle Caserme, 85 - 65127 Pescara Tel. 085 4219414 fax 085 4513951 redazione@abruzzoeconomia.com

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EDITORIALE IMPAG. ANTO DIC 2012copia.indd 5

EDITORIALE

Monica De Panfilis

Il maxi concorso della scuola che ha preso il via alla vigilia del Natale racconta meglio di qualunque indagine dell’Istat o di qualsiasi ricerca economica questo 2012. Per poco più di 11mila posti di lavoro hanno risposto ben 320mila aspiranti docenti; in Abruzzo 8mila, a fronte di neanche 350 cattedre. Numeri da brivido a cui se ne aggiungono altri non da meno: se sfiora i 40 anni l’età media dei candidati –e di questo ormai non ci si stupisce più in nessun settore– non pochi di loro di anni ne hanno persino 55. Tutti a caccia di quel posto fisso, con relativo stipendio “sicuro”, che ormai non esiste più. Il fenomeno del “concorsone” va letto anche alla luce di un altro dato: la carica dei 300mila si dà battaglia in una gara che in caso di vittoria assicura sì il lavoro subito, ma che, in caso contrario, non vale neanche come abilitazione o come titolo in più per il proprio curriculum. Qui o si vince il lavoro o si torna a casa con nulla in mano.

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Se la disoccupazione giovanile tocca ormai livelli record, superando anche la media di un ragazzo su tre senza impiego, sono centinaia e centinaia le vertenze delle aziende abruzzesi rimaste aperte. Ancora irrisolte nel 2012, ancora impantanate nell’immobilismo in questo inizio di 2013. Le carte sono rimaste sui tavoli della politica, troppo occupata ora nei proclami per le primarie ora nelle solite scaramucce tra partiti. L’interesse è ancora e sempre per il voto e le poltrone, della crisi delle famiglie che sopravvivono con 900 euro di cassa integrazione e delle imprese rimaste senza fiato non c’è mai presa di coscienza. E, si sa, dove non c’è onore non c’è neanche vergogna: è finito anche sulle colonne del Corriere della Sera lo spreco di miliardi e miliardi di soldi pubblici piovuti nella provincia di Pescara su opere rimaste incompiute. Senza scendere nel dettaglio: musei mai aperti, ospedali non terminati, strade avviate e mai completate. Fiumi e fiumi di denaro buttato via senza ritegno anziché speso a beneficio dei cittadini. Per molti di loro anche la beffa delle incompiute sotto l’Albero con le luci della festa spente. Perché almeno un giro di vite la politica ha saputo farlo: per le luminarie di Natale, in qualche caso, i soldi, no, non ci sono da buttar via.

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OVERVIEW MEDIA SUL NEW YORK tIMES LA CRITICA FEROCE ALLA RICOSTRUZIONE "Pornografia delle rovine". Definisce così l’unica attrattiva turistica dell’Aquila oggi il critico ed esperto di architettura Michael Kimmelman sulle pagine del NYT il 30 novembre, portando la ricostruzione post-sisma come "esempio da non imitare" per la gestione delle conseguenze dell’uragano Sandy che ha devastato New York.

LE PROVINCE ABRUZZESI SUL SOLE 24 ORE L’annuale classifica stilata il 26 novembre dal giornale di Confindustria relativa alla qualità della vita nelle province italiane vede Teramo guadagnare ben sette posti in classifica e diventare capofila in Abruzzo, seguita da Chieti, Pescara e L’Aquila. Il capoluogo regionale perde quattro posizioni rispetto allo scorso anno, risultato negativo anche per Chieti (-1) e magra soddisfazione per Pescara (+1).

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NEW MEDIA, NASCE HG Da qualche mese è visibile in rete una nuova rivista on line completamente dedicata all’informazione di uno specifico territorio, quello di Montesilvano e dell’area vestina: un territorio in forte espansione, densamente popolato, sprovvisto tuttavia di un vero osservatorio della città e del suo hinterland che si faccia contenitore degli eventi, delle notizie e delle informazioni che lo caratterizzano, contribuendo a creare un’identità territoriale attraverso la conoscenza di fatti che hanno come denominatore comune la loro collocazione geografica. Il singolare nome della testata, Hg News, deriva dalla molteplice declinazione del mercurio, di cui Hg è il simbolo chimico: Mercurio, messaggero degli dei, portatore dei sogni, dio degli scambi, del mercato e del commercio, protettore della comunicazione e degli informatori; da qui Hg news come messaggero di notizie in tempo reale. www.hgnews.it

CITRA VINI SUL CORRIERECONOMIA Citra, la più grande realtà produttiva vitivinicola d’Abruzzo, è comparsa tra le case history aziendali pubblicate sul CorrierEconomia del 19 dicembre, supplemento economico del Corriere della Sera, come esempio di realtà all’avanguardia in tecnologia. In particolare, nell’articolo si fa riferimento all’innovazione presente sulla linea di imbottigliamento, ai controlli automatici e all’impianto di microfiltrazione fra i più innovativi d’Europa; vengono descritti i cosiddetti “ispettori” che controllano l’idoneità di bottiglie vuote, piene e del cartone completo. Infatti, all’inizio del processo d’imbottigliamento “l’ispettore bottiglie vuote” attraverso uno scatto fotografico controlla le bottiglie individuandone e eliminandone automaticamente quelle con vetro difettoso, contenenti corpi estranei, sporche ecc. Dopo la riempitura “l’ispettore bottiglie piene” grazie ad un secondo scatto fotografico permette di individuare le bottiglie con difettosità di livello e tappatura. Infine, “l’ispettore del cartone completo” consente di controllare il peso a fine imbottigliamento per garantire la presenza del giusto numero di bottiglie e l’esatta quantità di vino in ogni cartone.

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OVERVIEW ROBERTO DAL MAS NUOVO DIRETTORE GENERALE DI BANCA DELL’ADRIATICO Roberto Dal Mas (nella foto) è il nuovo direttore generale di Banca dell’Adriatico, la banca del Gruppo Intesa Sanpaolo che opera con 194 sportelli lungo la dorsale adriatica nel territorio di Marche, Abruzzo e Molise. Così ha deciso il Consiglio di amministrazione di Banca dell’Adriatico presieduto da Giandomenico Di Sante. Il nuovo direttore generale sostituisce nell’incarico Salvatore Immordino che lascia il Gruppo Intesa Sanpaolo per raggiunti limiti di età. Roberto Dal Mas, 53 anni, ha sviluppato la sua esperienza professionale interamente all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo con diversi incarichi di responsabilità nella rete commerciale, dove ha ricoperto ruoli direttivi via via sempre più rilevanti fino ad assumere la guida ed il coordinamento di reti territoriali di sportelli e di banche del gruppo. L’ultimo incarico ricoperto è stato quello di responsabile della Direzione Marketing Imprese della Capogruppo Intesa Sanpaolo.

PAGANO PREMIA GLI IMPRENDITORI D’ECCELLENZA

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Quattro nomi eccellenti dell’imprenditoria regionale, quattro esempi di amore per l’Abruzzo e per i suoi tesori. I riconoscimenti consegnati dal presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano (nella foto) a coloro che sono “un simbolo per tutto l’Abruzzo” testimoniano non soltanto l’eccellenza delle attività di questi quattro imprenditori, ma anche l’affetto e la riconoscenza della Regione verso i suoi talenti. Daniele Kihlgren, Francesco Paolo Valentini, Niko Romito e Giuseppe Ranalli sono stati premiati lo scorso 18 dicembre all’Aurum di Pescara “Per aver mostrato all’Italia e al mondo, in un momento difficile, il talento dell’Abruzzo, con le sue tradizioni, i suoi paesaggi, la sua storia e il carattere dei suoi abitanti, dimostrando che esiste una regione che non si arrende di fronte alle difficoltà”. Le quattro “eccellenze d’Abruzzo” premiate sono Daniele Kihlgren, premio europeo per il miglior progetto

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turistico sostenibile-albergo diffuso, cioè quello di Santo Stefano di Sessanio, lo chef Niko Romito del ristorante Reale di Castel di Sangro, Francesco Paolo Valentini dell’azienda vinicola Valentini di Loreto Aprutino che ha recentemente ricevuto il premio per il Trebbiano 2007, dichiarato “miglior vino d’Italia”, e Giuseppe Ranalli della Tecnomatic. I riconoscimenti sono stati consegnati nel corso dell’evento “Il valore dell’eccellenza, l’Abruzzo che non si arrende”, che si è svolta nella magnifica cornice dell’Aurum di Pescara. Oltre a Pagano, all’iniziativa hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, il presidente della Regione, Gianni Chiodi, e il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa. La cerimonia si è aperta con l’esibizione musicale dei maestri abruzzesi Mario Stefano Pietrodarchi e Luca Lucini. «Oggi

è un momento particolarmente significativo per questa regione» ha affermato Pagano. «Si tratta di quattro straordinari personaggi. Abbiamo bisogno di persone come loro, persone che senza chiedere niente a nessuno hanno saputo mostrare al mondo il talento della nostra regione, portandola fuori dal cono d’ombra. Rappresentano un simbolo che tutto l’Abruzzo deve saper rappresentare». «Quest’iniziativa» ha poi aggiunto «è ancora più significativa in un momento come quello che sta vivendo l’Italia e soprattutto l’Abruzzo. Esiste un Abruzzo di eccellenza che non si arrende di fronte alle difficoltà e questo deve spingerci a procedere su questa strada, nonostante il contesto difficile. Ognuno di loro esalta le tradizioni, le bellezze e la storia della regione, facendo in modo che anche il carattere degli abruzzesi possa condire questo amore per l’Abruzzo».

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OVERVIEW GIROLIO 2012, I PRODUTTORI DI TOCCO FANNO SQUADRA «Non solo promozione dei prodotti e del territorio, ma anche, e soprattutto, un momento di incontro e di confronto con i consumatori e con gli altri produttori abruzzesi sulle tematiche ambientali e la tutela del paesaggio, in particolare quello olivicolo». Così il sindaco del Comune di Tocco da Casauria Luciano Lattanzio e il consigliere comunale delegato all’agricoltura Stefano Di Giulio hanno commentato la partecipazione del Comune di Tocco da Casauria alla tappa abruzzese di Girolio 2012, l’appuntamento itinerante dell’Associazione nazionale Città dell’Olio, organizzato dall’assessorato regionale all’Agricoltura e dalla Provincia di Chieti, che si è svolto a Pescara in piazza della Rinascita sabato e domenica scorsi. Nel salotto all’aperto dei pescaresi, in una struttura coperta di circa 700 metri quadrati, gli avventori hanno potuto conoscere e degustare l’oro giallo d’Abruzzo e visitare, tra i tredici stand presenti, anche quello del Comune di Tocco da Casauria, intervenuto in forze alla manifestazione. Ben sette i produttori presenti (Cooperativa Casauriense, Giardini Di Giulio, Guardiani Farchione, L’Oliveto, Poderi Lupone, Agricola Raulli, Villa Giulia) che si sono detti soddisfatti per la buona riuscita della manifestazione. «Un momento di confronto rilevante, in cui si è confermata l’importanza del fare rete e del lavoro di squadra» ha sottolineato il consigliere Di Giulio. «Il Comune e ben 7 produttori si sono adoperati non solo per la promozione del nostro olio extravergine, dop aprutino-pescarese, e della nostra cultivar Toccolana, ma anche per la conoscenza del nostro territorio, delle potenzialità dei piccoli centri e la salvaguardia del paesaggio olivicolo, un patrimonio inestimabile e da tutelare».

BANCA DELL’ADRIATICO A NOZZE CON CARISAP

Si chiamerà Banca dell’Adriatico e avrà sede ad Ascoli Piceno il nuovo colosso creditizio nato dal “matrimonio” di Banca dell’Adriatico e Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, come annunciato dai vertici dei due istituti. La nuova realtà opererà

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con 268 sportelli lungo la dorsale adriatica nel territorio di Marche, Abruzzo e Molise come banca del territorio del Gruppo Intesa Sanpaolo. L’operazione di fusione, che si dovrebbe realizzare nel primo trimestre 2013 dopo aver acquisito le prescritte autorizzazioni da parte degli organi di vigilanza, porterà il Gruppo Intesa Sanpaolo ad essere presente con un solo marchio fortemente radicato nelle regioni di Marche, Abruzzo e Molise: 1.800 dipendenti, 268 sportelli da Pesaro a Campobasso di cui 18 specializzati dedicati alle imprese, 375.000 clienti, 6,7

miliardi di crediti alla clientela e 9 miliardi di attività finanziarie gestite. «Nasce una nuova, unica e grande banca della dorsale adriatica» dichiara Adriano Maestri (nella foto), direttore regionale di Intesa Sanpaolo «che punterà a rafforzare il ruolo che Banca dell’Adriatico e Carisap già oggi svolgono come banche del territorio, consolidando e rendendo più capillare il radicamento nelle tre regioni Marche, Abruzzo e Molise e mantenendo la stretta vicinanza alle famiglie, al mondo delle imprese, soprattutto quelle medio-piccole, agli enti locali

ed alle associazioni, forte anche degli strumenti operativi e finanziari di un grande gruppo bancario internazionale come Intesa Sanpaolo». «È per noi una nuova sfida» aggiunge Roberto Dal Mas, direttore generale della banca abruzzese «che ci vedrà ancor più impegnati a sostenere lo sviluppo del territorio in cui operiamo, della sua economia e della sua società, grazie alle competenze ed alle qualità delle nostre risorse provenienti da entrambe le realtà di prossima integrazione, che valorizzeremo nel pieno rispetto del merito e della professionalità individuali».

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ABRUZZO NEL MONDO

Crocodile Dundee made in Abruzzo

di Raffaella Quieti Cartledge r.quieti@abruzzoeconomia.com

Luca De Leonardis, giovane business developing manager della Camera di Commercio italiana di Sidney ci racconta la way of life australiana e spiega il perché di un mercato in espansione

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Liberarsi del ragno gigante che gli cammina sul corpo mentre dorme è un gioco da ragazzi per Luca De Leonardis. Neppure l’huntsman australiano, grande almeno quanto il palmo di una mano, e noto per la rapidità di movimento, riesce ad intimidire il giovane abruzzese. Che, da Montesilvano, è giunto in Australia, passando per il Canada e la Nuova Zelanda con una missione: espandere i rapporti commerciali tra Italia ed i trading partners con maggior potenziale. Anche se geograficamente agli antipodi del nostro Paese. Dottor De Leonardis, qual è la sua posizione attuale presso la Camera di Commercio italiana di Sidney ? «Da tre anni sono il business Developing Manager, che ricopre anche il ruolo di deputy CEO, o vice amministratore delegato. Si tratta della camera di commercio italiana all’estero più importante, tra le settantasei al mondo, per fatturati e progettualità. Ricopre anche il ruolo di camera di riferimento per le altre quattro camere australiane, quella della Nuova Zelanda, nonché nodo principale per l’area, per le Camere di Commercio di Singapore, Hong Kong, la Thailandia, la Corea, la Malesia ed il Vietnam. Il mio ruolo consiste nello sviluppare relazioni commerciali ed istituzionali tra partner dei territori di mia competenza e quelli italiani, ossia le regioni, le province, le Camere di Commercio e, soprattutto, le imprese italiane. I progetti possono essere di varia natura: investimento, promozione del territorio nonché a volte, sociali e culturali». Quali sono i servizi offerti alle aziende dalle Camere di Commercio italiane all’estero? E si tratta di servizi gratuiti o a pagamento ? «La Camera di Commercio offre servizi gratuiti di prima assistenza di solito di natura informativa sui suoi mercati di competenza. Se le aziende che si rivolgono a noi hanno bisogno di liste o ricerche specifiche oppure necessitano di assistenza più personalizzata in materia doganale, recupero crediti, investimento o assistenza commerciale, queste sono a pagamento. Facciamo l’esempio di un’azienda italiana del settore alimentare, interessata al mercato australiano e del sud-est asiatico. Noi siamo in grado di offrire diversi step di consulenza, che partono dal fornire

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una lista dei distributori di prodotti alimentari sul territorio di interesse. Se richiesto, siamo in grado di effettuare un primo approccio con visita all’azienda, fino ad organizzare un’agenda di appuntamenti per consentire all’azienda di venire in Australia semplicemente per la conclusione degli affari». Un’azienda italiana che cerca informazioni sul mercato australiano può rivolgersi alla Camera di Commercio o all’Istituto per il Commercio Estero (Ice). Qual è la differenza? «L’Ice è un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, sottoposto ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministero dello Sviluppo economico che li esercita –sentiti, per le materie di rispettiva competenza, il Ministero degli Affari esteri ed il Ministero dell’Economia e delle finanze– e promuove aziende italiane in Australia unilateralmente. Noi operiamo come ente autonomo riconosciuto dal Governo Italiano e bilateralmente, e siamo parte attiva della business community anche in Australia. Effettivamente, siamo molto più radicati nel territorio operando a stretto contatto con imprenditori ed organizzazioni locali. Molti dei nostri progetti ed iniziative sono realizzati in collaborazione con altri enti italiani. Ad esempio abbiamo condiviso database e organizzato meetings con aziende che li avevano richiesti, collaborando con l’Ice, in particolare nel settore nautico ed agroalimentare. La priorità per noi non è quella di guadagnare sull’azienda, ma di creare un flusso di interesse locale verso il nostro Paese, che ci dia come ritorno nuove iniziative. È il flusso di interesse che si crea che dà valore aggiunto. Noi abbiamo maggior flessibilità di muoverci sul mercato adattandoci alle varie opportunità che ci si presentano». Quale ruolo svolgete rispetto alle altre organizzazioni che promuovono l’Italia in Australia ? «Possiamo definirci il baricentro delle altre organizzazioni con interesse verso l’Italia, che operano sul territorio di nostra competenza. Lavoriamo a stretto contatto con l’Istituto Italiano di Cultura, l’Enit e, come dicevamo, l’Ice. Mentre in altri continenti può capitare che queste strutture

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ABRUZZO NEL MONDO

Luca De Leonardis

Nato a Pescara, laureato in Economia e Commercio alla "d’Annunzio", si trasferisce a Winnipeg, in Canada, dove lavora come progettista e marketing manager per la Camera di Commercio italiana del Manitoba. Per tre anni crea legami tra l’Italia e le province canadesi di sua competenza (Manitoba, Saskatchewan e Alberta) e alcuni Stati del Nord degli USA. In quel periodo instaura un rapporto con il Centro Estero delle Camere di Commercio Abruzzesi e l’assessorato alle Attività produttive della Regione Abruzzo, realizzando con loro una missione commerciale in Canada con diverse aziende del territorio. Nel 2002 fonda la LP Global Consulting, società che istituisce relazioni commerciali tra la provincia dell’Alberta, l’Europa e il Sud America. Nel 2003 consegue due Master in Strategia d’impresa e management e in Commercio internazionale, continuando ad operare per la LP Global Consulting. Nel 2004 frequenta un dottorato di ricerca presso la Facoltà di Economia ed Ingegneria Agroalimentare dell’Università di Bologna, conducendo ricerche nel campo dello sviluppo territoriale. Al tempo stesso continua ad offrire consulenze per alcune Camere di Commercio Italiane all’estero, quali quelle del Sud Africa, Turchia, Canada e Brasile. Nel 2007 finalizza il suo dottorato di ricerca presso la Griffith University di Brisbane, Australia, realizzando ricerche in materia di relazioni commerciali tra i paesi dell’area APEC, ASEAN e l’Europa. Tiene corsi di Management presso la stessa università, ottenendo la posizione di adjunct senior lecturer. Nel 2008 dirige la Camera di Commercio Italiana della Nuova Zelanda. Dal 2009 ricopre la carica di Business Development Manager (Deputy CEO), presso la Camera di Commercio Italiana di Sydney, in Australia. Oltre a collaborare con alcuni dipartimenti delle Università Griffith, Southern Cross e Macquarie, De Leonardis è molto attivo a livello sociale, con organizzazioni e associazioni senza fini di lucro, nella realizzazione di progetti a favore delle comunità, in particolare all’interno dei club abruzzesi locali. È stato recentemente insignito del Premio Sicilia Economia e Sviluppo, per l’azione svolta a favore del sistema economico siciliano in Australia.

competano fra loro, qui siamo riusciti a trovare un equilibrio. Infatti è stato creato lo Sportello Italia, composto da tutte queste organizzazioni tra cui il consolato e l’Ambasciata, che si riunisce periodicamente per aggiornamenti sull’andamento delle singole strutture e per lo sviluppo di progetti congiunti. Con l’attuale scarsità di risorse pubbliche, inoltre, la nostra indipendenza finanziaria ci consente di disporre di risorse per lo sviluppo di attività congiunte con realtà non istituzionali, quali ad esempio la Coasit, l’Italian Opera Foundation, l’Italian Golf Association o la Cira (gruppo di ristoratori che promuovono la cucina italiana in Australia). In un certo senso siamo diventati un pò il baricentro operativo per le organizzazioni australiane con lo spirito di lavorare in sinergia per il raggiungimento di obiettivi comuni. Inoltre, siamo parte dell’AustralianEuropean Business Council; quindi lavoriamo a stretto contatto anche con altre Camere di Commercio europee». Quanto personale è impiegato attualmente presso la Camera di Commercio italiana a Sidney ? «Attualmente ci sono una quindicina di persone tra fissi, stagisti e consulenti. Tra questi, cinque sono assunti e tre sono consulenti. Il resto sono “interns”. Abbiamo stipulato accordi con alcune università, tra cui la Bocconi, e prossimamente altre università italiane che periodicamente selezionano studenti per mandarli dai tre ai sei mesi all’estero. Al momento, tre ragazzi stanno facendo questa esperienza nel nostro ufficio e due sono in arrivo. Da parte nostra, c’è anche il desiderio di iniziare collaborazioni con alcune università locali. Tra le varie iniziative abbiamo organizzato seminari formativi su diverse tematiche. Alcuni corsi ad esempio sono stati incentrati sulle modalità del fare business in Italia, o sull’Italian Netiquette (o internet etiquette). C’è questa necessità perché in alcune zone dell’Australia come Adelaide o Brisbane, si incontrano tuttora i classici Crocodile Dundee. Si tratta spesso di personaggi molto affermati, ma che hanno poca esperienza sulle regole di base del condurre business al di fuori del loro paese». Offrite, quindi, corsi per i locali sulla business etiquette italiana.

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Ma c’è qualcosa che possiamo/dobbiamo imparare noi dagli australiani? «L’Australiano, come il resto della popolazione anglosassone, conclude il business nel giro di venti minuti. Non ha bisogno di molte parole ma va dritto ai fatti. In sostanza qui vengono chiuse le operazioni a stretto giro, e non si ha paura di rischiare. In Italia abbiamo diversi timori, incluso quello di andare all’estero. L’australiano, a quindici o sedici anni, va via di casa e desidera l’indipendenza. Gli australiani inoltre, si godono la vita con semplicità. Il fine settimana fanno tutti il barbecue nei parchi o in riva al mare. Hanno un forte spirito amichevole, e sono dei grandi lavoratori. Naturalmente in questo continente così vicino all’Asia e distante dal resto del mondo occidentale, esiste una forte multiculturalità. Ma, in linea di massima, l’australiano tipico è easy going, gentile ed onesto, e si adatta a nuove situazione con facilità. Vive la vita con meno pressioni. Va alla sostanza e non vive di status come viviamo noi. Il grande boss aziendale, il venerdì dopo l’ufficio va a bere con tutti, incluso l’ultimo arrivato. C’è da aggiungere però che, oltre ad accontentarsi, gli australiani vivono in un continente che offre moltissimo. La più recente classifica dell’Economist delle città più vivibili al mondo ne vede 4 australiane e una neozelandese fra le prime dieci». Qual è l’attuale situazione economica dell’Australia? Soffre della crisi come il resto del mondo occidentale? «L’economia del paese è solida. L’Australia è un forte produttore di materie prime, in particolare di bauxite, gas naturale, uranio, ferro, carbone, oro e diamanti. Gli acquirenti principali sono Cina e Giappone che forniscono un flusso di denaro costante. Si dice che basti scavare in qualunque posto nell’outback, la campagna australiana, che si ha la certezza di trovare qualcosa, che sia gas, petrolio o minerali. La crisi ha quindi avuto un impatto limitato sul paese. Già a giugno 2009 si registrava una crescita dello 0.6%. Attualmente il Paese cresce intorno al 4% su base annua». Come viene visto il “made in Italy” in Australia ? «In Australia c’è una forte presenza italiana che ha contribuito

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all’affermazione del made in Italy ed anche dell’Italian way of doing, lo stile di vita italiano. I brand italiani più conosciuti sono presenti e ben consolidati sul territorio. Attualmente si stanno introducendo nel mercato anche le aziende medio-piccole. L’australiano medio ha uno stipendio minimo di circa 45mila euro, ha viaggiato in Italia ed è sempre più attento a ciò che mangia e beve. Nonostante viva in un territorio grande circa una volta e mezzo quello europeo, ma con solo ventidue milioni di abitanti, il consumatore inizia a capire ed apprezzare la qualità. Dato che il substrato aziendale del nostro Paese è costituito da produzioni medio-piccole ma di qualità, l’Australia potrebbe rappresentare un mercato importante. Inoltre non è da sottovalutare la posizione strategica del Paese rispetto al Sud-est asiatico. La ricchezza di Sidney è in gran parte dovuta ai servizi finanziari. Molti dei quartieri generali di aziende che lavorano con i mercati del Sudest asiatico preferiscono avere sede a Sidney, per poi fare il business con Malesia, Vietnam, Corea». Non si può non constatare l’enorme distanza geografica tra i nostri due Paesi. Come può la Camera di Commercio italiana in Australia aiutare a risolvere questo problema ? «Quasi 20.000 chilometri di distanza costituiscono in effetti un notevole ostacolo. La Camera di Commercio di Sidney sta cercando di ridurre questa distanza realizzando diversi progetti. Il principale consiste nel creare in Italia un ufficio che si occupi di gestire tutti gli interessi delle aziende interessate al mercato australiano. Evitando quindi viaggio, differenza di fuso orario e di costi, l’ufficio italiano, naturalmente sempre in dialogo con quello australiano, si farebbe carico delle esigenze e risolverebbe tutte le problematiche connesse alla distanza. Raggruppando ad esempio campioni da inviare da parte di diverse aziende, consentirebbe di abbassare notevolmente i costi. Alla chiusura della trattativa da parte nostra, l’azienda dovrà prendere l’aereo solo nel momento conclusivo. Si potrebbe definire un’operazione “Australia chiavi in mano”. Tale progetto potrebbe diventare un pilot, per poi creare altri uffici che servano altri mercati culturalmente e fisicamente distanti dal nostro Paese». Ha gestito/promosso progetti commerciali che hanno coinvolto i prodotti abruzzesi ? «Sì, per singole aziende, con un discreto successo. Sarebbe interessante però proporre un sistema piuttosto che il singolo prodotto, anche perché il più delle volte è tutto collegato. Chi sceglie un prodotto vuole capire le caratteristiche e la provenienza e quindi vuole conoscere il territorio. Abbiamo realizzato progetti in altre province e regioni con risultati moltiplicativi per l’intero sistema. Speriamo di poter realizzare qualcosa di simile in Abruzzo, anche considerando la forte presenza di emigrati abruzzesi che hanno contribuito nel corso degli ultimi decenni a promuovere il territorio e i prodotti. Nella regione australiana del New South Wales ci sono diverse associazioni abruzzesi, che rappresentavano il punto di riferimento per la vecchia emigrazione. La maggior parte di questi club sta sparendo, perché, naturalmente, la maggior parte dei soci sono persone anziane. Ultimamente stiamo però definendo un progetto per rivalutare il concetto di associazione abruzzese e convertirlo in un bacino per lo sviluppo e l’accoglienza di nuova emigrazione e di progetti

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sociali e culturali. Oggi è più facile trovare lavoro in Australia per i giovani sotto i trent’anni. Si chiamano working holiday visas. E gli emigrati abruzzesi, o meglio i loro figli e nipoti, hanno spesso posizioni significative nel contesto socio-economico del Paese. Possono quindi fornire un notevole supporto ai giovani che giungono dall’Italia per cercare lavoro. I club abruzzesi da punti di svago oggi si trasformano in luoghi di supporto, dove spesso si svolge anche un’importante attività formativa. Solo per la festa dell’Abruzzo a Griffith, sono arrivati bus da Sidney. E, quando il coro ha cantato “O campagnola bella”, c’è stata una grande commozione. Le famiglie degli emigrati sono più abruzzesi degli abruzzesi rimasti in Italia. I nuovi comitati dei club, oltre quindi a fornire supporto ai giovani abruzzesi ed italiani che giungono in Australia, possono diventare il punto di riferimento di iniziative anche economiche verso la regione. Molti australiani stanno scoprendo ed amando l’enogastronomia abruzzese. E noi stiamo lavorando sulla creazione di tour enogastronomici in Abruzzo, che includano corsi di cucina. Grazie ad un cambio di valuta molto favorevole, l’australiano sta anche investendo in Italia. In conclusione, insieme al Centro Estero delle Camere di Commercio in Abruzzo, sto provando a sviluppare un programma con l’Abruzzo da due anni proprio per avvicinare le due realtà e favorire la promozione dell’intero territorio». Dottor De Leonardis, come ha iniziato la sua carriera all’interno delle Camere di Commercio italiane all’estero ? «Da studente ho viaggiato molto grazie a diversi programmi di studio all’estero che mi hanno formato una mentalità “internazionale”: sono stato in Colombia, Tunisia e Turchia. Ogni volta che tornavo in Abruzzo, avevo il desiderio di ripartire. Appena laureato, ho mandato il mio curriculum in giro per il mondo. Ho ricevuto offerte di lavoro dall’Argentina, il Canada e le Filippine. Scelsi il Canada, dove ho iniziato la mia carriera e sono rimasto per tre anni». Quali sono gli aspetti del suo lavoro che apprezza maggiormente e quelli che desidererebbe cambiare ? «I momenti di mia più grande soddisfazione sono quelli in cui ho il riscontro con aziende ed enti che capiscono il grande potenziale di un mercato in crescita e pronto a dialogare, a fare affari con noi, per il beneficio di entrambi. A febbraio ho ricevuto il Premio per l’economia dalla Regione Sicilia per l’attività svolta nel mondo a favore dello sviluppo economico della regione, un altro momento di grande soddisfazione. Ho sempre desiderato promuovere progetti commerciali con l’Abruzzo. All’estero l’abruzzese viene considerato un grande lavoratore, forte e gentile. A volte comunque è difficile far capire le potenzialità di un mercato, soprattutto quando questo è dall’altra parte del mondo. L’agroalimentare della nostra regione dovrebbe puntare al mercato australiano. Il mercato del vino italiano, ad esempio, è cresciuto del 14% negli ultimi anni. Considerando che gli australiani producono un vino ottimo, si tratta di risultati significativi. E non è inusuale oggi sentire ordinare un bicchierino di grappa o limoncello dopo cena, nei ristoranti di Sidney o Melbourne. Desidero fare di più per la mia regione dialogando con tutti coloro interessati ad un futuro downunder. Oggi l’Australia è più vicina di quanto si pensi».

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OPINIONI

Il ruolo dell’advisor nella risoluzione delle crisi aziendali

di Edmondo Tudini - dottore commercialista Partner Virgilio Finance s.r.l.

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La situazione del tessuto economico nazionale mostra sempre con maggiore evidenza gli effetti negativi della crisi internazionale iniziata nel 2008. Negli ultimi anni il numero di imprese in crisi è cresciuto enormemente e con esso, purtroppo, il numero di fallimenti. L’economia abruzzese non fa eccezione a questo trend, come dimostrano le diverse e gravi situazioni di crisi aperte e i 250 Edmondo Tudini fallimenti dichiarati nel 2011. In un contesto tanto difficile, probabilmente destinato a durare anche nel medio periodo, è fondamentale riuscire a preservare il capitale umano, sociale e materiale rappresentato dalle imprese presenti sul territorio. Ciò, ovviamente, richiede uno sforzo congiunto da parte di tutti i soggetti coinvolti (imprenditori, consulenti tecnici, sindacati, ceto bancario, autorità locali e tribunali fallimentari ) e un generale salto culturale. In tal senso, un ruolo cruciale l’hanno i professionisti (commercialisti, legali, consulenti finanziari) che si trovano ad assistere l’imprenditore in crisi. Il ruolo dell’advisor è innanzi tutto di forte comprensione delle difficoltà umane dell’imprenditore in crisi, che, spesso, in una fase tanto difficile è solo e rischia di essere poco lucido nell’analisi della propria situazione. Il supporto emotivo, quindi, è un elemento essenziale e imprescindibile per consentire il superamento della situazione di crisi. Da un punto di vista tecnico, le soluzioni potenzialmente adottabili sono varie. In prima battuta si possono distinguere soluzioni stragiudiziali, che consistono in accordi di natura privatistica con i principali

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creditori, e soluzioni giudiziali, che si basano sulle opportunità offerte della Legge Fallimentare. La scelta dello strumento tecnico da adottare passa da una precisa e onesta analisi della crisi e delle cause che l’hanno determinata. In

particolare, rilevano almeno due aspetti: la natura della crisi e il suo stato di avanzamento. Con riferimento al primo profilo, è possibile distinguere crisi finanziarie e crisi industriali. La crisi è finanziaria quando è determinata essenzialmente da una struttura del passivo aziendale poco equilibrata, caratterizzata da un livello eccessivo di debito e da problemi di liquidità, che un calo congiunturale della domanda può aggravare, portando all’insolvenza. Da un punto di vista operativo, però, l’azienda è sana e competitiva. La crisi industriale, invece, è più grave, i problemi di debito e liquidità sono una conseguenza della perdita di quote di mercato e della crescente erosione dei margini di profitto. Passando al secondo profilo considerato, lo stato di avanzamento della crisi, è necessario distinguere crisi di liquidità, nelle quali il valore dell’attivo è comunque superiore al valore dei debiti, e situazioni di

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OPINIONI

ALUMNI BOCCONI

Eugenio Amoroso Area Leader Alumni Bocconi Abruzzo

insolvenza vera e propria, in cui il valore di mercato del patrimonio netto è negativo. Spesso, si tende a sottovalutare la gravità della crisi –finanziaria invece che industriale, illiquidità invece che insolvenza–, con la

conseguenza di approntare soluzioni parziali, che poi risultano inefficaci. Un primo importante compito dell’advisor, quindi, è guardare alla situazione aziendale con obiettività e concretezza e aiutare l’imprenditore a prendere coscienza della reale situazione, in modo da agire tempestivamente, adottando gli strumenti tecnici più idonei. In la senso, lo schema seguente identifica in maniera esemplificativa gli strumenti tecnici che meglio si prestano ad affrontare le diverse tipologie di crisi definite sulla base dei due criteri di analisi considerati. La situazione più semplice è quella della crisi finanziaria di liquidità. In questo caso, gli interventi devono concentrarsi sul passivo, con la ristrutturazione dell’esposizione debitoria nei confronti dei principali creditori (allungamento delle scadenze, grace period, revisione delle condizioni di tasso, ecc). Inoltre, di solito, si interviene sui costi discrezionali al fine di migliorare l’efficienza produttiva e si adottano

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La BAA, Bocconi Alumni Association, è la community dei Laureati, Master e Phd della Università Bocconi e della sua School of Management, la SDA Bocconi. Grazie alla BAA, gli oltre 82.000 ex allievi Bocconi diventano parte integrante di un network internazionale, che mantiene vivo e prezioso, con idee e progetti di cooperazione fra loro, il mondo Bocconi e le business community locali. Sono 74 le città in Italia e all’estero sedi di numerosi eventi e occasioni di incontro; in Abruzzo la BAA è presente da 10 anni con incontri, workshop ed eventi organizzati.

le azioni di downsize necessarie per affrontare la fase congiunturale negativa. Gli strumenti tecnici più idonei sono gli accordi stragiudiziali e gli accordi di ristrutturazione ex art. 67 L.F. All’advisor sono richieste competenze prettamente finanziarie e un elevato standing reputazionale nei confronti del ceto bancario. La situazione è più complessa, ovviamente, se l’impresa, pur nell’ambito di una crisi sostanzialmente finanziaria, è già in una situazione di insolvenza. In questo caso le soluzioni da adottarsi devono puntare, oltre che alla ristrutturazione del debito, anche al suo abbattimento mediante operazioni di stralcio. Gli strumenti tecnici idonei a tale scopo sono il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione ex art 182-bis L.F.. In entrambi i casi, l’advisor finanziario deve essere necessariamente supportato da un advisor legale con specifiche competenze in materia fallimentare. Passando all’analisi delle crisi industriali, è opportuno sottolineare con forza che una crisi industriale può essere superata solo mediante nuovi investimenti, per i quali è necessario raccogliere nuovi capitali. In altre parole, non ci può essere soluzione alla crisi senza nuova finanza. Il ruolo dell’advisor è molto più complesso, infatti, oltre che ristrutturare il passivo, deve riuscire a recuperare nuove risorse finanziarie e aiutare l’impresa a individuare nuove figure manageriali specializzate nel risanamento industriale. I soggetti coinvolti, quindi, sono più numerosi e il ruolo dell’advisor consiste anche e soprattutto in un’attività di coordinamento e supporto. A termine di questa breve disamina del ruolo dell’advisor finanziario nella risoluzione della crisi di impresa è possibile concludere che i fattori critici di successo in questo ambito sono i seguenti: velocità di intervento, realismo nella diagnosi della crisi, concretezza nell’adozione delle soluzioni tecniche più idonee, competenza e reputazione dell’advisor.

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COMUNICAZIONE D’IMPRESA

L’evento

come strumento di marketing territoriale

di Piero Menoni Event manager Mirus

L’Ironman 70.3: un esempio di strategia comunicativa capace di promuovere l’identità del "marchio Abruzzo" L’economia europea è soggetta ad un ampio processo di ristrutturazione, in cui la competizione non si gioca più tra singoli soggetti ma tra sistemi a base territoriale, i soli capaci di generare competitività del tessuto delle imprese e capacità di risposta dinamica. Per promuovere l’innovazione in uno scenario internazionale, è quindi fondamentale passare da settori d’eccellenza a territori d’eccellenza, costruendo un territorio competitivo e attrattivo. Accanto all’interesse per le infrastrutture materiali, è necessario porre l’attenzione su aspetti immateriali come la progettazione e la promozione dell’immagine del territorio e la messa a punto di una identità di brand che lo distingua indiscutibilmente dagli altri. Per far si che un territorio risulti appetibile, vi è la necessità di individuare un prodotto-core, ovvero un’attrattiva di grande richiamo, attorno alla quale far ruotare tutte le politiche di promozione, e, in tal senso, i grandi eventi hanno tutte le caratteristiche per tradursi in un fattore d’interesse economico. È ormai unanimemente riconosciuta la rilevanza degli eventi come efficaci strumenti di comunicazione, in un’ottica di marketing territoriale e in particolare rispetto alle realtà cittadine. Ogni evento è contraddistinto da una necessaria componente territoriale, essendo un fenomeno che si svolge all’interno di confini spazialmente circoscritti. È pertanto inevitabile che gli eventi abbiano impatti sul territorio ospitante e, quindi, che siano volontariamente e strategicamente utilizzati per raggiungere svariate finalità inerenti allo sviluppo di una data area geografica. Gli eventi possono infatti fungere sia da strumenti di valorizzazione dell’esistente, utilizzati per rafforzare l’immagine che contraddistingue un territorio, sia da veri e propri progetti per l’innovazione più ampio. Un grande evento, in termini di promozione di un territorio, amplifica la

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notorietà del territorio e ne rafforza il posizionamento nel mercato delle destinazioni concorrenti; corregge l’andamento stagionale e distribuisce i flussi durante tutto l’arco dell’anno, consentendo al territorio di “internazionalizzarsi”. Un esempio evidente di come un grande evento possa apportare i benefici descritti è Ironman 70.3 Italy, manifestazione internazionale di triathlon che da due anni anima l’inizio dell’estate a Pescara. Per tre giorni, a giugno, il capoluogo adriatico diventa il centro nevralgico del triathlon italiano con un evento di carattere agonistico di grande livello, che è anche un momento di festa e di identificazione collettiva con la città. Nell’edizione 2012 sono stati 2mila gli atleti iscritti, provenienti da 56 Paesi del mondo, con una media di 2,5 accompagnatori ognuno. Un movimento di migliaia di persone che hanno riempito alberghi, ristoranti e negozi, con una spesa complessiva pro-capite che si è aggirata sui 1.500,00 Euro, per indotto economico totale che è stato stimato nell’ordine di circa 5 milioni di Euro. Un esperimento riuscito, che può e deve aprire la strada ad altre iniziative del genere, tenendo ben presente che, se da un lato i grandi eventi possono portare a risultati immediati, in termini di aumento di flussi turistici, dall’altro se utilizzati senza rientrare all’interno di una più generale strategia di marketing e senza adeguati investimenti e supporti da parte di tutti i soggetti locali, difficilmente potranno portare concreti benefici nel lungo periodo. Questo perché gli eventi sono sì in grado, grazie alle loro caratteristiche, di essere potenti strumenti di comunicazione, ma il loro ruolo strategico può dispiegarsi completamente solo se utilizzati in maniera coerente ed integrata all’interno di un progetto di sviluppo e di comunicazione più ampio.

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COMUNICAZIONE DIGITALE

Il sentiment del cliente si misura online

di Antonio Spinelli CEO/Co-founder MS3 srl

Capire la percezione e l’orientamento emotivo che gli utenti dimostrano verso un brand, servizio/prodotto, competitor per vincere la nuova sfida che il mercato ci pone davanti 20

Miliardi di messaggi vengono scambiati tutti i giorni su Facebook o Twitter, sui blog e nei forum, essi sono in grado di influenzare la reputazione di un brand e più direttamente la propensione all’acquisto, impattando concretamente sul mercato. L’85% degli utenti ricerca sul web informazioni su prodotti e servizi, il 79% si fida più delle informazioni ricevute da altri consumatori che dalla pubblicità. Il monitoraggio del web 2.0 diventa pertanto uno strumento essenziale per le aziende che desiderano conoscere i commenti e le opinioni sulle proprie soluzioni e sull’evoluzione del mercato e della concorrenza: monitorare la reputazione, sapere dove si formano le opinioni e chi le influenza costituisce un vantaggio competitivo. Questo tipo di attività si chiama “web sentiment analysis” e diventa fondamentale in questa fase di mercato così critica, ci consente di valutare l’atteggiamento degli “influencers”, persone ed organizzazioni che, dialogando con l’opinione pubblica contribuiscono a costruire l’immagine istituzionale, ci offre suggerimenti e proposte per migliorare i nostri servizi, la loro visibilità e trasparenza. Capire punti di forza e di debolezza di un’azienda è diventato pressoché l’attività più importante oggi se si vuole essere competitivi nel proprio mercato ed evitare di incorrere in crisi di reputation management che poi possono danneggiare quanto costruito in anni di lavoro. Quando non ascoltiamo cosa gli utenti dicono di noi in rete spesso possono crearsi situazioni in cui anche un solo cliente/utente insoddisfatto può dar vita ad una maratona in rete finalizzata a

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raccogliere supporters per scontrarsi contro l’insoddisfazione verso un brand, alimentando dei contenuti che verranno poi condivisi e segneranno in qualche modo il brand in questione. Oltre all’ascolto è importantissimo gestire e saper dare le risposte, una risposta errata, data in maniera superficiale e poco attenta potrebbe scatenare un effetto boomerang irrimediabile. Il sentiment quindi va misurato non soltanto su esperienze d’acquisto e customer satisfaction su quanto offriamo come azienda, ma anche (e forse bisognerebbe dire, soprattutto) su quanto, come azienda, decidiamo di pubblicare in rete a livello contenutistico. L’altra faccia della medaglia, è data dal fatto che molte aziende, allarmate dei rischi alla reputazione ai quali potrebbero andare incontro, decidono di non essere presenti nel social web, o di esserlo in forma molto primordiale: il che significa con l’apertura di una paginetta facebook e un’interazione molto passiva. Questa scelta però, permettetemi, è abbastanza discutibile, perché se una presenza deve esserci va programmata, pianificata, individuati i KPI e quindi fare il possibile per coinvolgere positivamente i followers che solo così diventeranno “ambassador” del nostro brand/prodotto/servizio. Essere passivi non premia assolutamente in questo nuovo mercato. Infine, poter comprendere i trend che potrebbero presto svilupparsi e su cui l’azienda potrebbe muoversi da first mover, facendo di essi dei fattori critici di successo e che le permetterebbero di scavalcare i propri competitors creando delle barriere all’ingresso, potrebbe essere la mossa vincente per superare quest’empasse e guardare avanti con ottimismo.

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COVER STORY

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Nicola Mattoscio presidente della Fondazione Pescarabruzzo

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COVER STORY foto di Andrea Straccini

20 anni

al servizio del territorio 23

In occasione del ventennale della nascita il presidente della Fondazione Pescarabruzzo Nicola Mattoscio traccia un bilancio dell’attività dell’istituto. E delinea un quadro completo delle operazioni passate e future e delle loro ricadute positive sull’area di riferimento

C’

è qualcuno che si preoccupa di fare di Pescara e del suo territorio un punto di riferimento: tanto per le sue risorse interne, in termini di capitale umano e di patrimonio artistico, storico, culturale ed economico, quanto per chi, dall’esterno, vede ancora Pescara come una “grande incompiuta”. Come una città in continuo movimento, in perenne trasformazione, e pertanto priva di una sua identità definita. Questo “qualcuno” da vent’anni sta cercando di conferire appunto identità alla città e al suo hinterland, investendo risorse ingenti per scopi di utilità sociale, con il preciso obiettivo di

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portare il capoluogo adriatico a superare i suoi limiti geografici per proiettarsi in una dimensione europea ed internazionale. Questo “qualcuno” non è una persona, ma la Fondazione Pescarabruzzo, in origine una delle più piccole tra le Fondazioni di origine bancaria nate in seguito alla legge Amato-Carli del 1990, e oggi diventata la più grande tra le Fondazioni di tutto il Mezzogiorno peninsulare italiano. E la più attiva in ambito regionale –se paragonata alle sue consorelle– per via di un percorso intrapreso fin da quando la sua governance è diventata del tutto distinta da quella della locale Cassa di Risparmio ed

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COVER STORY Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo

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improntato al raggiungimento di una solida autonomia che le ha permesso di diventare un “mecenate di qualità”, capace di farsi “soggetto aperto alle innovative istanze della società civile e soggetto esso stesso di innovazione per e nella società civile, mantenendo un autorevole ruolo specifico e autonomo, ma sinergico con l’intera comunità della sua provincia”. Chi pronuncia queste parole è Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione, al timone della stessa dal 1996: non solo l’uomo al vertice dell’istituto, autorevole ed esperto, docente (e preside fino allo scorso 2009) della Facoltà di Scienze Manageriali dell’Università “d’Annunzio”, ma anche colui che ha assistito e condotto la Fondazione attraverso i grandi cambiamenti che ne hanno configurato l’attuale dimensione e ruolo. Dalla Fondazione Caripe a Pescarabruzzo. «Nel 1992» spiega il presidente Mattoscio «le previsioni della legge Amato-Carli avviarono un processo di riforma dell’intero sistema bancario italiano. Per dare maggiore competitività alle banche sui mercati nazionali e internazionali, in una visione europea e globale, la legge permise alle Casse di Risparmio, che erano enti morali di diritto pubblico, di trasformarsi in società per azioni, con la conseguente nascita delle Fondazioni, soggetti di diritto privato con finalità di pubblica utilità, che ne detenevano il pacchetto azionario». Nasce così la Fondazione Caripe, con un ruolo che la legava alla banca d’origine come investitore istituzionale. «Successivamente» prosegue «fu il ministro Dini, nel 1994, a emanare una direttiva che spingeva le Fondazioni bancarie, tramite incentivi fiscali, ad abbandonare progressivamente le partecipazioni societarie di controllo nelle banche di riferimento; una direttiva recepita e tradotta in legge dal ministro Ciampi nel 1999». Un processo che la Fondazione Caripe intraprese in maniera pionieristica e che portò alla vendita, nel 2000, di parte del pacchetto azionario della banca pescarese alla Banca Popolare di Lodi. Il patrimonio netto della Fondazione nel 2001 salì così a circa 150 milioni di euro, raddoppiando il valore preesistente; negli anni seguenti altre due tranches del capitale di Caripe vennero vendute a Bipielle investimenti (nel 2003) e alla Banca Popolare Italiana (nel 2007), incrementando ulteriormente il patrimonio della Fondazione alla quale restava (e tuttora resta, a titolo di memoria storica) solo il 5% delle azioni dell’antica Cassa pescarese. «Il processo di dismissione delle partecipazioni nella banca di riferimento ha permesso alla Fondazione Pescarabruzzo» illustra Mattoscio «di erogare negli anni successivi in media circa 6 milioni di euro l’anno; Banca Caripe nel frattempo non ha quasi mai distribuito dividendi e si prevede chiuderà l’esercizio in corso con una significativa perdita. Se non avessimo venduto le partecipazioni ora vivremmo la stessa situazione. In un contesto di crisi chiudiamo invece l’esercizio 2012 con un avanzo di bilancio (7 milioni e 500mila euro) superiore a quello dello scorso anno (7 milioni e 200mila euro). 1,5 milioni andranno ad aumentare il patrimonio,

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COVER STORY quindi nel 2013 erogheremo 6 milioni di euro sul territorio. Si pensi che quest’anno abbiamo erogato, solo per la cultura, oltre 2,5 milioni di euro; il budget della Regione per lo stesso settore è stato di circa 300 mila euro». L’istituto, col nuovo statuto del 2004, ha cambiato perfino nome in Fondazione Pescarabruzzo, quasi a voler sottolineare l’ormai definitivo distacco, non solo organizzativo, ma anche d’immagine da Banca Caripe. Ed è diventata, con un patrimonio di oltre 210 milioni di euro, la prima tra le Fondazioni del Meridione (isole escluse), nonché ricompresa dall’Acri (l’Associazione di categoria) tra quelle italiane di media dimensione. Tale posizione si consolida ampiamente se si aggiungono anche gli oltre 40 milioni di riserve per le attività istituzionali che sono state accumulate nel frattempo, la maggior parte delle quali danno vita ormai in via duratura a preziosi e continuativi servizi alla comunità, soprattutto tramite numerose infrastrutture culturali e sociali (Massimo, Circus, Campus dell’Accoglienza, ecc.). UNA StORIA DI SUSSIDIARIEtà. Si intitola “Fondazione Pescarabruzzo: una storia di sussidiarietà tra etica, economia e cultura”, ed è il saggio col quale Costantino Felice, esimio storico abruzzese in forza all’Università “G. d’Annunzio”, traccia, in occasione del ventennale della nascita, un quadro completo ed esauriente delle attività della Fondazione di origine bancaria più importante e dinamica della regione. Nel saggio viene evidenziato il ruolo che l’istituto ha assunto in seguito al progressivo distacco dalla banca conferitaria: “Con lo Statuto del 2004 si usciva –scrive Felice– dalla vecchia logica di ente selezionatore di richieste di intervento finanziario per andare verso quella di realizzatore di programmi, propri e di terzi, anche in partnership con le realtà più dinamiche del territorio, pubbliche e private, e in sintonia con le esigenze della collettività di riferimento”. E con lo Statuto del 2006 si precisano ulteriormente gli “scopi di utilità sociale”, indicati dalla legge Ciampi e perseguiti dalla Fondazione «che sono tuttora» illustra il presidente Mattoscio «il sostegno alle attività culturali, alla ricerca scientifica, all’istruzione, alla cosiddetta salute pubblica (da non confondersi con la sanità) e la promozione

dello sviluppo economico locale». La Fondazione quindi, che fino al ’99 era “semplicemente” una holding finanziaria di partecipazione e controllo della banca conferitaria assume, dal Duemila in poi, il ruolo di grant-making foundation (ente erogatore di contributi per finanziare progetti realizzati da terzi). «Ma la Fondazione Pescarabruzzo» precisa il presidente «ha voluto ritagliarsi un ruolo diverso anche all’interno del panorama delle Fondazioni di origine bancaria, aggiungendo alla funzione di grant-making quella di operating foundation (ente realizzatore di progetti propri)». Diventa insomma motore e catalizzatore della crescita generale della collettività di riferimento. «Noi» spiega «operiamo nell’ambito delle attività di sussidiarietà, non di supplenza a quelli che sono ruoli e compiti delle istituzioni. È naturale, poi, che in un contesto di crisi della finanza pubblica il nostro ruolo, che è essenzialmente di sostegno, venga messo in risalto. Ma in tutti i settori di operatività il nostro ambito è quello della sussidiarietà, introdotto nella riforma del titolo V della Costituzione nel 2001: ciò significa che non è nostro dovere sostituirci alle istituzioni nei loro obblighi costituzionali (ad esempio in materia di servizi sanitari, che sono un diritto del cittadino e fornirli è un dovere dello Stato) ma possiamo legittimamente attenzionare un progetto di ricerca in ambito sanitario che possa poi anche riflettersi in un miglioramento o un’innovazione dei servizi sanitari, perché si configura appunto nell’ambito della sussidiarietà. È il caso in corso di avvio del progetto denominato “Casa parto”, che sarà operativo nei prossimi mesi presso l’Ospedale cittadino, per favorire la sperimentazione di modalità di nascita nel modo più naturale possibile, nella riservatezza, nel confort, nella serenità e, al tempo stesso, nel massimo della sicurezza garantita da nuove tecnologie, logistiche avanzate dedicate

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CARIPE, UNA StORIA LUNGA 142 ANNI Qui a fianco una foto d’epoca di Loreto Aprutino, paese dove fu istituito il Monte frumentario che Vittorio Emanuele II Re d’Italia trasformò, accogliendo le istanze dei cittadini, in “Cassa di Risparmio e di Credito Agrario” con il Regio Decreto del 1° ottobre 1871, n. 141 (foto sopra).

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COVER STORY e elevate professionalità. La ragione per cui non abbiamo voluto essere solo una Fondazione di pura erogazione ma anche tesa alla realizzazione di progetti propri sta nell’aver constatato che nel territorio di riferimento ci sono diverse debolezze, nell’articolazione territoriale dello Stato, nel protagonismo della società civile e ancora nel funzionamento del libero mercato locale». È per sopperire a tali debolezze quindi che la Fondazione Pescarabruzzo, nel corso dei suoi venti anni, si è fatta carico della realizzazione di importanti progetti propri, spesso realizzati e portati avanti dai suoi Enti strumentali. «Gli Enti strumentali sono un’altra particolarità della Fondazione Pescarabruzzo. Una delle nostre prime iniziative in ambito cittadino è stata l’acquisizione dell’intera rete dei cineteatri della città, che gestiamo attraverso la Gestioni Culturali srl, un Ente preposto principalmente alla promozione delle attività artistico-culturali, anche con l’acquisizione e la gestione di importanti patrimoni immobiliari ad esse dedicate. Ne sono esempi: la sede della Fondazione in Corso Umberto I, i locali della Maison des Arts, i Cineteatri Massimo e Circus, le sedi di Eurobic e dell’ISIA – Istituto Superiore per le Industrie Artistiche promossa dalla stessa Fondazione a Pescara. Ci siamo poi occupati di sviluppare percorsi virtuosi per meglio qualificare il capitale umano della regione, sia attraverso percorsi professionalizzanti, sia

La Fondazione è soggetto aperto alle innovative istanze della società civile, e soggetto esso stesso di innovazione, con un autorevole ruolo specifico e autonomo, ma sinergico con l’intera comunità della sua provincia attraverso percorsi di formazione accademica. Per questo abbiamo acquisito il controllo dell’Eurobic, società da anni operante nel settore della formazione, che è diventato un ente strumentale della Fondazione, e persegue gli obiettivi statutari organizzando numerosi master universitari di I e II livello con finanziamenti europei. Realizza, inoltre, molteplici corsi professionalizzanti per il personale dipendente di aziende della regione e di enti locali e svolge una preziosa attività di marketing territoriale (per tacere dell’attività di innovazione: l’unico tra i Poli d’Innovazione voluti di recente dalla Regione Abruzzo e realmente “partito” è infatti proprio quello di cui è capofila Eurobic). Da alcuni anni abbiamo inoltre aperto una “filiale” dell’Isia di Roma, il celebre Istituto superiore per l’industria artistica, di cui esistono solo quattro sedi ufficiali in tutta Italia: la decisione è scaturita dalla necessità di offrire ai giovani del territorio un’adeguata formazione professionale e accademica in un campo, quello del Design ad ampio spettro, in forte sviluppo. Abbiamo poi messo in pista un progetto importantissimo

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(qui sopra) il presidente della Fondazione, Nicola Mattoscio, al lavoro con i suoi collaboratori; (nella pagina a fianco) l’abbazia di San Clemente a Casauria, l'ex Banco di Napoli, il Campus dell'accoglienza e la Blowcar

volto a realizzare un campus di accoglienza per i senza fissa dimora: all’uopo abbiamo acquistato circa 4 mila metri di terreno davanti al carcere di San Donato, comprendenti i fabbricati dell’ex Consorzio agrario di Pescara, e abbiamo concesso in comodato gratuito il tutto alla Caritas provinciale per migliorare e qualificare le infrastrutture, e speriamo di vedere l’apertura del campus entro i primi mesi del 2013». Un Ponte verso il futuro. Anche il Ponte del mare, che molti credono essere nato dall’iniziativa esclusiva dell’amministrazione comunale di Pescara, è un progetto in cui la Fondazione ha svolto un ruolo primario, non solo per il sostegno finanziario, ma in ogni fase: dall’ideazione, alla progettazione, alla realizzazione. Un ponte ciclo-pedonale, infatti, la Fondazione lo aveva già immaginato con l’aiuto di alcuni docenti della locale Facoltà di Architettura, già tra il 2002 e il 2003. «Certo» prosegue Mattoscio «va dato merito all’amministrazione comunale pro tempore di aver saputo farsene interprete e dialogare con noi. La Fondazione ha finanziato l’opera con 5 milioni sui 6 del costo previsto: ci siamo occupati soprattutto del corpo centrale del ponte, mentre i residuali approdi a nord e sud realizzati in cemento armato sono stati sostenuti maggiormente da privati (ci sono le epigrafi marmoree a testimoniarlo). Quell’opera, secondo le procedure con noi condivise, è stata realizzata in soli dodici mesi circa di cantiere, un record assoluto: per fare un esempio, il Ponte di Calatrava a Venezia, che aldilà della prestigiosa griffe è, sotto il profilo progettuale, molto più semplice, doveva essere realizzato in 3 anni e ci hanno messo circa 7 anni, doveva costare circa 6 milioni di euro ed è arrivato oltre 12, con ulteriori 10 milioni in contenzioso. L’improvvisa crisi per fatti giudiziari dell’amministrazione comunale dell’epoca e l’avvento della nuova, i cui protagonisti dall’opposizione

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COVER STORY avevano contrastato l’opera, hanno fatto temere il fondato rischio del blocco dei lavori, e il rincorrersi di proposte di varianti. La delicata e responsabile funzione di autentica diplomazia istituzionale, di cui si è fatta carico la Fondazione in quei mesi concitati, ha favorito la speditezza e il buon esito dei lavori. In tutte quelle fasi, la Fondazione ha svolto un ruolo di continuo monitoraggio dell’avanzamento degli adempimenti, in un dialogo stringente con tutti i protagonisti ed in particolare con il collaudatore che, per ironia della sorte, è lo stesso del citato ponte veneziano, il professor Enzo Siviero che relazionava quasi ogni settimana sulla gestione del cantiere, contribuendo a risolvere problemi anche di una certa complessità, come del resto necessitava l’opera di poco meno di cinquecento metri sul delta del fiume con un solo pilastro, complicatissimo anche solo dal punto di vista strettamente ingegneristico e tecnico. Ci sono state decine e decine di criticità, ma mai una sola variante che ne ritardasse le esecuzioni, e quindi nessun aumento di costi. Tutti i problemi sono stati gestiti in anticipo e risolti direttamente sul cantiere. Non c’è al mondo un’opera di pari complessità realizzata in così poco tempo e con tanta efficacia». Monumenti e altre storie. L’attenzione della Fondazione non è rivolta al solo ambito cittadino. Importantissimo, da questo punto di vista, il restauro dell’Abbazia di San Clemente a Casauria, realizzato anche questo in tempi record all’indomani del disastroso terremoto del 2009: «A tutt’oggi» sottolinea Mattoscio «l’abbazia è l’unico monumento danneggiato dal terremoto che sia tornato a splendere, tra tutti i 43 monumenti attenzionati durante il G8 del 2009 all’Aquila. E anche in questo caso i tempi previsti (solo 9-10 mesi) sono stati rispettati. Abbiamo individuato un partner internazionale (il World Monuments Fund) e abbiamo coinvolto i maggiori esperti in materia di restauri in zone antisismiche; il progetto è stato presentato al Ministero dei Beni Culturali agli inizi di luglio in una conferenza

partecipata dalla stampa nazionale ed internazionale, tre mesi appena dopo il terremoto. L’Abbazia è stata restaurata a regola d’arte e ha riaperto al pubblico l’8 aprile 2011». Per tornare alla città di Pescara, sempre in ambito di restauri eccellenti, la Fondazione si è fatta carico di riportare a nuova vita la facciata liberty dello storico edificio che ospita il Teatro Michetti, acquistato dal Comune nel 2006 e rimasto finora colpevolmente inutilizzato. «Inoltre» prosegue il presidente «abbiamo realizzato anche il restauro di un’importante testimonianza di archeologia industriale, i serbatoi della stazione centrale, a tutt’oggi l’unica nel settore in Italia. Tra le nostre iniziative più recenti c’è poi l’acquisto dell’ex Banco di Napoli per un importante progetto culturale che qualificheremo nei prossimi mesi; c’è in incubazione l’area dell’ex COFA, all’acquisizione della quale abbiamo dichiarato la disponibilità a contribuire in misura del 40% dell’investimento (ma nel rispetto delle procedure per le definizioni di partnership in capo ad un ente pubblico qual è la Camera di Commercio di Pescara), e uno studentato che attende l’attenzione dell’amministrazione comunale per il rilascio della concessione edilizia». Nel computo delle attività non vanno dimenticate due importantissime voci: la prima, attinente l’ambito del sostegno allo sviluppo economico locale, che ha visto la Fondazione in un ruolo di primo piano nella partecipazione alla realizzazione del prototipo di una innovativa auto ecologica totalmente made in Abruzzo, la Blowcar progettata da Dario Di Camillo e che attende ancora un partner industriale per l’eventuale messa in produzione; e, nell’ambito delle manifestazioni culturali, la creazione nel 2009 di quel “Premio Nord Sud” che, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, per un giorno proietta Pescara in un’ambiziosa dimensione internazionale, portando nella città adriatica personaggi che rappresentano l’eccellenza nei settori delle Scienze sociali, delle Scienze esatte, della poesia e della letteratura. Un segno d’amore e di dedizione al territorio che pochi altri possono vantare.

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Fondazione Pescarabruzzo AMBITI DI OPERATIVITà E RELATIVI INVESTIMENTI (anno 2011)

Ricerca scientifica e tecnologica: euro 335.496 Educazione, istruzione e formazione: euro 424.688 Arte, attività e beni culturali: euro 1.973.285 Salute pubblica: euro 543.500 Promozione dello sviluppo economico locale: euro 1.565.242

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L’Aquila s’è ridesta

Nel tour abruzzese del giornalista Aldo Cazzullo per la presentazione del suo nuovo volume, le straordinarie potenzialità di un Paese, l’Italia, che come il capoluogo non vuole arrendersi

Aldo Cazzullo (al centro) con Sergio D’Agostino (a sinistra) e Roberto Mingardi durante l’incontro nella sala Figlia di Jorio della Provincia di Pescara

«L’Italia oggi è un paese di cattivo umore. Impaurito. Sospeso tra un passato che non torna e un futuro che non arriva. Sono convinto invece che l’Italia abbia davanti a sé una grande occasione di ripresa e di sviluppo. Una chance di rinascita, una nuova stagione possibile». Dopo il successo segnato da Viva l’Italia, pubblicato in occasione del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, Aldo Cazzullo, firma di punta del Corriere della Sera, torna con un nuovo lavoro (L’Italia s’è ridesta, Mondadori, 204 pagine, € 15,90) destinato a far discutere: un lungo viaggio attraverso l’Italia delle sue cento città, i suoi pregi troppe volte nascosti, ma anche i difetti fin troppo descritti, con un obiettivo dichiarato: «Abbiamo imparato che amiamo l’Italia. Ora dobbiamo crederci. Nell’Italia e in noi stessi». In Abruzzo ha fatto tappa il tour promozionale del giornalista piemontese, con due affollati appuntamenti pre-natalizi: il 14 dicembre scorso, prima a Pescara nella sala Figlia di Jorio della Provincia, poi all’Aquila nel magnifico scenario dell’auditorium progettato da Renzo Piano, Aldo Cazzullo ha provato a disegnare la sua idea di Italia: «Sono convinto che il luogo dov’è nascosto il tesoro italiano siano le città e gli individui». Nel dialogo pescarese con i giornalisti Roberto Mingardi

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e Sergio D’Agostino, e poi in quello con il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e l’assessore alla Cultura, Stefania Pezzopane, Cazzullo ha fotografato un Paese dalle mille contraddizioni, dalla classe dirigente non sempre all’altezza delle aspettative, spaventato da una crisi che ha messo in discussione la vita stessa delle famiglie, ma in grado di esercitare ancora un enorme fascino nel mondo intero: «Ricordiamocelo, anche oggi, nell’ora più difficile, nei momenti di scoramento, al tempo dell’autocommiserazione: l’Italia non è un paese qualsiasi». Un forte segno di riscossa, dunque. Che non poteva non fare del Capoluogo abruzzese, sconvolto dalla tragedia del terremoto del 2009, un dei simboli più formidabili di questa volontà di riscossa. Ed alla città martoriata, per l’esattezza, è dedicato uno dei capitoli del volume (L’Aquila. L’Italia che resiste) che meglio descrivono questo senso di un Paese che non si arrende: «Sono vicende come queste» scrive tra l’altro «a ricordarci che il dramma e la speranza dell’Aquila ci riguardano, che la storia parla di noi. Perché l’intero Paese, per come l’ho visto e raccontato, assomiglia un po’ a questa città. Anche l’Italia, come L’Aquila, ha subito, e talora si è lasciata andare. Anche l’Italia ha davanti a sé un tempo lungo per ricostruirsi, ma ha risorse –a cominciare dai suoi giovani– per farcela. Anche nel momento peggiore, sarà bene ricordarsi che c’è pure un paese che tiene, c’è pure un’Italia che –proprio come L’Aquila– resiste». Un po’ reportage giornalistico, ma un po’ anche opera letteraria, il nuovo libro di Cazzullo sembra ripercorrere quell’affascinante percorso che fu il “grand tour”: lo stesso che per secoli, tra il ’600 e il ’700, con meta obbligata le magnifiche città italiane, rappresentò una tappa essenziale per la formazione della giovani classi dirigenti di altri Paesi. Prima di lui, in questo viaggio nel Balpaese si era cimentato –correva il 1957– un’altra grande firma del giornalismo italiano, lo scrittore Guido Piovene: una prova evidente, oggi come allora, che raccontare l’Italia resta sempre operazione unica ed affascinante.

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L'artigianato perde 600 aziende In uno studio della Cna abruzzese il profondo rosso delle piccole e medie imprese nei primi nove mesi dell’anno. Male Teramano e Aquilano, costruzioni e manifatturiero

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La crisi del sistema economico è più forte nel settore dell’artigianato e in generale per il mondo delle micro-imprese, che soffrono in particolare per la scarsa propensione all’innovazione, per la presenza di un forte indebitamento a breve termine e per la restrizione creditizia in atto. Con il risultato di consegnare all’artigianato abruzzese la peggiore performance dell’ultimo decennio, ed assistere, impotenti, alla morte silenziosa di oltre 600 piccole e medie imprese. È la sintesi che emerge dallo studio realizzato per la Cna abruzzese da Aldo Ronci, che ha preso in esame l’andamento delle imprese artigiane abruzzesi nei primi nove mesi dell’anno. Tra gennaio e settembre 2012 il numero delle imprese artigiane ha subito una flessione di ben 613 unità, frutto della differenza tra le 1861 imprese iscritte e le 2474 cancellate; assai peggio, dunque, di quanto accaduto nel 2009, quando il segno “meno” si era attestato a quota 216. La distribuzione tra i tre diversi trimestri (gennaio-marzo; aprile-giugno; luglio-settembre) svela,

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oltretutto, come dopo la prima, timidissima ripresa del secondo trimestre (+21) dopo l’inizio orribile dell’anno (-580) nei primi tre mesi, il barometro delle sorti della piccola impresa abruzzesi torni a segnalare burrasca (-54). In percentuale, il decremento delle imprese artigiane è stato dell’1,69%: ovvero un valore doppio rispetto alla media nazionale (-0,87%). Sul piano territoriale, va decisamente peggio nell’Aquilano e nel Teramano, con diminuzioni rispettivamente di 217 e 203 unità. Mentre a Pescara e Chieti è andata un po’ meglio, visto che le cadute sono di 108 e 85. E se il segno “meno” l’ha fatta da padrone in tutto il territorio regionale tra le imprese artigiane, stessa sorte hanno seguito i diversi comparti produttivi, con flessioni più marcate nelle costruzioni (-313 unità), seguite da industria manifatturiera (-167), servizi (-67), riparazioni (-60), agricoltura (-11). Con le sole attività ricettive (+3) in lievissima controtendenza. Tra le province, fa spicco la flessione del comparto edilizio della piccola impresa a Teramo (-130), L’Aquila (-96) e Pescara (-58); mentre le diminuzioni più consistenti nell’industria manifatturiera appartengono a Chieti (-39), L’Aquila (-60), Teramo (-46) e Pescara (-22). Nel settore delle riparazioni delle auto e dei prodotti per la casa i decrementi non sono stati molto elevati a Teramo (-18), all’Aquila (-18), a Pescara (-17), un po’ meno a Chieti (-7). A detta della Cna abruzzese, per superare la crisi del comparto dell’artigianato, occorrono misure innovative e investimenti su trasmissione d’impresa e start-up, oltre a investire in quei pochi settori produttivi (come le attività ricettive) che mostrano segni di controtendenza rispetto allo crisi, o su quei pochi strumenti innovativi a disposizione: come i poli di innovazione e le reti d’impresa. «Le performance negative

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(qui sopra) Consulto sulla crisi e sulle possibili vie d’uscita. Questo il tema del confronto, tenuto in occasione dell’assemblea regionale della Cna, il 13 dicembre scorso, a Pescara, che ha visto la partecipazione di economisti ed esponenti politici di primo piano. Con il presidente regionale della Cna, Italo Lupo, hanno preso parte al confronto il vice presidente della Regione Abruzzo, Alfredo Castiglione; il capogruppo del Pd a Palazzo dell’Emiciclo, Camillo D’Alessandro; l’economista Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo; il responsabile dell’Area economica della Cna nazionale, Enrico Amadei; il presidente della Camera di Commercio di Pescara, Daniele Becci; (nella foto sotto) il direttore regionale della Cna Graziano Di Costanzo

doppie rispetto alla media italiana» osserva così il direttore regionale Graziano Di Costanzo «svela più di qualsiasi altro dato la situazione di sofferenza che vivono le piccole imprese di questa regione. La crescita doppia alla media nazionale che per un decennio ha caratterizzato il mondo delle piccole e delle micro-imprese abruzzesi è solo un ricordo pallido». Secondo Di Costanzo, la crisi dell’artigianato regionale cammina di pari passo con alcuni dei segni di maggiore arretratezza del nostro sistema produttivo: «Basta prendere ad esempio la crisi del settore dell’edilizia nell’Aquilano» aggiunge «per comprendere come il ritardo nel processo di ricostruzione del capoluogo trascini con sé la caduta di un intero comparto. Se la ricostruzione fosse più avanti non staremmo a contare le perdite». Punta con decisione il dito verso un più deciso intervento sui settori innovativi il presidente regionale della Cna, Italo Lupo: «Non ci sono politiche attive di sostegno al turismo, che invece può rappresentare un formidabile volano per la nostra economia, e che

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ben si concilia con le esigenze dell’artigianato e della piccola impresa. Penso poi agli effetti positivi che possono dispiegare esperienze come le reti d’impresa e i poli di innovazione, capaci di agire soprattutto su quei capitoli, come l’internazionalizzazione e lo sviluppo della ricerca, che da sempre rappresentano il tallone d’Achille dell’artigianato». Di fronte all’accentuarsi degli elementi di crisi, per la Cna l’unico segno di speranza arriva dalle cifre assolute: «Segni di vitalità, comunque, ci sono, come conferma la presenza di un numero consistente di nuove attività: a fine anno, secondo le proiezioni effettuate sui primi nove mesi dell’anno, dovrebbero essere circa 2500, ma il problema è come farle rimanere sul mercato». La critica della Cna chiama direttamente in causa le politiche regionali: «Avevamo proposto alla Regione una misura specifica sui fondi comunitari che residuano, perché a nostro giudizio occorre assicurare un aiuto efficace allo start-up, ovvero alla fase d’avvio dell’attività dell’impresa: i primi anni di vita sono decisivi per la vita di una piccola impresa, eppure da ben cinque anni sul capitolo di bilancio della Regione, a questa voce corrispondono zero euro. E una azione incisiva deve essere fatta anche per la trasmissione d’impresa, che va sostenuta: ci sono tante attività fiorenti costrette a chiudere per mancanza di ricambio generazionale». Non da ultimo, resta aperto il nodo del credito: a detta della Cna le piccole imprese stanno soffrendo e chiudendo per una cronica carenza di liquidità e per il blocco dei finanziamenti operato dal sistema bancario. Mentre, per quel che riguarda il sistema dei confidi, la Cna ribadisce la propria richiesta, condivisa con le principali associazioni della piccola impresa, di destinare 24 milioni di euro dei Fondi Fas al loro sostegno.

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Agricoltura ricchezza d’Abruzzo La politica di sostegno al settore nelle parole dell’assessore regionale Mauro Febbo: «Dati significativi e importanti su tutti i fronti»

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L'assessore regionale alle Politiche di sviluppo agricolo, Mauro Febbo

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ssessore Mauro Febbo, lei si è insediato nel gennaio 2009. In che stato ha trovato il mondo agricolo abruzzese? «Prima di tutto bisogna specificare che il mio lavoro è iniziato quando il Programma di Sviluppo rurale 2007-2013 era già stato pianificato dall’amministrazione regionale precedente e quindi non ho potuto agire pienamente secondo una mia idea di politica agricola per l’Abruzzo. Durante il mio mandato, comunque, ho cercato in primis di ascoltare il mondo degli agricoltori per poi agire, investire, innovare, sviluppare e pianificare idee e progetti capaci di far crescere ancora di più il comparto primario». Tradotto in cifre e numeri quanto "pesa" l’agricoltura in Abruzzo? «Nonostante lo sviluppo economico ed industriale, l’agricoltura è in grado

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di offrire svariati prodotti di altissima qualità. Nelle zone pianeggianti e collinari della regione vengono coltivati numerosi prodotti come carote o patate, che pongono la regione tra le prime in Italia per la loro produzione; altri prodotti importanti sono la barbabietola, il grano, l’orzo, il farro e il tabacco; numeri importanti, inoltre, provengono dalla produzione delle olive e della vite. Per ciò che riguarda le cifre, la regione produce quasi 4 milioni di quintali di uva, la cui parte maggiore è destinata alla trasformazione in vino. Possiamo contare sui prodotti di punta come il Montepulciano d’Abruzzo, rosso e cerasuolo, e il Trebbiano d’Abruzzo, ai quali si sono affiancati vitigni autoctoni sempre più apprezzati in tutto il mondo come Pecorino, Passerina e Cococciola. La produzione olearia invece si attesta in un milione e 350mila quintali di olive e 240mila quintali di olio (Aprutino Pescarese, Pretuziano delle Colline Teramane e Colline Teatine), cifre che pongono l’Abruzzo al sesto posto tra le regioni italiane. Per quanto riguarda i cereali, il grano duro con oltre 1,5 milioni di quintali costituisce il cereale principe, seguito dal grano tenero (un milione di quintali), quindi l’orzo (mezzo milione di quintali). L’Abruzzo non è solo vino ed olio ma vanta cifre importanti anche per quanto riguarda frutta ed ortaggi. Basti pensare ad esempio ai dati che riguardano l’area del Fucino, dal quale proviene il 25% del Prodotto interno agricolo regionale. La patata, per la quale stiamo lavorando per l’Igp, con 4.200 ettari destinati alla sua coltivazione ed una produzione di circa un milione 700mila quintali resta un prodotto di punta come la carota del Fucino, che può vantare il marchio comunitario e che rappresenta un prodotto di altissima qualità per la nostra economia. L’elenco delle eccellenze abruzzesi che si stanno sempre più affermando a livello nazionale ed internazionale è davvero sostanzioso e, aggiungerei, inimitabile. Possiamo vantare prodotti, alcuni con marchi comunitari, come l’Aglio rosso di Sulmona, lo Zafferano dell’Aquila, i formaggi come il Pecorino di Farindola, i salumi come la Mortadella di Campotosto e la

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Ventricina solo per citarne alcuni. E naturalmente gli Arrosticini per i quali è stato istituito il Marchio “Buongusto - l’Arrosticino d’Abruzzo”». Per quanto riguarda, invece, i numeri dell’export? «I dati forniti dall’Istat confermano la bontà della politica e delle strategie che stiamo portando avanti con dati significativi e importanti. I risultati positivi e il trend confermano per le esportazioni dell’agroalimentare abruzzese un +17% anche nel secondo trimestre 2012. Importante risultato ottenuto grazie ai dati registrati dalle colture agricole non permanenti, ossia piante che non durano più di due stagioni come i cereali, che hanno registrato un significativo +21% rispetto al primo semestre 2011, mentre gli interscambi della pasta sono cresciuti dell’8%; tiene bene sul mercato internazionale anche il vino che con un ulteriore lieve incremento prosegue la marcia, nonostante il cambio euro/dollaro non ci favorisca, di avvicinamento al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di superare i 100 milioni alla fine del 2012. Segno positivo anche per gli altri prodotti alimentari (+12%) e quelli delle industrie lattiero-casearie». Quanto avete puntato sul sostegno all’internazionalizzazione delle imprese agricole abruzzesi? «Molto. Non a caso abbiamo sempre partecipato alle più importanti manifestazioni fieristiche nazionali e internazionali, sostenendo le nostre aziende agricole. Manifestazioni e presenze a Verona, Milano, Torino, Roma, Parigi, Bordeaux, Dusseldorf, New York, Toronto, Tokyo, Shanghai, Hong Kong, in cui le imprese hanno fatto conoscere l’eccellenza delle proprie produzioni intensificando i rapporti economici con numerosi buyer». L’Abruzzo è riuscito ad ottimizzare i fondi messi a disposizione dall’UE? E quali progetti ha privilegiato? «Certamente, e di questo sono molto soddisfatto. L’Abruzzo è stata tra le poche regioni italiane ad evitare il disimpegno e quindi a investire tutte le risorse messe a disposizione dall’Europa. Ciò significa investire maggiormente sull’innovazione, l’ammodernamento e la nascita di nuove aziende. Abbiamo dato valore concreto agli obiettivi di integrazione –sia aziendale, sia territoriale e di filiera– che erano obiettivi dettati dall’UE per il rilancio del comparto agricolo. In particolare, abbiamo dato la giusta rilevanza alle donne e ai giovani, il futuro della nostra agricoltura. Ad essi abbiamo destinato circa 40 milioni di euro dell’intero PSR. Il giovane e la donna che vogliono aprire una nuova azienda possono così disporre non solo dei finanziamenti per l’insediamento ma, presentando un progetto integrato, accedono anche ai fondi per gli investimenti strutturali (ricambio generazionale, qualità dei prodotti, innovazione ecc.) e per i servizi in favore

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della loro impresa (consulenza, formazione ecc.). Tra l’altro, abbiamo già consegnato circa mille atti di “concessione primo insediamento” ai giovani che hanno partecipato al PSR su un totale di 1.200: tradotto, significa 1.000 aziende guidate da forze fresche e innovative. Questi dati confermano che, nonostante la crisi, l’agricoltura viene vista ancora come un’opportunità su cui scommettere. Il ruolo degli under 40 è prezioso perché consente a tutto il comparto di beneficiare di nuova linfa, vitale per la modernizzazione e questo avviene anche grazie all’apporto di idee innovative che guardano con occhi nuovi al futuro ma forti di una tradizione millenaria». Ci risulta che in veste di assessore ha anche adottato riforme e provvedimenti che permetteranno alla Regione di spendere meno ed essere più efficiente… «Tra queste figura proprio la riorganizzazione dell’Agenzia regionale dei servizi agricoli (ex Arssa). Oggi non si è ancora compresa appieno l’enorme portata di questa riforma che, sottolineo, permetterà all’Ente di risparmiare 3 milioni 600mila euro annui di spese fisse. La Regione continuerà a lavorare con decisione per realizzare gli obiettivi che si è prefissata e che già hanno portato ad altri importanti risultati. Un altro esempio è costituito dal ridimensionamento delle spese per l’attività di promozione, che prevede la partecipazione a eventi e manifestazioni all’estero. Per questa voce, prima dell’insediamento della Giunta Chiodi, in Abruzzo si spendevano 6/8 milioni di euro annui. Oggi, grazie alla lungimiranza di questa amministrazione, si spendono 600/800 mila euro che equivalgono a un decimo delle cifre degli anni passati, ma con un incremento della partecipazione a fiere e manifestazioni internazionali». Assessore Febbo, quale sarà il futuro dell’agricoltura abruzzese? «Sarà quello di una diversa cultura agricola, capace di attirare su di sé l’interesse della comunità intera, che non può permettersi di non valorizzare la sua qualità e le molteplici funzioni che svolge, puntando sulla capacità delle proprie imprese agricole di essere attori sulla scena socioeconomica. Attivare una politica che mette a sistema tutte le risorse di un determinato territorio, premiando i produttori, valorizzando le tipicità locali e creando un circuito economico virtuoso capace di abbracciare il mondo della produzione, trasformazione e commercializzazione. Stiamo lavorando per favorire una maggiore concentrazione fondiaria sia un fattore cardine per attirare i giovani, per incentivare una crescente fiducia verso il settore primario e soprattutto creare maggiore reddittività».

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La regione multicolore Sorprese sugli stranieri in Abruzzo: in dieci anni cresciuti del 274%

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L’

Abruzzo si scopre un po’ più internazionale, un po’ più colorato. Ce lo rivela Aldo Ronci, ricercatore sulmonese sempre attento alle novità che la scienza statistica fornisce in materia di economia, stavolta ha infilato le mani in una materia da sempre esplosiva, soprattutto per via dei delicati problemi di integrazione che il tema pone: la presenza di cittadini stranieri nel nostro territorio. «Gli stranieri residenti in Abruzzo» spiega in un suo recente studio «sono passati da 21.626 del 2001 a 80.987 del 2010, con un incremento di ben 59.361 unità. Ed è stato proprio grazie a questo movimento migratorio proveniente dall’estero che, negli anni 2000, ha permesso all’Italia e all’Abruzzo di tornare a crescere». Fatto nazionale, certo (tra 2001 e 2010 gli stranieri sono cresciuti in Italia del 237%), ma soprattutto abruzzese: perché nello stesso periodo l’incremento regionale è stato del 274%, con una punta espansiva tra 2007 e 2008. Provincia leader nella presenza di stranieri è Teramo (23.829 unità), seguita dall’Aquila, Chieti e Pescara: nonostante sia proprio la provincia adriatica quella che nel decennio preso in esame abbia fatto segnare l’incremento percentuale maggiore (+342%), tenendo a debita distanza Teramo e Chieti. Province aumentate tutte e tre più della media nazionale

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(+237%), a differenza dell’Aquilano, rimasto al di sotto (+212%). Rumeni, albanesi, marocchini, macedoni e cinesi sono i gruppi che forniscono il maggior numero di nuovi arrivati in terra d’Abruzzo: con i primi nettamente in testa (22.385 unità, pari al 27% del totale). Decisamente meno numerosi gli altri gruppi, visto che i secondi piazzati –ovvero gli albanesi– sono fermi a quota 13.735. Quanto all’occupazione, è presto detto: marocchini e macedoni si concentrano soprattutto nel settore agricolo (emblematico il caso della Marsica), mentre è la manifattura teramana a vedere impegnati gli stranieri di origini cinesi, che sono tuttavia i più capillarmente diffusi nel territorio regionale. Un afflusso così massiccio di nuovi arrivati –e con essi di tradizioni, abitudini, aspettative– rappresenta una sfida di non poco conto per un territorio che solo di recente ha imparato a fare i conti con le difficoltà legate alle politiche dell’accoglienza: «La consistente presenza di stranieri» dice Ronci «impone alle istituzioni e agli enti locali di gestire un nuovo spazio popolato da persone diverse per cultura, storia, etnia. E porsi, come obiettivo, il miglioramento delle relazioni e della comunicazione tra le istituzioni e i cittadini stranieri, facilitando il rapporto tra autoctoni e immigrati e rafforzando l’impegno interculturale delle amministrazioni comunali».

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per SAGA

Aeroporto D’ABRUZZO dati incoraggianti sull’incoming E intanto lo scalo pescarese stringe accordi con quello di Mostar

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D (sopra) Lucio Laureti, presidente della Saga; (nella pagina accanto) i “giganti” di Oliviero Toscani esposti davanti all’Aeroporto d’Abruzzo e la firma dell’accordo tra Lucio Laureti e Ibrica Berberovic, vicedirettore dell’aeroporto di Mostar, alla presenza del vicepresidente della Regione Abruzzo Alfredo Castiglione

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ati di traffico/incoming incoraggianti, nuovi accordi aeroportuali e spazi dedicati all’arte. È il mosaico di cui si compone l’operato dell’Aeroporto d’Abruzzo, oggi fusione tra scalo aperto alla cooperazione fra aeroporti e polo di scambio interculturale. Sono stati illustrati sabato 8 dicembre dal presidente della Saga Lucio Laureti i dati di traffico/incoming relativi all’indagine condotta da Saga e dall’università D’Annunzio, grazie all’apporto dei docenti Tonio Di Battista e Riccardo Di Nisio. L’analisi si riferisce al periodo estivo luglioagosto, allorché si registravano 121.130 passeggeri, suddivisi in 60.230 partenze e 60.900 arrivi, di cui il 73% è di nazionalità

italiana, il 22% estera e il 4% extra Unione europea. Nel periodo in questione, secondo le stime settimanali dei passeggeri in partenza, il 54% degli intervistati ha dichiarato di “fare rientro” nella propria città di residenza. La quota consistente dei rientri sulle andate, conferma l’esistenza di un effetto attrattivo del territorio abruzzese piuttosto consistente. Questi i focus del valore di incidenza incoming per ogni singolo volo: 60% per Londra, 48% per Francoforte, 45% per Linate, Bergamo, Bruxelles e Oslo, 40% per Parigi. Secondo il XVII rapporto sul turismo dell’Osservatorio nazionale del turismo, la spesa pro-capite giornaliera delle presenze turistiche nei mesi estivi in Abruzzo ammonta a 160 euro.

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Dunque, per quanto concerne il fatturato del turismo in Abruzzo nel periodo estivo, l’incidenza sull’incoming totale è del 9,81%, pari a 116.208.128 euro. I dati di traffico dell’Aeroporto d’Abruzzo sono incoraggianti per il 2012 e addirittura entusiasmanti se consideriamo le performances degli altri aeroporti. «Un Cda si giudica non solo per i dati ma soprattutto da quanto riesce a programmare per il futuro», ha detto Laureti. «Nel nostro piano di programmazione rientra la rivisitazione dell’aerostazione, il nuovo collegamento con la Russia, le trattative con Alitalia per l’hangar Airone Technic e per nuovi voli». Inoltre, nell’ambito del settimo Meeting internazionale del Mediterraneo di Chieti, lo scorso 14 novembre è stato sottoscritto il protocollo d’intesa tra l’Aeroporto d’Abruzzo e quello di Mostar, rappresentati rispettivamente da Lucio Laureti, presidente della Saga e Ibrica Berberovic, vice-direttore dell’aeroporto di Mostar, alla presenza

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del vicepresidente della Regione Abruzzo Alfredo Castiglione. La partnership si fonda sul principio di cooperazione, che vedrà impegnato nella prima parte del 2013 lo staff dell’aeroporto di Mostar presso lo scalo abruzzese, per un periodo dedicato allo “staff training”. «Pescara-Mostar è un volo già attivato in passato» ha sottolineato Laureti «ora ci prefissiamo di raddoppiare il traffico passeggeri creando un rapporto duraturo e costante, grazie anche all’apporto dei tour operator con cui operiamo». L’obiettivo è consolidare nel tempo le linee strategiche nell’ottica di una reciprocità di investimenti sui due mercati. «L’Aeroporto d’Abruzzo rappresenta per noi un punto di riferimento strategico» ha sottolineato Ibrica Berberovic, Vice-direttore dell’aeroporto di Mostar «considerato il vasto network dei voli Ryanair che da Pescara si diramano in molti punti d’Europa». Dall’intesa tra scali finalizzata all’attivazione di ulteriori voli alla veste artistica. Dopo

aver potuto ammirare “i giganti” di Oliviero Toscani nel cuore della città di Pescara, in piazza Salotto, ora sarà possibile farlo in un altro luogo simbolo. È l’Aeroporto internazionale d’Abruzzo ad ospitare i ventuno totem, contenenti 61 gigantografie di Toscani, allestite nell’area antistante l’ingresso dell’aerostazione, facendo da cornice al terminal fino al periodo natalizio. La mostra si colloca nell’ambito del ciclo “L’angolo dell’arte”, che conferisce all’Aeroporto d’Abruzzo il ruolo di polo aggregativo - culturale per i visitatori e i passeggeri in transito.

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PRIMO PIANO per SANGRITANA

SUI BINArI

DeLLo SVILUppo La rete ferroviaria della Sangritana "fil rouge" del progetto di riqualificazione e valorizzazione dei Comuni attraversati dai binari della storica azienda regionale

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(qui sotto) il presidente della Sangritana Pasquale Di Nardo insieme al governatore Gianni Chiodi, al senatore Luigi Grillo, presidente della Commissione Trasporti e all’assessore regionale Giandonato Morra

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8 Comuni, (dalla costa adriatica fino a Castel di Sangro), 3 Province (quelle di L’Aquila, Chieti ed Isernia) e l’Ater di Lanciano hanno accolto l’invito rivolto dalla Ferrovia Adriatico Sangritana a condividere un progetto di riqualificazione e valorizzazione dei territori attraversati dai binari della Ferrovia Adriatico Sangritana. Il progetto è stato presentato alla stampa dal presidente della Ferrovia Adriatico Sangritana, Pasquale Di Nardo, dai Sindaci e dagli amministratori degli altri Enti che hanno aderito all’iniziativa. Tra questi, in particolare, il presidente della Provincia di

Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, l’assessore Florindo Di Lucente, in rappresentanza della Provincia di Isernia, il commissario dell’Ater di Lanciano, Tobia Monaco ed infine, non per importanza, il presidente del Consiglio della Regione Abruzzo, Nazario Pagano. Il progetto promosso dalla Sangritana ed accolto con favore da numerosi Enti rappresenta, già di per sé, un risultato unico, soprattutto di questi tempi, in cui la difesa del campanile sembra prevalere su una visione d’insieme più ampia e capace di favorire lo sviluppo del territorio. «Il dialogo tra gli Enti ha prevalso, andando anche oltre i colori della politica, nell’interesse esclusivo della crescita delle diverse realtà sociali», ha precisato il presidente della Sangritana, Pasquale Di Nardo. Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio della Regione Abruzzo, Nazario Pagano, il quale ha messo in evidenza che «si tratta di un progetto immediatamente cantierabile e che ha grandi chance di essere approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti». La Ferrovia Adriatico Sangritana, ha proseguito Pagano, «è riuscita a mettere in rete realtà diverse, territori di tre Province e due Regioni, che hanno concorso insieme con una strategia ed una mission comuni. Solo così i territori diventano competitivi». Ma di che cosa si tratta? Nell’ambito del Decreto per lo Sviluppo, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha predisposto il Piano Nazionale delle Città. Le comunità locali sono state invitate a

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proporre programmi per riqualificare il territorio e migliorarne la vivibilità. Come? Attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture, costruzione di parcheggi, alloggi e scuole. Insomma, con l’ausilio di quegli interventi tesi a migliorare la qualità urbana ed ambientale, rendendo anche più efficiente il trasporto urbano e garantendo la sicurezza della viabilità. Tutto questo anche per ridurre lo spopolamento delle aree interne, (dove si cerca anche di favorire il turismo) e migliorando le infrastrutture nelle aree industriali, (dove si tende, di contro, ad aumentare il grado di competitività delle realtà produttive). Nello specifico, il progetto

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di riqualificazione proposto dalla Ferrovia Adriatico Sangritana viene ad interessare il territorio dei Comuni attraversati dai binari della Sangritana che, per quasi un secolo, ha collegato le aree interne del SangroAventino alla costa adriatica. Infatti, la linea ferroviaria della Sangritana parte dai comuni costieri di Fossacesia, San Vito Chietino ed Ortona per raggiungere il comune di Castel di Sangro, a sua volta collegato, tramite Rete Ferroviaria Italiana (RFI) alle principali realtà produttive ed urbane della dorsale tirrenica, quali Napoli, Salerno, Roma e Civitavecchia. Castel di Sangro diviene, così, la “porta di accesso” naturale del traffico ferroviario dall’Adriatico al Tirreno. Nel corso degli

anni, il trasporto su ferro ha ceduto il passo a quello su gomma. Oggi, alla luce dei gravi problemi d’inquinamento causato dall’emissione di CO2, appare quanto mai opportuna la possibilità di recuperare e potenziare la tratta storica della Ferrovia Adriatico Sangritana, progettata e realizzata 100 anni fa, lo ricordiamo, proprio per collegare l’Adriatico al Tirreno. Il trasporto ferroviario è stato rivalutato anche dalle aziende della Val di Sangro, dove si produce il Pil più importante dell’intero Abruzzo per la presenza anche di multinazionali come Sevel e Honda. È proprio qui che la Sangritana ha un importante snodo ferroviario, quello di Saletti, prospiciente lo stabilimento dove

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si producono i Ducato che l’azienda della Regione Abruzzo trasporta verso il confine francese. Da tempo i piani di sviluppo della Sangritana guardano oltre i confini regionali, ma il Cda presieduto da Pasquale Di Nardo intende ripristinare la rete sociale da impiegare, nelle aree di maggiore densità abitativa (è il caso della tratta San Vito-Castel Frentano), con mezzi leggeri ed ecosostenibili, come il tram treno. Un progetto, questo, che favorisce, in particolare, la mobilità interna verso la costa dei pendolari, siano essi studenti, lavoratori o turisti. La tratta storica San Vito-Castel Frentano attraversa le zone maggiormente urbanizzate dei comuni di San Vito Chietino, Treglio, Lanciano, Castel Frentano e diversi punti d’interesse pubblico e sociale, interessando un bacino di utenza pari a più di 47.500 residenti. Proprio questo progetto del Tram treno è stato selezionato dal Ministero delle Infrastrutture e dei

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Trasporti per essere presentato dal presidente Pasquale Di Nardo, durante i lavori del V Convegno Nazionale Sistema Tram in programma a Roma, nella sede del Ministero, per il prossimo mese di gennaio. L’esercizio ferroviario trasformato in tranviario contribuirà al miglioramento dell’arredo urbano e del verde pubblico. Nell’area della stazione storica di Lanciano, ad esempio, in un contesto di riqualificazione del Parco del Mancino, il vecchio deposito-officina lascerà il posto al “museo del treno”, dove avrà sede anche l’archivio storico della Ferrovia Adriatico Sangritana (già sotto vincolo del Ministero per i Beni Culturali), ed una sala conferenze polivalente. La vicinanza di altre strutture comunali di carattere culturale, (biblioteca “Raffaele Liberatore” ed il Polo Museale di Santo Spirito), creerà, di fatto, un polo culturale nel cuore della città di Lanciano. Tutte queste aree d’intervento sono legate

da un filo conduttore: la Ferrovia Adriatico Sangritana che continua a rappresentare una risorsa per il territorio. 100 anni fa, come oggi, l’obiettivo è lo stesso: favorire lo sviluppo complessivo del territorio. Diventa indispensabile, però, dotare le aree interessate di infrastrutture adeguate che da un lato devono stimolare lo sviluppo e dall’altro arginare lo spopolamento delle aree interne. Elementi, questi, che fanno da volano a qualsiasi attività produttiva, commerciale o di servizi. In altre parole un’opportunità che di questi tempi… va colta.

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Una sola squadra, tanti servizi. L’agenzia Allianz Lloyd Adriatico Abruzzo 1 è da 20 anni il punto di riferimento per ogni tua esigenza assicurativa, previdenziale e finanziaria. Grazie alla professionalità e all’esperienza dell’agente e del suo team di collaboratori ti offriamo una consulenza qualificata anche nella gestione dei rischi della tua azienda. Vieni a trovarci in agenzia.

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GREEN ECONOMY

L’Abruzzo è più verde Un premio alle aziende eco-friendly La nostra regione tra le prime in Italia per lo sviluppo di processi e prodotti ecosostenibili. Confindustria incorona cinque imprese virtuose e lancia il progetto di una green community

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(da sinistra) Fabio Spinosa Pingue, presidente di Confindustria Abruzzo, e Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, durante la cerimonia

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er far ripartire il Paese non basta fronteggiare la crisi. Bisogna affrontare i nostri mali antichi: il debito pubblico, l’illegalità e l’evasione fiscale, le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza, il sud che perde contatto, una burocrazia spesso soffocante. Serve una visione in grado di mobilitare le migliori energie per affrontare le sfide del futuro». Questo l'appassionato appello di Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola per le Qualità italiane, politico navigato e appassionato ambientalista che ha concluso gli interventi dei relatori alla premiazione delle aziende vincitrici del premio Confindustria Abruzzo Green, che assegna un riconoscimento alle imprese abruzzesi orientate alla green economy. «È necessario» ha proseguito «difendere la coesione sociale non lasciando indietro nessuno, e scommettere sull’innovazione, sulla conoscenza, sull’identità dei territori: su una green economy tricolore che incrocia la vocazione italiana alla qualità e si lega alla forza del Made in Italy. È necessario cambiare partendo dai talenti dell’Italia che c’è. Per uscire dalla crisi e trovare il suo spazio nel mondo che cambia, insomma, l’Italia deve fare l’Italia». Alla cerimonia hanno partecipato Fabio Spinosa Pingue, presidente di Confindustria L’Aquila e responsabile del Progetto Green, Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, Mario Amicone, direttore generale Arta Abruzzo, Antonio Nidoli, presidente e amministratore delegato MA&D Power Engineering spa, Alfredo Castiglione, vice presidente Giunta regionale d’Abruzzo e assessore regionale allo Sviluppo economico. «La logica della green economy»

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ha chiarito Simone D’Alessandro di Carsa, introducendo la serata «non implica semplicemente l’impiego di materie meno inquinanti, ma anche e soprattutto l’applicazione, nei processi produttivi, di un sistema integrato di recupero, riutilizzo e riduzione di materiali, di energia e acqua. Un’impresa green considera l’ambiente un fattore interno di riduzione dei costi e di migliore competitività esterna. In Abruzzo ci sono imprese che hanno già compreso il valore della green economy, altre che sono pienamente entrate in questa logica, altre ancora, infine, che non sono ancora consapevoli di quanto siano già green». In questo importante processo, ha proseguito, «alcune realtà inventano mentre altre migliaia di piccole e medie imprese, pur non intervenendo nella fase ideativa, costituiscono il tramite applicativo. In altri termini è grazie alla presenza del tessuto industriale nel suo complesso che numerose innovazioni “sostenibili” possono essere introdotte e migliorate in corso d’opera. Ecco perché il Premio non è un semplice concorso, ma un momento significativo di confronto tra soggetti che inventano o adottano soluzioni innovative e sostenibili; non vuole essere un momento di celebrazione rituale delle imprese virtuose, ma porsi come luogo dove idee, soluzioni e modelli organizzativi permettano di costruire una mentalità green condivisa e un’integrazione multisettoriale tra i soggetti che creano sviluppo senza trascurare i principi della sostenibilità». «Abruzzo Green» ribadisce Fabio Spinosa Pingue, presidente di Confindustria L’Aquila e responsabile di Confindustria Green «è un momento di riflessione strategica, un luogo di confronto imprenditoriale, politico e intellettuale per condividere soluzioni e stringere alleanze. È l’inizio di un percorso in cui ciò che è green diventa conveniente per le imprese. È il simbolo della riaffermazione della centralità delle persone e del territorio in cui vivono». «Mi impegnerò a rafforzare la presenza della green economy nella agenda politica abruzzese» ha sottolineato Alfredo Castiglione, vice presidente della Giunta regionale d’Abruzzo e assessore regionale allo Sviluppo Economico. «Dobbiamo valorizzare le tre T: talenti,

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tolleranza e tecnologia in un’ottica innovativa e sostenibile. In questo senso anche i Poli di Innovazione e le Reti di Impresa possono rappresentare degli strumenti di sostegno, anche perché la green economy è trasversale a tutti i settori. Vedremo di inserire nella nuova programmazione, a partire dal 2014, delle premialità per tutte quelle aziende che riescono a innovare salvaguardando l’ambiente». Alle tre T di castiglione, Realacci ne ha aggiunta una quarta: «Quella dei territori. Non c’è green economy se non c’è un rapporto saldo tra impresa, ambiente, coesione sociale e nuove idee». Il Premio promosso da Confindustria Abruzzo e supportato da altre realtà istituzionali, associative e private –Legambiente Abruzzo, ARTA Abruzzo, Car.Da Energia, MA&D Power Engineering, Carsa– ha valutato le candidature di 31 aziende tra Grandi imprese, Pmi, società consortili e start-up operanti in diversi settori che hanno deciso di entrare a far parte di questa comunità eccellente; la valutazione è stata effettuata tenendo conto di una serie di requisiti che permettono di considerare l’ambiente una variabile interna del processo aziendale. La scelta è ricaduta su imprese che hanno introdotto soluzioni capaci di aumentare il ciclo di vita del prodotto oppure di creare le condizioni per la nascita di una nuova filiera produttiva. Perché essere “green” significa agire sul sistema impresa/territorio/ innovazione/ sostenibilità e sulle relazioni integrate tra processo, prodotto e servizio. «La green economy –ha concluso Spinosa Pingue– è una grande opportunità per sopravvivere alla crisi. La sfida per il futuro è di inaugurare una Green Community in Abruzzo. La forza e la concretezza di tale sfida dipenderanno dal reale coinvolgimento e dal convinto contributo di imprese, mondo della ricerca e istituzioni. L’appuntamento col Premio tornerà nel 2013 con una nuova edizione più ampia, aperta anche alla Pubblica Amministrazione, ovvero a quegli enti locali impegnati sul fronte dell’efficienza energetica e degli acquisti verdi.» (da sinistra) Fabio Spinosa Pingue, presidente di Confindustria Abruzzo, e Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, durante la cerimonia

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GREEN ECONOMY Le categorie per le quali le aziende hanno presentato, spontaneamente e gratuitamente, la propria candidatura sono state: 1) Processo; 2) Prodotto; 3) Servizio. Le prime classificate per ogni categoria sono:

Prodotto (ex aequo) DI MUZIO LATERIZI • Per l’esclusiva innovazione dell’ecolaterizio frutto del recupero ragionato di materiali, energia e acqua. La ditta di Alanno (Pe) è attiva sin dal 1935. Accanto alle innumerevoli certificazioni, vanta notevoli innovazioni di prodotto. Particolare attenzione meritano gli eco-laterizi prodotti in esclusiva nazionale. Aderisce ai protocolli volontari sull’ambiente di Confindustria e di ANDIL-Legambiente.

PREGIMYX • Per la numerosità dei brevetti che rappresentano un punto di riferimento nel settore della sicurezza stradale e ferroviaria, unita al perseguimento della compatibilità ambientale. La Pregimyx di Sulmona (Aq) progetta, produce e commercializza prodotti innovativi, brevettati per l’edilizia stradale e ferroviaria. Una realtà “green” che coniuga il pvc riciclato con il calcestruzzo: un connubio mai esistito in precedenza. L’idea vincente del mix di prodotto risiede nell’utilizzo di profili in gomma, risultato di un processo di riciclaggio del pvc. Vanta tra i suoi brevetti industriali il cordolo stradale di sicurezza, il gradino

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ergonomico prefabbricato, il cordolo di sicurezza per rotatorie, il cordolo di banchina per marciapiedi, i passaggi pedonali delle linee ferroviarie e gli attraversamenti carrabili delle stesse con i relativi accessori.

dei manufatti con conseguente riduzione dei rifiuti in plastica. Si occupa della riparazione di materie plastiche. Ha brevettato un sistema altamente innovativo in grado di effettuare la saldatura, l’assemblaggio, la riparazione e il riempimento a caldo di materiali plastici.

Processo (ex aequo) FIMATEX • Per l’introduzione esclusiva dell’innovativa tecnica denominata eco-aging, che sostituisce il sandblasting, evitando il rischio silicosi ai lavoratori del tessuto e per la messa a punto di un sistema che permette un notevole risparmio di acqua. L’invenzione della ditta teramana permette di invecchiare i tessuti senza provocare danni ambientali, né rischi per la salute dell’uomo. La tecnica prevede l’utilizzo, al posto della sabbia, di un mix vegetale composto da scarti del ciclo alimentare che produce l’effetto used sul tessuto e sostituisce il tradizionale sandblasting che provocava la silicosi ai lavoratori del tessuto. Le più grandi e prestigiose firme dell’abbigliamento si rivolgono a Fimatex per invecchiare i loro capi.

Servizio WASH AGENCY • Per aver introdotto un servizio di sanificazione ambientale che riduce al minimo gli impatti e per aver messo a punto un sistema per la pulizia dei pannelli fotovoltaici. L’azienda aquilana è specializzata in pulizia e sanificazione ambientale su qualsiasi tipo di superficie e ambiente (dall’industriale al farmaceutico o sanitario). Recentemente ha generato uno spin-off: la EVENTSPACE, società di servizi specializzata in convention, cerimonie, workshop, gala, dinner, presentazioni di prodotto, segreteria organizzativa. Vanta una serie di certificazioni: 9001, 14001, Sa 8000, Ohsas 18001.

ECO-REPAIR • Per aver introdotto un processo che permette la termosaldatura della plastica, consentendo di allungare la vita

Menzione “Start-up Green”. ICO • Per aver introdotto un sistema integrato processo/ prodotto/servizio nell’ambito

del settore degli imballaggi, basato sul principio di prossimità che agevola lo sviluppo ecocompatibile di un territorio. L’azienda di Pianella (Pe), specializzata nella produzione di imballaggi in cartone ondulato, ha introdotto numerose innovazioni sostenibili tra cui la pressa a coclea con filtro per ridurre i processi di smaltimento. Reimpiega le acque di lavaggio. Recupera rifiuti prodotti da altre imprese. Recupera scarti di produzione e non conformità. Ha conseguito numerose certificazioni tra cui la Sa 8000.

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LA CASA ATTIVA • È un premio assegnato per incoraggiare l’avvio di una start-up green che prevede un sistema brevettato capace di integrare le fasi di progettazione, realizzazione e gestione di un abitato a zero fabbisogno di energia da fonte fossile. Vincitrice della Business Plan Competition promossa dall’Università degli Studi di L’Aquila (II edizione 2011/2012), La Casa Attiva ha realizzato e depositato il brevetto comunitario della CASA ATTIVA Triplo Zero per edifici, residenziali e non, sia nuovi che riqualificati. Il modello assicura: zero fabbisogno di energia primaria da fonte fossile; zero emissioni di sostanze inquinanti e gas climalteranti; zero spese energetiche nella gestione del sistema “edificio-impianto” delle costruzioni residenziali e non.

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GREEN ECONOMY

Fira, la finanziaria dal cuore verde Doppio riconoscimento per il progetto “Green Banking”. Il presidente Rocco Micucci: «Un premio per l’intera regione»

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a Fira (Finanziaria Regionale Abruzzese) ha ottenuto due premi nell’ambito del Green Globe Banking Award 2012, concorso rivolto alle banche “verdi”, per il loro supporto e sviluppo al business orientato all’ecosostenibilità, con il progetto «Fira: la finanziaria che pensa Eco-Logicamente». Lo hanno annunciato, nel corso di una conferenza stampa a Pescara, il vicepresidente della Regione, Alfredo Castiglione, e il presidente della Fira, Rocco Micucci. In particolare la Finanziaria abruzzese si è classificata al primo posto nella categoria «Impatti diretti» e al terzo in quella «Impatti indiretti». “Un ottimo caso -si legge nella motivazione del comitato scientifico- in cui pubblico e privato si incontrano per dare l’esempio a un’intera regione, provandolo sulle proprie procedure e attività, di come la green economy rappresenti un formidabile bacino di sviluppo per il territorio”. «Il nostro progetto che si chiama Fira Green Banking» ha commentato Micucci «ha come obiettivo quello di dimostrare che l’Abruzzo non è una regione verde solo per il territorio protetto, ma anche per la capacità di puntare sulla green economy, in quanto è in grado di mettere in atto produzioni industriali a basso impatto ambientale e di investire in una logica di sostenibilità. Si tratta di un premio importantissimo, che lo scorso anno è stato vinto da Banca San Paolo Intesa. Siamo gli unici ad aver ottenuto due riconoscimenti. È stato premiato il progetto di un’intera regione». Soddisfazione per il premio è stata espressa anche dal presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, che ha parlato di «Una notizia che premia tutta la nostra regione. La Fira ha recuperato la credibilità e l’immagine che le spettano grazie a una gestione attenta e lungimirante. Per la prima volta» ha detto il governatore «il premio è stato assegnato a una finanziaria regionale e non ad una banca. Da oggi nell’albo d’oro del premio, insieme a Intesa San Paolo e le maggiori banche italiane, c’è Fira, c’è l’Abruzzo regione green d’Europa».

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Rocco Micucci, presidente della Fira

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per BCC BANCHE E CASTIGLIONE FINANZA MESSER RAIMONDO E PIANELLA

foto di Daniele Francavillese

“DIFFERENTI” E VINCENTI

(qui sopra) Alfredo Savini, presidente della BCC di Castiglione Messer Raimondo e Pianella; (sotto) il nuovo direttore generale Simone Di Giampaolo e il brindisi finale dei vertici dell’istituto con gli ospiti presenti; (nella pagina accanto) una panoramica del Palacongressi di Montesilvano dove si è svolta la cena sociale; foto di gruppo dei dirigenti; il comico Gabriele Cirilli durante il suo show

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L’istituto abruzzese taglia il traguardo dei 2.600 soci e viene incoronato da Milano Finanza, supplemento di Italia Oggi, come prima Banca d’Italia del 2012

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uemila soci sono intervenuti alla tradizionale cena che la Banca di Credito Cooperativo di Castiglione Messer Raimondo e Pianella ha organizzato, quest'anno come in passato, sabato 15 dicembre al Palacongressi di Montesilvano. Una partecipazione che testimonia i grandi numeri della banca

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presieduta da Alfredo Savini, che proprio recentemente ha ottenuto un altro importante risultato sancito dal periodico Milano Finanza, supplemento di Italia Oggi: la Bcc di Castiglione Messer Raimondo e Pianella è stata individuata come banca leader del 2012. «I risultati conseguiti ad oggi» ha detto il presidente Savini, dal 2012

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anche membro del consiglio nazionale Federcasse e presidente della Federazione regionale delle Bcc «sono migliori di quelli previsti dal budget di inizio anno. Infatti, grazie alla quota raggiunta di circa 2600 soci in 13 filiali in tre province, la nostra banca ha raggiunto 470 milioni di euro in raccolta complessiva e 360 milioni di euro di impieghi, permettendo di raggiungere un patrimonio aziendale dal valore di 45 milioni di euro. Il trend in crescita ci ha permesso di venire individuati al primo posto tra le leader come creatrici di valore fra le 300 banche appartenenti al comparto delle “minori”, in base all’analisi dei bilanci del 2011. Il nostro rating è di ben 9,23 punti su 10, mentre la seconda classificata si trova a 7,64. Un risultato che ci rende orgogliosi e ci riempie di fiducia per il futuro». La serata è stata introdotta dalla presentazione ufficiale, da parte del

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presidente Alfredo Savini, del nuovo direttore generale Simone Di Giampaolo, che si è insediato nel corso dell'anno andando a sostituire il direttore Paolo Mingione dopo 11 anni di carica, e che ha subito espresso il proprio grazie al presidente ed al Consiglio di Amministrazione e la sua fiducia in una «squadra che conterà sullo scambio tra l’energia delle giovani leve e l’esperienza della vecchia guardia, nel segno della continuità». Alla cena sociale hanno partecipato anche il direttore regionale della Banca D’Italia Luigi Bettoni, il direttore della Federazione Abruzzo e Molise delle BCC Ermanno Alfonsi, il direttore storico Euclide Di Donato ed il direttore uscente Paolo Mingione; i presidenti, i direttori e le delegazioni delle BCC consorelle, le personalità politiche rappresentanti le istituzioni regionali e provinciali, i sindaci ed i rappresentanti dei

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comuni in cui la BCC opera con le proprie filiali. È stata inoltre consegnata una borsa di studio a 14 soci e ai figli dei soci meritevoli che si sono diplomati o laureati nell’a.s. 2011/2012, e quindi: Tommaso Basile, Matteo Di Silverio, Giorgio Manella, Francesco Pace, Silvia Bellante, Martina Ciavattella, Ilaria Di Sante, Anna Lisa Di Vincenzo, Vincenzo Giancaterino, Maurizio Lucci, Simona Ricci, Daniela Valentini, Mariagrazia D’Attanasio e Silvia Del Re. La cena sociale si è conclusa con l’intrattenimento del comico sulmonese Gabriele Cirilli.

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per BCC CAPPELLE SUL TAVO

GIOVANI IMPRENDITORI CRESCONO

La nuova mission della Bcc abruzzese: ringiovanire la classe dirigente dei propri territori di competenza

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econdo alcuni studi realizzati da Abruzzo Sviluppo “nel 2012 nella nostra regione circa il 50% dei capitani d’azienda ha più di 50 anni”. Il mondo del credito cooperativo in generale sta mobilitando le proprie forze per offrire ai giovani una prospettiva lavorativa diversa dall’ormai tramontato “posto fisso”. È un percorso di emancipazione culturale senza precedenti sostenuto coi fatti: invogliare i giovani ad affrontare con consapevolezza ma senza eccessive remore le regole del mercato e dell’impresa, assistendoli con premura e puntualità in tutte le fasi di analisi di progetto e start-up, assistenza finanziaria ed acquisizione di garanzie collaterali da parte di Confidi, ricerca di partner sul territorio e di aziende tutor, realizzazione di apposito materiale per l’attività di comunicazione d’impresa. Ne parliamo con Michele Samuele Borgia, presidente del consiglio di amministrazione della Bcc abruzzese di Cappelle sul Tavo. Presidente, di quali strumenti di intervento si sono dotate le Banche di credito cooperativo per aggredire questo problema? «Gli strumenti messi a disposizione dalle banche di secondo livello del movimento e commercializzati delle banche di credito cooperativo, vanno dal leasing, al factoring, all’advisory per il passaggio generazionale e l’internazionalizzazione. In particolare, ci sarà un importante ricorso a mutui offerti a condizione di favore per l’avvio dell’attività, dotati di flessibilità e riconducibilità nei tempi e nelle modalità di rimborso alle esigenze delle nascenti

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imprese: preammortamento fino a 12 mesi, durata massima fino a 60 mesi (oltre preammortamento), importo massimo € 100.000. Ma oltre alla risorsa finanziaria le linee di intervento si muovono verso la risorsa consulenziale e di affiancamento dei progetti: dallo predisposizione del progetto imprenditoriale, ad ogni successiva fase di realizzazione dei business plan, a quella di incubatore d’impresa e di assistenza ed assestamento dei progetti strategici posti a base delle neo iniziative imprenditoriali». Ma in che modo pensate di far fronte al rischio di credito che incomberà sulle nascenti imprese in un mercato così debole? «Un’altra forma di intervento predisposta nella forma di factoring pro-soluto aiuterà le neonate imprese a mitigare gli effetti del rischio di credito che tenderebbe a divenire esponenziale nella attuale fase congiunturale avversa, mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza delle aziende». È prevista un’assistenza specifica per far fronte ai problemi di continuità delle realtà aziendali sorte ad opera dei pionieri 30 o 40 anni fa? «Sono previste linee di intervento anche in materia di passaggio generazionale, di fusioni, scissioni ed acquisizioni d’azienda anche mediante convenzioni con strutture specializzate per l’acquisizione di provvidenze previste per i processi di internazionalizzazione. Ma anche la finanza di progetto sul fotovoltaico rappresenta un terreno d’intervento con modulazioni progettuali versatili. Più in generale,

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si tratta di una sfida ardua ma da portare avanti con estrema determinazione anche per i potenziali risvolti psico-sociali che dalla stessa possono originarsi. La banca di credito cooperativo abruzzese, con il coordinamento della locale Federazione delle Bcc Abruzzo e Molise farà ogni sforzo per ricreare nei giovani quel senso di responsabilità verso se stessi e verso il proprio avvenire che ha fatto divenire la generazione di coloro che erano giovani durante gli anni Settanta e Ottanta un modello di coraggio imprenditoriale da replicare in altre aree del Paese».

(nella pagina accanto) Michele Samuele Borgia, presidente della Banca di Credito Cooperativo abruzzese di Cappelle sul Tavo; (in alto) Borgia durante il discorso di Enrico Marramiero per la presentazione di Startimpresa, l’evento organizzato da Confindustria Pescara e dedicato alle nuove imprese

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FOCUS

Dalla World Bank

una mano tesa alle imprese Lo “stay hungry, stay foolish” di Piero Cipollone: «Fate progetti capaci di creare sviluppo, possiamo sostenerli e aiutarvi a realizzarli» di Raffaella Quieti Cartledge

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spite d’onore in un convegno tenutosi la scorsa estate a Pescara su “Economia del mondo, economia d’Abruzzo e parità di genere”, Piero Cipollone, marsicano di origine e Direttore esecutivo della Banca Mondiale ha fotografato la realtà dell’economia italiana e di quella abruzzese con uno sguardo lucido e lontano dal tono rassicurante con cui troppo spesso si sentono parlare i rappresentanti politici. Ma non ha affatto chiuso la porta in faccia alle speranze di una ripresa economica, benché la sua previsione vada sotto il segno di un cauto ottimismo: «Se non succede nulla di drastico all’euro, sarà lenta e incerta, e trainata dai Paesi in via di sviluppo. Comunque non si potrà parlare di “ripresa” prima del 2014. Il problema, apparentemente poco evidente, è che il destino dell’euro non è in mano agli economisti, ma ai politici. Per convincere chi investe o offre credito che, fra dieci anni, saremo ancora qui a ripagare tale debito, è fondamentale nutrire la sua fiducia: quando quest’ultima è perduta, non viene riconquistata con facilità». Al convegno, coordinato dal professor Massimo Sargiacomo dell’Università d’Annunzio, hanno partecipato anche il presidente della Regione Gianni Chiodi e la consigliera di parità Letizia Marinelli, promotrice dell’incontro, che aveva l’obiettivo di illustrare come

Laureato in Economia e commercio, Piero Cipollone ha conseguito un Master a Stanford, dove è stato anche Teaching Assistant prima di insegnare Economia del lavoro a L’Aquila e Politica Economica alla Luiss. Ha lavorato presso l’ufficio studi dell’Ice e della Banca d’Italia, dove è diventato responsabile dell’Ufficio Mercato del lavoro. Ha rappresentato l’Italia nel Pisa Governing Board e ha partecipato alla redazione del Quaderno Bianco sulla scuola italiana.

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l’economia globale, quella abruzzese e la questione della parità di genere (ovvero il principio di uguaglianza tra uomini e donne nel mercato del lavoro e nella vita istituzionale) siano strettamente correlati. «Il problema della disoccupazione femminile» ha affermato la Marinelli «non è soltanto quantitativo, bensì anche qualitativo, perché incide sulla qualità del lavoro, sul suo basso profilo, sulla disparità retributiva tra uomini e donne nonostante, spesso, la parità del tipo di lavoro svolto. La ripresa avverrà solo se si assicura la partecipazione diffusa delle donne all’economia e al lavoro». Il presidente Chiodi ha ripercorso la situazione economica dell’Abruzzo nel periodo 2007-2010 evidenziandone una discreta tenuta, visto che la diminuzione del PIL, secondo i dati ufficiali dell’Istat, si è attestata sul 4,1 per cento mentre per il mezzogiorno ha

toccato il 6 per cento, e nel centro nord è stata del 5 per cento a fronte di una media nazionale del 5,3 per cento. «L’economia è globalizzata», ha detto, «ed i governi sono locali: tutto questo rende difficile o quanto meno complicato gestire i fenomeni economici. L’Abruzzo, nel 2008, ereditava un debito pubblico di circa 4 miliardi di euro. Grazie alle scelte operate nell’ottica del risanamento, ma soprattutto per la determinazione di questa amministrazione, oggi il debito degli abruzzesi è sceso di circa il

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FOCUS 14 per cento ed ammonta a circa 3 miliardi e 120 milioni di euro. Ma non è solo un dato freddo che pone in risalto il valore delle scelte operate, ma il riordino dei conti e della spesa regionale, che inverte la tendenza ad indebitarsi in maniera strutturale. E così, mentre il debito pubblico italiano aumenta, quello abruzzese diminuisce costantemente». La riduzione del debito pubblico e della spesa pubblica, secondo Chiodi, «fanno parte di un processo di risanamento che non può prescindere dalla riduzione della pressione fiscale per dare avvio alla crescita. Ho forti dubbi sull’efficacia del decreto sviluppo. Se i cittadini consumano, c’è crescita. Ed i cittadini consumano se hanno spiccioli da spendere nelle loro tasche. I privati investono perchè hanno la quasi certezza che ne ricaveranno un profitto. In entrambi i casi le tasse ostacolano questo percorso. È necessario ridurre le addizionali per aumentare la capacità competitiva, ed ho fiducia che ciò possa accadere nei prossimi anni». Il presidente ha inoltre indicato l’Abruzzo come Regione virtuosa che può essere di esempio al Governo Nazionale, sottolineando come l’Abruzzo spenda, oggi, la metà di quello che spendeva nel 2007, aggiungendo che «Spending review è un concetto che applichiamo silenziosamente

in Abruzzo da prima dell’insediamento di Mario Monti al Governo. Abbiamo ridotto il costo del personale a tre milioni di euro, ed i costi di rappresentanza a zero. Da parte nostra, stiamo dimostrando di riuscire ad essere virtuosi. Il nostro senso di responsabilità deve portarci a capire la realtà economica e contestualizzarla, cercando di non piangere sul latte versato, ma di rimboccarci le maniche. Dobbiamo razionalizzare le nostre risorse. I fondi disponibili sono molto limitati ma dobbiamo chiederci come utilizzare al meglio il poco che abbiamo». E “il poco che abbiamo” è stato oggetto dell’intervento di Cipollone, che in chiusura dell’incontro ha illustrato i rapporti complessi tra Banca Mondiale, Italia e investitori: «L’Italia», ha detto, «rappresenta solo il 3% o il 4% del portafoglio globale della Banca Mondiale. Una fetta irrisoria di investimenti, che però porta con sé un grande rischio: risulta difficile all’estero capire la politica arzigogolata del Governo italiano. Un

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rischio così importante, associato ad una fetta di portafoglio marginale, dissuade gli investitori istituzionali stranieri dall’investire nel nostro paese. Attualmente ci troviamo in una situazione economicamente così disastrata da poter fare un paragone con la fine della seconda guerra mondiale. Allora eravamo più giovani, poveri ed affamati. La distruzione era più chiara da comprendere perché visibile per le strade. A peggiorare lo stato delle cose, alcuni amministratori non colgono l’impatto esponenziale di certe affermazioni autolesioniste. Le dichiarazioni del presidente della Confindustria Squinzi, pubblicate dal Financial Times, sulle riforme intraprese dal nostro Governo, vengono valutate criticamente dagli investitori, quali ad esempio i fondi pensionistici americani, o dalle stesse agenzie di rating (Standard and Poors, Moodys, ecc. ) con conseguente disastrosa perdita di fiducia nei nostri confronti. C’è la necessità di ricreare un’immagine di continuità e serietà, la cui percezione all’estero restituirebbe la fiducia nel nostro Paese». Cipollone, dall’alto della sua posizione privilegiata di direttore esecutivo della World Bank, ha illustrato le diverse attività della Banca mondiale, «i cui compiti sono fondamentalmente quelli di prestiti a Paesi in via di sviluppo, interventi in favore dei Paesi poveri, intraprese e partecipazioni in affari con imprese, assicurazione contro i rischi per chi fa investimenti in Paesi non stabili politicamente. Ma la World Bank», ha spiegato, «non è una banca che regala soldi ai Paesi del terzo mondo, ma un istituto che può intervenire per rilanciare lo sviluppo economico» ha spiegato «perché possiamo produrre interventi utili e riproducibili». Un chiaro invito rivolto alle imprese abruzzesi: «Se si ha un’idea imprenditoriale forte che può creare sviluppo reale, la World Bank può credere nel progetto, sostenerla e permettere di realizzarla. La Banca Mondiale è pronta a sostenere progetti specifici (ad esempio porti, aeroporti, autostrade, ospedali, acquedotti) nonché progetti di riforme (come per la pubblica amministrazione) incluso l’apporto di informazioni e sostegno tecnico-scientifico alle imprese. Per lavorare con la Banca Mondiale, le imprese possono acquisire informazioni e quindi presentare progetti, scegliere i Paesi in cui investire, farsi conoscere esponendo i propri progetti, ottenere ogni indicazione utile alla soluzione dei problemi che si dovessero presentare, esporre le specifiche capacità dell’impresa e confrontarle con le esigenze e le prospettive di successo nei Paesi prescelti».

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COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE ABRUZZO, TERRA DI ECCELLENZE

L'agricoltura del futuro: giovane e sostenibile

Nell’attuazione del Programma di Sviluppo Rurale per la Regione Abruzzo, il mio impegno si è rivolto in particolare verso un’agricoltura sostenibile e verso i giovani. Il futuro dell’agricoltura è in questi due obiettivi. In Abruzzo, in Italia e nel mondo, occorre sempre più diffondere i valori dell’agricoltura e rendere tutti consapevoli delle sue funzioni essenziali e dei servizi che essa offre a beneficio di ogni abitante 54

del Pianeta Terra. Mauro Febbo assessore all’Agricoltura Regione Abruzzo

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n agricoltura, con l’avvento della meccanizzazione e dell’uso di concimi chimici e pesticidi, si è avuto nel corso del ventesimo secolo un sensibile incremento della produzione di derrate alimentari. Questo successo nel realizzare produzioni sempre più importanti ha però avuto come conseguenza, tra le altre, l’impoverimento dei terreni e l’inquinamento delle falde acquifere. La popolazione mondiale cresce sempre di più e di conseguenza deve crescere la disponibilità di cibo. Questo deve essere sufficiente per tutti, sano e a prezzi accessibili. La necessità di una maggiore produzione non deve però farci dimenticare l’importanza del rispetto della natura. Tito Lucrezio, già nel I secolo a.C., nel suo “De Rerum Naturae” scriveva: “La Terra a nessuno fu data in proprietà, ma a tutti in uso” e un antico detto dei nativi d’America che dice: "La Terra non l'abbiamo avuta in eredità dai nostri genitori, ma presa in prestito dai nostri figli". Il messaggio è che dobbiamo prenderci cura delle risorse naturali in modo da restituirle se non migliorate almeno identiche a come le abbiamo ricevute. Riflettendo si arriva alla

conclusione che è ormai giunto il tempo di puntare su un’agricoltura sostenibile. Per agricoltura sostenibile si intende l’ utilizzo di tecniche agricole in grado di produrre riducendo le lavorazioni intensive, dannose per il suolo, e riducendo al minimo l’utilizzo di sostanze chimiche. Queste tecniche devono avere l’obiettivo comune di vincere le nuove sfide moderne come la mitigazione dei cambiamenti climatici, il mantenimento della biodiversità e il giusto utilizzo delle risorse idriche. Chiaramente l’agricoltura sostenibile deve anche essere economicamente vantaggiosa per gli agricoltori e socialmente giusta, contribuendo a migliorare la qualità della vita sia degli agricoltori che dell’intera società. Considerando poi l’attuale crisi mondiale occorre riflettere sulle opportunità occupazionali che l’agricoltura può offrire nelle aree rurali. Occorre far si che i nostri giovani ritornino alla terra, che diventino parte della comunità rurale. Questi giovani devono essere sostenuti affinché possano introdurre in agricoltura tecniche innovative ma al tempo stesso rispettose dell’ambiente. Il Programma di

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ENTI CHE COS'È IL PSR Il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Abruzzo, PSR per gli addetti ai lavori, è un documento programmatico settennale che allo scopo di favorire lo sviluppo rurale in Abruzzo, regola l’erogazione di oltre 400 milioni di euro di contributi per il settore agricolo, forestale e agroalimentare. Le politiche agricole comunitarie, insieme alle risorse nazionali e regionali, finanziano, nelle aree rurali, le aziende agricole che senza il supporto dei fondi comunitari faticherebbero a sopravvivere. Oltre la produzione sostenibile a prezzi accessibili dei prodotti alimentari necessari al nostro sostentamento, i benefici che noi cittadini riceviamo sono i cosiddetti beni pubblici ambientali e sociali ossia ad esempio, il mantenimento del paesaggio, la lotta ai cambiamenti climatici, la tutela dell'ambiente, la conservazione della biodiversità, intesa come il mantenimento del patrimonio genetico di animali e piante, il controllo delle risorse

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idriche, sia in termini di quantità che di qualità , il contrasto del degrado dei suoli, che se trascurato porta a disastri naturali come inondazioni o incendi. La diretta realizzazione, da parte delle amministrazioni, di questi beni pubblici costerebbe molto di più di quanto invece avviene attraverso la quotidiana opera diretta dell’agricoltore.

Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Abruzzo, grazie al Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale e al cofinanziamento dello Stato e della Regione Abruzzo, premia gli agricoltori che si impegnano a produrre rispettando l’ambiente e favorisce

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i giovani finanziando il loro insediamento in agricoltura e la loro formazione professionale. Il Programma di Sviluppo Rurale investe nell’ambiente e nel capitale umano al fine di garantire, a beneficio di tutti, il futuro della nostra agricoltura.

www.psrabruzzo.it

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COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE

SpUNtA ALL’orIZZoNte

Lo SporteLLo DeL MAre

Trovare un approdo sicuro in un mare di informazioni è possibile: è attivo da pochissimi mesi lo sportello del mare, progetto realizzato in sinergia dalla Camera di Commercio di Pescara e dall’Assonautica provinciale

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(in alto) il palazzo sede della Camera di Commercio di Pescara; (nella pagina accanto) una veduta del porto turistico Marina di Pescara; in basso una serie di immagini d’epoca, visibili sul sito www.sportellodelmare.it, che raccontano la storia della marineria pescarese

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o sportello del mare è, innanzi tutto, su iniziativa della stessa Assonautica, un portale on line (www.sportellodelmare. it) grazie al quale è possibile sciogliere tutti i nodi normativi, tecnici e professionali relativi alla vita di mare. Rivolto principalmente ai diportisti, agli operatori del settore nautico, della pesca professionale e della marina mercantile, lo sportello telematico può essere anche una meta affascinante per i più curiosi per scoprire le antiche tradizioni ed abitudini della marineria pescarese. «In un momento così complesso come quello che il nostro porto sta vivendo» dichiara Daniele Becci, presidente della Camera di Commercio di Pescara «è positivo

vedere realizzate attività del genere in modo da ridare uno slancio, pur se piccolo, ad un settore in profonda crisi». «Esperti ed appassionati saranno a disposizione dell’utenza» ha precisato il presidente dell’Assonautica provinciale, Francesco Di Filippo «che a sua volta potrà postare la propria esperienza e fornire suggerimenti utili. Uno strumento che consentirà senz’altro di agevolare l’informazione su un settore così vario e particolare come quello del mare con tutte le attività che gli ruotano attorno, oltre a rispondere all’esigenza di aggiornamento degli operatori e di arricchimento del territorio». Alla conferenza stampa di presentazione dello sportello era presente anche il Comandante

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ENTI

della capitaneria di Porto, Daniele Di Fonso. «La conoscenza è una condizione fondamentale per ogni attività umana» ha dichiarato «non v’è dubbio, quindi, che questa iniziativa contribuisca a diffonderla per uno specifico comparto tanto affascinante quanto, per molti aspetti, ancora sconosciuto». Oltre ad essere telematico, lo sportello è anche fisico con una sede al Porto Turistico Marina di Pescara, presso gli uffici dell’Assonautica, aperto al pubblico almeno tre ore a settimana, a seconda le esigenze della stagione. Ma è soprattutto nel portale, aggiornato quotidianamente, che l’obiettivo di promuovere la conoscenza del mare trova la

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sua massima espressione: il sito è suddiviso in un’area news, con le ultim’ora dai principali portali di informazione; tre sezioni dedicate, rispettivamente, al diporto nautico, alla pesca professionale ed alla marina mercantile; una parte articolata in informazioni meteo, eventi, ricette a base di pesce ed altre curiosità. Lo sportello del mare rappresenta un’esperienza unica in Italia, sottolinea Daniele Becci, tant’è che all’indomani della sua inaugurazione altre Camere di Commercio di città marittime italiane hanno fatto richiesta di informazioni sulle dinamiche ed i processi per la sua attivazione.

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Daniele Di Fonso, comandante della Capitaneria di Porto

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SPECIALE SCUOLA EDILE CPT DELLA PROVINCIA DI CHIETI foto di Daniele Francavillese

Formazione

vuol dire qualità La sicurezza sul lavoro è al primo posto negli obiettivi che si prefigge la Scuola edile, l’Ente paritetico che svolge un ruolo chiave nella formazione dei lavoratori dell'edilizia e che nel 2012 ha formato 1.200 tra tecnici e maestranze

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58 (qui sopra) il presidente della Scuola edile Cpt della Provincia di Chieti Renato Cocco; (sotto) un momento formativo nell’aula magna della scuola; (nella pagina accanto) un istruttore svolge un’esercitazione sui ponteggi nell’aula-laboratorio

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ualità: è il nome della strada per uscire dalla crisi, secondo tutti gli oratori che in ogni occasione di incontro –col pubblico, con le imprese, con le istituzioni- fanno ipotesi sull’incerto futuro dell’economia abruzzese e italiana. Che il periodo che stiamo vivendo non sia passeggero è ormai un dato di fatto:

l’ottimismo di certi politici ha lasciato il passo al duro realismo dei tecnici, e le statistiche più recenti riguardo il settore dell’edilizia, uno dei motori trainanti dell’economia regionale, sono tutte negative, la ripresa non è dietro l'angolo: gli appalti pubblici sono scesi del 50% (e sono ormai ridotti a un quarto di quelli

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ENTI

del 2007), una moltitudine di imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, hanno già chiuso i battenti o stanno per chiudere, e i posti di lavoro persi finora sono circa 10mila, ovvero il 30% del totale.«Che il settore edile sia uno dei più sofferenti per gli effetti della crisi non è certo un mistero», dice Renato Cocco, presidente della Scuola Edile Cpt della provincia di Chieti.«Ma la strada per uscire dal tunnel esiste, e in edilizia come in tutti i settori economici è quella, appunto, della qualità». Che nel caso specifico si traduce in qualità dei materiali utilizzati, del lavoro, e soprattutto della formazione del personale. «Il ruolo delle Scuole edili è appunto questo: formiamo personale specializzato per il lavoro nei cantieri, dall’operaio al tecnico; e questo, oltre a garantire la sicurezza dei lavoratori, garantisce il livello di efficienza dell’azienda e quindi la sua competitività». Giusto per fare un po’ di chiarezza, le Scuole edili sono enti di formazione provinciali, diretta emanazione dell’Ance, e svolgono appunto il compito di aggiornare gli imprenditori e i lavoratori del settore sulle normative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, ma non

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solo: «Eroghiamo la formazione necessaria per tutte le figure professionali che sono chiamate a svolgere la loro attività nei cantieri, dall’operatore di macchine movimento terra al montatore di ponteggi, dall’impiantista elettrico al direttore dei lavori, fino al coordinatore della sicurezza. Siamo un punto di riferimento essenziale per le imprese del territorio». E a testimoniare quest’affermazione ci sono i numeri e i primati dell’Ente: «Siamo stati la prima Scuola Edile in Abruzzo e tra le prime nel Centro Italia a fare i corsi MICS, ovvero Moduli Integrati Costruire in Sicurezza, sulle macchine movimento terra. Nella nostra scuola si è svolto anche uno stage formativo per i formatori stessi, a cura del Formedil; e siamo stati tra i primi in Italia a fare corsi per il rilascio del patentino per le macchine complesse, ovvero i perforatori di piccolo e grande diametro, per operare sui quali c’è bisogno oggi di seguire un corso specifico della durata di 40 ore. Lo scorso anno, in netta controtendenza con la crisi che ha colpito il settore, abbiamo formato 1.200 addetti (tra tecnici e maestranze), ed erogato oltre 2.600 ore di formazione, il che ci pone al primo posto in Abruzzo».

Il vicepresidente dell’Ente, Lamberto Vespasiano, pone l’accento sulla attività rivolta al sociale: «Abbiamo organizzato anche dei corsi per riqualificare lavoratori in cassa integrazione o mobilità per dare loro la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro. È stato elaborato per loro un apposito catalogo formativo messo a disposizione dei Centri per l’impiego della provincia di Chieti che hanno svolto la funzione di orientatori, e nel solo 2012 abbiamo formato e riqualificato oltre 150 lavoratori; e non solo nel settore edile ma anche nell’informatica, impiantistica elettrica, disegno CAD, gestione d'impresa, inglese, gestione d’impresa, avvalendoci della collaborazione di docenti provenienti dagli ambiti professionali interessati. Abbiamo perfino organizzato un corso per diventare pizzaioli, sfruttando la dotazione della mensa». Oggi il ruolo della Scuola Edile è ampiamente riconosciuto, anche grazie a una storia che nel 2012 ha raggiunto i trent’anni di attività. Particolare non di secondo piano, la Scuola Edile Cpt della provincia di Chieti (dove Cpt sta per comitato paritetico territoriale sulla sicurezza nei

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SPECIALE SCUOLA EDILE CPT DELLA PROVINCIA DI CHIETI

(qui sopra) Giacobbe Palmerio, direttore della Scuola Edile Cpt della Provincia di Chieti; uno dei mezzi in dotazione alla Scuola per i corsi pratici

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luoghi di lavoro) è un ente paritetico, il cui consiglio di amministrazione è formato da rappresentanti dei datori di lavoro (nel caso particolare iscritti all’Ance, l’associazione dei costruttori edili) e da rappresentanti dei lavoratori, ovvero dei sindacati delle tre confederazioni CGIL, CISL e UIL che nel caso dell’edilizia si chiamano Filca, Feneal e Fillea; il presidente è un imprenditore edile, mentre il vicepresidente è un sindacalista. In pratica si tratta di una felice convivenza tra parte datoriale e sindacati, proverbialmente in contrapposizione ed invece, in questa sede, giornalmente convergenti sulle tematiche e i problemi del settore. «Il nostro» spiega Cocco «è tra i pochi enti accreditati per fare formazione e sicurezza in edilizia dal D.L. 81 del 2008, meglio conosciuto come “Testo unico della sicurezza”. Ogni provincia ha i suoi tre enti, Scuola Edile, Cassa edile e Cpt, che dipendono, a livello nazionale, da tre organismi: Formedil (scuole edili), CNCE (Casse edili) e CNCPT per i Cpt. Questi enti nazionali forniscono le direttive per le attività da noi svolte, che si rivolgono a datori di lavoro e lavoratori delle imprese

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edili associate, cioè iscritte all’Ance o alla Cassa edile della provincia di Chieti; recentemente abbiamo anche sottoscritto importanti protocolli d’intesa con diversi ordini professionali, quali Ingegneri della provincia di Chieti. Collaboriamo anche molto con l’Inail che ci finanzierà per il terzo anno consecutivo 5 borse di studio per la formazione di tecnici esperti in sicurezza: quindi formiamo dei tecnici, già laureati in Ingegneria o Architettura, che dopo la formazione da noi verranno mandati in visita di consulenza ai cantieri». Le visite, interviene l'ingegner Giacobbe Palmerio, direttore della Scuola edi, «costituiscono una delle principali attività di un ente come il nostro. Ne facciamo circa 200 ogni anno, e vengono effettuate in ogni cantiere, appena dopo la sua apertura. Non si tratta di visite “di vigilanza”, perché non siamo un organo di vigilanza; svolgiamo invece un’opera di consulenza, quindi verifichiamo in base ad una checklist che nel cantiere siano osservate le principali regole per la sicurezza e che non ci siano anomalie neanche dal punto di vista documentale e amministrativo.

Abbiamo degli accordi con l’Ispettorato del lavoro (Direzione provinciale) e con le Asl, per cui ogni mese andiamo a ritirare le cosiddette notifiche preliminari, ossia le comunicazioni di avvio di un cantiere. Sulla base delle notifiche contattiamo l’impresa (che deve sempre essere iscritta all’Ance o alla Cassa edile, per le quali noi svolgiamo questo servizio gratuitamente) e stabiliamo il giorno della visita. Nella prima visita controlliamo quindi tanto i POS, i Piani Operativi di Sicurezza, che i PSC, Piani di Sicurezza e Coordinamento, e verifichiamo le condizioni in cui si stanno effettuando le varie fasi lavorative, come ad esempio gli scavi, montaggio e smontaggio di ponteggi, e stiliamo un elenco delle cose che vanno e di quelle che non vanno. Per queste ultime forniamo un congruo margine di tempo nel quale la situazione deve essere messa a norma. Dopodiché effettuiamo una seconda visita per verificare l’avvenuta messa a norma di quanto segnalato nella prima visita. Presto speriamo di poter applicare una sorta di “bollino blu” che attesti che il cantiere ha ricevuto la nostra visita consulenziale,

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IMPRESE ENTI pratica che vorremmo standardizzare nella nostra provincia». Le visite di consulenza in cantiere sono però solo la punta dell’iceberg: la Scuola Edile Cpt della provincia di Chieti svolge un ruolo essenziale nella formazione della grande massa dei lavoratori edili, ovvero gli operai, i manutentori, e tutte le figure che ogni giorno animano la vita di un cantiere. «I corsi che organizziamo», prosegue Palmerio, «sono diretti sia a chi dirige il cantiere che a chi vi lavora: formiamo i datori di lavoro, che spesso all’interno delle proprie aziende rivestono il ruolo di RSPP, cioè di responsabili del servizio di prevenzione e protezione; ma facciamo formazione soprattutto per i lavoratori e per i tecnici che dirigono i cantieri. Il decreto 81/2008, successivamente aggiornato dal DL 106 del 2009, e l’accordo della conferenza stato-regioni entrato in vigore a febbraio di quest’anno, hanno introdotto dei concetti fondamentali che sono quelli della formazione, informazione e soprattutto addestramento, quest’ultimo indirizzato a formare adeguatamente chi lavora con i diversi macchinari che ci sono in un cantiere. La formazione consiste in una base teorica e in una parte pratica, che

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riguarda appunto l’addestramento all’uso delle diverse attrezzature: macchine movimento terra, gru su autocarro, piattaforme di sollevamento, montaggio e smontaggio dei ponteggi». Cose che, per un’impresa edile, sono pane quotidiano, ma sulle quali è difficile tenersi aggiornati. «La normativa in materia di sicurezza e di formazione», prosegue il direttore Palmerio, «è in continua evoluzione, cambia e si aggiorna quasi ogni anno; in più c’è l’obbligo di fare formazione continua, quindi di aggiornarsi». Nonostante tutto, gli infortuni sul lavoro, specie nei cantieri edili, continuano a fare notizia. Come mai? «Il problema», precisa Palmerio, «è, purtroppo, che star dietro alla normativa non è semplice, e la sicurezza ha un costo che non sempre viene riconosciuto; per cui le imprese virtuose che investono in sicurezza oggi non vedono i benefici derivanti da tali investimenti, in termini di partecipazione a gare o appalti; non vengono preferite ad altre magari meno efficienti sotto quell’aspetto. C’è mancanza di premialità, insomma; spesso una gara si gioca solo sull’offerta economica piuttosto che su requisiti fondamentali come la sicurezza in

cantiere. E poi c’è il lavoro in nero, è inutile negarlo, che danneggia queste imprese virtuose, ed è un fenomeno ancora molto diffuso. Dal 1 gennaio 2009 il CCNL degli edili, allo scopo di tutelare la salute di chi lavora in cantiere, ha istituito un corso, che si chiama “16 ore prima”, destinato a chi non è stato mai contrattualizzato e si appresta ad entrare in un cantiere per la prima volta. Si tratta di un passaggio che è stato reso obbligatorio, senza il quale cioè non si può essere assunti. Le scuole edili provinciali sono incaricate di svolgere il corso, una full immersion di due giorni sui rischi più frequenti e su come evitarli. Purtroppo i dati di questo corso evidenziano anche la forte crisi del settore: istituito nel 2009, ha visto in quell’anno circa 200 nuovi assunti, numero dimezzato nel 2010; nel 2011 sono stati appena 64». L’attività di formazione viene anche comunicata attraverso il sito della scuola, che di volta in volta che organizza un corso provvede a inviarne comunicazione attraverso una mailing list delle aziende iscritte all’Ance o alla Cassa edile, mettendo così al corrente le imprese della necessità di aggiornarsi su certe materie via via che la normativa si evolve o che viene aggiornata. E i costi

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di queste attività formative? «Molti sono gratuiti» interviene il presidente Cocco «e alcuni richiedono un contributo minimo. Ma l’anno scorso, per andare incontro alle difficoltà delle imprese, in accordo con Ance e Cassa edile abbiamo abbattuto anche quel contributo minimo su una ampia serie di corsi che quindi sono stati erogati gratuitamente, e stiamo cercando di ripetere l’esperienza anche per il 2013. Le imprese che vivono all’interno di un sistema associativo hanno tutto il diritto di sentire il sostegno dell’associazione in un momento di crisi come questo. Il sistema non deve farle sentire isolate». Le imprese iscritte in Cassa edile, spiega ancora Cocco, «versano una quota mensile, parte della quale va a sovvenzionare l’attività di enti come il nostro. Abbiamo sei dipendenti e una nutrita schiera di docenti: professionisti del settore come Ingegneri o Architetti, e poi consulenti per la sicurezza, naturalmente. Ma siamo molto economici, anche perché siamo un ente senza scopo di lucro. Purtroppo, però, dobbiamo anche fare i conti con il vertiginoso calo degli operai iscritti in Cassa edile di circa il 50% rispetto al 2008 col conseguente ridimensionamento

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degli introiti per sovvenzionare le attività formative», prosegue il presidente Cocco «È per questo motivo che abbiamo deciso di ampliare l’offerta formativa, sia dal punto di vista dei contenuti che del target. Abbiamo pertanto intenzione di organizzare dei corsi specificamente dedicati agli imprenditori». Che ovviamente non verteranno sugli stessi temi dei corsi in catalogo: «Ci sta a cuore la sopravvivenza delle imprese, il loro futuro. E perché un’impresa possa avere un futuro, è necessario che gli imprenditori siano più consapevoli del mondo in cui operano. Un mondo globalizzato, un contesto europeo, in cui è necessario ad esempio conoscere le lingue; ma soprattutto conoscere il sistema bancario e modificare il proprio approccio con gli istituti di credito. Per fare impresa oggi è necessario un cambio di mentalità e di consuetudini che devono per forza passare per un’esperienza formativa. Va detto, altresì, che la maggior parte dei nuovi ingressi è costituita da lavoratori stranieri». La ragione, secondo il presidente, è che «Molte famiglie ritengono che questo sia un lavoro di serie B. Ma non è così: è un’arte, non solo un lavoro “di fatica” come poteva essere visto anni fa.

Per dimostrare il valore di questo mestiere ogni anno, da quattro anni, organizziamo delle gare di arte muraria, a livello regionale, denominate Ediltrophy, alle quali partecipano i migliori mastri muratori delle imprese abruzzesi». Ma quante prospettive offre una Scuola Edile a un giovane? «L’anno scorso abbiamo attivato un corso per inoccupati, tra i 18 e i 27 anni, per formare 15 addetti agli impianti di riscaldamento e condizionamento. 400 ore (il minimo per rilasciare un attestato di qualifica regionale spendibile sul mercato del lavoro) divise in 280 ore di teoria e pratica qui e 120 di stage aziendali. Sei dei quindici partecipanti sono stati assunti dalle aziende presso cui hanno fatto lo stage. Segno che se la formazione viene fatta correttamente e si individua il settore giusto, ci sono ottimi sbocchi occupazionali». La sfida che le imprese edili hanno davanti, interviene Palmerio, «si gioca soprattutto sulla innovazione tecnologica, sulla capacità di progettare e costruire con materiali innovativi ed ecocompatibili, cercando di realizzare una edilizia sostenibile in grado di costruire nuovi insediamenti urbani autosufficienti da un punto di vista energetico ed in grado

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ENTI di riutilizzare i materiali che attualmente vengono conferiti in discarica. In poche parole stiamo parlando di green job e quindi di green economy. A tale scopo, insieme ad altri partner quali la Provincia di Chieti e il Boverket (Ente nazionale svedese che si occupa di edilizia sostenibile) abbiamo svolto con successo un progetto finanziato dalla Comunità Europea denominato “PCD - Possible constructive dialogue” che ci ha portato in Svezia a studiare le tecnologie innovative sull’edilizia sostenibile e a fare formazione per tecnici e maestranze in diversi cantieri che adottavano queste nuove tecnologie. Questo progetto si è concluso con la redazione e la presentazione nei diversi convegni effettuati, in Italia ed all’estero,

di un capitolato speciale d’appalto relativo alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali che si adottano nell’edilizia sostenibile». «Insieme con l’Inail regionale» conclude Cocco «e con quello della provincia di Chieti in particolare sono state attivate diverse iniziative quali convegni ed incontri per far conoscere alle imprese edili dell’Ance e della Cassa Edile della provincia di Chieti le diverse opportunità di ottenere sgravi contributivi dall’Inail o di come usufruire dei finanziamenti messi a disposizione dall’Inail stesso per migliorare, da un punto di vista della sicurezza, gli ambienti di lavoro. E il Consiglio di amministrazione dell’Ente, su mia proposta, ha recentemente deliberato l’attivazione per l’anno 2013 di borse di

studio rivolte ai figli dei lavoratori delle imprese iscritte all’Ance o alla Cassa Edile della provincia di Chieti, diplomati o laureati in discipline tecniche (diploma di geometra, laurea in ingegneria o architettura) che si sono particolarmente distinti durante il loro percorso di studi. La borsa di studio non consisterà in una elargizione diretta in denaro, ma darà nell’opportunità di frequentare dei corsi di formazione riservati a Tecnici della Sicurezza come quello per “Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione” della durata di 120 ore, organizzato seguendo i programmi stabiliti dal D.Lgs 81/08» (qui sotto) Giacobbe Palmerio con il personale della Scuola davanti alla sede di Brecciarola

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IMPRESE per CEAL

Ceal, una nuova

cultura dell’edilizia Rivoluzione? Ritorno al passato? Tutt’altro: il cambiamento nel settore edile è nel segno dell’innovazione. Tecnologica, dei materiali, della professionalità degli operatori e della mentalità del cliente

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egno, fortissimamente legno: la domanda di mercato cresce e crescono le aziende, anche in Abruzzo, che scommettono sull caro vecchio materiale da costruzione, aggiornato con tecnologie ultramoderne. Allo scopo di diffondere le novità in materia di legno lamellare, la Ceal ha indetto una serie di incontri con i rappresentanti delle più importanti ditte europee che commercializzano e producono elementi per l’edilizia in legno, chiamati non a caso “Pensare in legno”, a voler sottolineare la necessità «di un cambio di mentalità, di una nuova filosofia del costruire che deve essere promossa sia tra i costruttori che tra i committenti, ovvero i clienti finali». A parlare è Fabrizio Di Luzio, amministratore della Ceal, giovane ma esperta società con sede a Moscufo che è oggi una delle realtà imprenditoriali più all’avanguardia nella progettazione, produzione e messa in opera di strutture in legno. «Nell’immaginario collettivo una casa in legno si raffigura, di solito, come una baita di montagna o, al più, come le classiche case americane con portico e veranda che fanno bella mostra di sé nella maggior parte dei film statunitensi in circolazione. Niente di più sbagliato» commenta Fabrizio Di Luzio. «Abbiamo cominciato qualche anno fa a realizzare soprattutto coperture», racconta Di

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Luzio, «e ben presto siamo passati al resto dell’involucro, ispirati dalle nuove tecnologie e soprattutto da una visione aziendale più aperta all’innovazione nell’edilizia». Dai tetti alle pareti, dunque. Un percorso “all’inverso” che rispecchia ciò che oggi si dovrebbe fare, e parzialmente si sta facendo, per uscire dalla crisi del settore, ovvero tornare al “vecchio” con spirito nuovo. «Non sono certo poche le aziende che come noi si sono avviate sulla strada dell’edilizia in legno, ma il mercato presenta ancora spazi ampi di manovra. Ne è la prova il fatto che ci sono, ancora oggi, notevoli sacche di resistenza soprattutto da parte dei clienti finali alla realizzazione di edifici con materiali non tradizionali». Che poi, a ben vedere, il legno è il materiale in realtà più tradizionale di tutti: «Il laterizio e il cemento armato sono, storicamente, molto più giovani del legno, che come materiale da costruzione è praticamente coevo all’uomo; e di sicuro ci sono costruzioni in legno che resistono all’usura del tempo in modo molto più performante di quelle in mattoni. Ma la principale differenza tra i due tipi di edilizia sta soprattutto nella progettazione dell’opera, e qui diventa importante il concetto di “pensare in legno”», prosegue Di Luzio. «Nella realizzazione di una casa in muratura o in cemento armato di solito il progettista sa che

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possono essere fatte delle modifiche al progetto in corso d’opera. Che, perlopiù, sono richieste a posteriori dal cliente o sono rese necessarie da problematiche tecniche insorte “sul campo”. Invece, affinché si sfruttino appieno i molteplici pregi del costruire in legno, è consigliabile limitare varianti estemporanee ». Sembra un limite, invece è un vantaggio. «Non solo: è la garanzia che il manufatto risponda appieno alle caratteristiche richieste, non solo dal cliente ma anche dalla legge. Se andiamo a togliere il rivestimento a una parete di un edificio in cemento, vedremo che sul muro sono stati fatti diversi interventi, come per esempio le tracce per i cavi elettrici, o per gli impianti idrici, nella maggior parte dei casi; ma anche successivamente, nel corso della loro vita, le pareti di una casa tradizionale vengono a subire delle modifiche strutturali per mano degli inquilini. Il risultato è che se un muro, ad esempio, viene eretto con determinate caratteristiche di isolamento termico, acustico o di resistenza, ogni intervento successivo alla sua costruzione ne riduce le prestazioni così come erano state pensate in fase di progetto. Per le case in legno, invece, tutto deve essere accuratamente studiato: “il progettista deve curare il progetto in ogni dettaglio e occorre che il cliente condivida i motivi tecnici ed estetici delle scelte, limitando

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modifiche in opera che vanificherebbero le superiori qualità intrinseche del legno”. Più che di una “nuova cultura”, quindi, si tratta di «un ritorno alla peculiarità del proprio mestiere, un recupero del ruolo che ognuno è chiamato a svolgere. Se si rispettano i ruoli il risultato, dal punto di vista economico e della qualità, è garantito». Al convegno dello scorso 22 novembre nella Sala Tosti dell’Aurum di Pescara è stata presentata a un folto pubblico composto perlopiù di addetti ai lavori – progettisti, tecnici e commercianti di materiali per l’edilizia- la produzione della “Metsäwood, una società tedesca facente parte della multinazionale Metsä che, con i suoi oltre 125.000 soci, proprietari di foreste in Finlandia, è uno dei più grandi gruppi mondiali nella trasformazione del legno. (nella pagina accanto) Gianluigi Traetta, responsabile di Metsa Wood per l’Italia; (sopra) Fabrizio Di Luzio, amministratore della Ceal

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per ARGO CONSULT foto di Andrea Straccini

Professione facilitatori

La consulenza è un viaggio da intraprendere assieme alle aziende, secondo la filosofia di una nuova società che affianca le imprese del territorio per progredire verso l’eccellenza

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onsulenza e formazione sono due parole che oggi fanno parte del vocabolario di ogni azienda, piccola o grande che sia. È la grande novità introdotta dalla globalizzazione, che aprendo nuovi orizzonti economici, commerciali, linguistici, non permette più a nessuno di restare chiuso nel suo capannone a produrre –tecnologie, materiali, servizi- ma costringe anzitutto le imprese medio-piccole a compiere un balzo in avanti, ad affrontare nuove sfide. E dunque, la figura del consulente diventa importante quanto quella del formatore: la prima ha il compito di guidare l’azienda attraverso i molteplici e a volte repentini cambiamenti del sistema (siano essi in ambito burocratico, legale o più strettamente produttivo); la seconda svolge la funzione di educare il personale dell’azienda, dal suo titolare all’ultimo degli operai, di istruirli nei nuovi compiti e nelle nuove –e sempre più necessarie- competenze da mettere in gioco per guardare con serenità al futuro. Gianluca Di Girolamo è un consulente e un formatore, che insieme ai suoi due soci Pierluigi Pace e Gaetano Lanza Volpe ha deciso di mettere al servizio delle imprese del territorio la sua ricca esperienza nel campo: diciotto anni spesi a fianco di grandi multinazionali, di pmi, di pubbliche amministrazioni tra corsi di formazione e di aggiornamento e, appunto, consulenze, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni aziendali, i rapporti di lavoro, i processi produttivi -in una parola: l’efficienzadelle aziende. Argo Consult, questo il nome

della società, contiene già nel nome (Argo) la filosofia di questo affiatato team: il viaggio compiuto da Giasone e dai suoi compagni sulla nave Argo, alla conquista del vello d’oro, è l’immagine «di viaggiatori perenni, per i quali la meta è importante ma lo è anche il viaggio stesso: un percorso da fare insieme ai nostri partner, che non ha una fine ma solo tappe periodiche di avvicinamento all’eccellenza», spiega Di Girolamo. «Argo Consult è, come recita il nostro slogan, “passione d’impresa”. Un elemento razionale unito a uno emozionale. La nostra filosofia è quella di credere che pensare un modo diverso di fare impresa sia sempre possibile, di credere che la passione debba far parte di ogni cosa che facciamo, e di credere che non ci sia mai limite alla conoscenza, all’innovazione, alla voglia di cambiare». La giovane società (è nata alla fine del 2011) capitanata da Gianluca Di Girolamo opera in «otto ambiti specifici, riconducibili a due grandi “mondi”: il primo è quello che chiamo “difensivo”, e che riguarda la prevenzione, l’organizzazione e la gestione del rischio aziendale; il secondo, che definisco “offensivo”, è rivolto invece allo sviluppo, all’innovazione, all’elevazione della performance. Naturalmente non si tratta di ambiti chiusi, di compartimenti stagni: è chiaro che migliorare l’efficienza e l’organizzazione aziendale tutela anche da rischi legati alla cattiva performance, alla possibilità di incorrere in sanzioni amministrative, alla perdita di clienti. Si tratta quindi di ambiti

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(qui sopra) Gaetano Lanza Volpe, Gianluca Di Girolamo e Pierluigi Pace, i tre soci della Argo Consult

operativi che sono in comunicazione fra loro, e che cerchiamo di affrontare nell’ottica di una crescita globale dell’impresa». Organizzazione, risk management, performance, risorse umane, lean production, ambiente e energia, safety, responsabilità sociale sono gli otto ambiti operativi “da catalogo”. «Ma svolgiamo anche servizi “su misura” per le diverse realtà aziendali: sviluppiamo percorsi indirizzati alla qualità o all’eccellenza produttiva in modo personalizzato, studiando la singola azienda e intraprendendo quindi il processo migliore appositamente per le sue esigenze: ciò che vale per una può non essere adeguato per un’altra, aldilà della teoria. Lavoriamo prevalentemente nel Centro Italia; nostri clienti sono le piccole e medie imprese ma anche grandi multinazionali come il gruppo Aptar, per esempio, o la Weatherford di Ortona, il gruppo Italfluid, o la farmaceutica Dialifluids». Questo per il privato. «Nel settore pubblico siamo a fianco di diversi Comuni (Pescara, Roseto, Rivisondoli, San Salvo e altri) e affianchiamo aziende pubbliche come Arpa, Gtm, Abruzzo Sviluppo, le Asl, e altre. Più spesso, in ambito pubblico, ci viene richiesta formazione e

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anche organizzazione aziendale, o veniamo chiamati per gestire i processi di applicazione di direttive europee sulla privacy e altro». Tra le partnership “eccellenti” Argo Consult può, da qualche mese, annoverare anche quella con la Federcofit, la federazione delle pompe funebri, «che per legge sono obbligate, da qualche tempo, a seguire percorsi di certificazione di qualità e di trasparenza; e un’altra attività per noi importantissima è quella che svolgiamo sul fronte della responsabilità sociale: vendendo servizi, e non potendo donare nulla a nessuno, svolgiamo servizi di sostegno della collettività del territorio –gratuiti, beninteso– nelle scuole. Proponiamo incontri sull’educazione ambientale, o sull’educazione civica, sulla gestione del talento, crescita personale, apertura mentale, rispetto degli altri. Siamo convinti che il buon cittadino, così come il buon imprenditore che oggi si deve confrontare con problematiche di questo tipo all’interno delle aziende, vada fin da piccolo educato a queste tematiche, che per alcuni di noi costituiscono una novità, ma non sarà così per chi avrà un ruolo attivo nella vita sociale solo tra qualche anno. È parlando di questi

argomenti ai bambini di oggi che si forma una società evoluta nel futuro. In collaborazione col Rotary abbiamo già concluso una prima serie di incontri all’istituto Tito Acerbo di Pescara sulla comunicazione e sull’apertura mentale, che ha avuto un successo enorme, anche per il fatto che certi temi non rientrano nei programmi scolastici ministeriali; e sta per partire un altro progetto in una scuola media di Porto d’Ascoli, che prevede incontri con i ragazzi delle terze classi e le loro famiglie sulle scelte per il loro futuro, in modo da avvicinarli all’idea che un giorno dovranno entrare nel mondo del lavoro. Il grande problema della formazione scolastica italiana è il gap tra il percorso di studi, che si conclude idealmente con la laurea, e il mondo del lavoro vero, per il quale c’è sempre bisogno di un’ulteriore step formativo, a meno di scegliere un percorso fortemente indirizzato verso un obiettivo preciso. A questo scopo, oltre agli incontri che verteranno sulla consapevolezza, cioè sulla direzione da prendere, organizzeremo anche visite guidate in diverse aziende, per dar loro modo di “toccare con mano” alcune realtà che potrebbero, un giorno, vederli al loro interno».

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per CAR.DA ENERGIA

Fotovoltaico un anno difficile per le imprese

Bruno D'Antonio, titolare di Car.Da Energia, una delle aziende più attive nel settore dell'installazione di impianti ad energia pulita, traccia un amaro bilancio del 2012 a livello nazionale, ma dipinge un Abruzzo sempre più orientato alle soluzioni energetiche “pulite”

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(qui sopra) Bruno D'Antonio, titolare di Car.Da Energia

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opo il 2011, definito unanimemente dagli operatori del settore fotovoltaico come anno “terribile”, il 2012 sarà ricordato come l’anno “orribile”. Siamo passati dal quarto Conto energia al quinto; il regime incentivante del quarto conto energia che si basava su tre pilastri –una tariffa pagata alla produzione, lo “scambio sul posto” che permetteva di utilizzare la rete elettrica nazionale come un accumulatore e la cessione alla rete o la vendita dell’energia prodotta– passava al nuovo sistema di incentivi dalla fine di agosto 2012, con il quinto Conto energia, prevedendo una tariffa omnicomprensiva sulle immissioni in rete ed un premio sull’autoconsumo. Nel 2011 abbiamo sopportato le conseguenze dello stop di aprile; il quarto Conto energia entrato in vigore dal 1° giugno dava un orizzonte temporale al nostro lavoro fino al 2016, pur con incentivi degradanti anno per anno e stabiliva di fatto la fine dei grandi impianti a terra su terreni agricoli ridando corpo all’entusiasmo di chi operava sul territorio producendo ed installando impianti mediopiccoli ad uso domestico ed industriale (da 1 a 200 KWP) liberando finalmente il mercato dalla speculazione creata dai grandi impianti che avevano assorbito la parte maggiore delle risorse economiche disponibili. La ripresa delle opportunità di lavoro si

presentava nel terzo trimestre dell’anno 2011 e, dalla maggioranza degli operatori, l’avvento del 2012 veniva decisamente salutato come l’anno della ripresa di tutto il settore fotovoltaico con risorse economiche sufficienti a lavorare serenamente e con regole certe, fino a tutto il 2016. Ricordo una mia intervista nella quale esaltavo il quarto Conto energia guardando al futuro con una certa dose di ottimismo, anche nella considerazione che il fotovoltaico stava entrando nel Dna degli italiani; la pubblicità dei sistemi fotovoltaici stava risvegliando una coscienza “ecologica” che nessuno di noi cittadini ricordava di avere. Ma, già a marzo del 2012 un decreto ministeriale “rimette ordine in tutta la materia” e prevede che al raggiungimento degli 8mila megawatt installati ci saranno 45 giorni per provvedere agli ultimi allacci, così da permettere l’entrata in vigore del Quinto conto energia. Praticamente siamo ripartiti daccapo! Tutto il lavoro fatto, ma da concludere con gli allacci, a partire da aprile 2012 veniva messo in serio pericolo dal passaggio al quinto Conto che, come già detto in precedenza, cambiava in modo sostanziale il regime delle incentivazioni. Dal 28 agosto 2012 abbiamo uno strumento che, ad oggi, sembra reggere alle spinte di un

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mercato che, con molta fatica, sta evolvendo dalla speculazione alla maturità, attraverso un processo che, pur allungando i tempi di ammortamento dei costi dell’impianto, continua a rendere certo l’introito economico per le famiglie e le aziende che si sono dotate di un impianto fotovoltaico. Una nota positiva per chi vuole fare il proprio impianto è senz’altro rappresentata dal deciso calo dei costi degli impianti dovuto essenzialmente al drastico ridimensionamento dei prezzi dei moduli in silicio che, in alcuni casi, è diminuito del 50% rispetto al 2011. Il calo vertiginoso della domanda di moduli dovuto all’impossibilità di continuare a fare i grandi impianti su terreni agricoli, il fallimento di grandi realtà produttive internazionali sia europee che statunitensi e cinesi, l’uscita dal mercato dei grandi EPC per il ridimensionamento della domanda di impianti di grandi dimensioni, ha decisamente favorito le piccole realtà produttive che si stanno presentando alla clientela con offerte di soluzioni valide e soprattutto molto vantaggiose in termini di costi. Alla data odierna il contatore fotovoltaico del GSE registra una potenza agevolata pari a 16.765.435 kw per un costo annuo presunto di 6.503.050.646. In realtà la potenza effettivamente installata è di kw 16.115.598 alla quale il GSE somma

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anche gli impianti a registro in posizione utile per la realizzazione ma non ancora allacciati per kw 649.837; analogo ragionamento va fatto per il valore che è di 6.434.586.282 per l’installato ed allacciato mentre sono da allacciare valori a registro per 68.464.364. Questa analisi, che potrebbe sembrare una sorta di inutile pedanteria, si riflette invece in maniera pesante con influenze di estrema negatività sul mercato perché il raggiungimento di 6.700.000.000 di euro del contatore fotovoltaico GSE determinerà automaticamente, dopo 30 giorni, la fine del quinto Conto energia! Si tratta in modo palese della coda della speculazione con gli impianti autorizzati ma non ancora allacciati che possono continuare ad influenzare tutto il settore del fotovoltaico con pesantissime negatività. Personalmente non credo sarebbero molte le aziende che riuscirebbero a sopravvivere a questo ennesimo stop and go; che si tratti di speculazione poi, basta vedere come la potenza media dell’installato totale ad oggi sia di 34,6 kw ad impianto mentre gli impianti a registro autorizzati ma non ancora allacciati è di 244,4 kw. In questo panorama nazionale l’Abruzzo fa registrare, con dati aggiornati al 30 novembre scorso, un installato pari a 15.999.221 kw per un numero totale di 460.136 impianti,

rappresentando il 3,61% della potenza nazionale ed il 2,48% del numero di impianti allacciati. Mi sembra un dato in linea con le percentuali di abitanti dell’Abruzzo mentre non posso esimermi dal far rilevare come la media della potenza dell’installato, pari a 50,9 kw, sia nettamente superiore alla potenza media nazionale di 34,6 kw; con ovvia e facile conclusione che nella nostra regione la speculazione è stata più intensiva che nelle altre regioni, dovendo constatare come siano stati eliminati gli uliveti ed i vigneti per favorire impianti fotovoltaici. Nonostante tutto credo ci siano ancora grandi spazi di lavoro serio ed onesto; quando guardo i tetti degli edifici che costeggiano le nostre strade e vedo pochissimi impianti già installati penso che la sensibilità dei nostri concittadini sarà determinante per il ruolo che la produzione della propria energia, pulita ed inesauribile, a costo estremamente basso debba aver nel futuro della nostra comunità. Da parte nostra continueremo ad operare per dare ai nostri clienti i migliori prodotti al minor costo, restando fermi sui basilari principi di trasparenza ed onestà che hanno da sempre inspirato il cammino dell’azienda Car.Da Energia s.r.l. , certi che né la burocrazia e tantomeno una legislazione schizofrenica ci potranno impedire di continuare il nostro lavoro.

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Il coraggio di cambiare

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Torna per il quarto anno consecutivo AnnualMente, il grande evento organizzato dall’Unione Industriali della provincia di Pescara in concomitanza con l'assise dei soci, che vede ben 41 nuove imprese entrare a far parte della grande famiglia dell'associazione. L’assemblea di dicembre di Confindustria diventa così l'occasione per affrontare un tema cardine per il territorio: quello dell’internazionalizzazione delle eccellenze italiane, degli strumenti e delle strategie da attuare per crescere e delle spinte motivazionali al cambiamento. Perché “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”

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EVENTI

La sfida dell’internazionalizzazione Torna AnnualMente, l’evento conclusivo dell’anno per Confindustria Pescara. Il confronto sul tema “Esportare il Made in Italy nel contesto della crisi europea”. Marramiero: «Unione tramite reti di impresa e poli di innovazione gli strumenti per affrontare le nuove sfide». Ospite d’eccezione della serata Emanuele Maria Sacchi, top advisor aziendale: «Per affrontare nuovi mercati occorrono unicità, leadership e engagement» foto di Daniele Francavillese

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diventato un appuntamento tradizionale quello con AnnualMente, l’evento conclusivo dell’anno per Confindustria Pescara, durante il quale, alla presenza di importanti relatori, si affronta un tema cardine per il territorio. Giunto al quarto anno, AnnualMente saluta il 2012 offrendo alle aziende e al pubblico intervenuto una forte testimonianza sul tema dell’internazionalizzazione delle eccellenze italiane, sui driver per la crescita e la motivazione al cambiamento, indispensabile per riattivare la crescita. Enrico Marramiero, presidente dell’associazione, ha infatti aperto il suo discorso citando Winston Churchill: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. «In una fase drammatica come quella che stiamo vivendo» ha proseguito «non dobbiamo più guardare la forma (in particolare per quanto riguarda la struttura territoriale) ma dobbiamo guardare la sostanza, che per una associazione di categoria come la nostra significa aumentare l’efficienza tramite il miglioramento dei servizi e la diminuzione dei costi». Il riferimento è al processo di accorpamento dei servizi che Confindustria Pescara sta portando avanti in uno stretto dialogo con la Territoriale di Chieti guidata da Paolo Primavera, «che spero» ha proseguito Marramiero, «possa rappresentare solo un passo verso un processo più ampio di integrazione regionale o interregionale. Ma ciò non basta». Fondamentale, secondo il presidente, «il dialogo con le altre associazioni di categoria e con le Camere di Commercio, che sono e dovranno essere sempre di più la casa dove tutte le associazioni si possano confrontare e creare le politiche di sviluppo per il territorio. Non c’è tempo e spazio per rivalità e dualismi né nella società civile né nella politica, occorre remare tutti insieme per innescare un processo di sviluppo». Unirsi è la parola d’ordine, e Marramiero se ne fa alfiere enunciando

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i princìpi che devono costituire la base dello sviluppo economico futuro: «Etica, meritocrazia, produttività e competitività sono i diktat che devono seguire imprese ed associazioni; innovazione, internazionalizzazione e sviluppo sostenibile le strade da intraprendere». In un contesto di turbolenza economico-finanziaria globale non si può abbassare la guardia su quella leva di sviluppo strategico e competitivo costituita dall’internazionalizzazione. «Sentiamo l’esigenza» ha affermato Marramiero «di rappresentare tutte le imprese che avvertono la necessità di varcare nuovi mercati e sentono di essere troppo piccole per affrontare Paesi-continente che si aprono ai consumi di alcuni miliardi di individui. Grazie a Confindustria Pescara è stata fatta, già da qualche anno, la prima indagine sui processi di globalizzazione delle imprese industriali e dei servizi innovativi sulla nostra provincia. Ci siamo focalizzati sull’organizzazione dell’azienda, sul loro prodotto, sui prezzi e soprattutto sui mercati già varcati o di potenziale interesse per le imprese pescaresi. Questo spaccato» ha spiegato «ci ha consentito di approcciare con una metodologia più costruttiva le esigenze dell’imprenditore associato e ci ha permesso di verificare quanto sia importante la formazione in ottica di internazionalizzazione. Non bastano affatto gli studi-paese, ma occorre strutturare percorsi formativi che consentano di incrociare le esigenze aziendali con quelle dei consumatori di aree geografiche lontane, delle loro culture, delle tradizioni storico-sociali, antropologiche e religiose che inesorabilmente entrano in gioco nello scambio commerciale». Nella nostra regione in particolare vi è la necessità di procedere ad un approccio con l’internazionalizzazione che punti ad aggregare le PMI per fare massa critica, essere competitive su grandi mercati e più permeabili al trasferimento tecnologico ed ad nuove acquisizioni di tecnologia, concentrandosi su progettualità e ricerca di modelli eccellenti: «Unione tramite reti di impresa e poli di innovazione gli strumenti per affrontare le nuove sfide». Il tema della serata, “Esportare il Made in Italy nel contesto della crisi europea” è stato affrontato, ha spiegato Marramiero, portando «due tipi di contributo: il primo, motivazionale, che porta a capire le ragioni per cavalcare il cambiamento e l’allargamento dei mercati; e il secondo, esperienziale, diretto a far comprendere a noi imprenditori le ragioni del successo di chi, tra i nostri colleghi, è già riuscito ad internazionalizzarsi. La loro testimonianza», ha proseguito, «ci aiuterà a comprendere le minacce ma anche le molte opportunità che la globalizzazione ci può riservare».

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Il contributo “motivazionale” è venuto dall’ospite d’onore della serata, Emanuele Maria Sacchi: uno dei massimi esperti internazionali di negoziazione, leadership e team building, unico italiano invitato come key speaker al World Negotiation Forum, nonché consulente, trainer e advisor per aziende di 16 differenti Paesi, molte delle quali sono inserite nella top 500 a livello mondiale. Durante il suo intervento Sacchi ha illustrato i tre fattori cruciali per vincere la sfida della competizione internazionale: strategia, unicità, engagement: «A mio avviso 3 fattori sono cruciali: il primo è la strategia. Avete una vera strategia? Riuscireste a spiegarla in modo chiaro e convincente? Le persone che lavorano con voi la condividono profondamente? Puntare sulla qualità dei prodotti non è una strategia, è un’altra cosa. Internazionalizzare, dare in outsourcing, realizzare partnership, non sono strategie. Al giorno d’oggi, con un’offerta di prodotti e di servizi sempre più ampia, l’unica strategia davvero premiante è quella di esprimere una vera unicità. Per farlo» ha proseguito l’esperto «non servono necessariamente grandi investimenti, semmai servono idee, creatività e un’ottima comunicazione. Il secondo fattore cruciale è quello di avere un’ottima leadership percepita, che poi permette di ottenere il terzo fattore cruciale, e cioè un reale engagement da parte dei propri collaboratori (che sono coloro che concretizzeranno la strategia e faranno percepire la vostra unicità). Questi tre fattori» ha concluso «sono interdipendenti, come le tre gambe di un tavolino; se uno di essi è scadente, il tavolo cade e il business crolla. Ma se invece sono tutti e tre palesi e potenti, allora la sfida è lanciata con fiducia e giustificato ottimismo». Spazio quindi ai case history di Fausto Aquino, presidente Confindustria Assafrica & Mediterraneo, di Gianluigi Peduzzi, presidente CDA Rustichella d’Abruzzo Spa, di Franco Pomilio, presidente Pomilio Blumm Srl e di Ilaria Saquella, Direttore commerciale della Saquella 1856. Prima delle loro testimonianze, la serata ha visto il contributo del Direttore della Delegazione Confindustria presso l’Unione Europea Gianfranco dell’Alba, che ha espresso il suo parere positivo sulla direzione presa da Confindustria per un sano europeismo e una spinta alla semplificazione nei confronti della burocrazia, «una causa del gap di competitività dell’Italia verso i partner europei e internazionali».

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(nella pagina accanto) dall'alto, Enrico Marramiero, presidente di Confindustria Pescara; il pubblico della sala conferenze dell'Unione industriali; Emanuele Maria Sacchi durante il suo appassionato intervento. (in questa pagina) l'assessore regionale allo Sviluppo economico Alfredo Castiglione; gli ospiti dell'incontro: da sinistra Ilaria Saquella, Gianluigi Peduzzi e Franco Pomilio

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LE AZIENDE PARTECIPANTI Lo scorso venerdì 14 dicembre alle 15,30 , prima del convegno su “Esportare il Made in Italy nel contesto della crisi europea”, si è svolta nella sede di Confindustria Pescara in via Raiale 110 l’assemblea generale ordinaria dei Soci dell’Unione Industriali della Provincia di Pescara. Dopo l’esame dei bilanci preventivo e pre-consuntivo, il Direttore generale Luigi Di Giosaffatte ha illustrato l’andamento di alcune voci di bilancio negli anni, l’andamento dello sviluppo associativo e la composizione della base associativa; si è svolta quindi la presentazione dei nuovi associati dell’anno. Ben 42 le nuove aziende che hanno fatto il loro ingresso in Confindustria. A quanti di loro erano presenti, il presidente Enrico Marramiero ha consegnato un attestato ricordo. Qui sotto pubblichiamo l’elenco dei nuovi ingressi, seguito dalle presentazioni di alcune delle aziende neoassociate.

Aurora Srl Immobiliare Aiop Abruzzo Associazione ospedalità Badas Produzione abbigliamento c/terzi Burini Srl Produzione camicie Colarossi Autotrasporto merci Impresa di pulizie Diva Commercio alluminio Domolife

74 Ossigenoterapia, Ventiloterapia

Edison Stoccaggio Spa Ricerca idrocarburi Felicittà Nido d’infanzia Fercal Edilizia Lavori di demolizione sterri movimenti di terra Ferri Service Logistica pulimento Genko Commercio all’ingrosso Il Falegname Vendita e montaggio mobili Imballaggi Vallescura Produzione di cassette in legno Infrastrutture Trasporto Gas Trasporto gas naturale Later Meccanica Macchine per laterizi Lido Assistenza anziani e disabili Lime Ristorante Makarredi Fabbricazione mobili Mas Snc Ristorante Meets Impianto con integrazione architettonica innovativa

CAMEL e DIVA

Un’ importante realtà abruzzese nel settore dell’alluminio e degli accessori per serramenti. Una passione Modus Fm Global Service e Facility Management imprenditoriale tramandata da Camillo Foglietta alle sue figlie Marzia e Sara Omniacare Consulenza di direzione che insieme alla grande collaborazione Petronio di uno staff di circa 100 dipendenti fra Fabbrica utensile per edilizia e operai,tecnici, impiegati, rete vendita e ferramenta consulenti esterni, sono impegnati per Polo Uninnova Innovazione e ricerca scientifica lo sviluppo del settore dei serramenti Prometeo in alluminio, distribuendo i loro Consulenza aziendale Formazione prodotti in tutto l’Abruzzo,parte delle Rino Rosini & C. Snc Marche e del Molise. Aziende grintose Fabbrica artigianale arredamento e all’avanguardia tecnica, di ampio Sace Edilizia supporto ai serramentisti e al servizio Sea Lion Hotel Industria alberghiera degli stessi per consulenze tecniche, finanziarie, di gestione aziendale, Sforza Srl Confezioni abbigliamento pelle progettazione e certificazioni. Oltre la Sigistel realizzazione di prodotti semi lavorati Call Center o finiti di supporto alle officine per Sirio l’esecuzione di lavori importanti, di Immobiliare Società Multiservizi Contabili Attività di servizi contabili grosse dimensioni, le aziende DI.V.A. amministrativi e CAMEL sono sempre alla continua Somi Impianti Demolizioni Demolizioni ricerca di nuovi prodotti e materiali per industriali rivestimento di facciate, tamponamenti, Stabilimento Balneare soluzioni per abbattimento termico ed Sayonara Ristorante acustico, al recupero dei centri storici Studio D’Ercole con grande attenzione al rispetto Società di Ingegneria dell’ambiente sia nella produzione Studio Planamente che nello smaltimento e riciclo dei Servizi commerciali - amministrativi alle imprese materiali in alluminio, a garanzia della Success Strategy Formazione - Coaching crescita dell’utilizzo dell’alluminio in Team D’Ottaviantonio quanto ecologico, riciclabile,molto Impresa edile funzionale e di elevata qualità estetica, Undergross adattabile alle più esigenti richieste Commercio all’ingrosso dell’architettura contemporanea. Unigross

COLAROSSI La Colarossi srl è un efficiente service provider in grado di offrire soluzioni innovative, pratiche e flessibili per servizi di autotrasporto merci in campo nazionale ed internazionale, deposito e logistica, traslochi, facchinaggio, e per attività di servizi di pulizia (in ambito civile e industriale) e giardinaggio. L’azienda, attiva da oltre trent’anni, ha nel proprio portafoglio clienti nomi illustri del panorama nazionale ed internazionale, conquistati grazie all’ elevata professionalità e qualità nei servizi; la strategia vincente è stata quella di saper combinare tradizione e controllo diretto sulla qualità dei processi con l’innovazione e miglioramento continuo, mantenendo un deciso orientamento al cliente. Il parco mezzi di proprietà è in grado di coprire tutto il territorio nazionale e l’intera area della Comunità Europea. La grande sede di Spoltore (10mila mq) consente di rispondere a qualsiasi problema di immagazzinamento e stoccaggio, potendo contare su due nuove strutture, alimentate con impianti fotovoltaici. www.colarossi.it

Commercio al dettaglio

www.camel-diva.com

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DOMOLIFE s.r.l.

EMMEGROSS

FELICITTà

LATER Meccanica

DOMOLIFE S.r.l. nasce a Pescara nel 1991 su iniziativa dell’imprenditore locale Nicola Serafini e sin dagli inizi lavora al fianco di medici e farmacisti per assicurare la cura domiciliare dei pazienti affetti da malattie respiratorie, erogando servizi di ossigenoterapia, ventilazione meccanica ed assistenza domiciliare, oltre alla fornitura di dispositivi medici destinati a strutture di cura pubbliche e private. Nel 1995 la società Rivoira del gruppo Praxair, attraverso l’acquisizione di quote societarie, entra a far parte della Società Domolife potenziandone la struttura organizzativa e logistica. Domolife, attraverso la sua struttura produttiva, distributiva ed organizzativa si pone oggi come interlocutore altamente qualificato nel settore delle cure domiciliari, in grado di operare capillarmente su tutto il territorio del centro e sud Italia.

Il marchio EMMEGROSS è presente sul mercato italiano già dal 1987. L’azienda, fondata in Molise da Giuseppe Massullo, proveniente da una lunga esperienza nel commercio, è specializzata nella vendita di articoli di biancheria per la casa ed abbigliamento intimo uomo, donna e bambino. L’ampia offerta racchiude una molteplicità di stili e tendenze capaci di attrarre una larga fascia di consumatori. È lo stesso fondatore e ideatore del marchio ad occuparsi, con la massima cura dei dettagli, della selezione dei marchi e degli articoli da proporre tra quelli delle principali case produttrici italiane ed estere. La forza contrattuale, la crescita e lo sviluppo del marchio sono stati possibili grazie all’organizzazione interna low cost, che garantisce ai clienti dell’azienda un rapporto qualità/prezzo competitivo rispetto ai concorrenti. La filosofia aziendale si basa su un rapporto di fiducia con il cliente e sul continuo aggiornamento delle linee di prodotto proposte, legato ai dati di vendita; negli ultimi quattro anni, in un mercato difficile, questa filosofia ha permesso di accrescere la forza di EMMEGROSS, che è diventato un marchio di successo. Gli obiettivi per i prossimi anni sono la conferma del rapporto fiduciario con i clienti e la crescita delle quote di mercato.

Il nido d’infanzia Felicittà è un servizio educativo volto a favorire la crescita dei bambini dai 3 mesi ai 36 mesi, che offre opportunità e stimoli per la costruzione dell’identità, dell’autonomia e dell’interazione con i coetanei e gli adulti. Il servizio è accessibile a tutti, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, e opinioni politiche. Nel nido si accolgono bambini diversamente abili tenendo conto della variazione di riferimento educatrice/bambino presente al nido. Il nido si presenta come un ambiente accogliente, sereno, colorato e qualitativamente stimolante all’interno del quale si segue come filo conduttore il proporre l’arte come gioco e curiosità. Questo spazio si identifica come luogo di relazioni e consente alle famiglie che si rivolgono al servizio di affidare con continuità e sicurezza i propri bambini a personale qualificato in un ambiente organizzato e sicuro, pensato sulla base di esigenze e di bisogni dei più piccoli.

La Later Meccanica nasce nel 1985 su iniziativa di Alfredo Di Tonno, che dopo una lunga esperienza maturata all’interno del settore dei materiali per l’edilizia ha avviato nel 1985 un cammino imprenditoriale grazie al quale oggi la Later Meccanica, specializzata nella costruzione, revisione e commercializzazione di macchine ed attrezzature per la produzione di laterizi, dalla prelavorazione alla formatura dell’argilla, è divenuta un’azienda leader 75 in ambito nazionale ed internazionale. Frutto della forte esperienza e della credibilità acquisita negli anni sono le centinaia di impianti realizzati in tutto il mondo (Iran, Russia, Albania, Kosovo, Tunisia, Qatar, Marocco, Egitto, Libia, Algeria, Argentina, Venezuela, Perù, Polonia, Romania). L’azienda propone ai propri clienti soluzioni organizzative dell’intera filiera di lavorazione investendo sui prodotti a marchio Italiano di grande prestigio ed affidabilità (Bongioanni, Morando, ecc.), ed è specializzata in forniture destinate ad impianti di lavorazione con capacità produttiva fino alle 60 TON/H di argilla.

www.domolife.it

www.felicitta.org

www.latermeccanica.it

www.domolife.it

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LIDo s.r.l.

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La Lido S.r.l. inizia la propria attività di assistenza agli anziani e ai disabili nel 1995, presso la Casa di Riposo “Il Castello” di Crecchio. Inizialmente la struttura è una casa di riposo; successivamente diventerà Centro Residenziale per anziani e disabili con lo scopo di erogare prestazioni sanitarie e socio-assistenziali. Lo sviluppo di tale attività e la crescita costante della domanda di ricoveri induce la società stessa ad allargare la propria organizzazione attraverso la gestione di un altro Centro, il “Tommaso Berardi” di Ortona (CH), esclusivamente impegnato nella cura di anziani non autosufficienti. Dal Luglio 2002 la Lido ritenne opportuno specificare e specializzare tale attività attraverso la destinazione mirata delle due strutture sopra menzionate. Così, la struttura di Crecchio diventa nel 2005 Residenza Assistenziale per disabili psichici, fisici e sensoriali adulti; mentre la struttura di Ortona diventa Residenza Assistenziale per anziani non autosufficienti. Entrambe le Residenze sono autorizzate e accreditate dalla Regione Abruzzo. Dal 24 dicembre 2008 si è aggiunta la Residenza “Montinope” di Spoltore (PE) pensata e voluta per l’assistenza ad anziani autosufficienti e/o parzialmente autosufficienti. Le tipologie assistenziali offerte dalla Lido Srl nelle tre strutture permettono di offrire una completa gamma di prestazioni tale da affrontare ogni necessità assistenziale dell’anziano e dell’adulto con disabilità. www.lidogroup.it

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omniaCare Meets

Un brindisi per celebrare un sodalizio che dura da più di trent’anni. Un’attività che ha fatto della ristorazione e del banqueting una vera e propria industria diventata un punto di riferimento a livello nazionale. Oggi Adamo Di Natale e Stefano Mezzazappa possono dirsi soddisfatti della loro idea imprenditoriale, la MAS Grandi Eventi, una società che si avvale di un nutrito gruppo di collaboratori, qualificati chef, esperto personale di sala e che promuove il territorio, i magnifici paesaggi abruzzesi e i prodotti agroalimentari regionali che sono alla base della loro offerta gastronomica. Il “capitale sociale” ammonta a nove luoghi di ristorazione: strutture esclusive, immerse in contesti naturali di suggestiva bellezza, ideali per festeggiare giorni da ricordare.

La MEETs srl è una società lowprofit eticamente orientata che, nel rispetto della filosofia aziendale ed in linea con gli strumenti tecnicoorganizzativi interni, affronta il settore delle energie rinnovabili in modo completo ed innovativo. La società entra nel settore con un approccio innovativo, con l’intenzione di allargare le possibilità di accesso agli utenti che desiderino usufruire di queste risorse. La sua mission è quindi quella di far incontrare coloro che hanno interesse e/o che operano attorno al mondo del vivere sostenibile e che non trovano la chiave di accesso per ottenere un apprezzabile, giusto ed etico risultato economico e ambientale nella Green Economy. MEETs mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per individuare e far conoscere le reali opportunità che offre questa nuova economia. Questo permette di affrontare ed onorare eticamente ed economicamente progetti sostenibili anche a chi possiede poche risorse sia economiche che specialistiche.

www.masgrandieventi.it

www.meets.it

MAS Grandi eventi

OmniaCare nasce dalla sinergia di competenze e professionalità acquisite in anni di esperienza e di assistenza alle imprese, riunendo un gruppo di consulenti di diversa formazione accademica ed esperienza professionale, una rete di consulenza giovane ed energica in grado di fornire soluzioni e risposte innovative, di alimentare il miglioramento continuo delle prestazioni e dei risultati prodotti e di facilitare la nascita di sinergie e collaborazioni a livello locale e nazionale. Per rispondere efficacemente alle esigenze del mercato OmniaCare opera con una struttura costituita da nove settori: Sostenibilità ambientale; Sicurezza e salute; Sicurezza agrolimentare; Consulenza sistemica; Formazione; Indagini strumentali; Comunicazione;Privacy; Sistemi IT; Fornitura di materiale antinfortunistico. Per tutte le aree di intervento si attua lo stesso approccio consulenziale che copre tutti gli aspetti della gestione organizzativa: l’analisi dei processi e la loro progettazione, realizzazione e/o riorganizzazione, l’assistenza operativa alla gestione dei sistemi implementati, l’assistenza per il miglioramento continua, la formazione e la motivazione delle risorse umane. La mission di OmniaCare è di guidare le attività delle organizzazioni verso un modello di sviluppo sostenibile, attraverso una continua azione di riduzione del proprio impatto ambientale e dei rischi a cui sono esposti i lavoratori, nel rispetto dei valori etici di una moderna società industriale.

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SACE

SEA LION Hotel

Quarant’anni fa, nel 1972, Rino Rosini iniziava una attività in proprio, dopo un periodo alle dipendenze di alcune fra le più importanti e rinomate falegnamerie abruzzesi. Nasceva così la Rino Rosini arredamenti, oggi una delle realtà più importanti dell’artigianato locale e regionale: una ditta specializzata nell’arredamento d’interni per civili abitazioni e uffici, che ha fatto della qualità ed unicità del lavoro il proprio marchio di fabbrica. “Artigiani dalla A alla Z”, si definiscono Rosini e i suoi figli Lorenzo (direttore amministrativo) Gianrico (responsabile della produzione) e Martina, che lavorano su progetto e costruiscono ogni mobile senza fare uso di semilavorati o parti prefabbricate, con la dedizione e la cura propria dei grandi artigiani di una volta, utilizzando tecnologie e attrezzature di ultima generazione. La grande sede aziendale, mille metri quadrati di struttura alle porte di Spoltore, sulle colline pescaresi, ospita circa 15 dipendenti.

L’impresa edile Sace Srl è un’azienda che realizza costruzioni per civile abitazione secondo la formula convenzionale “chiavi in mano”, capannoni prefabbricati, ristrutturazioni, demolizioni e movimento terra. L’azienda nasce nel 2001, con la veste giuridica di società di capitali a responsabilità limitata. L’organico è composto oltre che dai soci, da un direttore tecnico, impiegati amministrativi, geometra di cantiere, operai qualificati e specializzati, tutti con esperienza pluriennale nel campo. Opera prevalentemente in Abruzzo. L’esperienza tecnica decennale maturata nel settore le permette di realizzare opere che soddisfano le più svariate idee provenienti dai suoi clienti. La realizzazione delle opere parte dal progetto del cliente, si sviluppa attraverso la fase contrattuale e termina con la consegna della costruzione. La pianificazione, i controlli di qualità in corso d’opera ed il rispetto dei requisiti legislativi, consentono alla Sace di raggiungere elevati standard qualitativi con assoluta affidabilità delle opere realizzate. La società inoltre è in possesso di adeguate ed efficienti attrezzature pesanti e leggere per espletare al meglio ogni tipologia di lavoro.

www.rinorosini.com

www.impresaedilesace.com

Erano gli anni Cinquanta quando Alberino Cardone sceglieva, come tanti a quell'epoca, di emigrare per lavorare: da Penne alla Svizzera e da lì in tanti posti diversi, in Italia e all’estero, dove ha percorso una lunga gavetta prima di fare ritorno in Abruzzo. Con sua moglie Maria D’Anniballe e i suoi figli ha cominciato un’attività alberghiera che lo ha portato dapprima a investire risorse nella costruzione dell’Hotel City di Montesilvano, la sua prima creatura, e nel 2003 all’acquisto e 77 alla ristrutturazione del maestoso Sea Lion Hotel, affacciato sul mare nella zona dei grandi alberghi. L’hotel rispecchia, nelle forme e nel design –improntato alla sobrietà senza trascurare l’estetica e l’eleganza dello stile– la filosofia della famiglia, dedita al lavoro con impegno e passione. Oggi il Sea Lion Hotel si caratterizza come un luogo ideale per il turismo business: le quattro sale riunioni sono a disposizione per incontri di lavoro, conferenze, convention e vertici aziendali. Ma il Sea Lion mantiene anche la sua vocazione al turismo pleasure, grazie alla posizione, alla spiaggia privata, alla piscina e al comfort delle sue 80 camere che ne fanno una meta ideale per le famiglie in cerca di un po’ di relax. E da oggi c’è One, il locale tecnologicamente innovativo, fiore all’occhiello del Sea Lion.

PROMETEO Coaching RINO ROSINI Prometeo Coaching è una società di formazione e di consulenza aziendale, nata con l’obiettivo di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle persone e al progresso delle organizzazioni aziendali. Si avvale di metodi, strumenti e tecniche innovative per lo sviluppo delle risorse umane occupandosi in prevalenza di Coaching, Comunicazione efficace, Leadership, Negotiation skills e Team building. Interviene in tutte le realtà aziendali che intendono migliorare le performance e produrre risultati di più alto valore. Prometeo Coaching propone percorsi di formazione anche nel settore dell’alta formazione professionale e personale tramite la propria scuola di Coaching. Lo staff Prometeo Coaching, formato da consulenti altamente qualificati (docenti universitari, psicologi, coach professionisti) è stato costruito individuando in ogni formatore una caratteristica distintiva atta ad offrire servizi per l’apprendimento massimamente personalizzati.

Arredamenti

www.prometeocoaching.it

www.hotelsealion.com

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LE AZIENDE PARTECIPANTI

SOMI Impianti Demolizioni

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STUDIO D’ERCOLE

Lo Studio D’Ercole nasce nel 1980 su iniziativa di Alfredo D’Ercole, e si Somi Impianti Demolizioni è un’azienda è occupato soprattutto di restauro e italiana specializzata in montaggi conservazione di beni architettonici e demolizioni industriali dal 1987. e storico-artistici e di lavori pubblici. Realizza impianti di produzione energia L’esperienza maturata da D’Ercole chiavi in mano, strutture e quant’altro come direttore dell’area tecnica del inerente i lavori meccanici; prefabbrica Comune di Pescara ha permesso e monta pipeline, gasdotti, oleodotti, allo studio di diventare un punto trappole di lancio e ricevimento, con di riferimento nella progettazione attività di saldatura e rivestimento, per la Pubblica Amministrazione, esecuzione di scavi, ripristini e fornendo servizi specializzati a protezione catodica; realizza serbatoi favore di enti pubblici e imprese. Le in ambiente petrolchimico. La Somi attività dello Studio, trasformatosi vanta una conoscenza specifica nel nel 2008 in Società d’Ingegneria settore cementizio, nel quale esegue della quale fa parte, con D’Ercole, montaggi di forni, virole, molini cemento, anche il tecnico-amministrativo molini crudo, torri di condizionamento, Alessio Di Bernardo, si occupa di pallettizzazione, stoccaggio materie progettazione e direzione tecnica di prime e quant’altro di impiantistica opere pubbliche, di consulenza per la meccanica. Le demolizioni, settore realizzazione di partenariati pubblicospecifico dell’azienda, sono il vanto di privato. I principali settori d’interesse Somi, che demolisce opere metalliche e riguardano le infrastrutture e le opere civili nell’ambito industriale con l’ausilio di arredo urbano, l’impiantistica di mezzi dotati di attrezzature avanzate, sportiva, le opere di restauro e dei sistemi di taglio più evoluti, di valorizzazione del patrimonio storicoimponenti gru in grado di lavorare con architettonico e l’edilizia bioclimatica. notevoli portate e ad altezze elevate. Nel settore energia grazie a un sofisticato www.studiodercole.it sistema di calata è una delle aziende di rilievo a livello internazionale. Demolisce ciminiere di qualsiasi altezza, con l’ausilio di sistemi aerei tecnologici e sicuri. Esegue lavorazioni su diverse tipologie di materiali in accordo alle varie normative di riferimento, come ASTM/ ASME, DIN, EN, ecc.

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SUCCESS Strategies

VALLESCURA

Un ragazzo di scuola superiore che passa da 6 a 10 nei voti a scuola. Un venditore che impara a comunicare con i clienti nella metà del tempo e chiude il doppio dei contratti. Un giovane calciatore che inizia a segnare gol in ogni partita. Un avvocato che accresce il suo reddito di 6mila euro in 3 mesi. Un imprenditore che chiude la vecchia azienda e, seguendo la sua passione, ne apre un’altra che in 3 mesi decolla. Cosa hanno in comune queste persone? Sono tutte persone che hanno deciso di migliorare la propria vita per ottenere maggiore piacere e successo. Success Strategies aiuta le persone e le aziende a vivere pienamente il loro potenziale e a realizzare il proprio successo. Lo fa con corsi di formazione sul successo personale, i metodi di studio, la PNL, il public speaking, le strategie di business, vendita e marketing e con coaching personalizzato per le esigenze individuali. Lo fa con l’Università del successo, un percorso completo di 2 anni sulla crescita personale. Lo slogan: “Il successo delle persone è la nostra passione”.

Antimo Vallescura ha ereditato da suo padre le redini di quest’azienda di imballaggi, attiva dal 1957 e nata dall’evoluzione di una falegnameria artigianale. La Imballaggi Vallescura (guidata da Antimo insieme al fratello Fabrizio che ricopre il ruolo di direttore amministrativo) è tra i più grandi produttori abruzzesi di cassette in legno per ortofrutta, che vende e distribuisce in tutto il Centro Italia. Si trova a Città Sant’Angelo, dove si è trasferita dalla vecchia sede di Silvi Marina, in una grande area di circa 10mila metri quadrati nella quale in un capannone/laboratorio di 3mila mq lavorano 13 dipendenti. La Vallescura si configura oggi come un’azienda “green-oriented”, che cerca di dare un’impronta ecosostenibile alla sua produzione e alla sua attività, mediante l’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e il riciclo degli scarti di lavorazione, che vengono utilizzati per alimentare centrali termiche esterne; presto si doterà, secondo le intenzioni del titolare, anche di un impianto a biomasse per soddisfare il proprio fabbisogno energetico.

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EVENTI

VINCe VALeNtINI VINCe L’ABrUZZo

(sopra) una delle etichette del Trebbiano Valentini; (qui sotto) Daniele Becci, presidente della Camera di Commercio di Pescara

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Lo scorso 24 settembre, a Milano, una giuria di esperti critici italiani e stranieri, tra cui firme prestigiose dell’Observer e dell’Economist e della Revue du vin de France, hanno decretato il trionfo del Trebbiano 2007 di Valentini, giudicato “il miglior vino d’Italia”. L’annuncio è stato dato in occasione della manifestazione Best Italian Wine Awards, pensata e organizzata da Luca Gardini, sommelier campione del mondo nel 2010, e da Andrea Grignaffini, critico enogastronomico e creative director della rivista “Spirito diVino”, che stila una classifica dei 50 migliori vini nazionali. Il prodotto abruzzese scavalca così sul podio competitor blasonati come il Barolo Riserva Monprivato Cà d’Morissio 2004 di Mascarello (secondo posto) e il Sassicaia 2009 di Tenuta San Guido, medaglia di bronzo. È il successo dell’Abruzzo, che grazie all’impegno e alla passione di artigiani come Francesco Valentini conquista le vetrine più prestigiose in un settore chiave come quello dell’enologia, uno dei trampolini più alti dell’export regionale. In occasione di questa prestigiosa vittoria, il presidente della Camera di Commercio di Pescara Daniele Becci ha voluto ringraziare pubblicamente l’amico Francesco Valentini -figlio di Edoardo, uno dei padri nobili della viticoltura italiana e titolare di una delle più antiche aziende vinicole d’Italia, attiva dal 1650con una lettera che pubblichiamo integralmente in questa pagina. Caro Francesco,

sforzi e delle battaglie, che succhia la linfa di cui sono

ho scelto di scriverti questa lettera “pubblica” per

fatte le nostre attività, ingrossandosi a dismisura fino a

congratularmi con te dell’importante riconoscimento che

farci capitolare senza che quasi ce ne accorgiamo.

hai da poco ottenuto.

Tu hai dichiarato che non vuoi fattori esterni nelle tue

Non so se tu, schivo e silenzioso come sei, condividerai

cantine: lì, il vino deve fare il suo corso e tu sei solo

questo mio gesto, ma mi piacerebbe che queste poche

il tramite. E, allora, se il mio confronto può risultare,

righe possano servire ad iniettare fiducia ai colleghi

sebbene ardito, corretto, è importante lasciare alle cose

imprenditori che ci stanno leggendo.

fare il suo corso, difendendo la nostra produzione da

Ho sentito molti commenti su di te, sulla tua azienda

quegli agenti che ne rovinano l’essenza e la prelibatezza.

e sulla longevità e freschezza del tuo Trebbiano 2007,

La natura del nostro territorio fa sì che esso possa

selezionato come il miglior vino d’Italia.

eccellere di per sé: a noi tocca conservarlo, diventando

Ma una tua dichiarazione mi ha colpito più delle altre:

il tramite di coraggio, perseveranza e di audacia,

“Guardo e lascio che Madre natura faccia il suo corso,

stringendo i denti di fronte alle difficoltà e lasciando fuori

esiste già tutto, bisogna solo farlo emergere”.

la porta quel malcontento di cui parlavo prima.

Ho pensato alla tua natura, così riservata ma audace,

Nella “cantina” della Camera di Commercio di

umile e vivace, riflettendo su quali di queste qualità

Pescara stanno fermentando nuove idee che cercano

possano essere di esempio in un momento di crisi

di supportare gli imprenditori in questa difficile fase

così forte e scoraggiante, ed ho paragonato, con uno

economica: c’è una politica di promozione attenta

slancio di fantasia, la situazione economica che le nostre

alle qualità dei nostri prodotti; c’è una forte spinta

aziende stanno vivendo ad un cantina in cui fermenta del

all’innovazione tecnologica con la realizzazione di

buon vino.

infrastrutture per la banda larga e per l’accesso ad

Nonostante il nettare sia frutto del sudore dell’uomo,

internet; c’è un sistema di accesso al credito, attraverso

dei suoi investimenti di tempo e di risorse, delle

il mezzo dei Confidi, più semplice per le Pmi.

sue acrobazie per portare innovazione nei processi

Ci auguriamo che questi nuovi processi, così come il tuo

produttivi, ci sono troppi fattori che inquinano la resa:

esempio, portino ad un risultato migliore che liberi le

c’è la burocrazia, lenta e farraginosa; c’è un sistema di

nostre cantine da questa recessione e faccia riemergere

accesso al credito, rigido e complesso; ma, soprattutto,

il profumo di nuovi successi.

c’è il malcontento. È un parassita insidioso il malcontento, che si nutre degli

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Daniele Becci

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Ironman 70.3 è pronto per una nuova avventura L'IRONMAN 70.3 di Pescara riparte. Già fissate dalla WTC (World Triathlon Corporation) le date per l'edizione del 2013, la terza consecutiva nella città adriatica: sabato 8 e domenica 9 giugno

Si è quindi rimessa in moto anche l'imponente

delle varie discipline, cioè nuoto, bici e corsa. Quindi,

macchina organizzativa della Wecan Sport Events,

eccoci alle iscrizioni: la data della riapertura è stata

per offrire un evento ancora più emozionante e

fissata a venerdì 16 novembre, domani. La procedura

garantire una perfetta organizzazione, ma anche per

da seguire è integralmente on line attraverso il sito

permettere a tutti gli appassionati e spettatori – che nel

ironman-italy.com/registration.

2011 e nel 2012 sono stati un'enormità – di vivere

anche la politica dei prezzi attuata da Wecan. Per

momenti di grande sport a carattere internazionale.

chi si iscrive entro il 15 gennaio, è stato previsto uno

L'organizzazione intende comunicare alcune novità

special price di 205 euro anziché 255. Ancora: per

importanti che sono state decise durante l'inizio

chi ha preso parte all'edizione del 2012, il prezzo

dell'autunno. Intanto il nuovo direttore di gara: si tratta

speciale è di 169 euro. Le staffette pagano invece 195

del tedesco Kai Walter, già a capo della struttura

euro invece di 240. Garantito lo standard europeo

europea targata Ironman. Il neo race director si avvarrà

a livello di qualità, standard che si basa su livelli di

di un qualificatissimo team che curerà i particolari

selezione molto severi.

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Molto

importante

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INCONTRI

Il valore della tradizione Un volume curato dall'associazione Mo'Art presieduta da Mariano Monaco celebra l'arte della lavorazione del legno e contribuisce a creare l'identità di un territorio

Ben quaranta famiglie, tra gli anni Quaranta e Settanta, hanno reso possibile col loro lavoro –duro e pieno di sacrifici– lo sviluppo della produzione di mobili in quello che oggi, a buon diritto, viene chiamato appunto "paese del mobile", cioé Mosciano Sant'Angelo. Il borgo teramano, oltre ad affascinare per le sue architetture medievali, si caratterizza per la lavorazione artigianale del legno, iniziata a ridosso della seconda Guerra Mondiale e proseguita per oltre trent'anni, sull'onda di un vero e proprio “boom” economico. “Mosciano Sant’Angelo, il Paese del Mobile. Storia di Arte, Tradizione, Passione”, è il libro che racconta questo aspetto nascosto della storia abruzzese, realizzato grazie all’associazione culturale Mo’Art, presieduta dall’imprenditore Mariano Monaco, da anni attivo nel panorama delle iniziative culturali. Il volume, che si avvale dei testi della professoressa Alessandra Angelucci, è diviso in tre parti ben distinte: la prima, dedicata al ricordo dei veri e propri maestri artigiani, che già nel 1940 aprirono le botteghe nel centro del paese; la seconda, dedicata agli imprenditori,

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oggi titolari di noti mobilifici; la terza, dedicata alla storia della mostra del mobile locale e al dizionario degli attrezzi antichi usati dai falegnami di bottega. «Le testimonianze dei protagonisti, di allora e di oggi» ha detto Mariano Monaco «costituiscono un patrimonio culturale incommensurabile che è destinato a svanire o tramandarsi solamente attraverso il flebile canale della “oralità”, permettendo alle informazioni e al patrimonio culturale che completano l’identità di Mosciano Sant’Angelo di perdersi nel tempo, fino alla completa dimenticanza. Questo libro ripercorre le tappe più significative della nascita dell’artigianato e della lavorazione del mobile nelle sue diverse sfaccettature. Un lavoro che ha reso protagonisti proprio coloro che hanno creduto nell’importanza del “fare”, che ha offerto l’opportunità a tante famiglie di poter trovare certezza in un lavoro e che, infine, ha dato a Mosciano Sant’Angelo la possibilità reale, ed oggi concreta, di poter esser ricordata nella storia locale come Il Paese del Mobile». La s t o r i a locale, ha proseguito l'imprenditore presentando il volume, «ci parla di maestri artigiani, di lavoratori abili del legno. Il presente, nella sua veste moderna ed industriale, ci svela la grandezza, ma anche la fatica di famiglie ed aziende che hanno trasformato in fattive realtà le loro originarie speranze». Monaco ha inoltre espresso l’intenzione di realizzare nel centro storico del paese il “Museo del falegname”, raccogliendo tutti quegli attrezzi che anticamente gli artigiani adoperavano per “realizzare prodotti ad arte”.

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(sopra) Mariano Monaco, presidente dell'associazione Mo'Art

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per SIRIO

Il numero uno delle concessionarie Un contest della BMW premia i migliori dealer mondiali L’azienda Cascioli accede alla finalissima di Monaco nella categoria “Customer satisfaction”

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a Concessionaria del BMW Group in Italia Cascioli S.p.A. di San Benendetto del Tronto (AP) ha superato la selezione nazionale del contest “Excellence in Sales 2012: Number One in Customer Satisfaction” guadagnandosi così un posto in finale per la premiazione mondiale del prossimo aprile che si svolgerà presso la sede del BMW Group a Monaco di Baviera. Dal 2008 il concorso internazionale “Excellence in Sales” promosso dal BMW Group premia ogni anno le migliori eccellenze mondiali nella distribuzione di prodotti BMW e MINI

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in 45 Paesi di 5 continenti attraverso una competizione tesa a certificare le “best practice” dei suoi dealer in tutto il mondo. Tutte le concessionarie possono presentare la propria candidatura in cinque diverse categorie legate alla soddisfazione del Cliente, alla vendita di vetture di lusso, al post vendita e alla gestione sostenibile del business della distribuzione auto. Entro la fine dell’anno saranno selezionati i rappresentanti nazionali tra i quali verranno scelti i 15 finalisti ed infine i 5 vincitori. La concessionaria Cascioli ha partecipato nella categoria “Number

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LIFESTYLE One in Customer Satisfaction”, riservata a quei concessionari che superano quotidianamente le aspettative dei propri Clienti, con passione ed entusiasmo. Per concorrere al premio la Cascioli ha messo a punto un progetto specifico per misurare la soddisfazione della propria clientela BMW denominato “BMW FOCUS 2012, il Cliente al Centro” ed uno destinato ai clienti MINI intitolato “MINI FOCUS 2012, TU AL CENTRO!”. Il progetto ha previsto due Focus Group

e di definire in modo strategico nuovi servizi e migliorare quelli già esistenti. I fratelli Cascioli, titolari della Concessionaria, commentano così il premio ricevuto: «Siamo felici che i nostri progetti “BMW FOCUS 2012, il Cliente al Centro” e “MINI FOCUS 2012, TU AL CENTRO!” siano stati riconosciuti come meritevoli di competere a livello internazionale tra le migliori case history in materia di soddisfazione del Cliente. Siamo convinti che l’ascolto della

24.000 metri quadrati, 5.000 dei quali coperti per la vendita e assistenza di auto BMW e MINI, magazzino, uffici e back office. A breve aprirà una seconda sede a Civitanova Marche di 5.000 mq dei quali 3.000 scoperti destinati alla vendita del parco usato del Gruppo Cascioli. Il successo della Concessionaria Cascioli S.p.A. è frutto dalla continua attenzione al cliente, della capacità di innovazione, soprattutto nei servizi. Tra i più originali si annovera il “Service on the Beach”

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su un campione di clienti BMW e MINI, tra fidelizzati, nuovi clienti e clienti insoddisfatti o persi, svolti tra febbraio e marzo di quest’anno. I risultati hanno permesso di favorire la comprensione dei bisogni latenti dei clienti BMW e MINI, sviluppando la sensibilità e la capacità di cogliere i segnali deboli, di cogliere idee, spunti, suggerimenti e proposte per attuare azioni e interventi sempre più efficaci e mirati; di coniugare il flusso di informazioni provenienti dall’esterno con quello interno, per superare le criticità causate dall’agire ripetitivo e routinario;

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clientela rappresenti un fondamentale punto di partenza per il miglioramento continuo della qualità del servizio offerto nella vendita e nel post vendita». Attiva dal 2009, la concessionaria Cascioli è guidata dai fratelli Stefano e Giuseppe Cascioli e coadiuvata dal dottor Enzo Gramenzi, responsabile marketing del Gruppo Cascioli, insieme a un team di collaboratori molto affiatato composto da 15 collaboratori nel reparto vendite e 15 nel post vendita. La sede principale di San Benedetto del Tronto si estende su una superficie di

che prevede, durante il periodo estivo, la fornitura gratuita di un ombrellone in spiaggia ai Clienti del Service per il tempo necessario alle operazioni di officina, oppure –nel periodo invernale– un invito a pranzo presso un ristorante di lusso nelle immediate vicinanze della concessionaria. Una iniziativa che ha permesso alla concessionaria Cascioli di distinguersi a livello nazionale fin dagli anni scorsi. (nella pagina accanto) foto di gruppo del team della concessionaria Cascioli e la sede di San Benedetto del Tronto; (sopra) Stefano Cascioli riceve il premio BMW Number One in Customer Satisfaction

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