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STORIA DI COPERTINA GRANITECH LA GRANDE BELLEZZA CON LE LASTRE DI GRES
GRANITECH
GRANDE BELLEZZA CON LE LASTRE DI GRES
Ad Albino (Bergamo) un condominio ha scelto di realizzare una facciata ventilata con il materiale ceramico e usufruendo degli incentivi fiscali. Risultato: più efficienza e un’estetica migliore
Franco Saro
Elena Magarotto, managing director di Granitech

Il condominio Testa di Albino (Bergamo)

Il gres e una facciata ventilata hanno rivoluzionato, in meglio, un condo- minio di Albino, cittadina in pro- vincia di Bergamo, progettato e costruito negli anni Settanta dalla famiglia Testa, che ne è ancora oggi proprietaria. Nel 2018 gli ingegneri Roberto e Andrea Te- sta hanno deciso di ristrutturare l’edificio, utilizzando anche le agevolazioni fiscali legate a iniziative per l’efficientamento energetico: la scelta ha puntato su mate- riali e soluzioni che potessero valorizzare al meglio l’edificio e renderlo durevole per almeno altri 50 anni. «E’ stata cercata una soluzione che potesse coniugare l’a- spetto estetico desiderato e al contempo rispondere ai requisiti necessari di solidità meccanica e resistenza agli agenti atmo - sferici», spiega in questa intervista Elena Magarotto, managing director di Grani- tech, la struttura tecnica di Iris Ceramica Group che realizza servizi chiavi in mano di progettazione e posa di facciate venti- late con lastre ceramiche e che ha realiz- zato questo progetto.
Domanda. Qual è stato il processo che ha dato vita a questo intervento?
Risposta. È un progetto a cui i commit- tenti tenevano molto, dal momento che si tratta di un edificio costruito dall’impresa Testa Elia, fondata dal nonno paterno, su progetto architettonico e strutturale del padre, Renzo Testa, ingegnere civile, persona molto conosciuta ad Albino, di cui è stato anche sindaco. È ricordato an- cora oggi da molti cittadini albinesi quale persona corretta, leale, sensibile e molto attenta al territorio ed alle sue persone. Pertanto, in questo progetto di ristruttu - razione si è voluto prestare molta atten- zione alle scelte sia estetiche che tecniche, per ricondurre l’edificio progettato e rea- lizzato negli anni Settanta in una forma sobria ed elegante a una nuova stagione in linea con l’architettura contemporanea, senza necessariamente presentare i carat- teri tipici della tendenza in corso.
D. Qual è stato il punto di partenza?
R. Si è partiti dalla necessità di rea- lizzare un nuovo involucro energeti- camente performante: questo presup- poneva l’utilizzo di un isolamento che
potesse regolare in modo efficiente il fabbisogno termico del condominio. Tuttavia, la facciata, che sviluppa 16 metri circa in altezza, doveva resistere anche alle intemperie, che nel territorio possono manifestarsi sotto forma di forti temporali e/o violente grandinate. Il solo isolamento, per quanto eventualmente rinforzato o «armato», avrebbe potuto procurare qualche problema di resistenza meccanica. Il team progettuale dunque ha cercato una soluzione che potesse coniugare l’aspetto estetico desiderato e, al contempo, rispondere ai requisiti necessari di solidità meccanica e resistenza agli agenti atmosferici.
D. Come è stato composto il team progettuale?
R. Ritenuta fondamentale la concezio ne architettonica del progetto, gli ingegneri Roberto e Andrea Testa hanno pensato sin dalle prime battute che fosse indispensabile introdurre una figura professionale in grado di leggere l’edificio con uno sguardo diverso, ma con competenze professionali complementari. Per questo motivo è stato coinvolto l’architetto Alberto Bertasa, con cui da tempo i committenti collaborano con grande soddisfazione reciproca.
D. Come è stato impostato il lavoro progettuale?
R. Il progetto è stato impostato partendo dall’idea di un volume emergente rispetto al contesto, caratterizzato dalla presenza dei balconi, mediante i quali l’architetto voleva ricreare l’effetto di logge giardino, come se fossero spazi aperti abbinati al relativo appartamento, cosa che si era cercato di fare già ne gli anni Settanta. Questo effetto di un ambiente intimo, ma personale, è stato ottenuto anche grazie alla «pelle» dell’edificio, che è stato concepito come un guscio protettivo. L’architetto Bertasa ha da subito scardinato ogni approccio architettonico banale, partendo dalla sua innata capacità di far sognare le persone attraverso i suoi progetti, trasmettendo il suo entusiasmo e la sua visione: ha quindi messo a punto un’idea progettuale che ha conquistato i committenti.
PRIMA

D. Quali sono state le soluzioni tecno logiche che caratterizzano l’edificio?
R. Il progetto di ristrutturazione è stato concepito sin dall’inizio con delle soluzioni funzionali, ma anche all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e di ricerca. Un tema di grande importanza è stato proprio quello dell’involucro architettonico, che caratterizza il condominio e lo rinnova esteticamente, ma è anche e soprattutto funzionale al risparmio energetico, alla resistenza meccanica delle facciate (che, come detto, deve resistere alle forti grandinate che colpiscono le valli prealpine) e alla sensazione materica che si intendeva dare del volume.
D. E’ stato considerato l’aspetto acustico?
R. Sì, un aspetto non secondario controllato attraverso l’involucro è quello del suono che una facciata produce se sollecitata meccanicamente: al di là dell’aspetto romantico del cambiare faccia all’esistente donandogli nuova vita, una parete che suona vuota in caso di pioggia battente, grandine o picchiettio, non restituisce una buona sensazione a chi lo abita.
D. In questo progetto così particolare e studiato nei minimi dettagli, come è nata la scelta di utilizzare il gres por cellanato per la realizzazione della facciata ventilata?
R. La facciata ventilata come soluzione tecnologica per l’involucro architettonico è stata individuata subito dal progettista. Il passo ulteriore di studio e di valutazione è stato l’aspetto del materiale di finitura con cui realizzare la facciata, le relative caratteristiche estetiche, dimensionali nonché la modalità di posa delle lastre e la loro integrazione con gli altri elementi architettonici presenti, quali imbotti delle finestre, gronde, sbalzi, bal coni e parapetti. Si è già detto come la problematica della resistenza agli agenti atmosferici e alla grandine, in particolare sia stato un tema di forte interesse: è capitato purtroppo in altre situazioni di dover intervenire sulla finitura a causa di una forte grandinata, con un grande impegno economico di manodopera, materiale e logistica di cantiere.
D. Qual è stato l’iter?
R. I progettisti conoscevano da tempo Iris Ceramica Group e in particolare il marchio Ariostea con il suo referen
te Marco Corradi, che sin dalle prime fasi di approccio progettuale è sempre stato di grandissimo aiuto e preziosa professionalità, iniziando così a valutare il materiale, il gres, anche grazie alle sue proprietà intrinseche di resistenza e pregevolezza estetica. La scelta della finitura, in modo curioso, è stata influenzata dalla visione delle lastre in diverse condizioni climatiche e di luce. La prima scelta dei committenti, effettuata nello showroom Ariostea di Castellarano (Reggio Emilia), era caduta su alcune lastre a effetto cemento, in particolare quelle con tinta simile al moka, per ri
La facciata è stata pensata per una posa in verticale con lastre di altezza costante pari a 3 metri e di larghezza tra 30 centimetri e 1 metro
prendere il colore originale dell’edificio. In una visita successiva, l’arch. Bertasa e gli Ingegneri Testa hanno avuto l’occasione di poter vedere le lastre di tutte le collezioni nell’esposizione allestita all’aperto, in una giornata di sole. La modalità con cui la luminosità delle lastre si modificava lungo l’arco della giornata prima all’esposizione diretta del sole e poi all’ombra, li ha fatti propendere per un cambiamento di finitura di lastra, di cui oggi sono pienamente soddisfatti.
D. Quali sono gli aspetti tecnici della facciata?
R. La facciata è stata pensata per una

posa in verticale con lastre di altezza costante pari a 3 metri e di larghezza variabile da 30 centimetri a 1 metro, con la particolarità di posarle sfalsate da piano a piano in modo da smaterializ zare il più possibile la superficie dell’edificio. Guardandola nel suo insieme, non si viene catturati da una serialità causata dall’allineamento delle fughe. La scelta dell’architetto di posizionare le lastre in modo volutamente e marcatamente sfalsato fa in modo che non si subiscano le fughe, inevitabili: è come se si tagliassero le lastre ceramiche, in analogia ai blocchi di pietra naturale. Questo effetto ha dato un particolare valore estetico anche alla facciata nord, che è diventata molto interessante e certamente dinamica, anche grazie alla presenza di un balcone che spezza ulte riormente la volumetria.
D. All’inizio di questa intervista si è parlato dell’efficienza energetica come driver che ha mosso le attività progettuali: qual è il risultato finale?
R. Per questo intervento è stata utilizzata sin dall’inizio la relazione redatta da un termotecnico di fiducia dei committenti che partendo dalla formulazione della ex Legge 10 nella versione dello stato di fatto, ha mostrato un’ottima corrispondenza in merito al confronto effettuato tra i consumi energetici risultato della modellazione e quelli oggettivamente misurati nel corso degli anni precedenti. La simulazione di progetto effettuata dal termotecnico prevedeva un isolamento a cappotto in Eps da 10 centimetri, con un lambda pari a 0,034 W/mK, bianco per il piano terra ed in grafite per i piani superiori dove è pre sente la facciata ventilata che, con le sue fughe, rende ancora più estetica la scelta di una tinta scura che si lascia intravedere tra le fughe delle lastre. Il perimetro posto al piano terra e le singole logge dei balconi sono state trattate con un intonaco rasato: questa scelta deriva dalla riflessione che la conformazione dell’edificio garantiva una naturale protezione di queste pareti verticali, su cui peraltro in caso di manutenzione si può facilmente

intervenire. Nella simulazione non è stato inserito il vantaggio energetico generato dalla ventilazione naturale proprio del sistema di facciata ma, nonostante questo, la soluzione attuata permette un più che significativo efficientamento energetico. Al termine della stagione invernale, tale simulazione ha rispettato le aspettative teoriche formulate. Importante è stata la scelta della nuova caldaia a condensazione a servizio dell’impianto di riscaldamento di tipo centralizzato. I serramenti in legno verniciato non sono stati cambiati, solo il vetro singolo ormai desueto era già stato sostituito da un ve tro dotato di doppia camera. Tutto ciò, unitamente alla ventilazione naturale propria del sistema di parete ventilata, ha permesso di mantenere un ottimo equilibrio tra isolamento termico e traspirazione della muratura, evitando per quanto riscontrato ad oggi la formazione di condense e muffe.
D. È migliorato anche il comfort?
R. Un vantaggio ulteriore determinato da questo cambio di involucro riguarda, infatti, il comfort dei condòmini e della loro percezione del benessere: mentre con la caldaia a gasolio il riscaldamento era
Le lastre di gres di Iris Ceramica. Gli imbotti delle finestre sono stati rivisti in alucobond verniciato con una tinta apposita per renderle omogenee con gli altri elementi della parete

utilizzato solo in alcune ore della giorna ta senza possibilità di poterne modulare il funzionamento, con la nuova caldaia a condensazione unita all’indispensabile efficientamento energetico è stato possibile accendere il riscaldamento in modalità continua dalle 6 fino alle 20, utilizzando una sonda di temperatura esterna e un termostato interno tramite il quale è possibile impostare la temperatura voluta degli ambienti, generalmente intorno ai 20-21 gradi, modulabile durante l’arco delle stagioni autunnale, invernale e primaverile, con grande soddisfazione di tutti gli inquilini.
D. Un lavoro così complesso, in cui i dettagli sono stati pensati per fare la differenza, ha necessitato di una pre parazione adeguata e di una organizzazione logistica quanto più perfetta possibile: come è stato gestito?
R. A livello organizzativo e logistico è stato importante potersi affidare a persone che possano garantire il risultato con la loro serietà e la professionalità e che siano in grado di collaborare tra loro. Per esempio, Granitech che si è occupata della posa della facciata ventilata ha lavorato in stretto contatto con la ditta che ha posato gli imbotti, le lattonerie ed i pluviali. La prima squadra, per esempio, mentre procedeva con il tracciamento e il posizionamento dei montanti di facciata, segnalava alla seconda squadra i corretti allineamenti delle lattonerie oppure dove poter eseguire i fori per posare, in una suc cessiva fase, i pluviali posti in facciata. L’esecuzione generale è stata estremamente intensa e soddisfacente, a riprova che la qualità delle persone intervenute ha una grandissima rilevanza sulla resa finale del lavoro e che la fattiva collaborazione aiuta moltissimo nella risoluzione dei piccoli e grandi problemi che si incontrano quoti dianamente in cantiere.
D. Qualche considerazione di chiusura?
R. Crediamo che la cosa più importante che emerge dalla storia di questo progetto sia la collaborazione e il massimo rispetto delle singole persone e dei rispettivi ruoli in cantiere, che si sono instaurati sin dall’inizio in tutti i ruoli. Presupposto fondamentale affinché l’architettura si possa davvero realizzare pienamente e perché i desiderata dei committenti siano realmente conseguiti.
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