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ficativi e tali da incidere in misura spesso decisiva sul costo finale di produzione: ciò, con particolare riguardo agli scambi internazionali, nella maggioranza dei casi ad ampio raggio. La razionalizzazione degli imballaggi, la riduzione dei tempi morti e la diffusione degli spessori sottili nelle produzioni di lavorati standard hanno certamente giovato, ma sta di fatto che marmi e pietre sono materiali con alto peso specifico, ed in quanto tali, caratterizzati dai problemi fisiologici che ne derivano, e che dovrebbero essere affrontati nell’ambito di una costruttiva cooperazione tra pubblico e privato. Oggi, le fruizioni del trasporto stradale e di quello marittimo sono complementari, soprattutto nell’interscambio. Infatti, ad ogni carico su mezzi navali e relativo scarico in arrivo corrisponde un numero quanto meno paritetico di trasporti su quelli gommati: al riguardo, tenuto conto della capacità media di ogni camionata, che soprattutto nelle cave si riferisce spesso alla sola motrice, e del volume lordo prodotto, trasformato e posto in opera, non è azzardato sottolineare l’importanza di questo indotto, a cominciare da quella economica, valutandone la consistenza in parecchie decine di milioni annui di camionate. Considerazioni analoghe valgono per i trasporti ferroviari, la cui incidenza specifica nell’ambito dell’interscambio resta complementare, ma con alcune importanti eccezioni destinate ad assumere importanza strategica, come in Sudafrica, in Mauritania, o nel traffico del grezzo fra l’Europa nord-orientale e l’Estremo Oriente; e talvolta, anche nelle economie mature, ivi compresa l’Italia, sebbene il ruolo dei suoi “treni del marmo” dai

XXIV Rapporto Marmo e Pietre nel Mondo 2013

porti di sbarco del grezzo ai distretti industriali di trasformazione sia stato parzialmente eliso dal regresso dell’import. In ultima analisi, le opportunità di sviluppo settoriale in termini organici e funzionali passano attraverso la soluzione dei problemi di infrastrutture e trasporto, e prima ancora, la volontà di affrontarli nella consapevolezza del ruolo strategico riconosciuto al settore lapideo.

15. Ampliamento dei consumi Specularmente alla produzione, il consumo mondiale è aumentato di circa sette punti nel corso del 2012, giungendo a 1,35 miliardi di metri quadrati equivalenti e raddoppiando il quantitativo posto in opera nel 2001, quando la superficie interessata era pervenuta a 700 milioni di metri (tav. 87). Come negli altri parametri di base, anche in questo caso si è avuta una forte tendenza alla concentrazione: i primi due Paesi, Cina e India, hanno dato luogo ad oltre un terzo del consumo planetario, contro il 15,7 per cento del 2001. Del resto, quelli in cui l’impiego lapideo è stato superiore a dieci milioni di metri sono soltanto quindici, tra cui sette europei, sei asiatici e due americani. Dopo quelli dei due leader, gli altri aumenti più significativi si riferiscono ai Paesi extraeuropei, guidati dagli Stati Uniti e dal Brasile, che figurano in terza e quarta posizione, e con forti progressi anche in Corea del Sud, Taiwan ed Arabia Saudita, mentre il Giappone risulta in rilevante controtendenza, al pari dell’Unione Europea, le cui sofferenze sono diffuse in Italia come in Spagna, in Germania

Carlo Montani

come in Portogallo, e soprattutto in Grecia, dove si sono perduti i due terzi del consumo originario (tav. 88). L’utilizzo pro-capite di marmi e pietre mette in luce variazioni di ampia consistenza rispetto alle cifre assolute. Ne emerge il primato di alcuni Paesi di fascia media, quali Belgio, Svizzera, Taiwan ed Arabia Saudita, dove il consumo unitario è riuscito a superare la media di un metro quadrato per abitante (tav. 89), mentre Cina, Giappone e India si trovano in coda alla graduatoria, per effetto di una struttura demografica opposta. Nondimeno, la crescita cinese trae motivi di specifica evidenza anche da questa variabile, con un rapporto che è cresciuto di oltre quattro volte nel giro del decennio, mentre quello mondiale non è nemmeno raddoppiato. A proposito del Belgio e della Svizzera, è il caso di aggiungere che il loro consumo pro-capite del 2012 ha superato la media mondiale, rispettivamente, di nove e di otto volte, ponendosi in controtendenza nei confronti dell’Europa in regresso: ciò, a fronte di condizioni economiche più favorevoli, ma nello stesso tempo, alla luce di sensibilità progettuali e promozionali efficacemente moderne. Come si è rilevato a proposito della produzione e dell’interscambio, la disponibilità del materiale di natura è diffusa dovunque, e quando sia eccezionalmente carente, le infrastrutture operative, a cominciare dai trasporti celeri, si fanno carico di colmare i fabbisogni. In effetti, esistono mercati sostanzialmente puntiformi in cui la mancanza oggettiva di risorse domestiche viene elisa da un’esportazione proporzionalmente significativa, come è accaduto nel 2012 per Paesi

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come Barbados, Bermuda, Macao, Mauritius e via dicendo, dove i notevoli acquisti di lavorati dimostrano che la propensione al consumo lapideo è veramente universale. Certo, non si tratta di contributi decisivi allo sviluppo del settore, ma il loro ruolo emblematico, esteso a tante altre realtà minori, conferma che il mondo della globalizzazione è accessibile a tutti, assumendo il carattere non troppo paradossale di un enorme mercato domestico. Nell’ottica di approccio, resta l’impressione che gli spazi di crescita avvenire del settore vadano cercati, anzi tutto, oltre i confini europei, per il tramite di adeguate strategie distributive, in cui i maggiori protagonisti stanno dimostrando di saper comunque eccellere. Quanto alla via dei consumi alternativi, l’ampio ventaglio di usi non solo tradizionali nell’edilizia, nella funeraria e nell’arredo urbano, certamente competitivo rispetto alla concorrenza, non elide l’utilità di questa opzione, affidandola ad una ricerca tuttora da potenziare, e da valorizzare ulteriormente.

16. Macchine e strutture impiantistiche L’espansione mondiale di marmi e pietre ha trovato un corrispettivo fisiologico in quella degli investimenti in macchine ed impianti, sia pure con significative eccezioni nei contesti geografici tuttora in fase di ristagno: in tal senso, il caso più importante è quello dell’Europa, dove l’interscambio quantitativo delle predette tecnologie, che soddisfa una larga maggioranza della domanda, ha


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