VicenzaPiù n.48, 3 marzo 2007

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DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO

Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona

Vaticano batte Vicenza 2-0

di Giovanni Coviello Se qualcuno, semplice oppositore di destra oppure partigiano della pace o dei diritti di Vicenza che fosse, ancora pensava che a battere il governo Prodi fosse stata la questione Ederle 2, sicuramente è rimasto disilluso. La fiducia votata al Senato e più ancora i discorsi pronunciati dopo il 162-157 del voto ha visto l'assenza eccellente dell'ottantottenne senatore a vita Giulio Andreotti, artefice non secondario della caduta di Prodi, lui che nella sua lunga vita ha guidato 7 governi, condizionandone indirettamente molti di più. In questi proclami c'erano 11 punti più o meno vaghi (a seconda dei gusti dei commentatori) e solo accenni alla questione afgana, con tanti silenzi, apparentemente paradossali, sulla base Usa di Vicenza, che pure sembrava aver scatenato il distacco ufficiale della sinistra radicale da quella moderata e con ciò la crisi.

(Continua a pagina 15)

Anno 2 nr. 48 - Sabat0 3 marzo 2007

Conto alla rovescia Congressi dei partiti e manovre per la presidenza degli industriali: si apre una fase cruciale per la città.

Ecco chi saranno i successori di Dal Lago e Calearo da pagina 4

Baù, Sanremo e il sesso senza sesso di Raffaello Conti*

Al di là dello scandaletto da due soldi, l'anatema del vescovo di Sanremo Alberto Maria Carreggio contro il musicista vicentino Patrizio Baù, reo di aver scritto una canzone "sconcia" (in realtà è da educande) dall'allusivo titolo "Peccati di gola", ci permette di riflettere su come è vissuto il sesso nella società odierna, sempre più virtuale e sempre meno reale. Anche in fatto di ormoni e naturalissime voglie.

La sessualità è una delle principali componenti dell'istinto umano. E', come si dice, un "dato di natura", biologico. (continua a pagina 15)

Marioni il candidato scomodo: "Assindustria da rinnovare"

Rocchetta: "La vera Liga direbbe no alla Ederle 2"

a pagina 7

a pagina 9

Liberalizzazioni, bilancio dopo 8 mesi: un flop

Esclusivo: un vicentino in viaggio intorno al mondo.

Prima puntata

a pagina 10

a pagina 20

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lettere&idee

3 MARZO 2007

Il consigliere dei Verdi contro il sindaco: "Ridicolo risollevare la questione Pp10”. E chiede la valutazione d’impatto ambientale

Asproso: "Vogliamo le carte sul Dal Molin" "Mi sono reso conto, osservando una fotografia aerea, che i campi del Dal Molin sul lato di strada S. Antonino sono molto vicini ai terreni su cui dovrebbe sorgere il Pp10… la base USA va fatta nella parte ovest dell'aeroporto altrimenti appesantirebbe troppo la zona dal punto di vista urbanistico".

Devo ammettere che il sindaco Hullweck possiede una faccia di bronzo ineguagliabile.

Primo, perché fin dal 2003 fu messo a parte delle mire americane sul Dal Molin, ma preferì tacere. Secondo: l'ing. Pasini (dirigente del settore edilizia privata) rilevò che il progetto era in contrasto col Prg, ma il nostro sindaco si affrettò a dichiarare ininfluente il parere del tecnico comunale. Terzo: l'assessore Cicero fu, con ogni probabilità, il principale artefice dell'opzione americana su Via S. Antonino, ma ora non c'è modo di ottenere un riscontro ufficiale ai numerosi contatti intercorsi tra il nostro Cicero, gli Americani e i vari Ministeri interessati. Sono state formalizzate ripetute richieste di pubblicazione degli atti, ma se dovesse per-

Il consigliere comunale dei Verdi Ciro Asproso e il progetto della base americana al Dal Molin

Auguri VicenzaPiù Ogni spazio informativo è vitale e necessario per la democrazia. In secondo luogo, personalmente, credo che la carta stampata mantenga un suo ruolo alto, non foss'altro perché aiuta a riflettere: la lettura, voglio dire, impegna, spinge ad approfondire, richiede un ruolo attivo da parte del lettore, ruolo ben diverso da quello del telespettatore o del radioascoltatore.

Non voglio stabilire supremazie di un mezzo rispetto ad altri. Così non voglio fare classifiche, inopportune e sbagliate, tra una testata e l'altra.

Anch'io, come tutti, ho le mie personali preferenze, in edicola scelgo un giornale rispetto ad un

altro. VicenzaPiù?

Non solo lo sfoglio, ma in Presidenza della Provincia a palazzo Nievo è a disposizione di tutti e forse basterebbe questo, unito alle considerazioni precedenti, per spiegare quanto sinceri siano gli auguri di buon compleanno che faccio a Vicenza Più, a Giovanni Coviello, ai suoi collaboratori e a quanti si lanciano in folli imprese. Ma la democrazia è figlia proprio di una folle impresa, che ha bisogno di moltissime voci, senza le quali non sarebbe più tale.

Prof.ssa Manuela Dal Lago Presidente della Provincia

manere questa "segretazione" documentale, prevedo conseguenze alquanto spiacevoli.

Quarto: nel famigerato ordine del giorno votato a stretta maggioranza dal Consiglio comunale, il Sì è condizionato ad una serie di prescrizioni inattuabili, ma non vi è alcun cenno all'ipotesi di spostamento sul lato militare. Poi d'improvviso, fiutato il vento, il primo cittadino esautora Cicero rimpiazzandolo con Zocca e scopre quel che tutti già sapevano: il Dal Molin costituisce l'ultimo presidio di verde nella parte nord della città e svolge una funzione di "lavaggio" naturale degli inquinanti atmosferici.

Inoltre, come hanno ben evidenziato i servizi della direzione generale del Ministero dell'Ambiente: "l'area interessata interferisce con il reticolo idrologico del Bosco di Dueville e le risorgive limitrofe, che è stato designato quale Sito d'Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale".

Nonostante ciò, Provincia e Comune hanno più volte dichiarato la loro estraneità a qualsiasi procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale. Ma non è tutto: queste strutture militari, così a ridosso dei centri urbani, si contrappongono ai programmi civili di sviluppo urbanistico, com'è ampiamente dimostrato dal conseguente "congelamento" del Pp10 a Laghetto. Infatti, persino una Giunta "filo-palazzinara" com'è quella attuale, ha dovuto riconoscere che i due progetti sono inconciliabili, poiché il sovraccarico viabilistico diverrebbe insostenibile e la porzione di territorio cementificato sarebbe equivalente ad un nuovo Piano di Lottizzazione. Ora, non è ammissibile che un sindaco rinunci a costruire le case per i suoi concittadini - perdendo l'opportunità di oltre 8 milioni d'euro di finanziamento regionale - pur di compiacere l'amico Berlusconi, in una politica di totale asservimento al governo Bush. Il primato di una città non si misura in metri cubi d'edificato, ma nella capacità di attrarre funzioni eccellenti in campo tecnologico, sanitario, turistico, universitario. Cedere la nostra terra a tempo incondizionato, per consentire a Bush di praticare una politica di ege-

monia mondiale basata sull'esercizio della forza, mi pare una follia. Gli Americani, a casa loro, progettano le basi militari il più lontano possibile dai grandi centri abitati e se non possono farne a meno, impiegano almeno 10 anni in studi di minimizzazione dell'impatto e di compensazione sociale. Perché noi italiani dobbiamo nutrire così poca considerazione di noi stessi?

Ciro Asproso Segretario cittadino Verdi

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approfondimenti

Si apre la stagione dei congressi. Da cui uscirà il quadro politico per le elezioni provinciali

Centrosinistra a pezzi e CdL in mano alla Lega DI ALESSIO MANNINO

Il marasma continua.

Le elezioni per il consiglio e il presidente della Provincia sono ancora ben lungi dall'avere i candidati, dei programmi contrapposti e un'offerta chiara agli elettori vicentini. L'unica cosa che si sa è che per legge dovranno svolgersi nell'arco di tempo fra il 15 aprile e il 15 giugno. Per il resto, saranno i congressi provinciali dei partiti a sciogliere l'aura di mistero che circonda la tornata amministrativa. Sabato 3 marzo, c'è quello dell'Udc. Il 10 marzo si apriranno in contemporanea quelli della Margherita e di Alleanza Nazionale.

A fine mese, o tutt'al più a inizio aprile, si svolgerà quello dei Ds. Quello della Lega Nord era il più atteso di tutti, perché decisivo per le sorti del cartello di centrodestra e per il suo candidato di coalizione. A fine gennaio è finito com'è finito, cioè commissariato da Umberto Bossi in per-

sotto il quale l'intera Casa della Libertà vicentina andrà alle urne. O almeno così sarebbe se il posto di sindaco di Verona andasse effettivamente all'ex direttore generale della Rai Alfredo Meocci (Udc), secondo gli "accordi di Arcore" stipulati due settimane Sul successore di Manuela Dal Lago a fa da Silvio Palazzo Nievo c'è ancora molta incertezza Berlusconi e Bossi.

Se a Verona c'è un Udc, a Vicenza si sona, e pare che rimanga congelato confermerebbe un leghista, stabilisce sine die. Ovvero fino a quando le due il manuale Cencelli di centrodestra. anime del Carroccio berico - quella Ma il commissario bossiano che fa capo al senatore Stefano Gianpaolo Dozzo nell'ultimo direttiStefani contro quella rappresentata vo regionale del Carroccio avrebbe dalla presidente uscente della imposto al partito di correre da solo, Provincia Manuela Dal Lago - non facendo così vincere la fazione della avranno trovato un modus vivendi.

Dal Lago in rotta con An e con l'ala Ed è dalla lotta fratricida fra leghisti maggioritaria di Forza Italia comanmaroniani (Dal Lago) e calderoliani data dall'eurodeputata Lia Sartori. Le (Stefani) che uscirà anche il nome

notizie si rincorrono di giorno in giorno, e alla fine quest'ultima bizza del cavallo padano potrebbe semplicemente essere l'ennesimo tatticismo per imporre alla coalizione un candidato gradito alla Dal Lago. Il presidente del consiglio regionale Marino Finozzi, ad esempio: meno indigesto agli alleati e agli avversari interni rispetto ad un Roberto Ciambetti, segretario provinciale uscente. Addio quindi ai sogni di gloria a Palazzo Nievo del sindaco di Vicenza Enrico Hullweck, che certo non può accontentarsi di parcheggiarsi in un posto qualsiasi, magari alla presidenza del nuovo teatro, sua creatura prediletta.

Anche se, come sempre, a restare col cerino in mano sarà An, relegata a un ruolo di secondo piano di cui soffre molto. Chissà, però, se un vittorioso Sergio Berlato, possibile successore di Giorgio Conte alla segreteria del partito finiano, userà la stessa determinazione che ha messo nel difendere la lobby dei cacciatori nell'ampliare il posto al sole di An nella spartizione del potere.

Perché, questo è fuori discussione, il potere andrà al centrodestra, che vincerà a mani basse. L'Unione non arriverà nemmeno come tale alle provinciali: le rispettive maggioranze interne dei Ds e della Margherita sono decise a presentarsi in un embrione di Partito Democratico, confermando l'accoppiata Ulivo.

Fuori Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi e Italia dei Valori, indisponibili ad accogliere una bozza di programma troppo moderato. In mezzo al guado i centristi dell'Udeur, del Ppe di Carollo e dei folliniani, che sperano nell'uscita dell'Udc dalla CdL. Rimanendo delusi dal probabile no del partito di Casini, se non vogliono andare in solitaria o faranno massa critica con le Rete Civica di Andrea Pelosi e John Giuliari, o si accaseranno con l'Ulivo. E la lista No Dal Molin? Il tempo passa e nessuno l'ha ancora vista. Alla Bottene, a Emilio Franzina, alla Equizi e ai ribelli del Presidio anti-base, evidentemente, non fanno difetto le parole, ma l'iniziativa.

Il segretario cittadino Guarda: "Grande Centro, un’operazione prematura"

L'Udc va con il Polo ma sogna la Margherita

Il segretario cittadino dell'Udc Daniele Guarda

A metà aprile l'Udc di Pierferdinando Casini andrà a congresso. Un evento molto atteso perché potrebbe segnare un ulteriore sterzata del partito neo-democristiano verso il ruolo di ago della bilancia per le sorti del Prodi bis. Così è importante capire come voteranno i delegati locali, che a Vicenza saranno eletti domenica 4 marzo. C'è infatti un'ala filo-berlusconiana, quella che si riconosce nell'ex ministro Giovanardi, che ancora non digerisce l'addio dello Scudo Crociato alla Casa delle Libertà. Una coalizione che nelle provinciali vicentine di primave-

ra vedrà ancora l'Udc fra le sue fila.

Ma con la testa rivolta altrove, seguendo il sogno di minare i due poli per far rinascere il mitico "Grande Centro". Un Giano bifronte, l'Udc. Come ci dice il segretario cittadino Daniele Guarda, consigliere di zona 4.

La posizione del suo partito riguardo alle elezioni provinciali è stata questa: "Ce ne andiamo dalla CdL se se ne va la Lega". La Lega minaccia di andare da sola un giorno sì e uno no. Ma se volete lasciare la CdL, perché questo giochino di aspettare gli altri?

Per una ragione di chiarezza: se qualcuno esce da questa coalizione e

poi rientra, magari al ballottaggio, accampando pretese, l'Udc prende una posizione conseguente. Non è un giocare di rimessa il nostro, perché se si crede in un progetto condiviso bisogna essere chiari, non si può alzare il prezzo per forzare la mano su assessorati, nomine e posti vari.

Tra l'altro la Lega non la capisco, visto che il candidato a presidente della Provincia spetta a lei. Forse c'è una logica superiore, nazionale, o legata alle altre candidature, come quella del sindaco di Verona.

Sicuramente. Ma le motivazioni del vostro mal di pancia nei confronti degli alleati sono profonde.

Perché non smarcarsi dal centrode-

La sinistra radicale: "In Provincia opposizione inesistente" L'opposizione non si oppone, propone. E' questa l'accusa, pesantissima nonostante l'espressione velata, che filtra dalle conversazioni quotidiane tra gli esponenti dei partiti della sinistra radicale (ma anche nell'opposizione interna alla Quercia), in rotta di collisione sul programma con i riformisti Ds e Dl. A dirlo chiaro e tondo è proprio il capocorrente della sinistra interna diessina Tomaso Rebesani: "Un partito della buona ordinaria amministrazione non serve, Hüllweck e la Dal Lago con le loro giunte riescono a imbandire bene le cene in corso Palladio e le sagre in giro per la provincia anche senza i Ds".

Rebesani parla del suo partito, ma lo stesso discorso fanno PdCI, Rifondazione, Verdi e

Italia dei Valori per l'Unione nel suo complesso. Sostengono che i capigruppo in consiglio provinciale della Margherita e della Quercia, rispettivamente Pietro Collareda e Diego Bardelli, hanno fatto un'opposizione all'acqua di rose alla Dal Lago. Vedi la politica ambientale, che sul caso rifiuti aveva provocato la richiesta di dimissioni della presidente della Provincia da parte della sinistra estrema, bocciate da Bardelli come un'iniziativa "incosciente". Vedi la bretella di Isola, che dopo dieci anni di promesse è ancora ferma al palo senza che il centrosinistra si sia stracciato troppo le vesti. Vedi il ricorso al Tar del comitato popolare contro il teatro di Villa Cordellina, passato sotto silenzio. Vedi,

da ultimo, la totale corrispondenza d'intenti dei riformisti diessini e diellini con la giunta Dal Lago sulle infrastrutture, Valdastico Sud in testa. Sul banco degli imputati sono le gestioni Doppio (Margherita) e Sbrollini (Ds). Quest'ultima è attesa al varco proprio nella "rossa" circoscrizione 6 del capoluogo, dove la rielezione per un candidato di centrosinistra dovrebbe essere più sicura. Il 24 marzo sarà lì che si riunirà il congresso comunale del suo partito. Proprio lì dove più forte è la contestazione dei cosiddetti "massimalisti" che giudicano "non pervenuto" il gruppo ulivista a Palazzo Nievo.

A.M.

stra come avete fatto a livello nazionale? Perché sapete che qui il centrodestra vincerà a mani basse?

Uno smarcarsi fine a sé stesso, cioè che non abbia come obbiettivo un progetto per amministrare, è farsi del male. E' prematuro coagulare le forze del Centro se la Margherita non si stacca dall'Ulivo. Intanto facciamo pesare i moderati nel centrodestra, ben sapendo che c'è un futuro davanti, che può essere diversi.

E siamo al Grande Centro: tutti gli ex diccì finalmente riuniti. Ma con che faccia chiedere i voti agli elettori restando nel centrodestra se già avete in mente di uscire per allearvi con gli altri centristi?

Non dipenderà da noi. La politica nazionale prima o poi prenderà atto che questo bipolarismo non funziona, e questo ricadrà anche a livello locale.

La Margherita pare avviata sulla strada del Partito democratico con i Ds, e Udeur-Ppe-Italia di Mezzo hanno formato un Centrino. Che scenario prevede per le provinciali?

Uno scenario tradizionale: centrodestra contro centrosinistra. Il Grande Centro è prematuro, anche se la lista centrista potrebbe essere un primo test per lo scardinamento di questo bipolarismo fra bianchi e neri. E' la legge elettorale che è da cambiare, perché impallina il Centro.

A.M.

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approfondimenti

L'associazione vorrebbe unire i moderati della Cdl e i riformisti dell'Ulivo. Ma a maggio si presenterà con un proprio candidato

Vicenza Capoluogo, le civiche ballano da sole DI LUCA MATTEAZZI

È stata l'elemento di novità delle ultime tornate elettorali.

Delle Comunali del 2003, soprattutto, ma anche delle Regionali del 2005, dove si è confermata su una percentuale vicina al 5 per cento. Da tempo la lista civica (e la relativa associazione) Vicenza Capoluogo ha messo al centro della propria azione un modo di fare politica diverso, alternativo, slegato dagli interessi di partito e dalle logiche tradizionali. Una formula che adesso sembra avere perso un po' di entusiasmo ("Il nostro problema principale è che non ci sono interlocutori all'interno dei partiti con cui discutere di un progetto comune", spiega il presidente dell'associazione Andrea Pelosi), ma che potrebbe tornare ad essere vincente alle prossime provinciali. Soprattutto se si considera che, dopo il caso Dal Molin, la fetta di elettorato deluso e scontento dei partiti tradizionali è sempre più larga.

Andrea Pelosi (a sinistra) con il sindaco di Verona e il capogruppo in consiglio comunale Giovanni Giuliari

Cosa farà, dunque, Vivenza Capoluogo in vista dell'appuntamento di maggio? "Di fronte ad una situazione politica disaggregata, in cui la crisi dei partiti è sempre più forte e le divisioni sempre più accentuate, abbiamo individuato due linee - risponde Pelosi -: per prima cosa, siamo pronti a presentarci da soli, con un nostro candidato presidente e con un nostro programma. Questo non ci impedisce

però di lanciare un appello ai moderati del centrodestra e ai riformisti del centrosinistra, per trovare una convergenza che comprenda da un lato l'Udc, i carolliani del Ppe, i mastelliani, l'Italia di Mezzo, dall'altro l'Ulivo".

Una formazione nuova, a metà strada tra il Grande Centro e il Partito Democratico, con una connotazione fortemente legata al territorio: l'unica, secondo Vicenza

Capoluogo, che potrebbe tentare con qualche chance di opporsi ad un centrodestra la cui vittoria appare scontata come non mai. "Quello che proponiamo è una convergenza civica - sottolinea il presidente -.

Non ci interessano né le ipotesi neocentriste né il Partito Democratico: la nuova forza dovrebbe essere una cosa vicentina, legata al territorio e non a logiche di carattere nazionale, quindi non esportabile".

Stando alle chiacchiere e ai contatti informali, qualche possibilità di condurre in porto l'operazione ci sarebbe. Ma i problemi non mancano. "Il primo è legato alla Margherita, che tradizionalmente è abituata ad avere un proprio candidato da opporre al centrodestra, e che invece dovrebbe sforzarsi di pensare ad un candidato diverso continua Pelosi -. Poi è obiettivamente un problema far convivere l'Udc con i Ds, ma noi cerchiamo di ragionare in una logica che vada al di là dei partiti. Qui si tratta di lanciare una sfida a Lega Nord e Forza Italia, che altrimenti vincono a mani basse. Se devo essere realista, però, dico che alla fine andremo da

soli: non sempre le cose migliori vanno in porto, e in Italia quasi mai".

In ogni caso, Vicenza Capoluogo in questo momento sembra guardare con più interesse verso i partiti, piuttosto che alla miriade di comitati e associazioni civiche che costellano il territorio provinciale e che avrebbero potuto costituire un altro potenziale punto di riferimento. Il discorso vale in particolare per il fronte del No al Dal Molin: il malumore creato dalla vicenda Ederle 2 è grande, ma la civica non intende puntare su questa carta per raccogliere consensi. "Noi siamo sempre stati contrari alla base, e siamo contrari anche a tutti i discorsi che si sentono adesso sulla riduzione del danno - conclude il presidente -: se la città è contraria, e noi siamo convinti che lo sia, deve ribadire il proprio no e far capire agli americani che il nuovo insediamento non è gradito. Detto questo, va precisato che la provincia non ha competenze dirette in materia, e non sarebbe giusto strumentalizzare in chiave provinciale una questione cittadina".

Variati: "Non mi candido a sindaco. La base? Non al Dal Molin"

Achille, la matematica e l'Unione che non c'è più E' laureato in matematica, Achille Variati. E' da qui che si deve partire per capire la foga barricadiera con cui il vicepresidente del consiglio regionale ed ex sindaco di Vicenza si sta muovendo sul caso Dal Molin. Come dire: attenti a coloro che mi criticano per l'appoggio alla rivolta anti-base, io i conti li so fare. Perché è tempo di calcoli e strategie, in casa ulivista.

A maggio ci sono le provinciali, l'anno prossimo le comunali. E ogni mossa che fa, Achille, la pesa e la soppesa. "A Vicenza c'è un vuoto di politica", esordisce sottintendendo che finora il centrosinistra ha gestito malissimo tutta la vicenda. "E giustamente c'è stata una reazione inedita dei vicentini. Dei cittadini vicentini, che dai partiti pretendono rispetto". Però, nella trasmissione di Lucia Annunziata, quel duetto col disobbediente Luca Casarini ha fatto infuriare il suo partito, la Margherita… "Con lui non ho niente in comune, ma quella volta ha fatto dei ragionamenti condivisibili. Anche Cristo si fermò a parlare con la samaritana… Anche se

io non sono Cristo, s'intende".

La logica del matematico Variati sembra ferrea: non lascio scoperto lo spazio nato dal malcontento degli elettori di centrosinistra sulla Ederle 2, anzi me ne faccio carico dandogli voce acquistando così una credibilità spendibile un domani. Cioè alle comunali 2008.

Magari da candidato sindaco.

"Queste di una mia candidatura a sindaco sono voci infondate, ringrazio tutti ma a decidere del mio destino sono solo io. Chi vede calcoli elettoralistici dietro le mie prese di posizione sta sbagliando", replica seccamente. Sindaco bis forse no (anche se in politica tutte le porte restano aperte). Tuttavia Variati è senz'altro uno dei registi che detteranno il film da proiettare durante il congresso della Margherita del 10 marzo. Fedeli al ticket con i Ds o luce verde al Grande Centro con il trio PpeUdeur-Italia di Mezzo e con l'Udc? "Le faccio questo pronostico e poi ci risentiamo dopo il 10: il congresso sarà molto dibattuto, ma si concluderà in modo unitario scegliendo la strada del partito

Democratico" (di cui lui è responsabile per il Veneto).

Per l'operazione Grande Centro, secondo Achille, manca il perno: cioè l'Udc. Il partito di Casini, nel Vicentino, "oggi è bloccato col centrodestra, ma in futuro, quando il Partito Democratico sarà compiuto, allora sì che potrà allearsi con noi". Cioè suppergiù nel 2009, anno delle elezioni europee (sempre che non si vada alle politiche prima). Quanto ai partiti della sinistra radicale, "con loro ci sono molte divergenze programmatiche. Se è così, si va divisi, perché, essendo le provinciali delle elezioni amministrative, a maggior ragione si deve concordare su quel che si vuol fare". Variati mette così una pietra tombale sull'Unione. Il cui logo potrebbe invece riaffacciarsi sulle schede elettorali l'anno prossimo nel capoluogo. Un po' perché a Vicenza città l'apporto di comunisti, verdi e sinistra interna Ds è di ben altro peso che in Provincia. E un po' perché, sostiene, "nel 2008 il caso Dal Molin terrà banco in ogni caso, sia che i lavori siano in

corso sia che, come mi auguro, non febbraio, che ha parlato di dialogo siano cominciati. Il Dal Molin con la popolazione". Rimane il rappresenta infatti un'idea diver- dubbio se sarà la popolazione a sa di città rispetto a quest'ammi- dialogare, o se saranno i partiti a nistrazione di centrodestra, farlo per essa. Il matematico responsabile di un netto peggiora- Achille da Vicenza forse ha già mento della qualità della vita". calcolato tutto.

Ma gli Americani la base la A.M vogliono, e la vogliono in aree demaniali per non perdere tempo, gli ribattiamo.

"Gli Americani devono avere rispetto per noi.

Vogliono chiudere entro il loro anno finanziario? Aspetteranno che troviamo un altro posto.

E che stiano più tranquilli anche i nostri imprenditori".

Sull'altro lato dell'aereoporto può bastare?

"Non posso dirlo io, ma sicuramente non potranno essere cambiamenti irrisori, altrimenti i cittadini hanno ragione a dire no e basta. Io credo nelle Achille Variati esclude una sua candidaparole di D'Alema del 21 tura alle prossime comunali

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inchiesta

Produzione in crescita, ma le aziende che investono sono poche. E intanto scatta la corsa alla presidenza di Confindustria

L'economia riparte, Calearo lascia DI LUCA MATTEAZZI La ripresa continua. Dopo un lungo periodo di difficoltà, per l'industria vicentina il 2006 sembra davvero essere stato l'anno dell'inversione di rotta. La conferma arriva dalle prime anticipazioni sui risultati dell'indagine congiunturale condotta da Confindustria sull'andamento dell'ultimo trimestre dell'anno scorso, indagine da cui emerge un trend positivo, con tutti i principali indicatori caratterizzati da miglioramenti abbastanza netti.

Tra ottobre e dicembre, in particolare, la produzione industriale è aumentata del 4,7 per cento, grazie ad un aumento consistente della domanda che ha coinvolto sia i mercati nazionali che quelli esteri: le vendite verso l'Italia sono infatti cresciute del 4,7 per cento, mentre le esportazioni sono aumentate verso

l'Europa del 3,7 per cento, e verso i paesi extra-UE del 4,1 per cento. Certo, bisogna distinguere tra i vari settori, perché se l'abbigliamento, il meccanico, le materie plastiche e il mobile sembrano procedere a gonfie vele, l'oro, la concia e l'industria alimentare arrancano. Ma per dare un'idea del miglioramento complessivo, basta dire che la crescita era stata del 3,9 per cento nel trimestre precedente, e solo dello 0,8 per cento nello stesso periodo del 2006. Buone notizie, infine, anche sul fronte dell'occupazione, con un aumento del numero di addetti dello 0,8 per cento.

Sulla base di questi dati, sono ottimistiche anche le previsioni per i primi mesi del 2007: secondo gli analisti di Confindustria la fase di crescita dovrebbe infatti continuare, anche se con percentuali più contenute. Si parla di un probabile incremento della produzione del 3 per cento, delle vendite del 2,1 - 2,2 per cento, e di una conferma degli attuali

Negli ultimi mesi del 2006 la produzione industriale è cresciuta del 4 per cento

valori occupazionali.

Tutto bene? Non proprio, perché le notizie sugli investimenti delle aziende - il vero termometro della fiducia degli imprenditori fanno capire che il periodo difficile, probabilmente, non è ancora del tutto superato. Solo un'azienda su cinque (il 21 per cento),

infatti, ha previsto un aumento dei propri investimenti per il prossimo anno, mentre una su quattro (per la precisione il 24 per cento) non ha in programma alcun tipo di investimento.

Segno che in molti guardano ancora con apprensione al futuro.

Intanto sta entrando nel vivo anche la corsa per la successione a Massimo Calearo sulla poltrona di presidente di Confindustria, una delle cariche più influenti a livello cittadino e provinciale. Salvo modifiche dello statuto (difficili, ma non da escludere a priori), Calearo non può essere rieletto, e in pole position sembrano esserci alcuni nomi a lui vicini e che già adesso fanno parte del gruppo dirigente di Palazzo Bonin Longare, ad esempio i due vicepresidenti Adamo Dalla Fontana e Michele Amenduni. In ballo c'è però anche Elio Marioni (presidente della Askoll e del Cuoa), che rappresenterebbe invece un fattore di discontinuità, e non è un caso che la sua candidatura abbia incontrato delle resistenze .

Infine, tra i candidati c'è anche l'imprenditore scledense Massimo Zampieri, che al momento pare destinato al ruolo dell'outsider con pochissime chance di vittoria.

Pallante, teorico anti-sviluppo: "Il futuro? Ridurre produzione e consumi"

Decrescita, quando benessere non fa rima con Pil DI ALESSIO MANNINO

Quando si parla di economia, impresa e industria, si danno per scontati i concetti di "sviluppo", "crescita", "innovazione".

C'è chi questi totem della vulgata dominante li mette in discussione dalle fondamenta, attaccandone i presupposti. Non più crescita, dunque, ma "decrescita". E' la prospettiva che in Italia trova uno dei messimi teorici in Maurizio Pallante, ex insegnante, studioso di tecnologie ambientali ed efficienza energetica, scrittore (il suo manifesto si trova nel libro "La decrescita felice", 2005) e oggi consulente per l'energia del ministero dell'Ambiente.

Perchè la crescita (delle imprese, del Pil) è un'idea da rigettare? Perché "più" non vuol dire "meglio"?

Oggi seguiamo la concezione secondo cui lo scopo della produzione è l'aumento dello scambio di merci.

Ma questo non coincide con il benessere, perché il Pil non misura i beni e i servizi a disposizione della popolazione, ma le merci scambiate con denaro. Faccio un esempio. Se io vado in auto da un punto A un

punto B, consumo benzina. Se trovo code e incolonnamenti, uso più benzina. Che vuol dire aumentare il Pil, visto che dovrò acquistarne di più.

Ma maggior consumo di petrolio non è un bene. Lo stesso se io, invece di comprarli, coltivo pomodori nel mio orto: faccio abbassare il Pil. Cioè propone di ridurre i consumi e tornare a forme preindustriali di autoproduzione e autoconsumo. E' questa la decrescita?

Mentre l'economia della crescita sostituisce beni con merci per poter aumentare il flusso di denaro, l'economia della decrescita aumenta

beni che non sono merci. Essa si sviluppa in tre cerchi concentrici: nel primo c'è l'autoproduzione di beni e servizi; nel secondo gli scambi non mercantili; nel terzo la sfera mercantile. Per capire cosa vuol dire autoproduzione basta risalire di una generazione e pensare a tutti i beni che si producevano in casa. Lo stesso per i servizi alla persona: se un bambino va all'asilo, si aumenta il Pil, ma i genitori sono costretti a lavorare anche per pagare quel servizio. Perché invece non affidarsi, poniamo, agli anziani del vicinato? Il secondo cerchio riguarda il recupero del dono e del controdono, della dimensione comunitaria (da "cum" e "munus", donare insieme). Per il resto, si riduce al minimo lo scambio mercantile.

Ma quanto è fattibile una visione simile? Dev'essere lasciata all'iniziativa del singolo o entra in gioco anche la politica?

Si tratta di rivedere le nostre scelte, i nostri stili di vita individuali. Ma c'è anche una componente politica. Nelle nostre case consumiamo in media all'anno 20 litri di gasolio. In Germania e nel vicino Alto Adige solo 7 litri: significa che ne sprechiaMaurizio Pallante, uno dei principali stumo due terzi. Qui la politica diosi italiani della teoria della decrescita

deve fare la sua parte. E anche l'innovazione. La decrescita non è un concetto negativo: vuole usare le tecnologie invece che l'aumento della produttività, per ridurre lo spreco di energie, risorse e rifiuti. Si tratta di un nuovo paradigma, che come tale coinvolge i valori, i modelli di comportamento, gli stili di vita.

Sì ma si deve fare i conti con gli interessi delle imprese, che non sembrano avere intenzione di cambiare modello di business. Prendiamo il petrolio: perché l'industria petrolifera dovrebbe chiudere baracca in nome della decrescita?

Posso dirlo? Cazzi suoi. Nessuno impedisce alle imprese di convertire gli investimenti in business legati alla decrescita.

Le imprese sono costitutivamente votate alla crescita, non foss'altro per inerzia.

Sì, questo aspetto c'è. Ma il fatto è che siamo imbevuti della logica della crescita, dell'ideologia secondo cui crescere significa progresso. Non è vero! E' un modello che ci fa star male. Basta vedere che succede negli Stati Uniti, dove il 50% della popolazione fa uso di psicofarmaci.

E per l'energia?

Chi parla di fonti rinnovabili ricorre a un ossimoro, come è un ossimoro

lo "sviluppo sostenibile". Le rinnovabili sono più care e meno redditizie, e non intaccano minimamente la logica della crescita. Idem per il nucleare: il suo utilizzo richiede più tempo, è più costoso, è meno redditizio, e presenta grossi rischi, a partire dallo smaltimento delle scorie.

Chi promuove il nucleare è un mentecatto, altra parola non mi viene.

Scusi se insisto, ma come orientare alla rovescia il sistema economico globalizzato rispetto all'obbiettivo della crescita? Bisogna aspettarne l'implosione interna, lo scoppio della bolla di denaro su cui si regge?

Se si va avanti così, il crollo ci sarà.

Faccio presente che già oggi molte persone tentano stili di vita diversi, e qualcuno pone il problema anche sul piano politico-economico.

Succede per esempio in tutti questi movimento del No: No Tav, No Mose, No Dal Molin. Tutti "no" allo sviluppo e alla crescita, sorti perché nella testa di quelle persone si è rotta l'equazione "più scienza uguale più progresso uguale più benessere".

Quello che manca è il passo successivo: l'elaborazione di una proposta compiuta di decrescita. Manca ancora una consapevolezza culturale profonda.

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3 MARZO 2007

inchiesta

Per il possibile successore di Calearo Assindustria deve rinnovarsi. Perchè la sfida della globalizzazione è ancora tutta da giocare

Marioni lo sfidante: “C’é ancora crisi” Toscano di nascita ma vicentino d'adozione, fondatore di una delle aziende più innovative del territorio vicentino (la Askoll, 140 milioni d fatturato, 500 dipendenti e quasi 400 brevetti depositati), Elio Marioni è sicuramente una delle figure di punta dell'imprenditoria vicentina. Da tre anni è anche presidente del Cuoa, la fondazione di studi universitari di organizzazione aziendale di Altavilla, un punto di osservazione privilegiato sulla realtà e sullo stato di salute dell'economia della provincia. "E in questi anni la fondazione ha fatto progressi straordinari - rivendica con orgoglio -, soprattutto come consapevolezza del proprio ruolo sociale.

Qual è il ruolo di un centro come il Cuoa per un' economia come quella vicentina, che sta attraversando un momento di difficoltà e di profondi cambiamenti?

"Il Cuoa ha un ruolo assolutamente primario, ancora più della produzione e della finanza, perché deve diventare lo strumento di congiunzione tra il mondo delle imprese e quello della conoscenza.

Nel nostro sistema la conoscenza ha avuto per tanti anni un ruolo marginale, soprattutto perché le istituzioni universitarie non si sono avvicinate al mondo delle attività: troppa politica, troppe divisioni". È vero anche il contrario, però.

"Sì, ma credo che l'industria sia meno colpevole, nel senso che tocca a chi ha più cultura fare lo sforzo maggiore per avvicinarsi all'altro. Invece si è creato questo stereotipo per cui l'imprenditore e l'accademico non si parlano, e stanno uno da una parte e uno dall'altra, senza contatti. Il Cuoa è sempre stato più vicino al versante universitario. Io ho invertito questa tendenza avvicinando la Fondazione alle richieste del nostro sistema produttivo. Del resto oggi l'azienda non può sopravvivere senza conoscenza, non basta più dire che siamo un popolo di fantasisti e inventori: quel tipo di imprese ha fatto il suo tempo e non ha più speranze.

Non si può competere nel mondo globalizzato senza gli strumenti adatti. È come correre in bicicletta contro i treni ad alta velocità".

Lei ha detto che la spesa per un master equivale a quella per un'auto nuova, ma è un regalo molto più utile da fare ad un figlio. I vicentini l'hanno capito?

"Direi di sì. E come Cuoa dobbiamo arrivare a garantire un posto

Elio Marioni, fondatore del gruppo Askoll e presidente della Fondazione Cuoa. Potrebbe essere lui il successore di Calearo in Confindustria

adeguato a tutti i giovani che vengono da noi, si impegnano e lavorano duro. Ci siamo vicini, perché con i master degli ultimi 24 mesi l'80 - 90 per cento degli studenti aveva già un contratto a tempo indeterminato alla fine del corso. E ci sono situazioni paradossali in cui si diplomano 30 giovani e abbiamo 60 richieste".

Avete avviato un master riservato agli imprenditori. C'è bisogno di formazione anche per la classe imprenditoriale?

"Ce n'è molto nelle vecchie generazioni, meno nei giovani, che hanno più cultura, e questo è uno dei motivi che è alla base di molti conflitti legati al cambio generazionale. Del resto un imprenditore che vuole gestire un'azienda nel mondo di oggi deve capire che cosa vuol dire gestire una squadra o creare consenso, solo per fare un paio di esempi, e deve avere la capacità di mettersi in discussione. Ci sono tante virtù nell'imprenditoria vicentina, a cominciare da una grande voglia di fare e di intraprendere, ma queste devono essere strutturate e guidate".

A proposito di imprese vicentine: gli ultimi dati mostrano che l'economia sta ripartendo. È davvero finita la crisi?

"No. Guardiamo ai livelli di occupazione: se si considera il dato complessivo, l'occupazione è stazionaria. Ma se analizziamo nel dettaglio vediamo che c'è una crescita nei servizi e un calo nell'area prettamente industriale. Se l'occupazione meramente produttiva non cresce, non cresce

nemmeno la vera ricchezza. Si alimenta il mercato interno, il suk, per così dire, ma non la creazione di ricchezza. La vera crescita è quando ci sono delle attività che si confrontano a livello globalizzato e creano occupazione di alto livello legata alle attività produttive. E questo non sta avvenendo".

Cosa manca?

"Manca la politica. Si parla molto e si fa troppo poco, quando bisognerebbe fare il contrario. Le ricette le conosciamo tutti, sono state fatti decine di convegni, ma bisogna avere la forza di applicarle".

Lei è stato uno dei primi a sostenere che non sempre la delocalizzazione è conveniente.

Perché, allora in tanti continuano ad andare all'estero?

"Bisogna vedere cosa si delocalizza, ma ormai si stanno rendendo conto tutti che la delocalizzazione non può essere una scelta per tutti. Se una volta partivamo con la valigia di cartone, adesso non possiamo partire con la ventiquattrore: può funzionare per le grandi imprese strutturate, per le multinazionali, non per i piccoli imprenditori".

Da presidente di una Fondazione che lavora a sostegno dell'economia, come vede la situazione di stallo della Fiera?

"Ci si sta nascondendo dietro problemi marginali. Sotto c'è la politica, ci sono gli interessi, le cariche. Invece bisognerebbe chiedesi seriamente a cosa serve una fiera oggi? La fiera di Vicenza ha una funzione ancora attuale? Sono domande difficili: la fiera è nata per un'industria, quella dell'oro, che oggi non c'è più, e ha funzionato bene fin quando ha avuto una mansione chiara.

Oggi la funzione primaria è sparita, e mi sembra che non riesca più ad essere efficace né come vetrina né come mercato, che sono le due cose principali a cui serve una fiera. È un centro di potere, ma non vedo una funzione economica prioritaria".

Sta dicendo che dovrebbe chiudere?

"Non dico questo, ma ci si deve rendere conto che tutto il sistema è cambiato. Anche in questo settore una concentrazione delle attività è inevitabile. Non è pensabile che ogni paese abbia la propria fiera: è antistorico e antieconomico".

Negli ultimi mesi Vicenza è stata considerata la città-simbolo della rivolta della base confindustriale, fatta di piccole e medie imprese, contro i vertici dell'associazione e contro il governo Prodi. C'è davvero questo malessere?

"Credo di sì, ed è normale. Un governo che prevede la generazione di posti di lavoro attraverso la burocrazia, che non rappresenta in modo diretto il mondo imprenditoriale, che non ha possibilità di soddisfare le richieste dei propri elettori se non in modo assistenzialistico e quindi antieconomico, che cosa c'entra con gli imprenditori? È antitetico: può cercare il confronto, ma è come mettere assieme il diavolo e l'acquasanta".

E nei confronti dei vertici di Confindustria?

"Confindustria è un'associazione come tutte le altre: autoreferenziale, che vive di quote associative e di associati.

Queste associazioni, concepite come sono ora, hanno fatto il loro tempo: devono aprirsi, democratizzarsi, dare spazio al confronto, non occuparsi solo delle proprie attività interne. Devono parlare di meno e fare di più, ma forse per fare questo mancano un po' di idee".

Lei è candidato alla presidenza della Confindustria vicentina: sarà lei il successore di Calearo?

"Non so. Per quanto mi riguarda, si decide lunedì.

Diciamo che la mia candidatura finora non ha avuto vita facile.

Mi auguro che i membri della giunta che sono chiamati a pronunciarsi sulla mia persona siano sereni e tranquilli nel giudizio".

Quegli imprenditori piccoli piccoli Fra gli aspiranti al famoso "indotto" della nuova base Usa si è formata una cordata di piccoli imprenditori edili in lizza per il re-bando che scade il 6 marzo.

Chiedono a gran voce modifiche alla legge Merloni del '94, la legge quadro sui lavori pubblici approvata a ridosso dell'inchiesta Mani Pulite contro la corruzione nel business degli appalti. Subito pronti a fare lobby a Roma i parlamentari locali Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e Paolo Franco (Lega Nord). Ma l'iniziativa è persa in partenza.

La Merloni prevede che superato il valore di 6 milioni di euro, un bando di gara si estenda alla concorrenza delle imprese di tutta Europa. Il che equivale a dire "internazionali", perché le multinazionali americane hanno le loro divisioni europee e nazionali. Che sia molto difficile, per non dire impossibile, che la legge subisca cambiamenti per creare canali preferenziali ad hoc alle ditte locali, lo dicono due fatti. Primo: la politica edilizia

seguita fin qui dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro non vede fra i suoi obbiettivi alcuna riforma della normativa sui lavori pubblici. Tanto meno sulla Merloni, frutto proprio di quella lotta agli inciuci sottobanco di cui lui è stato un campione quando portava la toga. Secondo: un bando europeo come quello del Dal Molin segue le regole europee, e per cambiare queste bisogna fare lobby non a Roma, ma a Bruxelles. Ma a trovare ascolto negli uffici dell'euroburocrazia sono solitamente proprio le grandi imprese di costruzioni della stazza di Impregilo, delle governative Coop rosse o dei colossi stranieri favoriti per l'affare Ederle 2. La disperata richiesta d'aiuto dei piccoli impresari vicentini fa sembrare probabile l'azzeramento della quinta e più importante delle cinque condizioni con cui il Comune ha detto sì alla base: l'utilizzo di "risorse locali".

A.M.

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3 MARZO 2007

fatti&notizie

Ecco come un nostro cronista, convivente con una figlia, vive la questione delle famiglie di fatto

C'è chi Dico no. E io dico sì DI TOMMASO QUAGGIO

C'è chi dice che Prodi sia stato spodestato da chi è contro i Dico (leggi: Ruini).

Dico: acronimo già entrato nella lingua italiana a significare "diritti dei conviventi". Cioè delle coppie di fatto, etero o omosessuali poco importa (o forse importa molto?). Prodi o non Prodi, bis o non bis, la prima certezza è che il disegno di legge del duo al femminile Bindi-Pollastrini è stato messo nel congelatore della politica, si mormora in una stanza vicino all'ufficio di Mastella, incartato sotto il mittente "Casini", nell'attesa di capire da chi verrà votato il nuovo governo.

E allora, noi che della convivenza abbiamo fatto una scelta (500mila persone secondo recenti studi Istat) e che non vogliamo né il matrimonio cattolico né quello civile, aspettiamo di vedere e soprattutto di capire cosa accadrà.

La seconda certezza è che la gerontocrazia che siede in parlamento è sempre più lontana dalle giovani generazioni, da quei ventenni e trentenni, che prima o poi (chissà quando, se non mollano le careghe) daranno il cambio ai nostri vertici politici. Chi, come me, è "accoppiato" di fatto e felicemente (nel mio caso con una donna), il problema della convivenza etero e omo neanche se lo pone, è una cosa normale e alla luce del sole. Un sole, per inciso, che illumina tutta l'Europa tranne il nostro Paese, ancora ignaro che la società sta cambiando.

Piaccia o non piaccia alla politica.

Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Benelux, Scandinavia: hanno già mutato la loro visione di famiglia tradizionale, aprendo la strada ai Pacs, versione più estesa e meno complicata dei nostrani Dico.

Alle giovani generazioni questo non sembra affatto un problema, tanto meno un dilemma religioso come è stato fatto diventare qui da noi.

Prendiamo il sottoscritto.

Convivente con una figlia, a tutt'oggi la mia è considerata una famiglia di serie B, salvo il caso della scelta del matrimonio cattolico o civile che mi eleverebbe al tipo A. Già questo presupposto servirebbe a comprendere il valore dei Dico. Leggendo il ddl Bindi-Pollastrini, possiamo

Il ministro Rosy Bindi: sui Dico è in disaccordo con il capo della Cei Ruini

apprendere che a beneficiarne sarebbero i cosiddetti "conviventi", ovvero "due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale". E fin qui capiamo che non si sta parlando di mostri. Le convivenze sarebbero riconosciute nei registri anagrafici di ogni Comune, con due soglie di anni di convivenza per il riconoscimento dei diritti: dopo tre anni, vengono riconosciuti i diritti e le tutele del lavoro; dopo nove, sono riconosciuti i diritti di suc-

cessione. I diritti immediatamente fruibili sono: decisioni in materia di salute e in caso di morte, permesso di soggiorno, alloggi di edilizia pubblica, utili di impresa, tassa di successione. Quelli dopo un determinato periodo di tempo invece sono: contratto di locazione, agevolazioni in materia di lavoro, trattamenti previdenziali e pensionistici, diritti di successione. Doveri previsti saranno: autocertificazione, obbligo alimentare, effetto retroattivo. Tradotto, questo significa che con l'approvazione dei Dico, solo per fare un esempio, io potrei chiedere di essere trasferito dalla

mia sede di lavoro per raggiungerne una più vicina alla mia famiglia. Una cosa ora impossibile perché noi, ufficialmente, come coppia non esistiamo. Oppure, uno di noi due potrebbe subentrare nel contratto d'affitto firmato dall'altro, mentre oggi rischiamo di essere buttati fuori da quella casa in cui per anni abbiamo contribuito a pagare affitto, bollette e spese varie. Ancora, con i Dico potremmo provare, se ne avessimo bisogno, a metterci in graduatoria per ottenere un alloggio di edilizia residenziale pubblica, cosa che adesso non

possiamo nemmeno prendere in considerazione. Uno degli aspetti che per esempio ci sta più a cuore è anche la possibilità di adottare un figlio, una fratellino o una sorellina per mia figlia. Questa strada però rimane preclusa, come coppia di fatto infatti non abbiamo i titoli per ottenere un'adozione. D'altronde nemmeno nostra figlia gode degli stessi diritti della prole legittima. I figli riconosciuti, come il nostro, ha di certo gli stessi diritti di un figlio legittimo nei confronti dei genitori, ma non nei confronti dei nonni o degli zii, esclusi di conseguenza dai diritti di successione.

Facile capire quindi che chi, come me, vive la convivenza come una scelta, da tutto ciò non può che trarre beneficio. In fondo bastava andare non troppo lontano per iniziare una discussione sull'argomento. L'occhio doveva cadere sulla nostra bistrattata Costituzione, che all'articolo 29 riconosce i "diritti della famiglia come società fondata sul matrimonio", ma non per questo nega dignità a forme diverse di rapporti di coppia. Ennò, perché all'articolo 2 sancisce che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità". E la mia personalità, ve l'assicuro, si svolge benissimo con la mia compagna Lisa e con mia figlia Martina.

Una vita da coppia di fatto

Valentina Dovigo: "Non esistono famiglie più o meno sacre. Esiste la famiglia"

Valentina Dovigo, presidente di Legambiente Vicenza, da quindici anni divide la sua vita con il suo compagno Francesco. Una scelta voluta e ragionata la sua, ma non per questo priva di ansie per la propria posizione. La prima cosa che ci racconta della propria esperienza è la preoccupazione di non potersi assistere reciprocamente nei momenti della malattia, e di conseguenza di perdere anche materialmente ciò che si è costruito negli anni di convivenza. "Fare queste ipotesi non è di certo bello, ma questa è la realtà delle cose spiega -. Non siamo più giovincelli, ormai ci avviciniamo ai cinquanta anni, alcune esperienze forti vicino a noi, magari di amici, ci hanno fatto riflettere molto sulla questione.

Abbiamo anche pensato di "regolarizzare" la nostra situazione, poi però non abbiamo più fatto questo passo. Chiusa questa parentesi, che di certo ci preoccupa, per la questione dei figli ci siamo sempre trovati incerti. Finora non abbiamo avuto la fortuna di averne, ma se dovesse succedere viste le differenze che esistono tra figli legittimi e riconosciuti, la nostra scelta sarebbe stata quella di un matri-

monio civile. Non ci sembra giusto dare dei diritti in meno rispetto ai bambini delle coppie sposate. Ecco perché i Pacs o i Dico servono. Non esistono famiglie più o meno sacre.

Esiste la famiglia".

Avete mai affronto il tema dei Dico con qualche amico, magari sposato?

"Certo. Posso dire di aver trovato molta solidarietà da parte di coetanei e di gente più giovane. Persone che magari vivono la mia stessa situazione o che sono anche sposati con rito cattolico. Qualche difficoltà in più c'è stata con persone più grandi. Un esempio sono i miei genitori che hanno approvato la mia scelta di convivenza, ma magari vedrebbero meglio un matrimonio. Sulla scelta della possibilità di adottare un figlio, trovo che sia sbagliato sbarrare fin dall'inizio questa strada alle coppie di fatto. Non so se sia giusto dare in affidamento i figli alle coppie omosessuali, è una questione che va discussa con molta delicatezza, ma negare a tutti questa possibilità di certo non mi sembra corretto".

T. Q.

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3 MARZO 2007

fatti&notizie

Il fondatore della Liga Veneta: "A Vicenza rivive il motto paròni a casa nostra". Bossi? “Più attento al potere che al federalismo”

Rocchetta: "Il Leone di San Marco ruggisce ancora. Contro la base Usa" DI ALESSIO MANNINO

Franco Rocchetta, veneziano, fondatore della ?iga Veneta, può essere considerato la coscienza critica del "lighismo".

Scrittore e opinionista, in questa intervista a tutto campo spiega il suo punto di vista sulla Lega di Bossi, l'autonomismo veneto, il caso Dal Molin e la manifestazione del 17 febbraio scorso, in cui le bandiere di San Marco sventolavano accanto a quelle dei centri sociali.

Per capire il presente occorre conoscere il passato. Qual è il passato della Liga Veneta e della Lega Nord - Liga Veneta oggi dimenticato? Come nasce il leghismo in Veneto?

Le matrici della Liga Veneta, e poi della Lega Nord - Liga Veneta, i caratteri, le pratiche, gli ideali originari sono diversissimi da quelli attuali. Il contrasto non potrebbe essere più stridente.

Molti popoli oltraggiati come il nostro hanno dato vita a forze rapportabili alla prima Liga Veneta. Qui è stata però anche determinante l'immanenza dello Stato Veneto. Quella veneta è una civiltà di respiro mondiale; non a caso lo Stato Veneto è divenuto modello per la Repubblica Inglese, per la Federazione Olandese, ed ha preceduto molte delle conquiste della Rivoluzione Francese. Lo Stato Italiano ha tentato e tenta di negare, denigrare, conculcare i valori repubblicani veneti. Questi tentativi sono alla base della disaffezione dei veneti (e di tutte le comunità dall'Adda all'Adriatico) verso lo Stato Italiano, tanto cinico e miope. Fin da ragazzo ho iniziato a comprendere che lo Stato Italiano è nato vecchio e male, costruito con la menzogna e la violenza. Ho così incominciato a costruire, e quindi portare al successo, la Liga Veneta, dichiaratamente organizzandola come un struttura della Veneta Repubblica. La Repubblica Veneta è un modello di riferimento moderno e civile, popolare ed intimamente democratico, efficiente e gratificante. Il successo raggiunto, però, ha scatenato torme di carrieristi, e le forze che alla fine son riuscite ad infiltrarsi nella Lega, ed ad imporle il guin-

Franco Rocchetta con una coppia di amici: "La Repubblica Veneta è un modello moderno, popolare ed intimamente democratico".

zaglio. Il primo pubblico invito alla costituzione della Liga Veneta lo lanciai nel 1968, mentre nessuno tra gli attuali dirigenti leghisti compare prima del 1982.

Che significato aveva il motto "paróni (cioè padroni) a casa nostra"? E cosa significa oggi?

Il significato originario è lineare e limpido: indica vigilanza democratica verso le più diverse e subdole forme di colonialismo, indica assunzione di responsabilità.

Nel corso degli anni questo motto è stato strumentalizzato.

Oggi torna a prevalere il significato originario che oggi si sente ripetere quotidianamente, lo si è udito soprattutto a Vicenza.

Quanto contavano le istanze economiciste (liberismo, meno tasse, mito del lavoro) nel leghismo veneto delle origini?

Le istanze economiche, più che economiciste, erano complementari a molte altre, di ordine sociale, ambientale, morale e politico, economico, giuridico ed istituzionale, legate alla salute, al concetto stesso di Stato, di stato sociale, di civile convivenza. Non chiedevamo "meno tasse" tout court, ma che le tasse fossero raccolte e gestite con intelligenza ed onestà.

Lei sostiene che l'anima del popolo veneto è pacifista.

Perché un buon autonomista deve essere per la pace?

Per molti motivi. Nel caso dei veneti, tanto le testimonianze classiche che l'archeologia, la protostoria e la storia confermano un nostro costante e prevalente preferire la pace alla guerra, il dialogo all'esasperazione dei conflitti. Quindi poiché una delle ragion d'essere dell'autonomismo è l'esercizio delle migliori

virtù di un popolo o di una cultura, ecco - coerentemente - la pacifica via veneta all'autogoverno ed al federalismo. La ricerca dell'autonomia si è per molti popoli avviata lungo i percorsi della lotta armata, del terrorismo, della guerriglia, della guerra di liberazione. I risultati sono sempre stati disastrosi. Alla fine, usando le armi dell'intelligenza e della lungimiranza, i catalani ed i francofoni del Canada hanno ottenuto più dei baschi.

Che valore dà alla presenza delle bandiere di San Marco alle manifestazioni contro la Ederle 2 del 17 febbraio?

Enorme. Vi è stata una rigogliosa fioritura di striscioni e slogan scritti o scanditi così come il popolo pensa, in lingua veneta.

In quell'immenso multiforme pacifico corteo si è rivisto il vero spirito della Liga, una enorme cosciente partecipazione orienta-

ta verso la pace e la costruttività: una Veneta Repubblica in movimento al fine di ristabilire nel Veneto (e possibilmente anche intorno al Veneto) equilibrio.

Il leader veneto dei centri sociali, Luca Casarini, ha diretto un invito agli autonomisti per trovare un terreno comune. E' possibile, secondo lei? E su quali basi?

E' possibile. Ed è anche auspicabile. Luca Casarini si è detto "orgogliosamente sorpreso dalle bandiere venete che sbucavano da tutte le parti". Uno dei più importanti sociologi di livello europeo, Ilvo Diamanti, è giunto a riconoscere che a questo punto "siamo tutti lighisti". Si tratta di due personaggi tra loro assai diversi; che significato ha allora tutto ciò?

Casarini testimonia con la sua travagliata parabola un'importante costante veneta, la ricerca della giustizia, e quindi anche della giustizia sociale. Chi chiede la chiusura dei centri sociali considerandoli fonte di turbolenze, mostra di conoscere poco la storia veneta. L'attività dei centri sociali è segnale, non causa, di profonde ingiustizie diffuse.

Oggi molti gruppi vantano la continuità o la rappresentatività della Liga Veneta. Forse qualcuno di questi può intavolare un confronto od anche trattative con le aree dei centri sociali. Ma enormemente più vasto è il fronte degli elettori delusi, dei militanti disillusi, di una popolazione frastornata che ha sviluppato coscienza dei torti che continua a subire.

I casi della Val di Susa e di Vicenza sembrano unire localismo, ambientalismo e crisi dei partiti (tutti). Che ne pensa?

Così può sembrare. Questa sintesi, però, evoca la categoria del "localismo", che non amo perché è spesso accompagnata da atteggiamenti di chiusura e da sentimenti e forme di egocentrismo.

Sono contrario alla base di Vicenza non solo per considerazioni di ordine "locale" o di sovranità e di interesse nazionale veneto, ma perché sono europeo.

E perché mi stanno a cuore non soltanto gli interessi veneti ed europei, ma dell'intero mondo e dell'intera famiglia umana.

Come vede il futuro politico della Lega Nord di Bossi?

Proporzionato alla notevole capacità con la quale essa si è data all'occupazione delle reti di sottogoverno. A ciò va aggiunta la sua grande dipendenza dalle strutture berlusconiane e dagli interessi di una grande potenza in questa parte d'Europa, e l'abile demagogia con la quale sa spacciarsi per paladina del federalismo. L'insipienza e l'ignavia di tanta parte della destra e della sinistra contribuiscono poi alla sua tenuta elettorale.

C'è spazio per una nuova forza federalista, né di destra né di sinistra, che raccolga lo scontento verso un bipolarismo fatalmente risucchiato dal Grande Centro?

Sì. Se sviluppata con buona volontà ed onestà, sì da trasformare lo scontento in gratificante impegno civico diffuso.

La curiosità

Il Capodanno dei Veneti Nella storia delle Repubblica di Venezia l'anno nuovo cominciava con il primo marzo, non con il primo di gennaio. Il capodanno cadeva così in coincidenza con l'arrivo della primavera e con l'esplodere della bella stagione, dopo la lunga pausa invernale. In origine, in realtà, come ricorda Ettore Beggiato uno dei più convinti sostenitori dell'autonomismo veneto, il capodanno veneto cadeva il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia e, secondo un'antica leggenda, della creazione del mondo. In seguito, per comodità di calcolo, la data fu anticipata al primo marzo, ma la festa cominciava già qualche giorno prima, con gli scambi

di auguri.

A confermare questa antica usanza ci sarebbero anche gli attuali nomi dei mesi, con la stranezza di un mese che si chiama settembre quando in realtà è il nono dell'anno, un altro che si chiama ottobre quando è il decimo e così via. Se si comincia a contare da marzo, invece, tutto torna a posto: settembre è il settimo mese dell'anno, ottobre l'ottavo, novembre il nono e dicembre il decimo.

Oggi la tradizione del capodanno veneto sopravvive soprattutto nelle manifestazioni folcloristiche del "Battimarzo" o del "Ciamar Marso", dedicate, guarda caso, al risveglio della primavera.

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3 MARZO 2007

fatti&notizie

Taxi, panifici, farmacie. A quasi un anno dal primo decreto Bersani, ecco cosa è cambiato nel vicentino

Liberalizzazioni, tanto rumore per (quasi) nulla DI LUCA MATTEAZZI

Ricordate l'inizio dell'estate scorsa?

Prodi era al governo da neanche un paio di mesi, e sullo scia dell'entusiasmo iniziale il ministro Bersani dava il via al primo, contestato, pacchetto di liberalizzazioni: una serie di misure pensate per smuovere il mercato e stimolare la concorrenza in alcuni settori dell'economia, il cui primo risultato fu però quello di mettere in fibrillazione un gran numero di categorie economiche: le farmacie scioperarono per la prima volta dopo qualche decennio, i tassisti delle grandi città incrociarono le braccia, gli avvocati si tolsero la toga per qualche giorno. A quasi un anno di distanza, dei temuti sconvolgimenti si è visto ancora ben poco, anche in quei settori che sembravano toccati più pesantemente dalle nuove normative.

Taxi Driver? No grazie Il decreto Bersani apriva le porte ad un aumento del numero di licenze per i tassisti. Un provvedimento che poteva avere un senso nelle grandi città, con aeroporti internazionali e stazioni frequentate da decine di milioni di passeggeri. Molto meno in una realtà provinciale come Vicenza, e infatti in città non è cambiato assolutamente nulla. Il numero di licenze è rimasto invariato, e all'ombra di Monte Berico i tassisti continuano a faticare a trovare clienti. "Il problema riguardava solo Roma e Milano - spiega Armando Pegoraro, presidente della Cooperativa tassisti vicentini -.

Una realtà come quella di Vicenza, così come tutte le altre città del Veneto, ha una situazione completamente diversa".

Già, a Vicenza fanno i tassisti hanno il problema di arrivare a fine mese, e aumentare il numero di licenza vorrebbe dire "costringerci a chiudere baracca", aggiunge Pegoraro. "A Vicenza non c'è niente - continua -: non c'è l'Arena o il Lago di Garda come a Verona, non c'è una grande stazione come a Padova, non c'è nulla, e già così facciamo fatica a sbarcare il lunario. Gli unici a prendere il taxi sono gli anziani, e anche loro lo fanno sempre di meno, con la crisi che c'è".

Paradossalmente, proprio grazie al decreto Bersani la cooperativa

dei tassisti ha invece potuto fare qualche investimento. Ha acquistato due auto adatte al trasporto disabili, e sta valutando se sperimentare il servizio del taxi collettivo. "Sarà difficile, perché non c'è la mentalità giusta" mette le mani avanti il presidente. Che poi conclude: "I tassisti sono ancora molto, molto preoccupati. Con le liberalizzazioni alla fine rimangono solo i più forti.

Perché non le hanno fatte nel trasporto pubblico? Lì sì che si sarebbero visti dei risultati immediati".

Pane fresco? Forse che sì, forse che no Anche il settore dei panifici era toccato direttamente dalla prima infornata di liberalizzazioni: il decreto Bersani, infatti, tra le altre cose eliminava l'obbligo della licenza e del riposo settimanale, rendendo molto più facile aprire un'attività a chi volesse cimentarsi con baguette e zoccoletti. Il boom di panifici, panettieri e rivendite di pane però non c'è stato. Quello che s'è visto, invece, è il fatto che alcune gastronomie e pizzerie al taglio cominciano a vendere pane nei giorni festivi, quando i fornai tradizionali sono chiusi per il (meritato) giorno di riposo. "I panifici stanno chiudendo, non aprendo - commenta il presidente provinciale dei panificatori Ascom Antonio Cristofani -. Ma questo dipende dal fatto che c'è un calo costante dei consumi. La concorrenza di pizzerie e gastronomie la sentiamo solo la domenica".

I problemi, comunque, rimangono, e toccano da vicino anche i consumatori. "Il punto è che siamo tornati indietro di 20 anni con le normative - continua Cristofani -, anche con quelle che garantivano igiene e sicurezza.

Con questa situazione non si capisce più se il pane che si compra è stato fatto in giornata o è pane precotto e congelato, se il

laboratorio è a norma oppure no.

Si crea solo confusione, e infatti le ultime notizie che ci sono arrivate dicono che anche il ministro stia studiando una parziale marcia indietro".

Farmacie. Giù i prezzi, su i servizi Nelle farmacie qualche novità effettivamente c'è stata, anche se è difficile capire quanto sia riconducibile direttamente al decreto Bersani. La temuta (dai farmacisti) apertura di punti vendita di farmaci all'interno dei supermercati, ad esempio, è rimasta un fatto tutto sommato limitato, mentre altre modifiche, meno pubblicizzate, hanno prodotto

effetti più consistenti. È il caso della liberalizzazione dei prezzi di vendita dei farmaci (fino ad un anno e mezzo fa erano fissati dalla case farmaceutiche), che ha portato molte farmacie ad abbassare il costo di pillole e sciroppi.

"In molti hanno ridotto i margini di guadagno - conferma il presidente provinciale di Federfarma Alberto Fontanesi -. Per il resto noi puntiamo molto sulla qualità del servizio e sulla professionalità dei nostri farmacisti, ad esempio collaboriamo con alcune Ulss per dei servizi di screening sulla salute della popolazione".

Prezzi più contenuti, e servizi migliori insomma: se Bersani

voleva andare incontro alle esigenze dei consumatori in questo caso sembra aver colpito il bersaglio. I timori, però rimangono.

"Le grandi farmacie sono attrezzate per sopportare anche nuova concorrenza conclude Fontanesi -. Ma il discorso cambia con le piccole farmacie di paese: nel vicentino ce ne sono una decina che non possono permettersi neanche un dipendente.

Svolgono un servizio importantissimo, magari in paesi dove non c'è nemmeno un ambulatorio medico, ma hanno fatturati risicati, e se l'apertura di nuovi punti vendita gliene porta via una parte sono a forte rischio".

Prodi-bis, mano tesa a Udc, Chiesa e Usa. Elogio dei due dissidenti

Crisi, una pantomima per allargarsi al Centro Il premier Romano Prodi è succeduto a se stesso.

Abbiamo scritto che al Senato è inciampato su Vicenza.

Ed è vero, nel senso che la base americana ha fatto da grimaldello con cui si è aperta un'inevitabile crisi di coerenza. Coerenza fra quella parte moderata del centrosinistra che si appresta a unirsi nel Partito Democratico e le posizioni pacifiste e anti-Bush della sinistra radicale, a cui il rifondarolo Franco Turigliatto e il comunista italiano Ferdinando Rossi hanno avuto la sola colpa di dar seguito col proprio voto in aula. "Traditori" è stato l'epiteto più gentile per loro, Rossi si è anche beccato un pugno in faccia, e ora sono additati al pubblico disprezzo per aver votato secondo le proprio convinzioni. Che poi sono quelle dei Giordano e dei Diliberto scesi in piazza a Vicenza il sabato prima manifestando contro una politica estera che quattro giorni dopo hanno approvato.

Gli unici coerenti sono stati quei due, accusati di essere "immaturi", di "non servire il Paese" solo perché nel tragitto da Vicenza a Roma si sono ostinati a far seguire alle parole i fatti.

Ma Vicenza si traduce con Afghanistan. E' opinione diffusa che in primavera gli Stati Uniti scateneranno una seconda guerra in Afghanistan. Bush, perciò, non vuole defezioni da parte degli alleati in campo (fra cui l'Italia), anzi, probabilmente vorrà più truppe. Per non dover andare a casa sull'Afghanistan, a Prodi fare il bis conviene, così può stringere più forte il cilicio che lega a

sè la sua disomogenea maggioranza. Quelle 12 condizioni fatte firmare alle segreterie dei partiti, nelle intenzioni del Professore, devono fare da guinzaglio alla sinistra estrema, che esce cornuta e mazziata dalla crisi di governo perché in quelle dodici tavole ci sono chiari segnali di distensione ai centristi, alla Chiesa, all'Udc, a Confindustria. E agli Usa. A cominciare, guarda un po', dall'impegno in Afghanistan. Con Follini dentro e Casini disponibile ad accordi a vasto raggio, si può finalmente metter mano alle legge elettorale, vera preoccupazione dei partiti. Non è che allora è stata tutta una pantomima (complice quel geniale diavolo di D'Alema) per allargare di fatto la maggioranza all'Udc, non per caso uscita da parecchi mesi dal recinto berlusconiano della CdL? Una cosa è sicura: a Vicenza la base si farà.

D'Alema in Senato è stato chiaro: "revocare una decisione del precedente governo sarebbe un atto ostile nei confronti degli Usa di cui non si comprenderebbe il senso e dagli effetti controproducenti". Uno lo ha già avuto: molti vicentini di centrosinistra non voteranno più Unione. Ma a D'Alema evidentemente interessa poco l'ostilità della popolazione locale se confrontata con le ritorsioni americane. Ecco il "senso" da "comprendere" nella politica estera del governo Prodi. Se però le cose qui prendessero una piega simile alla Val di Susa, il senso cambierebbe.

A.M.

SUPPLEMENTO

DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona

Stefy Dall'Igna, dal parquet alle sfilate veneziane a pagina III

Il tennista vicentino da poco ha raggiunto un risultato importante classificandosi tra i migliori mille del mondo nella classifiche Atp

Sotto quota mille DI TOMMASO QUAGGIO

A scuola da Veltroni: appello per gli sport minori a pagina IV

Il Vbg cala il poker, la rincorsa continua a pagina V

Ciullini: "Così faccio correre capitan Schwoch" a pagina VII

Anno 2 nr. 8 - Sabat0 3 marzo 2007 Supplemento al numero 48 del settimanale VicenzaPiù

La cifra 990 per molti può significare solo un numero. Per Andrea Fava, giovane promessa del tennis italiano, invece questa semplice triade di numeri rappresenta un traguardo importantissimo: arrivare per la prima volta in carriera tra i primi mille giocatori del mondo.

Non bastasse questo, il ventitreenne vicentino doc nel suo ultimo impegno a Trento a tenuto a bada il numero 294, alla fine perdendo il match ma dimostrando però di stare un po' troppo stretto in quella cifra ancora troppo vicina ai mille.

Ma quando ti sei scoperto un campione della racchetta?

"Ho iniziato a giocare all'età di 7 anni, i campi da tennis erano di fonte a casa. Allora praticavo un sacco di sport: calcio, tennis e sci. Me la cavavo anche bene sulla neve ma alla fine il tennis mi ha dato quello che cercavo e soprattutto potevo giocarci tutto l'anno. A sedici anni avevo già conquistato i primi tornei europei. Nell'ultimo impegno ho cercato di non far giocare il mio avversario, spezzandogli il ritmo, ma a un certo punto forse non ci ho creduto abba-

stanza. Per questo mi sento un po' deluso. Ad un certo punto il mio avversario ha tirato fuori le sue qualità migliori e la differenza si è vista. Ma non nascondo che a un certo punto ho avuto la sensazione di poter vincere. Devo compiere il passo giusto per fare il salto di qualità, un passo che deve essere anche mentale.

Alle volte contro gli avversari forti faccio ancora troppa fatica".

Riesci a conciliare il tempo libero con i tuoi impegni internazionali?

"Devo dire di si, non ha difficoltà a tenere dei buoni rapporti con gli amici, anzi da un po' di tempo ho travato anche una ragazza. Certo non è facile, ma di certo non è impossibile. Alle superiori ho fatto ragioneria e per scelta non ho voluto fare l'università: non sarebbe una cosa difficile da fare, ma non vorrei fare troppe cose e male. Preferisco fare poche cose ma al massimo".

Sei riuscito a trovare uno sponsor che ti segue nei tuoi impegni professionali?

"Attendevo uno sponsor grosso, ma tutto è sfumato. Ci sono dei supporter locali che mi danno una mano ma non è facile trovare tutti i soldi per una stagione".

Quanto può costare in questo mondo sportivo una stagione per un giovane come te?

"Non poco direi. Si parla di 40\50 mila euro a stagione per poter giocare viaggiare e mantenere tutto quello che comporta fare questo sport. Da questo punto di vista i miei genitori mi danno un supporto enorme. Mi sono sempre stati vicini fin dall'inizio e quando alle volte si presentano delle difficoltà economiche è la mia famiglia a venirmi incontro".

Ci sono stati moneti bui nelle tua carriera?

"Quando avevo diciotto anni ho subito un infortunio alla schiena, si par-

lava di una vertebra spostata.

Sono rimasto fermo sei mesi.

Quando mi sono ripreso sono passato con il maestro Arena, a tutt'oggi il mio allenatore.

Da li in poi ho fatto il salto di qualità".

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

"Bè la risposta è scontata: diventare il numero uno al mondo. Sono realista però e

quindi mi sono fissato degli obiettivi: nel giro di poco tempo vorrei arrivare sotto il 200 del mondo e poi arrivare tra i primi 100. Queste sono mete che devo raggiungere.

Quali sono ora i tuoi prossimi impegni?

"Nelle settimane prossime andrò in Sicilia per tre tornei di fila, speriamo di ottenere ottimi risultati"

3 MARZO 2007

II

Basket A2 donne. Biancorosse sempre più sole in fondo alla classifica. Corà: "Dobbiamo provarci anche con le squadre più forti"

As Vicenza a denti stretti fino alla fine della stagione fica però sto n o t a n d o segnali incoAncora una volta raggianti dalle l'As deve fare i giocatrici, conti con una soprattutto s c o n f i t t a . dalle giovani.

Un'altra battuta Per quest'ultid'arresto che me è molto mette sempre difficile entrapiù vicino al re in campo e bordo del burromantenere un ne la formazione vicentina. certo rendiNell'ultima partita contro il m e n t o .

Carugate le due prime donne M a n c a n o beriche Erika Caracciolo e poche partite Louise Gamman hanno proalla fine del vato a tirare la carretta campionato ci segnando da sole oltre un sono punti in terzo dei punti messi a palio e nelle segno.Certo si poteva fare ben prossime gare poco, visto che la squadra mi aspetto che lombarda si trovava a soli 2 la nostra claspunti dal quartetto di testa ed sifica si era anche reduce da una sconm u o v a . fitta. Uno stop che però non D o b b i a m o poteva replicare se voleva provarci anche mantenere gli obiettivi dei I risultati non arrivano, ma le ragazze con le squadre playoff. dell'As si stanno impegnando al massimo più forti. Tutti A questo punto l'obiettivo è noi sapevamo cercare di arrivare per lo continua a mantenere alto il che sarebbe stata una stagione meno un punto sopra la zona morale delle giovani vicentine dura, abbiamo costruito una che segna la retrocessione immediata e giocarsi i playout è Claudio Corà: "Le ragazze squadra di giocatrici inesperte stanno dando l'anima. Ormai per questo tipo di campionacome le ultime squadre.

Chi non perde la speranza è non guardo neanche la classi- to, non ci aspettavamo dei miracoli. Questa esperienza sta dando fiducia alle ragazze, stanno crescendo e questo era uno degli obiettivi della stagione".

Anche la figlia del tecnico vicentino, E’ una iniziativa di Valentina, non si perde d'animo: "Stiamo soffrendo La comunicazione del Nord Est molto le assenze di Chemello e Bellin.

100.000 copie settimanali Senza contare che nell'ultima partita non c'era neanche la Visconti, impegnata con il Famila Schio.

Abbiamo lottato in sei come non mai, mentre le nostre avversarie si davano il cambio e riuscivano a riposarsi noi invece dovevamo trovare le energie per andare avanti. Chi non ha visto la partita, non sa quanto ci siamo impegnate, le ragazze hanno giocato bene e stanno facendo quello che gli viene chiesto. A fine gara eravamo davvero d i s t r u t t e .

Sappiamo che la strada non è in discesa ma stiamo lottando". La classifica per ora congela le biancorosse all'ultimo posto con 6 punti.

DI TOMMASO QUAGGIO

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Domenica 4 marzo alle ore 18 ancora una trasferta, questa volta a Crema contro il Sea Logistic Systems. La formazione lombarda è reduce da una sconfitta e si trova esattamente a dieci punti sopra le vicentine. La speranza è che in campo possa esserci almeno un po' di ricambio magari con la Visconti e con la guardia Bellin di nuovo in forma.

Basket

Campionati provinciali, le partite della prossima settimana Promozione maschile - Pall. Araceli Vicenza - Basket Malo, 09/03/2007 21:00; Palestra Scuole Medie Lora Via Mainardi, 14 - Vicenza (VI).

- Pall. Breganze - U.S. Angarano, 09/03/2007 21:00; Palestra Sc. Medie Laverda Piazzetta Degli Alpini, 8/b Breganze (VI).

- Pall. Altavilla - Primultini basket, 08/03/2007 21:00; Palasport Piazza Della Libertà - Altavilla Vicentina (VI) .

- Nuovo L'argine 2001- Basket Tiene, 08/03/2007 21:00; Palestra Scuole M. Ferrovieri Via F. Baracca - Vicenza (VI).

- Pol. Aurora 76 - Pall. Bolzano Vicentino, 09/03/2007 21:00; Palazzetto dello Sport Via Stadio - Camisano Vicentino (VI).

- Quinto Basket - Asd Basket San Giuseppe, 07/03/2007 21:00; Palazzetto Via Degli Eroi - Quinto Vicentino (VI).

- Grissin Bon Concordia Montebello Basket, 09/03/2007 21:00; Palasport Don Bosco Via Marconi, 16 Schio (VI).

- A.dil. Summano Basket Zurlo s.r.l. 09/03/2007 21:00; Palestra Via Lengore - Piovene Rocchette (VI).

Prima divisione girone A - Pol. Fulgor Tiene - G.S.Isola 91 Basket, 08/03/2007 21:15; arbitri non ancora designati Palestra Santa Maria Maddalena - Thiene (VI).

- Pol.Sovizzo - Trissinooro

07/03/2007 21:00, Arbitri non ancora designati; Palazzetto Via Roma Sovizzo (VI).

- A.D.7 Mulini Basket - Gobbo Impresa Edile, 07/03/2007 21:00; arbitri non ancora designati Palestra Scuole Medie Foscolo - Torri di Arcugnano (VI).

- Pol. Jonathanc - New Basket Povolaro, 07/03/2007 21:00; arbitri non ancora designati Palestra Centro Giovanile Piazzale Cadorna - Bassano del Grappa (VI).

- Albergo Giulieta RomeoBasket S. Nazario, 07/03/2007 21:15; arbitri non ancora designati Palestra Comunale - Montorso (VI).

- Pol. Carmignano - Basket Arzignano, 08/03/2007 21:30; arbitri non ancora designati; Palestra Via Boschi Carmignano Di Brenta (PD).

Seconda divisione girone A - G.S.Isola 91 Basket Ad.Scuolabasket Noventa, 08/03/2007 20:30; Arbitri non ancora designati Palestra Scuole Medie Via A. Moro - Isola Vicentina (VI).

- Pgs Concordia Schio - Quinto Basket, 08/03/2007 21:00; Arbitri non ancora designati Palestra S. Elementari Cà Trenta - Via G. Xxiii - Schio (VI).

- Pall. Araceli Vicenza - Pol. Jonathan, 08/03/2007 21:00; Arbitri non ancora designati Palestra Scuole Medie Muttoni Via Massaria - Vicenza (VI).

3 MARZO 2007

III

Martedì sera l'alzatrice biancorossa era a Venezia all'evento Zenith "The Ball of Time"

Per Dall'Igna passerella in Canal Grande DI PAOLO MUTTERLE

Altro che riposo.

I due giorni di "rompete le righe" dopo la partita con Novara sono stati più pieni che quelli di allenamento per Stefania Dall'Igna, la palleggiatrice della Minetti Infoplus e della nazionale azzurra. Tra negozi e telefonate, interviste e parrucchiera, l'inizio settimana è volato per preparare l'elegante soirée veneziana di martedì: "The Zenith Ball of Time". Tempo ben speso, a giudicare dal risultato.

Camicetta rosso vermiglio aderente con manica a sbuffo, scarpe in tinta, gonna nera senza spacco a sfiorare il polpaccio e importante cintura dello stesso colore la mise scelta dalla Stefania che in campo veste i colori biancorossi, con un tocco personale dato dai sottili bracciali colorati e dal ricamo delle calze.

Della serie "se bella vuoi apparire, un po' devi soffrire" la nostra minettina ha sicuramente rimpianto le più comode calzature da volley, dopo qualche ora rigorosamente in piedi tra buffet e fotografi alla disperata ricerca di un divanetto libero. Con l'avanzare della stanchezza anche uno

Stefania Dall'Igna con i protagonisti della serata veneziana scalino era buono per un breve intervallo dalle fatiche del tacco 10. Del resto le atlete della pallavolo rosa a questi eventi mondani devono farci il callo, come si suol dire, se è vero, come proferisce il direttore generale della Lega Volley femminile Massimo Morelli, che aziende e sponsor se le contendono come testimonial: "Sono donne, sportive, giovani, belle e praticano una vita sana. A questa matrice si applicano poi le combinazioni più varie: studentesse,

fidanzate, mamme, a costituire un campionario piuttosto vario di potenzialità pubblicitarie".

A fare da anfitrione nel quattrocentesco Palazzo Pisani Moretta c'era l'eclettico Thierry Nataf, presidente e Ceo (Chief executive officer, cioè amministratore delegato) di Zenith International, oltre che direttore artistico della prestigiosa casa svizzera manifatturiera di orologi.

Non si dà arie, ma la Stefy n.7 conosceva già la prestigiosa sede sul Canal Grande,

magnifico esempio di architettura tardo gotica, restaurata e decorata in epoca successiva da maestri quali Giambattista Tiepolo: "C'ero già stata qualche anno fa per un ballo di Carnevale". E l'atmosfera settecentesca ha stregato i "vicentini" presenti, tra cui il presidente Giovanni Coviello accompagnato dalla consorte.

All'ingresso mascherina per tutti, vezzo a cui non si è sottratto neppure il Dir. Gen. Morelli, e bustina con monete coniate Zenith, buone per calarsi pienamente

nella stagione d'oro del carnevale veneziano, tra aristocratiche comparse stile Casanova e figuranti in costume, che in cambio dei finti ducati si offrivano di leggere la mano e le carte o di fare un ritratto.

Una festa salottiera con molti invitati di rango, italiani e, soprattutto, stranieri, alla quale come tradizione non mancavano le celebrities: gli assi del palleggio Dall'Igna e Vermiglio, i cestisti della Benetton Mordente e Zisis, l'inviato d'assalto di Striscia la notizia Valerio Staffelli, le attrici Nicoletta Romanoff e Valentina Cervi. Per quanto è lecito sapere le loro speranze di avere in omaggio un raffinato cronografo svizzero non sono state ripagate. Ma almeno per una sera sono stati al centro dell'attenzione degli ospiti e dei media in un contesto diverso da quelli abituali, godendo della compagnia dell'amabile mr. Nataf, spettacolare quando da padrone di casa si è più volte trasformato in modello per i numerosi fotografi di moda presenti, ai quali si è concesso in pose creative e sempre mostrando in bella vista i suoi polsi decorati dai suoi orologi stellari. E chissà che a qualcuno dei suoi autorevoli invitati non baleni l'idea di venire al PalaCia a vedere sul campo la testimonial biancorossa…? Patron Coviello ha già lanciato l'iniziativa "Porte Aperte". La foto di Stefania al braccio di Nataf fa ben sperare. O, almeno, sognare.

3 MARZO 2007

IV Per uscire dalla storica sudditanza al dio calcio. Bisogna prendere esempio da quanto sta facendo il sindaco Veltron a Roma

Sport minori non ci sono più DI GIOVANNI COVIELLO

La litania delle lamentele degli sport minori è snocciolata spesso da chi pure li promuove, rimanendo però succube di una sudditanza storica, soprattutto verso lo sport maggiore per antonomasia, il calcio. Una sudditanza alimentata dalla tradizione pigra delle redazioni sportive e da quella, altrettanto conservativa, degli investitori pubblicitari, piccoli o grandi che siano - pizzerie dietro l'angolo per le piccole società, aziende per i club più visibili - ma resa possibile anche dall'eccesso di vicentina rassegnazione da parte degli operatori sportivi.

Non è esente dalla colpa di "accontentarsi" anche il volley, sicuramente il maggiore tra gli sport "minori" di squadra grazie alla sua forte presenza sia al maschile che al femminile, come dimostrano inequivocabilmente i dati di Vicenza e provincia, con i suoi 8 campionati provinciali di prima, seconda e terza divisione a fronte dei 3 dell'altro grande sport minore, il basket, addirittura assente a livello femminile in un'area che pure è leader in Italia per storia nella massima serie. Quali sono le colpe e, meglio ancora, le iniziative da intraprendere per fare in modo che ogni sport abbia la sua dignità e la sua rilevanza, calcio

incluso? Intanto e soprattutto un atteggiamento di maggior consapevolezza da parte dei propri dirigenti federali e societari dei valori, morali, sociali ed economici di sport come volley, basket, rugby, hockey, pallanuoto, pallamano e così via, che a Vicenza hanno superato per spettatori delle loro squadre di categorie nazionali il calcio del pur sempre glorioso Vicenza. Anche a Roma questo è avvenuto lo scorso anno, come ha celebrato a chiare lettere un sindaco, Walter Veltroni, appassionato anche di basket e volley e non timoroso del potere del calcio, lì addirittura rappresentato da 2 storici e seguitissimi club di A, come Roma e Lazio.

Veltroni ha avuto il coraggio di dare la giusta enfasi a questi dati, che non sminuiscono il calcio, ma valorizzano gli altri sport e stimolano anche il calcio a far meglio, in tutti i sensi, e si è impegnato visibilmente e in prima persona a sostegno di sport ora ufficialmente non più minori.

Diventando il presidente onorario della Lega Basket di A1 maschile e, contemporaneamente, il promotore delle squadre di massima categoria della pallavolo maschile e femminile, gestite da 2 importanti immobiliaristi, Toti e Mezzaroma, a cui il Comune di Roma sta dando chiaro sostegno in alcuni loro investimenti, il Sindaco di Roma ha indicato una strada nuova. Di non sudditanza

Il sindaco di Roma Walter Veltroni si sta battendo per promuovere volley e basket

al dio calcio e di attenzione alle esigenze di chi, facendo sport non "convenzionali", non solo promuove il sociale, ma promuove anche consistenti attività economiche collaterali, da quelle turistiche a quelle dello sviluppo del lavoro locale, senza i costi causati dalle tifoserie, anche se soprattutto ospiti, del calcio.

Perché anche i politici di Vicenza comprendano meglio questa strada , a sostegno dello sport con l'importante corollario dell'impiantistica, è necessario che i dirigenti sportivi e quelli federali si sveglino dal proprio torpore e pretendano maggiore attenzione. A partire da quella dei media. VicenzaPiù è sicuramente sensibile a questo messaggio e lo sta dimostrando con le sue 8 pagine dedicate a tutti gli sport, con lo slogan "Non esistono più sport minori", avvantaggiato com'è dall'avere come promotore il sottoscritto, che anche la Presidente Manuela Dal Lago, grande tifosa del calcio, definisce simpaticamente "folle" nei suoi graditi auguri di buon compleanno a questo settimanale. Questi auguri si sono accompagnati a quelli di tanti altri, politici, imprenditori, sindacalisti e comunicatori, che vogliamo immaginare anche come sportivi e, quindi, come ideali testimonial dei valori postivi dello sport vero e pulito.

I calendari dei campionati provinciali di volley e basket da noi pubblicati settimanalmente in collaborazione con le rispettive federazioni locali sono la testimonianza più recente di questo nuovo e folle impegno di VicenzaPiù. La nostra ambizione? Che i dirigenti sportivi col loro impegno e il loro supporto, non folle ma continuo, costringano a far di più e meglio sia noi che gli altri mezzi vicentini. Si aprirebbe così una bella gara a vantaggio di chi ama lo sport e la vita.

Pallavolo

Partite della prossima settimana del campionato provinciale

Prima divisione Femminile girone 1 03/03/07 20.30, Riviera Volley - Banca C.C. Campiglia, PalasportBarbarano Vicentino Vi 03/03/07 18.30, Carmet Schio Volley Fado', Liceo Tron Schio Vi 03/03/07 20.00 Marzotto Sporting Flanet Dams "Marzotto", Valdagno Vi 03/03/07 18.30, Pallavolo Longare - U.S. Angarano Azzurra, Palasport Longare Vi 03/03/07 20.30, Laserjet Orgiano - As Pallavolo Caldogno, S.M. "Piovene"

Seconda divisione Femminile girone 2 03/03/07 20.30, Ecoaria - Pgs Novale, S.M. "De Gasperi", Mason Vicentino Vi 03/03/07 18.00, Pall. Bassano Asd Mobilfer Noventa, Palestra "Einaudi" campo 1 Bassano Del Grappa Vi 03/03/07 21.00, Camec U.S. Costabissara, Comunale Rossano Veneto Vi 03/03/07 18.30, U.S. Sommano - Fulgor Thiene, S.M. "Fogazzaro" Piovene Rocchette Vi 03/03/07 18.30, Pall. Arzignano Sporting Alto Vicentino, I.T.C." M.Polo", Arzignano Vi Prima Divisione Maschile girone Unico 03/03/07 20.30, Fulgor Tiene Torrebelvolley, Patronato "S. Gaetano" Thiene Vi 01/03/07 21.00, Psf Volley - Pallavolo Longare, I.S.P. "Montagna" Vicenza 03/03/07 21.00, Zaitex Povolaro - R & C Scientifica Castellana, Palasport Povolaro Dueville Vi 03/03/07 20.00, Arreda in Legno -Volley Solagna, S.E. "Ghirotti" Creazzo Vi 03/03/07 20.30, Bioton P.G.S. - Schio Finplast, Palasport "Don Bosco" Schio Vi 03/03/07 20.30, Volley Cartigliano Volleyoung S.M. "Antonibon" Cartigliano Vi Seconda Divisione Femminile Girone 1 28/02/07 20.30, Fulgor Thiene - Yellow Wolley, Patronato "S. Gaetano" Thiene Vi 01/03/07 21.00, Volley Sottoriva Pallavolo Malo, Com. "De Marchi" campo 1 Marano Vicentino Vi 01/03/07 20.30, Marzotto Sporting - Pol. Cogollo Dams "Marzotto" Valdagno Vi 03/03/07 19.00, Pol. Cogollo Castelgomberto, Comunale Cogollo Del Cengio Vi 03/03/07 20.00, Yellow Wolley - Pall.

Arzignano, Comunale Brogliano Vi 03/03/07 20.00, Villaverla Santo - Volley Sottoriva, S.M. "Goldoni" Villaverla Vi 03/03/07 18.00, Pgs Novale - Marzotto Sporting, S.M. "G.Lora" Novale Valdagno Vi Seconda Divisione Femminile Girone 2 03/03/07 20.30, Us Astico - Riva Pallavolo Palasport, Lugo Di Vicenza Vi

03/03/07 20.30, Uv Montecchio Maggiore - Fides Pallavolo, S.M. "A. Frank" Alte Ceccato - Montecchio Maggiore Vi 03/03/07 21.00, Volley Sandrigo Pallavolo Longare, S.M. "Zanella" Sandrigo Vi 03/03/07 20.30, Romec San Vitale - Il Grifone Volley, S.M. "G. Galilei" Isola Vicentina Vi Seconda Divisione Femminile Girone 3 03/03/07 19.00, Gs Pall. S. Nazario - Usd Altair, S.M. "Bombieri" Valstagna Vi 03/03/07 19.00, Pall. Belvedere Volley Cassola, Comunale Belvedere di Tezze S/B Belvedere - Tezze Sul Brenta Vi 03/03/07 16.30, Prix Volley Cesuna Off. Mecc.

Zoppelletto, Comunale Mezzaselva Mezzaselva - Roana Vi 03/03/07 18.00, Volley Cartigliano Volley Towers, S.M. "Antonibon" Cartigliano Vi 03/03/07 20.30, Acs Monticello A.S.D. Santa Croce, Palasport Monticello Conte Otto Vi

Seconda divisione Maschile 03/03/07 18.00, U.S. Castello - Samia Schio Sport, S.M. Zanella Arzignano Vi 03/03/07 18.00, Fulgor Tiene - Volley Sottoriva, Patronato "S. Gaetano"Thiene Vi 03/03/07 20.30, Torrebelvolley - Volley Ardens , S.M..

"Carducci" Torrebelvicino Vi 03/03/07 18.30, A.S.D. Santa Croce - Usd Altair, Ist. "Remondini" Bassano Del Grappa Vi 03/03/07 18.00, Volley Bassano -Volley San Marco, Comunale Casoni Mussolente Vi Terza Divisione Femminile Girone Unico 04/03/07 10.30, Riviera Volley - G.S.D. Pozzo, Palasport Barbarano Vicentino Vi 04/03/07 10.00, Sportland Creazzo Robur Thiene, S.E. "Ghirotti" Creazzo Vi 03/03/07 20.00, Sartorello - Gnr San Vitale, S.E. "Colombo" Vicenza Vi 03/03/07 17.30, Villaverla - Santo Volley Ardens, S.M. "Goldoni" Villaverla Vi 03/03/07 19.00, Volley Nove - Volley San Marco, Comunale Nove via Brenta Nove Vi Terza Divisione Maschile Unico 03/03/07 16.00, Artifer Zane' Pgs Cesuna C. Pennar, Palasport - Campo 2 Zane' Vi 03/03/07 18.00, Arreda In Legno Srl Volley Rosa' , Palarosa' Rosa' Vi 03/03/07 20.30, Pgs Novale - Crespadoro Volley, S.M. "G.Lora" Novale - Valdagno Vi 03/03/07 20.30, A.D.Pol. Cornedo Usd Altair, S.M. "Crosara", Cornedo Vicentino Vi

3 MARZO 2007

V

Basket C1 maschile. Vbg alla grande: quarto successo consecutivo e grande entusiasmo attorno alla squadra di mister Fedrigo

Il Vbg, il poker è servito Che dire ora che il Vbg è riuscito a calare il poker battendo anche la formazione paevese di Broni in una partita non perfetta ma di grande intensità?

Forse la risposta più decisa è quella di mettere sul piatto della bilancia i risultati, perché passare dal dall'ultimo all'11° posto nel giro di poche partite rappresenta di sicuro una svolta.

Dopo Piadena, Desio e Schio, cade un'altra testa di fronte all'ottima condizione di forma dei biancorossi. Una vittoria importantissima per il Vbg, maturata anche grazie alle belle prestazioni di Acco, onnipresente sotto canestro a recuperare i rimbalzi, e di Canotto.

Il cambio di mentalità c'è stato, e questo lo si deve, come ci ha spiegato Fedrigo, ai suoi due allenatori in seconda Riccardo Carli e Igor Greselin. Il segreto quindi è presto svelato: semplificazione del gioco da espri-

Una selezione di atleti del Vbg davanti alla sede del Cuoa

mere in campo. Tradotto, pochi individualismi e poche, ma giuste, espressioni tecniche. Il cosiddetto "metodo Fedrigo" ha ha inciso radicalmente nel cambiato la mentalità dei giocatori. "I risultati positivi degli ultimi tempi commenta il tecnico biancorosso -, ci stanno dando la spinta per puntare a migliorare la nostra posizione di classifica. Ottenere punti per noi

significa conquistare una buona posizione nella griglia dei playout, e di conseguenza incontrare avversarie più abbordabili poi in seguito. I ragazzi sono cresciuti a livello mentale e la soddisfazione per i risultati inizia a portare il buon umore. Non è stato facile ad inizio stagione: i ragazzi hanno dovuto attraversare un momento buio, di sconforto, e l'idea di aver lottato e di esser-

ci usciti li ha molto caricati.

Adesso è molto importante non disperdere tutto il lavoro fatto fin qui, ma mantenere la concentrazione per arrivare ad avere la meglio nei prossimi impegni e trovare una continuità che nello sport, se si vogliono ottenere risultati, è fondamentale".

Sabato 3 marzo alle 21 i ragazzi di Fedrigo dovranno confermare la scia positiva a Cernusco e a sostenerli avranno anche il loro pubblico.

A sollevare il morale della società anche i risultati positivi delle squadre giovanili. Prima vittoria netta e con un buon margine del Vbg U16 nel girone finale a danno della Virtus Padova squadra classificata al quarto posto nel proprio girone. Bellissima partita di apertura invece del girone finale U16 eccellenza al Palalaghetto per l'occasione folto di appassionati tra Vbg e Benetton Treviso. Treviso dispone di un

ottimo roster di ragazzi nati nel '91 '92 selezionati e reclutati tra i migliori in campo nazionale. Il Vbg dal canto suo affronta l'impegno con il giusto approcio sin dalle prime battute e risponde da par suo ad ogni possesso di palla degli ospiti.

Da registrare invece la sconfitta casalinga per le ragazze del Vbg nel campionato U14 Femminile Eccellenza. La squadra targata "CPS di Conte Ivano" e allenata da Massimo Bernardini è riuscita a giocarsela fino agli ultimi secondi contro le campionesse regionali in carica della Reyer Venezia. Altra netta vittoria per la squadra U13 Femminile del Vicenza Basket Giovane.

La formazione, allenata sempre da Bernardini e targata "CPS di Conte Ivano", ha infatti giocato sempre con la solita intensità chiudendo l'incontro già dopo il primo quarto.

T.Q.

Hockey in line. Dopo la sosta i ragazzi di mister Corso andranno a Torino contro i Draghi. Obiettivo: centrare il secondo posto in vista dei playoff

Diavoli a riposo, è ora di bilanci Domenica 4 marzo la Caoduro Diavoli Vicenza osserva un turno di riposo prima del rush finale della regular season.

I biancorossi dopo la vittoria casalinga contro il Cittadella, si preparano per le ultime gare del campionato prima dei play off e fanno il punto su una stagione positiva, ma con qualche ombra. Lungo il cammino i Diavoli hanno perso, infatti, qualche punto importante,

come in trasferta ad Arezzo all'andata, dove dopo un ottimo primo tempo concluso sul 6-1 hanno perso per 7-6, a Cittadella prima della sosta natalizia sconfitti 6-4, a Forlì dove non sono andati oltre al pareggio e infine a Trieste, contro il Polet, vittorioso per 32 sui vicentini.

I Diavoli hanno alternato grandi partite e ottimi risultati, a momento di scarsa concentra-

zione e determinazione in cui hanno concesso un po' troppo agli avversari, anche di fronte a squadre non certo insuperabili.

Dopo la sosta i ragazzi di mister Corso dovranno andare a Torino, contro i Draghi, e poi ospiteranno in casa il Forlì prima dell'inizio dei play off per i quali dovrebbero arrivare tutti i nuovi acquisti, a partire dall'attaccante Michele Ciresa, il difensore Fabio Rigoni e il portiere Francesco Volpe, già a disposizione per la trasferta a Torino, Massimo Stevanoni che arriverà poco dopo e Max Ansoldi che si unirà alla squadra per ultimo, terminati gli impegni sul ghiaccio.

Obiettivo della regular season è il secondo posto, poi i play off saranno un'incognita sia per le avversarie da affrontare, sia per il nuovo assetto dei biancorossi con l'arrivo dei nuovi innesti.

Bilancio positivo in casa Diavoli anche per il settore giovanile: la formazione della

categoria allievi ha chiuso la prima parte del campionato al secondo posto, grazie all'ultima vittoria a spese del Montebelluna 11-2, ed ora si prepara ad affrontare i play off contro Dinos Sacile, mentre la

squadra della Primavera ha finito la stagione con una sconfitta per 8-2 contro il Cittadella, ma con un dignitoso quinto posto in classifica generale.

S.N.

VI

3 MARZO 2007

Pallanuoto. Il Settebello vince e insegue il primato. Battuta d'arresto della Geoplast contro il forte Livorno

Caoduro Vicenza, un sogno chiamato primo posto DI TOMMASO QUAGGIO

Non era facile imbeccare la partita giusta dopo tre stop consecutivi, ma la Caoduro di Matteo Greco si è scrollata subito di dosso la paura e si è aggiudica la gara contro il Cus Milano.

E così la prima vittoria della stagione è arrivata, e in una partita che si doveva vincere a tutti i costi come aveva anticipato l'allenatore berico.

Contro la formazione lombarda i vicentini hanno dominato la partita dall'inizio alla fine. L'unico brivido è arrivato a metà del primo tempo quando la squadra milanese si è portata in vantaggio, ma la reazione dei padroni di casa è stata quasi immediata. "Era una partita impegnativa, ma dovevamo vincere per scrollarci di dosso la serie negativa spiega l'allenatore -. Il Cus Milano non era di certo una formazione da sottovalutare: una squadra quadrata e ordinata. Nei primi tre tempi si sono visiti bene in porta Lovato e la regia di Boldrini e Alessandro Pisani. Sono andati in

anche perché le prime tre devono ancora incontrarsi, e sicuramente se non ci saranno altri passi falsi la possibilità di riagganciare la vetta non è impossibile.

Le prove precedenti sono state positive ma non del tutto convincenti, visto che alla fine non è arrivato il risultato sperato. Dopo questa vittoria dobbiamo partire con il piede giusto e rimanere concentrati.

Dalla squadra mi aspetto una prova di carattere".

La prossima sfida sarà ancora in casa sabato 3 marzo contro il Brescia alle ore 19.30 nella piscine di viale Ferrarin.

Per le ragazze della Geoplast invece è arrivata Il portiere della Caoduro Simone Lovato la prima sconfitta contro il durnate la partita contro il Cus Milano Livorno, un risultato che già dai pronostici sembrava scontato, gol ben 8 giocatori segno di un ma che ha dimostrato come le giobuon gioco e un ritrovato assetto di vani biancorosse siano maturate squadra. Ho visto davvero bene tecnicamente dalla passata stagiocapitan Toniolo e Paolo Pisani autone. Le biancorosse che giocano per re di una palombella di gran classe. la prima volta nella categoria cadetAlla luce dei risultati si sta delineanta, hanno già fatto capire alle avverdo un campionato equilibratissimo

sarie la propria tempra andando a vincere la prima partita contro una delle formazioni più blasonate del girone. E non bisogna dimenticare che nella difesa berica mancavano all'appello la Faggionato e la Frizzarin, e che c'erano un paio di atlete alle prese con malanni di stagione e non in perfette condizioni.

"Le dieci reti segnate al Livorno commenta il tecnico Sergio Peri -, fanno ben sperare anche perché c'è da contare un rigore a favore sbagliato e almeno tre reti che il nostro portierone Traverso avrebbe sicuramente potuto evitare. Con questo la Geoplast sta facendo esperienza e partita dopo partita si vedranno i

miglioramenti. Le ragazze sono state paralizzate dall'inizio aggressivo delle livornesi, e Cegalin è uscita subito a causa di un calcio allo zigomo non visto dall'arbitro. Forse le giocatrici non sono ancora sicure delle proprie possibilità e si sono fatte schiacciare a metà gara.

Durante l'incontro si sono state anche due interruzioni per problemi all'impianto di illuminazione, una situazione che ha giovato a noi".

Il prossimo impegno per le vicentine, domenica 4 marzo alle 14, sarà di nuovo in trasferta contro il Trieste, attualmente a pari punti con le biancorosse.

La squadra della Geoplast per il campionato 2007

3 MARZO 2007

VII

Calcio. Alessandro Ciullini 43 anni preparatore atletico dei biancorossi: "In serie B forma fisica e agonismo sono tutto"

Un Vicenza a tutta birra DI FRANCESCO CAVALLARO

Il Vicenza corre che è un piacere. In tutti i sensi. Prima riflessione: fortunatamente la zona play-out si sta allontanando sempre di più; con buona pace di tutti i detrattori (ma erano veri tifosi?) di inizio stagione. Seconda riflessione: i ragazzi sono in forma smagliante, vanno a tutta birra. La squadra, finalmente, lotta su ogni pallone, non molla mai; manco a dirlo, il primo di tutti che si danna l'anima è capitan Schwoch.

Quest'anno sono 38 primavere; eppure sembra di vedere un giovanotto di vent'anni quando scatta e lascia sul posto il basito avversario.

Incredibile, davvero.

Il merito del nuovo corso biancorosso? Dei giocatori e di mister Angelo Gregucci, chiaro.

Ma non solo.

Alessandro Ciullini, 43 anni, è il preparatore atletico "in prima" del Vicenza. È lui che, insieme all'allenatore e al suo secondo Maurizio Pasqualini, prepara i piani di lavoro di settimana in settimana; ed è anche grazie a lui che da qualche partita a questa parte stiamo ammirando, in casa e fuori, una squadra nel pieno

della sua forma. Ciullini è uno che ci sa fare; non a caso, nonostante la sua giovane età, ha già lavorato con squadre blasonate. Come preparatore atletico si è fatto tutto il settore giovanile della Fiorentina fino ad arrivare nel 2000 alla prima squadra, allora allenata da Roberto Mancini. Quindi è passato al Nacional di Bucarest di Walter Zenga (stagione 2001/02) per poi

approdare alla Salernitana e al Lecce. Non solo. Qualche anno fa Ciullini ha collaborato con la Nazionale Italiana under 18 e under 20.

Ora insegue la salvezza con il Vicenza; di questo passo l'obiettivo sarà presto raggiunto.

"Calma, calma - avverte Ciullini -; non abbiamo ancora fatto nulla. Il campionato è lungo e le sorprese sono sempre dietro l'angolo. È vero, adesso stiamo abbastanza bene.

Dico abbastanza perché non vorrei venire subito smentito da qualche risultato negativo. E poi secondo me questa squadra ha dei margini di miglioramento da qui alla fine della stagione; i ragazzi non sono arrivati al loro massimo, manca loro qualcosina per essere veraIl preparatore atletico: "La squadra può ancora mente al top. migliorare" Da parte mia

sono comunque soddisfatto dalle loro risposte in termini di impegno; durante la settimana lavorano con grande serietà, formano un gruppo meraviglioso. Tutti remano nella stessa direzione, nessuno si mette a contestare un metodo di allenamento piuttosto che un altro. E teniamo presente che nel calcio questo può succedere". Ciullini dà uno sguardo in avanti: "Ci aspettano cinque partite in due settimane, sarà un vero e proprio tour de force. Lo staff sta lavorando perché i giocatori mantengano in ogni caso una buona forma. E, se possibile, ne trovino una ancora migliore. A tal proposito abbiamo già predisposto delle apposite sedute di allenamento La serie B è così; Juventus a parte, non ci sono formazioni con giocatori di qualità, che ti possono fare la differenza da un momento all'altro con il colpo di genio. Qui occorre puntare tutto sulla forma fisica e l'agonismo: chi corre di più vince. Non è una regola, ma il più delle volte funziona in questo modo. Ci vuole grande spirito di sacrificio e di dedizione; fortuna che al Vicenza non abbiamo nessun tipo di problema in questo

senso. Spero che a primavera riusciremo a viaggiare su questi ritmi; tutti mi domandano se ci sarà un calo. Non ho la sfera magica, ma mi auguro di no. D'altronde abbiamo programmato una precisa serie di allenamenti".

Ciullini ci scherza sopra: "Quando farà più caldo i ragazzi giocheranno con la maglietta a maniche corte. Per il resto non cambierà nulla".

Ciullini e Schwoch, miracolo della natura: "E'un attaccante straordinario - commenta il preparatore atletico -; ha un entusiasmo senza pari. Siamo noi che dobbiamo tenerlo a bada, altrimenti lui lavorerebbe senza sosta. Sono contento anche per i vari Paonessa, Padoin e Foti: sono delle promesse da valorizzare. Hanno dalla loro le qualità giuste per ambire anche alla serie A". E come si trova Ciullini a Vicenza? Ci risponde con un sorriso grande così: "Molto bene. Ho preso casa a Thiene, in dieci minuti sono al centro tecnico di Isola Vicentina. La gente è cordiale, il clima è quello giusto. Davvero non potrei chiedere di più. Anzi sì: che il Vicenza si salvi il prima possibile. Poi saremo tutti più sereni".

Sci. Lo Sci Club di Mason organizza dal 19 al 24 marzo in Val Zoldana i "Campionati italiani allievi ragazzi"

Lo sci? Uno sport di pianura

Tabù sfatato: lo sci è uno sport praticato più dai ragazzi di pianura che dai loro coetanei di montagna.

Prendiamo il caso dell'Altopiano di Asiago. Nei sette comuni del comprensorio sono almeno cinque anni che lo sci non sfonda più come una volta; sui nostri

monti i giovani si avvicinano sempre più spesso (e volentieri) al calcio, alla pallavolo e al basket. Un fenomeno che sembra essere dovuto agli alti costi che comporta lo sci - un vero e proprio investimento che non tutti si possono permettere - e al fatto che questo può essere praticato solo in

La squadra dello Sci Club 2000 di Mason

inverno. Tre mesi all'anno; naturalmente, neve permettendo. In questo contesto i "Campionati italiani allievi ragazzi" organizzati dallo Sci Club 2000 di Mason Vicentino, in programma dal 19 al 24 marzo in Val Zoldana, diventano un motivo di rilancio a 360 gradi.

Un'occasione per dire che no, lo sci non è una disciplina in crisi. A dar man forte a questa tesi anche l'annunciata presenza del presidente nazionale del Coni Gianni Petrucci.

"Siamo orgogliosi che il Comitato Veneto della Fisi (la Federaziona italiana sport invernali) abbia pensato a noi per organizzare i campionati nazionali commenta Damiano Guidolin, presidente dello Sci Club 2000 - da parte nostra ci stiamo metten-

do il massimo impegno per arrivare pronti all'importante appuntamento: sono sicuro che andrà tutto nel migliore dei modi. Erano anni che speravamo nell'assegnazione dell'evento; stavolta, finalmente, è andata bene. Credo sia stato merito anche, e soprattutto, delle nostre attività. Nella scorsa stagione gli iscritti al nostro club erano 70.

Quest'anno siamo passati addirittura a quota 110. E' stata una piacevole sorpresa per tutti: significa che stiamo lavorando nella giusta direzione. Da cinque anni a questa parte sta capitando un fenomeno molto strano; gli iscritti al nostro sci club sono per lo più ragazzi di Vicenza, Padova, Verona e Arzignano.

Dalle parti di Asiago ce ne sono pochissimi. Una volta in

montagna esistevano solo sci ed hockey; ora è aumentata anche l'offerta e i bambini preferiscono altri sport. I giovani della pianura che salgono sulle piste tre, quattro volte alla settimana sono più motivati: se scelgono di fare sci portano avanti l'impegno fino in fondo, con costanza e determinazione. I campionati italiani? Sono convinto che anche per noi arriveranno i risultati: i nostri baby sciatori, indipendentemente dalla loro origine, saranno sicuramente all'altezza della situazione. La speranza è di riuscire a portare a casa qualche titolo". Nella categoria ragazzi occhi puntati su Anna Angrina; negli allievi Matteo Gasparin e Francesca Cantele sono i più quotati.

F. C.

APPUNTAMENTI Volley. A Milano All Star Game Dopo Stefania Dall'Igna altre due giocatrici della Minetti Infoplus sono state convocate per la Kenwood All Star Game, l'happening della pallavolo italiana femminile in programma domenica alle 14.00 all'interno di Volley Land. Della parata di stelle guidate in panchina da Marco Fenoglio e Leo Barbieri faranno parte due schiacciatrici biancorosse, la lituana Valdone Petrauskaite e la croata Matea Ikic.

Atletica. Nona edizione del premio Munich Sabato 3 marzo alle ore 12.00, nella sede provinciale dell'Associazione Artigiani di Vicenza (Vicenza - Via Enrico Fermi, 134 Zona Pomari), la Cerimonia di premiazione del "Premio Massimo Munich - profitto scolastico e sportivo 2005/06" rivolto agli studenti delle Scuole medie superiori della Provincia di Vicenza.

Rugby. Sfida contro la seconda in classifica I Rangers Rugby Vicenza saranno in campo domenica 4 marzo in casa contro il temibile Ruggers Tarvisium (inizio previsto per le ore 14.30), attualmente secondo in classifica insieme al Belluno.

Sempre domenica scenderanno in campo anche tutte le formazioni juniores maschili. L'Under 15 sfiderà a Vicenza il Lemene Rugby (Portogruaro), mentre Under 17 e 19 giocheranno in trasferta rispettivamente contro il Rugby Piave e i Monsters di Piazzola sul Brenta.

Orientiring. Quarta tappa del circuito promozionale Inverno Berico Domenica 4 marzo a Valmarana ultimo appuntamento con il circuito promozionale Inverno Berico di Orientiring. Il ritrovo è fissato per le ore 9.00 alla Trattoria "da Nello" - Valmarana.

Partenza a cronometro 9.30 alle 11. Le iscrizioni si raccolgono sul posto. Alle 12.30 nel luogo di ritrovo saranno premiati i primi tre classificati di ciascuna categoria

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3 MARZO 2007

intervista doppia

Professione reporter. Un giornalista di nera e una cronista politica raccontano come si vive il mestiere a Vicenza.

Un giorno in Procura... e uno in Comune Andrea Priante, Corriere del Veneto

Come hai cominciato a fare il giornalista e cronista stia nel numero di scoop che riesce perché? a collezionare.

Avevo 17 anni e un'amica lavorava per lo Nelle classifiche sulla libertà di stampa studio pubblicitario che sorgeva accanto alla l'Italia si piazza all'80°posto, dopo i princiredazione di "Punto Ovest", un mensile. pali paesi europei ma anche dopo L'ho aiutata per il testo di una reclame e Giamaica, Mongolia e Botswana. Come casualmente la bozza è finita nelle mani del mai? direttore di quel giornale. È stato lui a pro- In Italia non c'è censura. Esistono solo diretpormi di realizzare il mio primo articolo. tori che hanno il fegato di ignorare le presRacconta una tua giornata tipo. sioni e quelli che al contrario preferiscono Mi occupo di cronaca nera. Il mattino lo tra- piegarsi scorro tra telefonate alle "fonti" e incontri Vicenza non è mai stata al centro dell'attencon investigatori, magistrati, avvocati… zione come negli ultimi mesi. Secondo te Acquisite le notizie raccolgo quanti più det- che immagine ne è uscita? tagli possibile. Infine le scrivo e le invio al Quella di una città che non pensa soltanto a giornale. "fare schei" ma che è disposta a scendere in In una città come Vicenza è difficile avvici- piazza per difendere i valori in cui crede. narsi a questa professione?

A Vicenza ci sono argomenti tabù di cui Alcuni giornali sono disposti ad offrire una non si può parlare? Quali? chance. Spetta poi alle abilità di ciascuno Non ho mai avvertito come "intoccabile" un riuscire a distinguersi dall'esercito di aspi- argomento o un personaggio. ranti reporter.

Cosa ne pensi delle seguenti affermazioni: A fare i giornalisti si guadagna bene?

"Il giornalista ha il dovere di raccontare i Le redazioni non sono più la miniera d'oro fatti, possibilmente quelli più scomodi che di un tempo: il neo-assunto di un giornale il potere tenta di nascondere" (Marco locale guadagna come un qualunque impie- Travaglio) gato. Ma è evidente che gli stipendi vanno di E' l'essenza del giornalismo. pari passo con il prestigio della testata. "Il mestiere del giornalista è difficile, cariDiversa è la situazione dei collaboratori che co di responsabilità, con orari lunghi, vengono pagati "a pezzo", quindi più scrivo- anche notturni e festivi, ma è sempre no e più guadagnano. meglio che lavorare". (Luigi Barzini) Qual è la qualità più importante per un Per anni ho tentato di convincere mio padre giornalista? che questo è un lavoro, anche se non sudo e L'umiltà. Per molti il giornalista è un vanito- non indosso una tuta bisunta. Alla fine ho so arrogante convinto di avere il diritto di capito che ha ragione lui. scrivere qualunque cosa, calpestando la "Un vero giornalista spiega benissimo dignità delle persone. Il problema è che in quello che non sa" (Leo Longanesi) alcuni casi la descrizione è azzeccata. Ma il Sempre meglio che spiegare male ciò che si bravo giornalista è in grado di rapportarsi conosce. con chiunque, dalla badante al ministro.

Ultima domanda: cosa consiglieresti ad un Una cosa che invece un giornalista non ragazzo che vuole fare questo lavoro? dovrebbe mai fare?

Di non aspettare. Di bussare alle porte dei Dimenticare che dietro alle vicende di cui piccoli giornali di provincia e chiedere l'ocscrive ci sono persone in carne e ossa che casione di imparare questo meraviglioso possono soffrire per quanto pubblicato. Non mestiere. mi fraintendete: nessuna auto-censura. Le notizie vanno riportate, ma con l'obbligo morale di inseguire la verità.

Descrivi l'aspetto più odioso del tuo lavoro e quello, al contrario, più gratificante.

Il più odioso è l'imprevedibilità: all'ultimo minuto può accadere qualcosa che mi costringe a buttare quanto fatto fino a quel momento per gettarmi a capofitto su una nuova notizia. Il più bello è che all'ultimo minuto può accadere qualcosa che mi costringe a buttare quanto fatto fino a quel momento per gettarmi a capofitto su una nuova notizia.

Hai mai fatto figuracce imbarazzanti? Raccontane una Se non prendo appunti dimentico qualunque cosa: notizie, appuntamenti… e figuracce.

Quanto è importante fare lo scoop?

Lo scoop è una questione autoreferenziale. In genere il lettore acquista un unico quotidiano e quindi, in mancanza di paragoni, non può distinguere le notizie "esclusive" da quelle comuni. Gli unici a confrontare le testate sono i giornalisti stessi nella convinzione che l'abilità di un Giornalisti durante una conferenza stampa

Roberta Labruna, Il Gazzettino

Come hai cominciato a fare il giornalista e perché?

Non era il mio sogno da bambina. La passione è nata all'improvviso, e sei anni fa ho bussato alla porta del Gazzettino con un po' di incoscienza e senza nessuna idea di quello che era il mestiere. Ho avuto la fortuna di trovare una persona che ha creduto in me e mi ha insegnato molto, anche se la prima cosa che mi ha chiesto è stata se ero proprio sicura di voler fare questo lavoro.

Racconta una tua giornata tipo.

Non esiste una vera e propria giornata tipo, come non esistono orari: si può finire alle 6 di pomeriggio come alle 11 di sera, dipende dai settori. Io mi occupo di politica, e di solito la mattinata passa alla ricerca di notizie, mentre nel pomeriggio la tastiera del computer diventa la tua migliore amica.

In una città come Vicenza è difficile avvicinarsi a questa professione?

Il difficile non è avvicinarsi, il difficile è rimanerci: bisogna capire che ci vuole tanta gavetta, superare l'immagine idealizzata che si ha della professione, e soprattutto costruirsi una credibilità.

A fare i giornalisti si guadagna bene?

Dipende. Chi è assunto in redazione ha uno stipendio dignitoso. I collaboratori pagati ad articolo, invece, non nuotano certo nell'oro.

Qual è la qualità più importante per un giornalista?

Posso dirne alcune? Direi la curiosità, l'onestà, l'obiettività e la chiarezza. E l'ostinazione.

Una cosa che invece un giornalista non dovrebbe mai fare?

Un difetto è sicuramente quello di non mettere mai in discussione le proprie convinzioni. In generale, è un lavoro che va fatto senza pregiudizi, e senza commenti personali.

Descrivi l'aspetto più odioso del tuo lavoro e quello, al contrario, più gratificante.

Di aspetti odiosi ce ne sono pochi. Senza dubbio, però, i ritmi e gli orari possono essere pesanti. L'aspetto più gratificante è legato proprio all'essenza del giornalismo, e cioè riuscire ad informare le persone e ogni tanto dare un po' di speranza a qualcuno.

Peccato non succeda spesso.

Hai mai fatto figuracce imbarazzanti?

Raccontane una Ne ho sicuramente fatte moltissime, ma in questo momento non me ne viene in mente nessuna.

Quanto è importante fare lo scoop?

Dare una notizia per primi può essere importante, ma lo è altrettanto saperla spiegare e approfondire meglio degli altri, oppure trovare una chiave di lettura diversa. In fondo ogni storia, per quanto piccola, ha la sua dignità e può essere una buona notizia.

Nelle classifiche sulla libertà di stampa l'Italia si piazza all'80°posto, dopo i principali paesi europei ma anche dopo Giamaica, Mongolia e Botswana. Come mai?

Queste classifiche mi lasciano sempre un po' perplessa. Non so se l'Italia meriti davvero una posizione così bassa, però il giornalismo italiano è sicuramente caratterizzato da una forte connotazione politica ed economica.

Vicenza non è mai stata al centro dell'attenzione come negli ultimi mesi. Secondo te che immagine ne è uscita?

L'immagine di una città che sa discutere al proprio interno.

A Vicenza ci sono argomenti tabù di cui non si può parlare? Quali?

Sinceramente, non mi è mai capitato di subire divieti o censure.

Cosa ne pensi delle seguenti affermazioni: "Il giornalista ha il dovere di raccontare i fatti, possibilmente quelli più scomodi che il potere tenta di nascondere" (Marco Travaglio) Un giornalista dovrebbe raccontare tutti i fatti.

"Il mestiere del giornalista è difficile, carico di responsabilità, con orari lunghi, anche notturni e festivi, ma è sempre meglio che lavorare". (Luigi Barzini) Sono d'accordo fino ad un certo punto. È vero che quello di giornalista è un mestiere bellissimo, ma è sempre un lavoro.

"Un vero giornalista spiega benissimo quello che non sa" (Leo Longanesi) Diciamo che a volte un giornalista è costretto a scrivere di argomenti che non conosce in profondità. L'unica cosa da fare è informarsi il più possibile.

Ultima domanda: cosa consiglieresti ad un ragazzo che vuole fare questo lavoro?

Di lasciar stare. Scherzi a parte, di crederci, perseverare, studiare e fare tanta gavetta. Con umiltà e spirito di sacrificio.

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3 MARZO 2007

viaggi

OltreIlGiardino - 1. Inizia da questo numero un giro intorno al mondo in 810 giorni. Con la curiosità nel cuore. E nella testa

Uno zaino carico di domande DI DANIELE BINAGHI

Fare i bagagli è la parte più facile. Capire perché li si fa, ecco, quella è la parte difficile. Perché uno decide di fare il giro del mondo? Perché io ho deciso di fare il giro del mondo? E l'ho davvero deciso di punto in bianco, o è solo l'evoluzione di qualcosa che va avanti da tempo? Sono domande che mi pongo, mentre metto un altro paio di calzini nel premucchio, quello che poi verrà scremato ulteriormente per starci, nello zaino che mi porterò in spalla.

Meno di un anno fa, lasciavo un lavoro interessante ma poco soddisfacente per mettere il naso fuori dall'Europa. Quattro mesi nel Sud-Est asiatico, e tutto era cambiato: la ragazza che amavo mi aveva lasciato, e mi avevano drogato e rapinato, togliendomi la voglia di esplorare, quella voglia che si era rafforzata man mano che conoscevo nuove persone, nuovi luoghi, nuove culture. Tornato a casa, avevo due possibili scelte: considerare il test concluso, e riprendere una vita "normale", o ricaricare le batterie e gettarmi nella mischia di nuovo. Ci avevo messo settimane, ma alla fine avevo deciso di approfittare di questa strana libertà e di riprendere il cammino.

E perché non un cammino più ambizioso, questa volta? Ormai mi ero messo alla prova, sapevo che il mio stomaco ed il mio spirito potevano reggere senza problemi, quindi perché non partire per verificare se la Terra è effettivamente rotonda come dicono?

Il resto, viene facile: su internet

La Terra di Mezzo, l'Isola di Pasqua, le Galapagos, Machu Picchu e molto altro ancora...

si trovano un sacco di informazioni, si trovano i diari di altri viaggiatori, si trovano consigli, si trovano proposte. Basta saper cercare, saper filtrare: la messe di dati che ci viene proposta quando premiamo il tasto "cerca" è così incredibilmente grande che il vero rischio è di esserne sopraffatti. Io scelgo degli obiettivi, delle mete che voglio assolutamente toccare, e ci costruisco intorno un itinerario: il Giappone, l'Indonesia che mi è stata fatale e che quindi devo necessariamente riaffrontare, l'Australia, il Pacifico, l'America centro-meridionale...

Tutti punti sulla mappa che vanno uniti, che mostrano nuove vie, che ne rendono impossibili o almeno scomode

altre. Luoghi che si sono fissati nella mia immaginazione durante le ore di scuola, le letture di libri, le visioni di film; luoghi mitici, come Machu Picchu e le isole Galapagos, l'Outback australiano e l'isola di Macao, la Terra del Fuoco e quella di Mezzo; e poi luoghi che hanno attirato persone che ho conosciuto, che me ne hanno parlato e che hanno seminato in me il germe di una curiosità che voglio nutrire. E odori nuovi, colori assemblati in maniere sconosciute, lingue che sembrano nascondere innumerevoli segreti dietro lo schermo di una apparente difficoltà. Ho deciso: voglio essere come una barca a vela, che cerca di seguire la rotta migliore per raggiungere la sua

meta, ma che al primo cambio di vento deve abbozzare e mutare direzione, in balia di un "caso controllato".

Scopro che esistono dei biglietti aerei che in gergo vengono chiamati RTW (Round The World), li esamino e ne trovo uno che fa al caso mio, scopro che partendo da Londra spenderei 400 euri di meno che partendo dall'Italia e allora lo compro da lì, devo solo aspettare che sia pronto e poi andare a recuperarlo. Nel frattempo, contatto tramite la rete esperantista vari amici in Giappone e Australia, e tramite quella di SERVAS altre persone per ora sconosciute, che mi ospiteranno durante i primi mesi o almeno mi aiuteranno a vivere al meglio questa avven-

tura. E saluto gli amici, e preparo i bagagli...

Il famoso "premucchio" di cui sopra è ancora troppo grande, però; bisogna scremare, scremare, e poi pigiare, per farci stare tutto dentro, nello zaino (in realtà, due: uno piccolo davanti, un po' per avere a portata di mano e di vista le cose più utili o preziose, un po' per controbilanciare il peso e non cadere all'indietro al primo colpo di vento).

Risistemo il sito internet delle pecorElettriche, che già avevo testato durante il viaggio precedente, perché possa accogliere al meglio le mie memorie e, in seguito, anche le foto ed i filmati che produrrò; si è già rivelato un utile strumento non solo per comunicare i miei spostamenti alle persone che mi seguono, ma anche per fare il punto e meditare sulle cose che mi accadono.

Mi pare sia tutto... vaccinazioni: fatte; scorta di soldi e traveller's cheque: fatta; itinerario di massima per le prime settimane: fatto; ricerche per scegliere una nuova macchina fotografica (quella vecchia era sparita con il famoso furto/rapina): fatte...

L'unica cosa che mi mancherebbe è accomiatarmi in maniera che abbia davvero senso da una certa persona, ma lei non me ne da la possibilità, e si limita a farmi gli auguri di buon viaggio.

E' tempo, ormai: saluto la mia famiglia, mio padre mi accompagna fino all'aeroporto, salto sul volo RyanAir per Londra per recuperare il mio biglietto aereo e poi via, verso est (più o meno)... prima tappa: Singapore.

Come organizzare un giro del mondo Esistono in internet molte possibilità ed informazioni per organizzare un giro del mondo (o qualcosa di simile, per ambizione e durata). Si parte dai biglietti RTW, offerti da alleanze di compagnie aeree e che permettono di visitare un certo numero di Paesi o di viaggiare per un certo numero di miglia in un periodo solitamente massimo di un anno; tutte le più importanti ne offrono almeno uno, i più noti e diffusi sono quelli dei consorzi One World e Star Alliance, oltre ad una vera chicca chiamata GreatEscapade. Tra le caratteristiche da tenere da conto ci sono la possibilità di cambiare date e/o rotte senza sborsare penali, i Paesi che è possibile visitare, e se i costi partendo da altri Paesi siano inferiori a quelli per partenze dall'Italia.

Informazioni sui singoli Paesi si trovano nei siti

degli uffici del turismo degli stessi, oltre che su siti di guide turistiche come LonelyPlanet, FootPrint e Routard; molto si può evincere anche da libri di viaggio, spesso offrono suggerimenti o semplici tracce per uscire dalle rotte classiche del turismo di massa. Ed è sempre bene dare un'occhiata alle informazioni proposte dal MAE (Ministero Affari Esteri), per essere aggiornati su problemi o regole particolari riguardanti ogni singolo Stato. Per quanto riguarda le guide di viaggio, invece, bisogna fare attenzione al fatto che non esiste "la" serie di guide perfette: un editore può pubblicare un'ottima guida per uno stato e una pessima guida per un altro; per scegliere, quindi, meglio affidarsi ai commenti di viaggiatori che ci hanno preceduto, su internet se ne trovano moltissimi.

Serve un passaporto in regola, ovviamente, ma per noi italiani in moltissimi casi si possono richiedere i visti d'ingresso (dove necessari) direttamente all'arrivo. Quelle che invece bisogna organizzare in anticipo sono le vaccinazioni: in certi casi bisogna effettuarle qualche mese prima. Così come sono utili un buon kit medico, magari preparato su consiglio del proprio farmacista (i medicinali utili variano in funzione dei Paesi che si visiteranno), e una valida assicurazione di viaggio contro infortuni, furti, spese mediche ecc.

Per quanto riguarda i soldi, è utile differenziare: una carta di credito farà miracoli in molti posti (attenzione, ché a seconda del Paese alcuni tipi di carta potrebbero essere diffusissimi o completamente inutilizzabili), ma è meglio munirsi di un

po' di contante (in euro o dollari), facile da cambiare per piccole spese, e di traveller's cheque (anch'essi, in euro o dollari) che, per quanto più farraginosi, sono totalmente rimborsabili in caso di smarrimento e/o furto.

Infine, un grande aiuto è dato dall'esistenza di varie associazioni che permettono di godere di ospitalità gratuita da parte dei loro membri; in molti casi queste persone si riveleranno utilissimi appoggi e guide locali, e spesso diverranno buoni amici. Le più diffuse sono SERVAS, HospitalityClub e GlobalFreeLoaders, tutte rintracciabili via internet (la prima più burocratica ma più solida, le altre più rapide); un caso a parte è poi quello rappresentato da Pasporta Servo, un servizio a disposizione di coloro che parlano la lingua internazionale Esperanto.

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tradizioni

3 MARZO 2007

Per secoli il Vicentino è stato terra di campagne. Viaggio alla scoperta di come è cambiata la vita nei campi

Aggiungi un posto a tavola nella vecchia fattoria bisogno di operai: oggi, con 55 campi da arare, seminare, concimare, e mietere, Valter riesce a fare tutto da solo: "Solo per la raccolta mi rivolgo ad un terzista", precisa.

Una serie di scelte che finora ha dato buoni risultati.

L'accoglienza familiare e l'atmosfera genuina dell'agriturismo sembrano aver riscosso un certo successo. "Sono sei anni che abbiamo aperto l'agriturismo, e all'inizio abbiamo fatto fatica - raccontano i Peruffo -.

Adesso siamo contenti: noi offriamo solo carni e verdure di nostra produzione, seguiamo i ritmi delle stagioni, e alla fine la qualità si vede. Ce ne sono tanti che per avere margini di guadagno maggiori comprano buona parte dei prodotti all'esterno. Noi preferiamo non farlo, e finora non ci possiamo

DI LUCA MATTEAZZI

Nella vecchia stalla dove una volta riposavano i tori adesso si trova una fila di tavoli preparati con cura e semplicità, un piccolo freezer con i gelati e una serie di foto di famiglia. Fuori, le vecchie erpici, gli aratri a mano e le prime mietitrici apparse sul mercato se ne stanno allineate a fianco del grande parcheggio, immobili ormai da qualche decennio.

La fattoria, quella c'è ancora, ma per stare al passo con i tempi si è trasformata: ha cambiato il tipo di coltivazioni, ha sostituito l'allevamento di bovini con l'agriturismo (polli, conigli, faraone e maiali, invece, ci sono ancora, eccome) e, naturalmente, si è meccanizzata.

"Una volta si faceva tutto a mano - ricorda Valter Peruffo, il titolare -. Non c'era certo tutta l'attrezzatura di cui disponiamo oggi. Mi ricordo i commenti degli anziani quando sono uscite le prime seminatrici e le prime mietitrici: tutti a chiedersi come era che delle macchine riuscissero ad eseguire quei lavori e a dire che a mano il lavoro veniva meglio. Adesso è tutto il contrario e, niente niente, fare il contadino è diventato più difficile di molti altri lavori: basta pensare a tutte le nozioni che deve avere chi ha una stalla, per garantire la sicurezza e l'igiene degli alimenti".

La storia dell'azienda agricola Il Paradiso, a Meledo, è solo una delle tante che si possono raccogliere girando per quello che resta della campagna vicentina.

Aziende storiche, rimaste per generazioni nelle mani della

lamentare. Anche se, guardando al futuro, sarà sempre più difficile: ogni anno aprono nuovi agriturismi, ma il numero di clienti resta sempre quello".

Senza spaventarsi troppo, nella fattoria di Meledo stanno già lavorando per non farsi cogliere impreparati. Da qualche anno Il Paradiso fa parte del circuito delle fattorie didattiche, e ogni primavera apre le porte a bambini dell'asilo e delle elementari e ai ragazzi delle medie, che hanno così la possibilità di vedere da vicino animali, piante e frutti ormai diventati inusuali. E presto dovrebbe essere inserito anche in un circuito di aziende agrituristiche. Perché il futuro, anche in campagna, parla sempre più il linguaggio del marketing e della promozione turistica.

Porte aperte alla campagna I vecchi macchinari esposti nel cortile dell'azienda agricola

stessa famiglia, che adesso cercano un po' alla volta la strada per costruirsi un futuro sicuro in un mondo, e in un territorio, che sembrano aver sempre meno bisogno dell'agricoltura.

Per la famiglia Peruffo questo ha significato prima vendere i bovini per dedicarsi alla coltivazione di barbabietole, soia, frumento, mais, orzo e vigneto, poi puntare tutto sulla scelta agrituristica.: "Noi avevamo una bella stalla, ma una volta tutte le famiglie avevano due o tre vacche, era uno specie di musina che ti dava sicurezza e sulla quale sapevi di poter contare - raccontano Valter e la moglie -. Adesso o hai numeri importanti, ma davvero impor-

Valter Peruffo con alcuni degli animali della fattoria Paradiso

tanti, oppure non conviene. Ti rimane il capitale, ma non ci sono introiti, e con i soli campi non si vive. Per questo di aziende agricole vere e proprie ne sono rimaste poche".

Il Paradiso è una di queste. Solo che adesso quasi tutta la produzione è progettata in funzione dell'agriturismo. Nei campi si coltivano soprattutto mais, frumento ed erba medica, che servono anche come alimentazione per gli animali. L'orto si allarga ogni anno ("avere verdura fresca in ogni stagione è fondamentale" spiegano i Peruffo), così come i recinti dove scorrazzano liberi decine e decine di polli, conigli, anatre, faraone e, in autunno, anche qualche maiale destinato a diventare salami e salsicce. Nel frutteto hanno trovato spazio un paio di tavoli e delle panche che, nei pomeriggi di bella stagione, sono affollati di visitatori. I macchinari usati dai nonni dei proprietari sono esposti in cortile a formare un piccolo museo della civiltà rurale, e accanto alle oche sono comparsi anche animali "da compagnia" come l'asino Camillo, un piccolo pony e qualche capretta. Anche i ritmi sono cambiati: senza le mucche da mungere la sveglia non suona più prima dell'alba, e gran parte del lavoro è meccanizzato. Il padre di Valter Peruffo aveva 15 campi, e per riuscire a gestirli aveva

C'è chi spiega come si coltiva la vite, chi illustra i segreti dell'alveare e chi si concentra sull'allevamento di razze bovine a rischio di estinzione. Sono circa una quarantina le fattorie didattiche presenti in provincia di Vicenza, sparpagliate in modo abbastanza omogeneo su tutto il territorio, ad Asiago come a Noventa, tra le ripide pareti della Valsugana come sui dolci pendii dei Berici. Tutte offrono a bambini e ragazzi la possibilità di immergersi, per qualche ora, nei ritmi e nelle occupazioni legate alla terra, all'allevamento degli animali, al succedersi delle stagioni, con un ventaglio di proposte davvero variegato. Al Picchio Nero, nella zona del Tretto, sopra Schio, si parla di pascoli di montagna e di vita in malga, alla Fattoria Arcobaleno di Nanto si scoprono i metodi dell'agricoltura e dell'allevamento biologici, nella Fattoria Valbrenta a San Nazario si riscoprono le antiche tecniche di coltivazione con i terrazzamenti, alla fattoria Giralafoglia di Vicenza si incontrano daini e animali del bosco. E sono solo alcuni dei tanti esempi che si potrebbero fare. Perché le fattorie che scelgono di aprire le porte all'attività didattica sono sempre più numerose. Segno che il bisogno di ritrovare un contatto con una dimensione più naturale è sempre più diffuso. E difatti molti studi rivelano che circa il 30 per cento dei bambini italiani non ha mai visto una pecora dal vivo, che per due bambini su dieci la vacca è soltanto un colorato disegno sulla carta della cioccolata e l'80 per cento dei bambini non ha mai visto un orto con pomodori, insalata, cavoli e patate.

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Clericus Cup contro Vicenza: ubi maior minor cessat Continua da pagina 1

E' stato evidente il "terrore" prodiano legato alla "quaestio" a dir poco fondamentale, quella dei Dico e delle coppie di fatto, e altrettanto chiaro è stato il pronunciamento determinante al riguardo delle destre, che, se su alcuni argomenti sono anche loro divise, su quello della famiglia tradizionale e cattolica sono più che cementate. Andreotti, grande ambasciatore lateranense, aveva votato contro il governo su Vicenza ma rimuovendo chiaramente la precedente fiducia proprio per la sua posizione su un argomento che aveva scatenato le proteste e le lobby papaline, per nulla nascoste. E il dubbio su una superiorità del Vaticano sull'Italia non è più solo latente. Andreotti, che pure aveva annunciato il suo voto favorevole, lo ha poi tramutato in semplice (e complice) assenza dall'aula. Ma, mentre il potere temporale dei Papi si esercitava e si rafforzava nelle aule parlamentari, questo stesso potere scatenava un'altra ben più moderna offensiva. Sponsorizzata dalla veneta Lotto e dalla romana Ina Assitalia, in una sintesi significativa di culture e interessi, è decollata sabato 23 febbraio, in piena crisi governativa, la Clericus Cup, il primo campionato di calcio dello Stato del Vaticano, voluto dal Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, come preludio all'affiliazione della nascente federazione calcistica al governo europeo e mondiale del calcio, lo sport che più fa rima con la parola "potere". Di fronte a tanto, cosa può fare Vicenza con i suoi problemi temporali evidenziati dalla base Usa 2? Solo chinare il capo, portare la palla al centro del campo e attendere che l'arbitro fischi la fine per non subire altri gol? Noi speriamo di no, ma perchè questa non rimanga una (pia) speranza, occorre Giulio Andreotti è stato il grande che Vicenza cambi. E di tanto.

Foto Luigi De Frenza

protagonista della crisi di governo

3 MARZO 2007

editoriali

Giovanni Coviello

Troppo sesso?

Niente sesso Continua da pagina 1

Una pulsione che dà linfa all'immaginazione e alla creatività, messe in campo per trovare il modo per soddisfare questo sanissimo bisogno. Ecco perché nel processo di civilizzazione dell'umanità l'accoppiarsi diventa un fenomeno culturale, che varia per ciascuna civiltà. In quella occidentale, cioè la nostra, il sesso è diventato la frontiera di una attenzione tanto "liberatoria" quanto, in realtà, morbosa: viviamo il "sesso senza sesso", perché nella furia iconoclasta di abbattere tutte le barriere, i tabù, i condizionamenti, i limiti, le differenze, i "prima" e "dopo", insomma ciò che ritualizza e dà un senso al sesso, si è enormemente ridotta la tensione, lo scarto indispensabile tra il sorgere del desiderio e la possibilità concreta di realizzarlo. Cioè di fare l'amore in modo soddisfacente e

Il sesso è esibito su pubblicità e media.

Ma non è vissuto serenamente

rigenerante. Ormai per provare "qualcosa", in un immaginario collettivo bombardato da continui stimoli erotici (tette e culi in ogni dove), si è costretti a sovraccaricarsi, a cercare sempre nuove gratificazioni, in un'escalation di massa che assomiglia tanto a un onanismo consolatorio, pallido simulacro dell'amore carnale quello vero. Il "tutto e

subito" di un Occidente iperveloce, che deprime la complessa ma per questo affascinante trama delle relazioni tra i sessi, ha di fatto ridotto e sminuito la misteriosa esperienza dell'incontro sessuale tra l'uomo e la donna. Altro che un'innocua canzonetta di Sanremo.

Raffaello Conti *psicologo

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regione

3 MARZO 2007

INIZIATIVE - Grazie alla disponibilità dell'Unione Italiana Tiro a Segno con le sezioni presenti in tutto il territorio

Piano di addestramento per l'uso delle armi

440 mila Euro di finanziamento regionale e la disponibilità dell'Unione Italiana Tiro a Segno con le sue 24 sezioni presenti in tutto il territorio consentiranno di realizzare un Piano straordinario per l'addestramento all'uso delle armi da parte delle Polizie Locali del Veneto. L'iniziativa è stata presentata oggi nella sede dell'Unione Tiro a Segno di Padova dall'Assessore regionale alle Politiche per la Sicurezza dei Cittadini Massimo Giorgetti, alla presenza del Presidente dell'UITS Ernfri Obriest. "Molte iniziative - ha sottolineato Giorgetti - sono già state attivate in Veneto in attuazione degli obbiettivi che la Giunta regionale si è data in tema di legalità e sicurezza urbana, ma in questa fase storica è emersa con sempre maggiore rilevanza e urgenza la necessità di rafforzare le capacità professionali degli operatori di polizia locale, che sempre di più si trovano ad affrontare situazioni di pericolo nello svolgimento delle loro mansio-

ni di aiuto al cittadino e collaborazione con le Forze dell'Ordine nazionali. In questo senso la Regione ha deciso di dare un ulteriore aiuto concreto alle Amministrazioni locali, sottoscrivendo un Accordo con l'Unione Italiana Tiro a Segno che, in quanto entità pubblica affiliata al Coni, sarà in grado di fornire strutture e istruttori al massimo livello qualitativo".

La Legge Quadro nazionale del 1986 sull'Ordinamento della Polizia Municipale dispone che gli agenti di Polizia Locale svolgano anche funzioni di

agente o ufficiale di Polizia giudiziaria o di agente di pubblica sicurezza, dotato quindi di arma. "Tale personale - ha sottolineato Giorgetti - è sempre di più chiamato a svolgere compiti fondamentali per la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legalità, dalla prevenzione e controllo delle violazioni al codice della strada, alla collaborazione con l'autorità giudiziaria per il mantenimento dell'ordine pubblico, dalla prevenzione dei reati, alla

ricerca e raccolta delle prove e individuazione degli autori del crimine. Tutte attività tanto preziose quanto rischiose, che richiedono una grande capacità nell'uso delle armi in caso di necessità e per autodifesa". La convenzione tra Regione Veneto ed Unione Italiana Tiro a Segno prevede che l'UITS si impegni a realizzare il Piano sulla base delle esigenze formative che verranno indicate dagli Enti Locali (Comuni o Province), che trasmetteranno direttamente alle Sezioni UITS le loro richieste. I corsi saranno di due tipi: il primo è un corso di base di attestazione all'uso delle armi; il secondo consisterà in un master con istruttori qualificati. Il lavoro consisterà in attività teoriche su sicurezza, dati sulla criminalità, analisi statistiche, tecnica delle armi, balistica, impugnatura, puntamento, posizioni di tiro; ed in prove di tiro a fuoco con applicazione delle tecniche illustrate. Previste anche lezioni sulle tecniche di perquisizione e di ammanettamento, sulla riten-

zione dell'arma e sul disarmo.

"Questa iniziativa - ha tenuto a precisare Giorgetti - costituisce un tassello di una strategia di rafforzamento complessivo delle polizie locali in Veneto, che prevede anche l'imminente nascita della Scuola di Polizia Locale del Veneto e il potenziamento di tutta una serie di dotazioni tecniche." Questo è l'elenco delle Sezioni UITS che faranno parte del Piano.

PROVINCIA DI ROVIGO: Adria, Rovigo capoluogo.

PROVINCIA DI BELLUNO: Agordo, Belluno capoluogo, Feltre, Ponte nelle Alpi.

PROVINCIA DI VERONA: Bardolino, Caprino Veronese, Cerea, Negrar, Soave, Zevio, Verona capoluogo.

PROVINCIA DI VICENZA: Bassano del Grappa, Lonigo, Tiene, Vicenza capoluogo.

PROVINCIA DI PADOVA: Este, Padova capoluogo.

PROVINCIA DI VENEZIA: Mirano, Venezia capoluogo.

PROVINCIA DI TREVISO: Montebelluna, Treviso capoluogo, Vittorio Veneto.

SANITA' - Un disegno di Legge per la riorganizzazione del sistema farmaceutico regionale

Farmacie in veneto nessuna liberalizzazione selvaggia "Il Disegno di Legge per la riorganizzazione del sistema farmaceutico veneto che la Giunta regionale sta preparando prevede, per le farmacie, un aumento dell'orario di apertura settimanale dalle 40 ore attuali a 55, l'apertura 24 ore su 24 (non più turno notturno ma battenti normalmente aperti) in alcuni centri più importanti e abitati, trasforma da obbligatorie a facoltative le chiusure per ferie.

Prevede anche, in prospettiva, che le farmacie stesse possano erogare servizi come prenotazioni e visite e la riduzione del rapporto numerico vigenti "farmacia/abitanti" per consentire l'ampliamento del numero dei presidi e ren-

dere più capillare la loro presenza sul territorio".

Lo ha affermato l'assessore alle politiche sanitarie del Veneto, Flavio Tosi, intervenendo oggi, a Bolzano Vicentino, in provincia di Vicenza, alla presentazione dei risultati della Campagna di Prevenzione ed E d u c a z i o n e Sanitaria "Progetto Diabete 2006" effettuata dalla Farmacie aderenti a F e d e r f a r m a Vicenza; "Siamo contrari alla libera-

lizzazione selvaggia richiesta anche ieri dai consiglieri regionali del centrosinistra" ha aggiunto Tosi; "la liberalizzazione si fa con le farmacie, non contro le farmacie: vogliamo liberalizzare in modo equilibrato, aumentandone il numero senza però distruggere il sistema attuale, rendendolo, anzi, ancor più capillare e tutelando, quindi, le zone rurali, montane e periferiche.

La liberalizzazione selvaggia, invece, potrebbe favorire la

concentrazione delle farmacie nei grossi centri e farle sparire la quelli piccoli".

"Questa campagna di prevenzione ed educazione sanitaria contro il diabete effettuata dalle farmacie aderenti a Federfarma Vicenza - ha concluso Tosi - ci dà la possibilità di conoscere, a livello statistico, quante siano le persone a rischio di soprappeso, obesità e, quindi, anche di diabete: è uno strumento utile e importante ai fini della prevenzione di questa patologia subdola quanto pericolosa in quanto ha dato a molti cittadini la possibilità di venire a conoscenza precocemente del loro rischio di diabete e, quindi, di prevenirlo, di potersi curare e vivere meglio".

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3 MARZO 2007

regione

TURISMO - Il "contatore" si è attestato nel 2006 a quota 59.360.589 presenze ufficialmente registrate

Il Veneto è la prima regione turistica

Il "contatore" del turismo veneto si è attestato nel 2006 a quota 59.360.589 presenze ufficialmente registrate, generate da 13.438.835 arrivi. La crescita complessiva dei pernottamenti è stata di + 4,63 per cento rispetto al 2005, con un significativo +6,59 per cento per quanto riguarda gli ospiti stranieri, mentre il numero dei turisti è aumentato del 7,78 per cento (+8.19 per cento quelli provenienti dall'estero).

"Sono cifre che ribadiscono l'assoluto primato del Veneto nello scenario del turismo italiano, che si lascia alle spalle, ad almeno due decine di milioni di presenze di distanza, altre Regioni che vanno per la maggiore".

Lo ha ribadito Luca Zaia, vicepresidente della Giunta regionale del Veneto, nell'inaugurare oggi a BIT 2007 lo stand dedicato all'ospitalità regionale, allestito nel Padiglione 1, settori C18-24 D19-31, del Nuovo Quartiere Rho di Fieramilano. La festa di apertura dello stand è stata allietata dalla soprano Katia Ricciarelli, straordinaria verdiana originaria del Polesine.

"Sono molto soddisfatto per una stagione straordinaria che si è conclusa. Nel 2006 abbiamo posto le basi per un ulteriore rilancio di immagine e di servizi reali al turista - ha spiegato Zaia - in un rapporto stretto con gli

operatori che sono i veri artefici del successo turistico della nostra Regione: grazie al loro impegno abbiamo recuperato e superato i risultati antecedenti alla crisi determinata dall'11 settembre 2001. Nell'anno corrente avremo a disposizione la nuova legge quadro, scritta con il sistema turistico regionale, che punta soprattutto a eliminare il peso dei vincoli burocratici e a consentire offerte di tipo moderno, richieste dagli ospiti, ma che intoppano in normative pensate per altre evenienze (si pensi al divieto di far vendemmiare quei turisti che verrebbero qui apposta dagli Stati Uniti)".

"Ma soprattutto - ha detto ancora Zaia - si sta consolidando l'immagine unitaria del Veneto come Regione dall'offerta completa, suggerita dalle sette punte della stella colorata che, affiancata dal Leone di san Marco, è diventata il simbolo del nostro turismo e che vedremo nei prossimi mesi in tutti gli esercizi commerciali, depliant e materiali informativi riguardanti le proposte del Veneto". "Di questa bella e straordinaria realtà è testimone il nostro stand Borsa Internazionale del Turismo BIT 2007, dove proponiamo le nostre variegate offerte e l'immagine del lavoro e dell'operosità della Regione più ospitale d'Italia".

Zaia, che domani, 23 febbraio,

sarà al CBR Caravan Boot Reisemarkt di Monaco di Baviera per presentare l'immagine e le proposte del Veneto turistico, ha messo in evidenza il ritorno degli ospiti tedeschi, "anche come effetto della campagna di valorizzazione condotta capillarmente nelle maggiori città della Germania all'inizio dell'anno e alla presenza attiva durante i campionati mondiali di calcio". Le presenze tedesche, i primi clienti del Veneto in cifre assolute, sono infatti cresciute del 6,35 per cento, raggiungendo quota 11.534.546. Seguono gli austriaci (3.146.317 presenze, +

3,78 per cento), gli inglesi (2.356.360 presenze, + 1,93 per cento), gli olandesi (2.233.829 presenze, + 11,91 per cento), gli statunitensi (1.826 mila presenze, + 13,37 per cento, con una crescita degli arrivi del 12,69 per cento, pari a 818.262 turistici, cifre che portano i turisti USA al secondo posto dopo gli arrivi tedeschi, che ammontano a 1.888.235). Ma sono cresciute in maniera molto significativa anche le presenze russe (+22,19 per cento), quelle irlandesi (+ 26,65 per cento), quelle dalla Grecia (+ 24,39 per cento) e dalla Cina (+ 10,75 per cento). Il Veneto è però ricercato dagli stessi turisti italiani, le cui presenze sono state 25.093.862, con una crescita soprattutto di piemontesi (+3,08 per cento) e trentini (+4,89 per cento).

"Domani incontrerò a Monaco gli operatori turistici tedeschi ha fatto presente Zaia - i quali mi hanno già fatto sapere le loro preoccupazioni circa la comunicazione negativa che deriva dall'applicazione di ticket.

Condivido tale preoccupazione e stiamo anche esaminando la possibilità di intervenire dal punto di vista legale per il danno che

ne deriva. Il turismo non è solo di Venezia ma di tutto il Veneto e un ticket di 480 € per ogni pullman turistico rappresenta oggettivamente un problema per il settore."

"Dell'ottima performance del Veneto turistico - ha aggiunto Zaia - hanno beneficiato tutti i comprensori; sono di segno positivo i risultati di spiagge, mare, lago, montagna, terme e città d'arte. Queste ultime sono la meta preferita degli ospiti per arrivi, dove segnano anche i migliori risultati di crescita, + 9,4 per cento (6.594.242); le spiagge sono invece la meta privilegiata per le ferie e dunque per i lunghi soggiorni, con 25.058.284 presenze (+ 5 per cento), generate da 3.543.880 arrivi".

"I dati definitivi del 2006 - ha concluso il vicepresidente della Giunta regionale - ci confermano inoltre che sono elevate non solo le cifre, ma anche la qualità dell'offerta turistica e degli ospiti, che chiedono una sempre maggiore qualità e apprezzano le proposte alternative: è in tal senso molto chiara la crescita del 16,6 per cento negli arrivi in alberghi a 4 stelle e del 14 per cento in quelli a cinque stelle, mentre la richiesta di soggiorni in agriturismo è estremamente positiva, con un +28,8 per cento di arrivi e un +26,7 per cento di presenze".

INIZIATIVE - L'importante presenza Veneta alla Borsa internazionale del turismo 2007

Le nostre proposte di ospitalità

Le proposte di ospitalità del Veneto sono presentate agli operatori italiani e internazionali, alla Borsa Internazionale del Turismo 2007. Lo stand regionale è stato allestito nel Padiglione 1, settori C18-24 D19-31 del Nuovo Quartiere Rho di Fieramilano ed è suddiviso in due spazi espositivi distinti, che danno ampio spazio all'immagine del Veneto nel suo insieme, con fotografie e slogan relativi ai prodotti turistici regionali. Uno dei due spazi è dedicato alla presentazione delle offerte e delle proposte dei com-

prensori turistici, con l'eccellente contorno delle Strade del Vino e dei Consorzi che promuovono le produzioni tipiche regionali.

L'altro spazio, cui ha tolto i veli che lo ricoprivano lo stesso vicepresidente della Giunta regionale Luca Zaia, nel corso di una cerimonia allietata dal canto di Katia Ricciarelli, presenta invece una vetrina degli antichi mestieri del Veneto, simbolo dell'operosità di una Regione che ha saputo coniugare al meglio cultura del lavoro, qualità della vita, spirito d'impresa e sviluppo economico.

Sono state allestite quattro pedane, su ciascuna delle quali quattro maestri artigiani dei settori legno, pietra - marmo, ricamo merletto e calzatura realizzeranno "al vivo", per l'intera durata della manifestazione milanese, la lavorazione dei propri prodotti, richiamando la tradizione regionale.

Il lavoro veneto è proposto dal maestro Beppino Lorenzet di Mel, per il settore legno; dallo scultore Luciano Minati della Ditta Peotta Armando di Vicenza per la pietra e il marmo; da Lucia

Costantini di Burano per il merletto a tombolo e da Alberto Segalin di Mestre per la calzatura.

Il Vicepresidente Zaia ha voluto presentare personalmente al pubblico gli artigiani veneti presenti allo stand. Successivamente, assieme ai rappresentanti delle province interessate, Zaia ha consegnato un riconoscimento ai gestori dei nove campeggi veneti, sui 71 di tutta Europa, ai quali l'ADAC, l'autorevole automobil club tedesco, ha attribuito il titolo di Supercampeggio. Si tratta di:

Camping Villaggio Turistico Internazionale di Bibione; Camping Marina di Venezia di Cavallino Treporti; Camping Village dei Fiori di Cavallino Treporti; Union Lido Vacanze di Cavallino Treporti; Village Camping Ca' Pasquali di Cavallino Treporti; Camping Piani di Clodia di Lazise; Jesolo International Club Camping del Lido di Jesolo; Centro Vacanze Prà delle Torri di Porto Santa Margherita di Caorle; Villaggio Turistico Isamar di Sant'Anna di Chioggia.

18 Carciofini sott'odio

Aridatece Berlusca

di Alessio Mannino

Povero elettore di centrosinistra. Ha votato Unione, ha messo la crocetta, poniamo, sul partitino di Diliberto, augurandosi che dopo cinque anni di Berlusconeide cominci un'altra storia. E invece no. Oggi deve ammettere, ahilui, che un po' di ragione ce l'aveva, il Berlusca, ad additarlo come un "coglione". Lui, il votante centrosinistro, è stato coglionato.

Sognava l'abrogazione delle leggi ad personam. Non solo non ha visto nemmeno un ritocchino a mezzo comma, ma ha dovuto pure ingoiare un indulto che mentre liberava Previti&co dalla seccatura dei processi, buttava fuori i poveracci che nel giro di pochi mesi rientravano in cella. Sospirava, il nostro ingenuo sinistrorso, al pensiero di una politica sociale che non guardasse in faccia a nessuno, tanto meno a banche, monopoli, grandi corporazioni e a Montezemolo-DeBenedettiTronchetti-Bazoli-Profumo-Geronzi.

E invece si è ritrovato con un governo amico delle banche, omertoso sull'intrallazzo di spie e dossieraggi industrial-politici, e ossequioso verso il salotto buono del capitalismo nazionale (non a caso sotto elezioni il direttore dell'"indipendente" Corriere della Sera, Paolo Mieli, fece outing per il centrosinistra).

Confidava, il nostro buggerato elettore, di non vedere più uomini sbagliati nel posto sbagliato. S'è beccato Mastella alla Giustizia, Padoa Schioppa all'Economia e Rosi Bindi alla Famiglia: un trasformista ceppalonico come garante del diritto, un euroburocrate liberista per le solite "lacrime e sangue", e una suorina laica che legifera su sesso e coppie. Dulcis in fundo, ha strabuzzato gli occhi nell'assistere alla figuraccia del Prodi bis: con il suk parlamentare, la sinistra radicale che scende in piazza e in aula vota a favore di ciò contro cui aveva manifestato, l'iniezione di avanzi dell'eterna Diccì. E col rinnovato impegno a rispettare gli impegni internazionali. Tradotto: far fare agli Americani quello che gli pare, a cominciare dalla base di Vicenza. A 'sto punto, tanto valeva tenersi l'originale di Arcore. Con Prodi ci si deve accontentare della brutta copia.

E per di più senza bandane, corna, Veroniche Lario gelose, lifting, Apicella, kapò, sbruffonate e bugie da arcitaliano chansonnier di crociere.

3 MARZO 2007

tempo libero

L'angolo dell'oste. Dalle minestre ai dessert, in cucina l'ortica si rivela una pianta dai mille impieghi

Gustosa e dietetica ecco l'ortica nel piatto

Per una volta provate a buttare tutto alle ortiche. Considerate spesso fastidiose e infestanti, le ortiche trovano in cucina un terreno ideale per prendersi una rivincita su tutti i loro detrattori. Non a caso in erboristeria sono ben note le virtù di questa pianta che può vantare proprietà diuretiche, depurative, antianemiche e digestive. Ideale per decotti, tisane e impacchi, l'ortica si rivela un ingrediente prezioso anche per aggiungere un tocco inedito ai pasti della giornata, soprattutto in primavera, il periodo migliore per raccogliere e gustare le tante erbe spontanee offerte dalla campagna.

Volendo, si potrebbe cucinare un intero menù a tema. Cominciando, magari, con dei tagliolini all'ortica (le ortiche vanno lessate e poi tritate o pestate per aggiungerle all'impasto della pasta), oppure con un classicissimo risotto alle ortiche (le ortiche possono essere cotte a parte in una padella con un filo d'olio, e poi unite al riso a fine cottura per la mantecatura, oppure essere inserite fin da subito nel soffritto del risot-

to). I libri di ricette della nonna offrono poi un'ampia scelta di minestre e zuppe alle ortiche, magari abbinate ad altre erbe di stagione come maggiorana, menta, basilico o prezzemolo. Ancora, le ortiche possono essere l'ingrediente a sorpresa di un pasticcio alle erbette insieme ad asparagi, tarassaco e luppolo, o del ripieno dei ravioli, ad esempio sostituendo gli spinaci nel tipico abbinamento con la ricotta.

Nei secondi piatti, l'ortica trova il proprio impiego ideale nella frittata (anche qui, le L'ortica può essere un ingrediente a sorpresa di foglie della pianta moltissimi piatti vanno prima bollite, poi aggiunte all'uovo sbattuto prima lizzata anche per torte dolci, meglio della cottura), ma anche all'interno se accompagnata da un po' di mandi torte salate e focacce, oppure, dorle. E per concludere, niente di perché no, cruda in insalata. Infine, meglio di un bicchierino di grappa. a sorpresa, l'ortica può essere uti- Ovviamente all'ortica.

Appuntamenti. Questo fine settimana è in programma la rassegna Vicenza Arte.

Il mercante in Fiera Fiera. In Fiera fine settimana dedicato all'arte con la rassegna Vicenza Arte, salone dedicato a collezionisti e appassionati con la presenza delle migliori gallerie nazionali. Tra le mostre collaterali, spicca la presenza del museo della grafica Casabianca di Schio in collaborazione con la stamperia Martini di Thiene.

Al Foro Boario, invece, in un'area espositiva di 10 mila metri quadrati, una sessantina di produttori metterà in mostra il meglio dell'attrezzatura per giardino e per l'agricoltura.

Teatro. Per la rassegna La Maschera d'Oro, al teatro San Marco la compagnia La Barcaccia di Verona mette in

scena "La putta onorata", di Goldoni, storia di una fanciulla che deve difendersi dalle mira di un marchese senza scrupoli. (Biglietti a 8,50 euro, 7,50 i ridotti). Sempre in ambito leggero, alla sala della comunità di Brendola, la Compagnia Astichello presenta "Vicentini Magnagati", commedia ispirata al testo "I magnagati" di Primo Piovesan in cui si raccontano le peripezie di paròn Momi, titolare dell'osteria della Malvasia, e della moglie Lina, alle prese con pettegolezzi, baruffe e sbruffonerie (ore 21, ingresso 8 euro, 6 euro i ridotti). Allo spazio Bixio, invece, Livio Pacella con altri 25 tra attori, mimi, coristi e performer è il protagonista di "Tropico degli abissi", spettacolo ispirato ai "Canti di

Maldoror", uno dei libri "maledetti" per eccellenza (sabato 3 marzo, ore 21, biglietto 7 euro, ridotti 4).

Musica. Fine settimana con molto punk. Al Sabotage bar, sabato sera suonano infatti i The Leeches, gruppo di Punk'n'roll, mentre ai Cantieri di Montecio Rock, ad Alte Ceccato, serata tutta dedicata al punk con i Cruel Boxes (Vicenza), i Riself (Lonigo) e i First Impression of Beaty (Torino). Sempre sabato sera, al Nuova Capannone Sociale in zona fiera, concerto dei livornesi Speed & Feed e dei romani Scenario.

Domenica 4 marzo, infine, nella sala concerti del conservatorio Pedrollo alle 17, il mezzosoprano Victoria Laymina e l'attore Roberto Cuppone presentano lo spettacolo "Russkaia Mosaica", una rassegna di romanze russe degli anni venti.

Ingresso 5 euro. 1

19

tempo libero

3 MARZO 2007

Popcorn. In Cacciatore di teste (2005) di Costa Gavras, il caso di ordinaria disperazione di un licenziato che si trasforma in killer

Un normale disoccupato. Omicida DI GIULIANO CORÀ L'avranno visto, questo film, il ministro PadoaSchioppa e i suoi giuslavoristi? Nel tepore ovattato di uno studio ministeriale o di una facoltà universitaria, isolati dalle miserie del mondo, gratificati da lussuose prebende, essi allineano su fogli immacolati file di numeri, decidendo olimpicamente dei destini della nazione. Questo film è la storia orribile di uno di questi 'numeri': Bruno Davert, alto dirigente di una fabbrica di carta, che per effetto di ristrutturazioni e delocalizzazioni viene licenziato all'improvviso, dopo quindici anni di 'onorato servizio'. Orgoglioso delle proprie competenze, e perciò convinto di poter trovare subito un altro lavoro, Bruno precipita quasi

subito in una spirale infernale di colloqui frustranti e senza risultato. Scopre anche che non è il solo con quelle competenze, per cui, lucidamente, decide di eliminare tutti coloro che possono frapporsi tra lui e un nuovo impiego. Rifiutato dalla società ("togliendomi il lavoro mi hanno tolto la vita!") Bruno si

rende conto che tutti i valori di cui gli avevano riempito la testa - amicizia, solidarietà, simpatia sono parole vuote.

Conta solo chi vince, chi ha 'successo' e di quel successo conquista i simboli tangibili: le belle donne e le macchine sportive che gli si p a r a n o davanti dalle insegne pubblicitarie. E lui si adegua, ridiventa homo homini lupus, e comincia ad uccidere. Non prova odio, e nemmeno pietà: il tremito alle mani dopo ogni omicidio passa presto, in attesa del prossimo, e

ancora del successivo, finché la strada sarà libera. Apologo 'inverosimile' ma spietato, il film - freddo come un documentario, intenso come una tragedia greca - accompagna lo spettatore passo dopo passo a seguire gli orrori di Bruno, talmente

coinvolgente che vorremmo gridargli: 'Fermati, questa non è la strada'. Possiamo solo assistere muti alla sua rovina, chiedendoci se nella nostra società sia possibile, come un dirigente declama, "un lavoro fatto per l'uomo".

Sul comodino. Ritmo, personaggi indimenticabili, humour nero e un finale da tragedia greca in uno dei migliori romanzi di Joe Lansdale

In fuga oltre i confini del male DI GIOVANNI MAGALOTTI Del versatile scrittore texano Joe R. Lansdale sono stati pubblicati in Italia, negli ultimi anni, in media tre o quattro volumi all'anno, senza contare le ristampe o le riproposte in edizione economica.

Tanti, forse troppi, visto che alcuni fra gli ultimi titoli si posso certo considerare minori nella vasta produzione dell'autore. D'altro canto va detto che Lansdale è stato scoperto in Italia con colpevole ritardo e che i suoi romanzi,

in genere, vantano oggi consensi unanimi da parte del pubblico e della critica.

"Freddo nell'anima", scritto nel 1999 e pubblicato in questi giorni da Fanucci, va obbiettivamente ascritto alla schiera dei Lansdale migliori. Potrebbe essere definito in sintesi come un bizzarro ma felice incrocio tra il film "Freaks", il genere "noir" e la tragedia greca.

Il suo protagonista è Bill Roberts, un giovane disadattato della provincia texana che vive con il cadavere della madre per continuare a ritirarne la pensione. Costretto a nascondersi nelle paludi, dopo

una rapina finita male, Bill si imbatte in un circo che gira per la zona, composto da uomini cane, donne barbute, gemelli siamesi, microcefali detti "teste di spillo" e dalla misteriosa attrazione "Ice Man", tutti guidati da un temibile padrone, Frost, e dalla sua affascinante moglie, Gidget. Unitosi a loro prima per disperazione poi per necessità, Bill poco alla volta si invaghisce di Gidget, e finisce per riporre nelle ambigue mani della donna la sua sorte.

A parte la visione del mondo all'insegna di una complessiva disillusione (i "mostri" non sono cattivi, ma per loro non esiste

comunque salvezza), colpisce la capacità di Lansdale di scavare nell'animo umano per raccontare, senza giudizi morali ma anche senza facile cinismo, il bene e il male che convivono in ciascuno di noi. E stupiscono, inoltre, la sua disinvoltura nel maneggiare un registro difficile come il grottesco, l'efficace ricorso a uno humour spesso nero, e il ritmo sostenuto impresso alla vicenda. Il tutto valorizzato dalla perizia linguistica del traduttore Giancarlo Carlotti.

Joe R. Lansdale, Freddo nell'anima, Fanucci, 224 pp., € 12,50

HANNO DETTO "Cara Sabrina Ferilli, come sta?

Potrebbe fare una telefonata al senatore Turigliatto? Grazie, suo A.S." Adriano Sofri Il Foglio 28 febbraio 2007

"Se gli ex dissidenti continuano a battersi per un no secco al Dal Molin, devono spiegare da dove deducono che il Governo possa ancora cambiare idea. (…) purtroppo, ora bisogna pensare al "come", non si possono recitare due parti della stessa commedia".

Luigi Poletto sugli autosospesi rientrati nei Ds Il Vicenza 28 febbraio

"Del Noce non si autosospenderà. I miei testi sono stati concordati con lui e con i miei autori ad Arcore. E poi sono stufo di lavorare con presentatori comunisti come Fazio, Bisio e il signor Baudo. Certo, Fazio ha fatto i maggiori ascolti, ma stiamo cercando di ricontarli. Come le schede: le sta ricontando Calderoli da un anno ma non riesce a finire. (…) I violinisti sono una coppia di fatto, due giornalisti del Tg1 che a furia di sviolinare su Prodi sono stati assunti, …questo non è un Festival di Sanremo ma una festa dell'Unità, tutte canzonette di sinistra, le ha scelte Veltroni".

Antonio Cornacchione Ansa 27 febbraio