Archeotuscia news gennaio 2011

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Norchia: uno dei numerosi crolli che fanno gridare allo scandalo.

significa, di fatto, cancellare anche quel poco concesso sinora alla tutela di un patrimonio che dovrebbe essere considerato bene prezioso di tutti e fonte di ricchezza. La valorizzazione e la cura del territorio sono invece abbandonate, nonostante le rassicuranti dichiarazioni di rito fatte dalle autorità regionali, provinciali, comunali e da politici in occasioni pubbliche. Tutto sembra volontariamente condurre alla paralisi dell’attività archeologica e di tutela, come se fosse in atto un ben preciso piano scellerato mirante alla defunzionalizzazione completa delle Soprintendenze stesse. Il risultato di questa tendenza si palesa nello stato di abbandono e degrado generalizzato in cui verte larga parte del patrimonio archeologico italiano (ricordiamo il tragico e vergognoso caso di Pompei, ma ve ne sono tanti altri), ancora più grave nei siti in cui le strutture antiche sono parte integrante di un contesto naturalistico all’aperto, come nel caso della zona delle necropoli rupestri della Tuscia. Qui è primaria la manutenzione e il monitoraggio continuo, possibile naturalmente soltanto con finanziamenti

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regolari e numeroso personale preposto. Naturalmente tale opera non può e non dovrebbe ricadere tutta sulle spalle delle Soprintendenze, bensì essere equamente ripartita tra queste e gli enti locali con i loro vari settori. Ad esempio, per quanto riguarda la pulizia e la bonifica di discariche abusive dovrebbe interessare i Comuni e/o la Provincia, rientrando in competenze legate anche all’ambiente, alla salute e al decoro pubblico. Il progressivo e rapido degrado della zona delle necropoli rupestri è, infatti, di molteplice natura: sono innegabili la difficoltà di effettuare un regolare controllo e manutenzione ordinaria delle emergenze monumentali, così come le fessurazioni nel tufo con conseguenti crolli dovuti alla carenza di restauri, i danni causati da visitatori consistenti principalmente nell’abbandono di immondizie e atti vandalici e, infine, l’uso delle aeree archeologiche come luoghi di discariche abusive. Si vedano a questo proposito i casi eclatanti di Acquarossa, Musarna, la zona del Riello, il percorso laziale della via Francigena, la chiesa di Santa Maria in Forcassi a Vetralla. Se


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