ottobre 2011

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VARIE

sa aerea delle frontiere con piani di allarme e di impiego dell’ordine di minuti e di attacco appena le schiere aeree nemiche si fossero avvicinate agli schieramenti di frontiera. La cosa funzionò molto bene. I protagonisti italiani erano quelli sopradescritti. Nessuno in Italia, però, seppe della loro dedizione e sacrificio. Negli anni ‘50 e fino ai ‘60 nelle nostre aerobrigate di punta si celebrava un “funerale la settimana” perché ancora i reattori erano solo di 2ª generazione e richiedevano esperienza e sacrifici che furono via via ridotti. Nell’immediato dopoguerra, nei reparti ricostituiti, avevano molta influenza i reduci del conflitto che erano spesso rimasti al concetto del nuovo pilota che “si fa o muore”. E ciò non era solo in Italia. Ma l’America con i suoi grandi numeri e con le sue grandi perdite, ed ancor prima seppur in minor misura, l’Inghilterra con la battaglia omonima, avevano compreso l’importanza del passaggio al “pilota salvato, buono per domani”. Il concetto piacque a noi “giovani” e facemmo, quando necessario, la nostra battaglia per affermarlo. Per esempio i reparti passarono da una o due pattuglie acrobatiche per Stormo, ad una designata ufficialmente per tutta l’Aeronautica ad una seconda che l’avrebbe sostituita. In compenso l’acrobazia continuò ad essere elemento insostituibile nell’addestramento della caccia ove il tiro reale divenne il parametro più importante e più veritiero insieme alla navigazione ogni tempo della efficienza dei singoli piloti, con i risultati dei tiri e dei reparti con il numero di aerei e piloti “pronti al combattimento” e con l’efficienza della manutenzione, dei rifornimenti e delle difese interne aeroportuali. Si effettuarono anche per alcuni anni “gare di tiro” scegliendo i quattro migliori tiratori per ogni Stormo in base ai risultati reali. I vincitori di quelle gare, effettuarono le gare di tiro internazionali nell’ambito dell’Alleanza Atlantica. Ci facemmo onore, ma il sistema decadde presto per i costi e per gli impegni diversificati, derivanti dalle gare che furono abolite, dopo alcuni anni, mentre il conseguimento della prontezza al combattimento ritornò su sistemi di valutazione

complessiva ove i risultati dei tiri venivano declassati nel confronto diretto dalle nuove specializzazioni dei missili per tornare ad una valutazione “ragionata” che, guarda caso, dava ampio spazio a valutazioni troppo personali e fondate sul vecchio sistema “acrobatico” che continua a riscuotere successo pubblico e che per questo rimane un’arma di difesa da attacchi antimissilistici. Forse il ritorno alle valutazioni meno specifiche e realistiche ottenne l’aiuto in chi vedeva sacrificate le qualità acrobatiche pure! Può non sembrare vero, ma è certo che il vincitore delle prime gare di tiro non ebbe nemmeno una citazione sulle note, mentre le ebbe per altre qualità acrobatiche! Rilevato comunque il valore della nostra partecipazione alla guerra fredda ci si domanda se è stato giusto non far sapere agli italiani ed agli aviatori nuovi che cosa facevano ed hanno fatto i loro predecessori per la difesa della libertà e della pace fino all’89 quando fu vinta la guerra fredda senza colpo ferire. Bisognava aver fatto uno dei numerosi corsi di istruttore in USA per partecipare a quel periodo da protagonisti ove un gruppo di volo di 25 aerei e 30 piloti era investito fin dal tempo di pace di missioni di guerra da attuare su allarme di pochi minuti, su obiettivi e rotte, riprodotte “a specchio” sul territorio nazionale, con addestramento singolo e collettivo, controllato ogni anno da una Commissione internazionale di esperti che “attribuiva” la categoria di efficienza complessiva di 1º, 2º e 3º livello. Il sistema divenne poi più esigente con la capacità atomica che pose ai giovani protagonisti ed ai loro Comandanti diretti problemi morali e di coscienza oltre alla consapevolezza di dover “partire” per voli quasi suicidi con difficile ritorno. E lo sapevamo in pochi! Non fu giusto, ma è davvero riprovevole non aver fatto sapere agli italiani quelle storie. Furono oscurate in Italia per ragioni di politica interna e non si dettero nemmeno i tratti ufficiali della posizione diplomatica e dell’attribuzione di Comandi NATO, dell’Italia. La politica italiana diplomatica di ogni parte anche militare preferì sempre di non riconoscere questi

primati aeronautici e le si dette il “contentino” di mantenere il prestigio pubblico con la pattuglia acrobatica che, di valore indiscutibile nel mondo spettacolare, non dà di fronte alla vera storia il valore che spetta all’AM e che i suoi comandi non sono mai riusciti a dare con la stesura, inesistente e mai fatta della vera storia aeronautica, limitandola, con peccato mortale, al Ventennio (senza la sconfitta) ed alla pattuglia. Sono convinto che è ora di scriverla anche con gli errori che furono spesso comuni. È vero che ci sono stati eventi storici che hanno investito l’AM deviando la sua capacità di valutazione passata e presente, alla sola pattuglia. Comportamento accettato dai Comandi e dall’inesistente Ufficio Storico della Forza Armata. L’ammutinamento dei controllori, guidato a soluzioni negative dalla politica, rimediato da uno sforzo aeronautico di duplicazione degli addetti al traffico aereo in sei mesi; gli scioperi dei sottufficiali delle FF.AA. nemmeno ingiustificati perché le leggi ordinative e le promozioni avevano subito i ritardi e le ingiustizie politiche con le leggi parziali e settoriali di premio ed alcuni piuttosto che ordinate promozioni come era richiesto e dovuto. Quando in questo clima “antiaeronautico” scoppiò Ustica non si cercò più alcun altro argomento deviatore dai veri problemi nazionali delle FF.AA. e dell’aviazione militare e civile. In particolare a tutti conveniva accusare l’AM di ogni errore e deviazione sulla tragedia del DC.9. L’AM ed i suoi Comandi si cullarono nella certezza dell’assoluta estraneità dell’AM, ma ciò fu interpretato come volontà di non collaborare alla verità creata dai media con l’ausilio di qualche interessata persona militare ignorante di qualsiasi nozione sui radar, sugli effetti delle esplosioni, sui controlli a terra ecc. Fu così che almeno dieci capi di Stato Maggiore divennero i primi indiziati da seguire in ogni loro atto che avrebbe rivelato la loro complicità con i responsabili che dovevano essere isolati e reputati colpevoli senza alcuna accusa reale e provata. Fu un miracolo che essi ed i loro SS.MM. siano riusciti a sostenere l’efficienza e lo sviluppo della F.A. segue

AERONAUTICA 10/2011

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