VicenzaPiù n.91, 16 febbraio 2008

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Direttore editoriale Giovanni Coviello

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona

Politica e povertà di Francesco Di Bartolo

Anche nella opulenta Vicenza serpeggia una profonda inquietudine: circola sempre meno denaro e sempre più famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Le indagini dell’Istat e della Banca d’Italia confermano che il nostro paese ha un grado di disuguaglianza di reddito superiore alla media europea, mentre la ricchezza netta presenta una distribuzione ancora più diseguale.

Nel 2005 il 10 per cento delle famiglie ha guadagnato più di 51.490 euro all’anno (4.290 al mese), mentre il 40 per cento con i redditi più bassi ha avuto meno di 18.745 euro (1.560 mensili). Un indicatore più opportuno, che considera la composizione familiare attraverso una scala di equivalenza, è la ripartizione della torta del reddito totale. (continua a pagina 3)

Bye bye Enrico Anno 3 - Numero 91 - Sabato 16 febbraio 2008

Memoria corta di Giovanni Coviello

Valentino Rossi, idolo delle folle motociclistiche, pagherà qualche decina di milioni di euro di tasse che ha provato ad eludere con trucchi non degni di un grande pilota. E non solo nessuno si scandalizza, ma tutti continueranno a tifare per lui. Lia Sartori e Manuela Dal Lago pongono le basi per la loro candidatura alla carica di primo cittadino (e si fanno la guerra, come le opposte fazioni di interessi che qualcuno dice che rappresentino), e poi ascoltano le sirene che le vogliono a Roma dimenticando i proclami che fino a pochi giorni prima le vedevano lottare per la città. E pochi se ne fanno un problema etico e politico. (continua a pagina 6)

Dopo dieci anni a Palazzo Trissino, Enrico Hullweck si è dimesso da sindaco per un posto da senatore a Roma.

Il “muratore” (come si è definito lui stesso) lascia un lungo elenco di opere compiute.

Ma anche una scia di magagne e guasti ai limiti della legalità da pagina 5

Assindustria, Zuccato in pole.

Effetto domino nelle categorie

Non solo teatro: cinque anni di occasioni mancate

a pagina 5

da pagina 6

di Artini Roberto & C. s.a.s.

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Coro Orchestra Vicenza, compleanno in tono minore

In memoria del ‘68, un ex: “Eravamo ingenui.

E un po’ ridicoli”

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Veneto strade informa INIZIATIVE - Chisso è intervenuto a Cinto Caomaggiore all’inaugurazione di due interventi di messa in sicurezza della SS 251

La Regione del Veneto premia le amministrazioni locali attive “La Regione del Veneto ha sempre premiato le amministrazioni locali attive, che si sono fatte portavoce delle esigenze dei cittadini e non sono rimaste inerti nelle polemiche, ma la strada maestra per eliminare le diseguaglianze tra le possibilità d’intervento e i servizi nel Veneto e

nel Friuli Venezia Giulia è la contrattazione della nostra autonomia, per la quale il Consiglio regionale, all’unanimità, ha dato pieno mandato al presidente Giancarlo Galan di trattare con il governo”.

Lo ha ribadito l’assessore alle politiche della mobilità Renato Chisso, intervenendo a Cinto Caomaggiore, in provincia di

Venezia, all’inaugurazione di due interventi di messa in sicurezza della SS 251 della Val di Zoldo e Val Cellina.

Alla cerimonia, iniziata in Municipio e conclusasi con il tradizionale taglio del nastro nel luogo del primo intervento, sono intervenuti tra gli altri il sindaco Lui-

gi Bagnariol, il consigliere regionale Daniele Stival e l’assessore provinciale Paolo Gatto. Successivamente, presente anche il sindaco Igor Visentin, è stata inauguratala nuova pista ciclabile che collega Pramaggiore con Annone Veneto passando per Blessaglia.Per interventi sulla viabilità, per la sicurezza stradale e per opere pubbliche, il

Comune di Cinto Caomaggiore ha attivato investimenti per oltre 7 milioni di euro, sui quali la Regione è intervenuta con finanziamenti per quasi 5 milioni. “In questo come in altri casi – ha sottolineato Chisso – non abbiamo fatto altro che il nostro dovere, perseguendo lo scopo della politica, che è quello di fare in modo che i cittadini possano vivere meglio.

C’è però una indubbia differenza tra le possibilità delle amministrazioni nel Veneto e quelle del confinante Friuli Venezia Giulia, che trattiene e investe sul territorio una quota di introiti delle tasse pagate dai propri cittadini tre volte superiore a quella di cui il Veneto può disporre”.

E’ una disparità oggettiva che qui viene percepita immediatamente, quando lo stare al di qua o al di là della stessa strada significa pagare meno tasse e avere più servizi.

“Ma la strada maestra non è il passaggio di regione, bensì superare le differenze esistenti ricontrattando l’autonomia del Veneto, anche dal punto di vista fiscale. Ed è proprio questo il mandato affidato a Galan da tutto il Consiglio regionale alcune settimane fa”.

Gli interventi inaugurati oggi riguardano, in particolare, l’eliminazione di due curve pericolose sulla SS 251, dando anche continuità ad una pista ciclabile, e l’allargamento della “Postumia” tra Annone e Pramaggiore con l’inserimento di una pista ciclabile.

SR 10. Chisso chiede sostegno alla società Brescia - Padova “Ho scritto personalmente al presidente e agli amministratori della società Autostrade Brescia – Padova chiedendo un intervento finanziario a copertura della spesa necessaria per completare la Strada Regionale n. 10, da Palugana di Carceri fino al casello autostradale di Santa Margherita d’Adige, sulla costruenda Valdastico Sud”. Lo ha annunciato l’assessore alle politiche della mobilità del Veneto Renato Chisso.

“La Regione è fortemente impegnata e non da ora per la nuova Padana Inferiore – ha ribadito Chisso – e non è per caso che siamo riusciti a realizzare con l’ANAS il primo tratto da Monselice a Palugana.

Del resto tutta la S.R. 10 attuale fino a Legnago, che attraversa numerosi centri abitati, è oggi inadeguata a sopportare i consistenti volumi di traffico che la interessano quotidianamente: hanno ragione gli enti

locali a lamentarsi e non siamo sordi alle sollecitazioni, pur con i vincoli di bilancio di una Regione a statuto ordinario. A bbiamo già trovato la copertura finanziaria per 23 dei 63 milioni di euro che servono per il secondo tratto in variante, fino al futuro casello – ha ricordato Chisso – sia attraverso il Piano triennale della grande viabilità regionale, sia con l’atto aggiuntivo all’Accordo Quadro Regione – Governo sulle infrastrutture firmato qualche settimana fa.

Ora, considerato che la nuova SR 10 porterà traffico e introiti alla società autostradale e che risolverebbe i problemi che a sua volta deriveranno sulla viabilità locale dalla presenza del casello dell’autostrada, ho chiesto alla Brescia – Padova di voler contribuire finanziariamente con almeno 30 milioni di euro. Sto attendendo un’auspicabile risposta positiva”.

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opinioni

L’intervento. L’associazione dei commercianti del centro storico e il rilancio della città: “Servono più attenzione all’arredo urbano, rilancio del turismo e stop ai negozi low cost”

Turismo e boutique per salvare il centro ecco le proposte delle Vetrine

Tra poco più di due mesi la facendo intendere chi occunostra città avrà una nuo- perà i vari assessorati o, se va amministrazione, ed questo non fosse possibile, ovviamente la nostra Asso- almeno avere la sicurezza ciazione, come tutte le altre che questi verranno asseche operano sul territorio, gnati a persone competenti. si interroga su chi decide- Potrà sembrare banale, ma rà il futuro della nostra potenziare finalmente l’ilcittà. Non sarà facile, an- luminazione cittadina sarà cora una volta, elencare le una delle nostre prime ricarenze, molte, troppe, che chieste. Il centro storico, lo gravano sul nostro centro ripetiamo da tempo immestorico, ma ancomorabile, per ra una volta ci essere vivo deve proveremo. Che Le catene godere di più ilcosa chiederemo commerciali luminazione e ai nostri futuri “low cost”, questo darebbe amministratori? massicciamente anche la possiBene per prima bilità di renderlo cosa, e questo lo presenti nel più sicuro. Strachiediamo subi- nostro piccolo de buie, sopratto, che sciolga- centro, hanno tutto d’inverno, no le riserve al appiattito scoraggiano le più presto e che l’offerta passeggiate ed si facciano ben incoraggiano i conoscere da chi malintenzionati. li andrà a votare. I cittadi- Nodo cruciale da risolvere ni hanno bisogno di tempo in tempi brevissimi, affinché e di buone informazioni se Vicenza ed il suo centro non vogliono spendere bene il risultino completamente loro voto! Chiediamo inoltre inospitali, è lo sviluppo del che durante la campagna turismo, non inteso solamenelettorale il programma sia te come passeggiata per videfinito con i punti essenzia- sitare la Basilica Palladiana li ben chiari e possibilmente e qualche altro monumento.

Le bellezze incalcolabili che abbiamo nella nostra città debbono essere inserite in un contesto più ampio per invogliare il turista ad arrivare e fermarsi nella nostra città.

Promozioni negli alberghi, incentivi ai bar del centro affinché gli orari siano prolungati, mostre culturali imLa poca illuminazione in centro storico non invoglia alle passeggiate notturne portanti (vedi Treviso città molto simile alla nostra) vere una politica atta ad Un contatto reale con i citcartelloni di pregio a teatro, accogliere negozi con set- tadini e le categorie di lavoma anche arredo urbano che tori merceologici vari e di ratori che vivono e operano ingentilisca e renda ospitale grande pregio. Purtroppo nel centro storico, siamo il nostro centro cittadino sia le catene commerciali di ab- sicuri potrebbe essere rial vicentino che al turista. bigliamento “low cost”, così solutivo per questi ed altri Ritornando sul tema della massicciamente presenti problemi che da anni oppririqualificazione del centro nel nostro piccolo centro , mono lo sviluppo di questa storico, vorremmo far pre- hanno appiattito l’offerta fondamentale parte della sente che non solo l’arredo creando un forte disinteres- città. urbano è importante, ma se per quella che dovrebbe anche la volontà dell’am- essere la zona più esclusiva Anna Jannò ministrazione di promuo- della città .

Associazione Vetrine del Centro

Fatti, personaggi e vita vicentina

Le politiche del governo Prodi e le nuove povertà

www.vicenzapiu.com info@vicenzapiu.com Direttore Editoriale GIOVANNI COVIELLO direttore@vicenzapiu.com Direttore Responsabile GIAMPAOLO ZORZO Editori PIÙ MEDIA SRL Corso Padova, 12 – Vicenza amministrazione@piu-media.com & EDIZIONI LOCALI SRL via Nizza, 8 – Verona Redazione di Vicenza Corso Padova, 12 Vicenza tel. 0444 923362 - 922766 Fax 0444 926780 redazione@vicenzapiu.com

segue dalla prima

Collaborano: ANDREA ALBA ANDREA BASSO DANIELE BINAGHI MARTA CARDINI FRANCESCO CAVALLARO FEDERICA CEOLATO GIULIANO CORÀ STEFANO FERRIO GIOVANNI MAGALOTTI Redazione di Verona Via Nizza, 8 Pubblicità Strada Marosticana, 3 Vicenza tel. 0444 923362 - 922766 Fax 0444 926780 vendite@vicenzapiu.com

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Autorizzazione Tribunale di Treviso n. 1132 supplemento di Treviso Sette del 16 febbraio 2008

Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al Registro Nazionale della stampa n.8857 del 15-12-2000

Si scopre così che, sempre secondo l’Istat, il 20 per cento più ricco delle famiglie ha avuto nel 2005 una quota di reddito più di cinque volte maggiore rispetto a quella del 20 per cento con i redditi più bassi (39,9 contro 7,0 per cento). La Banca d’Italia, a sua volta, segnala che il 10 per cento delle famiglie con i redditi più elevati ha percepito nel 2006 una quota di reddito uguale a quella della metà delle famiglie meno ricche.

Una situazione che colloca l’Italia, insieme al Regno Unito, alla Grecia, al Portogallo e alla maggior parte dei nuovi Stati membri, tra le nazioni con maggiori disuguaglianze. Sono invece più egualitari di noi non soltanto Svezia e Danimarca, ma anche Francia, Germania, Austria e

Paesi Bassi.

Chi ha votato Prodi nel 2006 si aspettava maggiore equità. Effettivamente le manovre finanziarie approvate dal centrosinistra ben poco hanno fatto per ridurre le disuguaglianze. Prodi ha puntato molto sull’ICI. Ma questa è un’imposta pagata da chi è proprietario di immobili, senza vincoli di reddito né di ampiezza della casa. I vincoli di reddito rimangono invece per gli affittuari tra i quali si concentrano maggiormente le persone e le famiglie a reddito modesto e povere: coloro cioè che non hanno un reddito sufficiente per acquistare una abitazione e per impegnarsi in un mutuo. Perciò, all’interno delle finanziarie, di fatto sono stati privilegiati i più abbienti.

Non solo, quella sull’ICI è una misura strutturale, destinata a durare nel tempo, a meno che

Berlusconi, come va promettendo non l’abolisca, facendo così un ulteriore regalo ai più abbienti.

Viceversa, l’unica misura fortemente redistributiva a favore dei più poveri - il bonus per gli incapienti, ovvero la restituzione di parte delle detrazioni non fruibili per mancanza, o insufficienza, di reddito tassabile - è stata non solo meno generosa dello sconto sull’Ici, ma concepita come una tantum. La politica finanziaria del governo Prodi ha privilegiato i trasferimenti monetari a quelli in servizi. Diciamolo con franchezza: non c’è stata una politica di sostegno per i redditi mediobassi. Ma intanto torneremo a votare. Cosa prometteranno questa volta i partiti sui temi della distribuzione della ricchezza e della povertà?

Francesco Di Bartolo

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fatti&notizie

“Lodevole” l’iniziativa di ascolto di cittadinanza e società civile da parte del centrosinistra, dice Più Democrazia Ma è forte il sospetto di “evento vetrina”. Bisogna passare dalle parole ai fatti

ImmaginateVi una democrazia diversa. Senza partiti DI ALESSIO MANNINO

Un nome accattivante, un’esperienza première nel suo genere, uno stacco netto rispetto all’immobilismo ufficiale del centrodestra. E’ stato battezzato ImmaginateVi – titolo indubbiamente efficace, poco “partitico” – l’esperimento di due giorni (venerdì 8 e sabato 9 febbraio) con cui le opposizioni di centrosinistra hanno voluto manifestare la volontà di dare “ascolto” ai cittadini e alle forze sociali di Vicenza. In palio c’è la vittoria alle comunali, accorpate alle politiche il 13-14 aprile.

Nata da un’idea originaria della civica Vicenza Capoluogo (gli “Stati Generali” di tutti gli antiHüllweck della città) e fortemente voluta per dare un segnale di apertura con questi chiari di luna No Casta, la kermesse ha avuto numeri incoraggianti. 600 sono stati partecipanti alle assemblee aperte di venerdì, 150 i convenuti ai tre forum moderati da giornalisti locali in cui ha preso la parola il gotha della “società civile” berica: Massimo Calearo (Assindustria), Giuseppe Sbalchiero (Assoartigiani), Vladimiro Riva (Vicenzaè), Oscar Mancini (Cgil), Riccardo Dal Lago (Uil), Ornella Vezzaro (Confesercenti), don Giovanni Sandonà (Caritas), Umberto Nicolai (Coni),

l’industriale Paolo Marzotto, il poeta Fernando Bandini (Accademia Olimpica), etc. Una consultazione formato espresso che, sottolineano gli organizzatori, aspira a diventare permanente attraverso internet (collegandosi al sito www.vicenza2008.it) e inviando sms pubblicati sempre on line (348.4587496). Una partenza sprint all’insegna della modernità di comunicazione, secondo la politica d’immagine del neonato Partito Democratico (in loco curata dall’agenzia Alias di Jacopo Bulgarini d’Elci).

Fin qui tutto bello, tutto bene.

Ma alcuni elementi portano a un grande dubbio: e se fosse stata tutta una meritoria ma sterile vetrina? L’innesto di “democrazia partecipata” nell’alveo tradizionale dei partiti è una pratica che, se lasciata a metà o ridotta a due giorni, può ridursi a mera facciata elettoralistica. E’ l’accusa – con giudizio sospeso – che rivolgono gli “esperti” locali in materia del comitato Più Democrazia (quello che il 10 settembre 2006 aveva promosso il referendum per la democrazia diretta nello Statuto comunale). Più Democrazia ha partecipato ai lavori, speranzosa in un rinnovamento “dal basso”. Ma per ora non si sbilancia in entusiasmi.

“Solo due giorni mi sembra veramente poco. E soprattutto: si doveva partire molto prima, ci vuole molto più tempo per consultare la gente, non si può improvvisare”, sbotta Claudio Proietti del comitato referenda-

Paolo Marzotto (a sinistra) interviene al dibattito condotto da Luca Ancetti

rio. “Fra noi di Più Democrazia, poi, c’è a chi brucia che i partiti di centrosinistra si sveglino solo al momento delle elezioni, perché c’è da raccogliere voti”.

Tuttavia, “è pur sempre un tentativo che va nella direzione giusta, vediamo che frutti darà”.

Sviluppa questo timore (e questa speranza) un altro referendario come Eugenio Berti: “E’ stata la prima volta che i partiti hanno voluto dare voce alla città. Bene.

Ma i prossimi giorni ci diranno se è tutto fumo negli occhi oppure no. Perché qui il punto è se le proposte uscite dai cittadini nelle circoscrizioni diventeranno vincolanti oppure no”. Per questo, come scrive su vicenza2008.it un altro “democratico diretto”, Pippo Managuagno, Più

Democrazia propone che “il documento programmatico frutto della sintesi delle due giornate di ascolto dell’8 e del 9 febbraio sia sottoposto a votazione dei cittadini che ne stabiliranno in questo modo le priorità. Tale votazione si può fare contestualmente alle primarie” di coalizione, che si terranno a inizio marzo.

Già, perché ciò che è emerso dagli interventi nelle sette circoscrizioni cittadine e dai dibattiti con l’establishment sarà convogliato in una bozza che fornirà la base per le primarie. Una bozza, però, che sarà stilata dalle segreterie dei partiti. Lasciando perdere il fatto, allora, che in alcune circoscrizioni neppure si è votato per la priorità da dare alle richieste “dal basso” (come nella

7 e nella 3); e mettendo da parte che in una sera appena, per quanto siano state interessanti e di alto livello le proposte dei cittadini, non si può certo dire di aver consultato la città; e anche accantonando ogni possibile ironia su sondaggi internet in cui si chiede di votare genericamente su “sanità”, “sicurezza”, “Dal Molin” senza entrare nei contenuti – trascurando tutto questo, resta il fatto che far passare tutto nel tritacarne dell’apparato dei partiti equivale a non aver cambiato nulla, sul piano decisionale. E anche quando fosse accolta l’ipotesi di agganciare le idee dal basso con le primarie, anche qua, si può rimanere tranquillamente scettici. Perché sappiamo tutti bene, e lo sa a maggior ragione chi ha letto il programma biblico dell’Unione – o, per l’altra parte, chi ascoltò Berlusconi dal notaio Vespa nel 2001 – che le coalizioni di partiti, il giorno dopo le elezioni, si comportano avendo come bussola gli equilibri interni di potere, non certo le promesse fatte fino a un giorno prima. Il candidato sindaco del centrosinistra, se vittorioso, dovrà sempre vedersela con il manuale Cencelli per le poltrone, col dover premiare quell’esponente o quella corrente, con l’azione di lobby dei gruppi d’interessi, e soprattutto con la logica perversa della visibilità (ogni singolo partito vuole emergere e avere uno spazio tutto suo). Si chiama democrazia, baby. O partitocrazia?

“Più Democrazia sbaglia a legittimare la sinistra, noi non ci crediamo più”. Pronta la lista civica col bollino

I Grillo friends: “Noi veri democratici” Davide Marchiani è uno dei portavoce del Meetup vicentino degli Amici di Beppe Grillo (600 iscritti, con un gruppo attivo di 30-50 persone). In merito alla “democrazia diretta” sperimentata dal centrosinistra, e parzialmente appoggiata dal comitato Più Democrazia, ha le idee chiare. Di solenne bocciatura.

E’ un fatto positivo o no che i partiti tentino esperimenti di partecipazione diretta?

L’idea dell’incontro con la popolazione è bella.

Più Democrazia ci aveva

proposto di farne parte in una riunione tenuta qualche tempo fa nella sede di Vicenza Capoluogo, ma con P a o l o Ruffato di Movimento Zero abbiamo deciso di declinare l’invito.

Perché?

Più Democrazia si rende responsabile di un

grave errore, e lo dico senza propositi di fare nessuna guerra: ci tirano per la giacchetta verso la sinistra.

Una sinistra che si mette in bocca la parola partecipazione e democrazia diretta quando le fa comodo, sotto elezioni. Ora, portare voti alla sinistra

è da ingenui, e noi non lo siamo.

Dove starebbe la fregatura?

La sinistra si è fregata da sola, e ora c’è solo delusione totale. Anche Prodi aveva fatto gli incontri nelle città e aveva messo in piedi la “Fabbrica del programma”, ma il risultato lo abbiamo visto.

No, legittimare la sinistra come fa Più Democrazia significa fare da stampella a un sistema sbagliato.

Non dubito che a sinistra ci siano persone competenti e perbene, ma hanno un limite: devono

sempre rispettare gli ordini e le regole dall’alto.

Ora basta, bisogna cambiare strada.

Come?

Noi proponiamo la nostra lista civica, degli Amici di Beppe Grillo. Ci siamo finalmente. E noi, voglio sottolinearlo, sono anni che abbiamo un contatto continuo con la gente, con incontri settimanali e attraverso internet, non come loro che chiamano all’appello quando è il momento giusto. E’ una vergogna.

A.M.

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16 FEBBRAIO 2008

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I prossimi due mesi saranno decisivi per la città. E non solo perché a metà aprile si andrà al voto amministrativo. Nello stesso periodo, infatti, dovranno essere rinnovate molte delle cariche associative del mondo economico, con una girandola di poltrone che potrebbe ridisegnare tutti gli equilibri di potere, e delineare una situazione molto diversa da quella a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Per capirlo basta guardare indietro di un anno: proprio alla fine dell’inverno 2007, infatti, i vertici di Assindustria si avviavano a prorogare di un altro anno il mandato del presidente Massimo Calearo. Compatti, salvo qualche rarissima eccezione, impermeabili alle critiche e alle denunce portate in tribunale dai candidati esclusi, uniti contro i fendenti che il governatore Galan rovesciava all’indirizzo di palazzo Bonin Longare.

Oggi le cose sono radicalmente cambiate. All’interno dell’Associazione Industriali, dove la sintonia tra il presidente Massimo Calearo e gli altri punti di riferimento della giunta (famiglia Amenudni in primis) si è quantomeno raffreddata. Ma anche tra Industriali e politica, perché la guerra a colpi di interviste e frecciate ha lasciato spazio ad accenni di dialogo e prove di intesa.

I vertici di Assindustria stanno scegliendo il successore di Calearo. Sempre più probabile la scelta del leader della Ares Line. Che potrebbe segnare una svolta: meno politica, e meno tensioni

Industriali, Zuccato presidente?

Cosa cambia tra i poteri forti Caso mai, lo scontro si è trasferito là della sua appartenenza a queall’interno delle categorie econo- sta o a quella cordata. Anzi, forse miche, portando a galla rivalità di proprio per la sua estraneità ai vecchia data come quelle tra Ca- giochi di potere che hanno spesso learo e il numero uno degli arti- appesantito l’aria di palazzo Bogiani Giuseppe Sbalchiero, anche nin Longare. A suo favore gioca lui alle prese in queste settimane il fatto di presentarsi come voce con il rinnovo del mandato. della piccola e media impresa (che La spia di questo nuovo scenario numericamente, non va dimentiparte proprio dall’interno di As- cato, costituisce il grosso dell’Assindustria. L’anno supplementa- sociazione) e come imprenditore re di Calearo è ormai in scadenza, che si è fatto da sé, non particolare da qualche mese i tre saggi che mente schierato dal punto di vista dovranno indicare alla giunta il politico, né particolarmente vicisuo successore sono no all’uno o all’altro al lavoro, impedei gruppi di potere gnati in un giro di Zuccato che hanno influenza consultazione tra la si presenta in città. La sua, inbase degli associati. come somma, sarebbe una In questi giorni si imprenditore presidenza più attenstanno fissando le indipendente, ta alle questioni assoscadenze che porteciative e più lontana lontano ranno all’assemblea dalla scena politica. generale di fine pri- dalla politica Questa è stata, promavera, ma ormai e dai giochi babilmente, la sua la situazione inizia di potere carta vincente, quela delinearsi. Tra i la che gli ha pertre candidati, c’è messo di distaccare un nome che sta raccogliendo – se le indiscrezioni che filtrano più consensi: quello di Roberto in questi giorni verranno conZuccato, titolare della Ares Line fermate - gli altri due candidati (sedie e poltrone per ufficio), che Adamo Dalla Fontana, a cui non pare davvero ad un passo dal- è bastato l’appoggio pesante dell’obiettivo. la famiglia Amenduni, e Susanna Quello che è interessante, è che Magnabosco. In realtà la partita Zuccato, pur considerato vicino al è più complessa: la parola finale presidente uscente Calearo, sem- spetterà alla giunta, che già l’anbra aver raccolto consensi al di no scorso riservò delle sorprese:

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quest’anno non sembrano esserci i presupposti per un nuovo caso Marioni (il presidente della Askoll, scartato dalla giunta nonostante avesse superato l’esame dei saggi), ma le polemiche non mancano. Proprio quando la pole position di Zuccato è apparsa chiara, a molti giornali è arrivata una lettera La sede di Confindustria anonima che tentava di screditarlo evidenziando i legami tra la sua La mezza forzatura per la proroditta e la banca Popolare di Gian- ga del mandato a Palazzo Bonin ni Zonin.

Longare ha lasciato uno strascico In ogni caso, la scelta dei vertici di tensioni silenziose ma pesanti, di Assindustria potrebbe avere ri- e l’autocandidatura alla Camera di cadute a cascata anche su tutte le commercio si è rivelata, alla fine, altre cariche istituzionali vicen- un boomerang in termini di imtine, e se la presidenza Zuccato magine. Al momento, dunque, il riuscisse a svelenire il clima degli numero uno di Assindustria pare ultimi mesi molte altre situazioni proiettato soprattutto verso i palpotrebbero sbloccarsi in modo più coscenici nazionali, magari verso semplice. In primis, la presiden- una vicepresidenza all’interno di za della Camera di Commercio, Confindustria nel dopo-Montedove potrebbe allentarsi il brac- zemolo (oppure, secondo alcune cio di ferro tra Calearo e Menarin. voci, anche verso un eventuale Anche perché lo stesso Calearo posto in parlamento nelle file del sembra essersi reso conto che le centrodestra). In ogni caso, saranmosse degli ultimi dodici mesi la no mesi caldi. hanno più indebolito che altro.

L. M.

Il sindaco “muratore” si è dimesso per volare a Roma con un seggio sicuro al Senato. Il bilancio di dieci anni non inoperosi

Enrico Cazzuola Hüllweck, borgomastro arcivicentino Enrico Hüllweck, nel bene e nel male, è stato un sindaco rappresentativo di questa città. Attento alle forme, pignolo nella cura dell’esteriorità (il ciuffo phonato: più che un vezzo, un emblema politico), prodigo di rassicuranti banalità, parco di emozioni quando sotto attacco (preferendo reagire al riparo dalle luci delle ribalta), uomo pauroso di prendere la posizione conquistata e perciò rotto a qualsiasi compromesso e a qualunque fuga di responsabilità pur di mantenercisi inchiodato, Hüllweck è l’arcivicentino par excellence. Oggi, dimettendosi per una dorata pensione da senatore berlusconiano, ha ottenuto un’uscita di scena, lui attore mancato, degna della migliore commedia

degli equivoci. Perché lui, come amministratore, è stato un equivoco: non ha mai tenuto davvero il timone della barca, sono sempre stati altri (o più spesso altre: l’assessore Ancora, la moglie-dirigente Bressanello, l’abilissima Dal Lago) a far andare avanti la baracca, ciascuno facendo di volta in volta vincere il proprio particulare del momento. Strattonato a destra e a manca, ha sempre ballato un quotidiano, eterno valzer: ora andando a braccetto con uno, ora prediligendo l’altro (partito, cordata o corrente che sia).

All’ultimo atto, si è auto-definito “sindaco muratore”. E già: con tutto quel po’ po’ di inaugurazioni che ha benedetto, sicuramente la cazzuola è il simbolo più adatto

a rappresentare i suoi dieci anni a Palazzo Trissino. Rendiamogli onore: sua è la firma del new look di Campo Marzo, del restauro della Biblioteca Bertoliana, della riapertura di quella La Vigna, del nuovo tribunale, della tangenziale sud, oltre che, ovviamente, del nuovo teatro. Ma anche di autentici obbrobri come il piano Pomari, del caos (con buone probabibilità di sacco edilizio) contenuto nei piruea, e in generale di una gestione urbanistica prona ai veti incrociati fra cordate e interessi privati. La citazione dal Silvio “premier operaio” (ricordate?) suona veritiera, certo. Ma dovrebbe essere corretta da quella di una parodia di fiction che anni fa mandava in onda la Gialappa’s

Band, che si chiamava appunto ‘Muratori’: “Ehi Pino”, diceva all’altro il muratore Carmelo, “tuo figlio… si droga!”. Cioè: ok la moltitudine impressionante di opere innalzate, ma andiamo a vedere com’è stata gestita la cosa pubblica.

Conflitti d’interesse (sua moglie a capo dell’urbanistica, sotto processo per abuso edilizio), governo

appeso alle rivalità correntizie e alle lotte di potere in seno alla coalizione, colpevole negligenza - o peggio - nella gestione di beni pubblici (basti pensare alla lottizzazione sfrenata e al laissez-faire in Aim, ridotta a un colabrodo finanziario), giochini al rimpallo e corresponsabilità sull’americanizzazione del Dal Molin, rincorsa alla “sicurezza di facciata” con ridicole misure vessatorie come le ordinanze anti-accattoni e antialcol. Un sindaco muratore? Un sindaco che è sempre stato dalla parte del più forte, vellicando i sentimenti più ovvi della vicentinità. Vicenza, saluta il tuo sindaco.

A.M.

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speciale

Con le dimissioni di Hullweck si chiude un mandato amministrativo lunghissimo Che lascia molte opere nuove, ma anche parecchi progetti mancati. E qualche incomprensibile “stranezza”

Incompiute (e cazzate) Il tunnel sotto la città, chi l’ha visto?

Chi se lo ricorda? Per un certo periodo, agli inizi del secondo mandato Hullweck, era stato uno dei cavalli di battaglia dell’assessore alla mobilità Claudio Cicero, fermamente con-

vinto della bontà di un progetto che avrebbe potuto rivoluzionare, a suo dire ovviamente in meglio, la viabilità cittadina.

L’idea era quella del tunnel sotto il centro storico, una galleria

Il tunnel esistente sotto la città di Stoccolma

lunga poco più di tre chilometri da viale San Lazzaro alla zona dello stadio, per bypassare tutti gli incroci ed i semafori di San Felice, viale Milano, viale del Risorgimento, viale Margherita e corso Padova. Una direttissima est - ovest che avrebbe permesso di volare da una capo all’altro di Vicenza in meno di cinque minuti, togliendo dalle zone centrali una buona quantità di traffico, ingorghi e inquinamento. E non si è trattato soltanto di una sparata, di una di quelle proposte che ogni tanto vengono buttate lì giusto per vedere l’effetto che fa o per attirare un po’ l’attenzione: il progetto è stato discusso e ridiscusso in giunta, ha ricevuto un finanziamento di 150 mila euro

Eretenio ed ex Macello Parcheggi in zona rimozione Sono un altro degli oggetti ti e associazioni smarriti della politica vicentina. ambientaliste.

Stiamo parlando dei parcheggi Contestazioni multipiano, o forse sarebbe più che si sono conappropriato dire garage, che centrate sulle avrebbero dovuto essere costrui- pesanti riperti all’Eretenio e nel complesso cussioni che due dell’ex Macello, tra viale Giuriolo nuovi parcheggi e piazza Matteotti: due strutture avrebbero avuto di medie dimensioni in grado di sulla viabilità, alleviare, nelle intenzioni del- e sull’assurdità l’amministrazione, il problema di costruire imdella sosta nella delicata area del pianti di quella centro storico, in particolare per portate in aree L’area dell’ex Macello, in viale Giuriolo chi ha bisogno di lasciare la mac- delicate come china ferma per periodi di tem- quella di ponte Furo. viate in Regione, per il via libera po piuttosto lunghi (residenti Barcamenandosi tra vertenze definitivo, e non se ne è saputo e lavoratori in primis). Per rea- legali, fuochi incrociati (la forte più nulla, nonostante ogni tanto lizzarle, il Comune opposizione del- la voce di una imminente approha messo in camla Lega Nord e di vazione ricominci a circolare. po uno dei primi Dal lago, Così, il project financing è ancoIl progetto si è Manuela tentativi di project in particolare) e gli ra fermo al palo, il centro storico financing, e sicura- trascinato tra infiniti tempi della non è stato toccato, il problema mente uno dei più osservazioni e burocrazia, il pro- di offrire posti auto a chi vuole discussi. Contro i controdeduzioni getto si è comunque vivere nel cuore della città nemdue parcheggi che fino ad un trascinato tra osser- meno. E un po’ dappertutto, atavrebbero dovuto passo dalla vazioni e controde- torno a piazza dei Signori, negozi essere realizzati e fino ad un e vetrine continuano ad essere approvazione duzioni gestiti dalla ditta passo dall’approva- soppiantati in tristi, desolati, ma Maltauro, soprat- finale zione finale. Il suo essenziali, garage. tutto contro quello ultimo avvistamento Giardino Salvi, vecchia fiera mildell’Eretenio sono dalle parti di Palazzo le usi. piovute fin da subito critiche, e Trissino risale però al giugno del ricorsi al tar da parte di residen- 2006. Poi le carte sono state inL. M.

dalla Regione per approfondir- In effetti, l’idea di portare sotne la fattibilità, è stato sviscera- toterra il traffico in una città to da una società bolognese che delle dimensioni di Vicenza ne ha precisato caratteristiche era apparsa fin da subito ai tecniche e sostenibilità finan- limiti dell’utopia. Schiacciato ziaria (arrivando a ipotizzare la dai costi altissimi – si parlava velocità di crociera da tenere, di una cifra di circa 170 – 180 cioè 60 km all’ora, milioni di euro -, in buona parte a e a fissare i costi L’idea di carico delle casse del biglietto in una portare pubbliche (solo il forbice oscillante Comune avrebbe gli 80 centesimi e sottoterra il sborsare l’euro), è finito al- traffico in una dovuto qualcosa come 45 l’interno dei piani città delle milioni di euro, di opere pubbliche dimensioni di mentre Provincia, del comune, ed è Vicenza era diventato l’oggetto Stato e apparsa fin da Regione, di un bando pubComunità Europea blico per la ricerca subito ai limiti avrebbero dovuto metterne sul piatto di promotori priva- dell’utopia un’altra settantiti. Al bando hanno anche risposto due gruppi di na), il progetto non è mai deimprese, e la giunta aveva pure collato. Anzi, un po’ alla volta cominciato ad esaminare le due è finito nel dimenticatoio. Sciproposte. Poi tutto si è arenato, volando, lui sì, in un tunnel: e dall’inverno del 2004 non ne quello dell’oblio. parla più nessuno, nemmeno Cicero.

L. M.

Discutere per rinascere, la sfida dei giovani segue dalla prima Fini attacca Berlusconi con una violenza dialettica inaudita e lancia un referendum contro il porcellum ma poi, sotto elezioni anticipate, si fonde (in tutti i sensi) nel listone ideato dal leader di Forza Italia e benedice la maialata. E tanti lo voteranno, lui e il listone, vescovi udciani permettendo. Veltroni starnazza contro Berlusconi, ma il Silvio nazionale invita a votare per il Pdl o per il Pd, tanto che differenza vuoi che faccia una lettera in più o in meno?

E tutti lo sanno che poi arriva l’ammucchiata, una volta imbavagliati i partitini con gli accorpamenti nei listoni bloccati o con le esclusioni dagli imparentamenti. Partitini che dovevano invece essere valutati e limitati dalla nuova legge elettorale, che per onestà avrebbe dovuto essere fatta prima di sciogliere il Parlamento, nel rispetto della volontà popolare affermata anche dalla richiesta di referendum. Già, la volontà popolare: uno slogan da usare in campagna elettorale, e poi

da dimenticare nella pratica quotidiana della ripartizione del potere.

Potremmo proseguire con gli esempi di comportamenti che dovrebbero portare almeno a condanne morali, ma è un esercizio inutile se la gente comune, vicentini inclusi, continua a far finta di nulla per pigrizia o, peggio, per piccoli interessi personali. L’unica strada del risveglio di Vicenza e dell’Italia passa per il coinvolgimento nella discussione e nelle decisioni. E passa per i giovani, che di questi comportamenti pagheranno le conseguenze se non cominceranno a essere coinvolti nel dibattito sul futuro del Paese e della città, che è essenzialmente il loro futuro. Chi capirà questo farà un gran regalo alla Cosa pubblica. E l’interesse per la Cosa pubblica comincerà a essere non solo una frase fatta, buona su tutte le bocche, ma il motore delle rinascita da una crisi che oggi è totale: politica, economica e morale.

Giovanni Coviello

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Le stranezze

Il Museo dell’arte contemporanea Un sogno di fine estate “Sarò pronto entro due anni”, prometteva nel settembre del 2005 il presidente del consiglio comunale Sante Sarracco, primo firmatario della mozione per la trasformazione dell’ex fiera dei Giardini Salvi in un museo dell’arte moderna e contemporanea. I due anni sono passati, e non solo il vecchio stabile affacciato sulla Seriola tra la loggia del Longhena

e quella palladiana è sempre lì senza che nessuno ci abbia messo mano, ma del progetto si è persa ogni traccia. Destino non nuovo, per questo genere di iniziative: la prima volta che si era parlato di un museo in quella zona era alla fine degli anni’90, quando lo stabile dell’ex fiera era stato inserito in un progetto di riuso che avrebbe coinvolto anche

Giardini Salvi ed i locali dell’ex fiera (sulla destra)

la vicina scuola elementare Giusti e che era stato studiato insieme all’Associazione Industriali, all’epoca alla ricerca di nuovi spazi. Arenatosi già nei primi mesi dell’Hullweck uno, l’idea è rispuntata, riveduta e corretta, poco più di due anni fa. anche questa volta senza nessun esito, almeno Sante Sarracco finora. Anche perché, a e mancava anche un’idea ben guardare, il progetto precisa delle collezioni e presentava più di qualche delle opere che avrebbepunto nero: al ro dovuto essedi là delle ottire ospitate nel mistiche dichia- Mancava nuovo Mart in razioni sul fatto salsa vicentina. una base che i lavori per Così, il Museo risistemare il finanziaria, dell’arte convecchio capan- e mancava temporanea è none sarebbero anche un’idea rimasto solo il stati semplici e precisa delle sogno di una a basso costo, collezioni e giornata di fine mancava una estate, svanito delle opere base finanziaria senza lasciare (si sperava nel tracce.

Come contributo dei una installazioprivati, come al solito, ma ne di pop art. senza che ci fosse nessuna prospettiva concreta), L. M.

Basilica ancora sotto i ferri, Palladio occasione sprecata La Basilica Palladiana? Ben poco Oggi luccicano di bianco le superpalladiana. Il gioiello di Andrea fici da poco scoperte dal velo dei Palladio, il simbolo stesso di Vi- lavori, ma i lavori continuano. E cenza nel mondo, non sarà pron- il giubileo della città, famosa nel to in tempo per le celebrazioni del mondo esclusivamente per le quinto centenario della nascita opere del genio rinascimentale, del grande architetto. Per carità, resterà monco: non potrà sfogil (mostruoso) ritardo è dovuto giare il proprio fiore all’occhiello alle vicissitudini giudiziarie lega- in tutta la sua magnificenza. Un te al restauro, che hanno visto nel po’ come se per il Giubileo, quel2003 bocciare dal lo vero, quello della Tar la progettazioChiesa Cattolica nel ne affidata al team 2000, la cupola di dell’architetto Tobia San Pietro fosse stata Il Comune non Scarpa per un errore punteggiata di impalha stanziato formale, che dopo cature e operai. Una un euro per la figuraccia mondiale. due anni di ricorsi sfociò nell’assegna- promozione Come la nostra, del zione al gruppo del dell’anno resto. Perché il popalladiano professor Marconi e tenziale turistico nell’estate 2006, fidell’anno palladiano nalmente, l’appalto ha sicuramente uno alla ditta veneziana spettro che si stende Sacaim (a sua volta per poco tem- al di là degli oceani. Negli Usa, po stoppata perché finita nell’in- Palladio è famosissimo. Persino chiesta dell’anno scorso sulle gare i ricconi kitsch della California truccate). Una via crucis che og- lo copiano per le loro mega-vilgettivamente ha fatto perdere un le simil-neoclassiche. Invece, il mucchio di tempo.

Comune di Vicenza non ha stan-

ziato un euro per la promozione.

Sarebbero serviti 100 o minimo minimo 50 mila euro. L’assessorato al turismo ha un budget totale che arriva appena a 35 mila: stiamo freschi. Gli unici che hanno programmato qualcosa sono quelli del Cisa, il centro studi appositamente dedicato a Palladio (presidente: Lia Sartori, possibile candidata a sindaco per Forza Italia): una mostra in pompa magna dal costo di 2 milioni di euro, a

settembre. Ci chiediamo: non si poteva spalmare questi soldi, elargiti dallo Stato e dalla Fondazione Cariverona (che ha versato i 15 milioni per il restauro della Basilica, tra l’altro), per una rassegna di iniziative più equilibrata, e soprattutto per fare un po’ di marketing in giro per il mondo?

Possibile che non ci sia stato maggior coordinamento fra il Cisa e il Comune, e che nessuno, in primis Hüllweck che era anche assessore alla cultura, sia stato sfiorato dall’idea di sfruttare meglio questa annata unica per Vicenza? Possibile, possibile…

A.M.

I busti di pietra a Porta Nova e la lobby dei metafisici

Facciamo sfacciatamente il tifo per l’assessore Cicero, che lì, all’ingresso di Porta Nova in contrà Bonollo, vorrebbe farci una delle sue Grandi Rotatorie. Perché così ci toglieremmo dalla vista quei due busti di Ignazio de Loyola e di Renè Descartes (in arte Cartesio), che il vignettista Alberto “Graz” Graziani una volta ha definito “paradigma dell’insensatezza”. “Abbiamo una porta deturpata da due statue terribili che dovremo spostare al più presto”, disse un anno fa Hüllweck. Eppure ci sono ancora, imperturbabili e con gli occhi simpaticamente imbrattati di rosso. Sfregiate da inafferrabili primule (rosse?) nemiche del circolo Ignazio-Cartesiano, fondato nel 2004 da monsignor Sebastiano Crestani, dal prof.

Galdino Pendin, da Sergio Benetti, dal pittore Pier Domenico Barbiero e dal docente del Pigafetta Italo Francesco Baldo. La lobby metafisica che unisce razionalismo moderno e cattolicesimo gesuitico solo per il fatto che i due pensatori fecero tappa, una volta nella vita, a Vicenza (un po’ pochino, invero, per accomunarli: ma oggi vanno di gran moda gli atei devoti…) è stata così potente da riuscire a piazzare due convitati di pietra affinché gli studenti abbiano “due guardiani che li consiglieranno con la stessa umiltà dei cavalieri mondani erranti, divenuti poi uomini perché convertiti a Cristo”. Capito? Mica un ornamento qualsiasi: qui si tratta di indottrinare i giovani col fascino ipnotico di due statuine. Monsignor Crestani, per benedire l’incontro filosofico fra i due, ha evocato l’aforisma “solo una metafisica ci potrà salvare”. Alzi la mano, per Dio, se uno quando passa da Porta Nova e vede i due compari non viene subitaneamente colto dal pensiero “cavolo, solo una metafisica mi può salvare!”. Cogitate, gente, cogitate…

A.M.

La Basilica Palladiana, visibile a scorci a causa delle operazioni di restauro

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fatti&notizie

Inchiesta Aim, il caso rifiuti Sit-Te: l’ex presidente indagato, ma anche il sindaco uscente doveva sapere

Enrico e Bepi, la strana coppia Rossi sotto accusa. E Hüllweck?

DI ALESSIO MANNINO

Bepi è indagato per truffa, falso in bilancio e false comunicazioni sociali (assieme all’ex cda Aim). Ma Enrico “che è azionista unico (in quanto sindaco e rappresentante del Comune, ndr), avrebbe dovuto attrezzarsi per impedire uno scempio patrimoniale sotto gli occhi di tutti?”, si chiedeva il 2 febbraio scorso il Giornale di Vicenza (“Aim, l’inchiesta si è allargata. Altri indagati”). Bepi è Beppe Rossi, l’ex presidente della multiservizi di San Biagio sotto inchiesta per l’acquisto della piattaforma di Marghera dalla Servizi Costieri dell’amico Carlo Valle (fresco di condanna a più di 3 anni di carcere per smaltimento illecito di rifiuti) e per il cambio azionario fra Sit di Brendola e Te di Monselice.

Enrico è il sindaco Hüllweck, candidato azzurro al parlamento, al fianco di Rossi nelle decisioni che hanno portato alla crisi di Aim. Come, per restare al caso Sit-Te, si può facilmente vedere nell’articolo datato 21 ottobre 2004, sempre del Giornale di Vicenza, che riportiamo integralmente qui sotto. Fra i due, oggi, intercorre un pacato rapporto di querela: quella che il primo cittadino ha sporto contro l’aennista a capo di Aim fino all’anno scorso per infedeltà patrimoniale per il caso Marghera. Ma prima, riepiloghiamo la vicenda specifica.

Nel 2006 Rossi, pur essendo presidente di Aim (pubblica e con interessi nel settore rifiuti) entra nel cda della multinazionale dei laterizi Stabila di Isola Vicentina. Si parla di accordi fra Aim e Stabila proprio nel trattamento dei rifiuti. Nella primavera 2007, quando Rossi è già tornato al

Enrico Hüllweck

L’articolo del Giornale di Vicenza del 21 ottobre 2004

timone di San Biagio dopo la mo dato parla di 10 milioni di parentesi della presidenza di euro per il 2006 e di 3 milioni Silvio Fortuna, Stabila com- per il 2007 (tanto è vero che pra il 56% delle azioni della il commissario pro-tempore Te (Trasporti Ecologici) per di Aim, Mauro Zanguio, ne ha 11,3 milioni di euro. Te, che fatto impugnare da Sit il biera già finita sotto la lente di lancio). Non solo, ma dopo il magistratura erariale e Corte concambio le azioni Te avrebdei Conti al mobero perso valore mento del suo per effetto di un passaggio dall’im- Fra i due aumento di capiprenditore priva- intercorre tale di cui Sit non to Andolfo al con- un pacato avrebbe beneficiasorzio di Comuni rapporto to, avendo rinunveneti Cosecom di querela: ciato al diritto di (perché consideprelazione a favoquella che rato al di sopra re del privato Stadel suo valore di il primo bila. mercato), è parte- cittadino Nel 2007 Rossi cipata al 12% dalla ha sporto lascia il posto di Sit (controllata al contro consigliere di am75% da Aim) e per l’aennista ministrazione di il 23,7% da CoseStabila. E non cercom. Successivato perché si era acmente quest’ultimo rivendette corto di essere in conclamato il controllo al privato, che a conflitto d’interessi pubblicosua volta lo rigirò a Stabila. privato. Ma perché Stabila si Nel frattempo, la Sit aveva sarebbe voluta riparare dalla venduto il 15% della sua quota bufera giudiziaria in arrivo, azionaria alla Te, la quale ha visto che la Te, in sostanza, scambiato come corrispettivo era stato un affare pessimo, in una pari quota delle proprie odore di truffa. E scarica Rosazioni. L’inchiesta penale ha si, evidentemente considerato fatto emergere il forte stato responsabile di un acquisto di indebitamento di Te: l’ulti- sciagurato.

In questo affaraccio su cui oggi indaga la tributaria di Vicenza, il “socio unico” Hüllweck che ruolo ha avuto? Sapeva o non sapeva quello che combinavano il presidente e il cda composto da Silvio Fortuna, Renato Bertelle, Sandro Bordin, Bruno Carta, Alessandro Moscatelli e Giuliano Tricarico (che tuttavia a inizio 2007 con una lettera pubblicata sempre dal Giornale di Vicenza presero le distanze da Rossi)? Nell’articolo sotto riportato, l’ormai ex sindaco spalleggia Rossi (che è “al fianco di Hüllweck”, si legge), felice di annunciare che “di certo noi abbiamo messo a segno un primo grande colpo”. Enrico, scrive l’articolista, aveva “da pochi giorni… deciso di gestire direttamente la delega per i rapporti con l’azienda di San Biagio” (poi ceduta all’assessore al turismo Pietro Magaddino, di Forza Italia). Questo nel 2004. Ma sarà sempre lui, nel 2006, a mettere una pecetta sopra il conflitto d’interessi di Rossi double face (presidente Aim-consigliere Stabila): “L’incompatibilità di Rossi è stata legalmente

superata con una delibera assembleare che prende atto del doppio incarico del neopresidente, che avrà il compito di lanciare il nuovo piano industriale…” (Giornale di Vicenza, 31 agosto 2006). Probabilmente, Hüllweck ha solo e sempre “preso atto” di quanto decideva Rossi. Quel Rossi “finanziere d’assalto” che in tanti osannavano nel suo shopping di partecipazioni azionarie (tant’è che Aim ne ha accumulato quasi quaranta), teorico di aggregazioni che oggi (quasi) tutti dicono essere l’unica via. Dunque, Enrico è sempre stato al corrente degli affari firmati da Bepi. Perciò oggi non può chiamarsene fuori.

Beppe Rossi

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fatti&notizie In due anni, agli sportelli della Caritas sono arrivate centinaia di richieste.

Tante anche da persone “normali”. I responsabili: “Serve a superare momenti di difficoltà”

La crisi del vicentino medio: boom del microcredito DI STEFANO FERRIO

che da volontario coordina per la Caritas diocesana di Vicenza I segni sono ogni giorno di più. l’esperienza del Microcredito.

Macchina del vicino ammacca- Ovvero prestiti concessi a tassi ta da mesi, nonostante sia nota ragionevoli a quanti, in questa la sua passione per la guida. giungla di privazioni e privilegi, Lavastoviglie che resta rotta non hanno accesso alle banche, “sine die”. Anziani fermi cin- perché giudicati “inaffidabili” que minuti davanti allo scaffale sulla carta di parametri puradei fagioli in scatola per capire mente aritmetici. Avviato nel quali costano di meno. Antido- 2006, il progetto varca a vele lorifici a palate pur di rinviare spiegate la soglia dei primi due una cura dentistica. Vestito di anni. Un successo sottolineato due anni fa, un po’ liso ma in- dai numeri del bilancio diffudossato lo stesso per la cena so dalla stessa Caritas vicentiaziendale. Televisione accesa na: 10 sportelli aperti in tutta tutta la domenica la diocesi, 200 negli appartamenti finanziamenti di chi in gita non va Un successo: concessi, 370mila proprio più. euro elargiti e, soin due anni, Purtroppo si poprattutto, 90% di 10 sportelli trebbe andare rate puntualmente avanti all’infinito, aperti in restituite, con un perché senza fon- tutta la tasso di insolvendo appare questa diocesi, 200 za così basso da recessione che finanziamenti far stappare promangia il potere concessi, secco nelle undici d’acquisto come di credito 370mila euro banche un’orda di locuste, cooperativo e casse cancella la classe elargiti rurali che hanno media dalla faccia aderito all’iniziatidi un Paese drastiva. Istituti pronti camente diviso fra pochi ricchi a continuare con entusiasmo e troppi poveri, soffoca di an- lungo una strada che, a fronte gosce e priva di speranze ogni del rischio intrapreso, favorisce sguardo sul domani. processi di forte radicazione nel Fortunatamente c’è ancora chi territorio, oggi fondamentale è autorizzato a dirci che si sba- per lo sviluppo del credito su glia a vedere così nero. Uno di base locale. questi è Paolo Frison, funzio- “Il microcredito funziona – nario bancario di Unicredit, spiega Paolo Frison – per una

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serie di motivi. Decisiva è ovviamente la fiducia dimostrata dalle banche, come importante è la disponibilità con cui decine di volontari accolgono il pubblico agli sportelli. Dopodiché va sottolineata la bontà di una formula vincente, che nasce dai bisogni quotidiani dei cittadini, e alimenta rapporti virtuosi in una società dove si dialoga sempre meno. Questo perché il microcredito si rivela soluzione ideale per fronteggiare quelle emergenze che, se trascurate, diventano drammi. Mi riferisco alla macchina sfasciata in un tamponamento, alle cure dentistiche impreviste, alla gita scolastica all’estero del figlio, alla somma di troppe rate in un colpo solo. Per una famiglia media questi sono choc che oggi rischiano di mandare all’aria un intero bilancio domestico, costruito su sacrifici continui e risparmi risicatissimi. Subentrano così nevrosi, paure, notti insonni, frustrazioni per un tempo libero sempre meno libero”.

“Fissando in tremila euro il tetto del finanziamento – continua Frison – si mette in chiaro che questo strumento serve da sostegno per superare momenti delicati, affrontando l’emergenza con un minimo di necessaria serenità”.

Della bontà dell’idea parla la sua stessa storia. Che non comincia fra i pinnacoli di una skyline metroplitana, e nemmeno nel verde di un elitario campus universitario. L’origine affonda invece nella miseria e nei drammi sociali di un Paese come il Bangladesh, dove nel 1940 nasce Muhammad Yunus, economista che negli anni ’80 inizia a farsi conoscere come il “Banchiere dei poveri”. Ciò perché, con molta chiarezza, evidenzia una macroscopica contraddizione del sistema bancario tradizionale, che eroga prestiti solo a chi si dimostra in grado di restituire il finanziamento ottenuto. Esclusi da questo servizio di fondamentale importanza per la convivenza civile sono quelli che dei soldi hanno bisogno per migliorare in modo sensibile le proprie condizioni di vita. Accolto da un diffuso scetticismo, il progetto si concretizza nell’apertu-

Muhammad Yunus, economista inventore del microcredito

ra della Grameen Bank, fondata piazze in località della diocesi dallo stesso Yunus. E’ il 1983 e vicentina che si trovano al di all’epoca nessuno sospetta che fuori della provincia. Essi vannel quarto di secolo successi- no ad aggiungersi a quelli già in vo 100 milioni di abitanti del funzione a Vicenza, Valdagno, mondo usufruiranno di presti- Bassano, altopiano di Asiago, ti agevolati, nella stragrande Malo, Noventa e Montecchio maggioranza dei casi onorati Maggiore. Ognuno di questi fino all’ultimo centesimo di in- centri è gestito da personale teresse. L’apoteovolontario che, forsi cade nel 2006, matisi attraverso quando al Banchiespecifici corsi, in re dei poveri viene “Il questi primi due assegnato il Nobel microcredito anni ha affrontato per la pace.

551 pratiche: nel segna Che un economista 68% riguardano iscriva il suo nome l’affermazione italiani, nel 57% nella storia di un del fattore si sono presentapremio conferito umano come ti uomini soli nel prima di lui a lea- segno di 42% coppe con fider politici e reli- sviluppo gli, mentre 1800 giosi, risulta mesè l’entità del economico” euro saggio di straordiprestito medio. naria importanza.

Per 200 domande, “Il microcredito come si diceva, si è segna l’affermazione del fattore proceduto al finanziamento, atumano come segno di sviluppo tuando formule di rateizzazioeconomico in un mondo che si ne agevolata e pensata caso per credeva aridamente dominato caso. “Ma non si creda – condalle leggi matematiche delle clude Paolo Frison – che tutti entrate e delle uscite” commen- gli altri 351 casi si siano risolti ta Frison, che in due anni ha in un nulla di fatto. Tante volte potuto testare lo stesso princi- si trattava di cifre troppo piccopio anche nel territorio locale. le per rendere conveniente un Con una crescita tale da por- finanziamento, richieste magatare ad aprire ben dieci spor- ri per pagare una superbolletta telli. Gli ultimi tre sono stati di Aim. Per queste persone si è avviati un mese fa a Dueville trovata una soluzione al di fuori (telefono 0444590140), Piaz- del microcredito”. zola sul Brenta e San Bonifacio, Più che sportelli, sono porte sconfinando con le ultime due aperte.

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DI ANDREA ALBA

La stampa provinciale non gli ha dato molto risalto ma nell’Altopiano di Asiago, lo scorso Natale, è avvenuto un piccolo miracolo. A Gallio è stato approvato il primo Pat – Piano d’Assetto Territoriale, l’equivalente del vecchio piano regolatore – dei Sette Comuni, che soprattutto è il primo documento che mette un freno reale e concreto all’edilizia selvaggia. “Ma i buoi nella stalla ormai non ci sono più” potrebbe essere la critica: comprensibile, ma va detto che comunque il primo passo è stato fatto, e prima non c’era nemmeno quello. Gallio è oggi effettivamente irriconoscibile se confrontato col grazioso paesino montano che era ancora fino a vent’anni fa: la speranza è che da adesso in avanti lo “scempio” venga fermato, e danni ancora maggiori evitati. L’approvazione del testo è sintomo anche di un indiscutibile “coraggio” da parte dell’amministrazione, si pensi che nel gennaio 2006 il sindaco Antonella Stella è stata vittima di un attentato, fortunatamente non mortale, per il quale le forze dell’ordine stanno ancora indagando proprio nella direzione degli interessi edili. Ma mentre dai comuni vicini, Foza e Lusiana, giungono proprio in questi giorni buone notizie – sono in discussione documenti analoghi – il comune “capoluogo”, Asiago-Sleghe (in cimbro) per ora

Uno stop alla febbre edile dell’Altopiano?

Approvato il primo piano regolatore dell’Altopiano senza nuove aree edificabili su suolo montano: Gallio “chiude” ai palazzinari. Resterà un caso isolato?

La rivoluzione di Gallio Stop a villette e palazzine non dà segni concreti di voler partecipare alla “rivoluzione”.

alcuna area di espansione (lottizzazione) rispetto a quelle già presenti nel Prg vigente, ecceI contenuti del PAT zion fatta per una piccola area da Il documento è stato previsto destinare ad edilizia residenziale dalla legge regionale 11 del 2004. pubblica (alloggi ERP) di proLa differenza con il vecchio Prg prietà comunale. Per le aree di è che prende in considerazione espansione già esistenti, ovvero tutto lo sviluppo del territorio, le future aree edificabili già apnon solo l’urbanistica, e pone provate con il vecchio Prg, sono come obiettivo la conservazione stati introdotti gli istituti della del territorio per le generazio- perequazione, del credito edini future. A Gallio il processo lizio per il recupero di edifici in di realizzazione del Pat è stato stato di degrado e della compenavviato già nell’ausazione edilizia per tunno del 2005, con l’acquisizione di una serie di incontri Il documento aree di interesse nel paese, con asso- è innovativo: pubblico. Particociazioni e cittadini. nessuna lare attenzione è Purtroppo, a seguito area stata dedicata alla del grave attentato di realizd’espansione possibilità subito dal sindaco zazione della prima nel gennaio 2006, e alloggi casa, per consentire le procedure per ar- Erp per i ai giovani galliesi di rivare alla stesura residenti rimanere nel prodefinitiva del piano prio paese: questo edilizio sono state potrà avvenire su bruscamente rallenaree dedicate altate. Il testo, tra i vari passaggi l’ERP attraverso lo strumento e l’approvazione in Regione, è della perequazione urbanistica sbarcato in consiglio comunale ed attraverso l’individuazione solo a fine 2007. Ed è stato un di lotti di terreno privati, defisuccesso, il documento è stato niti dal Piano degli Interventi in approvato con ampia maggio- corso d’approvazione proprio in ranza. Così sono passati ormai questi giorni, dedicati e vincolati due anni dai primi incontri ef- esclusivamente alla prima abitafettuati. zione. Inoltre è stato incentivato I contenuti del documento sono il recupero e l’ampliamento delle molto innovativi, per l’Altopia- strutture a servizio del patrimono (questo spiega anche i timori nio comunale (malghe e agrituriprecedenti alla sua approvazio- smi) e, in generale, è stata riserne). Va detto subito che, come vata una particolare attenzione prima cosa, non è stata aggiunta alle strutture turistiche, consentendo, nei limiti della sostenibilità ambientale, degli incrementi di volume laddove necessari: se un galliese vuole trasformare la propria casa in un bed and breakfast, per lui è prevista la possibilità di aumentare in certa misura la cubatura. Non sono state identificate, infine, nuove aree per insediamenti di tipo turistico o commerciale.

Analogamente, non sono

state identificate nuove aree di sviluppo artigianale, ma è stata prevista una quota di cubatura nelle varie ATO, da utilizzare in ampliamento di edifici esistenti e da destinare e vincolare in tal senso.

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Come si stanno muovendo gli altri Comuni “gemelli”?

«Foza e Lusiana stanno parlando di Pat proprio in queste settimane. E’ una bella cosa, l’idea sta prendendo piede» osserva Antonella Stella. L’amministrazione galliese aveva peraltro cercato, già Il commento del sindaco dalla primavera del 2005, di coinAntonella Stella, psichiatra gal- volgere anche le altre amministraliese d’origine ma attualmente zioni altopianesi, realizzando un residente a Padova, considera PATI, Piano di Assetto del Terril’approvazione del testo una vit- torio Intercomunale per cercare toria su chi ha attentato alla sua delle soluzioni comuni su grandi vita all’inizio del 2006. All’in- temi quali la tutela dell’ambiente, terno del suo studio, a Padova, la viabilità, il sistema dei boschi e è ancora presente la scrivania delle malghe, il sistema turistico. semidistrutta dall’esplosione del Purtroppo il tentativo finora è falpacco bomba recapitatole per lito, perché i comuni più popolosi posta, un libro di Mauro Coro- – e in particolare il più popoloso na imbottito di esplosivo e pal- – pare che da questo orecchio lettoni di ferro. Nella stanza in “non ci sentano”. Non si sa se per cui la prima cittadina ha aperto timore di ritorsioni (non dimentiil pacchetto sui muri sono an- chiamo che solo poche settimane cora chiaramente visibili i segni fa un dipendente dell’ufficio tecnidei fori provocati dai palletto- co di Roana che stava redigendo il ni esplosi, buchi coperti con lo nuovo Prg per il proprio comune è stucco ma perfettamente distin- stato vittima di un’attentato a base guibili. Un miracolo ha voluto di molotov) o per interessi ocche nessuno di quei pallettoni culti troppo influenti, ma di fatto colpisse la donna al volto, o in Asiago finora non sembra essersi punti vitali. La bomba le ha de- mosso concretamente nella strada vastato le mani, ma ora Antonel- dello “stop” all’edilizia incontrolla Stella si è ripresa. Coraggio- lata. Certo, nell’estate 2007 aveva samente ha continuato a fare il fatto molto clamore la decisione sindaco anche dopo , nonostante del consiglio comunale asiaghese l’intenzione di lasciare in un pri- di bloccare una lottizzazione già mo momento avesse precedentemente avuto il sopravvento, “Nelle approvata in Giune ha portato a termi- riunioni che ta. Ma chi voleva ne il compito che si si è rivolto abbiamo fatto costruire era assunta davanal Tar regionale, e il ti ai suoi elettori, il in queste tribunale amminiblocco dell’edilizia settimane strativo gli ha dato selvaggia. «Non rie- con la gente ragione “bocciando sco a capire perché abbiamo la bocciatura” dei al testo approvato trovato consiglieri asiaghesi. sia dato poco risalSembra strano che un clima to sulla stampa, di in Comune ad Asiafatto è molto inno- disteso” go non ne siano a vativo.

Evidenteconoscenza, ma per mente fa più notizia il palazzo innovare veramente le bocciature che brucia – scherza Stella –; del consiglio non bastano: dal 24 posso dire che il Pat è una bella febbraio 2005, come prevede la novità per l’Altopiano, perché si legge regionale che ha istituito i è finalmente presa la strada del Pat, per modificare i piani regolarispetto del territorio. E dei re- tori esistenti non è più sufficiente sidenti: con questi contenuti si una Variante approvata dal Covuole permettere ai veri gallie- mune. Ci vuole proprio un Pat, un si di comprare casa, con l’Erp. nuovo piano regolatore approvato Perché attualmente i prezzi sono che sostituisca il vecchio: o tutte inaccessibili. Nelle riunioni che le modifiche fatte dal consiglio, abbiamo fatto in queste settima- di qualsiasi comune, sono tranne con la gente abbiamo trovato quillamente impugnabili presso il un clima disteso, e più approva- Tar regionale. Quindi, Pat anche zioni di quel che credevamo. E’ a Asiago. O l’innovazione resterà piaciuto». solo di facciata.

T R Fatti, personaggi e sport vicentino SPO Direttore editoriale Giovanni Coviello

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 Filiare di Verona

Anno 3 - Numero 49 - Sabato 16 febbraio 2008 Supplemento al settimanale VicenzaPiù n°91

Dopo 10 mesi ad Imola, la Minetti Infoplus torna a giocare a Vicenza.

Primo appuntamento già il 24 febbraio? Ed è subito festa

Rally Sossella punta l’international Rally Cup

Fine di un esilio

pagina 12 DI TOMMASO QUAGGIO

Calcio B Il Vicenza vuole risalire la china pagina 14

Calcio C1 La Canna cerca un posto da titolare pagina 15

Hockey in line Cambio di capitano: arriva Stevanoni pagina 15

Il cuore pallavolistico vicentino ritrova all’improvviso il suo pezzo mancante. L’annuncio del ritorno a casa della formazione di A1 della Minetti Infoplus è arrivato in un giorno davvero speciale, ovvero San Valentino. Un caso? A sentire il patron della società biancorossa, Giovanni Coviello, sembrerebbe proprio di no. Ed il perché è presto detto. Dall’amichevole giocata a gennaio dalla formazione di Manù Benelli al palazzetto di via Goldoni, oggi PalaRewatt, per salutare i vecchi tifosi qualcosa è cambiato: la lontananza affettiva dalla città si è acutizzata grazie al calore del pubblico che in una serata invernale ha affollato le gradinate (1300 i presenti) per ammirare di nuovo quella squadra che aveva regalato tante soddisfazioni.

Così, nella mente e nello spirito di Coviello, dopo quell’abbraccio di pubblico, il desiderio di tornare a casa dopo quasi un anno di esilio forzato si è fatto incontenibile. Tanto da passar sopra a tutto quello che il trasloco da Imola e Vicenza comporterà e, soprattutto, sul danno (pratico e morale, pur se evitabile se chi di dovere in Amministrazione l’avesse voluto) che il precedente trasloco obbligato da Imola a Vicenza aveva comportato. Ecco allora la notizia sportiva che tutti i supporter biancorossi aspettavano: la Minetti Infoplus potrebbe già da domenica 24 febbraio tornare a calcare il taraflex del PalaRewatt contro Jesi per poi rimanere nella sua città anche se quella data è in dubbio per le necessarie autorizzazioni e perchè potrebbe essere utilizzata per la partita di saluto a Imola.

Ma andiamo con ordine. La squadra di A1 ha dovuto obbligatoriamente abbandonare la scorsa stagione Vicenza per Imola, dato che il palazzetto di via Goldoni aveva in programma il secondo intervento di messa a norma. Dopo aver sondato i terreni intorno a Vicenza senza soluzioni, la società ha trovato nella cittadina romagnola una casa accogliente e pronta a raccogliere quello che Vicenza non voleva. Lo sfratto anticipato, avvenuto dal 1° maggio nonostante i lavori al palasport sia-

La Minetti pronta a rietrare a casa e a riabbracciare i tifosi vicentini

delle nostra società e ogni volta che no iniziati solo a fine a giugno, ha ritornavo in città toccavo con mano costretto la società ad una fuga veloil dolore dei tifosi per il nostro esilio ce alla ricerca di un terreno di gioco obbligato. E poi diciamolo, sono anper i playoff e la Coppa di Lega. La che stanco di fare la spola tra le due volontà di rimanere in terra berica città: in questo periodo ho percorso c’era tutta, ma la disponibilità del 80mila chilometri. Non poter stare palazzetto per la stagione 07/08 a casa a guardare la propria squadra no; credendo comunque in un mezè una sofferenza, soprattutto perzo miracolo la società vicentina ché questo mio continuo moto mi ha scelto comunque, al momento ha portato a pensare solo alla parte dell’iscrizione del campionato, di gestionale, distoglieninserire come primo do la mia attenzione terreno di gioco Vi“Tutti mi dagli aspetti sportivi e cenza, anche se manpassionali. Ogni volta cavano tutti i prescritti chiedono che tornavo in città mi documenti, indicando la stessa capitava di incrociare i Imola come secon- cosa: ‘Allora, tifosi e tutti mi chiededa alternativa, nella presidente, speranza di tornare. quando torna vano sempre la stessa cosa: allora presidente E regalando alla città a Vicenza?’ quanto torna a Vicencomunque la presenza za con squadra? Ecco di due formazioni di Finalmente finalmente la risposta B1, Palladiogroup.it e la risposta è è arrivata. Di certo anNovello FidasVicenza, arrivata” che gli sponsor locali e di tutto il settore gioche pure ci hanno seguito fino ad vanile. Quello che è successo è storia Imola approvano il nostro rientro, recente. e c’erano richieste che arrivavano “Ci spiace lasciare Imola — racconta anche dal mondo politico”.

Coviello —: in questi mesi abbiamo “Ora il palazzetto c’è – continua il costruito un rapporto intenso con presidente della Minetti -, anche la città, le associazioni sportive, i se è arrivato solo a fine novembre e mezzi di comunicazione. Forse pol’omologazione è ancora provvisoria liticamente si poteva fare qualcosa e per 1600 posti anziché definitiva di più, ma a Vicenza c’è la storia

per i 1923 promessi dopo i lavori, e come primo campo noi avevamo indicato proprio Vicenza quindi i problemi di rientro dovrebbero essere superabili a breve col supporto della Fipav”.

Sicuramente il trasloco non sarà facile: spostare staff e giocatrici non è certo cosa da poco, anche economicamente. “Comunque abbiamo fatto tutti i nostri calcoli, e alla fine i costi e i benefici di questo ritorno li abbiamo analizzati tutti nel dettaglio con i miei assistenti – precisa Coviello -. Giovedì 21 febbraio saremo impegnati in Grecia per il ritorno di Challenge Cup con l’obiettivo Final Four dopo al vittoria per 3-0 a Bologna: in quell’occasione lo staff avrà quasi completato il trasloco. Torneremo in città come Minetti Infoplus Vicenza e se arriverà la qualificazione alla Final Four della Challenge Cup vorremmo lasciare alla squadra per quella manifestazione il nome Minetti Infoplus Imola per rispetto di ch accogliendoci lì, ha evitato la cancellazione della nostra società dal volle di A1. La cosa importante, ora, è che finalmente pensiamo seriamente torniamo a casa sperando che l’assessore allo sport della nuova Amministrazione non ostacoli proprio lo sport”.

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16 FEBBRAIO 2008 Rally. Il pilota vicentino Manuel Sossella sbarca alla scuderia Tam-Auto Obiettivo: conquistare l’International Rally Cup

Nuovo team, nuova macchina E ricomincia la caccia de un calendario composto di 7 gare con la possibilità di scartare i due peggiori risultati ottenuti.

DI TOMMASO QUAGGIO

Si è delineato nei giorni scorsi il futuro agonistico del pilota vicentino Manuel Sossella che, dopo alcune settimane di riflessione, ha scelto di cominciare una nuova avventura sportiva con uno dei team più vecchi e rinomati del panorama rallystico nazionale e non solo.

Sossella sbarca così al TamAuto guidato da Peppino e Gianluca Zonca, vincitrice nella passata stagione sia del Trofeo Rally Asfalto che dell’ I.R.C. Anche in questa nuova stagione il pilota vicentino difenderà i colori della scuderia veneziana Mirano Rally, presieduta da Stefano Torcellan, ma al

Sossella a bordo della Ford Focus

suo fianco siederà un nuovo navigatore: sarà infatti il comasco Alberto Contini a dettare le note al pilota vicentino; i due hanno già condiviso sul finire dello scorso anno la vittoria di categoria al “Rally Ronde di Arzignano”. Sossella trentaduenne originario di Torri di

Quartesolo è un pilota “tutto gas” e quest’anno cercherà di aggiudicasi quello che per lui è da sempre il sogno nel cassetto: l’International Rally Cup.

La Tam-Auto metterà a disposizione del driver veneto una nuova macchina, ovvero la Peugeot 206 WRC attualmenInternational Rally Cup te in fase di rialzo 1 26-27/04 IRC Rally del Taro PR presso la factory Romentino 2 17-18/05 IRC Rally degli Abeti e dell’Abetone PT di (NO) e che ha 3 14-15/06 IRC Rally RAAB BO ottimamente fi4 05-06/07 IRC Rally del Casentino AR gurato nella passtagione.

5 13-14/09 IRC Rally del Valle Varaita e Valli Cuneesi CN sata L’edizione 2008 6 04-05/10 IRC Rally della Valtellina SO dell’International GE Rally Cup preve7 26-27/10 IRC Trofeo Maremma

Clicca!

Entusiasta Sossella per l’accordo raggiunto con la famiglia Zonca: “È davvero un grande piacere essere riuscito a trovare un accordo con la famiglia Zonca per entrare a far parte di un team rinomato e vittorioso come quello della Tam-Auto. Proprio per questo motivo ringrazio di cuore innanzitutto tutti i miei sponsor che mi hanno rinnovato anche per questa nuova stagione la loro stima e fiducia, il presidente della mia scuderia Mirano Rally, l’amico Felice Re e colui che mi ha sempre manifestato una grande stima e ha fatto in modo che questo accordo andasse in porto, Gianluca Zonca”. Il debutto di Manuel sul podio

Sossella con Contini nel dicembre scorso sulla Mitsubishi Evo IX del team Pro Race era stato ottimo. “Per me doveva essere un rientro alle gare dopo una stagione difficile e travagliata e devo dire che il risultato conseguito mi consente di guardare alla nuova stagione con spirito risollevato, sereno e con rinnovata voglia di essere protagonista di questo sport”. Prima pressa di contato tra l’equipaggio vicentino-comasco e la nuova vettura nei test previsti in preparazione al “Rally del Taro” e poi appuntamento per il debutto stagionale nei giorni 26/27 Aprile in provincia di Parma.

T.Q.

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16 FEBBRAIO 2008 La società. Per la Polisportiva giovanile salesiana fondata nel 1969 conta circa 200 iscritti divisi in tre categorie sportive dai 4 anni in poi. “Lo spirito di gruppo conta più del risultato”

Polisportiva Novale, sottorete si educa giocando

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DI ANNA MOLON

UFFICIO STAMPA FIPAV

“Educare giocando” è la base di partenza per ogni attività sportiva che rientra nella Polisportiva giovanile salesiana di Novale, rimasta fedele nel tempo ai valori su cui venne fondata nel 1969. Tra pattinaggio, volley e danza classica e moderna si contano circa 200 iscritti, dai 4 anni in su. Centodieci i giovani che giocano a pallavolo, suddivisi tra il minivolley che annovera una ventina di bambini, l’Under 13, l’Under 16, una 2^ e una 1^ divisione femminile e una 2^ divisione maschile.

Il comparto azzurro, arrivato in serie D 5 anni fa, oggi può contare su una squadra molto giovane, la media è sui 16-17 anni. “Ci sono oggettive difficoltà a tenere in piedi una formazione maschile”, spiega il presidente Gabriele Dalla Vecchia. La pallavolo in-

fatti, qui come in altre società locali, parla al femminile. La prima squadra, allenata da Paolo Bicego, da due anni milita in questa categoria con buoni risultati. Oggi il tabellone segna 28 punti, il Novale si situa a sole 4 lunghezze dalla capolista. “Siamo in lotta per il 2° o 3° posto – spiega il presidente –, l’annata è ancora aperta”.

Un dèja-vu, visto che anche l’anno scorso il sestetto di Bicego ha rischiato fino all’ultimo di essere promosso in D. L’obiettivo principale di questa società non è comunque la promozione ad ogni costo: rimane prioritaria la coesione di gruppo e la crescita personale delle ragazze. Anche su questo fronte il Novale può dirsi soddisfatto, visto che in due anni la squadra ha costruito legami solidi, che si riflettono in campo.

Tolta l’ansia da prestazione, rimane quindi la voglia di giocare e i risultati arrivano più facilmente, “quasi” da soli.

Ciò che contraddistingue questo gruppo da molte altre realtà sportive è infatti la volontà di affron-

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La squadra della Polisportiva giovanile salesiana di Novale

tare le gare con uno spirito diverso, più incline ad assaporare la gioia dello stare insieme che quella del risultato. “Abbiamo la fortuna di avere all’interno del nostro staff Suor Lidia Ercolin, che ricopre la carica di vicepresidente

ed è soprattutto la nostra delegata salesiana come ci piace chiamarla, perché è l’anello di congiunzione tra l’attività sportiva e il mondo salesiano su cui è stata fondata la società quarant’anni fa”.

“La nostra associazione è

rimasta fedele nel tempo ai valori su cui fu fondata nel 1969. Oggi tutti i nostri sforzi mirano al proseguimento dell’attività tenendo sempre in primo piano le basi dell’insegnamento di Don Bosco: educare giocando”.

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16 FEBBRAIO 2008 Calcio serie B. Contro il Mantova è stata una battaglia vera. La strada è dura ma la voglia di riscatto cresce. Cunico: “A questo punto della stagione serve una svolta definitiva”

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DI FRANCESCO CAVALLARO

La fiammella della speranza. Si è accesa, ed era ora, martedì scorso in occasione del turno infrasettimanale in casa del Mantova.

Raimondi, doppietta, e Matteini hanno steso la squadra di bomber Godeas. Lo hanno fatto per il mister Gregucci, giunto alla sua ultima spiaggia: se i biancorossi avessero perso anche al “Martelli” il tecnico sarebbe sicuramente saltato. Tanto che c’era già il sostituto. Quel Walter Zenga che domenica è stato visto a pranzo con il presidente Polato. Un caso? Assolutamente no. Va detto che il Vicenza ha vinto una battaglia, ma non la guerra. La situazione in classifica rimane molto complicata; i biancorossi sono quart’ultimi con 21 punti

Basta crederci! Gregucci timoniere nella tempesta in compagnia di Avellino e Treviso. Dietro ci sono solo Spezia e Cesena (il prossimo avversario al “Menti”) a 20 e il Ravenna a 18. Se la matematica non è un’opinione, ci sono solo due posti per la salvezza, dato che la prima squadra (ir)raggiungibile è il Piacenza, a quota 26. I biancorossi riusciranno nel miracolo? L’impresa è molto dura, ma in realtà non impossibile. Tuttavia, per rimanere in serie B il Vicenza deve ricominciare a vincere in casa (il successo manca da nove mesi). Una volta il caro e vecchio “Menti” era un fortino inespugnabile. Ora è diventato terra di conquista.

A mister Gregucci, se rimarrà ancora lui, il compito di correggere alcune inconcepibili amnesie difensive; il tecnico deve mettere mano anche al centrocampo, spesso un reparto avulso dal resto della squadra.

Per quanto riguarda l’attacco, occorre che Zampagna si metta bene in testa un concetto: belli sì i suoi tacchi, ma non sono queste le giocate che servono ai biancoros-

48enne libero. Le note del mio pianoforte, sottolineano la solitudine che da un po’ di tempo mi avvolge, mi guardo intorno e vede una bella villa, ma troppa solitudine. Ci sei?

Sono laureato, ex insegnante di matematica e fisica. Amo le arti marziali, lo sport, il ballo, la buona musica, dipingo. Vorrei conoscere una donna in pace con se stessa, leale, femminile nei modi.

Giulia 29enne. Pur avendo desiderato altro per la mia vita, mi ritrovo da sola e senza amici. Pago lo scotto di scelte sbagliate ma non avventate. Vorrei trovare un po’ di serenità e di un calore umano che fosse soltanto mio.

Elisa 31enne libera, sono una ragazza che in amore da tutta se stessa. Sono comprensiva e paziente, odio l’ipocrisia e i luoghi comuni.

Voglio dare e ricevere sensazioni forti.

Michela 33enne nubile, impiegata, sono una ragazza riflessiva e divertente. Vorrei finalmente conoscere qualcuno che desideri cambiare la propria vita in meglio: Da soli si riesce a vivere ma in due si può toccare il cielo con un dito.

Marta 34enne, nubile, alta 162, semplice, tranquilla. Insegnate elementare. Vorrei conoscere un ragazzo libero, possibilmente laureato, forte, abituato ad affrontare la vita.

Giuliana 35enne, lavoro in una galleria d’arte, sono affascinata dalla storia e dal bello, ma dentro sono una ragazza saldamente ancorata ai valori veri della vita. Cerco un ragazzo semplice, anche con interessi affini ai miei.

Paola 36enne. Sono piena di idee e di voglia di esprimerle, curiosa, non so arrendermi nè sottomettermi, sono libera come il vento ma vorrei un compagno che si aggregasse, per dividere tanti piccoli momenti di felicità, vorrei un uomo da amare per quel che è.

Angelo Gregucci, allenatore del Vicenza

si in questo momento. Bisogna buttarla dentro, punto e basta. L’ex atalantino ha fatto solo il suo dovere da quando è arrivato (2 gol in quattro partite); e ci mancherebbe, con tutto quello che è stato pagato.

Fatto sta che l’attacco biancorosso è tra i peggiori del campionato (25 i gol fatti).

Per non parlare della difesa: 41 i gol subiti, peggio ha fatto solo il Ravenna con 48.

Chiaro allora che con questi numeri sal-

varsi diventa quanto meno difficile, come sottolinea il vicepresidente Tiziano Cunico. “La situazione continua a restare critica - sottolinea il dirigente -; anche le altre dirette concorrenti non stanno andando bene, ma non possiamo gioire delle disgrazie altrui.

A questo punto della stagione serve una svolta definitiva”. In particolare, dopo la disfatta contro il Bari, Cunico era un uomo sconsolato. Nell’occasione anche i tifosi, fino a quel momento esemplari per il loro comportamento, avevano dato segni di impazienza. “Hanno avuto ragione ad esprimere tutto il loro disappunto - commenta -; di certo non li biasimo per i loro fischi”. A diciassette partite dalla

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fine Cunico si aggrappa alla cabala per sperare. Perché il Vicenza visto in campo a Mantova ce la può davvero fare. “Tre anni fa l’Arezzo aveva sei punti di distacco dalla zona salvezza a cinque giornate dal termine - ricorda Cunico -. Ebbene, ce l’ha fatta a salvarsi. In fondo anche noi non siamo lontani dalla soglia; il problema è che dobbiamo ricominciare a vincere in casa, e subito”. Anche il presidente Gian Luigi Polato è preoccupato. Lui che ha sempre cercato di salvare il salvabile ora si trova a dover gestire un momento delicatissimo per il futuro del Vicenza. “Non abbiamo più alibi - attacca Polato -; non possiamo più permetterci di sbagliare”.

Poi però corregge il tiro e conclude: “Occorre del tempo perché i nuovi arrivati si amalghinino per bene con i compagni Un po’ contraddittorio. La sola cosa sicura, comunque, è che bisogna vincere. Subito e tanto. La città e i tifosi non meritano di retrocedere.

Il mio aspetto è piacevole, ho un carattere dolce e vesto in modo femminile. Amo il nuoto, i viaggi, la musica, la danza classica, e la disco.

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Silvano. Di me stesso, posso dire di aver pregi e difetti, come tutti noi. I pregi non li posso elencare, per i difetti mi sento, troppo buono e troppo precipitoso.

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Giorgio. 46enne. Vivo di cose semplici, di valori tradizionali cui mi sento molto legato, non amo le follie, le esagerazioni “moderne”. Ho un buon lavoro che mi permette e permetterà una certa agiatezza, ma i soldi non potranno mai colmare il vuoto di un’amore che tarda ad arrivare.

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16 FEBBRAIO 2008

Calcio C2. I bassanesi continuano la marcia in vetta alla classifica Intervista a La Canna, ultimamente finito spesso in panchina. “Vorrei giocare di più, ma devo molto a questa squadra”

Riserva di lusso, ma a scadenza DI FRANCESCO CAVALLARO

Mario La Canna – attaccante, classe 1977 – dallo scorso mese siede spesso (ma non volentieri) in panchina. Il giocatore sembrava un titolare inamovibile dopo il lungo infortunio patito nella scorsa stagione; da qualche partita a questa parte però mister Glerean lo fa entrare solo negli ultimi minuti, quando il risultato (cioè il successo) è già bello che acquisito. Lui dice di sentirsi bene e pronto per dare una mano alla causa; e, almeno a parole, non ha la minima intenzione di fare polemica con il tecnico.

La prende con filosofia: è così e basta. Anche se è lui stesso ad ammettere che a volte è dura

Mario La Canna

guardare i propri compagni a bordo campo. “Logico che preferirei giocare di più - racconta La Canna -; e chi non vorrebbe questo nella mia situazione?

Personalmente mi sento un titolare, come tutti i miei compagni che militano nel Bassano.

Qui non ci sono riserve, siamo tutti giocatori di prima scelta; e in altre squadre di serie C2 magari saremmo titolari fissi”.

La Canna ha avuto anche qualche contatto con il Sassuolo, serie C1, durante il mercato di riparazione. Alla fine però non se n’è più fatto niente: l’attaccante è rimasto tra le fila giallorosse anche per un senso di gratitudine e riconoscenza nei confronti della società. “Quando mi sono infortunato mi hanno aspettato tutti: il mister, i compagni, la dirigenza e i tifosi. A loro sono molto grato. Da parte mia credo di poter dare ancora molto a questa città; sono arrivato nel gennaio 2006 quando eravamo invischiati nella lotta per non retrocedere. E alla fine ci siamo salvati.

Ora puntiamo alla promozione in diretta in serie C1. Di nuovo tutti assieme. Non è il momento di tirare fuori pretese personali; io stesso potrei impuntarmi e dire che voglio giocare a tutti

i costi, proprio perché mi sento in forma. Tuttavia, non mi va di creare problemi all’interno dello spogliatoio. Mi sto allenando al massimo, come sempre; con il mister ci siamo parlati, è tutto a posto. Abbiamo un rapporto che va al di là di La Bassano Virtus continua la marcia trionfale in vetta quello propalmares l’attaccante cosentifessionale. Lui mi ha dato tanta no ha già all’attivo una prestifiducia nei momenti bui, devo giosa promozione con la Regsolo ringraziarlo”. gina, dalla serie B alla A, nella stagione 2001/02. “E’ stato un Fatto sta che il contratto di anno fantastico - ricorda -; eraLa Canna scade a giugno. E vamo una squadra molto fordopo? “Penso e spero che non te e ne eravamo consapevoli. ci siano problemi per il rinno- Ma non ci siamo mai montati vo, riprende il giocatore; cre- la testa; al contrario, affrontado di poter dare ancora molto, vamo ogni partita con grande magari in serie C1 insieme al umiltà. Questo è lo spirito giuBassano. Sono strafelice di es- sto per vincere il campionato: sere qui. Se avrò l’opportunità credere nelle proprie capacità di dimostrare ancora quanto e scendere in campo sapendo valgo tanto meglio”. Nel suo che tutte le partite sono diffici-

li”. In fondo in fondo La Canna spera in cuor suo di poter dare ancora il suo contributo alla promozione del Bassano. “Anche se non parto titolare desidero dare l’anima per questa squadra, conclude l’attaccante; sono così nel calcio e anche nella vita. Mi rendo disponibile per gli altri. Per quello che posso fare ci sono sempre. Chissà, forse è stato per questo che quando ero infortunato ho sentito tanto calore nei miei confronti. Ora vorrei ricambiare tanto affetto”.

Hockey in line. Nuovo capitano per i biancorossi: Andrea Bellinaso storico numero uno affida la formazione a Massimo Stevanoni

Un Diavolo azzurro alla guida della squadra DI SABRINA NICOLI

La Caoduro Diavoli Vicenza sabato 16 febbraio sarà impegnata a Milano contro il fanalino di coda Milano 17 Rams, in una sfida che sulla carta appare sicuramente abbordabile per i vicentini.

Nella fila dei biancorossi, dalla scorsa settimana, c’è ufficialmente un nuovo capitano: Massimo Stevanoni, al quale ha passato il testimone definitivamente Andrea Bellinaso, storico capitano dei Diavoli. “Mi dispiace lasciare questo ruolo che ho rivestito per tanti anni, ma visto che in questa stagione ho iniziato a seguire Ale (Alessandro Corso, allenatore dei Diavoli) come assistant coach, era giusto lasciare la fascia ad un altro. Ho iniziato una nuova strada accanto al nostro allenatore per imparare un altro ruolo, che potrà rappresentare il mio futuro, e poi c’era bisogno di una figura del

Massimo Stevanoni, il nuovo capitano dei diavoli

genere vicina alla squadra”.

Andrea Bellinaso, classe ’77, è nato e cresciuto nell’hockey in line insieme ai Diavoli e dal ’98, anno di inizio dell’attività per i biancorossi, ha sempre rivestito il ruolo di capitano, a partire dalle prime competizioni fino alle ultime stagioni nella massima serie. “Sono stato capitano per undici stagioni durante le quali ci sono state molte soddisfazioni. Le più grandi? Tutte le promozioni, in

particolare quella in serie A1 nel 2004, e le semifinali play off, soprattutto quella della scorsa stagione contro Asiago. E’ stata una bella soddisfazione anche vedere come è cresciuta la società in questi anni e come si è trasformata la squadra, da un gruppo di amici a una formazione di semiprofessionisti protagonisti nella massima serie”. Un nuovo ruolo, una nuova strada da proseguire nei prossimi anni, ma in questa stagione? ”Quest’anno mi sento ancora più giocatore che altro, ma sto cominciando a costruire e delineare il mio futuro”. Dal capitano storico al nuovo capitano, Massimo Stevanoni, da quattro anni con i Diavoli per la fase dei play off e da quest’anno

in biancorosso per tutta la stagione.

Il forte atleta di Bosco Chiesanuova, difensore e anche attaccante, vanta un curriculum sportivo di quelli importanti: ha cominciato a pattinare sul ghiaccio a sei anni e nel 1994 è entrato nel giro della nazionale azzurra nelle formazioni giovanili, prima con l’under 14 e poi l’under 16, partecipando a numerosi torni a livello internazionale; nella stagione 1998/99 ha iniziato la carriera nella massima serie a Bolzano e ha partecipato ai Campionati del mondo under 20, piazzandosi sempre nelle prime posizioni; ha giocato con il Val Pellice, per quattro anni con Milano Vipers e per un anno con Renon, Cortina e Fassa, conquistando tre campionati italiani (2004 - 2003 - 2002), due Supercoppe Italiane ( 2003 - 2001) e il secondo posto nella Continental Cup nella stagione 2001/02. All’hockey in line si è avvicinato dieci anni fa,

giocando nel periodo estivo, a cavallo tra una stagione di hockey su ghiaccio e l’altra, prima con Bolzano nel ’98, poi con Vicenza nel ’99, quindi col Milano 24, con Draghi Torino e dal 2004 nuovamente con Caoduro Diavoli Vicenza.

Del ruolo di capitano si è detto felice e ulteriormente responsabilizzato.

“E’ una soddisfazione, un’emozione e un’ulteriore conferma della fiducia della società – ha dichiarato Stevanoni -. Da quattro anni sono a Vicenza, da quest’anno a tempo pieno, e quindi sento di avere una maggiore responsabilità. E’ una nuova sfida e servirà a dare un po’ di “pepe” a questa stagione che ha avuto degli alti e bassi e qualche momento difficile. Ma servono anche le difficoltà, per crescere e per migliorare. Personalmente, avere una responsabilità ufficiale, anche quando non va tutto a gonfie vele è un’ulteriore sfida”.

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cultura La storica formazione fondata da Giuliano Fracasso festeggia i 30 anni tra dubbi e incertezze “Colpa” anche del nuovo teatro, che prosciuga sponsor e fondi

Coro e orchestra di Vicenza Compleanno amaro. E muto DI LUCA MATTEAZZI

Chi lo conosce da vicino lo descrive con una di quelle storielle a metà tra l’indovinello e l’aneddoto che potrebbe piacere ad un umorista inglesi. “È nato da Giuseppe e Maria, da piccolo lo hanno messo in una mangiatoia, lo chiamano maestro, girava con gli Apostoli, e qualche volta gli capita di fare i miracoli”. Le analogie finiscono qui. Ma anche senza scomodare paragoni troppo ingombranti, nella carriera di Giuliano Fracasso, fondatore e instancabile animatore del Coro e orchestra di Vicenza, c’è sicuramente qualcosa di molto particolare. Se non altro per come ha saputo attraversare un quarantennio di vita culturale della città, lasciandosi alle spalle crisi, rivalità e momenti bui, e anticipando spesso tempi e tendenze. Sempre “un po’ fuori dai binari”, come lui stesso ammette.

E in effetti fuori dagli schemi Fracasso ci è stato fin dagli esordi, che non hanno seguito la trafila classica di musicisti e dei direttori d’orchestra, fatta di lezioni in conservatorio e ore di studio su strumenti “nobili” come pianoforte o violino. Lui, al contrario, è partito dal basso, nel senso migliore del termine: da una strumento popolare come la fisarmonica, imparata andando a lezioni private e facendo poi pratica nei caffé concerto della città. Il suo debutto ufficiale è datato 1960, anno in cui si esibì al concorso “Primo applauso” del teatro Roma con un gruppetto di ami-

ci chiamato “Crazy Boys”: in mezzo a cantanti lirici e brani ispirati alla migliore tradizione melodica della canzone italiana, i quattro “pazzi” lasciarono pubblico e giuria a bocca aperta con una scatenata - e inedita per la Vicenza di quegli anni - interpretazione rock’nroll di di “Tutti Frutti” che gli valse il primo premio.

Sia chiaro: poi Fracasso il diploma di conservatorio l’ha preso, anzi, ne ha addirittura tre, uno di pianoforte, uno di fisarmonica, uno di organo e composizione. Ma non ha mai abbandonato la musica popolare, quella che spesso viene guardata dall’alto in basso da accademici e concertisti di professione. Sempre negli anni 60, ad esempio, si esibì con il gruppo degli Apostoli. “Altra esperienza bellissima – ricorda -. Abbiamo suonato al Piper negli anni delle Dolce Vta e di Patty Pravo, ci siamo esibiti con i New Trolls, i Camaleonti, i Dik Dik. Sempre in quel periodo, ho cominciato a suonare all’interno della caserma Ederle, per i gruppi americani che passavano di qua, e ad un certo punto abbiamo messo su un altro gruppo, con quattro cantanti di colore fantastici. Anche con loro siamo andati al Piper, e mi avevano anche chiesto si andare a suonare con loro negli Stati Uniti. Purtroppo i miei genitori hanno detto di no; e quella, forse, è stata un’occasione persa”. È in questo contesto che prende il via l’avventura di quello che poi diventerà il coro di Vicenza. A partire dal 1968, nella basilica di San Felice,

Lo spettacolo “El Murador” (con TE HAMA) messo in scena a dicembre 2007 al teatro Astra

Giuliano Fracasso ed il Coro ed orchestra di Vicenza

Fracasso inizia a mettere in piedi una schola cantorum che, col passare del tempo, diventa sempre più grande e ambiziosa. Nel 1972 c’è la prima uscita ufficiale, e nel 1978 i cantori vengono affiancati dall’orchestra, per un allestimento del Gloria di Vivaldi. Anche questa un’innovazione, in una città che non vedeva da tempo allestimenti di un certo impegno.

“Era una produzione molto bella – racconta Fracasso -, soprattutto perché nessuno, fino a quel momento, pensava che si potesse mettere in piedi a Vicenza qualcosa di quel livello, di solito appannaggio di centri come la fenice o l’Arena. Invece noi l’abbiamo fatta”.

Quelli che seguono sono gli anni forse più belli del Coro città di Vicenza.

Senza curarsi troppo della rivalità con le altre formazioni musicali (cosa che sembra una costante della scena culturale cittadina), l’ensemble di Fracasso prepara concerti come il Requiem di Mozart, il Magnificat di Bach, la Missa Solemnis di Beethoven, e spesso fa il tutto esaurito. “A volte bisognava spalancare le porte della Basilica, perché la gente non riusciva ad entrare”, conferma. Non c’è troppo da meravigliarsi, dunque, se alla metà degli anni ‘80 Fracasso viene chiamato come direttore di coro alla Fenice, e poi al Comunale di Treviso.

Il resto è storia recente, o quasi. Nel ’90, su indicazione del Comune, si decide di sciogliere le tre orchestre presenti in città per creare una formazione ufficiale della città, l’Orche-

ranza degli sponsor e dei contributi stra del Teatro Olimpico. Fracasso è pubblici. E agli altri non restano che tra i fondatori, ma presto abbandole briciole. Dicembre, tra concerti na l’Oto per tornare alla sua creatudi Natale e feste per la fine dell’anra, il Coro e orchestra di Vicenza. “Io no, era di solito un mese caldo per in quel momento ero all’apice della il Coro e Orchestra di Vicenza: nel mia carriera, ma con la nuova situa2007, invece, è arrivata una sola zione il coro si trovava con delle poschiamata. Così anche gli spettacosibilità di lavorare ridotte, perché il li già in cantiere per il 2008, anno grosso degli sforzi era concentrato del trentennale della formazione, sull’Olimpico. Lo dico senza polesono in bilico. “Bepi de Marzi mi ha miche, ma sono convinto che anche soprannominato Giuliano dei mirain una città come Vicenza possano coli perché, pur non avendo grandi coesistere varie formazioni, basta risorse, riuscivo ad scegliere repertori diallestire delle produversi”. zioni che nessuno osaDetto e fatto: senza ab- “Sono bandonare il reperto- convinto che va fare – commenta rio classico, Fracasso anche in una il maestro -. Adesso la situazione è semcomincia a sperimen- città come pre più problematica. tare con il suo coro Vicenza Trovare fondi è difficibrani e generi della possano lissimo, e io non sono musica moderna. Priun manager: piuttosto ma il gospel (“Sono coesistere mi sento un artigiastato io il primo a varie no della musica”. Di portare il gospel in formazioni” nuovo, dunque, il coro città”, ribadisce), poi e orchestra si trova a gli spiritual, la musica dover fare i conti con un futuro carietnica, i cantautori (ha fatto un muco di incertezze, e con la sostanziale sical ispirato alla “Buona Novella” di indifferenza di molte istituzioni citDe André), i concerti con il gruppo tadine. Di sicuro, o quasi, c’è la nuodi Duke Ellington, i musical come va edizione della manifestazione Jesus Christ Superstar, i Queen. E lirica “Viva Verdi”, lanciata tre anni ancora una volta la risposta del pubfa proprio da Fracasso, in collaboblico è buona, razione con Tva e con il Comune.

Adesso, però, lo scenario dei primi Ma l’appuntamento è per luglio. Per anni ’90 rischia di ripetersi. Paraallora, ci si potrebbe scommettere, dossalmente, a causa del nuovo teaGiuliano dei Miracoli troverà qualtro. “che – precisa subito il musicista che altra buona idea per assicurare -, è una grande valore per la città”. un futuro ad una delle orchestre più Il fatto è che la nuova struttura asantiche della città. sorbe adesso la stragrande maggio-

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altovicentino

Luca Pagliara, studente universitario 22enne, racconta le sue cinque settimane in mezzo ai poveri del Kenia

Da Vicenza alla baraccopoli Kibera, un viaggio che cambia la vita DI ANDREA BASSO

zioni radicate nel territorio africano. “Prima di partire - racconta . si seguono dei corsi utili a preparare Luca Pagliara è uno studente i ragazzi per questa insolita e affa22enne dell’università di Padova, scinante esperienza”. facoltà di scienze politiche. CurGiusto il tempo di sottoporsi ad riculum relazioni internazionali una serie interminabile di vaccini e diritti umani, per la precisione. e di ricevere le tante, tantissime Da sempre affascinato dai paesi raccomandazioni da parte dei fadel Terzo Mondo, Luca è riuscito, miliari, ed è già ora di decollare. poco alla volta, ad approfondire “Arrivato in Africa – continua - ciò la propria conoscenza delle proche mi ha maggiormente impresblematiche che affliggono da anni sionato è il modo dei kenioti di afgli stati più poveri. E molto lo deve frontare la giornata. La prima paproprio ad un indirizzo di studi rola che ho imparato è pole pole: che gli consente di confrontarsi risignifica piano piano, con calma. petutamente con le difficili realtà Questo vocabolo riassume perfetdi molti popoli disagiati. tamente il loro modo Continuamente di vivere la vita: senza bombardato da no“Giravamo fretta, privi di qualsitizie spiacevoli proper le voglia urgenza”. venienti dalle varie Il corso a cui prende zone misere del mon- baraccopoli parte è diviso in due do, ad un certo punto tutti sudati, decide di mettersi in resistendo a periodi. La prima setgioco in prima per- temperature timana è uguale per sona, di provare a elevatissime tutti: Luca e compaoccupano la matfare qualcosa di utile e duellando gni tinata assistendo ad al prossimo. Ad offrirgli la possibilità con il cattivo alcune lezioni sulla cultura, sulle probledi lanciarsi in que- odore che matiche e sulla situasta nuova avventura perseguita zione africana in geci pensa la Karibu la zona” nerale. Il pomeriggio, Afrika Onlus (www. invece, è totalmente karibuafrika.it), ente dedicato alla visita guidata a prosorto nel 2004 a Padova e che getti già in corso di svolgimento; conta ora numerose succursali in una specie di ‘gita’ pensata per alcune delle città più importanti indirizzare i ragazzi verso la scelta d’Italia. di quello che sarà il loro piano di Luca prende parte ad un corso lavoro a partire dalla seconda setchiamato “Studying Africa in Afritimana. ca”, progetto che viene riproposto Passati i primi sette giorni di amsemestralmente da Karibu Afrika bientamento, dunque, i volontari in collaborazione con la città di di Karibu Afrika decidono quale Nairobi, capitale del Kenya e con progetto sposare. Le offerte sono l’aiuto e il sostegno di altre fonda-

Un milione di persone (un quarto della popolazione di Nairobi) vive a Kibera

due: quattro settimane vissute tra scuole e case di accoglienza oppure lo stesso periodo di tempo affrontando la difficile realtà delle baraccopoli.

Luca non ha dubbi e si lancia con decisione nel secondo programma; ad attenderlo un duro mese a stretto contatto con Kibera e Mathare, due delle baraccopoli più grandi del mondo.

“Inizialmente ci si muove in gruppo - riferisce -; poi, con calma, si instaura un rapporto con gli abitanti del posto che, cresciuti in una situazione difficile, fanno molta fatica a riporre fiducia negli sconosciuti”.

Il progetto dedica grande importanza al recupero dei bambini: si comincia scambiando qualche parola e offrendo loro del cibo. Man mano che il rapporto tra ragazzini e personale della Onlus si solidifica nascono delle vere e proprie amicizie. Uno degli obiettivi principali che la fondazione si prefigge è quello di tenere distanti dai guai i bambini, garantendo loro una maturazione più tranquilla possibile.

Una missione davvero complicata in un luogo in cui la violenza e l’uso di droghe sono all’ordine del giorno.

La vita, da quelle parti, è davvero dura, e il lavoro si svolge sfidando un caldo asfissiante e circondati da rifiuti maleodoranti. “Giravamo per le baraccopoli tutti sudati, resistendo a temperature elevatissime e duellando con il cattivo odore che perseguita la zona – ricorda Luca - ; la sera, quando rientravo al villaggio, dovevo detergermi il naso per riacquisire parzialmen-

Luca Pagliara ed alcuni dei bambini di Kibera

te il senso dell’olfatto. Soffiando il naso il fazzoletto si impregnava puntualmente di sangue misto ad una sostanza nera: la prima volta mi sono spaventato, poi ho capito che era una situazione a cui mi sarei dovuto abituare”.

Difficoltà fisiche e di ambientamento; chissà quante volte avrà rimpianto l’Italia il 22enne vicentino. “Invece no – ribatte deciso -. Le condizioni avverse ci sono, in qualche situazione si prova nostalgia, in altre ancora soggiunge addirittura la paura, questo non lo nego. Eppure non mi è mai passata per l’anticamera del cervello l’idea di mollare tutto per fare ritorno a casa”.

Parla anche di paura: già, qualche situazione di pericolo nelle baraccopoli può crearsi, soprattutto in tarda serata quando molti uomini fanno ritorno alle proprie case stanchi e il più delle volte ubriachi.

Per tutelare i propri ragazzi le associazioni presenti in Africa hanno istituito una sorta di coprifuoco: tutti i giovani fanno rientro alla Shalom house per la notte evitando così possibili incontri poco raccomandabili. Oltre che l’alloggio, le varie società si occupano di fornire al proprio staff vitto e denaro utile per poter utilizzare i mezzi di trasporto.

Tornato a casa da qualche mese Luca tira le somme della sua importantissima esperienza: ”Sono partito con la presunzione di andare in Kenya per aiutare – sostiene -; la prima cosa che ho capito al mio ritorno è che, invece, sono gli abitanti della baraccopoli ad aver aiutato me a crescere e capire certe cose che, probabilmente, da

solo non avrei mai compreso. La vita in Africa è davvero difficile: le persone muoiono di malattie, per effetto della droga o perché mal nutrite. Attualmente, come se non bastassero i problemi che già falcidiano la popolazione delle baraccopoli, si è aggiunta una questione politica culminata in una tanto improvvisa quanto violenta guerra che coinvolge le varie etnie che compongono la società keniota. I telegiornali italiani pensano solo a rassicurare i parenti delle persone che alloggiano sulla costa, luogo in cui difficilmente si verificano incidenti. Si dimenticano invece di parlare degli oltre mille morti provocati dagli scontri negli ultimi due mesi, alcuni addirittura rinchiusi in case e chiese e bruciati vivi”.

“Luca Marchina – continua -, rappresentante di due fondazioni in Kenya, mi tiene costantemente aggiornato sulla situazione, ma purtroppo è questo l’unico modo che ho per saperne di più su ciò che accade sulla terra in cui sono stato ospite”.

Concludendo, Luca ci tiene a mandare un saluto ai suoi amici kenioti e a ribadire la bontà d’animo degli abitanti che ha conosciuto:” Loro non hanno nulla eppure ti offrono tutto, hanno un cuore grande così - sorride malinconicamente -: c’è molto da imparare da gente come loro”. Ora Luca è tornato ai suoi studi ma con un solo pensiero fisso in testa: “Appena sarà possibile partirò per un’altra esperienza simile: Brasile, India o chissà quale altra meta, l’importante è ripetere un’avventura gratificante come quella vissuta in Kenya”.

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cultura Ricordi e aneddoti di uno che il ’68 l’ha fatto nella periferica Vicenza Nostalgia ma anche distacco: “Vestivamo alla rivoluzionaria”

Formidabili (e ingenui) quegli anni DI GIULIANO CORÀ

Vestivamo alla rivoluzionaria: eskimo d’ordinanza.

Non ho mai saputo chi abbia stabilito che quel giaccone verdastro doveva essere il marchio dei ‘compagni’, ma se non ce l’avevi non eri nessuno. D’estate era un po’ difficile differenziarsi per bande: non c’erano tutte le distinzioni di oggi (come quegli idiotissimi pantaloni col cavallo sulle ginocchia e ‘le balote de picolòn’). Ma appena arrivava il freddo, subito tutti ‘in divisa’, come diceva mio padre. E più l’esterno era logoro e scucito (li avremo inventati noi, gli indumenti ‘anticati’?!), più la pelliccia sintetica interna era pesta e ‘inciociolà’ - come diceva mia nonna - più ti bruciava nel petto l’ardore rivoluzionario.

tolate non in comuni cartine da sigarette ma in foglietti giallastri e semirigidi ricavati appunto dal mais: quanti tumori ai polmoni i miei coetanei si saranno preparati in quelle pestifere nuvolette che esalavano dai bivacchi mattutini durante i volantinaggi?

Bestemmiavamo alla carrettiera. Certo, la coprolalia è sempre stata un elemento fisso del passaggio all’età adulta, ma noi l’avevamo portata a livelli iperrealisti – una parola, on porco e ‘na bastiéma – e spesso, per capire il concetto, era più conveniente cercare di decifrare l’intonazione del porco che cucire tra loro le rade parole.

Leggevamo all’intellettuale: Quaderni Piacentini. Non ne capivamo un beatissimo cazzo, ma il posarli in bella vista sul tavolo della pizzeria, quando l’armata rossa si rifocillava tra una tappa e l’altra della marcia rivoluzionaria, dava brividi orgasmatici.

Proletari finto-colti Fumavamo alla proletaria: Gauloises, naturalmente (no, non le Alfa: quelle erano davvero ‘troppo’ proletarie, mentre le Gauloises emanavano snobisticamente un irresistibile profumo di Maggio francese). Faceva molto ‘operaio’. Il massimo era riuscire a procurarsi le Gauloises Papier Mais, arro-

Nemici (veri e immaginari) Portavamo guevaristicamente le nostre barbette più o meno striminzite, cercando di convincere i nostri ormoni adolescenziali a spremere qualche peluzzo in più.

A scuola, costituivamo una quinta colonna contro i professori, cani da guardia del regime, pronti ad inveire al

Eskimo e Che Guevara le icone del ‘68 italiano

Giuseppe Ungaretti saluta i giovani contestatori

minimo sentore di pensiero eravamo, ci definivamo per controrivoluzionario. Quan- negazione, come ciò che non ti si sono scolasticamente eravamo: appunto, ‘antifasuicidati pur di sventolare scisti’, qualunque cosa poi la bandiera rossa in faccia volesse dire. all’odiato nemico? Capita- Odiavamo gli Usa: forse va poi, a volte, che l’odiato l’unica cosa buona che abnemico di cui sopra ci pren- biamo combinato - pur se, desse da parte, in presidenza anche in quel caso, con molo in un’aula vuota, per una ta confusione nella testa. paterna ramanzina, ma qua- Erano gli anni del Viet-Nam, si sempre eravamo troppo l’ennesima guerra del Signoebbri di febbre rivoluziona- re Oscuro contro il diritto dei ria per riconoscere in quelle popoli all’autodeterminazioparole vite intere di pensie- ne. Giusta lotta, dunque, la ro e di saggezza. nostra, anche se Fortunati quelli il forse un minimo cui cuore è stato Giusta lotta di coerenza in più prima o poi toc- la nostra, non avrebbe fatto cato da esse, che anche se male. Allora, per per le misteriose accorgersi che il forse un vie dello spirito 99% dei nostri hanno comunque minimo di miti provenivano trovato la loro coerenza comunque da là; strada. più tardi, per imin più non Combattevamo e avrebbe pedire a molti di odiavamo ‘i fasci- fatto male noi di riciclarsi, sti’, certo, ma da da adulti, in partiun punto di vista ti e organizzazioni molto più ‘razziale’ che politi- che della servitù all’America co. Ben pochi di noi avevano hanno fatto una ragione di la preparazione storico-poli- esistere. tica per capire cosa fossero fascismo ed antifascismo, e Abbattere dunque ‘i fascisti’ erano per la borghesia noi molto meno una parte Andavamo in corteo in Corso politica e molto più una crea- Palladio, a épater le bourzione del pensiero, un nemi- geois. Sfilavamo con una coco ideale odiando il quale reografia precisa: ogni tanto davamo identità a noi stessi. la metà del corteo si bloccaSpesso, più che per quel che va, lasciava avanzare per un

centinaio di metri la testa, e poi la raggiungeva di corsa, inalberando ritratti di Mao e di Stalin, e agitando, stretto tra indice, medio e pollice, il Libretto Rosso. Ci fosse stato uno che l’aveva letto, e magari anche capito: quisquilie, di fronte all’ebbrezza di quella corsa verso il sol dell’avvenire. Quante volte mi sono rivisto in quei cortei, con limpidezza fotografica. Quante volte ho immaginato una scena diversa: che qualcuno di quei bourgeois ci prendesse ‘par le strasse’ (l’eskimo d’ordinanza di cui sopra), ci rifilasse un paio di sberloni sul muso, ci chiedesse: ‘Ma almeno, testa di c****, lo sai di cosa stai parlando?’. Se fossimo stati onestamente capaci di dire di sì, avremmo potuto continuare: ma penso che pochi ne sarebbero stati capaci. Seppi una volta che un anziano commerciante, spaventato da quel nostro ardore, venne colpito da infarto e poi morì. Per anni quel ricordo mi ha tormentato. Pover’uomo: aveva preso sul serio tutte le nostre pagliacciate. Forse avremmo dovuto dirgli che stavamo solo cercando di diventare grandi, ma non lo sapevamo neanche noi. Millenovecentosessantotto: “Formidabili quegli anni”.

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edicola ovestvicentino

1016NOVEMBRE FEBBRAIO 2008 2007

Tratto dalla stampa locale o nazionale, un articolo che fa riflettere, discutere o arrabbiare. O anche divertire

Veneziani: rovesciare il Sessantotto Il suo ultimo, concettoso, co- I suoi cattivi maestri? raggioso saggio “Rovesciare Troppi. Sartre o il sullodato il ‘68” (Mondadori), è un en- Marcuse. Ivan Illich e Lacan, nesimo dispiacere che l’auto- Reich e una folla di maestrini re [Marcello Veneziani] dà a nostrani che ripetevano in piccoloro che, invece di fargli un colo, e in peggio, gli errori dei monumento, gli scaverebbero maestri. volentieri la fossa. Quei baroni E i cattivi maestri in buoe baronetti di una Destra che na fede? non vuole paladini, ma solo Don Milani, Basaglia, Pannelmaggiordomi, cortigiani, rin- la. negati.

I suoi complici?

Cos’è stato il Sessantotto?

La borghesia radical-chic che Non è stato un evento, ma un fece allora i suoi primi passi, clima; non è stato un anno liquidando la vecchia e un po’ speciale carico di avvenimenti, trombona borghesia cristianoma un virus incubato prima e moralista, ma che aveva senso trascinato dopo, nostri giorni del decoro, responsabilità del inclusi. ruolo, senso del dovere.

Cosa voleva?

I suoi beneficati?

Cambiare tutto, abolire la real- I peggiori e gli sfaticati. Figli tà e far coincidere il desiderio della demeritocrazia, della con la vita. Voleva sprigionare selezione alla rovescia. Non la libertà e le pulsioni e rico- solo... minciare da zero. I sessantotti- Che altro? ni sognavano di essere autono- Ha avvantaggiato i suoi sacermi e, invece, si sono svegliati doti e sacrestani andati al poautomi. tere. Quante nulCioè? lità frizzanti sono Schiavi della tecni- “Il Sessantotto salite in cattedra, ca e dell’economia, non è stato prive di sostanza, dei loro imperativi un evento, ma con le bollicine e delle loro proce- ma un clima; del ‘68. dure.

I suoi profittatonon è stato I suoi più veneri? un anno rabili profeti?

Per un anno di serUna caterva, fra speciale vizio sulle barricate veri e presunti. del ‘68 molti hanno carico di Chi? avvenimenti, avuto quarant’anni Innanzitutto, Mao, ma un virus” d’indennità. Il ‘68 è Marcuse, Guy Destata una card per bord. accedere ai posti di I suoi buoni maestri? comando. Come le tessere AliJack Kerouac e i poeti della talia, per entrare nelle sale dei beat generation. Un gran pez- vip. (…) zo di Nietzsche. Qualcosa di Cos’ha fatto di commenJames Dean e della gioventù devole il ‘68? bruciata.

Ha valorizzato la libera creati-

Il giornalista e scrittore Marcello Veneziani

vità e ha avuto più attenzione per le donne e per gli svantaggiati. Ma il meglio il ‘68 lo ha fatto ad Est. Come?

Combattendo contro i carri armati. Darei il maggio francese e il quarantennio sessantottardo italiano per la primavera di Praga. Cederei Capanna e il Movimento studentesco in confezione intera, barbe incluse, per Jan Palach.

E cos’ha fatto il ’68 di riprovevole?

Ha tagliato le radici, gli alberi e i rami su cui eravamo tutti seduti.

Con la conseguenza?

Che siamo precipitati in quella specie di deserto benestante che è il nostro tempo.

I suoi peggiori guasti?

Di tipo civile più che politico.

Perché?

Perché, politicamente, non rovesciò nessun potere e, neanche sul piano economico rovesciò il capitalismo o la società dei consumi.

E sul piano dei rapporti fra le generazioni?

Su questo e su quelli dell’educazione e del linguaggio, del rispetto reciproco e del lavoro, ha fatto devastazioni ancora fumanti.

Il suo più calamitoso retaggio?

Il parricidio, ovvero la voglia di liberarsi del padre. E l’intolleranza permissiva, che è il rovescio di quel che il ‘68 voleva combattere e che Marcuse chiamava la tolleranza repressiva.

Cosa prescrive l’intolleranza permissiva?

Che è vietato vietare, tutto è permesso, non ci sono limiti.

E per chi non si riconosce in questo codice ideologico?

Sono dolori. Non ha spazio né

testati? Per loro, la verità non esiste, ma esiste solo il soggetto. Di conseguenza, il vero e il falso dipendono esclusivamente dal punto di vista.

Se sono fuori dal Palazzo?

Dicono che è da abbatterlo.

Se sono dentro?

Dicono di chiudere la porta e fortificarlo. Sono egocentrici e la verità è misurata solo dalla propria convenienza.

Le più spudorate conversioni?

Preferisco dare alcuni titoli di film: dalle molotov a Palazzo Chigi, da Potere operaio al Potere della sera, da Servire il popolo a Servire l’audience, da Lotta continua a Lobby condiritto di parola. tinua, da Autonomia Operaia Perché, in America, il ‘68 ad Astronomia Operaia, dal è durato pochi anni; in Manifesto al Manichino.

Francia, pochi mesi; da Altri apostati? noi è sempre attuale?

Preferisco restare sulle tipoloPerché da noi è diventato un gie. mestiere, si è ibridato con un Sentiamo. sistema di potere, quello del Ci sono quelli passati a destra; partito comuniquelli rifluiti nel sta e della sinistra potere sovrastansfusa, in un pri- “Da noi è te e apparentemo tempo ostile diventato un mente neutro al ‘68, creando mestiere, si è dell’economia, una vera e pro- ibridato con della scienza e pria egemonia dell’editoria; e un sistema di culturale. In altre quelli, che pur reparole, si è eter- potere, quello stando a sinistra, nizzato. Come si del partito sono oggi represaddice al Paese comunista e sori di lavavetri e di Santa Madre della sinistra poveracci. Ultima Chiesa, ricono- sfusa” traccia di ‘68, le scendo diversi contestazioni al pontefici e cardiPapa all’universinali. tà. Alle 67 firme di docenti ne I più corrivi e colpevoli? mancava solo una per fare 68.

I moderati vigliacchetti che lo Cosa resta del Sessantothanno assecondato, gli hanno to? aperto le porte e i portoni del L’enorme spazzatura che trapotere, lo hanno legittimato bocca sulle strade del nostro per sopravvivere, lo hanno futuro; resta una famiglia ricooptato per corromperlo, dotta a poltiglia; una scuola assumendone perfino le sem- che sembra un suk con zona bianze. fumatori; una società di soliE chi sono? tudini ringhiose, le une contro Baroni universitari, editori, di- le altre armate. rettori, imprenditori, politici, A quando la sua definitiva democristiani inclusi. archiviazione?

Le responsabilità della Dopo quarant’anni di servizio Chiesa? le persone vanno in pensione.

Dimenticavo i preti, qualche Dopo quarant’anni di disservescovo. Il Concilio Vaticano vizio sarebbe ora di mandare II è stato, forse, il battesimo in pensione il ‘68. Ma non si religioso della Contestazione, tratta solo di archiviare i sesil prologo in cielo delle uova santottini diventati sessantotmarce in terra. tenni.

E chi ha fatto il resto?

Di che cos’altro si tratta?

I teologi della liberazione e del- Di archiviare una cultura, una la morte di Dio, i preti operai e mentalità, di debellare un vicanterini, i sacerdoti del collet- rus, come hanno ben capito tivo democratico. Con che fac- Sarkozy e papa Ratzinger. (…) cia i contestatori “progressisti” di ieri sono diventati i bardi al Roberto Gervaso servizio dei padroni-affamatoda Il Messaggero ri e liberticidi a suo tempo con3 febbraio 2008

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economia

In Usa tassi d’interesse sempre più bassi. In Europa tutto fermo. Analisi delle politiche contrapposte delle due banche centrali.

E delle loro conseguenze sulle tasche dei cittadini

La Fed taglia, la Bce… guarda DI MARCO ZACCARIA

La Banca Centrale Europea non ha riserbato alcuna sorpresa ai mercati finanziari, proseguendo nella conferma di una politica monetaria che continua a seguire la linea già tracciata nei mesi scorsi. Il Board ha deciso ancora una volta di non intervenire sui tassi di interesse, che restano così fermi al 4%, livello cui si era giunti a giugno scorso, dopo l’ultimo rialzo di un quarto di punto.

Il mantenimento dell’attuale livello dei tassi di interesse ha impattato ancora una volta negativamente sui listini europei che hanno sofferto anche questa settimana. D’altro canto, anche gli obiettivi delle due Banche centrali sono ben distinti: mentre la Fed (banca centrale americana) sta abbassando i tassi per dare uno stimolo ai consumi del paese, per facilitare una sorta di arginazione del fenomeno subprime (con i tassi più bassi i mutui diventano meno onerosi e perciò il numero di crediti insoluti potrebbe diminuire) e per permette-

re alle imprese di indebitarsi a basso costo per crescere, così da debellare l’incubo disoccupazione e, perché no, per sostenere i prezzi di mercato (Microsoft ha lanciato un’offerta di acquisto al motore di ricerca Yahoo alzandone le quotazione del 40%), la Bce (banca centrale europea) vigila sull’inflazione.

E’ tutta qui la differenza: la Bce mantiene sotto controllo l’inflazione lasciando le famiglie in possesso di mutui a tasso variabile nella difficile situazione di dover sostenere rate in alcuni casi raddoppiate nell’arco degli ultimi due anni senza contare i ridimensionamenti di valore che le banche europee hanno subito ultimamente per il numero di crediti incagliati e sofferenze sempre crescenti. Una vera follia! Uno psicanalista definirebbe questa fase come “fase del rifiuto”, come se le autorità monetarie europee si rifiutassero di vedere la realtà dei paesi dell’Unione; le famiglie, non solo italiane, sono schiacciate dalle rate dei mutui per l’acquisto della pro-

pria casa, mutui che con l’aumento dei tassi di interesse decisi dalla stessa Bce si sono fatti via via più pesanti fino a divenire insopportabili in un numero di casi sempre maggiore; le imprese faticano a chiedere finanziamenti alle banche che, dopo le dovute svalutazioni per debiti incagliati, sono divenute molto più selettive nell’individuazione di possibili progetti da finanziare. In questo modo un paese soffre e, soprattutto, non cresce più.

Basta dare uno sguardo ai valori di borsa delle imprese del nostro Paese: vi sono imprese che in tre mesi hanno perso più della metà del loro valore, non ultima la Fiat che, sebbene possa vantare conti record, vale poco più della metà di quanto valeva a ottobre 2007. Le autorità monetarie europee alzano le spalle a queste critiche avanzate da molti economisti e rispondono che la Bce, a differenza della Fed, non è schiava dei listini azionari! Bella risposta, soprattutto quando possono arrivare compratori esteri che possono in questo modo mettere le mani a

La sede della Banca Centrale Europea, a Francoforte sul Meno

prezzi stracciati sulle imprese europee che erano state capaci di traghettare l’Europa fuori dalla crisi innescatasi in seguito all’11 settembre 2001 proseguita sino al 2003, anno in cui, con non poche difficoltà, l’economia ha ricominciato a “girare”.

Forse quello che manca ai vertici della Bce è il contatto con la classe media del paese, anche se ritengo che la differenza sostanziale tra i governanti americani ed europei stia nel fine ultimo che si sono prefissati; negli Usa la banca centrale difende gli interessi e la capacità di crescita di una vera Unione, un insieme coeso di stati che combattono, in questo caso, per uscire

il più presto possibile da uno scenario recessivo. Quello per cui combattiamo in Europa invece, è tenere lontano l’incubo dell’inflazione che si era in passato già abbattuto sulla Germania durante la Repubblica di Weimar.

In poche parole, negli Usa si combatte per uscire dalla crisi e per aiutare tutte le famiglie e le imprese, anche a costo di indebitare la nazione attraverso una politica di deficit spending.

Qui in Europa invece si combatte per tenere gli spettri chiusi nell’armadio, non accorgendosi che dietro le spalle un’ombra ben più minacciosa è pronta ad oscurare la vita di molti cittadini che assistono impotenti.

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16 FEBBRAIO 2008

regione

INTERVENTI – La Regione ha assegnato 214.579.768 euro all’acquisto di nuovi mezzi con i programmi di investimento sul trasporto pubblico locale

Autobus inquinanti? Chisso: non quelli finanziati dalla Regione “Gli autobus adibiti in Veneto al trasporto pubblico locale sono attualmente 3150; come Regione abbiamo assegnato 214.579.768 euro all’acquisto di nuovi mezzi con i programmi di investimento sul trasporto pubblico locale dal 2000 al 2005: con tali finanziamenti sono stati acquistati 1.320 nuovi autobus, portando l’età media del parco regionale da 12,57 anni del 2000 agli 8,08 anni del 2006”.

Lo ha ribadito l’assessore alle politiche della mobilità del Veneto Renato Chisso, in relazione a notizie di stampa circa l’età media degli autobus del Triveneto e la scarsa percentuale di veicoli a basso inquinamento.

“I finanziamenti destinati alla sostituzione di autobus con oltre 15 anni – ha sottolineato Chisso – hanno incentivato non solo l’acquisto di veicoli dotati di motori a basso impatto ambientale secondo le norme Euro, ma hanno anche imposto, nelle aree urbane l’acquisto di autobus ad alimentazione non convenzionale ed a bassissi-

mo impatto ambientale: bus elettrici, a metano, a GPL, e così via.

Tali autobus sono diventati la norma nelle nostre città maggiori”.

“Forse il numero di 5 mila autobus si riferisce anche a quelli ad uso privato o di noleggio, che notoriamente non possono essere ogget-

to di finanziamento pubblico perché sarebbe in contrasto con le norme relative al libero mercato”.Questi gli investimenti attivati dai piani della regione.Programma 2000 – 2003: ha consentito di investire 85.700.000 euro per acquistare complessivamente 526

autobus in rinnovo e potenziamento del parco, 10 natanti di navigazione, e dotazioni tecnologiche per il trasporto pubblico locale.Programma relativo al triennio 2002 – 2004: sono stati poi investiti complessivamente 82.500.000 euro, permettendo l’acquisto di 447 autobus, 11 natanti per la navigazione lagunare, e dotazioni tecnologiche per la bigliettazione automatica e il controllo satellitare dei veicoli.

Successivamente è stato ripartito l’incentivo di € 2.500.000 per l’acquisto di n. 15 ulteriori mezzi come premio alle aziende che hanno speso con più celerità.Terzo Programma, relativo al biennio 2004 – 2005: ha permesso un investimento complessivo di 61.808.645 per l’acquisto di 311 autobus, dotazioni tecnologiche per la bigliettazione automatica e il controllo satellitare dei veicoli, l’ammodernamento della flotta di navigazione e incentivo per le aziende che acquistano gli autobus con più celerità.Con la finanziaria statale del 2006 non

sono stati assegnati investimenti di alcun tipo per il trasporto pubblico locale. Successivamente, con la finanziaria 2007, sono stati stanziati per le Regioni 300 milioni di euro complessivamente per gli anni 2007 – 2008 e 2009, senza dare loro la possibilità di contrarre mutui con rate a carico dello Stato.

“Questo – ha rilevato Chisso – ha svilito l’impatto del finanziamento per il rinnovamento del parco autobus pubblici del Veneto: per il triennio in questione ci spetterà infatti la quota complessiva di 25.416.000 euro, per il finanziamento non solo di autobus, ma anche di treni, tram e metropolitane.Anche destinando un terzo del totale al rinnovo del parco autobus, potremmo assegnare contributi con i quali acquistare solo circa una quarantina di nuovi mezzi.

Insomma, il governo Prodi – ha concluso l’assessore – ha del tutto dimenticato la questione nelle finanziarie dello Stato o ha stanziato cifre assolutamente inadeguate al fabbisogno”.

E’ stato ricevuto a Palazzo Balbi il Console Generale di Ungheria L’Assessore regionale ai Flussi Migratori, Oscar De Bona, ha ricevuto oggi a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a Venezia, il Console Generale della Repubblica di Ungheria, Géza Hetényi, in visita di presentazione nella città lagunare.

Il Diplomatico, che ha assunto l’incarico nell’ottobre del 2007, in precedenza ha ricoperto diverse cariche tra le quali quella di Capo Dipartimento e di Vice Capo Dipartimento Generale presso il Ministero degli Affari Esteri ungherese.

Géza Hetényi era accompagnato dal Console, Zsuzsanna Kiràly e dal Console Generale Onorario di Ungheria a Venezia,

Enrico Zoppas. Nel corso del colloquio, in particolare, è stato affrontato quello relativo alla cooperazione economica e imprenditoriale.

A questo proposito De Bona ha sottolineato il fatto che la Regione guarda con molta attenzione all’Ungheria, che già oggi rappresenta per il Veneto un interessante mercato turistico, auspicando il rafforzamento dei rapporti, in particolare con la presenza di aziende venete nel paese magiaro.

“In questo senso - ha sottolineato De Bona – siamo disponibili a ragionare su eventuali proposte, che ci verranno avanzate da istituzioni ungheresi, con le quali

potremo divenire partner, utilizzando anche l’opportunità dei Fondi Europei per alcune iniziative.”

A questo proposito il Console Generale, ribadendo l’auspicio di una maggiore presenza di aziende venete in Ungheria in una logica di cooperazione, ha ricordato che in questo ambito sono disponibili 22 miliardi di euro di Fondi Europei.

“Con questo obiettivo – ha detto – potremmo organizzare incontri e convegni per far conoscere ai vostri imprenditori un mercato nuovo come quello ungherese. Nostro scopo è quello di attirare molte aziende italiane e venete disponibili ad

investire nel nostro paese e a realizzare progetti comuni di sviluppo. Per questo – ha concluso il Console Generale - il nostro ufficio di Milano è a disposizione per fornire tutte le informazioni possibili, anche di ordine legislativo”.

L’Ungheria, negli ultimi anni, ha intrapreso una transizione, passando da un’economia pianificata centralizzata ad un’economia di mercato, con un reddito pro capite attualmente pari ai due terzi di quello della media dei 25 Paesi dell’Unione Europea e realizzando una forte crescita economica, tanto da riuscire ad entrare a far parte dell’Unione Europea nel maggio 2004.

Al momento, il settore privato incide per circa l’80% del PIL totale. Dal 1989, gli investimenti diretti esteri hanno superato i 60 miliardi di dollari, grazie soprattutto alle industrie occidentali, che hanno delocalizzato la produzione in Ungheria.

Anche le importazioni sono cresciute rapidamente, aumentando del 13,9% nel 2006.

Le voci più importanti, relativamente ai volumi della produzione industriale, sono quelle riguardanti i prodotti manifatturieri in pelle, i macchinari e attrezzature generiche, gli autoveicoli e componentistica.

A seguire, i settori della chimica e della gomma..

23 Carciofini sott’odio

Una sinistra molto destra di Alessio Mannino Nella città trigemellare di Vicenza, Aznevic (non facciamo alcun torto alla sua Azneciv, prof. Bandini) sorse dalle ceneri della Sequoia Rossa e della Mortadella Bianca il maestoso Partito Monocratico di Walt Disneyoni. Il motto: “Moderati di tutte le parrocchie, unitevi!”. La gara sarà dura: bisogna battersi con i seguaci locali di Silvio l’Eterno, detto il Nuovo che (basta e) avanza.

E allora che ti fanno gli strateghi del Partito Monocratico? Ti chiamano come ministro della Propaganda Giuliano Ferrarini, neocon osservante, versione smagrita e sbarbata di Giulianone Ferrara.

Mica si può lasciare che uno di destra vada a lavorare per la destra: è così che si conquista anche l’altra parte. L’indirizzo è chiaro: fare del nuovo partito e dei riottosi cespugli di sinistra un centrodestra dal volto umano, sulla scia del motto di Walt: “salari più alti, tasse più basse, figa per tutti”.

Praticamente le stesse cose che dice da sempre Silvio ma rilanciando verso l’impossibile e oltre, e con l’accento romanesco, che fa meno cumenda milanese.

Ferrarini imposterà la comunicazione del Centro-(destra)sinistra secondo coordinate rivoluzionarie. Il candidato sindaco (mistero fitto sul nome, ma ha buone speranze un tesserato 1954 della Democrazia Cristiana) dovrà annunciare solennemente di essersi sempre lavato la mano dopo averla stretta a qualcuno che è stato nel Partito Comunista o che ha fatto campagna per l’aborto negli anni ’70. Dopodiché sarà tenuto a curarsi con lo Smilex, il prodotto inventato da Joker-Jack Nicholson in Batman per avere sempre un sorriso smagliante anche quando stai dicendo che la base Ederle 2 non servirà agli Usa per le loro guerre al fosforo, e che pur essendo contrario non bisogna fare un tubo per contrastarla. La Sinistra Cartapesta dovrà inseguire meno arcobaleni e non rompere tanto le palle: si sottoporrà a corsi di dizione pretesca dal vescovo Ponzio Pilatiglia per sembrare meno radicali possibile.

I candidati per il consiglio comunale sfileranno in processione davanti alle associazioni di categoria portando ceri votivi (San Ciman aiutaci tu!) pregando alla munificenza dei padroncini, noti sostenitori delle cause ambientaliste, pacifiste e sindacaliste di sinistra.

Ma l’asso nella manica, da sparare come arma segreta nell’ultima settimana prima delle elezioni, sarà un viaggio a Casablanca con annessa cura ricostituente in Ciociaria: il candidato sindaco verrà trasformato in donna e ingrassato a porchetta per farlo sembrare uguale al possibile avversario del partito di Silvio. Geniale.

16 FEBBRAIO 2008

tempo libero

Popcorn. Da poco nelle sale, Into the wild è la storia di un uomo che torna allo stato di natura

Lo sciamano di Penn alla ricerca della verità DI GIULIANO CORÀ

Forse tra i libri che il protagonista Christopher McCandless aveva portato con sé nel Wild, c’era anche “Verità e bellezza” di Goethe. Il poeta tedesco cerca bellezza e verità nell’arte, natura sublimata, raggiungendo il divino. McCandless, al contrario, abbandona ogni ‘arti-ficiosità’ inseguendo l’Essenzialità, che si può trovare solo nella natura libera. Anche a prezzo della vita, perché lui ha lo spirito dello sciamano, e sa che il contatto col dio può bruciare.

Abbandona la famiglia, anche spiritualmente, e comincia a viaggiare “mettendosi alla prova”.

Non è superomismo il suo, né vuole ‘competere’ con la natura; sta semplicemente cercando di verificare quanto sia ‘degno’ di farsene aprire le porte. Sciamano e asceta, non può più ‘legarsi’ a nessuno. Tuttavia il suo spirito lascia dietro di sé una scia intensa e potente, che trasforma catarticamente e libera tutti coloro che incontra. Tra le sue riflessioni, due potrebbero apparire contraddittorie. Prima di partire dice: “Non devi pensare che l’unica soluzione stia nei rapporti umani: quello che importa è mutare il punto di vista sulle cose”, e nei suoi ultimi momenti scrive: “La felicità non è tale se non è condivisa”. Nulla di più sbagliato che intenderle come testimonianze di un suo ‘fallimento’. E’ stata, la sua, una cerca; l’ha percorsa; ha raggiunto verità e bellezza (“Se fossi tra le

L’intimo rapporto uomo-natura è ben descritto in questa pellicola di Sean Penn

vostre braccia, vedreste voi quello che sto vedendo io in questo momento?”); ed ora può “chiamare le cose col loro nome”: anche se stesso, finalmente. Nient’altro che con la sua esistenza McCandless entra a far parte di quel pantheon di ‘santi’ laici alla ricerca dell’Assoluto di cui il Novecento ci ha mostrato rari esempi: Jack Ke-

rouac o Louis Ferdinand Céline.

Questo splendido film gli rende omaggio. Un film sincero, scabro, e spesso ‘sgradevole’ e duro; e chi vi cercasse svenevolezze da naturalismo ‘disneyano’ non le troverebbe. Ma troverebbe una lezione di cinema ineguagliabile: anche il regista Sean Penn le ha raggiunte, verità e bellezza.

Sul comodino. Romanziere, poeta (in friulano), sceneggiatore: antologia di uno scrittore ironico, immediato e coinvolgente

Reportage e vecchie filande, il lessico familiare di Bertolini DI GIOVANNI MAGALOTTI

Sarà l’aspetto così spiccatamente popolare dell’autore, che ci si spalanca davanti, appena sotto il titolo, sarà lo splendido ritratto della madre in quarta di copertina: già rigirandoselo tra le mani, il volume “I racconti di Elio Bartolini” comunica un senso di affettuosa familiarità e confidenza. Elio Bartolini, nato nel 1922 a Conegliano ma vissuto quasi sempre in Friuli, è stato autore di romanzi, racconti, saggistica storica, poesia in lingua friulana e anche di sceneggia-

ture cinematografiche per Michelangelo Antonioni e Florestano Vancini.

All’indomani della sua scomparsa, avvenuta nel 2006, quest’antologia propone una panoramica sulla sua poliedrica personalità, passando per temi cardine della sua produzione, quali il Friuli delle filande, la religiosità e le tradizioni del suo passato familiare, e anche attraverso itinerari meno consueti: ricordi di amicizie

Elio Bartolini

letterarie, confessioni, piccoli reportage e analisi sociali legate all’attualità. Scopriamo o ritroviamo così un autore capace di grande acutezza, sensibilità ed ironia, con un gusto per il racconto, per il puro piacere del narrare, che non conosce fronzoli o pesantezze stilistiche, riuscendo perciò sempre immediato e coinvolgente. Quello di Bartolini, in effetti, è un porsi accanto al lettore in maniera discreta, quasi sussurrata, che dà la fascinazione di un antico tramandarsi di umanità attraverso i tempi e oltre il momento presente.

Scrive nell’Introduzione Claudio Toscani, biografo e amico dell’autore: “[...] Qui realtà e spirito, anima e carne dello scrittore e dell’intellettuale Elio Bartolini si impongono

da sé a futura memoria. [...] Che sia stata minuetto o sinfonia, intuizione o valutazione o sentenza, album di famiglia o sociale resa dei conti, coscienza privata o storico sangue friulano, sacro catasto di memorie o segreto archivio di fede, la sua scrittura ci ha dunque toccato [...].

E d’ora in avanti ci mancherà. Ma intanto questo ensemble di testimonianze creative vogliamo tenerlo con noi, perché ci accompagni, vivo e amico, verso quello che si annuncia, inerte e scostante, il corso del tempo prossimo futuro.” (ha collaborato Francesca Magalotti) Tutti i racconti di Elio Bartolini a cura di Claudio Toscani Casamassima Libri, 304 pp., € 28

HANNO DETTO

[Il Dal Molin Usa] Procederà come è scritto nella storia: verrà realizzato e una volta realizzato un po’ alla volta tutti se ne dimenticheranno.

Enrico Hüllweck Il Giornale di Vicenza 13 febbraio 2008

Gentilini, leghista, toglie le panchine. Flavio Zanonato, sindaco di sinistra a Padova, fa il muro di via Anelli. Che differenza c’è?

Forse l’ordine si raggiunge semplicemente dichiarandolo, evitando l’eccesso di buonismo, che quasi sempre crea danni. E poi alle parole truculente, come la storia dimostra, seguono i fatti solo quando le pance sono vuote.

Qui le pance, con un reddito pro capite tra i più alti d’Europa, sono ben piene. Gentilini perciò dica quel che vuole, ma sbaglia se non dà spazio alla richiesta di luoghi di culto delle comunità religiose, che sono un fattore di controllo sociale.

Paolo Feltrin, sociologo La Repubblica 12 febbraio 2008

Le quote di questa settimana VOLLEY World Cup Testa a testa risultato

Questa è la terra in cui il sostituto di Cuffaro lo vorrebbe scegliere Cuffaro, dopo essere stato cacciato ignominiosamente e aver favorito la mafia.

Gianfranco Miccichè Il Corriere della Sera 11 febbraio 2008

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Giappone - Usa

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VICENZA Via Lanza, 40/44 Tel. 0444.291060 VICENZA Corso Padova, 35 Tel. 0444. 304137 ABANO TERME Via Previtali, 2 Tel. 049.667690