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Cesena

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Anno VIII - N. 1/2 - aprile 2011

Il sottile filo del

Discorso

Stefano Simoncelli e Tinin Mantegazza Marco Sabiu La bacchetta del maestro di note Musica live a Forlì e Cesena Le città da ascoltare Bagno di Romagna Il prodigio delle acque



Sommario

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4 Annotare Brevi IN 14 Essere Marco Sabiu 20 Suonare Ragazzo Semplice 22 Suonare Musica live a Forlì e Cesena 26 Scrivere S. Simoncelli e T. Mantegazza 32 Camminare Bagno di Romagna 39 Svelare Hidetoshi Nagasawa 42 Creare Foscolo Lombardi 47 Danzare Noemi Briganti

| EDITORIALE di Andrea Masotti |

50 Abitare La villa in collina 56 Curare Claudio Vicini 58 Vincere Fabio Sacchi 60 Cucinare Michele Amadei 62 Visitare L’Italia s’è desta 63 Conoscere Martina Dotti 64 Rinnovare Cariromagna 66 Scegliere Shopping

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Musica e cultura. Note sullo spartito e poesia sulla carta, per questo “IN Magazine”, di nuovo con la doppia cover, Forlì e Cesena. Si comincia con Marco Sabiu, direttore d’orchestra a Sanremo e non solo, dato che il suo curriculum lo ha visto al fianco di grandi artisti. Sabiu apre un piccolo approfondimento dedicato alla musica, prima con Ragazzo Semplice (giovane e originale voce locale, lanciato proprio da Sabiu), quindi con un excursus sui locali live tra Forlì e Cesena, dalle storiche location (Naima e Vidia, fino ai club più recenti, ma già mete di culto. Parlavamo di cultura, e quale migliore luogo del Porto canale di Ce-

senatico è fonte d’ispirazione per essere creativi? Tinìn Mantegazza e Stefano Simoncelli sono due splendidi esempi in merito. Dal mare ai monti, fino a Bagno di Romagna per il viaggio territorio. Un po’ in alto si resta, per scoprire un’originale opera d’arte a Santa Sofia, e conoscere il liutaio di Dovadola Foscolo Lombardi. Cultura sulla punta delle scarpette, con Noemi Briganti, etoile che ha salutato a febbraio le scene. Infine le rubriche, con il professor Claudio Vicini, l’ex ciclista Fabio Sacchi, lo chef Michele Amadei, Martina Dotti, autrice di un saggio sulla famiglia Cappelli di Rocca San Casciano. Buona lettura!

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Chiuso per la stampa il 08/04/2011 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

IN Magazine | 3


Annotare | Brevi IN

Ferretti, master per Comandanti

DOM edizioni al Salone del Mobile

Milano - Prima volta al Salone del Mobile di Milano per DOM edizioni, presente all’edizione 2011, dal 12 al 17 aprile. È una tappa importante del percorso intrapreso dall’azienda verso uno sviluppo internazionale: a Milano presenta vari pezzi della collezione che mescolano differenti stili, dal minimalista al ricercato, dal classico al trendy fino all’elegante. Domenico Mula, fondatore e direttore creativo dell’azienda nata nel 2007 a Cesena, presenta al pubblico “DOM Home Philosophy”, prodotti di punta di quest’anno e classici come il tavolo Lollo e il divano Edoard, la consolle Kelly, le librerie Leonard e altro ancora, selezionati per una raffinata clientela. www.domedizioni.com

Premio Alteo Dolcini 2011 Forlì - Al forlivese Stefano Servadei è andato il Premio 2011. La consegna è avvenuta lo scorso 15 marzo all’Hotel della Città, nel corso di una serata organizzata dal Rotary Club. Il premio è conferito a personalità che si sono distinte nella promozione della storia, della cultura e delle tradizioni di Romagna: classe 1923, Servadei è stato parlamentare e consigliere regionale, e nel 1990 ha fondato il Movimento per l’Autonomia della Romagna. Ha al suo attivo varie pubblicazioni e molteplici iniziative condivise con Alteo Dolcini, a favore dell’identità storica e culturale romagnola. Le prime tre edizioni del premio hanno visto premiati Giancarlo Minardi, Tonino Guerra e Walter Della Monica. www.alteodolcini.com

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Portoroz - I comandanti di imbarcazioni e navi del Gruppo Ferretti protagonisti di “Convergence”, master di formazione e aggiornamento tenuto dal 15 al 18 marzo al Kempinski Palace Hotel della località slovena. Alla settima edizione, il meeting ha ospitato circa 130 partecipanti da tutto il mondo, impegnati in corsi di aggiornamento organizzati con la collaborazione delle Direzioni Commerciale, After Sales, Comunicazione e della Direzione Sviluppo Prodotto del Gruppo. I seminari tecnici sono stati tenuti da relatori provenienti dai più importanti partner di tecnologia del Grup-

di navi

po che collaborano con la Direzione Sviluppo Prodotto, in particolare con AYT (Advanced Yacht Technology). Interventi d’approfondimento sono stati riservati al ruolo del comandante, ai titoli professionali del diporto, agli aspetti fiscali del bunkeraggio, alla conoscenza delle rotte e strutture di service della costa croata, alla gestione quotidiana dei motoryacht. Tenuti anche numerosi incontri individuali in corner dedicati, con i responsabili della Divisione After Sales & Service. I comandanti sono stati coinvolti anche in appassionanti sfide in team. www.ferrettigroup.com

I “Segmenti” di Bertolino Terra del Sole - Grande successo di pubblico e critica per “Segmenti”, personale di Giuseppe Bertolino presso La Rosa Arredamenti di Terra del Sole. Un’originale esposizione d’arte contemporanea e oggetti d’autore, sbocciata dal connubio tra pittura e artigianato artistico. Per la prima volta l’autore di “Ieros” e “Cronos” esprime la propria creatività non solo attraverso quadri ma anche mobili, arredi e lampade. Tra i visitatori entusiasti il sindaco di Castrocaro Terme e Terra del Sole Francesca Metri, l’assessore provinciale alla cultura Iglis

Bellavista, il presidente APT Emilia Romagna Liviana Zanetti, il prefetto di Forlì-Cesena Angelo Trovato e il suo vice Umberto Grani. (F.M.)


Varo ufficiale per Puntadiferro Forlì - L’attesa è stata lunga ma alla fine la grande cupola di vetro del centro commerciale Puntadiferro si è illuminata, riempiendosi di gente. L’ipermercato forlivese ha aperto ufficialmente i battenti giovedì 7 aprile, orario continuato dalle 9 alle 21 e aperture straordinarie nelle domeniche del 10 e 17 aprile. Architettura innovativa e attenzione al risparmio energetico caratterizzano la struttura, che utilizza il servizio di teleriscaldamento offerto da Hera senza avere caldaie proprie, vantando anche un impianto fotovoltaico sul tetto da 50 Kw di picco, che consente la produzione di 60mila Kwh annui di energia elettrica. Ad affiancare l’Ipermercato E.Leclerc-Conad tantissimi marchi di prestigio presenti nella galleria, come Marco Polo Expert, McDonald’s, H&M, Mondadori, Stradivarius, Alcott, Champion, Limoni, Douglas, Swarowski, Benetton, Toys, Geox, Thun, Fiorella Rubino, Tezenis, Yamamay, Intimissimi, Original Marines, Rifle, Sisley, Footlocker, Conbipel.

Ph. Giorgio Sabatini

L’imprevedibile leggerezza in Materia Roma - L’arte della ghisa tra Ottocento e Novecento approda al Museo della Casina delle Civette a Roma, in una mostra sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica che vede protagoniste leggiadre creazioni provenienti dalla Fondazione Neri – Museo Italiano della Ghisa. Lampioni, maschere, statue, vasi, ringhiere e oggetti destinati all’arredo di interni ed esterni, affiancati da cartoline d’epoca e da tavole didattiche che illustrano il processo di lavorazione della ghisa. Inaugurata il 12 aprile, l’esposizione rimane aperta fino al 25 settembre, tutti i giorni escluso il lunedì dalle ore 9 alle 19. www.museivillatorlonia.it


Unità d’Italia, concerto in Prefettura

Santa Sofia - In una sala del consiglio gremita di amici e compaesani provenienti da Corniolo Leonardo Fabbri, Professore ordinario delle malattie dell’apparato respiratorio all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha ricevuto la cittadinanza onoraria a Santa Sofia. Un terzo nome illustre, che si affianca a Giancarlo Mazzuca e Paolo Baratta, già cittadini onorari che offrono amicizia e apporto alla comunità santasofiese. Ad accogliere Fabbri il sindaco Flavio Foietta, il Consiglio Comunale, istituzioni locali e provinciali e gli amici di Corniolo: a partire da Adriana Marietti, presidente della Pro Loco Corniolo Campigna, che ha consegnato a Fabbri la tessera n°1, fino all’amico d’infanzia Giuseppe Pisanelli. A tutti il ringraziamento di Fabbri, “corniolese nell’anima”: un’affermazione sincera, dal momento che anche tra le righe dell’articolo pubblicato sulla rivista internazionale Lancet Fabbri ha citato Corniolo, suo paese d’origine. (F.R.)

Cammina sicuro alle Terme Castrocaro Terme - Parte di slancio la stagione termale 2011, anticipata a fine marzo da un importante congresso medico sul tema “I disturbi dell’equilibrio nell’anziano. Nuovi percorsi di recupero in ambito termale”. Il seminario, moderato dal dottor Germano Pestelli, ha avuto oltre 150 iscritti che sono stati introdotti al metodo TAV, Training di Adattamento Vestibolare, che consente di migliorare i sintomi legati ai disturbi dell’equilibrio dell’anziano. (F.Ri.)

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Ph. Giorgio Sabatini

Leonardo Fabbri cittadino di Santa Sofia

Forlì - Tutti in piedi, con la mano destra rigorosamente sul cuore, a cantare l’Inno Nazionale. Tra le tante iniziative organizzate per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia anche un concerto lirico nel palazzo della Prefettura, il 16 marzo scorso. Una serata emozionante, che ha visto susseguirsi sul palcoscenico del salone prefettizio il baritono forlivese Daniel Giulianini e il soprano lituana Julija Samsonova, con arie di Mozart, Bellini e Donizetti. Star della serata, senza nulla togliere agli altri artisti, è stato il soprano forlivese Wilma Vernocchi: elegantemente vestita con un abito lungo sfumato dal bianco al verde e al fuxia, ha cantato arie tratte dai più celebri melodrammi italiani, interpretando anche una splendida Carmen di Bizet. (M.A.)

Dalle 9 alle 5, con Qaos Forlì - Anteprima al teatro Testori per la nuova produzione di Qaos, andata in scena il 2 e 3 aprile nell’ambito della rassegna “L’Isola del Tesoro”.

Lo spettacolo è Dalle 9 alle 5 orario continuato, musical liberamente tratto dall’omonimo e divertentissimo film del 1980 con Jane Fonda, Lily Tomlin e Dolly Parton le cui canzoni originali, tutte riadattate in italiano e cantate dal vivo dal cast di circa 20 interpreti, costituiscono la colonna sonora dello show. Ad aggiungersi al già nutrito cast diretto da Valerio Arpinati è il corpo di ballo di una delle migliori scuole di danza della regione, la pluripremiata “Manuale di Danza” di Rimini diretta da Emanuela Ciavatta, coreografa del musical. Lo spettacolo si presenta come un divertente tuffo nella spensieratezza, tra battute fulminanti della variegata fauna di personaggi, coreografie accattivanti e una ventina di canzoni orecchiabili, il tutto mixato in uno show adatto a tutta la famiglia. www.qaos.it (R.B.)



I Grovignani, pittura a sei mani

Predappio Alta - Tre pittori, soprattutto tre amici. Quasi per gioco hanno dato vita ad una forma d’arte di gruppo gestita come una staffetta. Le sei mani impegnate in quest’opera sono di Franco Gianelli (Grota), Vanni Perpignani e Paolo Vignali, i primi due di Predappio, il terzo di Castrocaro Terme. Uno naif, due figurativi, insieme danno libero sfogo alla fantasia percorrendo strade diverse che finiscono per portarli in mondi inaspettati, con opere finali di cui loro stessi ignorano la definitiva versione, se non dopo l’ultima pennellata. L’anteprima dei Grovignani si è tenuta dal 2 al 12 aprile a Predappio Alta, al ristorante enoteca La Vecia Cantêna d’la Prè - Cà de Sanzvés, in apertura della nuova edizione di “Arte in Cantina”. www.laveciacantena.it

Scuola di vela e navigazione storica Cesenatico - Terza edizione della scuola di vela con barche tradizionali, promossa dal Museo della Marineria assieme all’Istituto Italiano di Archeologia ed Etnologia Navale (ISTIAEN), in collaborazione con UISP Lega Vela. Alla base dell’iniziativa c’è la volontà di valorizzare la nautica come modo coinvolgente per vivere il mare, e la storia legata ai naviganti e pescatori. Il corso si tiene dal 9 all’11 giugno, con un massimo di 25 partecipanti ammessi. Gli incontri si tengono al Museo della Marineria; per le lezioni in mare saranno impiegate un trabaccolo, un bragozzo e un lancione, barche a due alberi armate con vele al terzo, messe a disposizione dal Museo di Cesenatico e dall’associazione “Mariegola”. L’iscrizione costa 99 euro a persona. www.museomarineria.eu

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Galeone nuovo AD

Ferretti

Forlì - Il Consiglio di Amministrazione di Ferretti S.p.A. ha nominato Giancarlo Galeone, azionista del Gruppo e già Consigliere, quale nuovo Amministratore Delegato. La nomina di Galeone, profondo conoscitore del Gruppo Ferretti, segue la prematura scomparsa dell’ingegner Salvatore Basile, mancato improvvisamente all’età di 58 anni per un attacco cardiaco. Galeone, sin dal luglio 2009 affiancava l’ingegner Basile all’interno del Consiglio di Amministrazione nella definizione del piano di riorganizzazione e rilancio del Gruppo, condividendone obiettivi e strategie. “In un momento così triste - ha commentato Norberto Ferretti, presidente e fondatore - la nomina di Giancarlo Galeone garantirà al Gruppo Ferretti continuità aziendale e strategica”. (F.Ri.)

Tutti promossi con Orti Forlì - Una grande occasione per avvicinare i bambini alla terra e all’ambiente è quella proposta dall’iniziativa Orti in Condotta, che per il secondo anno consecutivo ha visto partecipi più di nove scuole di Forlì e provincia. Il progetto, coordinato da Gabriele Locatelli per la condotta Slow Food Alto Appennino Forli, e Lia Cortesi per la condotta di Forli, ha come obiet-

in Condotta tivo responsabilizzare i bambini verso l’ambiente attraverso il lavoro di gruppo nell’orto. Grazie al sostegno di Rotary Club Forlì-Tre Valli e della Banca Romagna Cooperativa, si sono tenuti, tra fine marzo e inizio aprile, corsi di formazione per insegnanti e genitori volti ad approfondire la conoscenza del cibo attraverso i cinque sensi e la lettura delle etichette. (F.Ri.)


Lella Costa per la Lilt Forlì - Con la premiazione dello scorso 24 marzo si è conclusa la prima edizione del concorso letterario “ Emozioni fra le righe”, sostenuto dalla Lega Italiana contro i Tumori e presieduto da Nadia Masini. La cerimonia finale, ospitata al teatro Il Piccolo, ha visto come madrina l’attrice Lella Costa, che ha letto le opere vincitrici e recitato brani di poetesse del ‘900. Il concorso era riservato alle donne colpite da tumore al seno e a tutti quelli che hanno condiviso la fase della malattia. Vincitrici la ravennate Livia Santini per la sezione Poesia e la cesenate Alide Tassinari per la Prosa. Lilt si occupa di prevenzione, riabilitazione, assistenza e ricerca, attraverso campagne di sensibilizzazione come questa. www.legatumori.it (F.Ri)

MonteMaggio, nuova Stagione

Dove cucina e tradizione, design e accoglienza si fondono in una gustosa alchimia.

Bertinoro - Nuova sfida per MonteMaggio, lo storico ristorante che inaugura la stagione domenica 24 aprile col pranzo di Pasqua e la prima serata musicale. A guidare la nuova gestione Pasquale Venditto e Moreno Lolli, puntando sulla cucina del territorio, musica dal vivo e intrattenimento, ambientati nella suggestiva cornice delle colline bertinoresi.

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150 anni di regole della strada

Forlì - Un viaggio nei 150 anni dell’Unità d’Italia con una prospettiva particolare: quella delle regole della strada, dal calesse dell’Ottocento alle automobili di oggi. Lo propone Asaps, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, punto di riferimento a livello nazionale per la sicurezza sulle strade, con oltre 25mila soci tra tutte le forze di polizia e la gente comune. Il volume Centocinquant’anni di Storia dell’Italia Unita visti attraverso le regole della strada dai regolamenti di fine ’800 ai codici del ’900, edito da Sapignoli e curato dall’esperto Giuseppe Franco, è distribuito per celebrare il 20° anniversario dell’associazione. I 150 anni dall’Unità d’Italia, infatti, coincidono col ventennale dell’Asaps, presieduta da Giordano Biserni. La sede nazionale dell’associazione è a Forlì, in via Consolare 1. www.asaps.it

Sostegno all’IRST da CIA-Conad Meldola - Nuova importante attrezzatura medica per l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori. Si tratta del nuovo Citofluorimetro “CyFlow Space”, del valore di 138 mila euro, donato all’IOR dall’associazione Commercianti Indipendenti Associati (CIA), associata a Conad. Il citofluorimetro è stato installato nel Laboratorio di Bioscienze dell’IRST di Meldola. L’iniziativa, presentata a fine febbraio, ha visto protagonisti Roberto Pinza (presidente del CdA IRST), Dino Amadori (direttore scientifico), Sergio Mazzi (presidente IOR) e Luca Panzavolta (AD Commercianti Indipendenti Associati).

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Inaugurato l’outlet Cierre Forlì - Ha inaugurato lo scorso 26 marzo il nuovo spazio Cierre dedicato esclusivamente agli accessori per la casa, il bagno, la cucina e la tavola, agli accessori tessili e con un’intera linea dedicata ai bimbi. Lo showroom, in via Segré 15 a Forlì, è aperto da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30, mentre il sabato, oltre alla mattina, al pomeriggio dalle 15.30 alle 19. Vasta la gamma di complementi per l’arredo della propria abitazione, dalle sedute per l’in-

Cactus al Don Abbondio Forlì - Il ristorante enoteca in piazza Guido da Montefeltro ospita fino a maggio le opere della ceramista Laura Rebagliati, nata ad Albissola, centro della ceramica ligure, e sperimentatrice di vari mondi ceramici, dalla decorazione alla scultura fino al raku. Le opere esposte raccontano la complessità del genere umano attraverso la rappresentazione di piante grasse che, come individui, ci accompagnano con le loro diversità. (A.B.)

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terno e l’outdoor all’oggettistica per la casa (tavole, console, lampade, piatti, bicchieri, centritavola, ecc.), fino alla Kidzline, pensata per i più piccoli. Le linee Cierre Accessories sono tutte disegnate e progettate in esclusiva, e in larga parte anche realizzate localmente dall’azienda forlivese: prodotti dall’elegante design, che prestano grande attenzione alla qualità made in Italy e che ora sono proposti in questo nuovo elegante showroom. www.cierreaccessories.it (A.B.)


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Premio a chi investe nel sociale Forlì-Cesena - L’inclusione e il re-inserimento lavorativo per persone svantaggiate o in difficoltà: è l’obiettivo di INCIPIT, progetto biennale finanziato dal Fondo Sociale Europeo e dalla Provincia, che ha coinvolto 16 aziende del territorio a sostegno di persone in difficoltà, affette da disturbi mentali, detenuti ed ex-detenuti, nuove povertà, tossicodipendenti, figure che non rientrano nella Legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Diversi gli strumenti - tirocinio formativo, azioni di orientamento, laboratori professionalizzanti dentro e fuori dal carcere di Forlì - e lusinghieri i risultati in termini occupazionali, con 120 tirocini realizzati, 90 imprese coinvolte, 27 assunzioni di persone svantaggiate. Il ringraziamento alle aziende coinvolte si è tenuto il 5 marzo nella sede della Provincia. Queste le imprese: CAD soc. coop. onlus, Esopo Di Pietro Frigo e c. snc, Campomaggi & Caterina Lucchi srl, Gobbi Frutta srl, Co.For.Pol Coop. Soc. Onlus, Hera S.p.A., Coop. Il Cigno, Mareco Luce srl, Coop. Sociale Gulliver, Pragmagest, Coop. Soc. San Giuseppe, Vitroplant Italia srl, Consorzio Ecolight, Vossloh-Schwabe Italia SpA, Disarlo Massimiliano Impresa Edile, 3f Italia di Bambi Fabrizio & C. sas. (R.B.)

Fundraising al Grand Hotel Castrocaro Terme - Dall’11 al 13 maggio i fundraiser delle maggiori associazioni no profit italiane s’incontrano al Grand Hotel Terme per partecipare alla quarta edizione del Festival del Fundraising, il più importante appuntamento per chi si occupa di raccolta fondi. L’iniziativa, diretta da Valerio Melandri e promossa dal Master in Fundraising dell’Università di Bologna, presenta quest’anno alcune importanti novità: raddoppia il numero di relatori stranieri e si apre un forum dedicato alle Fondazioni. Atteso il confronto finale tra due big del settore: Adrian Sargeant, fautore della potenza dei sistemi tradizionali, contro Bill Toliver, promotore dell’innovazione delle tecniche di fundraising attraverso il web. (F.Ri.)

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Gli angeli di Germanà al San Forlì - Nuovi angeli in volo sotto il cielo di Forlì. Dopo quelli di Melozzo esposti in San Domenico, nel vicino Oratorio di San Sebastiano arrivano quelli di Mimmo Germanà, artista della Transavanguardia che ha dedicato a queste eteree figure un’importante parte della propria produzione pittorica. “Mimmo Germanà. L’angelo” è il titolo dell’esposizione allestita fino al 15 maggio, che presenta un nucleo di 25 dipinti in cui appare quale marchio distintivo un archetipo figurale che egli stesso definì “angelo”, secondo un modo di procedere tipico degli artisti della Transavanguardia che, agli inizi degli anni ’80, rilanciarono una pittura di

Sebastiano

figurazione visionaria, dai colori fauve, che recuperava spunti e citazioni anche dall’arte del passato. Curata da Silvia Arfelli e organizzata da La Maya Desnuda, in collaborazione con Arfin Art e con l’Archivio Germanà, l’evento è promosso dal Comune e dalla Fondazione Cassa dei Risparmi.

Il nuovo romanzo di Paolo Forlì - Non è un thriller, né un noir. Per contestualizzarne il genere può servire “La Commedia umana” di Balzac, che raccoglie vicende legate alla vita di personaggi a lui contemporanei. È così che Paolo Cortesi descrive il suo ultimo romanzo, La velocità dei corpi, uscito a metà marzo per Piemme. “Una storia cruda - rac-

Ph. Giorgio Sabatini

Cortesi

conta lo scrittore forlivese - ambientata nel presente. I protagonisti sono don Sergio Quadrazzini e l’onorevole Enesio Locasciollo, personaggi iniqui e malvagi che alla fine soccombono. Ma non perché è il bene a vincere, ma perché sconfitti da un male più grande di loro”. Un tono pessimista pare attraversare questo terzo romanzo... “Non sono pessimista. È il presente che consiglia di esserlo”. Se l’ambientazione temporale è virata all’oggi, quella geografica fa pensare ad una cittadina di provincia delle dimensioni di Forlì, con frequenti accenni ai luoghi nazionali del potere, Roma in testa. Smessi per un po’ i panni del saggista, con questa nuova fatica Cortesi si butta a capofitto nella narrativa: “Il genere saggio parla alla mente. Il romanzo, invece, ti fa entrare direttamente nelle cose, colpisce più nel profondo e te le fa sentire come esperienze tue”. (R.B.)


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Essere | Marco Sabiu

La bacchetta

del maestro di

Note

testo Roberto Zoli - foto Vittorio Jannuzzi

Una vita in musica quella di Marco Sabiu, pianista, direttore d’orchestra, arrangiatore e compositore. Approdato al Festival di Sanremo dopo una ricca carriera tra Londra e l’Italia, partita con Claudio Cecchetto e passata lavorando con grandi artisti, da Celentano a Ligabue.

Un noto aforisma insegna: Chi sa fare musica la fa, chi la sa fare meno la insegna, chi la sa fare ancora meno la critica. Una massima forse un po’ eccessiva, con un fondo di verità. La musica è un’amante esigente. Chiede e pretende il massimo dell’impegno, dedizione assoluta e perfetta sintesi fra sensibilità, intuito e preparazione tecnica. Non è facile, dunque, fregiarsi del titolo di “musicista” e sono veramente pochi coloro che arrivano a meritarlo. Tra questi (ed è la cronaca a testimoniarlo) può essere inserito a pieno titolo il forlivese Marco Sabiu, pianista, direttore d’orchestra, arrangiatore e compositore. Qua-

rantasette anni e già una brillante carriera alle spalle, il maestro Sabiu ha dedicato la sua vita alla musica, che probabilmente, è parte del Dna di famiglia. Anche il fratello David, infatti, ha rapporti con il pentagramma, oltre che con la pittura. Una famiglia votata all’arte la sua, che da sempre lo sostiene nella sua passione. Frequenta il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro dove,

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nel 1986, si diploma in pianoforte.

“Per la verità - racconta Marco Sabiu - nel mondo della musica, intesa come professione, ero entrato già prima del diploma. Facevo il tecnico del suono in uno studio di Rimini, lavoro che mi ha consentito

di incontrare i vari personaggi che mi hanno poi permesso di entrare nell’universo della discografia italiana. Tra questi non posso che ricordare con grande stima Claudio Cecchetto, con cui ho mosso i primi passi facendo produzioni e arrangiamenti”.

Un lavoro di grande soddisfazione e di buoni risultati, collaborando con numerosi professionisti italiani tra cui, per citarne alcuni, Tullio De Piscopo e Alberto Fortis. L’esperienza si protrae fino alla fine degli anni ‘80, quando Sabiu sente la necessità di nuove “avventure” professionali. Si guarda intorno e vede nell’algida Albione la terra che musicalmente può completare la sua maturità artistica. Si trasferisce quindi a Londra, dove vive e lavora per oltre dieci anni. Nella capitale britannica Sa-


IN Magazine | 15


A fianco, il Maestro con la sua famiglia: Patrizia, che conosce dall’età di 15 anni e i loro figli, Andrea e Bianca. In apertura, Marco Sabiu ancora con la moglie.

vecchissima data, per partecipare, come musicista, allo spettacolo di Adriano Celentano ‘RockPolitick’. In quell’occasione suonavo l’organo e le tastiere. Nel corso del programma Adriano aveva invitato come ospite Ligabue, che evidentemente rimase soddisfatto delle mie prestazioni. Nel 2008 iniziò con lui una collaborazione, ripetuta anche l’anno successivo. Fui chiamato ad

biu allestisce uno studio nel quale continua le esperienze maturate in Italia, arricchendole con le sonorità e le nuove tendenze della musica internazionale. “Nella mia esperienza londinese ricorda Sabiu - ho collaborato con un ragazzo italiano, Charlie Rapino, con il quale ho lasciato l’Italia. Assieme abbiamo dato vita al gruppo dei “Rapino Brothers”. È stata un’esperienza assolutamente entusiasmante, che ci ha permesso di lavorare con band come i Take

prio in quel periodo, era il 1999, ho realizzato anche il disco per Filippa Giordano un’artista che interpreta brani di musica leggera ma che ha un’estensione vocale da cantante di musica lirica, da cui proviene. Con lei abbiamo deciso di realizzare qualcosa di diverso, con tendenze sinfoniche ed alcune influenze pop. Un lavoro dal titolo Passioni, che si avvale di una notevole parte orchestrale, realizzato interamente a Londra”.

That, Kylie Minogue, Kim Maselle,

sce nei primi mesi del 2001. Sabiu

per i quali abbiamo arrangiato molti

decide, quindi, di ritornare in Ita-

entrare al Festival di Sanremo. “Sono stato fortunato - si schermisce Sabiu - nel senso che mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. Al concerto di Ligabue, del

brani, oltre ad aver composto nuove

lia. Riparte da dove aveva lascia-

2009, era presente anche Gianmarco

canzoni. Col trascorrere degli anni, però, mi ero stancato di lavorare sempre all’interno dello stesso genere musicale che, all’epoca, era il pop dance. Mi sono avvicinato così ad altre esperienze, lavorando da solo su progetti più impegnativi. Nasce di qui la mia collaborazione con Tanita Tikaram, per la quale ho scritto e prodotto un album. Pro-

to. Riprende in mano alcune sue produzioni, le elabora, le modifica apportando nuovi elementi, ed inizia a svolgere l’attività di tastierista, anche in televisione. “Il mio approccio con il piccolo schermo è stato abbastanza casuale”, prosegue Sabiu. “Era il 2005 quando fui chiamato dal direttore d’orchestra Celso Valli, amico di

Mazzi, direttore artistico di Sanre-

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L’esperienza all’estero si esauri-

arrangiare, orchestrare e dirigere l’Orchestra dell’Arena di Verona, composta da settanta elementi, nello spettacolo Notti in Arena. Un grande successo per la rock star che ha cantato, entrambi gli anni, di fronte a 125 mila spettatori”. Da cosa nasce cosa e quella direzione d’orchestra fu la “chiave” per

mo, che ha apprezzato il mio lavoro di arrangiatore e di direttore d’orchestra. Di qui la proposta per il Festival della Canzone Italiana che, ovviamente, ho accettato. L’anno successivo, il 2010, c’è stato il mio esordio alla guida dell’orchestra, esperienza ripetuta anche quest’anno”. L’Ariston di Sanremo è un pal-



coscenico di assoluto prestigio e chi lo calca riceve una visibilità mediatica eccezionale. Nulla di strano, quindi, che anche “Domenica In” nella parte condotta da Lorella Cuccarini, abbia, come direttore d’orchestra, il maestro forlivese, che continua ad ottenere consensi in virtù della sua riconosciuta professionalità. “Certo Sanremo è un traguardo importante per un musicista e direttore d’orchestra. Per me, però, non è cambiato assolutamente nulla, visto che continuo a fare ciò che faccio da sempre. Sinceramente non mi sento ‘arrivato’. Sto lavorando, probabilmente bene visti i risultati, m’impegno, debbo dire che sono stato anche fortunato e, soprattutto, sono molto tranquillo”. Non c’è che dire, Marco Sabiu non si ispira alla filosofia di vita di Arthur Rubinstein, a cui si attribuisce la frase la musica sono io. Modestia e

disponibilità non fanno difetto al forlivese che alla musica ha dedicato la propria vita professionale senza, peraltro, dimenticare gli affetti personali. Conosce la moglie Patrizia da quando aveva 15 anni, uno in più di lei; l’ambiente non poteva essere che quello del Conservatorio di Pesaro, dove la ragazzina studiava flauto. Un’unione ufficializzata nel 1989 con il matrimonio, allietato poi dalla nascita di Andrea, oggi diciannovenne e Bianca 14 anni. “I miei figli sono nati a Forlì - sorride

Sabiu - ma poco dopo sono venuti in Inghilterra con me. Non ho voluto

dividere la famiglia ed è stata una decisione saggia anche se non sono mancate le difficoltà. Certo anche oggi il lavoro mi porta ad essere spesso lontano da casa, ma una lontananza ben gestita e basata su solidi vincoli non genera problemi irrisolvibili”. E ai figli Sabiu riserva l’ultima parte

della conversazione con il cronista. “Andrea, quest’anno, affronta l’esame di maturità di quinta Liceo scientifico; Bianca, che scolasticamente segue le orme del fratello, frequenta invece la prima. Entrambi amano la musica. Il maschio ama la chitarra ed ha formato un gruppo con gli amici, coi quali suona in uno spazio da me attrezzato per l’occasione. Bianca, invece, canta, e nel suo immaginario forse punta a questa carriera. Personalmente sconsiglio ai miei figli di seguire la strada della musica, troppo difficile e irta di ostacoli. Come tutti i padri vorrei per loro un futuro sicuro, credo però che al di là dei consigli non si possa andare”. Come dire, il futuro è loro e a loro spetta disegnarlo. Chi ha detto che la musica è fuga dalla realtà? Sabiu è uomo concreto, determinato e preciso, dotato di un’innegabile sensibilità artistica. IN

Musica a quattro mani per Marco e Andrea. A fianco, il direttore d’orchestra con alcuni “ferri” del mestiere.

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Suonare | Ragazzo Semplice

Il suono pop della

Semplicità

testo Roberta Brunazzi

Tagliente ironia e spontanea attitudine al pop segnano la strada di Raffaello Gentili, alias Ragazzo Semplice. Da Forlì a Londra, passando per gli Mtv Days. Ragazzo Semplice & il suo complesso Dieci tracce segnano l’esordio discografico di Ragazzo Semplice. Il singolo è Costretto a venire, irriverente inno all’onanismo che su youtube ha messo a segno oltre 70.000 visualizzazioni. Altro caustico brano è dedicato all’ipocrisia (Essere ipocrita recita - pregando per chi ha fame prima di mangiare..., parole che si cantano come in una filastrocca), e uno agli asettici studi universitari (L’università mi ha levato la libertà di pensare al di là delle quattro mura della facoltà... E quando torno a casa la sera posso farti la cioccolata, e riscoprire il piacere di saperla fare, anche se a scuola non l’ho studiata...). Poi ci sono i pezzi gettonati su youtube. Fratelli d’Italia, l’Italia s’è persa... è la sua versione dell’inno nazionale, accompagnata da un video girato nelle piazze più belle della penisola, alla fin fine un omaggio alle meraviglie italiane. E c’è Live in a toilet, suonato e registrato nel bagno di casa. Dal sociale all’intimo, per non dire intimistico, c’è davvero da divertirsi. www.ragazzosemplice.com, www.myspace.com/ragazzosemplice.

Un approccio semplice al mondo aiuta a ritrovarne il senso. E se alla semplicità si affianca la gioventù, la possibilità di cogliere il meglio delle cose aumenta. Ragazzo Semplice cammina lungo questa strada, cantando i suoi testi agrodolci su musiche pop orecchiabili senza essere melense. Equilibrio instabile ma

efficace, grazie proprio alla semplicità. E senza confondere semplice con sempliciotto. “Questo nome mi è venuto di getto, nel 2007, quando ho cominciato a pensare al mio disco”. Da allora Raffaello Gentili ha lasciato il posto a ‘Ragazzo Sempli-

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ce’, e al suo enigmatico complesso. Nei concerti tenuti fin qui, una decina, è lui a guidare lo show, salendo sul palco solo con la chitarra e i suoi ironici pezzi, spesso amari spaccati di quotidiana umanità. Poi arriva un batterista e lo spettacolo prende una piega rock. L’ultimo è stato al Vidia di Cesena, un successo. “Mi piacerebbe allargare il gruppo, magari con un progetto culturale più ampio a cui lavorare in tante persone tra loro diverse”. Trent’anni, forlivese, Raffaello suona e compone musica da sempre.

Dopo aver vissuto a Londra ora


metra e laurea in Economia Aziendale, in un cassetto che può tornar utile aprire per impostare progetti creativi di lavoro in proprio. Sabiu diventa un po’ il suo mentore, fino a firmare la produzione artistica ed esecutiva del disco, mixare e arrangiare il tutto assieme a Raffaello che da solo, in casa sua, suona e registra voci, chitarre e tastiere midi. A portare le sue fatiche a un più alto livello di conoscibilità è poi l’Mtv New Generation contest degli Mtv Days, vinto nel giugno 2010, con successiva esibizione a Torino in occasione del Festival di Mtv. Un palcoscenico importante per far conoscere i suoi pezzi, semplici nel riff e taglienti nelle strofe, e conseguente successo sul web segnato da un’infinità di contatti sui social network. Chi ascolta e commenta on-line prima sorride poi pensa, riconoscendo la fiammella della genialità, pura e semplice. IN

h A M I l t o N

M o r e l l A t o

p A N D o r A

Il suo inno d’Italia su youtube

c h I M e N t o

Marco Sabiu. “L’ho conosciuto per caso in un pub di Forlì quando avevo 18 anni. Io e mio fratello avevamo una band insieme e ci trovammo al Pride per salutare un comune amico musicista, Alessandro Cortini, che stava partendo per gli Stati Uniti”. Quattro amici al pub per salutare il futuro chitarrista dei The Mayfield Four e tastierista dei Nine Inch Nails. Già allora dev’essere scattato qualcosa nella testa del futuro Ragazzo Semplice, diploma da geo-

B A u M e & M e r c I e r

Il merito di spingerlo fuori dalla Porta di Schiavonia è di

D A M I A N I

medita di trasferirsi a Milano (“anche se avrei preferito Genova”), dove c’è il suo manager Charlie Marchino e dove per chi fa musica le opportunità non mancano. Di Forlì ama la periferia, le colline tutt’attorno. “Un solitario? Non credo. È che qui mi sento nella mia tana, sono solo e penso”. Nel 2008 parte per Londra. Dagli Appennini alla City, il Ragazzo conosce posti e persone nuove: “Una specie di endovena di vita, ho assorbito tutto ciò che potevo da questa città. E ho scoperto la classica, che prima mi annoiava. Mi sono fatto dosi infinite di concerti di musica del ’700, una meraviglia... Come il servizio militare di una volta, bisognerebbe istituire il Servizio Culturale Obbligatorio di almeno un anno all’estero, per tutti i giovani”.


Suonare | Musica live a Forlì e Cesena

Le città da

Ascoltare

testo Francesca Miccoli e Barbara Baronio foto Giorgio Sabatini e Gianmaria Zanotti

Dal jazz al rock, dai classici internazionali all’underground, la musica dal vivo cavalca i palcoscenici di Forlì e Cesena. Attraversando tanti locali della provincia

Adrenalina allo stato puro, un’energia capace di far percepire l’emozione sulla pelle e librare la mente nell’aria. Pathos che nessuna diavoleria tecnologica riesce a regalare. Non c’è ingegneria sonora che tenga, solo la musica live può dar vita a una simile alchimia. Tra Forlì e Cesena sono numerosi i locali vocati alle esibizioni dal vivo. Il viaggio nel-

le città “da ascoltare” non può che cominciare dal Naima Club di Forlì, prima Casa del Blues italiana. Già tempio del jazz, il locale di Michele Minisci vanta un’attività concertistica venticinquennale. “Sentire dal vivo un gruppo arrivando quasi a sfiorarlo è come una sorta di magia”, racconta l’art director. Un’atmosfera che si respira già al primo impatto visivo col club: un grande murales ripercorre l’Highway 61, proiettando idealmente il pubblico sull’asfalto della mitica via del blues che collega Memphis a New Orleans. E proprio da un viaggio in Louisiana del vulcanico Michele nacque l’idea di ricreare una house of blues in terra di Romagna. Ciliegina sulla torta il “sounds good” pronunciato dalle labbra di Martin Scorsese, autore di documentari sul

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blues con l’aiuto di Clint Eastwood, Mike Figgis, Wim Wenders e altri registi. Un imprimatur in piena regola per un club che negli anni ha ospitato John Mayall, Eric Burdon, Robert Cray, Mick Taylor, Steve Hackett, Chet Baker. “Musica attuale ed eterodossa” è invece la proposta di Area Sismica a Ravaldino in Monte, nato agli albori degli anni ’90. Un’offerta che spazia dalle sonorità contemporanee alle tradizionali, dal jazz al rock. L’obiettivo dichiarato è spostare il confine dei diversi generi musicali, far convivere tradizione e innovazione in una sorta di meticciato culturale e musicale. “A Forlì con coraggio” è lo slogan dei gestori del Diagonal Loft Club, da tre lustri spazio di riferimento per la scena artistica e di intrattenimento forlivese. Fedele ad una precisa inclinazione culturale, è ad ingresso gratuito. “Privilegiamo gruppi stranieri inseriti in un circuito europeo”, dichiara l’art director Davide Fabbri, che opera a stretto contatto con il Centro Musicale Officina 52 e vanta una collaborazione con l’assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili. “Prestiamo molta attenzione alla ri-


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cerca sulla voce, alla musica elettronica, in Italia ancora al palo rispetto al panorama continentale. Quindi spazio all’alternative folk”. Senza mai dimenticare una peculiare professione di fede: “Le cose che ci piacciono di solito le andiamo a cercare”. Concerti soul, jazz e blues, musica d’autore e spettacoli-evento arricchiscono invece il menù de La Vecchia Stazione. Atmosfera più raccolta all’X-RAY pub di via Forlanini, sede del Primavera Live Festival, rassegna musicale dedicata alle band emergenti. Non mancano infine ristorantini, birrerie e caffè

con musica dal vivo, autentico quid pluris rispetto ai canonici locali. È il caso del cocktail bar La Collina dei Conigli, immersa nel Parco Urbano, del Boulevard Cafè di viale Vittorio Veneto, del Ban Sabaii, PositiveRistobar di via dei Filergiti, teatro di “concerti acustici e sperimentazioni musicali mai osate”, e del Restaurante Argentino La Botteguita, finestra su “uno spicchio di mondo, cultura e tradizioni”. A pochi chilometri da Forlì le sonorità live trovano spazio nel casale ottocentesco della Casina Pontormo di Bertinoro. Anche a Cesena la musica live ha da tempo ripreso vigore. Da otto anni il Teatro Verdi è fra i luoghi prediletti del genere in Romagna. Non un valore aggiunto, ma un must sempre presente nelle proposte del locale. “Dal 2003 ad oggi - spiega il direttore artistico Luigi Di Placido - abbiamo offerto al pubblico spettacoli che vanno dal cabaret alla musica, nella sua accezione più ampia. Tra i protagonisti Mario Biondi, Neri per Caso, Alberto Fortis, Niccolò Fabi, Incognito, Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Rossana Casale, Cheryl Porter. E abbiamo ospitato

più volte il pianista Stefano Bollani e il trombettista Fabrizio Bosso, anche con un progetto originale insieme all’Orchestra del Conservatorio di Cesena. Ogni venerdì e sabato, inoltre, durante la cena ospitiamo

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artisti locali. Tra i primi concerti ricordo quello dei Quintorigo, poi Jang Senato, gruppi oggi molto amati. Quando è possibile offriamo agli artisti la possibilità di provare in teatro, avviando da Cesena le loro tournée. Il nostro modo di operare ci ha così portato ad ospitare talenti ancora poco noti. Come Raphael Gualazzi, vincitore del Sanremo Giovani 2011, che si è esibito da noi qualche anno fa durante un concerto di Gegè Telesforo. Ora aspettiamo con ansia il 30 aprile, quando i Good Fellas festeggeranno proprio al Verdi i 18 anni di attività”.

L’underground si esprime a Cesena all’OFFICINA 49. “Nata nel 2007 per creare un intrattenimento intelligente - spiega Fabrizio Brasini - oggi conta 5mila tesserati all’anno, con età media compresa tra i 22 e i 35 anni. Ragazzi uniti dalla passione per la musica e per l’arte in genere, mossi dalla voglia di socializzare. Tante sono state le performance di artisti stranieri e italiani, spesso affiancati da giovani realtà locali, sostenute attraverso scuole di musica e sale prove/registrazione a disposizione dei soci”. In questa stagione OFFICINA 49 ha offerto un evento mensile nella storica sede e altre collaborazioni-produzioni in location esterne. Gli altri eventi, invece, sono stati affidati ad un’altra gestione, Workshop, che punta sulla


musica elettronica. Caratterizzata da jazz e soul è invece la domenica del Retrogusto a Savignano sul Rubicone, di Sara Santini. “Assieme all’aperitivo domenicale offriamo musica dal vivo, da maggio a settembre”. Dalla parte opposta nella Valle del Savio il circolo Quetzal a Mercato Saraceno dal 1996 è punto di riferimento per il live. I concerti si tengono in estate. “La possibilità di organizzare eventi in spazi esterni - spiega il direttore artistico Daniele Angelini - ci ha permesso di ottenere grandi successi. Come ad esempio con il gruppo californiano Holloys, da noi la scorsa stagione. Una delle migliori band live della ‘nuova onda americana’, che ha attirato quasi 500 spettatori”. Nel nostro viaggio non può certamente mancare l’intramontabile Vidia Rock Club di San Vittore, che continua a proporre grandi serate. Dal 1984 è dentro alla storia del rock, italiano ed internazionale. Tra i tanti: Foo Fighters, Hole, Ra-

A Cesenatico fino a maggio si possono rivivere gli anni d’oro della musica internazionale con tribute band, il giovedì sera al ristorante L’Oft. Con la sua vista mozzafiato sul porto canale lo Sloppy Joe’s preannuncia invece una stagione estiva ricca di novità. Da giugno due venerdì sera al mese saranno dedicati a concerti, che spazieranno dal rock alla musica brasiliana. “E stiamo anche valutando la possibilità - affermano dalla direzione artistica - di organizzare cene a tema con relativo concerto nel nuovo ristorantino aperto da dicembre”. IN

Sopra, da sinistra, Gianluca Bosi, gestore dell’X-Ray, un live all’Area Sismica, Libero Cola, patron del Vidia Rock Club e Davide Fabbri, al mixer del Diagonal Loft Club. In basso, a sinistra, Michele Minisci, fondatore del Naima; sotto Fabrizio Brasini, alla guida del progetto Officina 49 di Cesena con due suoi collaboratori. In apertura d’articolo, concerto sul palco del Teatro Verdi.

diohead, Jeff Buckley, Mark Lanegan, Queens Of The Stone Age, Machine Head, At The Drive-In, Ice T & Body Count, Ben Harper, Calexico, Ligabue, Litfiba, Cccp Fedeli Alla Linea, Carmen Consoli, Elisa, Subsonica, Vinicio Capossela, Francesco De Gregori, Negrita, Verdena, Modena City Ramblers, Afterhours, Marlene Kuntz.

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Scrivere | Stefano Simoncelli e TinĂŹn Mantegazza

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Il sottile

filo del

Discorso

testo Elide Giordani - foto Gianmaria Zanotti

Sul Porto canale di Cesenatico s’incontrano l’estro a tutto tondo di Tinìn Mantegazza e la poesia intimista di Stefano Simoncelli. Artisti diversi, legati allo stesso magico luogo.

Quale immaginario rifletterebbero artisti, poeti, pittori, scrittori di Cesenatico se qui la terra non fosse incisa dal nastro lucido e mutevole del Porto canale? Quest’alveo rettilineo, attraverso il quale il mare conquista la terraferma è un luogo dell’anima. Scivola nell’intimo e ne esce trasfigurato dalla creatività, la stimola, l’avvolge, ci resta ancorato. Eccone due esempi: l’estro a tutto tondo di Tinìn Mantegazza e la poesia di Stefano Simoncelli. Poco hanno da spartire i due, se non quell’ancoraggio sottile e potente, rappresentato dal luogo singolare in cui vivono e che condiziona la loro opera. Tinìn Mantegazza

Gli manca di ballare sulle punte. Per il resto si può dire che Tinìn Mantegazza non ha trascurato nessuna altra espressione artistica. Pittore, scultore, disegnatore, giornalista, scrittore multiforme (dai “pensierini” fulminanti ai racconti, ai testi teatrali, a quelli per il teatro dei burattini e per la televi-

sione, libri per ragazzi, qualche poesia e, infine, un romanzo ancora in gestazione), burattinaio, designer di oggetti e manifesti, creatore di eventi e, infine, artefice di uno dei più formidabili richiami - difficile incasellarlo in un genere - di Cesenatico: il Presepe della Marineria. Struggente, evocativo, unico, in vent’anni di vita ha conquistato il Porto canale. “Sì, effettivamente

Cesenatico ha una sua magìa…” dice l’uomo venuto dal mare roccioso della Liguria e trasferitosi 30 anni fa, proprio qui, dove il mare ti abbraccia accomodante. Ma l’artista irrequieto e ironico, che ha attraversato almeno 50 anni di vita culturale italiana, accomodante non lo è. Non lo è diventato, ad onta degli 80 anni festeggiati a febbraio, col grande abbraccio di 150 persone che lo hanno accolto di sorpresa in una grande festa a lui dedicata all’interno del Museo della Marineria. “Qui non c’è alcuna idea di

turismo culturale e di sensibilità per l’arte - dice, infatti, sornione

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Ph. Lidia Bagnara

Tinìn con la moglie Velia alla festa di compleanno per i suoi 80 anni, lo scorso febbraio. In apertura, Stefano Simoncelli con Mantegazza, sul Porto canale di Cesenatico.

e graffiante, proprio come i due gattoni, Rosina e Fifi, che dividono con lui una grande casa, piena di terrazzi, che guarda il Porto si preferisce affidare il progetto delle fontane e delle rotonde ai geometri comunali, e magari si spende di più. I soldi, in realtà, non rappresentano un problema, gli artisti sono sempre seducibili con qualche complimento. Ma qui ci sto bene lo stesso - aggiunge -. Faccio comunque quello che mi pare…”. È stato così, del resto (e la città non se n’è mai dovuta pentire) sin dai suoi primi approcci con Cesenatico, in quel rovente 1957, quando “scese in Romagna” cala-

Tinìn (Agostino) Mantegazza Nato a Varazze (SV), nel 1931, giornalista professionista, ha lavorato a “La Notte”, “Il Giorno”, “Corriere d’informazione”, “Confidenze”. A Milano ha fondato un locale cabaret dove hanno debuttato personaggi divenuti poi famosi (Cochi e Renato, Lino Toffolo, Felice Andreasi, Bruno Lauzi). Per diciotto anni è stato poi nella redazione televisiva di Enzo Biagi. Alla fine degli anni ’60 ha collaborato con la Rai scrivendo una settantina di telefiabe per le quali con la moglie Velia (oggi nota regista) ha realizzato moltissimi pupazzi. Ha fondato la Cooperativa Teatro del Buratto ed è tra i fondatori di ASTRA, Associazione Teatro Ragazzi. È stato consulente del dipartimento Spettacolo della Presidenza del Consiglio per il settore circhi e lunapark.

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mitato dalla scia di una fanciulla appena maggiorenne, che qui, dal nord, veniva a fare la bagnante. Era Velia, sposata di li a poco, e diventata una delle più interessanti registe italiane, con cui Tinìn ha diviso molti progetti. Il primo fu una vera apoteosi. “Il Premio Agrodolce - ricorda - portò Cesenatico alla ribalta nazionale. Presentato da Enzo Tortora sulla terrazza del Palazzo del Turismo, attirò in città 120 giornalisti, divertiti dalla nostra idea di dare un premio al più simpatico e al più antipatico degli attori dell’anno”. Erano gli anni ’60 e l’eco del ruggito di quelle estati che scoprivano le fascinazioni del turismo si sente ancora. Da allora, per elencarli tutti, ci vorrebbero 10 pagine. Basti citarne alcuni al volo: Le Tende a Mare (in anni diversi sono state realizzate da personalità quali Dario Fo, Lele Luzzati, Tono Zancanaro), la Festa della Micizia a Gatteo, la direzione del teatro comunale, il logo del celeberrimo Peccato Veniale creato con la complicità creativa di Dario Fo, la Festa dei Burattini di Sorrivoli; infine, il Presepe della Marineria, in costante evoluzione, nata quasi per caso, come spesso succede quando si ha a che fare con la genialità. “Un dirigente della Cooperativa bagnini, Oscar Ciaccafava mi chiese se lo aiutavo ad allestire un presepe vivente sulle barche. Sai che fatica, e tutto per una sola rappresentazione. Perché non facciamo, invece, delle statue che restano anche per i prossimi anni? E così andò. Da allora la ‘popolazione’ è arrivata a 40 comparse. Siamo all’esaurimento


dei posti…”. Oggi Tinìn si dedica anche ad un progetto

che punta alla ricostruzione della personalità dei malati di mente attraverso l’arte: “Stanno emergendo cose stupefacenti che, forse, confluiranno in una mostra. Del resto tra creatività e pazzia non c’è molta differenza…”. Stefano Simoncelli

Un pomeriggio crepuscolare di pioggia gelida al tavolo di un bar, tintinnìo quasi intimo di tazze e bicchieri, una musica swing di sottofondo che ogni tanto copre le parole, un canale che si fonde col mare, che non si vede ma c’è, perché si affaccia inevitabile nelle parole e nella mente. Quale scenario più azzeccato per conversare con un poeta? “No, non un poeta… Uno che scrive poesie…”. Finge di celarsi, il poeta. In realtà è l’empatia attraverso i versi, le parole, la poesia, quella vera, quella che colpisce proprio lì, tra cuore e ragione, che Stefano Simoncelli cerca da sempre. Da quando, adolescente, tra i rocchetti di filo colorato e i ritagli di stoffa della stanza da lavoro della madre sarta, emerse una rivista che riportava l’invito a

Protagonisti della cultura un concorso di poesia. “C’ho provato, e ho scoperto che quella era la mia voce…”. Da allora, pur con discontinuità (in mezzo ci sono stati lutti dolorosi, qualche distrazione totalizzante, come tennis e scacchi, e un lungo periodo di silenzio dell’ispirazione), è cominciata una lunga epifania che si compie oggi con una produzione che diventa finalmente un canzoniere dalla ricchezza incontestabile, sorretto da una vena ben lungi dall’estinguersi. Poeta dei sentimenti che esplodono con le perdite irrimediabili, ossia l’amore crudele che finisce e si nega, la morte che cancella le persone ma lascia intatte le presenze, Simoncelli sa toccare punte di grande intensità, amara dolcezza e disperata fisicità. “Il dolore - sostiene - fa bene alla poesia... Scrivo per tentare un dialogo con le persone che ho amato e che non ci sono più. Un po’ come dire a me stesso che non è finita… La poesia come forma di religione…”, aggiunge con una luce che fa più turchini gli occhi mentre scuote i capelli ad ombrello, densamente venati di grigio. “Scrivere poesie è una cosa seria - afferma. Per me la cosa più appagante che possa capitare, dà una gioia intima e


Tinìn Mantegazza e Stefano Simoncelli fotografati nelle loro abitazioni.

Stefano Simoncelli Nato nel 1950 a Cesenatico, vive in una casa non lontana da quella di Marino Moretti. Nell’81, con la raccolta Via dei Platani, vince il Premio Internazionale Mondello Opera Prima. Nel 1989, esce il suo primo libro Poesie d’avventura nella collana Gli Spilli, diretta da Enzo Siciliano. Nel 2004 pubblica la raccolta Giocavo all’ala (Premio Gozzano), nel 2006 La rissa degli angeli. Sue poesie sono apparse negli ultimi anni sulla rivista “Nuovi Argomenti”. L’ultima sua produzione, Stazione remota - volumetto che deve anche alla stampa a mano con i torchi, 150 esemplari numerati, la sua preziosità - è una storia poetica senza rima, struggente e commuovente, dedicata agli ultimi passi del padre, ed è stata tradotta in inglese e presentata negli Stati Uniti.

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profonda. Ma non c’è più nessuno che compra libri di poesia benché in Italia, si dice, ci siano 4 milioni di poeti. Potrei dire che la mia è una vocazione masochistica”. Ma qual è oggi il più grande poeta italiano? “Non esiste… Forse qualche tempo fa era Vittorio Sereni”. Manca, però, anche un entourage intellettuale (“Oggi si chatta con l’Australia ma non si conosce il vicino di casa”) dove scambiarsi, parlare di poesia, svelare l’anima con le rime, fare partecipi gli altri. Come capitò negli anni ’70 a Cesenatico con la rivista “Sul Porto”, senza la quale, dice “non sarei quello che sono”. Un’esperienza dura-

ta 10 anni e chiusa per mancanza di risorse, non certo intellettuali. “Non avevamo un soldo - racconta Simoncelli, che della rivista è stato uno dei fondatori - benché amici come Sughi e Caldari qualche vol-

ta ci regalassero qualche quadro con cui fare cassetta, e Giorgio Ghezzi ci sovvenzionasse con una certa generosità”. Intorno alla rivista, oggi ormai mitica nel ricordo, gravitarono i grandi poeti italiani, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Raboni, Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Alfonso Gatto. E oggi, come cerca empatie il poeta? Qualche bella raccolta, un po’ di occasioni dove parlare di poesia nella sua Cesenatico, tra barche malinconiche, echi sul canale, nebbie che pungono l’anima, personaggi struggenti immersi nell’autunno della loro vita. E tanti rimandi al viaggio verso “quell’altra vita”, a proposito della quale, scrive Simoncelli nelle liriche dedicate a Patrizia: “Io ci credo/ci credo/ come credo alla sirena/che annuncia acqua alta/alla fine della notte/e poco prima dei sogni”. IN


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Camminare | Bagno di Romagna

Il prodigio delle

Acque

testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini

Terme, palazzi signorili, eleganti passeggiate tra il verde. A Bagno di Romagna sono tanti i modi per gustare le bellezze dell’Alto Savio, naturale crocevia tra le vallate del Bidente, dell’Arno e del Tevere.

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“Qui non la moda inamidata e leziosa, che misura i passi e studia gli abbigliamenti; non l’artificio cha allinea alberi come schiere di soldati, e di prati scompartisce e i boschetti con la ravviata cura del parrucchiere; non gli alberghi cellulari che riconducono tra i monti la noia afosa della cittadina etichetta: qui è il regno della natura, libera, indipendente, silvestre. Bella la piazza; elegante una passeggiata alberata verso il Savio; trattorie ed alberghi ove si vive come in famiglia, abitanti occupati nell’arte del tornio, laboriosissimi, perciò cortesi, buoni, pronti all’affetto e all’amicizia”. Una “reclame” delle Regie Terme di Sant’Agnese di Bagno di Romagna scritta nel 1902 da

un anonimo - ripresa da Giuliano Marcuccini nella pubblicazione Intorno al “giogo di che Tever si disserra” - sintetizza meglio di tante frasi l’essenza del paese di sasso, appoggiato su una vallata ampia, quella del Savio, tra i valichi del Carnaio, dei Mandrioli e del Verghereto, blindata a est dal Monte Comero e dal

Monte Fumaiolo. Il beneficio delle sue acque è amplificato dal territorio, salubre, boschivo, di montagna. La sua posizione è un crocevia naturale tra le vallate di Bidente, Arno e Tevere, accesso privilegiato

verso Roma. Questo ha fatto si che fosse luogo conteso, disputato, battuto. Pellegrini, religiosi, mercanti, nobili che dovevano valicare gli Appennini transitavano da qui. La popolazione è schietta, diretta, accogliente. Abituata per storia e tradizione all’incontro di altre culture.

Gli abitanti sono dissimili dagli altri che abitano i paesi dell’entroterra. Meno chiusi e riservati, mescolano parlata, storia, accenti alle inclinazioni del territorio toscano, vicinissimo, poco oltre il Passo del Verghereto. L’ombelico di queste

Sopra, l’ingresso di Palazzo del Capitano; sotto, e nella pagina a fianco, due scorci di via Fiorentina.

tradizioni incrociate, esempio tipico della “Romagna toscana”, è Piazza Bettino Ricasoli, luogo di mercato, feste e incontro tra villeggianti e paesani. Su questa domina Santa Maria Assunta, Basilica oggi rima-

Le terme ritrovate: la leggenda di Agnese Una leggenda racconta che di queste terme s’erano perse le tracce dopo la distruzione dell’antica Bagno, avvenuta intorno al 542 ad opera di Totila, re degli Ostrogoti. Intorno al XII secolo le acque miracolose furono riscoperte da Agnese, ragazzina di 14 anni dalla segreta vocazione cristiana, fuggita di casa dopo che le era stato imposto un marito pagano. Si nascose nella selva allora impenetrabile. Era affetta da lebbra. La storia racconta che il suo cane, compagno di fuga, scavasse un mucchio di terra da dove cominciò ad uscire acqua calda. Il contatto con questa fonte ebbe risultato prodigioso e guarì la giovane, che poi si ritirò in un monastero scegliendo la vita religiosa.

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A fianco, la facciata dello storico Palazzo Biozzi, dal 1952 Grand Hotel Terme Roseo. Sotto, la Basilica di Santa Maria Assunta.

Garibaldini dell’Alto Savio È l’autunno del 1867, e nelle campagne romane regna la confusione. I trentamila volontari raccolti tra Umbria e Lazio per ribaltare lo Stato Pontificio soffrono di scarsa organizzazione, freddo e fame. Marciano a cavallo verso Monterotondo: di fianco a Garibaldi procede il volontario sampierano Claudio Biozzi. Il generale ha sete, il sampierano gli porge la sua borraccia. E con quel gesto entra nella storia. Giuliano Marcuccini, bibliotecario del Comune, ha fatto riemergere il fatto raccogliendo le carte dell’archivio storico e ridando voce, 150 anni dopo la nascita dello Stato Italiano, ai volontari bagnesi e sampierani che presero parte alle battaglie risorgimentali. Dalla ricerca di Marcuccini, i cui esiti confluiranno nella mostra documentaria “Unità e Costituzione” (Palazzo del Capitano di Bagno di Romagna, 16 aprile - 29 maggio), emerge che dal territorio di Bagno e San Piero, popolato nel 1860 da circa 7000 anime, partirono più di 140 volontari. Muratori, fornai, calzolai, scalpellini, ma anche pittori e vasai, che lasciarono le loro terre e partirono verso la Sicilia, Trentino, Curtatone, Monterotondo, Roma. Le loro storie sono giunte a noi in modo frammentario. Tuttavia qualche voce si è salvata dall’oblio del tempo. Come quello di Luigi Jancurt il quale, nudo dopo un’esplosione e fatto prigioniero dagli austriaci, trovò la forza di apostrofare il maresciallo Radetzky. La mostra è aperta mercoledì e giovedì, ore 16-18; venerdì e sabato ore 16-18 e 20,30-22; domenica e festivi ore 10-12 e 16-18. www.bagnodiromagnaturismo.it

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neggiata. È descritta in documenti dell’861. La sua struttura in pietra è imponente, affiancata da un campanile alto 32 metri, secondo alcuni torre dell’antico castello. Al di la del portale romanico si conservano opere interessanti come la statua in terracotta policroma attribuita alla bottega di Donatello. Sulla piazza sorgeva l’antica porta del fortilizio. Occorre uno sforzo d’immaginazione: al posto dello slargo c’erano un arco e mura che univano il fianco della chiesa col lato opposto, dove si trova Palazzo Biozzi, una delle tante dimore importanti accalcate in centro stori-

co. Vi abitarono abati, medici, notai facoltosi. La scritta rossastra, originale, in parte scolorita posta sulla facciata, “Grand Hotel Terme Roseo”, tradisce la storia recente dell’edificio, acquistato dalla famiglia sampierana nel 1952 per essere trasformato in residenza termale. Il paese è piccolo, silenzioso. Ci sono trattorie, caffè, alberghi. I negozi vendono ogni tipo di mercanzia, dai tartufi ai salumi, da sculture di gnomi in legno a scarpe da ginnastica. La strada verso Roma attraversava in lunghezza Castrum Balnei, da porta a porta, da quella chiamata


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Romana a quella Fiorentina, sul lato sud. L’omonima strada rappresenta

una breve ma intensa passeggiata, un tuffo tra edifici eleganti, caratterizzati da linee toscane, signorili. Gli esempi: Palazzo Dei, parte dell’antico Monastero Camaldolese e la sua elegante loggia; il settecentesco Palazzo Salvetti, dove nel 1834 soggiornò il Granduca di Toscana Leopoldo II D’Asburgo; Palazzo Malvisi, dalla facciata con finestre sovrastate da gigli fiorentini e dal portale che dà accesso al cortile e agli interni, vere opere d’arte. Dietro all’edificio si trova via Palestro, isolata, romantica con l’arco, il voltone e il camminatoio sopraelevato che conduce al Torrione, unico reduce delle antiche torri. Il Palazzo del Capitano è il

Da qui le acque, dopo essere state riscaldate, cominciano la loro risalita e impiegano cinquecento, seicento anni prima di riaffiorare ricche di minerali come zolfo, bicarbonato, sodio, potassio. Numerose le testimonianze di chi, in transito per la via “Romea” dell’Alpe di Serra, si fermava a Bagno per rifocillarsi, guarire da ulcere, lebbra, sterilità, rimettersi in forza. L’apertura di vie di comunicazioni nuove, tra fine ’800 e primi del ‘900, creò un nuovo afflusso.

Sotto, il complesso dell’Euroterme visto da via Lungo Savio e uno scorcio delle viuzze del paese.

più importante, sede del potere che governava sul paese. Gli stemmi

nobiliari di conti, vicari, “capitani”, caratterizzano l’intera parte anteriore e sono il simbolo della lunga dominazione fiorentina. Oggi ospita la Biblioteca, l’Ufficio IAT, il Centro Visita del Parco Nazionale. Sul lato opposto si trova lo stabilimento termale più antico, “Hotel Terme S. Agnese”. L’ampliamento di questo ultimo secolo ha inglobato nella struttura anche il Teatro dei Ravviati, di origine settecentesca, la cancelleria e Palazzo Grisoli. Soffermandosi di fronte a via delle Terme si capisce come la storia di questo luogo sia da sempre intrecciata alla potenza delle sue acque. Un semplice prodigio. Le piogge cadono sulle pendici del Monte Comero, filtrano in profondità a più di millequattrocento metri.

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Gli antichi sentieri furono affiancati dalla Tosco-Romagnola, carrozzabile che risaliva la valle, inaugurata il 20 agosto 1899. Appena fuori dal centro storico, all’ombra sull’alberata via Lungo Savio, il moderno complesso dell’Euroterme si trova oltre il fiume. Le acque

in primavera sono veloci e turchesi, come in un alpeggio. Le foreste ricoprono i monti circostanti, territori conservati dai confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. È montagna vera, prosperosa di fauna e flora selvatica, di fiumi e torrenti, di specchi d’acqua e creste. Bagno è in una conca ampia, soleggiata, fertile che si ritrae nervosa solo più a monte, verso Verghereto, le rupi delle Balze e Pieve Santo Stefano. Ci sono sentieri per esplorare paesaggi e luoghi importanti. Non ci sono solo le acque, la storia dei palazzi e delle genti a rendere questo luogo speciale. Prosegue la “reclame” dei

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primi del Novecento: “Bagnatori e villeggianti possono digerire le passeggiate e guadagnare salute. Si possono recare ai luoghi più romantici degli Appennini come La Verna e Camaldoli, oppure lungo il Fosso di Varlungo per bere le salutari acque del Chiardovo, al Monte Comero, alle Rocche di Corzano, al Lago dei Pontini, lungo il Fosso delle Gualchiere oppure al Monte Fumaiolo, ricco di foreste, praterie, rocce e fiumi coi luoghi più alpestri della Svizzera, che è paese di tutti i rapimenti, di tutti gli incantesimi alpestri”... IN

Giuliano Marcuccini, bibliotecario comunale e attento ricercatore della storia locale.

Info e Bibliografia IAT, via Fiorentina 38, tel. 0543 911046 Terme Roseo, www.termeroseo.it Terme Sant’Agnese, www.termesantagnese.it Euroterme, www.euroterme.com Al tempe del Coroje, Poderi, case rurali nel territorio parrocchiale di Bagno di Romagna a cura di Claudio Bignami, Alessio Boattini, Angelo Rossi, Edizioni il Girovago, 2010; Intorno al “giogo di che Tever si disserra”. Storia, luoghi, strade, viaggiatori, paesaggio e turismo sull’Appennino tosco-romagnolo tra Otto e Novecento a cura di Giuliano Marcuccini, Pro-loco di Montecoronaro, 2007; La val di Bagno in età Medioevale e Moderna a cura di Giovanni Fabbri, Giuliano Marcuccini, Lucia Righini, Walter Toni, Centro Studi Storici di Bagno di Romagna, 1991.



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Svelare | Hidetoshi Nagasawa

Sotto l’albero di

Ginkgo

testo Roberta Brunazzi

Una scultura, piantata dieci anni fa nella corte comunale di Santa Sofia, trova un secondo nascondiglio. Facendo germogliare un nuovo albero. È la storia della creazione di Hidetoshi Nagasawa, in continuo dialogo con la natura.

“Una nuova scultura per un paese che cambia”: nel 2001 il Comune di Santa Sofia arricchiva il Parco di Sculture avviato nel ’93 con una nuova opera e i cronisti cantavano le lodi di questo importante momento culturale. All’apertura del nuovo millennio le speranze erano altisonanti. “Quest’anno - scriveva l’allora sindaco Luciano Neri - nel quale la comunanza di moneta sta facendo passi da gigante, vogliamo rimarcare la necessità dei linguaggi universali, e l’arte è il linguaggio universale per eccellenza”. L’artista invitato a lasciare il proprio segno universale nel centro bidentino fu Hidetoshi Nagasawa, scultore manciuriano-giapponese. Che arrivato in paese per un sopralluogo scoprì con sua grande sorpresa nel bel mezzo del cortile comunale un grande ginkgo bilo-

ba, antichissimo albero originario di Cina e Giappone, fossile vivente e unica specie sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae. Come quella pianta fosse arrivata a Santa Sofia nessuno se lo ricordava. Nagasawa lo colse come un segno e cominciò a progettare la sua scultura, Sotto l’albero di ginkgo. Mentre gli amministratori si preparavano all’idea di scoprire un altero monumento nella corte municipale arrivò il progetto definitivo. Una struttura cubica di pietra d’Istria, tre metri per tre, con un blocco in rosso di Verona di un metro per cinquanta a forma di gioiello, incastonato al centro della scatola. Il tutto collocato in una fossa scavata sotto l’albero. Sotto significa sottoterra per Nagasawa. Solo il perimetro

superiore dell’opera doveva rimanere visibile, come traccia della sua

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A fianco, l’albero di ginkgo nel cortile del Comune di Santa Sofia. In apertura, una rara foto dell’opera ancora non sotterrata con, alle spalle, il suo autore.

Il Parco Fluviale di Sculture Sotto l’albero di ginko è una delle opere realizzate per il Parco di Santa Sofia, museo en plein air integrato nel tessuto urbano del paese, nato nel 1993 all’interno del Premio Campigna. La prima opera, Santa Sofia ’93 di Mauro Staccioli, è stata installata all’interno del Parco Giorgi. Di anno in anno altre opere si sono aggiunte: nel 1994 la Stele ai caduti dell’invaso di Ridracoli, realizzata da Francesco Somaini (presso gli stabilimenti di Romagna Acque, in località Capaccio) e Vie del cielo di Eliseo Mattiacci; nel 1995 Casa di Luigi Mainolfi; nel 1996 Costruttivo di Nicola Carrino: tutte opere collocate nel Parco di sculture lungo il fiume Bidente, raggiungibile con una passeggiata lungo il Parco Fluviale che parte dal centro. Nell’alveo del fiume, ben visibile dalla piazza del paese, sorge L’esilio di Ulisse di Anne e Patrick Poirier (1999), mentre l’ultima installazione, ideata da Cuoghi&Corsello, è SUF, una scultura che è anche panchina, per le passeggiate lungo il Parco Fluviale. (F.R.)

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wa si dichiara disponibile a trovare una nuova location per la scultura e l’amministrazione lo accoglie con sollievo per un sopralluogo. Dopo una perlustrazione del Parco Giorgi, accompagnato da sindaco e amministratori, l’artista sceglie un angolo del parco vicino all’ex filanda. Qui alcune parti dovranno affiorare al livello del terreno, per dare un effetto che lui stesso ha definito “vedo non vedo”.

esistenza sotto i piedi dei visitatori. Gli amministratori ringraziarono i critici d’arte Renato Barilli, Fabio Cavallucci e Claudio Spadoni, allora curatori della XLV edizione del Premio Campigna, e si prepararono a spiegare ai concittadini il perché di una scultura in marmo sepolta in cortile. Niente a che vedere con il senso della vista o del tatto. “Perché l’essenziale - come Antoine de Saint-Exupéry insegna - è invisibile agli occhi”, e la poetica orientale dell’artista si esplicita perfettamente in quest’opera nascosta sotto le fronde del secolare ginkgo biloba. Una bellezza tutta interiore, arte invisibile che per ogni santasofiese o italiano in genere, cresciuto tra forme e prospettive rinascimentali, richiede lungimiranza e coraggio intellettuale.

to dell’artista il Comune ha messo allora a dimora una nuova pianta, che a differenza di quella già esistente è di genere maschile, cosa che permetterà l’impollinazione e la nascita di frutti. Con l’arrivo

Dieci anni dopo la filosofia s’incrocia

della bella stagione Nagasawa sarà

con l’urbanistica. È il 2011, la mo-

di nuovo a Santa Sofia per lo sposta-

neta unica è ormai assodata, l’arte è ancora un linguaggio universale e il cortile dietro al Municipio necessita di una nuova pavimentazione. Per procedere con i lavori bisogna spostare l’opera. Nagasa-

mento, occasione unica per vedere

E il ginkgo? Come si colloca Sot-

to l’albero del ginkgo in un luogo senza ginkgo? Piantando un altro albero. Seguendo il suggerimen-

interamente l’opera in marmo. E in primavera arriveranno anche i fiori del ginkgo, un’esplosione di vita visibile agli occhi con radici che affondano in un mondo nascosto. IN


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un’isola di frutta e gelato riaprono le vele. e la primavera è più dolce

NEI RINNOVATI LOCALI IN VIALE ITALIA 26, A FORLì, FABIO PEZZI INSIEME A MOGLIE E FIGLI PROPONE DELIZIOSI MOMENTI DI DOLCEZZA. TANTI GUSTI DI GELATO, YOGURT CON FRUTTA E, DA QUESTA STAGIONE, GOLOSI MORETTI E SEMIFREDDI.

Con l’arrivo delle primavera si rinnova il dolcissi- Lo staff delle Vele ricorda che freschezza e si conferma l’ambiente ideale per tramo appuntamento con Le Vele gelateria, frutte- è possibile ordinare torte per scorrere una rilassante pausa ristoratrice oppure ria, creperia. Nel nuovo locale di viale Italia ogni tipo di cerimonia e feste. celebrare una ricorrenza, nella grande e ariosa sala 26, a pochi metri dalla precedente sede, il mastro o nell’area all’aperto. Paradiso di adulti e bambini, artigiano Fabio Pezzi propone deliziosi gelati in innumerevoli Le Vele realizza torte, anche su ordinazione per compleanni, mavarianti, dall’esclusivo cioccolato fondente, allo yogurt impreziotrimoni, anniversari, feste di laurea. Da non perdere le novità sito da freschissima frutta. Da oltre trent’anni nel mondo della della stagione 2011: i golosi moretti e i fantastici semifredproduzione artigianale, dapprima come titolare di una panetteria di monoporzione. e pasticceria, poi di una gelateria a Cesenatico, Pezzi, affiancato dalla moglie Sandra e dai figli Luca e Francesca, taglia in questa LE VELE GELATERIA stagione il traguardo dei dieci anni all’ombra di Saffi. Viale Italia, 26 – Forlì Le Vele - Isola della Frutta è sinonimo di dolcezza, genuinità e Tel.: 0543.371109


Creare | Foscolo Lombardi

Sulle corde

del

Violino

testo Gabriele Zelli - foto Giorgio Sabatini

Perfetta conoscenza di tecniche e materiali, precisione, cura e tanta pazienza. CosĂŹ nascono gli strumenti musicali nella bottega-laboratorio di Foscolo Lombardi, liutaio di Dovadola.

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Tenuta Pertinello Il piacere della scelta La Luna

Rimango strabiliato di fronte alla capacità degli adolescenti di oggi nel maneggiare con grande abilità ogni strumento tecnologico che capita loro fra le mani. Quello della tecnologia è un mondo che non mi appassiona; è l’abilità manuale ad affascinarmi. Basta frequentare per un’ora la bottega-laboratorio del liutaio Foscolo Lombardi, a Dovadola, per rendersi conto di quali capacità posseggano le nostre mani e la nostra mente. Foscolo ha sempre lavorato il legno, modellandolo a seconda delle esigenze che gli venivano prospettate, come valente falegname capace di realizzare arredi di pregio e come liutaio, un mestiere appreso dal padre, Giuseppe (da tutti conosciuto come Armando). Entrai per la prima volta nella stanza che Armando Lombardi occupava per costruire violini, viole, violoncelli una trentina d’anni fa. Rimasi di stucco. Pensai di essere capitato in un luogo dove il tempo si era fermato, sedimentato dalla presenza di vecchi e consumati attrezzi del mestiere. Un’infinità di parti di strumenti già realizzati appesi alle pareti e al soffitto, un forte odore di legno stagionato, che impregnava l’aria. Lo stesso clima che si respira ancora oggi a contatto con Foscolo. Dal suo discorrere si possono acquisire dotte informazioni

Una vita al lavoro sul legno sulla qualità degli alberi che danno il legno per simili lavorazioni, oppure sentirlo raccontare di come un pezzo

Grappa di uve Sangiovese Profumo complesso, etereo, bocca morbida, persistente, molto elegante.

Il Passito

Da uve stramature di Albana Profumo di agrumi e frutta bianca, palato che fonde densità, intensità e vivezza sapida.

Il Bosco

Da uve Sangiovese Naso fragrante con sentore di piccoli frutti rossi, in bocca è fresco e teso, di grande bevibilità.

Pertinello

Da uve Sangiovese Vino austero e composto, bocca succosa, ampia, di trama fine.

di legno venga trasformato un po’ alla volta in una cassa armonica, capace di esaltare ogni nota del pentagram-

ma. Ogni pezzo, adeguatamente modellato e rifinito, è montato per comporre uno strumento musicale che, solo se perfetto, sarà utilizzato da valenti musicisti in tutto il mondo. Chi opera in questo campo deve avere la virtù della pazienza. La costruzione dello strumento comporta diverse fasi: ideare il modello, disegnarlo e tagliare il legno secondo il disegno definitivo; realizzare le piccole parti, le fasce, gli zocchetti, il manico a riccio, la tastiera, i filetti, l’anima; scegliere e applicare le corde e, infine, fare le prove di voce, verificandone l’intonazione. Un bastoncino posizionato in verticale all’interno dello strumento è l’anima, il punto di verità. La sua corret-

Il Sasso

Da uve Sangiovese Vino di grande complessità ed eleganza che solo una vigna di oltre 40 anni riesce a dare.

Tenuta Pertinello Strada Arpineto, 2 • 47010 Galeata (FC) Italy Tel. 0543.983156 - Fax 0543.983768 info.tenutapertinello@yahoo.com


In questa pagina, e in apertura, Foscolo Lombardi impegnato nella sua bottega di liutaio, a Dovadola.

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ta posizione e la giusta tensione consentono di mettere a punto la vocalità del violino e degli altri archi. Oggetti di modeste dimensioni che stupiscono per la varietà di materiali usati: il tipo di legno, ad esempio, cambia a seconda delle parti che si devono costruire; poi l’argento o altre leghe per le corde e le resine naturali, che devono rivestire alla perfezione lo strumento affinché questo le senta come ciascuno di noi sente un abito, né troppo largo, né troppo stretto. Foscolo fa questa paziente costruzione da solo, inserendosi perfettamente nella tradizione dei maestri liutai romagnoli. È un artigiano

che lascia, come tutti i grandi liutai, un segno riconoscibile della propria sapienza attraverso la creatività nell’elaborare i modelli. Ognuno, infatti, è costruito in base alle indicazioni del musicista committente e porta con sé il segno dell’artigiano che lo ha ideato e realizzato. È per questo che, ancora oggi, possiamo riconoscere uno Stradivari o un Guarnieri del Gesù. La perfetta conoscenza delle tecniche di costruzione è la base su cui s’innesta la sensibilità del liutaio.

E quella di Foscolo Lombardi si estende oltre l’attività lavorativa, essendo lui anche un ottimo scultore, un appassionato archeologo e un profondo conoscitore della storia di Dovadola e dei palazzi più antichi del paese. Tante virtù, messe a disposizione di chi visita la sua bottega e di chi vuole conoscere la cittadina, dalla quale Foscolo trae la forza per andare avanti sostenuto da solide radici umane, storiche e culturali. IN




Danzare | Noemi Briganti

Eterea

Etoile

testo Mariavittoria Andrini - foto Giorgio Sabatini

Noemi Briganti ha dato l’addio alle danze regalando una magnifica Carmen ai forlivesi, che l’hanno salutata con un’ovazione riservata solo ai grandi artisti. Ora farà apparizioni a galà di danza e trasmetterà la sua arte agli allievi della sua scuola.

Credo sia riduttivo paragonare Noemi Briganti ad una farfalla o ad un cigno, come si fa di solito per una danzatrice. Noemi è una nuvola del cielo, che cambia a seconda che l’attraversi un raggio di sole, che sia piena di gocce d’acqua o che nasconda un fulmine infuocato. Come una nuvola, può assumere le sembianze tenere di un cerbiatto, eleganti di una gazzella, forti di un leone, sensuali di un serpente.

continua sfumatura di movimenti che raccontano la storia dell’uomo attraverso difficilissimi passi di danza. Entra dentro l’anima e ci rimane, come un momento magico, una voce suadente che scalda il profondo di chiunque abbia la sensibilità di guardare oltre.

Noemi va guardata con gli occhi e

scenografia essenziale fatta solo di due grate a rappresentare la prigione reale della storia o la costri-

vissuta col cuore. La sua arte è dolore, amore, passione, dolcezza; una

Il suo ultimo spettacolo, Carmen , che ha debuttato a gennaio a Lione, ha fatto registrare il tutto esaurito al teatro Diego Fabbri di Forlì. Una

zione profonda delle convenzioni, lunghi drappi fluttuanti a simboleggiare il sangue e il dolore, un telefono per dire che quella storia non ha tempo e che può essere trasferita in tutte le epoche. E poi uno sfondo libero dove le luci, ora rosse, ora bianche, ora azzurre, ora rosa, seguono la drammaturgia dell’opera di Bizet. Tutto attentamente studiato per non distogliere gli occhi dalla danza, unica protagonista della serata. Venti minuti d’ovazione, con il suo pubblico in piedi ad applaudirla, con

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A fianco, Noemi con Serge Manguette all’età di 19 anni. In apertura, la Briganti sul palco del Diego Fabbri al termine della Carmen.

gli allievi in adorazione a scandirne il nome. Quanti ricordi le debbo-

Noemi e Serge, insieme per la vita Noemi Briganti e Serge Manguette. Una coppia nella vita e sulla scena da quando avevano 19 anni, lei diplomata all’Accademia Nazionale di Danza in Roma e lui “affinato” nella prestigiosa scuola russa di San Pietroburgo. Da allora, tenendosi per mano, hanno attraversato una carriera ricca di successi, talvolta insieme, talvolta separati, calcando i palcoscenici di tutto il mondo. Oggi, oltre agli impegni come ballerina lei, e regista e coreografo lui, dirigono la scuola di ballo “Arte Danza University” di Forlì, trasferendo le loro grandi esperienze a giovani allievi già molto apprezzati nel mondo della danza. www.artedanzauniversity.it

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no essere passati per la mente in quei venti minuti. Da quelle prime e agognate scarpette rosa, a quel tutu bianco ad avvolgere il corpo acerbo di una bimba di sette anni; dal primo saggio con la mamma in lacrime poi, via via, le scuole sempre più faticose, gli insegnanti sempre più famosi, gli spettacoli in giro per il mondo e l’incontro col suo Serge, giovane belga appena uscito dalla prestigiosa scuola di San Pietroburgo, col quale ha condiviso il palcoscenico e la vita.

Oppure l’emozione di una Coppelia nella prestigiosa Sala Ottobre di San Pietroburgo dove, di fronte a cinquemila persone, si è sentita piccola come un pulcino prima di entrare e poi grande a fine spettacolo, osannata da quel pubblico russo, tanto diffidente e silenzioso prima quanto caldo e accogliente appena partiti gli applausi. Oppure quel momento straordinario a Samara quando, fuori dal ristorante, decine di bambini della scuola

di ballo l’aspettavano pazienti, incuranti del freddo a meno venti, solo per un autografo. Una vera etoile Noemi. Una donna che, nonostante i tanti successi nei teatri più prestigiosi del mondo, ha mantenuto una purezza d’animo e un’umiltà che appartengono solo ai grandi artisti. Una danzatrice che ha regalato emozioni con generosità per oltre trent’anni. Ed ora? Ora che il sipario si è chiuso, che a Noemi Briganti è stata consegnata la targa alla carriera, che è stato confermato Carmen come suo ultimo spettacolo, in quale palcoscenico della vita si esibirà? Insieme al suo Serge avrà ancora tante sensazioni da vivere e trasmettere: al suo pubblico, nelle già previste apparizioni in spettacoli di danza e ai suoi allievi, che lei ama e che la amano e già le stanno dando tante soddisfazioni. C’è, infatti, chi frequenta la Scala, chi l’Accademia Nazionale di Danza a Roma, chi si esibisce nel musical forse più famoso al mondo e altri, più piccoli, che stanno crescendo. Grazie Noemi. IN



Abitare | La villa in collina

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Tutto il calore dell’

Eleganza

testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini

Ambienti rivisitati in chiave moderna creano un’atmosfera accogliente e di classe. Per una villa in collina in cui anfore antiche diventano lampade, mentre sculture e trofei abitano spazi giocati con la luce.


La nostra nuova meta, a San Lorenzo in Noceto, è una bella villa costruita negli anni ’90 sulle colline della valle del Rabbi. Rimaniamo affascinati dalla rivisitazione in chiave moderna degli interni grazie allo studio dell’interior designer forlivese Elisabetta Tanesini. Sofisticato l’ambiente della tavernetta trasformato in zona relax, sala giochi e zona incontro. La pavimentazione rustica in cotto fatto a mano della fornace di Meldola

si sposa, nel rispetto delle esigenze e richieste dei proprietari, con uno stile più contemporaneo, elegante, caldo e accogliente. Come ci ha confidato la stessa Tanesini tutto è partito ascoltando le richieste della committenza, che voleva creare una zona per sistemare oggetti quali trofei e pezzi da collezione. Nasce così l’idea delle nicchie in vetro illuminate da led, con alla base cassettiere in legno spazzolato, create su misura da artigiani locali.

Di gusto il tavolo Molteni modello Arc, circondato da sedie Frau modello Amelie; sempre di Molteni i divani in tessuto modello Hug e bellissima è la poltrona Frau mo-

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dello 1919, il tutto fornito da Oggetti D’Autore di Forlì, come del resto anche il mobile, sempre di Molteni, modello Pass. Realizzato su disegno dell’interior designer è invece il tavolino posto di fronte ai divani in ferro con piano in cuoio, così come la specchiera posizionata sulla consolle e il divano con cassapanca che troviamo di fronte al tavolo da biliardo, con schienale alto rivestito in tessuto di lino a righe su disegno di Soluzione Arredamenti di Ravenna. I punti luce sono di Viabizzuno e

Sopra, la tavernetta con pavimentazione rustica in cotto. Qui sotto, la cantina, cui si accede da una porta in vetro e ferro battuto. In apertura, il soggiorno con, sullo sfondo, il passa vivande verso la cucina, nascosto da un’infisso scorrevole con specchiera.


A fianco, la cucina. In basso, sempre in tavernetta le nicchie in vetro con i trofei e gli oggetti da collezione.

Santa & Cole, procurati da Venturelli Arte e Luce di Faenza. Particolari eleganti sono costituiti anche da antiche anfore, passione dei proprietari, che trovano una nuova funzionalità trasformandosi in basi per lampade diventando oggetti d’arte,

così come l’oggettistica della Bot-

sono stati prodotti artigianalmente su disegno dell’interior designer. Spicca in questo lato della casa anche la parete rivestita con carta da parati di Elitis e l’oggettistica, i vasi come i candelabri, della Bottega Gatti di Faenza. Funzionale e di gusto la cucina Modello Rossana,

Equilibrio elegante e sofisticato tega Ceramica d’Arte Gatti di Faenza, e le sculture raffiguranti bisonti di Giancarlo Piani di Faenza. Attraverso una porta in vetro e ferro battuto disegnata dalla stessa Tanesini entriamo nella cantina della proprietà: in nicchie di cartongesso con illuminazione a led sono esposti i vini. Salendo al piano superiore, in una nuova parte della casa troviamo il soggiorno, con zona pranzo e adiacente cucina. Salta subito all’occhio

sempre da Rossi Arredamenti, in legno rovere tinto teak e in laminato lucido color sabbia, con piano in pietra spazzolata. Raffinate e particolari le porte scorrevoli stondate in cristallo temperato a tutta altezza, realizzate da Vetreria la Nuova di Forlimpopoli. Elegante, nell’ingresso, è poi la soluzione adottata per coprire quadri elettrici e collettori, attraverso l’utilizzo di ante leggermente imbottite rivestite in stoffa, con chiusura a calamita a

tutta altezza e ante a specchio decorate a mosaico dalla stessa padrona di casa. La zona bagno giorno vede l’utilizzo di un lavabo in alluminio satinato fornito da Sassi Group di Forlì, adagiato su un mobile laccato color viola prodotto su misura. Termina così un altro nostro viaggio alla scoperta delle dimore più suggestive, approdato in un luogo dove garbo e classe si uniscono, dando vita ad un equilibrio elegante e sofisticato. IN

il passa vivande tra le zone cucina e pranzo, nascosto da un infisso scorrevole in legno laccato bianco nella parte della cucina, mentre nella zona pranzo a celarlo è una specchiera creata su misura, con cornice decorata dall’artista Licia Bagnolini. Bello il tavolo Tulip di Knoll, attorniato da sedie con seduta imbottita color viola provenienti da Rossi Arredamenti di Forlì; di particolare gusto è il grande lampadario di Moooi, in cristallo avvolto da un cilindro in pellicola specchiata. Sempre da Rossi Arredamenti i divani in tessuto, mentre la libreria in legno spazzolato sbiancato e il mobile tv laccato

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Una bellezza emozionante Benessere gloBale al Centro lavida a santa Maria nuova di Bertinoro Dai MagNetiSMi DeL Cafè OLfattery aLLe SuggeStiONi DeLL’arte OLiStiCa Dei CiNque SeNSi, per arrivare aLLa SeDuziONe Di prODOtti Di aLta quaLità. LaviDa, Di DaNiLa e giOvaNNi, è iL LuOgO priNCipe DeL BeNeSSere iN rOMagNa.

Una vasta e completa conoscenza di tutte le occasioni e di tutti gli strumenti che la natura dona all’uomo per raggiungere il benessere pieno e globale: ecco la carta vincente di Lavida, a Santa Maria Nuova di Bertinoro. Quasi trent’anni di professionalità fanno di Danila Toni e Giovanni Malucelli, proprietari del centro Lavida, dei professionisti del benessere inteso come un modello nuovo che si fonde sulla capacità di “ sentire” , per una reale esperienza dei sensi e della emozioni. Da qui la nascita del Cafè Olfattery, innovativa eccezione alla tradizionale profumeria. Il Cafè Olfattery propone, in uno spazio elegante ed accogliente, la possibilità di scoprire le nuove dimensioni dell’olfatto grazie a innovative fragranze, essenze compatibili con l’anima di chi le assaggia, portando verso le nuove frontiere di uno dei cinque sensi. Accedendo al Cafè Olfattery si possono assaporare profumi dalla struttura originale, stimolare il proprio


olfatto con sorprendenti emozioni, lasciandosi trasportare dall’inaspettato fascino di aromi ricercati dalla qualità inimitabile, delicati su pelle e abiti e soprattutto esclusivi. Lavida offre l’occasione di sperimentare momenti di piacere e relax facendosi avvolgere dalle emozioni di un massaggio, oppure abbandonandosi ai delicati rituali delle vasche di vapore, alla leggerezza di idromassaggi sensoriali con acque di luce. Percorsi unici, personalizzati e soprattutto mirati per accarezzare corpo e anima e far emergere la bellezza interiore: dall’hi-tech beauty allo spazio acque, fino a quello olistico tutto in sintonia con la persona. Nausicaa è l’innovativa apparecchiatura che Lavida propone per utilizzare l’acqua: dal vapore alle micro gocce, con gli aromi di pregiate essenze. Un’opportunità per regalarsi istanti di benessere assoluto: con la cromoterapia e l’aromaterapia si valorizzano al massimo i trattamenti talasso terapeutici e i fanghi termali. Un percorso quello di Nausicaa da vivere anche in coppia abbinandola all’idromassaggio, per avere qualche ora di dolce relax degustando insieme una tisana. “La cura per la persona, la discrezione e la professionalità, la ricerca dell’armonia e il desiderio di stimolare sono fra le caratteristiche principali del nostro lavoro”, spiegano

Danila e Giovanni. “I nostri trattamenti sono rituali olistici mirati a ri-armonizzare il corpo. Con il massaggio cranio sacrale, per esempio, riusciamo a liberare quelle memorie che riportano emozioni negative. La bellezza, infatti, nasce da dentro, non solo dalla cura di ciò che di noi è evidente. È quindi fondamentale operare dall’interno e lavorare sulle problematiche e aiutare a superarle. Non a caso organizziamo anche corsi di Yoga e di auto riequilibrazione – proseguono – offrendo anche l’opportunità di sperimentare il Breath Massage, con il quale si acquista coscienza corporea attraverso il respiro”. Lavida si estende in 200 metri quadri di superficie nella nuova e rinnovata struttura che ha aperto i battenti lo scorso 26 gennaio, ed è il luogo ideale per creare percorsi tonificanti e anti-invecchiamento studiati ad hoc, oppure per programmare una serie di trattamenti snellenti e riducenti. A questi si aggiunge il sound massage sul lettino vibro - acustico, per il benessere psicofisico. Un luogo magico in cui lasciarsi andare al totale relax. Con l’aiuto della musica qui si vive una nuova filosofia del benessere, per prendersi cura di se in modo globale. Lavida anche durante i mesi estivi sarà aperto tutti i giorni sabato compreso. il giorno di chiusura settimanale resterà il lunedì. Musica, profumi e colori contribuiscono al raggiungimento del pieno relax nella rinnovata struttura di Santa Maria Nuova di Bertinoro

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Curare | Claudio Vicini

Chi dorme

non rischi

Apnee

testo Roberto Zoli - foto Giorgio Sabatini

Russare può essere sintomo di un restringimento delle vie aeree, causa di pericolose apnee. A Forlì c’è un’equipe specializzata in diagnosi e interventi guidata da Claudio Vicini, direttore dell’U.O. di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale MorgagniPierantoni.

56 | IN Magazine

Chi russa crea disturbo a chi gli sta accanto e può incorrere in seri pericoli per la salute. Preziosi chiarimenti e consigli vengono dal prof. Claudio Vicini, direttore dell’U.O. di Otorinolaringoiatria del Morgagni Pierantoni di Forlì, che si occupa anche di diagnosi e terapia della sin-

importanti della resistenza respiratoria. “In caso di apnee notturne - spiega Vicini - siamo in presenza di due grandi problemi, cui si associano una nuvola di rischi minori. I maggiori interessano il cuore e il circolo, oltre al sistema nervoso centrale. L’apnea notturna, che

drome dell’apnea ostruttiva del son-

interrompe il respiro, genera una

no. Russare significa emettere un

reazione cardiocircolatoria, la qua-

suono durante la fase della respirazione, ma non è questo che può dar noia al paziente. Il russamento, infatti, tradisce un restringimento modesto delle prime vie aeree a cui - e qui nasce il problema - si possono associare apnee o incrementi

le aumenta la pressione arteriosa, che può generare picchi ipertensivi e aritmie. Situazioni che possono

portare alla cosiddetta morte in sonno. Evento raro, ma non eccezionale. Più frequenti infarto e ictus. I problemi neurologici, invece,


si possono sintetizzare in un concetto solo. Quando ci si alza il mattino si è più stanchi perché, inconsapevolmente, ogni volta che si fanno apnee ci si sveglia. Ecco, allora, impatti

sulla memoria, sui riflessi, sull’umore”. Come intervenire? Il paziente deve essere informato e consapevole dei rischi che corre, compito affidato al medico di famiglia. Questi, se lo indirizza all’ospedale Morgagni Pierantoni, troverà ad aspettarlo uno specialista, che si avvale di un’equipe composta da neurologi, pneumologi, otorini, maxilofacciale e stomatologi. Team che contribuisce alla diagnosi e alla scelta della terapia. In questa fase si stabilisce la presenza di apnee e la loro intensità e frequenza. Accertata la patologia, si può agire. Come? “A seconda della gravità - chiarisce il professore - vari sono gli interventi. Il sistema ventilatorio, vale a dire una macchinetta che spara aria a pressione sul naso, attraverso un tubo e una mascherina da porre sul viso prima di coricarsi. Scomoda, ma garantisce buoni risultati. L’apparecchio ortodontico, che si pone in bocca di notte e sposta leggermente in avanti la mandibola. Ha il

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Uno staff di professionisti vantaggio di non essere un intervento di tipo chirurgico, ma il paziente ha in bocca, ogni notte, un oggetto che può creare fastidio. Infine ‘le chirurgie’. Il plurale non è casuale. Ogni intervento, infatti, è ‘costruito su misura’ a seconda delle necessità del paziente: ha il vantaggio di essere, nella maggioranza dei casi, definitivo, ma porta con sé tutti i rischi generici di un intervento”. Come si nota, dunque, varie sono le opportunità a cui il paziente, opportunamente consigliato, può rivolgersi, alternando nel corso della sua vita una fase rispetto ad un’altra. Il tutto con la certezza di poter disporre, al Morgagni Pierantoni, di tutte le chirurgie possibili. Questo grazie alla collaborazione strettissima di vari specialisti, che lavorano in perfetto sincronismo garantendo il massimo della professionalità. La testimonianza viene dai risultati conseguiti, che fanno del reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale forlivese una eccellenza della sanità nazionale. IN

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Vincere | Fabio Sacchi

Arrivo

in

Volata

testo Andrea Manusia - foto Gianmaria Zanotti

Da gregario di lusso a capitano di famiglia. Fabio Sacchi archivia una brillante carriera ciclistica a fianco dei grandi del pedale. E sceglie Cesenatico come sua patria d’adozione.

Un passato da gregario di lusso, un presente da “capitano” di famiglia. Fabio Sacchi è un milanese che ha scelto la Romagna. Il mare di Cese-

“Onore e responsabilità. Sentivo la fiducia di campioni che pilotavo verso grandi vittorie. Sapevo che parte di queste apparteneva anche a me”.

passione. È una disciplina dura ma impagabile. Il resto viene da solo, con l’impegno e la dedizione”.

natico e le colline dell’entroterra,

E vincere la Nove Colli?

sport spesso sporcato dal doping?

sono luoghi di cui è facile innamo-

“Una scommessa vinta. Ero partito con l’obiettivo di fare bene, poi ho capito che potevo competere coi più forti. Ma solo dopo 210 chilometri mi sono reso conto di cosa avevo combinato”.

“Ognuno è modello di se stesso. Il doping è una piaga, ma sono le persone che rendono grande questo sport. Bisogna credere in un ciclismo pulito”.

Cosa hanno di speciale le strade

“La vita a Cesenatico mi regala gioie, con i miei figli Luca, Michelle e Margherita siamo una bella squadra. Mi godo tutto quello che prima, quando correvo, non potevo. E sono account manager Italy della svizzera BMC, un’azienda seria, professionale, che mi dà la possibilità di crescere. Cosa volere di più?”. IN

rarsi a prima vista. Un po’ com’è

successo con Rita, romagnola doc conosciuta in una delle tappe ciclistiche, ora moglie e madre dei suoi tre figli. La bicicletta l’ha fatto diventare famoso. Il suo ruolo era portare alla vittoria i compagni di squadra. Ne sanno qualcosa Mario Cipollini e Alessandro Petacchi, sprinter di successo anche grazie al generoso Sacchi. Poi è iniziata la vita da padre e marito, rimanendo sempre nel settore. La vittoria alla Nove Colli 2009 non è un caso.

della Romagna?

“Sono perfette per allenarsi. Asperità pedalabili, tanti saliscendi adatti a tenere le gambe a buon livello e per i cicloturisti hanno una ricettività unica in Europa”. Come promuovere il ciclismo?

“Ai giovani bisogna trasmettere la

Chi sono i modelli positivi in uno

Oggi ti dividi tra casa e lavoro...

Quali i momenti più belli e più brutti di vent’anni di professionismo?

“Ognuno ha avuto un significato importante. Certo ci sono state anche situazioni negative e dolorose. La caduta alla Gand-Wevelgem 2007 mi ha definitivamente chiuso le porte del ciclismo professionistico. Scelta obbligata, ma dura da accettare”. Cosa significa essere gregari di grandi icone?

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La carriera di Fabio Sacchi Dal 1997 al 2000 ha corso per il Team Polti vincendo la Coppa Bernocchi (1998). Dal 2001 al 2003 passa alla Saeco, come gregario per Mario Cipollini. Conquista qualche vittoria in Italia: Gran Premio Costa degli Etruschi nel 2001, Trofeo Città di Castelfidardo nel 2002 e Giro di Romagna nel 2003. All’estero vince il Tour Down Under, la Murray Bridge nel 2001 e quella di Kapunda nel 2003. Ha partecipato al Campionato Mondiale 2002, vinta da Cipollini. Dal 2004 al 2005 ha gareggiato con Fassa Bortolo, vincendo una Milano-Torino, e nel 2006 e 2007 col Team Milram. Durante il periodo di militanza in queste due squadre è uno dei componenti del “treno” per le volate di Petacchi. Nel 2008 milita nella Preti Mangimi-Prisma Stufe, squadra di Marino Basso. Nel 2009, dopo la Nove Colli vinta, il ritiro ufficiale.



Cucinare | Michele Amadei

Medaglia d’oro al

Pesce espresso

testo Roberta Brunazzi

Con un’originale ricetta a Km 0 lo chef Michele Amadei si è aggiudicato il primo premio del concorso nazionale di Erba. Coronando una precocissima carriera.

La medaglia d’oro per il piatto a Km 0 vinta al concorso per cuochi del Ristorexpo di Erba giunge a coronare la carriera brillantemente avviata di Michele Amadei, che assieme a Simone Muccioli gestisce il Grand Hotel di Forlì e il ristorante annesso 3 Corti, inaugurati lo scor-

so 14 febbraio in via del Partigiano. La sua storia come cuoco parte da molto lontano: la prima volta in cucina del 34enne Amadei risale a 21 anni fa quando, appena 13enne, convinse i genitori a firmare per il suo primo apprendistato tra i fornelli. Poi gli studi all’IPSSAR di Milano Marittima e allo IAL di Cesenatico, a 21 anni il titolo di chef e il lavoro, in prestigiosi ristoranti internazionali. Originario di Ravenna, ha bruciato le tappe e girato il mondo, gestendo per otto

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stagioni il ristorante del Casinò di Malindi, in Kenia, e lavorando poi in Australia e a Sharm El Sheik. L’estate scorsa, quella del 2010, è stata la sua ventesima e per ora ultima stagione estiva nella riviera romagnola, tra Milano Marittima e Lido di Savio. Tra i blasoni conquistati anche varie medaglie di bronzo ai campionati internazionali e un riconoscimento come cittadino onorario egiziano, ricevuto durante il servizio militare. “Ero in marina - racconta - e ovviamente come soldato semplice lavoravo nelle cucine. Ci fu una sorta di gemellaggio in mare aperto tra la nostra nave e una nave egiziana, con una cena che riunì i comandanti dei due equipaggi”. Un’occasione per allacciare rapporti umani al di là della divisa, socializzando in modo conviviale. E l’esperimento deve aver funzionato visto che, alla fine dell’estemporanea cerimonia, il soldato Amadei addetto alle cucine ricevette la prestigiosa onorificenza (“L’equipaggio era di 120 uomini – dice ridendo – gli altri poi me la fecero un po’ pagare....”). Raccontata così sembra la storia di un canuto chef di lungo corso.

Invece Michele è nel bel mezzo della sua carriera professionale, con questa nuova sfida tra le mani rappresentata dal Grand Hotel forlivese. “Le colline romagnole sono bellissime”, dice. “E io francamente non le conoscevo....”. IN

La ricetta vincitrice Cefalo nostrano, scalogno brasato all’albana secco, vellutata di fagioli cannellini, pomodorini secchi e acciughe, pomodorini “confit”, alga salicornia delle Saline di Cervia in agrodolce e brodo di pesce espresso, fatto con le saporite lische del cefalo e contenuto in una moka che accompagna il piatto, con un biscottino di pasta brisè come tocco finale. Con questa originale ricetta, presentata al concorso nazionale per cuochi al Ristorexpo di Erba nel febbraio scorso, lo chef Amadei ha vinto la medaglia d’oro per il piatto a Km 0, realizzato con prodotti sostenibili e nel pieno rispetto dei principi nutritivi. Unico romagnolo ad aggiudicarsi questo riconoscimento nazionale, ha sbaragliato la concorrenza sul fronte creatività e professionalità, accompagnando la ricetta anche con la relativa scheda Hccp per il controllo della conservazione dei prodotti e dell’igiene.



Visitare | L’Italia s’è desta

Neocubismo e

Realismo

testo Sabrina Marin

Storia della pittura nel secondo dopoguerra raccontata al Mar di Ravenna con “L’Italia s’è desta”, spaccato della scena artistica italiana tra il ’45 e il ’53. Anno della grande mostra di Picasso.

Fino al 26 giugno è possibile ammi-

rare nelle sale del MAR di Ravenna L’Italia s’è desta: 1945-1953. Arte italiana del secondo dopoguerra,

A Cesena le foto di CliCiak Fino all’8 maggio a Cesena, alla Galleria Comunale d’Arte di Palazzo del Ridotto, è esposta la mostra legata al concorso nazionale CliCiak dedicato ai fotografi di scena, che raccoglie le migliori foto scattate sui set dei film e delle fiction italiane delle ultime stagioni. Le immagini sono tratte da Il figlio più piccolo, La Passione, La prima cosa bella, Una vita tranquilla, andate sul podio della 14ª edizione di CliCiak, concorso nazionale per fotografi di scena nato dal particolare interesse che il Centro Cinema Città di Cesena e l’Assessorato alla Cultura del Comune dedicano da oltre un decennio a questo affascinante genere fotografico. www.sanbiagiocesena.it

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Chirico, da Martini a Marini e Manzù. Maestri non ancora scomparsi, dei quali è documentato il lavoro di quegli anni. Arte italiana

da De Chirico a Guttuso, da Fontana

nel secondo dopoguerra è in primo

a Burri, mostra dedicata agli anni

luogo il racconto del voltar pagina,

più vivaci, magmatici e contrastati del Novecento. L’allestimento ha l’ambizione di ricostruire le diverse fasi delle vicende artistiche dalla fine del secondo conflitto mondiale alla grande esposizione di Picasso in Italia del 1953, a Roma e poi a Milano, che, per molti aspetti, segna uno spartiacque fra il dopoguerra del rinnovamento, dei dibattiti culturali, della costituzione di gruppi e movimenti, e la seconda parte degli anni ’50. 
Per la prima volta viene offerto un quadro complessivo di quelle stagioni cruciali della storia artistica italiana. Un fermo immagine che registra non solo il nuovo che ribolle ma anche la vitalità di ciò che il montare di quest’ansia di modernità europea andava relegando ad un’ingiustificata considerazione marginale, ovvero le opere ultime, eppure spesso sorprendentemente felici, dei grandi protagonisti della prima metà del secolo: da Morandi a De Pisis, da Balla a Carrà, da Casorati a De

un mutare del paradigma di una generazione alla ricerca, affannosa e creativa, di nuove possibilità espressive. 
 Milano, Torino, luoghi di resistenza degli ultimi anni della guerra, furono insieme a Roma e Venezia le principali città nelle quali la vita artistica italiana riprese impulso.
 Erano gli anni in cui gli artisti italiani più impegnati identificavano in Picasso l’imprescindibile alternativa europea alla chiusura provincialista. Le sue opere rappresentavano un modello fondamentale della modernità, per linguaggio e contenuti ideologici. L’infatuazione Neocubista, secondo il modello di Guernica, trova riscontro in gran parte degli artisti del tempo, con figure di primissimo piano come Guttuso, Leoncillo, Morlotti, Pizzinato, mentre il bisogno di un legame tra arte e oggettività si esprime nelle diverse forme del Realismo di Peverelli, Testori e Sassu. www.museocitta.ra.it IN


Conoscere | Martina Dotti

Tra le pagine di

Rocca

testo Franceca Renzi foto Giorgio Sabatini

Dal fondatore Federigo al figlio Licinio la storia della famiglia Cappelli e della loro storica tipografia a Rocca San Casciano, raccontata nel libro di Martina Dotti.

La fuga di giovani all’estero, i piccoli paesi che si spopolano, la mancanza d’opportunità lavorative lontano dalle città... Luoghi comuni sfatati facilmente dalle scelte personali e dalle ricerche storiche di una giovane scrittrice, che lavora con passione e mantiene un forte legame con la propria terra. Martina Dotti, trentenne rocchigiana, ha recentemente presentato la sua prima fatica letteraria, Storie di libri, famiglie di librai. I Cappelli da Rocca San Casciano all’editoria internazionale (Foschi Editore, prefazione di Pierluigi Moressa). I motivi che hanno portato Martina a scrivere il libro sono semplici: l’interesse personale per la storia locale e la letteratura, poi la volontà di offrire un tributo alla famiglia Cappelli, che ha indubbiamente lasciato un segno indelebile nel paese dell’entroterra forlivese. “Ho frequentato la scuola Cappelli, vivo di fronte alla casa natale di Cappelli, lo stabilimento tipografico è stato attivo fino a pochi anni fa... a Rocca siamo quasi ‘assediati’ da questo nome”, racconta Martina. Inevitabile la curiosità di approfondire la conoscenza della tipografia, del suo fondatore Federigo e del figlio Licinio. Alle spalle di questo libro

molte ricerche d’archivio, realizzate anche con l’aiuto del professor Ivano Vespignani, che hanno svelato aspetti inediti del passato come, ad esempio, il fermento politico e sociale che investì Rocca San Casciano nel Risorgimento, complice la figura di Federigo Cappelli. O la fitta corrispondenza tra Licinio e Italo Svevo, che pubblicò la prima edizione de La coscienza di Zeno proprio per i tipi della Cappelli. Nonostante le diverse vedute politiche - Federigo era un mazziniano, il figlio Licinio un funzionario fascista - la famiglia ha sempre dato molto al paese: non solo dal punto di vista lavorativo, garantendo impiego ai rocchigiani, ma anche diffondendo cultura. In epoche in cui il tas-

so di alfabetizzazione era piuttosto basso, la tipografia faceva circolare la carta stampata: “chi non sapeva

leggere chiedeva ad altri di farlo, ma poteva comunque accedere alle informazioni”, sottolinea l’autrice. Generazioni di operai sono cresciute in mezzo ai libri, hanno respirato la cultura: anche in questo senso i Cappelli hanno lasciato una traccia indelebile in paese. “A metà ’800 nessuno avrebbe scommesso sull’impresa di Federigo Cappelli, che avviò una tipografia a Rocca San Casciano, come nessuno ora scommetterebbe su questi luoghi di montagna”, conclude Martina Dotti. Oggi, però, è la Storia ad aver dato ragione a questo coraggioso imprenditore. IN

L’Aquila e il Capricorno, Forlì raccontata da Moressa Nuova edizione 2011 per la Guida storico-artistica di Forlì di Pierluigi Moressa pubblicata da Foschi, arricchita ora con una parte dedicata al comprensorio. Uno sguardo attento e affettuoso che l’autore lancia su tutto il territorio urbano, raccontando i monumenti più noti e gli angoli dimenticati. Ad affiancare la narrazione storico-artistica sono i disegni di Sauro Rocchi, vibranti descrizioni grafiche di palazzi, chiese, e piazze del “cittadone”. L’insieme è un originale affresco di una città orgogliosa come l’Aquila che ne è simbolo e caparbia come il segno zodiacale del Capricorno, individuato per Forlì nel XV secolo dal cronista Leone Cobelli. Un testo piacevole per raccontare Forlì ai forlivesi e ai visitatori, utile per la difesa dell’identità cittadina. Non in senso egoistico e centripeto, come sottolinea il sindaco Roberto Balzani nella sua prefazione, quanto piuttosto “come specchio provinciale di eventi, mentalità e gusti più vasti, in un rimando continuo dal piccolo al grande, dal grande al piccolo”.

IN Magazine | 63


Rinnovare | Cariromagna

Un istituto

Innovativo testo Andrea Biondi

Ha riaperto, profondamente rinnovata, la storica sede della Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna in corso della Repubblica. Taglio del nastro coi vertici della banca, il Sindaco Roberto Balzani e il campione di nuoto Fabio Scozzoli.

In alto, un momento dell’inaugurazione con testimonial il campione di nuoto Fabio Scozzoli. Qui sopra, il salone principale della filiale forlivese.

Ha inaugurato lo scorso 11 febbraio la sede di Corso della Repubblica, della Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna, che nei mesi precedenti si è rinnovata attraverso una complessa ristrutturazione dei locali, più accoglienti e funzionali. Il taglio del nastro è stato fatto dal sindaco Roberto Balzani, e dal Campione Europeo di nuoto Fabio Scozzoli, alla presenza dei vertici della banca e delle autorità cittadine. Collocata fin dal 1887 nel piano nobile del Palazzo di Residenza della banca, e trasferita nei locali al pianterreno in occasione del 130° anniversario festeggiato nel 1959, questa sede è, da sempre, lo sportello principale della banca romagnola. La filiale, diretta da Paolo Zamagna che coordina il lavoro di trentuno colleghi, oltre a essere punto di riferimento per le famiglie e le numerose attività economiche che si trovano nel cuore della città, per lo stretto collegamento con la Direzione Generale, è storicamente stata scelta anche da numerosi clienti, privati e imprese, provenienti da altre zone della città e del territorio. Il rinnovo rientra in un ampio piano di restyling che sta coinvolgendo molti dei 123 sportelli di Cariromagna con strutture innovative, più orientate alla rela-

64 | IN Magazine

zione con la clientela. “Questa sede

- ha dichiarato il presidente Sergio Mazzi - è il segno più importante della nostra storia ultracentenaria a Forlì, città in cui siamo nati e da sempre radicati al servizio della comunità locale.” “Un investimento sul territorio - ha aggiunto Giuseppe Feliziani, direttore regionale di Intesa Sanpaolo - per dare nuovi strumenti e opportunità di crescita all’economia locale, mettere a disposizione di imprese e famiglie i servizi di una banca ben radicata e vicina alle loro esigenze, insieme alla forza di un grande Gruppo creditizio europeo”. La filiale è dotata di due sportelli bancomat esterni, operativi 24 ore su 24, e due all’interno, utilizzabili durante l’orario di banca, che consentono fra l’altro di effettuare versamenti sul conto, anche con assegni, e altre operazioni in piena autonomia.

La Sede dispone di numerose cassette di sicurezza di vario formato. “Filiali sempre più accoglienti e funzionali - ha commentato Stefano Capacci, direttore generale Cariromagna - per consolidare la nostra presenza a Forlì, sostenere lo sviluppo sociale ed economico della città, proponendo a famiglie e operatori economici i nostri innovativi servizi.” IN


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