Consultinvest Pesaro
vs
Umana Venezia
1 2 MEMORIAL
F O R D
Ph. Luca Toni
A L P H O N S O
Ognuno di noi si ricorda perfettamente dove fosse e cosa stesse facendo quando ha saputo che Alphonso Ford non c’era più. Molti l’hanno appreso nella notte, una delle ultime di vacanza di un settembre qualsiasi, alla vigilia di un campionato che ci si augurava pieno di successi, visto che Al sarebbe stato di nuovo con noi. C’era anche chi aveva persino ironizzato, all’inizio, quando si era saputo che il suo ritorno dagli States sarebbe semplicemente slittato: non era il primo, né sarebbe stato l’ultimo USA a lucrare qualche giorno di vacanza in più adducendo la sfortunata perdita
di un aereo o chissà quale mirabolante problema burocratico di visti o passaporti. Poi era arrivato quel messaggio, un pugno nello stomaco per chi – ed eravamo praticamente tutti – non poteva minimamente immaginare che razza di battaglia stesse combattendo il nostro Alphonso da così tanto tempo. Ma la notizia della sua morte, in una città già choccata dal suo drammatico addio, fu, se possibile, ancora più dolorosa ed inattesa. Partì subito un frenetico giro di telefonate e sms tra lo sbalordito e il commosso. Io ero fuori Pesaro, me lo disse mio fratello la mattina dopo. Non erano i tempi di Facebook e dell’iperconnessione convulsa: le disgrazie le venivi ancora a sapere con l’antico
efficacissimo passaparola delle cattive notizie. E non potei essere a Pesaro nemmeno per la messa che riunì tutti, sconvolti, nel nome del campione dello sport più popolare della città. Ma la perdita di Alphonso fu una sciagura che accomunò chiunque lo avesse conosciuto e amato, a Pesaro, dovunque fosse. Accadde a migliaia di chilometri da qui, ma ci fece stringere tutti al fianco di una famiglia lontana. E quando l’intera squadra volle esserci, ai funerali negli USA, e pazienza per i programmi precampionato, fu quello il momento in cui il cerchio si chiuse: eravamo tutti lì, assieme a lui. Era l’ultima volta, ma sarebbe stato per sempre. Giacomo Mariotti