Economia Veronese Settembre 2017

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ECONOMIA VERONESE trimestrale n. 3 - Anno 16 - settembre 2017 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro

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La Ponte Marmi O.M.I. Beraldo Zetaflex Italpump Tekno Mecc



DIRETTORE RESPONSABILE Beatrice Paglialunga EDITORE APISERVIZI S.r.l. Via Albere, 21/C - 37138 Verona

Rivista trimestrale promossa da

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REDAZIONE c/o APINDUSTRIA Verona Via Albere, 21 - 37138 Verona Tel 045 8102001 Fax 045 8101988 economiaveronese@apiverona.net

GRAFICA Ilenia Cairo - Verona www.studiocairo.cloud

STAMPA Intergrafica Verona Srl - Verona www.intergraficavr.com FOTOGRAFIE Archivio Apindustria

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Poste italiane SpA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma 1, DCB Verona Pubblicità raccolta in proprio

terza pagina 44 La magia della pietra, il fascino della tecnologia Marmomac & the City

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Registrazione Tribunale di Verona n. 1393 del 22 marzo 2000

La Ponte Marmi O.M.I. Beraldo Zetaflex Italpump Tekno Mecc

Fidinordest 50 Dalla Regione Veneto 6 milioni a fondo perduto per imprese femminili e start up

categorie 26 Assunzioni nel settore metalmeccanico 28 L'evoluzione del lavoro nell'industria manifatturiera

Apigiovani 30 Let's Match il Business Network

news 31 L'economia veronese al top 36 Biblioteca Capitolare 39 ABS il sistema di misura del mosto di birra

Apidonne 40 Tra società benefit e B Corporation

legale 54 SSICA: L'ente che non c'è più 56 Bolli auto non pagati 57 Patto di famiglia

ambiente e salute 58 Cultura della sicurezza

fiscale 60 La legge per il mercato e la concorrenza

qualità & management 52 ISO 9001:2015 Competenza e Consapevolezza

attualità 42 Cultura della legalità: uniti per la lotta alla mafia

previdenza 64 Contratto unico della manifattura: utopia o realtà?

inserzionisti Italbeton

ALMA Service

Gruppo Argenta

Banca Valsabbina

Fondazione CUOA

Perlini

Viani Assicurazioni

Albrigi

Vicentini

Ferrari BK

Atempo

Veronafiere

Cattolica Assicurazioni

Transeco

SOMMARIO

Anno 16 - Numero 3 settembre 2017

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Le complessità di una ripresa zione della grande trasformazione che sta interessando l’industria manifatturiera in tutte le sue articolazioni grazie alle politiche di rinnovamento dettate dalla IV rivoluzione industriale, meglio conosciuta come “Industria 4.0”. I Cipputi degli anni passati sono oggi degli operai che devono saper usare strumenti tecnologici digitali applicati alla produzione industriale che accompagnano lo sviluppo dell’impresa all’automazione e all’interconnessione. Pare di capire che il paradosso per cui il lavoro insegue i giovani, prendendo a prestito un articolo pubblicato nei quotidiani nazionali, sia determinato da un gap di competenze non colmato dall’istruzione pubblica e affrontato con difficoltà dalla formazione continua a cui è affidato l’arduo compito di trasferire professionalità specializzate e competenze trasversali non offerte dal sistema scolastico. Una questione aperta è dunque quella di formare i giovani ai nuovi lavori avendo come cornice di riferimento un quadro normativo assai carente anche sotto il profilo della proposta articolata dalla contrattazione collettiva. Un’altra questione, non rinviabile e contingente all’aspetto occupazionale, riguarda l’adeguamento delle retribuzioni alle aspettative attese dai lavoratori e dalle famiglie: in generale non si sono registrati aumenti significativi dei minimi contrattuali dall’inizio della crisi in poi. Per quanto tempo ancora sarà possibile mantenere invariato il livello delle retribuzioni senza che, in una situazione di crescita annunciata, sia riconosciuto l’atteso adeguamento salariale? Il rinnovo del CCNL dell’industria metalmeccanica dello scorso anno ha previsto di corrispondere “moneta sonante” per un valore pari a 1,90 euro lordi al mese. Con queste soglie di “aumento” l’impresa dovrà aspettarsi di ricevere il conto dai lavoratori. La discussione che seguirà tra datori di lavoro e lavoratori sarà dunque articolata su più fronti e questo situazione è ciò che dovremmo attenderci all’uscita dal tunnel.●

EDITORIALE

Così come il quadro di Mirò in copertina è bello da vedere ma difficile da interpretare, la luce che Renato Della Bella si intravvede verso l’uscita dal tunnel della crisi è bella da vedere, ma quello che ci attende non è così chiaro e delineato. La ripresa auspicata, annunciata, attesa, appare più uno slogan che una certezza: i dati nazionali ci raccontano di un Paese ancora molto fragile, pur nella rassicurazione colta nelle parole del Ministro Padoan che, al forum Ambrosetti di Cernobbio, parla di “clima economico positivo” con un Pil dato in aumento con un +1,1% nel 2017. Ma è vera crescita? Nell’impresa, uno dei segnali della ripresa proviene dall’aumento dell’occupazione netta: a luglio 2017 la stima degli occupati cresce dello 0,3% rispetto a giugno (+59 mila); su base annua la tendenza all'aumento è confermata da un incremento del +1,3%, pari a +294 mila. Questi dati confermano la persistenza della fase di espansione occupazionale. Ma la crescita congiunturale dell’occupazione potrà confermarsi in un dato strutturale? Sono dunque più domande che risposte quelle che si pone l’imprenditore dell’anno 2017 a fronte di un cambio di tendenza della nostra economia. Pur registrando anche a livello locale una crescita sul numero di occupati nel settore delle PMI aderenti a Confimi Verona, il dato, in sé incoraggiante rispetto a quelli che hanno segnato la crisi nella sua più evidente drammaticità, deve essere letto con obiettiva prudenza. Nel Nord Est, operoso e virtuoso, il paradosso che registrano le imprese è che, di fronte all’offerta di lavoro si fatica a trovare nuovi addetti, soprattutto tra i giovani, il cui tasso di disoccupazione nel Veneto, pur essendo tra i più bassi a livello nazionale, è del 18,7%. Questo è un tema da sviluppare, anche in considera-

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LA PONTE MARMI Marmi d’autore

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na storia prestigiosa e lunga oltre cinquant’anni, un presente di successi e lo sguardo rivolto al futuro. È il 1966 quando

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Mario Todeschini decide di fondare, con altri tre "compagni di cordata", nel comprensorio di Grezzana (Loc. Romagnano), dove ha tutt’ora la sua sede, La Ponte Marmi, indirizzandone l’attività alla lavorazione

corso imprenditoriale grazie alle scelte effettuate, alla costante ricerca della qualità, all’ampia offerta di materiali proposti e lavorati tanto da diventare uno dei punti di riferimento del comprensorio lapideo

del granito, una pietra versatile, dalle infinite varietà cromatiche, brillante per la presenza del quarzo, ma durissima, che dopo l’avvento dei macchinari ha trovato largo impiego nell’edilizia – non risente delle condizioni atmosferiche –, nell’arredamento urbano, domestico e in tanti altri manufatti.

Da oltre 50 anni una ricca vetrina di graniti, marmi, onici, quarziti per proporre l’utilizzo della pietra naturale nell’edilizia e nell’arredo

Una nicchia operativa che ha consentito all’azienda di gettare solide basi su cui costruire il proprio per-


veronese nello specifico comparto della realizzazione e commercializzazione di semilavorati, di lastre per rivestimenti e per pavimentazioni di esterni. «Grazie a mio padre – racconta Giorgio Todeschini – ho imparato a conoscere le pietre naturali, a comprenderne le insite capacità espressive che ne rivelano la storia e le origini e ho imparato a valoriz-

zare questi materiali improducibili e senza tempo nella realizzazione di progetti unici che ne esaltano le peculiarità». L’ingresso in azienda nel 1970 di Giorgio segna una tappa significativa nello sviluppo dell’attività. Le dinamiche produttive e commerciali si spostano verso nuovi obiettivi: la domanda del mercato, infatti, si va modificando e la competizione,

nazionale e internazionale, diventa sempre più pressante. Inizia così, accanto alla lavorazione del granito, quella del marmo, degli onici e delle quarziti, ma sono soprattutto la flessibilità operativa e la capacità di innovare che portano La Ponte Marmi a sondare nuove aree tanto da diventare una delle prime realtà a realizzare le pareti ventilate esterne che conoscono una sempre maggiore diffusione per i numerosi

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vantaggi che offrono (isolamento continuo, aerazione, risparmio energetico, potenzialità estetiche). Questa fase comporta la necessità di dotarsi di ulteriori impianti di lavorazione (taglio, levigatura, lucidatura, fiammatura e resinatura) e l’adozione di uno schema organizzativo dinamico per rispettare i tempi di esecuzione delle commesse di una vasta ed internazionale clientela, affiancata nella scelta – dei materiali più idonei per caratteristiche tecniche o estetiche e seguita fino al progetto – da veri e propri professionisti del marmo. Abilità, passione, l’essere punto di riferimento per progettisti e architetti hanno contribuito a connotare La Ponte Marmi di una propria identità professionale e commerciale che le ha consentito di realizzare impor-

tanti progetti sia in Europa che oltreoceano come il London Bridge Place a Londra, l’Atrium Tower a Varsavia, il Bouwcombinatie Delftse Poort a Rotterdam, The Netherlands Private Palace Wall Cladding in Svizzera, il Pullman Quay Grand Sydney Harbour a Sydney, l’Emerald Plaza a San Diego... I risultati raggiunti negli anni sono stati di stimolo anche per la terza generazione Todeschini con Marco (responsabile produzione e acquisti) e Luca (responsabile commerciale) che, ereditate dal padre professionalità e capacità di raccontare la pietra nella sua naturalezza e nel suo splendore intrinseco, hanno saputo orientare gli obiettivi aziendali verso una ancora più accentuata


politica di internazionalizzazione. Così, oltre alla strategia di adeguare la propria operatività alla domanda del mercato, i due giovani imprenditori aprono le porte alla diversificazione e all’informatizzazione, per presentarsi alla committenza internazionale con un’offerta adeguata. Viene potenziata e differenziata la struttura commerciale individuando per i mercati esteri (Stati Uniti, in particolare) una rete di grandi distributori, mentre per il mercato italiano ci si avvale delle competenti risorse interne; viene implementata l’area di produzione con l’introduzione di telai a filo diamantato, che vanno ad affiancare quelli a lame già in uso e vengono avviate nuove linee di lucidatura e una più moderna linea di resinatura e di anticatura. «La nostra azienda – sottolineano i fratelli Todeschini – ha dimostrato da sempre uno spiccato orientamento all’esportazione caratterizzandosi non solo per la consolidata presenza sui mercati storici, ma anche per la capacità di intercettare le opportunità di business che possono offrire altri Paesi. La nostra attenzione è ora puntata verso i mercati asiatici (Cina), in primis, verso quelli del Sud Est (Indonesia, Singapore, etc.) e sul mercato emergente della Nuova Zelanda. Le PMI che in questi ultimi anni hanno esportato registrano performance migliori rispetto a quelle che si sono focalizzate esclusivamente sul mercato domestico. Si riscontra, infatti, una relazione positiva tra export e

crescita aziendale: il nostro ultimo bilancio, si è attestato sugli oltre 10 milioni di euro di cui il 90% realizzato all’estero (Germania, Francia, Inghilterra, Repubblica Ceca e Slovacca, Camerun, e ben il 75% negli Stati Uniti)». Il processo di internazionalizzazione implica percorsi di innovazione, risposte immediate e trasparenza e a La Ponte Marmi hanno capito l’importanza di dedicare tempo e risorse alla realizzazione di una vetrina aziendale e di un magazzino on-line, strumento di consultazione rapida dei dati che viene aggiornato in tempo reale (disponibilità di marmi, graniti e pietre; dati su materiale, tipo di lavorazione, dimensione della lastra e giacenza a magazzino – sia in totale metri che in pezzi di lastre, informazioni tecniche e descrittive), è fruibile da qualsiasi luogo e con ogni supporto informatico, da rivenditori e clienti, e consente di effettuare ordini on-line con significativo risparmio di tempo. Concretezza, razionalità e voglia di rinnovarsi, si fondono nella visione del nuovo management attento alla formazione continua (annualmente il 5% del fatturato viene destinato a corsi di aggiornamento che coinvolgono i 30 addetti che operano in azienda), a nuovi investimenti (recente l’introduzione di una pesa per container), a sperimentazioni (con l’utilizzo di nuove resine e nuove tecniche di lavorazione), facendo convivere sapientemente tradizione ed innovazione.●

S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Ponte, 1 Loc. Romagnano 37023 Grezzana (Verona) Tel. +39 0458650510 Fax +39 0458650490 PRODUZIONE/ATTIVITÀ Trasformazione e lavorazione di marmo, granito e pietre in genere dal blocco grezzo al semilavorato e/o progetto chiavi in mano ANNO DI FONDAZIONE 1966 TITOLARI Giorgio, Luca e Marco Todeschini RESPONSABILE PRODUZIONE Marco Todeschini RESPONSABILE COMMERCIALE Luca Todeschini RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Giovanni Avesani RESPONSABILE QUALITÀ Marco Todeschini FATTURATO 2016 10 milioni e 600 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 12.000 mq Coperta: 4.000 mq RISORSE UMANE Totale addetti: 30 Addetti alla produzione: 17 Impiegati: 13 SITO INTERNET/E-MAIL www.laponte.it laponte@laponte.it

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O.M.I. Beraldo

L’alta specializzazione per vincere sui mercati uella di O.M.I. Beraldo (Officina Meccanica Ingranaggi) è una storia di successo tutta italiana che affonda le radici negli anni ’50. L’azienda venne fondata a Sanguinetto da Bruno Beraldo – suocero di Edio Maccari, titolare con la moglie Emma Beraldo, della odierna società – che cominciò la sua avventura imprenditoriale dedicandosi alla lavorazione delle bronzine prodotte in una grande varietà di tipi e dimensioni per il settore automezzi. In uno scenario che si andava modificando, anno dopo anno, per i mutamenti economici in atto e per l’inarrestabile progresso tecnologico, era però necessario innescare un mix di azione e reazione per salvaguardare la propria attività. Bisognava riformulare la politica aziendale e interpretare il cambiamento, diversificando e innovando l’offerta – la richiesta delle bronzine stava diminuendo – sia con una crescita organica, che attraverso nuove acquisizioni. Da questa consapevolezza, pur continuando l’iniziale produzione, prese il via, nel 1983, a Castel d’Azzano, una nuova realtà che, valorizzando

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Qualità nella produzione di ingranaggi rettificati e viti senza fine le esperienze professionali maturate, si è presentata sul mercato con un’alta specializzazione nelle lavorazioni di tornitura, dentatura, rettifica evolvente di ingranaggi e rettifica viti senza fine. «I molti anni di esperienza nella meccanica di precisione e gli investimenti continui in ricerca e innovazione – sottolinea Daniele Maccari, responsabile commerciale – ci consentono di svolgere all’interno tutti i processi produttivi che vengono eseguiti presso i nostri reparti certificati. Le diverse operazioni sono sottoposte a monitoraggio costante da parte degli addetti e del controllo qualità: siamo sempre


Da sinistra: Federica e Daniele Maccari, Emma Beraldo, Edio Maccari

aggiornati sullo stadio di lavorazione di una determinata commessa sia che riguardi un singolo pezzo che una produzione in serie. Questo ci permette, inoltre, di offrire ai clienti affidabilità nelle consegne, prezzi competitivi, nonché il massimo rispetto della qualità, dalla fase iniziale alla fase finale di realizzazione. Ci approvvigioniamo della materia prima dalle più qualificate acciaierie italiane ed europee. Lavoriamo in prevalenza acciai legati da barra laminata o fucinati – che sono impiegati in applicazioni importanti che richiedono elevate caratteri-

stiche meccaniche di resistenza e tenacità. Inoltre, mi piace sottolineare – continua Maccari – che l’impegno profuso in un costante miglioramento dei processi ci ha consentito di conseguire, nel lontano 1997, la certificazione ISO 9001:2000». Ogni prodotto marchiato O.M.I. Beraldo garantisce un elevato standard qualitativo; la struttura è organizzata in modo da poter seguire, per conto terzi, sia la produzione di pezzi singoli speciali che quella di elevate quantità di articoli di gamma. Grazie ad un parco macchine di ultima gene-

razione e in continua evoluzione con investimenti costanti (l’ultimo risale all’agosto 2017 con l’ampliamento della sala collaudo con una macchina di misura tridimensionale per pezzi fino a diametro 800 mm), l’azienda di Vigasio può realizzare qualsiasi genere di ingranaggio rettificato a denti diritti ed elicoidali da modulo 0,75 a modulo 14 con un diametro massimo di 700 mm. Nel corso degli anni, con l’aggiunta di nuova energia imprenditoriale e con lo spirito di iniziativa di Maccari e dei suoi figli, è stato portato a termine un ambizioso programma di ristrutturazione dell’azienda, con interventi im-

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S.r.l.u.

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piantistici e commerciali rilevanti. Il management, infatti, ha elaborato un piano di consolidamento e di rilancio basato su alcune priorità: contenere il costo del prodotto, mantenere un alto livello qualitativo, sviluppare il knowhow di processo, incrementare il livello di servizio al cliente, potenziare la presenza su Paesi esteri, salvaguardare e implementare l’alta specializzazione di prodotto, modificare la cultura aziendale sostenendo un approccio al mercato più competitivo e più capillare.

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«Ogni progetto – racconta Maccari – inizia dall'incontro con i nostri clienti per conoscere le loro necessità e per rispondere efficacemente ad ogni richiesta. Tutto il nostro staff, costituito da 25 collaboratori, partecipa a corsi di formazione e aggiornamento professionale continuo. Il bilancio viene realizzato per il 50% in Italia e per l’altro 50% sui mercati esteri (Europa e USA). Vantiamo

SEDE AMMINISTRATIVA Via Dell’Industria, 14 37068 Vigasio (Verona) Tel. +39 0457363500 Fax +39 0457364259 PRODUZIONE/ATTIVITÀ Ingranaggi clienti fidelizzati leader in settori che spaziano dalle macchine per il movimento terra, a quelle agricole, al comparto eolico, a quello navale, a quello degli impianti per la produzione di oil & gas». La globalizzazione ha spinto le aziende a rinnovarsi, reinventarsi e anche ad affacciarsi ancora di più sui mercati internazionali, che sono più dinamici e offrono opportunità di business molto interessanti e proprio in quest’ottica O.M.I. Beraldo è impegnata per allargare il suo raggio d’azione in nuovi settori, come quello delle macchine utensili, ma è anche fortemente orientata verso il settore dell’oil & gas, nel quale sta investendo nuove risorse per la creazione di più profonde relazioni con il mercato d’oltreoceano.●

ANNO DI FONDAZIONE 1983 TITOLARI Emma Beraldo Edio Maccari RESPONSABILE COMMERCIALE Daniele Maccari RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Federica Maccari RESPONSABILE QUALITÀ Luigi Fasoli SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 6.000 mq Coperta: 2.500 mq RISORSE UMANE Totale addetti: 25 Addetti alla produzione: 20 Impiegati: 5 SITO INTERNET / E-MAIL www.omiberaldo.com omi@omiberaldo.com


1957 – 2017 60 anni di attività

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uest’anno è il 60° anniversario della Viani Assicurazioni S.r.l., un traguardo importante, ma soprattutto un grande valore di continuità, serietà e professionalità per i nostri clienti a cominciare dal fondatore Luigi Viani , passando dall’attuale Agente Massimo Viani e proseguendo con la terza generazione Luca Viani. Per ringraziare tutti dell’affetto e della considerazione ricevuta in tutti questi anni di attività il 16 giugno 2017 abbiamo organizzato una festa per tutti i nostri amici clienti presso la nostra sede di Via Albere 10. Durante la festa, in collaborazione con la Polizia Municipale di Verona e con il patrocinio del Comune di Verona abbiamo giocato con i bambini insegnando l’educazione e il comportamento sulla strada. La allegra partecipazione di decine di piccoli ciclisti ci ha particolarmente rallegrato e commosso. Abbiamo fatto merenda e spiegato la storia di Via Albere (antica via Postumia) in collaborazione con l’associazione EasyGreen, presentando il diario «Un pescatore a Caporetto» scritto 100 anni fa dal nonno Carlo Viani . Centinaia di amici hanno voluto condividere la manifestazione con allegria e buon cibo. Molti Associati Apindustria, nostri clienti ci hanno gratificato con la loro amicizia sottolineando i 33 anni di collaborazione e consulenza con API Verona. Per l’occasione hanno partecipato i più alti vertici della direzione di Allianz Spa. Non ci resta che brindare idealmente con tutti voi e invitarvi alla prossima festa per i 70 anni. Massimo Viani

PUBLIREDAZIONALE


Zetaflex

Un packaging prezioso custodisce e valorizza

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’attività imprenditoriale si basa su idee, esperienza, tecnica, competenza, valori, intuito e conoscenza del mercato, ma la motivazione iniziale, quella che fa la differenza, è determinata dalla passione. E proprio la passione è la molla che ha spinto Damiano Zivelonghi, forte di un ricco bagaglio nella lavorazione e trasformazione della carta, ad avviare un’attività autonoma nel settore della stampa. Nasce così, nel 2009, a Verona, Zetaflex che ben presto ha saputo specializzarsi nella stampa flexografica di imballaggi flessibili su carta, film in polietilene, polipropilene, accoppiati. «La flexografia – spiega Zivelohghi – è un metodo di stampa alternativo che ha raggiunto il livello di altri importanti procedimenti ed è ideale per stampare sia su materiali tradizionali sia su superfici come cartone, alluminio, plastica, etichette in carta, film e che si caratterizza, inoltre, per una grande velocità di lavorazione e una rapida asciuga-

tura. La nostra politica aziendale è stata sin dall’inizio quella di assicurare, insieme ad un metodo che abbina flessibilità e qualità, un approccio a 360 gradi verso ogni progetto che va dalla consulenza, alla grafica fino alla realizzazione di impianti digitali di qualsiasi misura». Sono questi gli elementi distintivi del servizio di Zetaflex che si avvale di professionisti qualificati che, grazie ad un dialogo proattivo, non solo si dedicano alla progettazione e allo sviluppo della rappresentazione grafica dell’identità aziendale

Alta specializzazione nella stampa flexografica di imballi flessibili “cuciti su misura” per prodotti dei settori igienico-sanitario, horeca-catering, alimentare e pet food


del committente, ma sanno anche consigliare e restituire una realtà unica e diversa dalle altre e progettare un brand “su misura” rendendolo facilmente riconoscibile. «Le costanti innovazioni tecnologiche e di materiali nel nostro settore – continua Zivelonghi – hanno visto innalzarsi gli standard qualitativi. Grazie alle nostre strumentazioni di ultima generazione, riusciamo a garantire il massimo servizio alla nostra clientela. Disponiamo di impianto Mixing Station per la realizzazione di colori a pantone e di un sistema spettrofotometrico per il con-

trollo qualità che insieme al software assicura la perfetta riproduzione delle tinte campionate. Nella nostra sede di 3.000 mq disponiamo di tre reparti con due linee di produzione con tecnologia “gearless”, entrambe ad 8 colori e tamburo centrale “gruppo Bobst”, in grado di realizzare prodotti di alto livello e che consentono un rapido cambio lavoro per ottenere la massima efficienza produttiva. Nella nostra postazione taglio effettuiamo poi dimensionamenti precisi del prodotto stampato per le diverse tipologie di materiale utilizzato». Zetaflex lavora esclusivamente su commessa ed è

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specializzata nella produzione di film in bobine sia neutri che stampati, monofilm o accoppiati, film termoretraibili ed antifog, adatti ad ogni esigenza di imballo, per i settori igienico-sanitario, horecacatering, alimentare e pet food. L’azienda esegue direttamente l'accoppiamento con pellicola neutra di laminato plastico con carta, film metallizzato o alluminio mediante sistema “solventless” idoneo alla realizzazione di imballaggi ad uso alimentare. «La nostra attenzione alla qualità – prosegue l’imprenditore – inizia dalla scelta dei migliori fornitori italiani certificati di bobine neutre e prosegue con scrupolosi controlli del processo di stampa, mediante verifiche e test “a campione” nelle fasi iniziali, intermedie e finali della produzione. Effettuiamo inoltre verifiche sul materiale in entrata/ uscita e disponiamo di un sistema di tracciabilità degli ordini grazie al quale assicuriamo al cliente rapidità e rispetto della puntualità dei tempi di consegna».

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Nel suo percorso questa “giovane impresa” si è sempre dimostrata attenta al rispetto dell’uomo e della sicurezza. Ha adottato e attuato un “Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo” ai sensi del D.Lgs. 231/2001, affiancato dal proprio Codice Etico, vera e propria Carta Costituzionale dell’a-

zienda, volta a individuare – per gli amministratori e per i collaboratori – diritti, doveri e responsabilità a promuovere o vietare alcuni comportamenti che, seppur leciti sotto il profilo normativo, non corrispondono all’etica e ai valori di correttezza, trasparenza e lealtà cui l’impresa si ispira. Zetaflex è inoltre un’azienda “green” che si avvale esclusivamente di energia proveniente da fonti rinnovabili, nel rispetto dell’ambiente e del territorio. «Lo scorso anno – sottolinea Damiano Zivelonghi – abbiamo chiuso con un fatturato in crescita del 15% realizzato in massima parte sui mercati del nord Italia, con una piccola ma significativa quota (15%) nei paesi della Comunità Europea ed Extra Europea. Cosa ci aspettiamo per il prossimo futuro? Sicuramente speriamo di confermare e, anzi, incrementare il nostro giro d’affari. Nel corso del 2017 abbiamo dato inizio ad un progetto ambizioso per l’ottenimento della certificazione BRC: il BRC (British Retail Consortium) è uno standard globale specifico per la sicurezza dei prodotti agroalimentari il cui obiettivo è fare in modo che i fornitori e i rivenditori della Grande Distribuzione Organizzata siano in grado di assicurare la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari proposti ai consumatori».●

S.r.l. SEDE AMMINISTRATIVA Via Turbina, 100 37139 Verona Tel. +39 0458104780 Fax +39 0458100867 PRODUZIONE/ATTIVITÀ Imballi flessibili su carta, polietilene, polipropilene ed accopiati ANNO DI FONDAZIONE 2009 TITOLARE Damiano Zivelonghi RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Marco Ingrassia SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 3.000 mq SITO INTERNET / E-MAIL www.zetaflex.it info@zetaflex.it



ITALPUMP La PMI che sfida “i giganti”

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l passaggio generazionale rappresenta un momento cruciale nella vita di una azienda, perché implica il trasferimento da una generazione all’altra di un vero e proprio patrimonio di know-how e competenze e perché il fondatore, che vive l’azienda come una cosa personale, è spesso restio a lasciare il comando. Quello di Italpump è invece un caso in controtendenza: Igino Patuzzo, consapevole della necessità di un adeguamento dell’impresa ai cicli evolutivi, nel 2001 ha deciso di affidare in toto l’azienda da lui fondata al figlio Michele – fresco di laurea in ingegneria –, pronto a dimostrare che il cambiamento non fa paura alle nuove generazioni, ma è anzi da stimolo per ricercare acquisizioni, fusioni, alleanze di opportunità, per spingere l’innovazione di gamma e la diversificazione di canali e mer-

cati e per portare adattamenti organizzativi dati dalle nuove frontiere economiche e di management, dall’IT, dalle nuove tecnologie. Forte della competenza maturata nella pluriennale attività di vendita, assistenza e riparazione di pompe e ricambi per bruciatori, nel 1985 Igino Patuzzo decide di presentarsi sul mercato con un proprio prodotto e costituisce, a Porto di Legnago, Italpump che diventa negli anni un punto di riferimento nel campo della progettazione e realizzazione di pompe e valvole per bruciatori e caldaie. L’alto livello raggiunto e l’aggiornamento tecnologico continuo, perseguito dall’ing. Patuzzo, accrescono notevolmente le capacità aziendali aumentando le possibilità produttive, tanto da richiedere l’ampliamento della sede con un conseguente ulteriore significativo investimento. Nel 2001 l’azienda viene trasferita

Da oltre 30 anni l’azienda si distingue nella progettazione e nella realizzazione di pompe e valvole per bruciatori e caldaie nella zona industriale di San Pietro di Legnago nella struttura attuale – che si articola su 7.500 mq. complessivi di cui 2.400 coperti –, moderna e funzionale, che consente una riorganizzazione interna, una modernizzazione dei centri di lavoro e l’incremento della produzione grazie ai nuovi macchinari in dotazione. Vasta la gamma degli articoli in catalogo che comprende pompe


e valvole per bruciatori a gasolio o kerosene adatte a sistemi monotubo o bitubo, a tre tipologie di fluidi – gasolio e nafta di media e alta densità –, regolatori d’olio, farfalle a gas, elettrovalvole per olio, componenti meccaniche e tubi realizzati per conto terzi e controllati secondo le prescrizioni normative. I modelli di pompe Italpump sono progettati sia per essere installati su bruciatori domestici con bassa portata sia per bruciatori collocati in comunità residenziali e sanitarie (ospedali, cliniche, case di riposo, etc.). «Il segmento del contoterzismo – sottolinea Michele Patuzzo – contribuisce per oltre il 35% alla realizzazione del nostro fatturato – 1,5 milioni di euro nel passato esercizio – lavoriamo su progetto del cliente che siamo in grado di consigliare e seguire in ogni fase,

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ma in questi tempi di forte competizione globale le esigenze dei mercati impongono la proposta di nuovi prodotti, affidabili nella sicurezza, con prestazioni sempre più elevate, obiettivi di costo mirati e tempi di sviluppo ridotti. Per tutto questo siamo particolarmente impegnati sul fronte della ricerca e dell’innovazione, non solo per sviluppare tutta una serie di attività in grado di fidelizzare la clientela – tra cui mi piace ricordare il nostro impegno a fornire a ciascun cliente le competenze indispensabili per usare i nostri

SEDE AMMINISTRATIVA Via Maestri del Lavoro, ZAI 37048 Legnago (Verona) Tel. +39 044227005 Fax +39 0442627845

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PRODUZIONE/ATTIVITÀ Pompe per bruciatori a nafta, gasolio, kerosene

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prodotti, sia con la realizzazione di manuali ad hoc sia attraverso corsi di formazione –, ma soprattutto per avviare iniziative capaci di fronteggiare le modificazioni che si vanno palesando all’orizzonte nell’utilizzo di alcuni tipi di combustibile». Parallelamente allo sviluppo interno l’imprenditore legnaghese, sensibile alle trasformazioni in atto sul mercato, ha avviato un intenso programma di internazionalizzazione finalizzato ad affermare la tecnologia Italpump sui mercati del Sud America, del Sud Est Asiatico, del Medio e dell’Estremo Oriente, in particolare, che attualmente contribuiscono ad assorbire l’80% della produzione aziendale. Un’accelerazione nella commercializzazione delle linee di prodotto che si sviluppa di pari passo con la capacità di analisi delle richieste e esigenze della committenza sempre più collegate alla necessità di adeguare

sistemi e impianti alle direttive ambientali mondiali. Italpump, che ha ottenuto la certificazione qualità UNI EN ISO 9001:2008 e la DIN EN ISO 235531:2009-10 sui dispositivi di sicurezza e controllo per bruciatori a gasolio, non teme il confronto con i maggiori player del settore, forte dell’alto livello dei suoi prodotti. «Per il consolidamento dell’attività– prosegue Michele Patuzzo, appena rientrato da un tour internazionale – diventa strategico operare secondo precise direttrici: potenziare l’attività di contoterzismo, ingegnerizzare sempre più la produzione e trasformare l’impresa, oggi a carattere unifamiliare, in società di capitali. In questo percorso sarà importante avere come sempre al nostro fianco i nostri 10 collaboratori, tutti in possesso di un solido bagaglio tecnico e professionale».●

ANNO DI FONDAZIONE 1996 TITOLARE Igino Patuzzo RESPONSABILE PRODUZIONE Michele Patuzzo RESPONSABILE COMMERCIALE Michele Patuzzo RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE Simonetta Lorenzoni RESPONSABILE QUALITÀ Marco Saggioro FATTURATO 2016 1 milione e 500 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 7.500 mq Coperta: 2.400 mq RISORSE UMANE Totale addetti: 11 Addetti alla produzione:8 Impiegati: 2 SITO INTERNET / E-MAIL www.italpump.it info@italpump.it



TEKNO MECC

GUARDA AL FUTURO

PROFILI

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ata nel 1998 dalla gemmazione di Smaila Giorgio & Figlio S.n.c. (costituita nel 1984 dalla trasformazione della ditta individuale Smaila Giorgio & Figlio, operativa dal 1906) per effettuare le operazioni di taglio e sagomatura dei materiali ferrosi da impiegare nella produzione di attrezzature e impianti di prefabbricati in calcestruzzo, Tekno Mecc acquisisce, agli inizi del 2013, una propria identità produttiva e professionale. Marisa Smaila, ereditati dal padre Franco qualità organizzative e spirito imprenditoriale, affiancata dal socio Roberto Pippa, decide di rilevare l’azienda e farne una società di capitali (Srl) per proporla al mercato come partner contoterzista per la lavorazione di lamiere sagomate. Tekno Mecc diventa così “maggiorenne” e prende una strada autonoma, pronta a cimentarsi con una sua produzione nel cam-

po della lavorazione dei metalli e a confrontarsi con agguerriti competitor presenti da tempo sul mercato. «Quello che abbiamo compiuto – racconta Marisa Smaila, amministratore unico dell’azienda – non è stato un salto nel buio, le pregresse esperienze professionali ci hanno consentito di individuare il segmento produttivo su cui orientare la nostra attività, che non doveva essere solo seriale e basata su ordinativi dai grandi numeri, ma che doveva puntare anche sulla flessibilità e su un servizio ad personam per una clientela che non sempre trova risposte alle sue specifiche e particolari esigenze». «Ci avvaliamo di fornitori di comprovata affidabilità e l’ampia gamma di materiali che proponiamo alla nostra clientela – sottolinea Roberto Pippa, direttore tecnico – è sempre certificata e deve rispondere a requisiti di as-

Specializzata in lavorazioni di taglio, sagomatura, stampatura e foratura di lamiere ed acciai di qualità soluta qualità, eccellenti proprietà ed elevate caratteristiche meccaniche. Oltre alle lamiere ferrose lavoriamo l’alluminio, l’acciaio strutturale, quello antiusura, quello austenitico (AISI 304 e AISI 316) – fra i più costosi tra quelli di uso comune –, tutti in diversi spessori. Inoltre, per ottenere manufatti più resistenti e più leggeri, con una diminuzione del peso delle strutture del 20, 30 o anche del 40%, utilizziamo lo STRENX, un marchio registrato della


SSAB SWEDISH STEEL (Svezia) che assicura alte prestazioni e presenta una qualità superficiale eccezionale così come rigide tolleranze di spessore e planarità». Tekno Mecc è dotata di moderni impianti e sistemi di lavorazione costituti da macchine per taglio al plasma o al laser – adatto per operazioni che richiedono una precisione millimetrica –, da cesoie-ghigliottina per effettuare interventi su ogni tipo di materiale ferroso, da presse piegatrici per piegare anche particolari di grandissime dimensioni e da altri macchinari utensili per la rifinitura, come le scantonatrici per effettuare lo smusso degli spigoli delle lamiere o le calandre per ottenere la curvatura a freddo dei profilati metallici. «Le nostre macchine, tutte a CNC – continua l’imprenditore –, ci consentono di eseguire tagli che vanno da 1 mm fino a 15 mm di spessore e con la macchina laser lavoriamo lamiere di 6 m di lunghezza x 2 m di larghezza, mentre per il taglio plasma disponiamo di un banco di taglio dalle dimensioni di 6.500x2.500 m». Quando gli imprenditori mettono in campo idee e impegno nascono occasioni di sviluppo. Ne è la dimostrazione questa PMI veronese che, grazie all’elevato livello di flessibilità operativa, è riuscita a trovare positivi riscontri nel settore dell’edilizia, sia civile che industriale, in quello degli autotrasporti, con la realizzazione di cisterne per le derrate alimentari, o di betoniere e cassoni, nel campo delle aziende

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produttrici di infrastrutture e manufatti in ferro (cancellate e inferriate), nel settore degli impianti di verniciatura. Clienti tipo sono, ad esempio, il costruttore di grossi macchinari industriali, il produttore di imballaggi in ferro o il produttore di piccola componentistica in acciaio di qualità superiore… Risultati che hanno stimolato i due imprenditori non solo ad aumentare l’efficacia dell’azione commerciale per fidelizzare la clientela acquisita e cercare spazi sempre più ampi anche oltre i confini regionali, ma anche a superare lo schema iniziale dell’organizzazione interna e a dotarsi di un reparto tecnico-progettuale con personale altamente qualificato che effettua le valutazioni di fattibilità, la preventivazione e collabora in sinergia con il cliente per le scelte tecniche più opportune. La programmazione degli impianti avviene con avanzati sistemi CAD-CAM interfacciati in rete con gli impianti produttivi. Scelte e duttilità hanno consentito a questa giovane realtà villafranchese di mantenere alti livelli qualitativi, di raggiungere un fatturato più che stimolante (1,4 milioni di euro), di investire annualmente il 3% del proprio fatturato in innovazione e in attività di formazione, operando con uno staff di 8 addetti, tutti in possesso di comprovata esperienza e professionalità.

La piena collaborazione con la società ‘madre’ consente a Tekno Mecc di offrire un servizio completo di carpenteria leggera e/o pesante, che va dalla fase iniziale di progettazione, alla costruzione presso i propri stabilimenti e/o in opera, alla certificazione dei materiali utilizzati e, dove necessario, alla certificazione stessa dei macchinari prodotti per passare anche alla semplice produzione di strutture portanti in acciaio di qualità, ma sempre maggiore importanza sta acquisendo l’attività autonoma. «Il nostro obiettivo a breve termine – conclude Marisa Smaila –, oltre a quello di potenziare il portafoglio clienti, è quello di trovare e magari acquistare una nuova sede poiché quella attuale, (poco più di 1.000 mq)., è diventata insufficiente per un improcrastinabile ampliamento delle linee di lavorazione».●

Tekno Mecc

S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVA Via Francia,13/A 37069 Villafranca (Verona) Tel. +39 0456304820 Fax +39 0457979003 PRODUZIONE/ATTIVITÀ Taglio a cesoia, plasma e laser. Piegatura lamiere e acciai di qualità. Progettazione parti metalliche per conto terzi su misura ANNO DI FONDAZIONE 2013 TITOLARI Marisa Smaila, Roberto Pippa FATTURATO 2016 1 milione e 300 mila euro SUPERFICIE AZIENDALE Totale: 1.500 mq Coperta: 1.000 mq RISORSE UMANE Totale addetti: 9 Addetti alla produzione: 8 Impiegati: 1 SITO INTERNET / E-MAIL www.teknomecc.net info@teknomecc.net



Assunzioni di 500-600 addetti nel settore metalmeccanico entro il 2017 Positive le previsioni su un bacino di oltre 350 aziende del comparto che ricercano figure professionali adeguatamente preparate

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ntro fine anno sono almeno 500-600 gli addetti che le aziende metalmeccaniche aderenti ad Apindustria Confimi Verona prevedono di assumere: si tratta di personale diplomato e specializzato da inserire nella produzione. Le richieste riguardano buona parte delle circa 350 aziende (il 40% delle mille realtà associate ad Apindustria) che operano nella carpenteria, nella costruzione di macchine e attrezzature,

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nella lavorazione meccanica generale, nell’impiantistica. «In un momento di riaccelerazione dell’economia dopo la crisi, le figure professionali più ricercate sono l’operatore a controllo numerico per macchine utensili, il disegnatore meccanico e responsabile di ufficio tecnico, il responsabile della produzione, il manutentore. Professionalità che, con le novità introdotte dal Piano Industria 4.0, stanno evolvendo», chiarisce Luca Ghibellini, presidente del settore metalmeccanico Apindustria

Confimi Verona. «La ripresa è in atto, gli imprenditori stanno scommettendo sull’innovazione tecnologica, guardando soprattutto alle agevolazioni fiscali. La sfida adesso è investire sul capitale umano, ma il punto critico è trovare professionalità preparate al mondo del lavoro». «Un’indagine realizzata su un campione significativo di aziende metalmeccaniche associate della provincia scaligera, ha fatto emergere dati assolutamente positivi», sottolinea Claudio Cioetto, vicepresidente


Apindustria Confimi Verona. Nel corso del 2017 tali realtà hanno effettuato assunzioni raggiungendo punte anche di 7-8 nuovi dipendenti; tutte prevedono ulteriori inserimenti lavorativi, prospettandone per l’ultimo quadrimestre 2017 e per il 2018. Per le piccole e medie industrie il bacino privilegiato da cui attingere è costituito da istituti tecnici e professionali dove «sarebbe necessario un cambio di mentalità da parte delle famiglie, che spesso non valutano le potenzialità della formazione tecnica e professionale, considerando quest’ultima un percorso di serie B», evidenzia Cioetto. Parte della responsabilità è da attribuire, prosegue, «alle scelte di politica scolastica che hanno relegato gli istituti professionali e tecnici a ruoli secondari nel panorama dell’offerta scolastica. La stessa politica economica, privilegiando attività legate ai servizi, ha contribuito a distogliere l’attenzione dal ruolo di questi istituti». I vantaggi sono invece misurabili nei tempi d’attesa di un posto di lavoro, che sono ridotti

al massimo a un paio di mesi per un neo specializzato o diplomato e nell’inquadramento lavorativo, con modalità che vanno dall’apprendistato all’assunzione a tempo indeterminato. È prassi per gli imprenditori di Apindustria incontrare i giovani già dai banchi di scuola, come dimostrano le iniziative promosse da Apigiovani; nel distretto di Legnago l’associazione è presente nelle giornate in cui gli istituti illustrano l’offerta formativa alle famiglie. «Offriamo massima disponibilità per stage aziendali e l’alternanza scuola lavoro; per il sistema duale che, con profitto, scuole e aziende stanno sperimentando da tempo». Tuttavia, chiosa Cioetto, «servono collaboratori e personale specializzato. Come associazione dobbiamo favorire l’imprenditoria. Abbiamo bisogno di giovani imprenditori che, con l’entusiasmo dei padri e formazione di qualità, diano vita a nuove imprese servendosi di strumenti al passo con i tempi. In questo la sinergia scuola e associazione può dare molto».

Imprenditori, assumete chi dimostra di avere attitudine ad imparare! La quarta rivoluzione industriale sta modificando mondo della scuola e lavoro. Secondo l’esperienza del Centro di formazione professionale Enaip Veneto di Legnago e Rovigo: il futuro è nell’educazione digitale, basata però sullo scambio di conoscenze intergenerazionale «Dopo aver ottenuto diploma o qualifica, la percentuale di impiego è del 95%». Non sono solamente le prospettive occupazionali a confermare la validità della formazione professionale secondo Cinzia Girotto, direttore dei Sistemi territoriali e progetti speciali e responsabile del Centro Enaip Veneto di Legnago e Rovigo. Tra Legnago e Isola della Scala, nell'anno scolastico 2016/2017, si sono qualificati come operatore meccanico 29 allievi; da qualche anno Enaip Veneto, nella sede legnaghese, propone il quarto anno con rilascio del diploma professionale per la figura di tecnico per l'automazione industriale. L’iter quadriennale, spiega Girotto, ha permesso la sperimentazione del «sistema duale attraverso l'alternanza scuola-lavoro o il contratto di apprendistato di primo livello. In tale percorso gli studenti hanno frequentato la regolare attività scolastica alternando incontri formativi in aula con momenti formativi nel contesto aziendale. Modalità di formazione che ha dato la possibilità alle aziende di avere ruolo attivo nella preparazione tecnico-professionale degli studenti». La quarta rivoluzione industriale sta orientando la formazione. In che modo? Le aziende si rendono conto che è indispensabile formare i lavoratori a nuove mansioni. Su un punto però sembrano concordare quasi tutti gli esperti: nella fabbrica 4.0 sarà necessario insegnare agli addetti ruoli per i quali saranno richieste competenze specifiche. Emerge la necessità per

le aziende che intendono restare competitive di lavorare sul reskilling, la riqualificazione: il processo in base a cui è possibile apprendere modalità di lavoro e professionalità diverse dalle precedenti. Cosa potrà fare la differenza? Le soft skill, innanzitutto: assumere chi sa imparare. Scegliere la persona non tanto per le conoscenze acquisite, ma valutandone la capacità di apprendere cose nuove. In tale ottica, collaborare con le agenzie di formazione diventa imprescindibile e alcune aziende lungimiranti lo stanno già facendo. Le Unità operative di Legnago, Isola della Scala, Verona promuovono e aderiscono a progetti e reti innovative per la formazione di nuove forze lavoro: sia che si tratti di giovani junior, sia di un’utenza senior più adulta. In questo panorama di condivisione delle esperienze, quali azioni sono da intraprendere? L’orientamento alle professioni e ai profili tecnologici, la formazione di competenze riconosciute, abilitazioni specifiche; percorsi progettati direttamente con le imprese e mirati su tecniche innovative per creare prototipi di macchine avveniristiche; esperienze di lean production finalizzate a minimizzare gli sprechi, fino ad annullarli, nel rispetto delle tematiche ambientali. Il futuro è nell’educazione digitale? Usare gli junior per insegnare ai senior diventerà modalità ordinaria, quotidiana. Per supportare le aziende in questa delicata fase di transizione, uno strumento valido può essere il reverse mentoring, attualmente in uso da alcune imprese con buoni risultati. Si tratta di formare i giovani, che già posseggono una cultura digitale, in modo che siano loro a “evangelizzare” i senior; senior che a loro volta insegneranno agli junior know-how e cultura aziendale. Uno scambio alla pari che dovrebbe risultare efficace.●

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Metalmeccanici Confimi L’evoluzione del lavoro nell’industria manifatturiera: nuove relazioni industriali e modelli di welfare

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'assemblea delle PMI metalmeccaniche, cui hanno partecipato anche il sottosegretario dello Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto, Marco Bentivogli e Rocco Palombella, segretari generali di Fim e Uilm, i due sindacati firmatari del contratto, è stata l’occasione per fare il punto sulle nuove relazioni industriali e sui modelli di welfare innovativi

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A un anno dalla sottoscrizione del contratto Socrate per la piccola e media industria manifatturiera e metalmeccanica, un primo bilancio arriva dall’assemblea di Confimi Impresa Meccanica tenutasi a Roma il 7 luglio scorso. Giudizio positivo su molti versanti: «Abbiamo introdotto un diverso sistema di relazioni industriali con le organizzazioni sindacali – rivendica il presidente Riccardo Chini – un confronto senza ideologie, senza pregiudizi, entrando nel merito delle singole questioni, abbiamo scelto di assumerci delle responsabilità rispetto al difficile contesto complessivo e lo abbiamo fatto insieme a Fim e Uilm non presentando piattaforme e contro-piattaforme rigide, ma condividendo un’agenda di priorità per il nostro confronto negoziale». «Quanto alle altre sigle – continua Chini – hanno deciso liberamente di non negoziare con noi e non intendiamo intervenire su questo aspetto, ma pretendiamo, da parte loro, rispetto, coerenza e riconoscimento del lavoro degli altri». Il contratto, della durata di 3 anni, è entrato in vigore il 22 luglio dello scorso anno, rivelandosi pronto per governare i cambiamenti prodotti da Industria 4.0 grazie ad alcune caratteristiche specifiche come quella di essere un contratto “aperto”. Le parti sociali si sono riservate la possibilità di intervenire con un duplice risultato: un costante aggiornamento che non rende necessaria la corsa folle all’aggiornamento della norma, evitando di far percepire lo strumento scollato dalla realtà nella quale opera, e l’introduzione di Socrate, un nuovo istituto contrattuale che prevede incentivi all’occupazione per determinate categorie come i giovani, le donne, gli over 50. Socrate è un contratto d’ingresso in azienda a tempo determinato, stipulabile in un arco temporale da 6 a 18 mesi, che prevede una riduzione di circa il 19% dei minimi contrattuali di riferimento che vengono restituiti al lavoratore in caso di mancata conferma. «Cercavamo un modo per favorire l’oc-

cupazione in azienda perché abbiamo definito congiuntamente le priorità – spiega Chini – e questa è la soluzione che abbiamo ricercato e trovato». Per Marco Bentivogli, segretario generale FIM-CISL, «Il contratto Confimi rappresenta un riferimento importante per la categoria, in quanto oltre a valorizzare il ruolo delle relazioni sindacali a tutti i livelli, ha rilanciato la partecipazione e le tutele dei lavoratori e gli strumenti a sostegno dell’occupazione. Il comparto delle medie e piccole imprese è strategico e ne va valorizzata la capacità tecnologica e produttiva. Così come il dialogo costante e i contratti innovativi costituiscono la via migliore per la tutela di lavoratori e per far ripartire il nostro sistema industriale. Le relazioni sindacali avanzate – continua Bentivogli – sono infatti la leva decisiva per coniugare sviluppo sostenibile e salvaguardia dei lavoratori e devono essere costantemente valorizzate per il bene complessivo del Paese».


italiana ovviamente ha un futuro, ma deve evolvere e far fronte al cambiamento epocale che stiamo vivendo. Pensiamo solo ai cloud, alla cyber security e all'IoT. La quarta rivoluzione industriale è un autobus che non possiamo permetterci di perdere. Per questo il governo ha ideato il piano Industria 4.0 che prevede un investimento economico ambizioso e segnala un inversione di tendenza: si torna a investire ma non in modo assistenziale e stipulando un patto di fiducia con le imprese costruito sulla consapevolezza dell'eccellenza della manifattura».

Anche per Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, «Il compito di un sindacato moderno e riformista è quello di tutelare i lavoratori e anche i luoghi dove esercitano l’attività produttiva. In questo senso fare la contrattazione e firmare accordi contrattuali diviene l’azione determinante per un’organizzazione rappresentativa come la nostra. Oggi ricordiamo l’intesa contrattuale del 22 luglio 2016 con Confimi Impresa Meccanica, un momento importante delle relazioni industriali e della gestione del welfare tra sindacato ed impresa». Secondo Palombella si «Possono realizzare le migliori intese contrattuali, come abbiamo fatto ma il settore industriale e quello manifatturiero in particolare abbisognano di investimenti pubblici e privati necessari per accrescere lo sviluppo tecnologico, l’innovazione, la ricerca. Solo attraverso l’attuazione di una seria politica industriale, concreta e condivisa, l’economia nazionale può riprendersi dalla crisi vissuta nell’ultimo decennio. Il contratto sottoscritto un anno fa, e che resterà in vigore per un altro biennio, risulta in grado di reggere i cambiamenti prodotti dal Piano Industria 4.0 e le parti che lo hanno sottoscritto sono tuttora impegnate a gestirlo attraverso un costante e comune aggiornamento». Nella stessa direzione anche l’intervento del Sottosegretario allo Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto «La manifattura

«Lo strumento contrattuale ha sempre avuto per noi un ruolo di primaria importanza», ha poi continuato Chini insistendo sul valore della concertazione e dei corpi intermedi, che «sono stati prima considerati la soluzione dei problemi e poi posti sulla gogna. Per Confimi Impresa Meccanica, dunque è arrivato il momento di abbandonare il vecchio vizio del nostro Paese di proclamare un re e poi crocifiggerlo. Serve un’emancipazione culturale generale e se chi ha i mezzi intellettuali per tracciare la strada si tira indietro ne è responsabile individualmente e per quello che potrebbe fare per la collettività». Il contratto resta secondo Confimi Impresa Meccanica ancora lo strumento di riferimento per gestire i rapporti fra impresa e addetti. «Domandiamoci se vogliamo tornare a regolare individualmente il lavoro e cosa comporterebbe questa scelta, conclude Chini. Probabilmente senza un contratto collettivo di riferimento dovremmo dedicare maggior tempo a discutere con i singoli lavoratori della loro posizione con il rischio di non raggiungere l’obiettivo finale rappresentato dall’equilibrio generale dei rapporti di lavoro anche all’interno della singola azienda». ● Ai lavori dell’assemblea, che aveva all’ordine del giorno anche l’elezione della nuova giunta nazionale, ha presenziato una delegazione del consiglio metalmeccanici di Apindustria Confimi Verona composta da Luca Ghibellini, Marina Scavini, Federica Mirandola, Elena Tumicelli. Nella nuova giunta oltre al presidente uscente Riccardo Chini è stato riconfermato anche l’imprenditore veronese Luca Ghibellini.

Giunta Confimi Industria Meccanica

Presidente Riccardo Chini Calvi S.p.A. – Merate (LC) Cosiglieri Graziella Bellotti A.B.C. Bilance – Capogalliano (MO) Luca Ghibellini Officine Airaghi S.r.l – San Giovanni Lupatoto (VR) Rachele Morini F.A.M S.r.l. – Granarolo Faentino (RA) Alfredo Longhi Mair S.r.l. –Torre de' Roveri (BG) Paolo Rizzato Rizzato Inox Group – Cogollo del Cengio(VI) Simona Ronchi Silap S.r.l – Torri Bianche (MB)

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LET’S MATCH

Il Business Network di Apindustria Un evento in formula one to one per conoscere le aziende associate

APIGIOVANI

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l Gruppo Giovani Imprenditori di Apindustria Verona organizza un evento in formula one-to-one per far conoscere le aziende associate con l’intento dir promuovere la conoscenza e la possibilità di fare business tra loro. L’idea dell’evento nasce dalla necessità di fare squadra: partendo dal confronto per arrivare alla condivisione di idee o progetti che accrescano il dialogo associativo e spostino l’asticella degli obbiettivi sempre verso nuovi orizzonti. La domanda primaria che è alla base del nascita del progetto è se all’interno dell’associazione fosse possibile individuare potenziali clienti, collaboratori, partners e fornitori in grado di supportare le nostre aziende con l’obiettivo finale di creare una rete proficua di scambi di idee all’interno dell’associazione stessa. La risposta è stata quella di dare vita ad un evento che faccia conoscere gli associati tra loro attraverso un evento B2B, con formula one-to-one. Gli incontri che verranno proposti dureranno cinque minuti e in questo ristretto lasso di tempo i due imprenditori dovranno avere l’abilità di scambiarsi quante più informazioni utili per un confronto proficuo. Come primo focus l’obiettivo è che gli imprenditori conoscano i loro colleghi confrontandosi sulle loro aziende nel presente, proiettandole poi nel futuro prossimo immediato; il secondo focus è mirato all’interazione tra i partecipanti nella creazioni di contatti unici che portino alla creazione di una rete di collaborazioni che siano proficue in termini lavorativi funzionali. L’evento sarà condotto da un formatore che dopo un’introduzione sui temi associazionistici cercherà di fornire quante più nozioni possibili ai partecipanti al fine di agevolarli per rendere proficuo l’incontro e lo scambio.

Che cos’è? È un’opportunità per incontrare altre aziende associate ed interessate a fare rete! Come si svolge? Gli incontri saranno one to one, frontali. Parlerai per cinque minuti a rotazione con ciascun partecipante. Durante il break avrai modo di approfondire eventuali spunti di discussione e relazioni interessanti. Ti forniremo tutto il necessario per presentare al meglio la Tua azienda. Perché partecipare? Rompi il ghiaccio e sviluppa in poco tempo nuove opportunità. L’evento organizzato da Apindustria è riservato alle aziende associate. Candidati subito, i posti sono limitati. Per informazioni consulta il link: http://www.apiverona.it/letsmatch-b2b-businessnetwork/Rompi il ghiaccio e sviluppa in poco tempo nuove opportunità


L'economia veronese al TOP in crescita fatturato e occupazione nelle imprese

Imprese Donne, giovani e stranieri, trainano la crescita del numero di imprese. Con 96.374 imprese registrate al 30 giugno 2017, Verona si conferma all’undicesimo posto nella graduatoria delle province italiane, e seconda a livello regionale (con una quota del 19,8%). Il tasso di crescita delle società di capitale è superiore alla media italiana (1,31%>1,24%) mentre è inferiore per le ditte individuali (0,26%<0,45%). L'economia del territorio è infatti costituita soprattutto da piccole-medie imprese che stanno crescendo di dimensione grazie anche alla buona dotazione infrastrutturale, in quanto Verona è un nodo geografico importante (stradale, ferroviario ed autostradale). L'Interporto Quadrante Europa è primo a livello europeo per qualità dei servizi e per volumi di traffico, realizzando oltre il 30% dell’intermodalità ferro gomma italiana, anche se a dire il vero, il carattere del traffico di Verona è, nella stragrande maggioranza, transnazionale interessando in modo determinate il corridoio del Brennero. Verona si conferma provincia dinamica che crea posti di lavoro, passati dai 394.001 del 2015 ai 399.481 del 2016, certificando la leadership scaligera nel contesto veneto. La regione ha chiuso infatti il quarto trimestre a due milioni e 87mila occupati totali, mantenendosi sostanzialmente stabile rispetto al 2014 ed al 2015. L’elevata dipendenza dell’economia veronese dai finanziamenti bancari rispetto al capitale proprio ed al capitale di rischio ha fatto sì che i players con buon merito creditizio abbiano potuto attingere a

nuovo debito per rilanciare la propria attività allargando il gap competitivo tra le imprese più grandi o votate ad export/innovazione e le aziende più piccole e dipendenti da un mercato domestico in fase di stagnazione. Continua il trend in miglioramento dei fallimenti: tra aprile e giugno 2017 la frenata è stata del 15% e segna una conferma del risultato dello scorso anno dove si era già registrata una flessione del 3%, rispetto al 2015. In relazione alla struttura imprenditoriale, il fenomeno delle aperture di procedure fallimentari riguarda dunque un numero di imprese molto limitato, nell’ordine di 1,9 unità ogni mille. I settori Verona è prima in Italia per export agroalimentare. Da sola, la provincia scaligera rappresenta il 7,6% delle vendite italiane all’estero. I prodotti made in Verona più esportati sono vino, dolci, pasta, frutta,

NEWS

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l Pil veronese ha tassi di crescita elevati da anni (quest’anno potrebbe arrivare a sfiorare il 2%) trainato dall’export e con un tasso di disoccupazione inferiore al 50% rispetto la media italiana. La produzione industriale cresce ormai da tre anni e Verona è prima in Veneto anche per il cosiddetto indice del benessere, dato da ricchezza materiale (volano le vendite di auto di lusso), salute, uso del tempo e relazioni. Anche i consumi sono in ripresa e vedono in testa l'agroalimentare artigianale specializzato nella trasformazione degli eccellenti prodotti della filiera.

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verdura, carni, formaggi e latticini. Nel 2016 le vendite di vino oltre confine, dopo sette anni di crescita continua, sono cresciute quasi a due cifre rispetto al 2015. Bardolino, Bianco di Custoza, Garda, Lessini Durello, Lugana, Soave, Valdadige, Valpolicella sono le etichette del veronese che vanno per la maggiore, anche se la vendemmia anticipata causa condizioni meteo porterà ad una riduzione della produzione di almeno il 10%. Tra i dolci primeggia il pandoro, il dolce natalizio per eccellenza, mentre vale oltre un miliardo di euro il commercio all'ingrosso di ortofrutta nella provincia, con la produzione 2017 sia di mele che di pere in netto calo (le prime segnano addirittura un meno 30 per cento). Il settore agricolo però dovrebbe reggere, grazie alle assicurazioni e ai prezzi in tenuta. In espansione le coltivazioni biologiche e la distribuzione km 0. Il settore del mobile è all’avanguardia per ricerca e innovazione, e si avvale da una parte degli incentivi governativi, dall’altra dal primato veneto per il riciclo del legno. In espansione il comparto delle cucine, mentre il settore artigianale ha un andamento a macchia di leopardo L’industria lapidea ha strutturato nel tempo uno dei pilastri dell’economia veronese e si articola fondamentalmente nelle tre zone di Caprino-Valpolicella, di Prun (Lessinia) e della Valpantena. Ha saputo affrontare e superare con successo le numerose bolle immobiliari, spostandosi da un

mercato all’altro, grazie alla dinamicità delle 500 aziende (sulle 800 venete), con gli occupati ripartiti al 5% nell’estrazione della materia prima e al 95% nella lavorazione. Continua il calo del tessile-abbigliamento. Si tratta di comparti a forte delocalizzazione: questa può influire sensibilmente sul dato complessivo. Il calzaturiero, collocato nella parte orientale e occidentale della provincia, ha ridotto negli anni passati la sua quota di export a livello nazionale assieme alle vendite di tessile abbigliamento, che attualmente

presentano luci ed ombre, anche in periodo di saldi, sul mercato interno. I macchinari, primi per valore dell’export con quasi il 20%, sono specializzati nel settore delle lavorazioni meccaniche di precisione per la produzione di minuteria metallica, per l'estrazione di blocchi in cave di marmo, nella meccanica strumentale e nella termomeccanica. Quest’ultima sembra aver imboccato la strada della ripresa dopo essere arrivata sull’orlo del fallimento attraverso la ridistribuzione delle produzioni e la creazione di nuove


linee di caldaie domestiche innovative. In rilancio il settore siderurgico, specializzato soprattutto nella produzione di acciaio inox. Il turismo si conferma una leva strategica per l'economia veronese grazie alla sua connotazione culturale. Previsioni Il sistema-Verona traina l’occupazione nel Veneto

ed entro ottobre continuerà a far lievitare il numero di occupati a doppia cifra. Nella seconda metà del 2017 l’export dei distretti continuerà a salire a tassi sostenuti e un sostegno dovrebbe venire anche dal mercato interno, grazie al buon andamento atteso per consumi e investimenti. Verona viaggia al doppio della media veneta e dovrebbe confermarsi tra le prime 10 province italiane per export e l'8a per aumento del fatturato con l'estero. La Germania si conferma primo mercato di approvvigionamento mentre tra i mercati di destinazione la Cina entra nella top ten. Stefano Bini ag_gen_verona@eulerhermes.com




Biblioteca Capitolare Lo Scriptorium della Chiesa veronese

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o Scriptorium della Chiesa veronese, meglio conosciuto come Biblioteca Capitolare, gestito dai Canonici veronesi che sono i proprietari del bene, costituisce un patrimonio della cultura mondiale. Si tratta della Biblioteca in funzione più antica al mondo. Il primo codice che porta una data certa rimanda al primo agosto del 517, ma sono presenti molti altri documenti preziosi, la cui datazione inizia già dal IV secolo. Inoltre è abbondantissimo il materiale risalente al V secolo d.C..

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Tra questo il DE CIVITATE DEI di sant’Agostino, prima copia esistente al mondo, e soprattutto le ISTITUZIONI DI GAIUS. Si tratta dell’unico testo di Diritto Romano autentico, redatto nella sua formulazione originaria della prima metà del II sec.. Il restante Diritto Romano a noi conosciuto è opera della rielaborazione fatta nel sec. VI da Giustiniano.

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Altra preziosità è costituita dall’EVANGELIARIUM PURPUREUM, ossia i quattro Vangeli scritti interamente in oro e argento e usati con molta probabilità per il giuramento dell’Imperatore Teodorico alla fine del 400. Non va dimenticato IL SACRAMENTARIUM VERONEN-

SIS, primo Messale della storia della chiesa, pietra miliare per la liturgia di tutti i tempi. Tra le moltissime cose da ricordare, è d’obbligo fermarsi su un codice della fine del VII secolo, inizio VIII, che ha assunto un’importanza straordinaria. Giunto a Verona dalla nativa

Spagna, il testo ha visto un’aggiunta spuria da parte di un amanuense veronese, il quale scrisse testualmente: «Se pareba boves, albo versorio teneba, alba pratalia araba et negro semen semenaba». Mandava davanti a sé i buoi (le dita) teneva un aratro bianco (la penna d’oca), arava prati bianchi (le pergamene) e seminava il seme nero (l’inchiostro). Non è ancora il nostro italiano, ma non è più latino. A Verona nel 700 dopo Cristo si parlava così. È il famoso indovinello veronese, prima traccia della lingua volgare italiana in assoluto. Sorvolando su tanti secoli di storia ricchissima di contenuti e testimonianze documentali, basterà poi fare un cenno a Dante Alighieri e a Francesco Petrarca che portarono un nuovo cono di luce sulla Biblioteca. Era il tempo in cui Verona era governata dagli Scaligeri. Ed è di quel tempo la stesura di 26 Corali, con miniature preziosissime di cui il Turone è stato impareggiabile maestro. Di questi Corali miniati, i diciotto qui conservati costituiscono da soli una realtà di bellezza unica al mondo. ll patrimonio bibliografico, oggi presente in biblioteca, è costituito da circa 1300 codici che spaziano dal IV al XX secolo, da 245 incunaboli, ovvero i primi libri a stampa, da 2500 cinquecentine, da 2800 seicentine


e da circa 100.000 volumi dei secoli successivi. In occasione dei 1500 anni dell’unico Codice che porta una data, abbiamo voluto intervistare il Prefetto della Biblioteca, monsignor Bruno Fasani. Prefetto, qual è l’importanza di questo Codice? A prescindere dai contenuti (si tratta della Vita di San Martino), il Codice è qui ad attestarci che nel 517 a Verona esisteva un luogo dove di scrivevano testi. Certamente lo Scriptorium esisteva già da tempo, ma anche solo restando alla data del 517 è possibile dire che a Verona abbiamo la più antica Biblioteca al mondo in funzione da almeno quindici secoli.

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Perché la Biblioteca non è ancora conosciuta adeguatamente, pur essendo un patrimonio unico al mondo? Penso siano due le ragioni. La prima è legata al ruolo che questi scrigni avevano nel passato. Trattandosi di documenti straordinari, era soprattutto aperta la mondo accademico. Oggi col digitale si può consultare senza frequentare. Di qui l’esigenza di aprirla al grande pubblico, facendola conoscere. La seconda ragione è legata alla mancanza di una adeguata pubblicizzazione. Oggi è l’informazione che crea i presupposti perché si accendano le luci. Quanto siete aiutati dalle istituzioni? Verrebbe da dire: nulla. Purtroppo nei momenti di crisi, la prima a rimetterci è sempre la cultura. Personalmente sono convinto che se davvero ci si rendesse conto delle potenzialità di questa realtà, sarebbe la città stessa, ma anche la Regione e l’Italia a fare in

modo che si accendessero i… motori, sapendo che da qui si metterebbe in moto un volano straordinario per il turismo e per l’immagine culturale del nostro Paese. Quali iniziative state mettendo in campo? Sui tempi brevi, cioè fino a Natale, tenteremo un crowd funding per cercare di raccogliere dei fondi per allestire una mostra importante su come si scriveva a Verona nell’Alto Medio Evo, che dovrebbe partire all’inizio del prossimo anno. Nel frattempo invitiamo i veronesi a venire a farci visita, tutti i sabato e domenica su prenotazione. La speranza è che qualche aiuto ci consenta di allestire una realtà museale, dove si entra pagando un ticket, tale da permetterci di andare avanti. Sarebbe davvero una tristezza dover chiudere dopo XVI secoli per mancanza di mezzi.●

NEWS

Biblioteca Capitolare di Verona Piazza Duomo, 13 37121 Verona Tel. +39 045596516

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Orario di apertura lunedì chiuso martedì 09:30–12:30, 16–18 mercoledì 09:30–12:30 giovedì 09:30–12:30 venerdì 09:30–12:30, 16–18 sabato 09:30–12:30 domenica chiuso


Perché scegliere ABS il sistema prodotto da Acram per la misura del mosto di birra

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egli ultimi anni il settore Food and Beverage ha dimostrato di non conoscere crisi. In un contesto economico generalmente cupo, il trend dell’industria dei cibi e delle bevande è rimasto incontrovertibilmente in crescita. È ormai acclarato che il parossismo di quest’oasi felice risiede nella sempre crescente richiesta di prodotti di qualità superiore: oggi il consumatore è molto informato, legge le etichette con attenzione, e apprezza aspetti che fino a qualche tempo fa venivano considerati secondari, come le produzioni EticoGreen, la tracciabilità delle materie prime con il conseguente universo bio, e l’artigianalità del prodotto che in quest’ottica non viene più fabbricato, ma preparato. Tra i molteplici casi di crescita su questo terreno così giovane e fertile, spalla a spalla con la vigna del vino spicca il luppolo della birra. Pare quasi strano che in un paese come l’Italia, il mercato della birra riesca a reggere il confronto con lo strapotere del vino, eppure i dati parlano chiaro: nel 2015 (ultimo anno per cui vi sono statistiche complete) sono stati consumati 18.726.000 ettolitri di birra (un milione in più rispetto al 2014) e sono stati esportati più di 2,3 milioni di ettolitri (di cui quasi la metà destinati in Gran Bretagna). E pare ancora più strano che nel mare magnum dei birrifici Italiani, la nicchia dei micro-birrifici continui a crescere sia in termini di presenza sul mercato (sono ormai più di 700), sia in termini di fatturato (oltre il 60% di questi ha un volume d’affari tra i 100 e gli 800 mila euro annui), a dispetto dei top-player e soprattutto dell’iper-tassazione. Infatti, al contrario del vino (sul quale non gravano accise), la tassazione delle birra avviene attra-

verso disposizioni di legge create ad hoc per il settore. Sul fronte dei micro-birrifici, ad esempio, le accise gravano in modo forfettario in base a presunti consumi energetici stimati, o in modo reale in base al mosto effettivamente impiegato nella produzione, il quale deve però essere misurato da un sistema di misura conforme alla direttiva MID 2014/32/UE MI-005. Nel caso specifico, se da un lato si rischia quindi una sovra tassazione che non riflette l’effettiva realtà produttiva del micro birrificio, dall’altro si rischia di incorrere in un errore purtroppo molto diffuso, che si riscontra nel fatto che molti addetti del settore confondono la parola “sistema” con la parola “strumento”. Lo strumento stand-alone infatti, non è affatto sufficiente per ottemperare agli obblighi prescritti dalla legge, perché per ottenere dati certi e certificabili, deve essere omologato l’intero sistema di misura, ovvero la totalità delle parti assemblate di cui è costituito. Ad oggi, l’unico sistema conforme alla direttiva è prodotto da ACRAM Srl, azienda già esperta nella misura del latte e nell’automazione alimentare, dotata di laboratorio metrologico interno (www.acram.it). Il sistema si chiama ABS ed è stato progettato per facilitare la vita dei

birrai che vogliono essere tassati secondo dati reali. ABS risolve le problematiche che derivano dall’utilizzo di sistemi non omologati o di strumenti singoli, quali: •Errata misura dovuta a presenza di aria nel liquido da misurare •Errata misura dovuta ai possibili reflussi all’interno dello strumento •Errata misura dovuta alla mancanza di alimentazione elettrica •Errata misura dovuta alla presenza di liquidi di lavaggio all’interno della tubazione ABS installato in linea è infatti dotato di: •Deareatore per l’eliminazione dell’aria dal mosto •Valvola di non ritorno per proteggere il sistema da eventuali reflussi o colpi d’ariete •Valvola normalmente chiusa per il blocco del flusso in assenza di alimentazione elettrica •Strumento per il riconoscimento automatico dei liquidi misurati (mosto/acqua), che vengono conteggiati e storicizzando i dati in totalizzatori dedicati •Unità di controllo a tenuta stagna per la raccolta e la storicizzazione dei dati e di tutte le operazioni effettuate. Tutto il sistema è costruito secondo quanto previsto dalla OIML 117-1 117-2 come richiesto dalla Direttiva 2014/32/UE (MID) recepita in Italia con il D.Lgs 84/2016, e su ciascuno dei componenti di misura è apposta la marcatura metrologica supplementare protetta da sigilli metrici. Per le piccole-medie realtà produttive questa è una soluzione immediata e precisa, che ripagandosi in poco tempo non grava sui bilanci e con ABS, pur essendo i più tassati d’Europa, i micro-birrifici Italiani possono continuare ad essere competitivi risparmiando su un’accisa che incide sul prezzo della bottiglia e quindi, inevitabilmente sull’elemento più importante di tutta la filiera: la decisione del consumatore.●

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Tra Società Benefit e B Corporations: storie di imprese che evolvono senza perdere di vista valori e persone

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pindustria Confimi ha ospitato un evento di presentazione del libro La giusta dimensione di Andrea Bettini, storyteller che ha raccontato l’azienda Zordan. L’incontro, promosso dal gruppo Api Donne, ha offerto lo spunto per parlare di nuove prospettive e opportunità di crescita per le imprese Imprese che crescono e rispondono alla crisi, trovando nel proprio DNA la dimensione per evolvere. Tra gli esempi a cui guardare c’è l’azienda vicentina Zordan che, da piccolo laboratorio di falegnameria fondato nel 1965, è divenuta uno dei principali player nella produzione di arredamento con un volume d’affari nel 2016 di quasi 16 milioni di euro. Ciò grazie a un percorso di innovazione basato su competenze, ricerca di qualità, attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale, cura delle relazioni, impegno formativo continuo.

nageriale: contiene diversi temi e suggerisce come individuare un modello di business sostenibile».

IL FUTURO NELLA SOSTENIBILITÀ

Benefit Corporation, Certified B Corporation, Società Benefit. Sono vie percorribili per Silvia Cantele, professore associato di Economia aziendale all’ateneo scaligero intervenuta all’incontro. Con la premessa, però, di opportuna chiarezza. «Parlare

APIDONNE

LA GIUSTA DIMENSIONE

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A descrivere tale metamorfosi in società Benefit di rilievo internazionale è stato lo storytelling specialist Andrea Bettini nel libro La giusta dimensione. Storia di un’impresa che ha saputo evolvere senza perdere di vista valori e persone con prefazione di Stefano Zamagni e postfazione di Paolo Gubitta. L’opera, edita da FrancoAngeli e inserita nella collana Romanzi d’impresa, è stata presentata nella sede di Apindustria Confimi Verona nell’ambito di un incontro promosso dal gruppo Api Donne. «Approfondire i contenuti del volume ha offerto ulteriori spunti per allargare la prospettiva e far capire che parlare di valori, relazioni tra persone, collegamenti tra aziende e territorio, di sostenibilità significa attuare scelte che oggi possono dare nuove opportunità di crescita alle imprese», ha sottolineato la presidente di Api Donne, Marina Scavini. Finalità della pubblicazione, ha evidenziato l’autore, «non è solamente raccontare la vicenda di questa impresa e di ciò che sta costruendo per il futuro. L’idea è contaminare positivamente chi lo leggerà poiché unisce la componente umana alla spinta ma-

di Benefit Corporations significa far riferimento a un nuovo modello di impresa nato negli Stati Uniti, oltre dieci anni fa, per far incontrare mondo profit e no profit. A ciò, dal 2010, ha fatto seguito l’introduzione di una specifica legislazione adottata da 32 Stati americani», ha spiegato. La Certified B Corporation è invece una realtà certificata da un ente esterno, nello specifico B Lab, per testare il livello di responsabilità sociale. In Italia, dal 1° gennaio 2016, è stata introdotta una precisa normativa per le Società Benefit: «Una disciplina giuridica che è volta ad ampliare l’oggetto classico di una società di tipo commerciale. In questo il nostro Paese ha un primato, essendo il primo europeo e il secondo nel mondo dopo gli Stati Uniti ad averla introdotta». Dalle 125 B Corporation esistenti nel 2008, siamo passati alle attuali oltre 2mila (di cui 44 italiane) in 50 Paesi del mondo. Le Società Benefit in Italia sono 104, a testimoniare un fenomeno in crescita.


derci conto dell’importanza sociale, e non solo economica, delle imprese. Noi imprenditori amiamo dar valore e riscoprire le nostre radici e sperimentare per sviluppare un nuovo modello di business».

IL CASO ZORDAN

Da sinistra: Maurizio Zordan, Marina Scavini, Andrea Bettini, Silvia Cantele

La denominazione Benefit, ha precisato Cantele, «non è una nuova forma giuridica. Può essere adottata se un’azienda oltre a dichiarare uno scopo economico, oltre alla divisione degli utili persegue la finalità di beneficio comune, cioè il migliorare gli impatti sull’ambiente, in senso ecologico, e sulle persone». Nessuna novità, nella sostanza. Ma varie declinazioni di un comune pensiero che riguarda responsabilità sociale d’impresa, valore condiviso, sviluppo e business sostenibili. Caratteristiche che sono già nel Dna delle piccole e medie imprese, ha chiarito la docente: «Motivazioni etiche e convenienza economica non si escludono a vicenda. Molto viene fatto, ma si comunica poco». Fondamentale è dunque il ruolo della cultura d’impresa: «Riscoprire valori come senso di appartenenza, cura dei dettagli, amore per il lavoro, rispetto delle persone, ricerca del bello, condividere cultura, emozioni e territorio – conclude Scavini –. Dobbiamo parlare di innovazione sociale per ren-

Comunicare è una parola chiave per Maurizio Zordan, amministratore delegato del Gruppo Zordan. Da bottega artigiana con sede a Valdagno a società Benefit di rilievo internazionale, da poco approdata in America, che lavora per i negozi monomarca dei più qualificati brand di lusso tra cui Bulgari, Ferragamo, Van Cleef & Arpels. Nel panorama mondiale, ha spiegato l’imprenditore, «la certificazione detta le regole del gioco e definisce standard che vanno ben oltre i confini nazionali, rendendo competitivi sul mercato». È infatti una metamorfosi quella di cui è stata protagonista l’azienda vicentina: con oltre mezzo secolo di know-how, deve il successo all’impostazione di un efficace modello di business – il cui leitmotiv è il rigoroso e costante controllo di gestione – fondato su alcuni cardini: la filiera produttiva che coinvolge un’articolata rete di maestri artigiani con cui l’azienda condivide standard e competenze; la tensione alla qualità, l’attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale, la cura delle relazioni umane, l’impegno formativo continuo. È un modello di business basato sullo humanistic management e perciò in grado di mantenere l’uomo al centro, favorendo lo sviluppo della comunità locale attraverso l’educazione e la bellezza. Realtà virtuosa con una chiara visione del futuro, la Zordan è stata una delle prime aziende in Italia (la prima in assoluto nel settore) a diventare B CorpTM – impresa for profit che si prefigge volontariamente scopi di carattere sociale, sostenibilità, trasparenza – trasformandosi nel 2016 in Società Benefit. Questi e altri ingredienti sono alla base del successo che ha concretizzato nel 2016 un Ebitda di 2,2 milioni di euro, un risultato netto di 1 milione di euro e una posizione finanziaria netta di 2,7 milioni di euro.●

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Cultura della legalità: uniti per la lotta alla mafia

ATTUALITA'

È

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stato sottoscritto, in attuazione del Protocollo Quadro sulla sicurezza e sulla legalità, siglato a livello centrale il 20 aprile 2017, tra il Ministero dell’Interno e Confimi Industria, un accordo locale tra le Prefetture del Veneto e Confimi Industria Veneto con le proprie Associazioni territoriali, allo scopo di rafforzare e intensificare i controlli mirati a prevenire e contrastare li tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. «Attraverso un importante accordo, che rappresenta un segno tangibile di parternariato strutturato tra pubblico e privato, siamo pronti ad affrontare l'impegno di presidiare costantemente la nostra provincia per prevenire i tentativi di infiltrazione criminale, in continuità con l’azione di monitoraggio e denuncia che la nostra Associazione porta avanti da anni nell'intero territorio di sua competenza»: così Renato Della Bella, presidente di Apindustria Confimi Verona, annuncia l'accordo sottoscritto tra le Prefetture del Veneto e l'Associazione regionale delle imprese manifatturiere, con le proprie strutture territoriali, allo scopo di rafforzare e intensificare i controlli mirati a prevenire e contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale. Con questa intesa arriva così il passo decisivo per l'attuazione del Protocollo Quadro di legalità siglato a livello centrale lo scorso 20 aprile tra il Ministero dell’Interno e Confimi Industria. In particolare, l’accordo prevede un impegno notevole da parte di Apindustria Confimi Verona: «Ci siamo messi a disposizione con determinazione – commenta Della Bella – per promuovere,

anche corsi di formazione specifici per diffondere la cultura della legalità, informando i nostri associati che l’adesione al Protocollo comporta l’assunzione di specifici impegni e, in particolare, la sottoposizione all’accertamento antimafia volto ad escludere la sussistenza di motivi automaticamente ostativi e di tentativi di infiltrazione mafiosa».

presso le nostre imprese, l’adozione di regole mirate a disciplinare la scelta responsabile dei propri partners, subappaltatori e fornitori. Organizzeremo

La Prefettura di Verona effettuerà le verifiche antimafia, propedeutiche al rilascio della comunicazione o informazione antimafia, mediante la consultazione della Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia, riferendone l’esito all’Associazione provinciale per i successivi adempimenti. Nello specifico del territorio, le imprese veronesi che intendono aderire al Protocollo dovranno produrre apposita richiesta ad Apindustria Confimi Verona, inoltrando i dati necessari al rilascio


delle informazioni antimafia. Dopo una verifica sulla completezza del materiale, l'Associazione trasmetterà le richieste alla Prefettura di Verona. Le imprese che supereranno lo scrutinio antimafia saranno iscritte in un apposito elenco «Conseguita l’iscrizione – evidenzia Della Bella – l’impresa aderente presenterà alla Prefettura del luogo dove ha la sua sede legale, per il tramite dell’Associazione, la lista

dei propri partners commerciali, al fine della loro sottoposizione alle verifiche antimafia, in base alle soglie stabilite nell’Accordo attuativo. In questa prima fase di attuazione dell’Accordo, comunque, le verifiche concernenti i partners commerciali saranno limitate a coloro che operano nell’ambito dei settori più esposti, coincidenti con quelli per i quali è prescritta l’iscrizione nelle white list».

Per la corretta attuazione dell'Accordo sono infine previsti degli organi di coordinamento e controllo: presso la Prefettura di Venezia verrà costituita una Commissione per la legalità regionale o interregionale, composta da rappresentanti delle Prefetture interessate e di Confimi Industria Veneto, mentre a Verona potrà essere costituita una sottosezione provinciale, composta dai rappresentanti locali dell’Associazione e coordinata dal Prefetto, che avrà il compito di esaminare le problematiche emergenti in sede di attuazione del Protocollo e di riferire i risultati conseguiti, su base annuale, alla Commissione per la legalità regionale o interregionale. Durata e rinnovo del Protocollo Il protocollo ha durata triennale, con possibilità di rinnovo tacito per altri tre anni. L’eventuale intenzione di non rinnovare il Protocollo deve essere manifestata alla controparte, per iscritto, con almeno un mese di preavviso.●


Laura De Stefano Architetto

La magia della pietra, il fascino della tecnologia Marmomac & the City Torna a Verona, per la sesta volta Marmomac & the City, la mostra di sculture e installazioni in pietra, organizzata dall’arch. Laura De Stefano in collaborazione con il Comune di Verona e l’Ordine degli Architetti P.P.C.

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lizzati alla promozione e alla diffusione della cultura litica con l’obiettivo di raggiungere il grande pubblico al di fuori degli spazi espositivi della fiera e stimolare una rilettura più moderna e attuale di questo antico materiale. La manifestazione è anche una buona occasione per far conoscere la città attraverso le centinaia di foto postate sui social da visitatori di tutto il mondo. Le opere, come di consueto, saranno collocate nei punti più originali e vivaci di Verona, snodandosi in un percorso di bellezza che accompagnerà

turisti e cittadini in un viaggio attraverso la città, mostrandone di volta in volta glorie e misteri, luoghi rinomati e preziose rarità come piazze, cortili e vicoli. Opere lapidee frutto di tecnologie molto avanzate potranno dialogare con opere create secoli fa dalla sapiente mano di scalpellini, dimostrando che il marmo è un materiale antico e modernissimo. Le aziende hanno la possibilità di far conoscere i loro materiali e le varie possibilità di lavorazioni; architetti, designer e artisti possono dare sfogo alla loro creatività; il pubblico può

TERZAPAGINA

partire dal 27 settembre, data di inizio di Marmomac, fino alla fine del mese di ottobre, la città scaligera farà da palcoscenico a un vero e proprio museo a cielo aperto, dove le aziende che hanno aderito al progetto potranno esibire le loro opere in marmo e pietra naturale, oltrepassando così il perimetro della fiera per dar vita a un evento nell’evento. Marmomac & the City rientra a pieno titolo tra i progetti di Veronafiere fina-

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Sospensione 2.0


Stone Theatre, il padiglione di Marmomac dedicato alla cultura e all’eccellenza artistica in pietra. Questo rappresenta un’ulteriore occasione per le aziende del settore di uscire dal perimetro della fiera e presentare la propria maestria creativa e produttiva anche al grande pubblico che non aveva visitato la manifestazione. Le aziende si sobbarcavano alti costi di produzione e di realizzazione per un’opera che, terminati i quattro giorni di fiera, molto spesso veniva parcheggiata sul piazzale senza possibilità di essere vista e apprezzata. Con Marmomac & the City si crea un’altra possibilità di visibilità, ampliandola a un pubblico molto più vasto dei visitatori della fiera.

Gothic Heart

Psiche

Scrigno particolare

Nelle precedenti edizioni le aziende selezionate erano invitate a creare una nuova opera oppure a esporre una scultura o una realizzazione di arredo urbano (panca, vasi, fioriere, portabici ecc.). Quest’anno invece saranno esposte, in un percorso ideale tra le vie e le piazze della città, le opere che già erano state presentate negli anni precedenti all’interno di The Italian

Molti sono gli architetti, i designer e gli artisti che hanno firmato le opere durante gli anni: Kengo Kuma, Craig Copeland, Snøetta, Luisa Bocchietto, Massimo Iosa Ghini, Michele Cazzani, Michele Boldi, Giuseppe Fallacara, Fabio Viale, Paolo Tosti, Enrico Pasquale, senza dimenticare Raffaello Galiotto e Giorgio Canale che da anni collaborano con Veronafiere per consolidare il successo di Marmomac. La manifestazione sottende un’organizzazione complessa che inizia nei primi mesi dell’anno quando si selezionano le aziende che vengono poi contattate per valutare la disponibilità a partecipare. Nel frattempo

Amami

entrare in contatto con l’affascinante mondo della pietra naturale. Le opere, oltre a essere una vetrina, assumono anche un valore didascalico e didattico facendo conoscere e toccare con mano altri materiali e incredibili possibilità di lavorazione. La pesantezza del marmo viene superata da macchine che riescono a lavorare spessori sottilissimi, vengono messe in risalto inedite sfumature cromatiche, sono riutilizzati scarti di lavorazione che fino a qualche anno fa erano destinati solo a usi poco nobili.

Sinuosa

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Kaleidoscope

e viabilistici. Alla fine di tutte le considerazioni, viene steso un progetto con le localizzazioni, descrizioni e fotoinserimenti per poter meglio valutare l’impatto sul luogo. Il progetto viene presentato alle varie istituzioni per l’approvazione e per ottenere i nulla osta necessari. Si prende infine in esame il piano viabilistico per la concessione dei permessi per l’ingresso in ZTL. Qualche giorno prima inizia l’allestimento vero e proprio, fase molto delicata, supportata dalla grande professionalità del personale delle aziende che in poche ore movimentano e installano opere a volte monumentali. L’impatto sulla città è stato di volta in volta negli anni diverso a seconda dell’opera, del suo utilizzo e della sua immediata comprensibilità, ma tutte le installazioni hanno comunque stimolato un interessante dibattito culturale e presentato angoli urbani in modo insolito e con una diversa prospettiva.

Antipodi della litosfera

ALCUNE OPERE DELLE PRECEDENTI EDIZIONI

Ecco un breve cenno riguardo alcune opere presentate nelle precedenti edizioni. Le installazioni passate sono più di 50 e non è possibile scrivere di tutte; si è cercato quindi di citare tutte le tipologie: landmark, sculture, arredo urbano, elementi di arredamento. Per conoscere la sesta edizione, basterà collegarsi al sito di Marmomac architettura e design.

Living Stone

TERZAPAGINA

Cariatide

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si formula un regolamento e si prendono contatti con le istituzioni per una prima valutazione delle location. Al termine delle adesioni inizia la fase più delicata, il posizionamento delle opere nelle piazze e nelle vie, prendendo in esame molti fattori soprattutto artistici, ma anche logistici

STONE GATE, un grande anello in pietra naturale alto 3,80 m, attraversabile e calpestabile, installato in piazza Bra, che offriva inedite inquadrature dell’Arena; un’opera architettonica progettata con un sistema di 20 conci di Bardiglio nuvolato, posati a secco, uniti in una struttura autoportante. SINUOSA e Le BLA BLA, serie di sedute e chaises longues in granito, accoglienti e confortevoli nonostante la durezza del materiale con cui sono state realizzate. BIG MAC, un macro vaso in Bianco di Carrara, ideato per essere esempio e stimolo per la progettazione di arredo urbano a grande scala. PING PONG PANG, un utilizzo “ludico” della pietra, impiegata per creare un tavolo da ping pong con un chiaro


Stone gate

richiamo a Turandot, una delle opere più amate dagli appassionati della lirica. KALEIDOSCOPE, ispirato al gioco che ci ha affascinato da bambini: un enorme disco in marmo greco, dove frammenti lapidei creano e distruggono nuove immagini, diverse ma sempre affascinanti. PERISCOPE: la contrapposizione fra il marmo e la superficie a specchio, il contrasto fra materia e immaterialità; non un’opera da guardare, ma un’opera attraverso cui guardare e che ci restituisce una realtà “altra”. SOSPENSIONE 2.0, un'opera per dare dignità al materiale di scarto della pietra, utilizzando schegge di lastre sostenute da una struttura in acciaio/plexiglass, che di sera si illuminano creando un poetico fiore. SCRIGNO, un’interpretazione della Lessinia come uno scrigno, aperto e contemporaneamente chiuso, grazie ad un sistema modulare di elementi combinati tra loro.
La preziosità al suo interno è un paesaggio, i suoi connotati naturali; l’esterno è la materia, una pietra che racconta di un territorio. AMARMI, l’archetipo del balcone più famoso al mondo ripensato a poche centinaia di metri dall’originale, una nuova prospettiva con uno scenario unico per dichiarazioni da tutto il mondo. Un affaccio moderno su un sentimento senza tempo enfatizzato dall’uso del colore. MR STATUARIO & MISS CALACATTA, sedie in alluminio e marmo che coniugano la sostenibilità in termini di peso del marmo alla leggerezza dell'alluminio, sviluppate e as-

splorazione nella natura dell’amore attraverso un materiale naturale che proviene dal cuore della terra. LIVING STONE, una serie di simpatici animali creati dalla sovrapposizione di lastre di pietra ricomposta opportunamente sagomate. CARIATIDE SUPERSONICA, un simulacro che supera il sistema e lo stato di supermateria allo stesso tempo. Quando la barriera del suono viene infranta, l’onda del suono si tramuta in materia: un urlo come una canzone su un’onda supersonica è un metodo dell’alterazione della mente. La vita è ritornata alla pietra… e le pietre grideranno perché la gente tace.

Eco Anello Eco

La Lettura

Periscope

semblate con tecniche di lavorazione all'avanguardia, taglio laser per l'alluminio e taglio waterjet per il marmo. GOTHIC HEART, abbinare un cuore di marmo, immortale per la sua materia, a una storia d’amore immortale, quella di Romeo e Giulietta: un’e-

LA LETTURA, una scultura realizzata in Pietra Bianca di Vicenza e Fior di Pesco Carnico che rappresenta una sintesi tra un’azione immateriale e quotidiana che diventa solida ed eterna. Un’unione anche di artigianalità ed elevata tecnologia. ● lds@lauradestefano.it

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Dalla Regione Veneto 6 milioni a fondo perduto per imprese femminili e start up innovative BANDO PER IMPRENDITORIA PREVALENTEMENTE FEMMINILE IN BUR N. 77 DELL’11 AGOSTO 2017 FINALITÀ E DOTAZIONE DEL FONDO

In Veneto le imprese femminili rappresentano il 19,71% del totale delle imprese contro una media nazionale del 21,76%; il tasso di femminilizzazione delle imprese venete è, pertanto, ancora basso e i settori economici maggiormente caratterizzati dalla presenza di imprese femminili sono quelli del commercio, della ristorazione e dei servizi alla persona. Con l’intento di rafforzare la presenza dell’imprenditoria femminile viene emanato il presente Bando con una dotazione iniziale di 815 mila euro destinati a diventare al 31.12.2017 di complessivi 3 milioni di euro.

FIDINORDEST

BENEFICIARI E REQUISITI Micro, Piccole e Medie imprese (mPMI) a prevalente partecipazione femminile nel settore artigianato, industria, commercio e dei servizi per interventi realizzati nel territorio Veneto A) imprese individuali di cui sono titolari donne residenti nel Veneto da almeno due anni; B) società anche di tipo cooperativo i cui soci ed organi di amministrazione sono costituiti per almeno due terzi da donne residenti nel Veneto da almeno due anni e nelle quali il capitale sociale è per almeno il cinquantuno per cento di proprietà di donne. Tali requisiti devono: - sussistere al momento della costituzione dell'impresa, se si tratta di nuova impresa; - sussistere da almeno sei mesi prima della data di apertura dei termini per la presentazione della domanda, se si tratta di impresa già esistente; - permanere dopo la presentazione della domanda sino al termine di tre anni successivi alla data del decreto di erogazione del contributo, pena la decadenza dal diritto al contributo concesso con conseguente revoca totale dello stesso. Esercitare un’attività economica con codici ATECO 2007 come da allegato B del bando Essere iscritta alla CCIAA come impresa attiva alla presentazione della domanda

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L’AGEVOLAZIONE Fondo perduto pari al 30% delle spese rendicontate Contributo max di € 45.000 su spese rendicontate di € 150.000 (importo massimo di spesa) Contributo minimo di € 6.000 su spese rendicontate di € 20.000 (importo minimo di spesa) SPESE AMMISSIBILI E LORO CARATTERISTICHE a) macchinari, impianti produttivi, hardware, attrezzature ed arredi nuovi di fabbrica (per nuovi di fabbrica si intendono beni mai utilizzati e fatturati direttamente dal costruttore o dal suo rappresentante o rivenditore) b) spese di progettazione, direzione lavori e collaudo connesse alle opere edili/murarie di cui alla lettera d); c) mezzi di trasporto ad uso interno o esterno, a esclusivo uso aziendale con l’ esclusione delle autovetture; d) opere edili/murarie e di impiantistica; e) programmi informatici. PARTICOLARI CONDIZIONI PER L’AMMISSIBILITÀ DELLE SPESE I beni e i servizi devono essere acquistati da terzi che non hanno relazioni con l’acquirente in particolare: a) non possono essere agevolati beni e servizi forniti da soci, amministratori, dipendenti dell’ impresa proponente e dei prossimi congiunti. b) non possono essere agevolati i beni e i servizi oggetto di compravendita tra due imprese che abbiano e/o abbiano avuto - nei 12 mesi precedenti la presentazione della domanda di agevolazione di cui all’art 9 - una partecipazione reciproca a livello societario, ovvero siano entrambe partecipate, anche cumulativamente o per via indiretta, da medesimi altri soggetti. CONDIZIONI DI AMMISSIBILITÀ DELLE SPESE a) le spese devono essere: a.1) sostenute esclusivamente dal beneficiario. In caso di società saranno riconosciute ammissibili esclusivamente le spese riferibili direttamente alla società, con esclusione di quelle sostenute dai singoli soci; a.2) sostenute e pagate interamente dalle PMI a partire dal 1° gennaio 2017. A tal fine farà fede la data di emissione della fattura o di altro documento valido ai fini fiscali e il relativo pagamento; a.3) strettamente funzionali all’attività d’impresa richiedente il contributo a.4) sostenute e pagate interamente entro la data di presentazione della domanda. Non sono consentite proroghe a detto termine; a.5) riferite a beni e servizi acquistati a condizioni di mercato da terzi. b) i beni devono essere: b.1) ammortizzabili; b.2) utilizzati esclusivamente nell'unità operativa destinataria dell'agevolazione, fatta eccezione per i beni di investimento che, per la loro funzione nel ciclo produttivo e/o di erogazione del servizio, devono essere localizzati altrove, purché ubicati in spazi resi disponibili all’ impresa


proponente in virtù di specifici accordi documentati secondo la normativa vigente; b.3) appartenere a categorie merceologiche coerenti con l’oggetto sociale (codice ATECO 2007) dal fornitore; b.4) non destinati al noleggio. TERMINI E MODALITA’ DI PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA La domanda può essere presentata a partire dalle ore 10.00 di lunedì 6 novembre 2017, fino alle ore 18.00 di giovedì 16 novembre 2017. OBBLIGHI DEL BENEFICIARIO • Assicurare che la non difformità degli interventi fatti rispetto alla domanda di erogazione • Permettere eventuali controlli e ispezioni della Regione • Comunicare sempre eventuali variazioni di sede, attività, compagine sociale • Comunicare l’ammissione a procedure concorsuali, fallimentari o azioni giudiziarie • Conservare in sede le marche da bollo identificative • Dare le informazioni necessarie afferenti al progetto, se richieste, entro 10 gg • Comunicare eventuali rinunce al contributo • Tenere correttamente la registrazione contabile in merito alle spese sostenute

POR 2014 – 2020 ASSE 1 AZIONE 1.4.1 BANDO EX DGR N. 1223 DEL 01 AGOSTO 2017

Sostegno alla creazione e al consolidamento di start-up innovative ad alta intensità di applicazione di conoscenza e alle iniziative di spin-off della ricerca FINALITÀ E FONDO DI DOTAZIONE Con il presente bando, la Regione intende sostenere la creazione e il consolidamento di start-up innovative ad alta intensità di applicazione di conoscenza e le iniziative di spin-off della ricerca, con l’obiettivo di aumentare la competitività del sistema produttivo regionale attraverso lo sviluppo di nuova cultura imprenditoriale, mutuando gli obiettivi previsti dalla Strategia di Specializzazione Intelligente per la Ricerca e l’Innovazione della Regione Veneto (RIS3 Veneto)1 e finalizzando l’azione verso le priorità e gli ambiti di specializzazione in essa contenuti, in coerenza con le finalità previste dal Piano Strategico Regionale per la Ricerca Scientifica e lo Sviluppo Tecnologico e l’Innovazione. Per il raggiungimenti di tali finalità si stanziano risorse per 3 milioni per la realizzazione dei Progetti da parte delle imprese. LE START UP INNOVATIVE BENEFICIARE Possono presentare domanda di sostegno le piccole e micro imprese, anche in forma di spin-off della ricerca, regolarmente costituite come società di capitali, registrate nella Sezione speciale del Registro delle imprese dedicata alle start-up innovative ai sensi della legge 17 dicembre 2012, n. 2214, in possesso dei seguenti requisiti: a) avere un’unità operativa attiva in Veneto nella quale realizzare il progetto; b) presentare una situazione di regolarità contributiva previdenziale e assistenziale; c) non presentare le caratteristiche di impresa in difficoltà così come definite dall’articolo 2, punto 18, del Regolamento

(UE) n. 651 del 17 giugno 2014; d) non essere in stato di liquidazione o di fallimento e non essere soggette a procedure di fallimento o di concordato preventivo (ad eccezione del concordato preventivo con continuità aziendale). Il beneficiario deve possedere capacità amministrativa, operativa e finanziaria. È esclusa dal beneficio la produzione primaria di prodotti agricoli. INTERVENTI AMMISSIBILI E NON AMMISSIBILI Sono ammissibili i progetti di creazione o consolidamento di start-up innovative e spin-off della ricerca coerenti con la RIS3 Veneto e con il Piano Strategico Regionale per la Ricerca Scientifica e lo Sviluppo Tecnologico e l’Innovazione e, orientatati, quindi, verso le traiettorie di sviluppo dei quattro ambiti di specializzazione: • Smart Agrifood • Sustainable Living • Smart Manufacturing • Creative Industries attraverso lo sfruttamento delle tecnologie abilitanti(micro e nano elettronica, materiali avanzati, biotecnologie industriali, fotonica, nanotecnologie e sistemi avanzati di produzione e i driver dell’innovazione, intesi come fattori catalizzatori o di stimolo per l’innovazione, non solo tecnologica). I progetti devono prevedere lo sviluppo di attività imprenditoriali negli ambiti di specializzazione a forte contenuto innovativo, in particolare ICT, high tech, nonché a forte contenuto creativo, proponendo progettualità basate sulla ricerca e innovazione in grado di indirizzare la trasformazione del settore manifatturiero verso nuovi sistemi di prodotto, processi/ tecnologie, sistemi produttivi o lo sviluppo di nuovi modelli di business, organizzativi, di gestione finanziaria e di processi di commercializzazione dei risultati della R&S. Gli interventi vanno mantenuti per la durata minima di 3 anni Non sono ammissibili: - progetti per attività connesse all'esportazione verso paesi terzi o Stati membri, vale a dire gli aiuti direttamente connessi ai quantitativi esportati, alla costituzione e gestione di una rete di distribuzione o ad altre spese correnti connesse all'attività d'esportazione; LE SPESE AMMISSIBILI DEL PROGETTO Sono ammissibili le spese direttamente imputabili al progetto e coerenti con l’attività dell’impresa, sostenute e pagate dal soggetto beneficiario. Sono ammissibili le seguenti tipologie di spesa: a) Investimenti materiali e immateriali: b) Strumenti e attrezzature: c) Consulenze specialistiche e servizi esterni

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FIDINORDEST 52

IL CONTRIBUTO A FONDO PERDUTO E SUA CUMULABILITÀ Il Progetto deve prevedere una spesa ammissibile compresa tra € 15.000 ed € 200.000 mentre l’intensità del sostegno nella forma di contributo a fondo perduto è pari al 60% della spesa rendicontata ammissibile per la realizzazione del progetto. Il contributo è cumulabile con altre agevolazioni purché tale cumulo non dia luogo ad un aiuto superiore a quella fissata con Regolamento di esenzione (UE) n. 651/2014. Si può avere u’n anticipazione del 40% del contributo con alcune condizioni e previa fideiussione TERMINI E MODALITÀ DELLA DOMANDA La domanda potrà essere presentata a partire dalle ore 15.00 del 5 settembre 2017 fino alle ore 17.00 del 5 ottobre 2017. VALUTAZIONE DELLE DOMANDE La modalità di valutazione delle domande di sostegno è di tipo valutativa a graduatoria L’istruttoria è svolta da AVEPA (Agenzia Veneta Pagamenti Agricoltura), che si avvale per l’analisi tecnica della proposta progettuale e l’attribuzione dei punteggi utili alla composizione delle graduatorie d’ammissibilità alla concessione del sostegno di una Commissione Tecnica di Valutazione (di seguito CTV). CRITERI DI SELEZIONE E PUNTEGGIO Sono 12 i criteri di selezione applicati ai quali viene assegnato un punteggio utile per l’ammissione: • coerenza degli obiettivi come qualità tecnico scientifica del progetto in relazione ai prodotti servizi offerti • capacità amministrativa • coerenza degli obiettivi come identificabilità dell’output • congruità della spesa rispetto al progetto e adeguatezza del piano finanziario • applicazione e sviluppo delle tecnologie come qualità dell’applicazione • operazioni di investimento relative a nuovi prodotti / processi • non discriminazione rispetto alla disabilità e invecchiamento attivo • sviluppo sostenibile e rispetto dell’ambiente • rilevanza della componente giovanile nella partecipazione societaria • nuova occupazione • coerenza con la strategia Eusair e Eusalp • conseguimeto del rating di legalità

Il punteggio minimo da raggiungere è di 15 punti, pena l’improcedibilità Non sono ammessi i Progetti che conseguono punteggio zero in “capacità amministrativa OBBLIGHI DEL BENEFICIARIO E DATE IMPORTANTI • Deve concludere il Progetto, perentoriamente, entro il termine previsto dal Bando • Presentare rendicontazione entro il termine previsto dal bando • Mantenere la destinazione d’uso dell’intervento per 3 anni • Assicurare la non difformità degli interventi fatti rispetto alla domanda di erogazione • Permettere eventuali controlli e ispezioni della Regione • Comunicare sempre eventuali variazioni di sede, attività, compagine sociale • Comunicare l’ammissione a procedure concorsuali, fallimentari o azioni giudiziarie • Conservare in sede le marche da bollo identificative • Dare le informazioni necessarie afferenti al progetto , se richieste, entro 10 gg • Tenere un fascicolo separato in azienda su tutta la domanda, progetto ecc. • Comunicare eventuali rinunce al contributo • Mantenere i requisiti richiesti ex art. 4 per tutta la durata del progetto • Rispettare la normativa in tema ambientale/sicurezza/lavoro • Dare informativa e pubblicità all’intervento pubblico Regionale • Accettare di apparire negli elenchi dei beneficiari di aiuto pubblico Regionale DEFINIZIONE DI START UP INNOVATIVA a) la start-up innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione; b) è costituita da non più di 60 mesi; c) è presente in Italia ai sensi dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, o in uno degli Stati membri dell'Unione europea o in Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo, purché abbia una sede produttiva o una filiale in Italia; d) ha un valore complessivo della produzione annua, a partire dal secondo anno di attività, non superiore a 5 milioni

di euro, così come risultante dall'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio; e) non distribuisce, e non ha distribuito, utili; f) ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; g) non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda”. Inoltre, deve essere presente almeno uno dei seguenti requisiti: a) le spese in ricerca e sviluppo devono essere uguali o superiori al 15% (quindici per cento) del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per l'acquisto e la locazione di beni immobili. b) l’impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un'università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno 3 (tre) anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero, ovvero, in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi dell’articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270; c) sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale, ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività d'impresa. Informazioni: tel. +39 0458102001 Sara Rizzi tel. +39 3278465810 Marco Carminati industria4.0@apiverona.net; credito@fidinordest.it


Industria 4.0: prorogati al 30.09.2018 i termini per beneficiare dell’iperammortamento su beni strumentali ad alto contenuto tecnologico

Con la Legge n. 127 del 3 agosto 2017 sono stati prorogati dal 30.06 al 30.09.2018 i termini entro i quali effettuare gli investimenti in beni strumentali nuovi ad alto contenuto tecnologico, al fine di beneficiare della maggiorazione del 150% del costo di acquisizione (c.d. iperammortamento introdotto con la legge di bilancio 2017). Resta comunque ferma la data del 31.12.2017 entro la quale: - l’ordine sia accettato dal venditore - siano stati pagati acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. In assenza di tali due condizioni, gli investimenti agevolabili devono essere effettuati nel periodo 1.1 – 31.12.2017

Fidi Nordest approva il bilancio 2016

Luigino Bari nuovo Presidente Con Luigino Bari a capo di Fidi Nordest, torna al timone di uno dei più importanti Confidi nazionali (500 milioni di finanziamenti garantiti e quasi 16.000 imprese socie) una figura che ha maturato una lunga esperienza già nelle strutture artigiane di garanzia.. Il presidente Bari sarà coadiuvato dai vicepresidenti Alida Brusamarello e Enrico Dall’Osto e dai consiglieri Giovanni Brunello, Rosina Calcaterra, Gianni Girardi, Antonio Griffante, Gianluca Cavion, Giovanni Pellanda, Virginio Piva e Marina Scavini.

Credito d’Imposta per attività di ricerca e sviluppo, esercizio 2017

Anche per l’esercizio 2017 è possibile ottenere un’agevolazione fiscale sotto forma di credito d’imposta, a fronte di spese sostenute per attività di ricerca e sviluppo (realizzazione di nuovi processi, prodotti, servizi o miglioramento di processi, prodotti, servizi già esistenti). Il bonus fiscale: - può essere fruito da tutte le Imprese - indipendentemente dalla dimensione, forma giuridica, settore economico, regime contabile adottato - che sostengono costi per attività di ricerca e sviluppo; - spetta nella misura del 50% dell’incremento delle spese sostenute per attività di ricerca e sviluppo, rispetto alla media dei medesimi costi sostenuti e certificati nel triennio 2012 – 2014; - ha carattere automatico; per poter usufruire del bonus fiscale non occorre un’autorizzazione ma è sufficiente indicarlo nella dichiarazione dei redditi; - è in vigore fino al periodo d'imposta 2020; - è riconosciuto a condizione che la spesa complessiva, sostenuta nel periodo d'imposta in cui si intende usufruire dell'agevolazione, sia pari ad almeno € 30.000 (euro trentamila) ed ecceda la media annuale dei medesimi investimenti realizzati nel triennio 2012-2014 (cd. meccanismo incrementale); - è utilizzabile esclusivamente in compensazione con modello F24 a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in cui i costi sono stati sostenuti.

Sono più di 40 anni che Fidi Nordest (nato dalla fusione per incorporazione in Artigianfidi Vicenza di ApiVeneto Fidi) affianca le imprese socie, concedendo loro garanzie per facilitarne l’accesso al credito. Un’attività pluridecennale che tuttavia, ancora oggi, si rivela non solo di grande attualità, ma in molti casi indispensabile per consentire la sopravvivenza di migliaia di micro e piccole imprese vicentine e venete, come è stato ampiamente dimostrato nel corso della recente crisi economica. «Un particolare ringraziamento – dichiara il neo presidente Bari – va al mio predecessore Mariano Miola per aver saputo guidare il Confidi con saggezza e lungimiranza. Senza la nostra struttura a fare da garante e da mediatrice nel rapporto tra banca e impresa gli effetti della recente crisi economica, e le ricadute delle crisi bancarie sulle imprese di minore dimensione, sarebbero stati devastanti». Ecco perché i capisaldi intorno ai quali

si focalizzerà il mandato del neo presidente saranno, da un lato, il consolidamento e l’ulteriore rafforzamento patrimoniale ed economico di FidiNordEst a tutela della continuità aziendale e, dall’altro, l’evoluzione verso un modello di business efficiente e aperto all’innovazione e alla digitalizzazione. In esso la relazione tra imprese e territori continuerà a rappresentare il fulcro intorno al quale si svilupperà ogni iniziativa. «Faremo la nostra parte con tutto l’impegno e la professionalità che ci contraddistinguono – prosegue Bari – per portare ai nostri 16.000 soci tutte le migliori opportunità offerte dal mercato finanziario. Ci proporremo come facilitatori a tutto campo sul tema della finanza d’impresa che consideriamo un fattore di primaria importanza per la crescita e il consolidamento del nostro sistema imprenditoriale affiancano le associazioni di rappresentanza nell’articolazione di politiche di credito, così rilevanti in questo momento storico». Particolare attenzione sarà inoltre rivolta dal nuovo presidente e dal vonsiglio all’evoluzione in atto nello scenario della garanzia nazionale e regionale, al fine di cogliere ogni occasione che possa rappresentare un’opportunità per FidiNordEst, senza escludere possibili collaborazioni e aggregazioni con selezionati player del settore. Fidi Nordest ha approvato recentemente il suo primo bilancio dopo la fusione per incorporazione di Apiveneto Fidi – il Confidi del mondo API regionale – con una base sociale composta da 16.000 imprese, 500 milioni di affidamenti garantiti, patrimonio netto di oltre 30 milioni e utile netto di 290 mila euro. Gli indicatori patrimoniali ed economici si riconfermano positivi, con total capital ratio in sensibile aumento (19% contro il 15,8% del 2015), coverage ratio al 64% e marginalità di buon tenore (cost income ratio poco oltre il 70%). «Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto – commenta Bari – i dati del bilancio 2016 riconfermano lo stato di salute del nostro Confidi, che si presenta al mercato con le carte in regola per continuare ad essere, sia per le imprese che per le banche, un partner affidabile ed efficiente, che continuerà a fare la sua parte per sostenere la crescita e lo sviluppo della nostra economia».

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L'Ente non c'è più ma la tassa si conserva

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i chiama SSICA ed è l'acronimo di un Ente, Stazione Sperimentale per l'Industria delle Conserve Alimentari, creata nel 1922 con lo scopo di operare sul territorio nazionale, attraverso la sede di Parma, per promuovere il progresso scientifico e tecnico dell'industria conserviera italiana per i settori frutta, ortaggi, carni e pesce, attraverso attività di ricerca applicata, consulenza, formazione e divulgazione. La SSICA veniva mantenuta in vita grazie ai contributi (obbligatori) di circa 3000 aziende del settore conserviero alimentare, contributi che erano calcolati in relazione all'entità delle retribuzioni erogate al personale dipendente delle aziende stesse. Nel 2010, un Decreto Legge, il n.78/10, poi convertito in Legge, la n.122/10, ha ritenuto opportuno sopprimerlo, nell'ambito di un progetto di razionalizzazione di svariati Enti pubblici giudicati, se non del tutto inutili, quantomeno da ridimensionare. Lo stesso Ministero per lo Sviluppo Economico effettuò una valutazione sull'opportunità di sopprimere o fondere più istituti, anche e soprattutto per ridurre i costi di gestione di quelli che, a volte, erano inutili e dispendiosi “carrozzoni“ burocratici, senza alcuna concreta utilità. Si decise, pertanto, di sopprimere le Stazioni sperimentali. Come però spesso accadde nel nostro Paese, dove non si butta mai via niente, soprattutto se una cosa bene

o male rende, la SSICA, per magia, è stata semplicemente trasferita, come compiti, funzioni e personale, a favore di ”forme organizzative camerali“, ossia di strutture che fanno capo alle Camere di Commercio, nello specifico la CCIAA di Parma dove ha sede attualmente SSICA. Ovviamente è rimasto intatto il sistema di riscossione della tassa. Le aziende del settore si sono così trovate di fronte a una situazione paradossale. Da un lato continuano a pagare il “contributo obbligatorio“ previsto per il funzionamento del SSICA, che per molte aziende si sostanzia in migliaia di euro l'anno, dall'altro non usufruiscono di alcun servizio e, oltretutto, la tassa va a finire non in un sistema nazionale di equa suddivisione territoriale, ma nemmeno nella Camera di Commercio di residenza delle imprese interessate, bensì solo ed esclusivamente a quella di Parma. Tutto questo indipendentemente dal fatto che le imprese si rivolgano al SSICA per avere servizi o consulenza, perché servizi e consulenza si pagano a parte. Si assiste pertanto al paradosso insito nel fatto che le aziende sono obbligate a pagare il diritto camerale alle Camere di Commercio, il contri-

buto SSICA con cartella di riscossione e il contributo in caso di erogazione del servizio… Quindi, allo stato delle cose, il contributo o la tassa, come la si voglia definire, serve solo ed esclusivamente affinché la SSICA esista, a prescindere dai servizi erogati o meno. Ovviamente, in caso di mancato pagamento, arriva subito la cartella esattoriale. Trattasi di una ingiustificata ed irrazionale, ancorché non motivata somma di costi che incide, soprattutto di questi tempi, sulle imprese per le quali, tra l'altro, non vi è un effettivo ritorno in termini di concreti servizi e benefici, visto che l'attività svolta dall' “Organizzazione camerale“ che ha sostituito il SSICA, risulta orientata quasi esclusivamente a favore delle imprese di grandi dimensioni. Sarebbe sufficiente che il SSICA potesse sostenersi utilizzando i proventi derivanti dai servizi erogati alle imprese che li hanno richiesti.. Volendo poi essere pignoli, non è comprensibile né giuridicamente corretto, per non dire illegale, che un ente della Camera di Commercio di Parma possa imporre tributi ad imprese di altre province, al di fuori del proprio territorio di competenza, oltre al fatto che non sarebbe legittimo


per una Camera di Commercio di poter esigere imposte o tasse che, nell'ordinamento italiano, sono di esclusiva competenza di Stato, Regioni e Comuni. Sembrerebbe, infine, che tra le righe del Decreto interministeriale dell'aprile 2011, che si occupa di stazioni sperimentali, il vero motivo della trasformazione da una soppressione ad un salvataggio, sia la volontà di salvaguardare il posto di lavoro del personale ministeriale in forza nelle stazioni stesse, iscritto in apposito “ruolo ad

esaurimento“. Personale che lo stesso decreto definisce “esiguo“:18 unità… Sorge allora, legittimo, un dubbio: se il personale è considerato “esiguo“ come è possibile per le stazioni sperimentali svolgere in maniera soddisfacente la propria attività consulenziale e di servizi alle aziende ? E, soprattutto, il mantenimento di 18 posti di lavoro che potrebbero essere ridistribuiti o ricollocati, giustifica l'esborso di migliaia di inutili e illegittimi versamenti da parte delle aziende? Varie associazioni nazionali e locali hanno sollevato obiezioni a questo assurdo sistema proponendo un’azione pilota contro la “tassa“ imposta, oltre a presentare un’interrogazione parlamentare chiedendo al Governo di “valutare l'opportunità di abrogare la disciplina della SSICA, al fine di sollevare le imprese, a lungo provate dalla crisi, dalla irrazionale sovrapposizione di costi che tale norma ha finora implicato e valutare l'opportunità di eliminare il contributo obbligatorio SSICA e rendere il servizio fruibile (ove realmente erogato), dietro pagamento.● a.cappuccilli@apiverona.net


Pierluigi Fadel Avvocato

L'annosa questione dei bolli auto non pagati La prescrizione triennale come statuito dalla Cassazione con la recente pronuncia n. 20425 del 2017

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orna sul punto la Cassazione con una recente sentenza la numero 20425/2017 ove ha precisato che la prescrizione in caso di mancato pagamento dei bolli auto matura con il decorso triennale e non con il decorso decennale come sosteneva una parte della giurisprudenza. Infatti nonostante dovesse essere ritenuto pacifico che il pagamento del tributo dovesse avvenire entro il termine prescrizionale di tre anni non sono mancate però al riguardo alcune tesi discordanti. Si assumeva infatti che se la Regione avesse notificato l'avviso di accertamento tempestivamente (entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello cui si riferisce la somma contestata) e il destinatario non avesse impugnato e neppure pagato quanto dovuto, si sarebbe potuto pretendere il pagamento entro i successivi dieci anni e non nel termine di prescrizione breve previsto per il tributo ancorché la Cassazione a Sezioni Unite con sentenza n. 23397/2016 avesse stabilito che la scadenza del termine perentorio per opporsi o impugnare un atto di riscossione, prevedeva unicamente l'effetto della irretrattabilità del credito, senza alcuna conversione del termine prescrizionale breve in quello decennale. Dunque, le cartelle consegnate dopo tre anni dalla notifica del pagamento sono da considerarsi illegittime e sarà quindi possibile presentare ricorso avanti il competente giudice tributario entro 60 gg. dalla notifica. Esemplificando ancora allo scadere del terzo anno e un giorno dalla data fissata per il versamento della tassa di possesso, le Regioni non potranno più chiederne il pagamento del tributo, si dovrà fare però attenzione al fatto che i tre anni vengono calcolati a partire dal primo giorno dell’anno successivo alla data di cui il bollo fa riferimento, nel caso in cui il bollo sia scaduto il 16 luglio del 2016, il conteggio verrà effettuato a partire dal primo gennaio del 2017 e la tassa potrà essere riscossa solo entro il 31 dicembre del 2019. La novità sui termini di scadenza del bollo auto è scaturita dalla

conferma di una precedente sentenza della Corte di Cassazione, la 23397/2016, emessa dalle Sezioni Unite, cui si faceva prima cenno, secondo cui il termine per impugnare un qualsiasi tipo di atto di riscossione non produce alcun tipo di modifica dei termini di prescrizione e pertanto sulla base di quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, tutte le cartelle emesse dalla agenzia delle entrate dopo i tre anni possono essere impugnate.

Del resto la prescrizione triennale della cartella di basa sulla lettura della norma posta dall’art. 5, comma 51, D.L. 30 dicembre 1982 numero 953 convertito con la legge 28 febbraio 1983 numero 53, il quale stabilisce che: "L'azione dell'Amministrazione finanziaria per il recupero delle tasse dovute dal 1 gennaio 1983 per effetto dell'iscrizione di veicoli o autoscafi nei pubblici registri e delle relative penalità si prescrive con il decorso del terzo anno successivo a quello in cui doveva essere effettuato il pagamento. Nello stesso termine si prescrive il diritto del contribuente al rimborso delle tasse indebitamente corrisposte”. Dunque un significativo cambiamento, i limiti di prescrizione fissati nel passato a 10 anni, riguarderanno solo gli atti giudiziali e non più anche gli atti tributari come nel caso di specie il bollo auto. ● pierluigi.fadel@gmail.com


PMI e passaggio generazionale:

a salvare l’eredità interviene il “patto di famiglia” Istituto giuridico poco conosciuto e applicato, è uno strumento utile per gli imprenditori

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ome può l’imprenditore tutelare il proprio patrimonio personale e al tempo stesso assicurare la continuità aziendale? Per salvare la propria eredità può intraprendere azioni efficaci e garantire, attraverso ad esempio il patto di famiglia, la prosecuzione della vita dell’impresa e il passaggio generazionale. «Strumenti a disposizione oggi ce ne sono, basta conoscerli e applicarli», ha sottolineato l’avvocato Pierluigi Fadel, relatore al convegno Responsabilità societaria: il patrimonio personale è sempre aggredibile? L’incontro, promosso da Apindustria Confimi Verona è servito a chiarire i dubbi su tematiche vissute dagli imprenditori, offrendo esempi concreti con un taglio di applicazione pratico. Secondo i dati dell’edizione 2016 dell’Osservatorio Aub – promosso da Aidaf (l’Associazione italiana delle aziende familiari) con cattedra AidafEy di strategia delle aziende familiari

ma il passaggio agli eredi di quote e capitale. Le percentuali messe in evidenza da Aidaf rivelano che in Italia soltanto il 30% delle aziende familiari sopravvive al fondatore e appena il 13% riesce ad arrivare alla terza generazione.

dell’università Bocconi, UniCredit e Camera di Commercio di Milano – nel tessuto imprenditoriale italiano alla guida di una impresa familiare su quattro il leader è ultra settantenne; in una azienda su cinque si prevede un passaggio generazionale entro il prossimo quinquennio. La questione ha in sé dei risvolti di criticità che riguardano non soltanto il trasferimento delle competenze,

Servono insomma dei punti di riferimento. E in tal senso il patto di famiglia, ha chiarito l’avvocato all’incontro formativo, «è un istituto giuridico relativamente nuovo, ma ancora poco utilizzato sebbene estremamente interessante». Si tratta di un “vademecum” per gestire senza problemi alcuni aspetti del passaggio generazionale all’interno delle piccole medie imprese di natura familiare: «Regola infatti il trapasso dall’imprenditore padre al figlio che vuole proseguire l’attività imprenditoriale, aprendo la strada della successione senza che altri eredi possano mettere in atto eventuali rivendicazioni». Il vantaggio dello scegliere il patto di famiglia, ha precisato ancora Fadel, «è nel prevenire le possibili contestazioni che tra i chiamati all'eredità spesso insorgono laddove il testatore in vita abbia effettuato donazioni in favore dei legittimari, ad esempio un figlio rispetto all'altro». Come strumento detta le regole di domani, senza la necessità che si apra una pratica di successione. «Rappresenta dunque, sia per convenienza imprenditoriale che per sicurezza nei rapporti familiari, un risultato eccellente – ha concluso – anche in termini di agevolazioni fiscali».● pierluigi.fadel@gmail.com

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Francesco Menegalli Consulente e Formatore

Cultura della Sicurezza e Pensiero Sistemico “Le attività umane sono sistemi ma noi ci concentriamo su istantanee di parti del sistema: poi ci domandiamo perché i nostri problemi non si risolvono mai.” P. Senge

AMBIENTE & SALUTE

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ino ad ora il 2017 è stato un anno infausto per quanto riguarda la Salute e la Sicurezza sui luoghi di lavoro: rispetto all’anno scorso sono in aumento sia gli infortuni che le morti. A luglio i dati ci indicavano un aumento dell’1,3% degli infortuni e addirittura del 5,2% degli incidenti mortali. Il Veneto è una delle regioni più colpite dal fenomeno, con ben 40 morti nei primi 7 mesi dell’anno (escludendo i morti da incidenti in itinere, ovvero nel tragitto tra casa e lavoro). Né lo sviluppo legislativo dell’ultimo ventennio e l’inasprirsi delle sanzioni (che al giorno d’oggi possono addirittura compromettere la vita stessa dell’azienda, vedasi il D.Lgs 231/01), né lo sviluppo tecnologico stanno dando i risultati attesi nel contrasto al fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. I motivi di questa strage evitabile sono molteplici, ma voglio soffermarmi su quelle che ritengo essere i principali difetti delle nostre aziende: una carente “Cultura della Sicurezza” e la mancanza di un approccio Sistemico. Per “Cultura della Sicurezza” si intende l’insieme dei processi organizzativi e delle pratiche professionali, delle norme scritte e delle convenzioni informali, dei linguaggi, dei modi di pensare, di percepire e di rappresentare il rischio in azienda. Ancora oggi le aziende vedono gli investimenti in Salute e Sicurezza come un costo senza ritorno, come un onere difficilmente conciliabile con la produttività, come un impedimento burocratico. I lavoratori stessi spesso ritengono che per raggiungere dei risultati siano necessari

dei rischi e dei costi. Ma come si costruisce una “Cultura della Sicurezza”? Si tratta di un fenomeno di natura psicosociale, che può essere messo in moto efficacemente solo quanto l’azienda approccia la Sicurezza non più come mero adempimento di leggi, ma come obiettivo ampio e condiviso che tenga conto sia della produttività che del benessere delle persone. Sono necessari investimenti volti all’ottimizzazione dei modelli gestionali (che tipicamente incidono in maniera positiva anche sulla produttività), è indispensabile la volontà della Direzione e il coinvolgimento di capi, coordinatori e di tutte quelle figure che in azienda hanno ruoli di responsabilità: queste persone devono diventare “Safety Leader”. Ancora: agire sui comportamenti, smontare le cattive abitudini e favorire le buone prassi, stimolare la motivazione alla sicurezza attraverso una formazione partecipata e periodica a tutti i livelli, dare il buon esempio dal punto di vista comportamentale, a partire dall’autorevolezza dei responsabili attraverso una comunicazione coerente, formale, informale (apprendere stili e tecniche di leadership anche in questo caso è di decisiva importanza) e un buon sistema di premi e sanzioni.

È importante ribadire la necessità che i livelli gerarchici superiori siano effettivamente sensibili alla tematica. Solo così si attuerà un lavoro continuo di prevenzione e di attenzione e si favorirà il benessere dei propri collaboratori. La mancanza di queste premesse genera incoerenza tra il contenuto dei messaggi espressi nei corsi o dai dettami di legge ed il comportamento effettivo dei responsabili, incurante delle norme e dell’importanza della prevenzione. L’appropriazione di un modo di vivere la sicurezza da parte di tutti i lavoratori, che si traduce poi in comportamenti adeguati, rappresenta in quest’ottica l’obiettivo organizzativo a cui tendere. La “Cultura della Sicurezza” va poi tradotta in attività concrete, che vadano ad agire sul Sistema Azienda, cogliendo le relazioni esistenti tra qualità, produzione e clima interno.

L’azienda deve essere vista come un sistema aperto, che trova nello scambio con l’esterno la chiave per mantenere l’ordine in un equilibrio dinamico, un processo di trasformazione continuo dove le risorse in entrata e in uscita devono favorire opportunità di crescita, apprendimen-


to e adattamento ad un adeguato livello di entropia. Nell’approccio sistemico, per come è stato teorizzato da Von Bertalanffy, l’organizzazione aziendale è composta da una serie di sottosistemi: un sistema meccanico (macchine e attrezzature), un sistema organico (un organismo che deve vivere in simbiosi con l’ambiente), un sistema cibernetico (un meccanismo che opera per obiettivi), un sistema cognitivo (un produttore e diffusore di conoscenza).In questo modello, l’infortunio sul lavoro diventa una patologia del sistema, la cui individuazione non può prescindere dall’analisi del sistema nella sua interezza (Marocci; Scatolini, 2013). Analizzando gli infortuni in quest’ottica, possiamo comprendere che essi non avvengono per via di semplici guasti o di singoli componenti del sistema “rotti”, ma piuttosto emergono in maniera op-

portunistica e non casuale proprio dalle falle che si creano tra le reti di relazioni che tengono insieme i vari sottosistemi di cui l’azienda si compone. È perciò necessario passare dalla ricerca delle “componenti rotte” alla gestione del sistema con approccio olistico, da modelli deterministici che valutano solo cause ed effetti (strumenti tipicamente utilizzati nel processo di Valutazione dei Rischi) a modelli ove la rigida distinzione tra variabili indipendenti e dipendenti viene a cadere, poiché, come sostiene il principio di interdipendenza, ogni rapporto di influenza è sempre reciproco e quindi, se una certa variabile ne influenza un'altra, anche quest'ultima, in qualche modo e su qualche piano, influenza la prima. Questo approccio “circolare” è quello proposto dai Sistemi di Gestione della Salute e della Sicurezza (SGSL): un’ organizzazione così orientata non si lascerà trovare

impreparata di fronte al rischio, non reagirà a posteriori conseguentemente ad un infortunio, ma piuttosto favorirà le migliori condizioni di lavoro collettive e individuali. Questo è ciò che urge oggi: che si comprenda che lo sviluppo della Salute e della Sicurezza è un buon investimento, dove un management responsabile favorisce la partecipazione ed incoraggia il feedback, dove viene attentamente considerato il clima, dove viene valorizzata la formazione, dove tutti i processi, le procedure e le istruzioni operative aziendali vengono messe sotto controllo e gestite in modo integrato. Senza questa nuova cultura e questa vision manageriale il fenomeno infortunistico in Italia continuerà ad imperversare, creando danni diretti ai lavoratori e alle aziende e indiretti alla società.● francesco@studiomenegalli.it


LA LEGGE PER IL MERCATO E LA CONCORRENZA stata pubblicata nella G.U. n. 189 del 14 agosto 2017 la L. 124/2017 “Legge annuale per il mercato e la concorrenza", dopo un lungo e travagliato iter e l'ennesimo voto di fiducia richiesto in Parlamento. Tra le tante novità, a titolo esemplificativo si riportano i contenuti del provvedimento di maggior interesse.

É

Divieto del tacito rinnovo nelle polizze RC auto Si prevede che il principio della durata annuale del contratto di assicurazione RC auto e del conseguente divieto di rinnovo tacito, venga esteso anche in relazione ai contratti stipulati per i rischi accessori (tipica-

FISCALE

mente il furto e l’incendio), nel caso di polizze accessorie stipulate in abbinamento con quella dell’RC auto.

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Ultrattività delle polizze R.C. professionali Nelle polizze assicurative per la responsabilità civile professionale è previsto che sia inserita l’offerta di un periodo di ultrattività della copertura per le richieste di risarcimento presentate per la prima volta entro i 10 anni successivi e riferite a fatti generatori della responsabilità verificatisi nel periodo di operatività

della copertura e che a richiesta del contraente e ferma la libertà contrattuale delle parti, le compagnie assicurative possano proporre la rinegoziazione del contratto al richiedente secondo le nuove condizioni di premio. TFR e previdenza complementare Sono previsti interventi per la destinazione totale o parziale del Tfr alle forme pensionistiche complementari, per l’anticipo della rendita complementare nel caso di cessazione dell’attività lavorativa e per il riscatto della posizione individuale maturata e del relativo regime tributario. Si interviene poi sull’assetto dei fondi (in prevalenza quelli negoziali) prevedendo la convocazione di un tavolo di consultazione per avviare un processo di riforma della previdenza complementare al fine di aumentarne l’efficienza, nonché di favorire l’educazione finanziaria e previdenziale. Telefonia Modifiche sono previste in tema di recesso, infatti potrà essere comunicato ad un operatore telefonico (non solo telefonia fissa e mobile, ma anche pay-tv e servizi di comu-

nicazioni elettroniche) anche per via telematica. I costi completi di una offerta o tariffa dovranno essere resi noti al consumatore non solo nel momento della sottoscrizione del contratto ma anche quando l’offerta viene pubblicizzata. Per i servizi telefonici a pagamento l’attesa non dovrà generare nessun addebito e dovrà essere gratuita e l’importo potrà essere scalato al consumatore solo dopo che un operatore avrà risposto Credito telefonico Viene promossa la massima diffusione dei pagamenti digitali ed elettronici, ivi inclusi i micro pagamenti con credito telefonico, dando nuovo impulso allo sviluppo e alla fruizione dei servizi culturali e turistici, per l’acquisto di biglietti per l’accesso a istituti e luoghi di cultura o per manifestazioni culturali, di spettacolo e intrattenimento, in deroga alle normative di settore. Potranno essere effettuate tramite credito telefonico le erogazioni liberali destinate alle Onlus, alle associazioni di promozione sociale (APS) e alle associazioni e fondazioni riconosciute (è prevista l’emanazione di un decreto attuativo). Settori del gas e dell’energia Le società che operano nei settori della vendita di gas ed energia elettrica dovranno pubblicare sul proprio sito internet almeno un’offerta di fornitura a prezzo variabile e un’offerta a prezzo fisso. Inoltre dal 1° gennaio 2018 i clienti in regime di maggior tutela devono ricevere una


adeguata informazione sul passaggio al mercato libero, che avverrà per tutti a partire da luglio 2019. Distributori di carburante Viene ribadito il principio della liberalizzazione per l’esercizio dei distributori, che non può essere subordinato a condizioni (quali la chiusura di impianti esistenti), né a vincoli commerciali (contingentamenti numerici, distanze o superfici minime). Nell’ottica di una razionalizzazione della rete di distribuzione è istituita presso il Mise una anagrafe degli impianti stradali di distribuzione di car-

locazione finanziaria (o leasing) facendolo così rientrare nell’alveo dei contratti “tipici”. Nei casi di grave inadempimento da parte dell’utilizzatore (che ricorre in caso di mancato pagamento di sei canoni mensili nei leasing immobiliari e di quattro rate nelle altre tipologie di leasing) il concedente ha diritto alla restituzione del bene ma dovrà comunque corrispondere all’utilizzatore quanto ricavato dalla vendita del bene stesso (a valori di mercato), al netto di quanto a lui dovuto (è prevista la nomina di un perito indipendente in accordo tra le parti). In caso di fallimento dell’utilizzatore si applica l’articolo 72, L.F. che disciplina i rapporti pendenti al momento del fallimento di una delle parti Professione forense Si prevede la possibilità dell’avvocato di far parte di più associazioni tra avvocati e multidisciplinari costituite con altri professionisti e l’obbligo di presentare il preventivo in forma scritta, anche se il cliente non ne fa richiesta. Inoltre sarà riscritta la disciplina dell’esercizio in forma societaria della professione forense.

buranti, volta ad ampliare l’apposita banca dati ministeriale ed alimentata con i dati trasmessi dall’Agenzia delle dogane (in prima applicazione entro il 1 settembre 2017 e, successivamente, entro il 30 giugno di ogni anno).

Compravendite immobiliari deposito del prezzo al notaio Il notaio dovrà avere un conto corrente dedicato sul quale far confluire le somme ricevute dai clienti per il pagamento delle imposte, nonché le altre somme che il notaio sia incaricato di custodire. Tali giacenze saranno impignorabili da parte dei creditori particolari del notaio, non entreranno nella sua successione, né in regime di comunione dei beni.

Nuova disciplina del leasing Viene introdotta una regolamentazione legislativa al contratto di

Professionisti Si prevede che il professionista debba rendere noto, in fase di

preventivo al cliente, la misura del compenso richiesto, obbligatoriamente in forma scritta o digitale. Al fine di assicurare la trasparenza delle informazioni nei confronti dell'utenza, viene previsto che i professionisti iscritti ad ordini e collegi sono tenuti a indicare e comunicare: • i titoli posseduti; • le eventuali specializzazioni. Il provvedimento normativo non chiarisce né in quale sede rendere tali informazioni (ad esempio, se in fase di ottenimento dell’incarico o altro) né le sanzioni comminabili al professionista in caso di mancata inosservanza di tale obbligo Farmaci Le società di capitali potranno essere titolari di farmacie ma dovranno rispettare un tetto del 20% su base regionale. I titolari potranno presta-

re servizio in orari o periodi aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori ma prima dovranno darne comunicazione all'autorità sanitaria competente e alla clientela Autoservizio pubblico non di linea Entro un anno dall'entrata in vigore della presente Legge (29 agosto 2017) il governo è delegato ad adottare un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di autoservizi pubblici non di linea (vedasi operatori come Ncc e Uber).● l.bossi@apiverona.net


Francesco Domaschio Dottore Commercialista

ISO 9001:2015

Competenza e consapevolezza

QUALITÀ & MANAGEMENT

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ell’ultimo articolo abbiamo iniziato ad occuparci delle novità nella versione 2015 dello standard ISO 9001 riferite alle risorse aziendali: più precisamente ci siamo soffermati su quell’importantissima risorsa rappresentata dalla conoscenza organizzativa, definita come l’insieme delle informazioni disponibili internamente, o acquisibili dall’esterno, che l’esperienza, lo studio, l’analisi e la sperimentazione hanno validato e determinato come reali, attendibili e affidabili per lo svolgimento dell’attività aziendale. Può trattarsi di conoscenze tecniche, giuridiche, economiche, relazionali, produttive, … confermate come essenziali per l’efficacia e l’efficienza dei processi aziendali. Esse rappresentano perciò il sapere aziendale, tuttavia in quella stessa sede abbiamo anche precisato che sapere non significa necessariamente saper fare: non basta conoscere le cose, occorre anche saperle applicare. Abbiamo cioè distinto la conoscenza organizzativa, che è una risorsa aziendale, dalla competenza, che è invece una caratteristica qualitativa, un’abilità, delle risorse umane presenti in azienda. Tecnicamente la competenza è un fattore umano, cioè una caratteristica della persona che può avere impatto su un determinato oggetto: così si esprime infatti la ISO 9000:2015 “Fondamenti e vocabolario” al par. 3.10.3. In questo caso l’oggetto è il Sistema di Gestione per la Qualità e le sue prestazioni, mentre le caratteristiche personali in grado di impattare su di esso possono essere di tipo fisico, cognitivo o sociale/relazionale. La competenza del personale è pertanto la capacità di applicare le conoscenze per conseguire i risultati attesi: è questa la sua definizione secondo il par. 3.10.4 della norma ISO 9000:2015 “Fondamenti e vocabolario”. Quando la competenza è comprovata da addestramento, formazione, prove, test, esperienza, … è definibile come qualifica: infatti, certi processi aziendali, quando critici per la qualità e la sicurezza dei prodotti, possono essere condotti solo da personale qualificato, ovvero di comprovata competenza, come la saldatura di componenti strutturali, l’incollaggio, la verniciatura, i trattamenti termici, … La norma ISO 9001:2015, al par. 7.2 specifica che l’Azienda deve determinare, cioè individuare e definire le competenze delle persone che svolgono attività lavorative che sono sotto il suo controllo e che influenzano le prestazioni e l’efficacia del

Sistema di Gestione per la Qualità. Ricordiamo che le prestazioni attese dal Sistema di Gestione per la Qualità consistono nella capacità di fornire con continuità prodotti conformi ai requisiti dei clienti e a quelli cogenti, e nella capacità di migliorare continuamente la soddisfazione dei clienti. Compito della Direzione, pertanto, è definire per tutti i processi aziendali quali competenze siano necessarie alle persone che in essi operano per la loro efficace gestione, in considerazione del loro impatto sulla Qualità dei prodotti e servizi aziendali. Una volta definite le competenze necessarie, o meglio il profilo delle competenze richieste al personale aziendale lungo la filiera dei processi direttivi, di supporto e primari, è poi indispensabile assicurare che le persone possiedano realmente le competenze richieste. Come è possibile assicurare che le risorse umane abbiano di fatto il profilo di competenze richiesto? La via indicata dalla norma ISO 9001:2015 consiste nell’assicurare l’appropriato grado di istruzione, formazione, addestramento ed esperienza del personale (par. 7.2, lett. b). È chiaro che qualora non fosse possibile agire sulle persone e/o sulle relative abilità per incrementare il livello delle loro competenze, risulta indispensabile attivare un processo di acquisizione delle competenze, cioè un processo di empowerment del personale prevedendo non solo azioni rivolte all’interno, cioè a favore del personale già impiegato in azienda, ma anche azioni rivolte all’esterno, cioè l'assunzione o l’incarico a contratto di persone esterne all’azienda (par. 7.2, lett. c, con la relativa nota). Il par. 7.2, lett. d) della norma ISO 9001:2015 richiede esplicitamente che siano conservate appropriate informazioni documentate quale evidenza della competenza: in pratica occorre conservare le registrazioni che diano evidenza del livello effet-


tivo di competenza delle risorse umane, e delle azioni dirette ad allinearle con il profilo richiesto dai processi e dall’operatività aziendali. Consideriamo ora il requisito previsto al par. 7.3 della nuova ISO 9001: la consapevolezza. Di cosa si tratta? Riprendendo i concetti in precedenza impiegati, se la conoscenza organizzativa rappresenta il sapere aziendale e la competenza rappresenta il saper fare, cioè la capacità di applicare la conoscenza ai problemi concreti, la consapevolezza rappresenta il voler fare: non basta sapere, non basta saper fare, occorre anche voler fare! La consapevolezza si può definire come la presa di coscienza, la cognizione razionale, di un fatto, di un evento o di uno stato e delle loro conseguenze: per l’ISO 9001 la consapevolezza che occorre sviluppare nel personale riguarda la politica e gli obiettivi per la qualità, il contributo personale all’efficacia del Sistema di Gestione per la Qualità, compresi i benefici derivanti dal miglioramento delle sue prestazioni, e le conseguenze della non conformità ai requisiti stabiliti per il medesimo Sistema. L’intento della norma è chiaro: occorre assicurare che il personale sia consapevole dell’importanza e della rilevanza del

proprio lavoro e di come questo contribuisca a conseguire gli obiettivi per la qualità, a soddisfare i clienti e le parti interessate e a migliorare continuamente l’efficacia e le prestazioni del Sistema di Gestione per la Qualità, perché questi sono gli unici strumenti che garantiscono all’Azienda la sua sostenibilità nel tempo. Questa consapevolezza motiva all’azione, determina la volontà di agire conseguentemente e coerentemente. Non a caso fra i compiti che caratterizzano leadership e impegno della Direzione figurano (par. 5.1.1.): la comunicazione dell’importanza di una gestione efficace della qualità e della conformità ai requisiti del Sistema di Gestione per la Qualità, la promozione della partecipazione attiva del personale perché contribuisca all’efficacia del Sistema di Gestione per la Qualità, la promozione del miglioramento. Con quale leva la Direzione può promuovere la consapevolezza? La via obbligata è la gestione del processo di comunicazione, interna ed esterna, ma questo sarà l’oggetto del prossimo articolo al quale ci diamo appuntamento.● info@s-e-i-consulting.it


Mario Borin Responsabile Relazioni Industriali Luca G. Quinzan Consulente del lavoro

Contratto unico della manifattura:

utopia o realtà?

T

PREVIDENZA

ra i tanti modi per definire il “diritto del lavoro" ve n’è uno che ha la sua paternità nella felice e-spressione usata dal prof. Romagnoli in un suo intervento dal titolo “Dove va il diritto del lavoro?” tenutosi a Verona nel lontano 2003. Scriveva il prof. Umberto Romagnoli nel suo suggestivo intervento che “il diritto del lavoro è il prodotto di un’infinità di aggiustamenti, talvolta maldestri talvolta ingegnosi, la cui cifra stilistica è quella del bricolage. La sua più visibile costante evolutiva è la micro-discontinuità e il suo più lodato know how appartiene a moltitudini di sconosciuti operatori giuridici e di comuni mortali”. Il diritto del lavoro viene dunque pensato come un sistema di regole che risente delle mutazioni delle condizioni sociali ed economiche che, nell’incedere del tempo, caratterizzano la vita di una comunità. La fonte del diritto va dunque costantemente assestata ed è dalla sua sistemazione che emerge il quadro di riferimento che orienta, come una bussola, gli operatori del diritto.

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L’affermazione del prof. Romagnoli è tanto più vera per la ragione che la nostra società soffre dell’inca-

pacità di indicare/individuare un convincente codice del lavoro, scritto per durare, comprensibile e semplice nelle sue regole formali, capace di leggere i cambiamenti che le nuove forme di lavoro hanno introdotto nelle imprese, un codice che lascia spesso i datori di lavoro nell’indesiderato ruolo di capri espiatori, esposti all’incerto dato giuridico, ed esponendo altresì i lavoratori ad un confronto non sostenuto da un equilibrio di potere adeguato a gestire il rapporto in un contesto di sostanziale correttezza. L’incertezza e l’inadeguatezza del nostro ordinamento trova puntuale

conferma ogni volta che il legislatore intervenire con le riforme del diritto a cui fa seguito il ricorso al giudice. Così è avvenuto, solo per citare l’ultimo caso, con le riforme del jobs act: il Tribunale del lavoro di Roma, con un’ordinanza del 26 luglio, ha rinviato al giudizio della Corte Costituzionale il contratto a tutele cre-scenti per violazione di alcuni fondamentali articoli della Costituzione. È in questo contesto che il “nuovo” diritto lo si scopre più spesso frugando dal basso, più per iniziativa dei soggetti economici, che per intraprendenza del legislatore, ovvero grazie alle intuizioni della


scienza giuridica e alle operose supplenze offerte alla società dalla prassi giudiziaria. E l’attività che emerge dalla “base” si è fatta via via più diffusa anche per effetto della crisi di questi ultimi anni; è stato proprio grazie alla recessione economica che si sono determinati audaci adattamenti normativi: la gestione dell’emergenza è stata affidata sempre più all’azione collettiva, soprattutto impiegata in prossimità dell’azienda, a cui si è scelto di ricorrere in quanto ad essa è affi-dato un potere derogatorio, legittimato dall’intervento del legislatore che ha, nel caso italiano, la sua evidenza nell’art. 8 della legge 148 del 2011 che consente una contrattazione aziendale o territoriale erga omnes che ha il potere di derogare in pejus al CCNL e persino alla legge. In una situazione nella quale la

società internazionale è sollecitata dalla globalizzazione a cui tende l’economia europea per espressa volontà degli stati membri, secondo quanto riportato all’art. 26 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (che prevede che “Il mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali”), il lavoro si affida al superamento del sistema di regole interne agli stati dell’Unione così da provocare un processo di delegificazione, fenomeno con cui si defini-sce non tanto una diminuzione del ruolo della legge, quanto un suo indebolimento nella funzione normativa. Con la conseguenza che si passa, ricorrendo ad una citazione del prof. Vincenzo Bavaro, da uno strumento di regolazione di tipo generale, universale, astratto e pubblico, qual è

appunto la legge, ad uno particolare, mutevole, concreto, privato, che è il contratto. Ecco dunque il rimedio dal medesimo fornito: il bricolage del diritto del lavoro, la cui più visibile costante evolutiva è la micro-discontinuità, ha la sua cifra stilistica nel contratto collettivo di lavoro: esso ha favorito il decentramento della fonte normativa che ha trovato, in origine, la sua affermazione nell’excursus storico del diritto sindacale nel contratto collettivo nazionale. Quale sarà la prossima frontiera del diritto del lavoro? In Confimi Industria una proposta c’è: si tratta del Contratto Unico della Manifattura, strumento col quale si intende definire un quadro di regole comuni sulla rappresentanza, che salvaguardi l’effettività del principio di libertà dell’organizzazione sindacale, sancito dall’art.

settembre 2017

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39, c. 1 della Costituzione, non soltanto a livello nazionale, ma anche territoriale, attraverso una proposta che identifichi in modo chiaro ed esclusivo i soggetti a cui si applica che sono rappresentati dalle piccole e medie aziende manifatturiere.

PREVIDENZA

Il Contratto Unico è innanzitutto un antidoto contro la selvaggia proliferazione della contrattazione collettiva a cui fa da contraltare la mancanza di concreta esigibilità; ad esso viene affidato il potere regolatorio di tipo universale su temi generali quali potrebbero essere, a titolo di esempio, l’inquadramento dei lavoratori dipendenti e la disciplina del contratto di collaborazione, la malattia, le procedure disciplinari oltre, ovviamente, le garanzie sui livelli minimi sia retributivi che di

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salvaguardia normativa al fine di garantire l’efficacia oggettiva del contratto oltre i limiti del suo periodo di applicazione. Il contratto unico nazionale, in particolare: - Potrà definire i livelli minimi, sia sotto il profilo retributivo, tenendo conto che la salvaguardia del potere d'acquisito delle retribuzioni non può rappresentare un mero automatismo, ma deve essere connessa alle tendenze generali dell'economia e del mercato del lavoro; - Potrà regolare le tempistiche della contrattazione, al fine di evitare la sovrapposizione dei cicli negoziali; - Potrà istituire e regolare le forme di welfare integrativo, in grado di contribuire ad un miglioramento della situazione del lavoratore, senza replicare fondi ed enti bilaterali concepiti per avvantaggiare anzitutto le parti costitutive e creando, invece, strumenti che assicurino servizi concreti ai lavoratori e alle imprese (ad es.: strumenti per l'inclusione giovanile e la staffetta gene-

razionale; strumenti per il sostegno alle politiche attive, anche attraverso l'outplacement, e per il sostegno al reddito di chi perde il posto di lavoro; conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; assistenza sanitaria integrativa); - Potrà regolamentare il ricorso a forme di collaborazione coordinata e continuativa, dettando la relativa disciplina; - Potrà salvaguardare le specificità settoriali, derivanti anche da previsioni legislative; - Potrà riequilibrare l’attuale divario di costi, all’interno della manifattura, tra le imprese industriali e quelle artigiane, al quale non corrisponde un analogo divario in termini dimensionali e di modalità di lavoro: molte imprese artigiane hanno dimensioni simili a quelle dei competitors industriali, usano le stesse macchine e gli stessi cicli, ma godono di una diversa legislazione. In sintesi, il contratto unico può essere definito come un contratto “modulare”, costituito da una base comune, leggera e semplificata, contenente principi-quadro omogenei, facilmente applicabili all’intero sistema economico e integrabili a livello aziendale o territoriale, quindi anche laddove la contrattazione aziendale risulta oggi poco diffusa. Al livello decentrato di contrattazione, declinato territorialmente o, in alternativa, aziendalmente, sarà riconosciuta una competenza regolatoria piena e non meramente integrativa, fatte salve le salvaguardie essenziali già descritte. La contrattazione di secondo livello riguarderà, pertanto, tutti gli aspetti connessi al rapporto di lavoro: a titolo esemplificativo, oltre alla retribuzione a risultato, l’orario di lavoro, la disciplina delle tipologie contrattuali, la flessibilità organizzativa, l’integrazione a livello locale o aziendale delle forme di welfare previste a livello nazionale, la partecipazione dei lavoratori. Parliamo, ovviamente, di un’ipotesi che deve avere una sua oggettiva domiciliazione nell’interesse dell’associazione di rappresentanza, che presuppone la declinazione di un nuovo modello contrattuale, basato appunto sul “contratto unico per la manifattura”, alternativo rispetto alla tradizionale contrattazione per categoria merceologica e incentrato su una valorizzazione della contrattazione di secondo livello, soprattutto territoriale, ben più radicale di quella sinora praticata. Si tratta, naturalmente, di un obiettivo, che va non soltanto costruito assieme alle Organizzazioni sindacali che lo vorranno condividere, ma che necessita altresì di un congruo orizzonte temporale per la sua definizione e implementazione.●




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