VicenzaPiù n.236, 9 giugno 2012

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n° 236 - 9 giugno 2012 - euro 1,20

DONAZZAN GALAN...TE CON RETE VENETA

Elena passata armi in resta con Galan e Sartori si scopre attenta ai costi della comunicazione nel Pdl di Berlato, suo precedente sponsor, dopo aver “investito” su Rete Veneta e sul Coisp dell’alleato Prioli

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numero

236 del 9 giugno 2012 pag 3

Ellero e l’immagine: se noi diamo una forma ad un nulla, questo resta un nulla di Giovanni Coviello Da www.vicenzapiu.com

D

a quando sulla scena politica è sceso Berlusconi l’immagine è diventata un elemento fondamentale se non l’elemento principe non solo per chi fa politica, ma anche per chi ci vive sopra o intorno oppure, i veri potenti, la condiziona. E Vicenza non è da meno con i suoi personaggi, reali e immaginifici. Abbiamo scelto di parlarne con Renato Ellero che conosce Silvio Berlusconi fin dai suoi albori politici ma che è anche ben dentro la realtà vicentina anche se spesso fa finta di snobbarla, con un pizzico di vanità. E allora, per provocare lui che è nato democristiano ai tempi della grande Dc, che è stato senatore con Bossi e poi ha avuto il coraggio in tempi non … maroniani di mollarlo diventando anche uno dei primi attenti osservatori del fenomeno Grillo, oggi dall’intervista completa, pubblicata in tre video l’1, il 2 e il 3 giugno, su www.vicenzapiu.com, abbiamo “estratto” alcuni passaggi, i più localizzati.

Così magari qualcun altro immaginerà chissà quali sue manovre.

E ci leggerà di … Più.

Quanto conta nell’inchiesta Calciopoli 2 oppure localmente nell’inchiesta sulle famose tessere dei cacciatori di Sergio Berlato la realtà e quanto l’immagine a cui sembra che qualche volta punti qualche Pm L’immagine in questo paese, ma non solo in questo paese, da troppi anni è diventata l’elemento fondamentale della vita pubblica, ma il vuoto resta vuoto: se noi diamo una forma ad un contenuto questo contenuto può essere una cosa bella o una cosa brutta, ma se noi diamo una forma ad un nulla, questo resta un nulla…

Cambiamo il nome al partito, dice (Berlusconi), sembra che se dai un nome bello diventa tutto bello, allora io prendo il bandito Vallanzasca, gli do nome di un grande scienziato, oppure gli do il nome Leonardo Da Vinci e diventa un grande della storia. No, resta Vallanzasca.

Alessandra Moretti, vice sindaco di questa amministrazione, è uno dei volti nuovi in città ma anche del Partito Democratico a livello

Renato Ellero

nazionale che ultimamente l’ha lanciata sulla ribalta delle tv nazionali Guardi sull’immagine mi pare che sia graziosa, non l’ho mai vista, anche perché è un avvocato ma ce ne sono 1200 a Vicenza. Quindi, debbo dire soltanto che evidentemente ha, come dire, lucidato bene le scarpe di qualche boss del Pd e avendo lucidato bene le scarpe viene messa lì perché viene preparata. Dal punto di vista contenutistico non so neanche cosa abbia fatto, io la conosco solo perché questo quartiere, che come lei vede è piuttosto lussuoso e in cui abita anche il sindaco Variati, è stato da ella definito degradato e ci ha ammannito gli scrittori di quella specie di disegni primordiali (salvo poi farli togliere sempre a spese dei cittadini, il sunto del discorso successivo, ndr) … Sul piano dei contenuti cosa devo dire? Mi pare che sia graziosa, l’ho sentita due volte ma sa io questi politici da quattro soldi mi danno anche fastidio, li ascolto poco, in trenta secondi dò un giudizio. Quando uno mi viene a dire, mi pare di aver sentito, che il Pd è un baluardo dell’onestà io inviterei questa a dirmi se appartengono al Pd, di cui hanno la tessera, o a mio nonno in carriola tutti i parlamentari o non parlamentari comunque tutti, consiglieri comunali, eccetera, del Pd indagati per reati di corruzione, dai Penati al nord alla Sicilia. Forse era il caso che materie di questo genere il Pd le lasciasse perdere perché col Pdl condivide le prime due lettere chissà cos’altro condivide.

A questo punto ci provoca lei visto che dice che il Pd è il Pdl senza l, questo lo dice anche Beppe Grillo Guardi io difendo Grillo non perché quello che dice sia tutto la verità sacrosanta, il sommo Dio sceso sulla terra. Oggettivamente c’è una impreparazione di fondo nei suoi uomini ma, oltre che

uomo immagine, Grillo è l’uomo che porta degli argomenti, cioè quando accusa di certe distorsioni, di certe ladroneria non è che se le inventa. Il popolo italiano ha potuto constatare che forse quello che lui dice non è neppure tutto. … Lui è l’immagine di un dissacratore che ha sacrificato la sua vita televisiva, non dimentichiamocelo, con tutte le prebende consequenziali per attaccare un potere costituito che era quello dei socialisti e di Bettino Craxi, non va mai dimenticato ad onor suo. Adesso mi lasciano perplesso certi rapporti, come quello con Casaleggio … un certo intervento che ha fatto sui giornali questo Casaleggio sul sindaco di Parma è cosa assolutamente intollerabile in politica, perché è un oltraggio che tu fai ai cittadini che te lo hanno eletto. Lo hanno eletto perché tu lo hai sostenuto è vero, ma hanno eletto lui comunque, questo Grillo deve riuscire a capirlo: è lunga la strada per salire …, attento però che per cadere ci si mettono 24 ore. Faccio un esempio, lei sa che esistono i programmi liberi cioè quelli che costano zero e che i nostri enti pubblici, dallo stato ai comuni, tutti invece comprano le licenze Microsoft. Domanda: quanti miliardi costa complessivamente allo stato, comuni, provincie ecc l’acquisto di queste licenze? … È vero o non è vero che Casaleggio ha come cliente la Microsoft? Perché capisce che a questo punto veniamo ad avere dei conflitti di interesse. Ora lui che ha fatto le battaglie contro il conflitto di interesse dello psico nano, come lo chiamava, che poi ce li abbia in casa bisogna stare molto attenti perché in questo momento il popolo italiano gli sta dando un credito di fiducia che se vede che è mal riposto ci mette 24 ore per toglierlo. ..

A Vicenza un ottimo utilizzatore di immagine è il sindaco Variati che si avvale di uno staff competente a riguardo ed in questo anche il mezzo di comunicazione principe di Vicenza lo ha supportato, però accanto a quest’immagine che colpisce colpiscono anche certi silenzi su questioni importanti e su faccende importanti e colpisce anche il fatto che il GdV ultimamente abbia un po’ messo in un cantone questa immagine…

Il silenzio nasconde tutto, le cose belle e le cose brutte. Variati è un uomo che è in politica attiva,

dentro il potere, prima sindaco poi consigliere regionale poi di nuovo sindaco, da oltre vent’anni.

Appartiene ad una categoria che deve essere spazzata via, bravo o non bravo che sia perché è il vecchio. Lui ha qualche anno meno di me, ma tra me e lui io sono un bambino e lui è un pensionato … E lui è un figlio della Democrazia Cristiana, Pd è un aborto unitario perché ha un’anima democristiana e un’anima comunista parliamoci chiaro, e non intendo come comunista anima anti democratica è un’anima che si colloca a sinistra abbastanza accentuata. Ora lui è l’anima democristiana, lui è del gruppo rumoriano, ma il gruppo rumoriano è un gruppo di potere, quindi lei non può pensare che Variati ragioni in termini di sinistra non sa cosa sia la sinistra. Del resto lo dite voi, tutte quelle conquiste economiche che il potere costituito o i poteri forti nel settore urbanistico edilizio non sono riusciti ad ottenere vigente Hüllweck sono riusciti ad ottenerle vigente Variati. È evidente che un repulisti, di cui cui sarebbe bisogno, in questa città non è mai stato fatto né nel passato né nel presente.

Nel futuro ci sarà a due condizioni: che cambi l’intera classe politica e che cambi anche l’atteggiamento della magistratura.

Perché è evidente che una magistratura, come dire, morbida, che non vuol dire illegale ma vuol dire … non aggressiva, è un’immagine che se ne è data. Non può il figlio di un Pm far parte di una giunta nella città in cui il padre è Pm perché mette in difficoltà il padre, intanto... Bisogna

Beppe Grillo

Direttore Responsabile GIOVANNI COVIELLO direttore@vicenzapiu.com Editore MEDIA CHOICE s.r.l.

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Redazione Via Pirandello, 11 - Vicenza Tel/fax 0444 923362 redazione@vicenzapiu.com Marco Milioni m.milioni@vicenzapiu.com

Alessandra Moretti

Gianroberto Casaleggio

capire che la gente comincia a pensare perché quando c’è fame non ci si addormenta più, dopo il pasto si ha fame e si comincia a ragionare e non è che sono cose lontane, a Roma a Milano, che non si conoscono. È una cosa che è a 200 metri da casa... Nelle scelte degli uomini della giunta, nelle scelte di delegati particolari con cui si baruffa come se non si sapesse che erano tifosi di Benito Mussolini eccetera, è chiaro che lì manca l’uomo, c’è l’opportunismo politico non l’opportunità politica che è un’altra cosa. In politica non è che puoi vedere affermata integralmente la tua idea, devi andare a dei patteggiamenti. Il problema non è che De Gasperi non è andato ai patteggiamenti, non è che Schuman o Adenauer non sono andati ai patteggiamenti. La differenza è che la Merkel sta rovinando l’Europa, Adenauer ha fatto metà Europa. Questa è la differenza: la qualità e la qualità non c’è. Se lei mi dice di Variati, Variati tace quando non sa cosa dire perché se dice probabilmente si taglia le gambe. Quindi dal suo punto di vista ha ragione a star zitto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Segretaria di redazione Angela Mignano a.mignano@mediachoice.it

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Hanno collaborato a questo numero: FEDERICA CEOLATO GIAN MARIA COLLICELLI MATTEO CRESTANI CHRISTIAN FARINA ANDREA GENITO GIORGIO LANGELLA MARCO POLO IRENE RUI GUIDO ZENTILE La foto di copertina è tratta dal sito ilcolleinforma.com Stampa Centro Servizi Editoriali 36040 Grisignano Di Zocco (VI) V. Del Lavoro, 18 Tel. 0444 414303 Autorizzazione VicenzaPiù Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008

Autorizzazione BassanoPiù Tribunale di Vicenza n. 1201 del 1 settembre 2009

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Giornale chiuso in redazione alle ore 17.00 di giovedì 7 giugno 2012 Tiratura: 11.000 copie

numero

236 del 9 giugno 2012 pag 4

Adriano Cracco: boom di iscrizioni per i corsi di laurea sanitari Il Polo universitario della Sanità vicentina è il terzo in Regione con 544 studenti

di Matteo Crestani

È

aumentato dell’11 per cento il numero di allievi dei corsi di laurea in materie sanitarie del Polo universitario di Vicenza, che ricordiamo comprendere cinque corsi: infermieristica, fisioterapia, tecnici di radiologia medica per immagini e radioterapia, ostetricia e tecnici di laboratorio. “Negli ultimi anni Vicenza ha rafforzato in modo importante il ruolo di Polo universitario della Sanità – spiega il direttore del Servizio per i Rapporti con le Università e le Istituzioni di formazione, Adriano Cracco – al punto che è diventata terzo polo regionale, con cinque corsi di specializzazione e 544 studenti iscritti. Dopo Padova e Verona, infatti, la città berica è diventata la provincia con il maggior numero di iscrizioni. Abbiamo due

facoltà: Verona per infermieristica e fisioterapia, i corsi più vecchi, e Padova con i tecnici di laboratorio, i tecnici di radiologia e le ostetriche”. Un Polo formativo d’eccellenza, quindi, che non pensa soltanto alla formazione in prima istanza, ma anche alla continuità formativa dei dipendenti. “Vicenza è l’unico Polo in cui afferiscono due atenei diversi – prosegue il direttore Adriano Cracco – proprio a significare che Vicenza offre un’opportunità straordinaria come struttura, ma anche come spazi per fare esperienza ad un livello d’eccellenza che ha poche similitudini nel panorama nazionale. In questo modo, inoltre, viene fidelizzata la formazione dei futuri operatori della Sanità, che attualmente arrivano a Vicenza dalla provincia, ma anche da tutto il Veneto”. I dati dell’anno accademico corrente sono rilevanti: per la laurea in Infermieristica sono iscritti 369 stu-

denti, per la Fisioterapia 52, per i Tecnici di Radiologia medica per immagini e Radioterapia 42, per l’Ostetricia 71 e, infine, per i Tecnici di laboratorio 10. A questi si aggiungono 90 Operatori sociosanitari e 60 Assistenti odontoiatri. Non più solo donne. Le varie specialità menzionate, inclusa l’infermieristica, hanno perso il primato di corsi di laurea tipicamente femminili ed oggi vedono sempre più uomini in corsa. Complice la sicurezza del lavoro futuro, forse il desiderio di svolgere un’attività utile per il prossimo, comunque sia i numeri sembrano destinati a crescere in modo rilevante. Il Polo universitario della Sanità vicentina inizia anche a pensare alla superspecializzazione, con un occhio di riguardo ai master. “Stiamo sviluppando corsi di superspecializzazione. E proprio quest’anno, infatti – sottolinea il direttore Adriano Cracco – prenderà il via un master

in Cure primarie, il primo corso regionale per la formazione di una figura professionale destinata a diventare sempre più importante nel futuro della sanità orientata al territorio”. Grande attenzione è anche riservata alla formazione continua del personale già assunto ed in servizio. “La formazione professionale dei giovani rappresenta una sicurezza per il futuro del comparto sanitario – conclude il direttore Adriano Cracco – significa riuscire a creare un forte appeal attorno ad un Polo universitario in espansione ed orientato a rispondere alle esigenze non solo degli studenti della provincia, ma dell’intera regione, contribuendo, quindi, a sfornare professionalità preziose a vantaggio della collettività. Naturalmente, però, non si può dimenticare neppure la formazione del personale in servizio, elemento fondamentale per riqualificare chi si prende cura delle persone e lo fa con competenza ed

Adriano Cracco

estrema sensibilità, secondo le più innovative tecniche di assistenza ed assumendosi una responsabilità importante rispetto al supporto psicologico e sanitario”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il nuovo Polo formativo Esac–Confcommercio accoglie a Creazzo 37 mila allievi manager e chef (m.c.) Confcommercio Vicenza ha realizzato a Creazzo, in via Piazzon, un edificio di 2000 metri quadrati con aule informatiche, sala convegni, cucine professionali, laboratori di pasticceria, panetteria, gelateria, pizzeria. Farà da guida e supporto alle imprese e agli operatori del commercio, del turismo e dei servizi, interessati ad apprendere nuove competenze professionalizzanti, in sintonia con i mutamenti del mercato. Il Centro Formazione Esac è la nuova struttura di Confcommercio Vicenza dedicata alla formazione per i titolari, dipendenti e collaboratori del settore Commercio, Turismo e Servizi ed alla didattica per il comparto food, sia per i professionisti che per gli appassionati di

La sede dell’Esac

cucina. Un’area, con aule e tecnologie all’avanguardia, adatte a sviluppare percorsi formativi ad ampio spettro, è finalizzata a rafforzare il know-how di titolari d’azienda e del personale dipendente, l’altra è stata pensata per il food, tanto che proprio a Creazzo ha sede l’Università del Gusto, altamente strutturata per corsi professionali per il settore della ristorazione, pizzeria, pasticceria, panetteria, gelateria, gastronomia, vale a dire per quell’insieme di aziende ed operatori che sono tra i primi depositari del grande patrimonio enogastronomico italiano. Aule, laboratori ed attrezzature sono altresì la sede ideale per i corsi (di breve durata, in orario serale) dedicati agli appassionati della buona tavola, interessati ad approfondire le conoscenze e le abilità in cucina e pasticceria. I numeri di Esac sono decisamente interessanti: 55 mila ore di lezione; 37 mila allievi ed oltre 2700 corsi di formazione testimoniano una realtà consolidata che, con questa nuova struttura, amplierà di fatto gli orizzonti, intercettando il più possibile i fabbisogni delle imprese in materia di preparazione professionale del personale e di addestramento del management aziendale. “La formazione continua si sta dimostrando un’affidabile guida ed un valido supporto per le imprese

e per i singoli operatori – spiega il vicedirettore di Confcommercio Vicenza, Ernesto Boschiero – che puntano ad apprendere nuove competenze professionalizzanti, in sintonia con i mutamenti del mercato. Ed è soprattutto nei momenti di maggiore incertezza economica, che percorsi formativi dinamici, finalizzati alla preparazione al cambiamento, possono contribuire a migliorare i risultati aziendali, le performance commerciali, il rendimento del personale”. Confcommercio punta sul comparto food prevedendo un significativo sviluppo del turismo nelle nostre terre. “La grande dotazione di spazi ed attrezzature per la didattica del comparto food – prosegue il vicedirettore Ernesto Boschiero – si basa sulla consapevolezza che la cucina del territorio, l’enogastronomia in generale, sono grandi risorse legate indissolubilmente all’unica inesauribile “materia prima” di cui l’Italia dispone, vale a dire l’immenso ed inimitabile patrimonio culturale ed artistico sul quale si sviluppa il turismo. Ed è quindi fondamentale, in tal senso, mantenere e sviluppare, per tutto il comparto enogastronomico, standard di servizio elevati, in sintonia con la crescente richiesta di qualità nell’offerta complessiva di tutto il settore”. Da qui l’esigenza di formare operatori preparati (cuochi, panifi-

La sala cucina

catori, pizzaioli, pasticceri, gelatieri, barman, camerieri di sala, manager della ristorazione) dotati delle necessarie doti di passione e creatività per il mestiere, ma anche di cultura e grandi competenze tecniche, con l’obiettivo di garantire un lavoro a molti giovani vicentini. Dal prossimo autunno, quindi, saranno due le proposte formative del Centro Formazione Esac di Creazzo: il Master della Cucina Italiana, che prenderà il via il 15 ottobre, dedicato ai diplomati degli Istituti alberghieri dotati di un background di esperienza, e sotto la supervisione del Comitato scientifico di cui fa parte

lo chef stellato Massimiliano Alajmo, per formare 20 nuovi cuochi di elevata specializzazione. Per informazioni consultare il sito: www.mastercucinaitaliana.it; e il Corso di specializzazione per giovani commerciali, che si rivolge ai neodiplomati interessati ad acquisire nuove competenze, concretamente spendibili sul mercato del lavoro. Da ottobre 2012, tre mesi di full immersion in tematiche aziendali e tre mesi di stage in azienda serviranno per formare quei professionisti di cui necessitano le imprese. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 5

Maurizio Magrin dà ritmo a 800 giovani vicentine Il presidente della società sportiva Vicenza Ginnastica, che dice di non sapere “nulla” di ginnastica ritmica, è orgoglioso: “ho tesserato cinquemila atlete … per altri sport”

di Gian Maria Collicelli

È

una delle prime società sportive di Vicenza per numero di iscritti, che toccano quota 800. E ha appena festeggiato dodici anni di attività, durante i quali ha saputo allargarsi coinvolgendo 13 palestre, anche in Comuni limitrofi al capoluogo. “Vicenza Ginnastica”, la società di ginnastica ritmica della città, è raccontata dal suo presidente, Maurizio Magrin, che parte proprio dai numeri.

“Siamo partiti con 250 atleti, quando abbiamo ereditato l’attività della società Leoniana – dichiara Magrin – e in dodici anni abbiamo tesserato circa 5000 atlete”.

Una bella crescita, da dove siete partiti?

“La prima palestra è stata quella del Patronato Leone XXIII, a ponte Pusterla. Siamo partiti da lì, per poi allargarci ai Ferrovieri, a Laghetto, fino ad avere 13 palestre dove possiamo allenare le nostre ragazze”.

Com’è nata la società?

“Siamo nati negli anni ’90, appunto, dalle ceneri della società Leoniana. Abbiamo cambiato nome e società, completamente rifondata, ma non sapevamo se avrebbe funzionato. Abbiamo coinvolto fin da subito i genitori, ma bisognava avere gli spazi dove allenarsi, cioè le palestre. E su questo capitolo ci siamo scontrati con la mentalità dell’ufficio sport del Comune, che guardava solo a pochi sport come basket, volley e calcio. Palestre per la ginnastica ritmica, in quegli anni, non ce n’erano”.

Ora però avete 13 palestre

Ritmica al Palasport

Maurizio Magrin, presidente di Vicenza Ginnastica

“Sì, certo, la mentalità è cambiata per fortuna. Ma sia chiaro, le palestre in cui ci alleniamo non sono di proprietà, ma sono sempre concesse dai Comuni o dalla Provincia”.

Ci parli di lei, com’è arrivato a essere presidente di Vicenza ginnastica?

“Verso la fine degli anni ‘80 avevo un impegno amministrativo e politico come consigliere di circoscrizione, ai Ferrovieri, quando il decentramento amministrativo funzionava, come il rapporto con i comitati di quartiere. Lì ci è venuta l’idea che si poteva decentrare anche l’attività sportiva in alcuni settori. L’idea era di ampliare il tiro e fare tante palestre satelliti alla palestra madre”.

E quando è stato eletto presidente?

“Vesto il ruolo di presidente dal 2000, da quando siamo nati, ma non ci capisco nulla di Ginnastica ritmica. Abbiamo preso il posto della società Leoniana, grazie a una figura di spicco come Lorella Saccoman, che aveva fatto la scelta di ampliare le sue espe-

rienze a livello intercontinentale.

Una scelta di vita, che l’ha fatta diventare parte del gotha della ginnastica ritmica a livello mondiale, e così c’era la necessità di qualcuno che dirigesse la società. E io sono subentrato come presidente, avendo la fortuna, per la parte corsistica, di avere una figlia nel settore agonistico e che è cresciuta con Lorella Saccoman”.

Quali sono le attività principali della ginnastica ritmica?

“La ginnastica ritmica è la specialità Olimpica nata a fine anni ’70, durante la quale si utilizzano piccoli attrezzi come cerchio, palla, nastro, e che pur facendo parte della medesima federazione è totalmente diversa dalla ginnastica artistica”.

Come sono suddivise le attività?

“Bisogna distinguere l’attività agonistica dai gruppi di base. Gli atleti che fanno parte del settore agonistico sono circa 60, mentre tutti gli altri iscritti riguardano l’attività di base. Ogni anno, a settembre, selezionamo quelle 3-4 atlete che portiamo nel settore agonistico”.

Atleti di quali età?

“L’attività di base parte dai 3-4 anni, mentre la parte agonistica inizia a 7-8 anni e arriva fino ai 20 anni, perché a quell’età un’atleta è già fuori dai giochi.

L’Italia è la prima, come squadra, a livello internazionale, ma non a livello individuale, perché non possiamo competere con altri Paesi, specie con le atlete dell’estEuropa”.

Quali sono i costi della ginnastica ritmica?

“Con 140 euro all’anno una famiglia prenota l’attività sportiva per la propria figlia per un periodo di 8 mesi. Per quanto riguarda la società non ci sono grandi problemi dal punto di vista delle entrate. Le spese ci sono, ma abbiamo un gran numero di iscritti, che ci fanno superare i centomila euro di entrate”.

Quali sono i migliori risultati di quest’anno?

“Abbiamo partecipato alla serie C nazionale a Fabriano, arrivando circa al 50mo posto, oltre alle selezioni regionali. Ma il pianeta della ritmica è centro-Italia e Lombardia, è da lì che viene fuori il massimo a livello italiano. Il Veneto non è a questi livelli”.

Perché? È un problema di investimenti?

“Secondo me il fattore principale è la mentalità veneta: i genitori non ti danno le atlete per più di tre volte a settimana, perché oltre alla ritmica c’è la dottrina, la

Un quadro di Vicenza ginnastica sul Kazakistan

scuola, l’inglese, un sacco di altri impegni, mentre le altre zone d’Italia lavorano sette giorni su sette. E come minimo tre ore al giorno. Noi invece abbiamo una filosofia diversa anche dalle altre società vicentine”.

Cioè?

“Noi puntiamo molto sull’aspetto sociale oltre che su quello sportivo. Secondo me la società sportiva deve essere una fucina di persone, un luogo d’incontro, non una società chiusa con atlete selezionate. Noi accogliamo tutti.

Inoltre tutte le nostre insegnanti vengono fuori dalla stessa società, sono tutte amiche, quindi c’è un clima fantastico”.

Quante insegnanti avete?

“Abbiamo venti istruttrici fra assistenti e corpo insegnante, che vanno dai 18 ai 25 anni, e chiaramente le tiriamo fuori dal settore agonistico. Perché l’insegnante di ritmica bisogna crearsela, non ci sono nemmeno i corsi in provincia. Lo può fare solo chi ha 10-15 anni di agonismo alle spalle”.

Ritmica al Palasport

Obiettivi per il futuro?

“Mantenere la nostra posizione, soprattutto i numeri delle iscrizioni e le palestre. Non è facile gestire 800 atlete e 13 palestre e a me, personalmente, occupa 3-4 ore al giorno. Ma il nostro è stato un esperimento, le altre società sono circoli chiusi. E ogni volta che ci insediamo in un Comune, siamo consapevoli di portar via un bacino di giovanissime atlete femminili ad altri sport. Ma è chiaro che le nostre atlete, che vengono formate nei corsi di base, sono predisposte a fare anche altre attività come volley e basket femminile”.

Quindi voi formate ragazzi che, però, poi vanno a praticare altri sport. È un problema per voi?

“Diciamo che è un aspetto che mi lascia perplesso. Vicenza ginnastica credo sia la prima società sportiva per numero di iscritti. E consideri che in questi dodici anni abbiamo tesserato circa cinquemila atlete, passate in gran parte poi a fare altri sport”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

numero

236 del 9 giugno 2012 pag 6

Goethe e il business plan e produttive e del conseguente reticolo di strade, del fenomeno della città diffusa. Una disordinata urbanizzazione spalmata sul territorio.

Ci sono stati vari convegni, molte giornate di studio, i cui protagonisti, amministratori e dirigenti degli Enti Locali e della Regione stessa, si sono disperatamente prostrati a fronte di una situazione ambientale seriamente compromessa. Ci sono state numerose ricerche ed analisi sul campo, tradotte in una biblioteca di pubblicazioni, Ma nonostante tutto ciò e nonostante i documenti preliminari e le relazioni sullo stato dell’arte, che accompagnano gli attuali piani urbanistici (come regolamentati dalla Legge Regionale 11/2004), si prosegue il solito percorso: sotto le vesti di una apparente sostenibilità ambientale e sociale si propone un processo di pianificazione dove l’urbanizzazione, corredata dalle grandi opere (inutili), marca il territorio.

Piani e programmi, tutti parlano con lo stesso linguaggio: alla sommità dell’investimento c’è il rendiconto o, se vogliamo, visto che bisogna dimostrare che siamo di fronte ad interventi eco-sostenibili e rispettosi dell’ambiente, per giustificare il puro business si arriva a parlare di rendiconto … verde. Ciò che sembra destinato ad una progettazione equa e sostenibile, anche di semplice recupero, quindi con irrilevante consumo di suolo, viene attuato solo se c'è la certezza di un ritorno economico.

Dov’è la qualità della vita quale migliore investimento? O la crescita zero o limitatamente ponderata, senza disperdere la crescita umana? Dove sta la persona in tutto questo? È più importante, allora, il progetto imprenditoriale, o un progetto che metta in primo piano la nostra salute, il cui beneficio economico consiste nella qualità e tutela dell'ambiente?

di Guido Zentile

J

. Wolfgang Goethe, nel suo viaggio in Italia (arrivò in Veneto nel settembre del 1786) racconta il paesaggio che tanto lo incantò durante il percorso che lo condusse prima, da Verona a Vicenza, dove rimase dal 19 al 26 settembre per poi tornarvi brevemente nel 1790, quindi da Vicenza a Padova. È un'accurata e puntuale testimonianza di un ambiente e di un territorio, e di città, tra cui Vicenza, che oggi non ci sono più; se Goethe dovesse rifare il viaggio vedrebbe capannoni, zone industriali, centri commerciali, tanto cemento e asfalto.

Alla fine di maggio, di quest’anno, alla conclusione della serata di presentazione di quello che sarà il Piano di Assetto del Territorio del comune di Torri di Quartesolo, dove in una cornice ambientale, si prevede la svendita di altro territorio da eco(?)urbanizzare, discutevo dell’argomento con alcune ricercatrici.

Una di queste, dimostrandosi sensibile, nonché sostenitrice e attiva nei vari movimenti a tutela del territorio, a risposta delle mie analisi mi ha apostrofato così: “e il business plan?”

Si è scritto molto, si scrive e si scriverà ancora molto, sulla nostra terra, sulla nostra acqua, e siccome dobbiamo pur respirare, sulla nostra aria (finché non verrà tassata), elementi naturali che così ci sono stati consegnati, con l’impegno, non da poco, ma non impossibile, di conservarli, di integrarsi con loro, di attingere a quella fonte di vita che ci permette di disporre del nostro corpo e della nostra mente. Ma dobbiamo anche saper restituire quello che prendiamo, perché la natura esige rispetto e va ricambiata. Finora, però, abbiamo saputo solo sfruttare questi elementi ed iniziare un percorso di devastazione che

Ghoethe a Vicenza

la Rotonda (Gilberto Padovan editore)

Paesaggio vicentino

sembra non aver fine, tale da innalzare parossisticamente il livello dell’impronta ecologica.

Bene, ora prendiamo una mappa dei nostri territori, non occorre andare tanto lontano nel tempo, una semplice carta dell’Istituto Geografico Militare, in scala 1:25.000, edita nei primi anni sessanta del secolo scorso, e confrontiamola con una versione recente della carta tecnica regionale, in scala 1:10.000, consultabile in rete sul sito web della Regione Veneto. Due rappresentazioni in scale diverse, due sistemi di rilevazione e di restituzione diverse (dal sistema

topografico - terrestre, al G.P.S - Global Positioning System, agli odierni strumenti di rilevazione aerea). La differenza è sorprendente, non la si può non notare: in circa cinquant’anni il nostro territorio ha subito una profonda trasformazione, il verde, su verde, ha lasciato il posto al cemento, su cemento.

Comuni che nell'immediato dopoguerra (e anche ben oltre) si presentavano come semplici centri rurali, con una propria economia di sussistenza, si sono allargati, come si sono allargate le rispettive frazioni, e sono rappresentativi, con l'espansione delle lottizzazioni residenziali

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Paesaggio vicentino

numero

236 del 9 giugno 2012 pag 7

Torri e la rivoluzione sociale: dal riso al business plan di Irene Rui

L

a risicoltura fu introdotta nell'est vicentino dalle monache benedettine nel 1613 nel territorio di Grumolo delle Abbadesse e poi estesa in quello di Torri di Quartesolo. Delle risaie di Torri di Quartesolo rimangono solo piccolissime testimonianze, come quella della famiglia Rossato. Molte riserie chiusero tra il XX e XXI secolo, causa la concorrenza dei paesi asiatici e delle distese risicole di altre realtà italiane e per i costi elevati della produzione del cereale che non trovavano riscontro con il ricavato. Oggi quell'antico e faticoso passato, la coltivazione del riso, qualità Vialone Nano, è “conservato” su circa cinquecento camere, coltivate per lo più nella località di Grumolo delle Abbadesse. Le altre aree a riso hanno lasciato il posto a nuove colture (o culture), alla città, alle zone industriali, ai centri commerciali e alla viabilità. Un'urbanizzazione che prende nomi colorati, come il “campus delle acque verdi”, e si mangia quella che fu la storia agroindustriale dell'est vicentino, per far posto a lottizzazioni, loft, impianti sportivi e nuova viabilità.

Nel seicento, i “signori” locali scoprirono che la conformazione idrografica e geografica del territorio, un terreno di tipo paludoso, argilloso e misto, quindi non ghiaioso e impermeabile, era più adatta alla risicoltura che ad altre colture fino a quel momento praticate. Tutto il territorio che andava da Torri di

Una roggia

Azienda agricola vicentina

Quartesolo sino a Grumolo delle Abbadesse inglobando Camisano, Gazzo Padovano e Grantortino per arrivare nella zona di Vancimuglio, aveva una conformazione ideale per la risicoltura. Un territorio basso e ricco d'acqua, in cui nel 1663 fu terminato da parte dei Conti Cividale e delle monache benedettine lo scavo della roggia Moneghina, alimentata a Bolzano Vicentino dal fiume Tesina. La roggia serviva a fornire acqua ai fossati che costituivano un reticolato che modellava il territorio e al cui interno erano posti degli appezzamenti ad altezze diverse, per far defluire l'acqua a cascata in ognuno di essi. La roggia terminava il suo percorso nell'ex “risara” tra Torri di Quartesolo e Grumolo

delle Abbadesse, oggi ricoperta, in parte, dal centro commerciale noto come “Le Piramidi”. La Moneghina, che fungeva anche da via di trasporto dei prodotti agricoli tramite le battane, entrava a far parte del complesso di canali, costruiti da Giacomo Zen nel 1562 per i padri di Santa Giustina di Padova e la famiglia Proto e che servivano ad alimentare le risaie. Lungo i fossi e la roggia c’era un sistema di chiuse che il “guarda fossi” sapeva con maestria regolare affinché il riso non rimanesse mai all'asciutto. La coltivazione del riso richiedeva una continua sistemazione del terreno e una cura costante dei flussi delle acque. Tuttavia questo continuo lavoro occupava di fatto le persone per non più di tre - quattro mesi all'anno. L'avvento delle risaie comportò conseguentemente, una vera e propria rivoluzione sociale col passaggio da una vita di sussistenza, in cui la popolazione, adattando il terreno ad altre colture, si manteneva con il raccolto costante e annuale dei frutti di stagione, a quella del dover sopravvivere con il ricavato di pochi mesi di coltura del riso e con un'alimentazione basata solo sul riso, priva quindi, di alcune sostanze proteiche e vitaminiche, necessarie all'organismo umano.

A fronte del benessere, infatti, dei pochi proprietari terrieri di allora le famiglie dei “villani” si trovarono a vivere in condizioni misere e malsane. Tant'è che alla fine della stagione della monda e della raccolta del cereale, i risicoltori, obbligati e mezzadri o schiavardai e sfiniti dalle febbri e dalla malnutrizione, erano inabili per altri lavori, necessari per la sopravvivenza familiare.

La realizzazione della risaia sino a fine ottocento richiedeva il rispetto di rigidi parametri per la distanza dell'abitato e permessi di varia natura. Norme che servivano a risolvere questioni di igiene pubblica, vista la presenza delle zanzare anofele e quindi della malaria.

Norme che a inizio novecento, con la scoperta di tecniche di prevenzione dalle punture delle zanzare, cambiarono e consentirono la col-

tivazione del cereale in qualsiasi fondo anche vicino ai centri abitati, senza vincoli di sorta se non le prescrizioni di legge. La manodopera usata era per lo più femminile, impiegata stabilmente o stagionalmente, in mansioni considerate meno qualificanti e più faticose, come la monda e la mietitura. La monda, l'estirpazione delle erbe infestanti da maggio a giugno, a volte si prolungava fino a luglio. Le donne, fino all'inguine sempre nell'acqua, che a maggio era ancora fredda, in mezzo ad insetti e zanzare estirpavano le erbe che depositavano lungo i fossati e giravano a mani nude nell'acqua macilenta, in modo che non attecchissero. Da settembre a ottobre la mietitura veniva fatta con la falce e i rischi di

La chiusa di una roggia

infortuni erano forti poiché le falci incalzavano le mondine vicine.

L’organizzazione del lavoro era a squadre cadenzate nei tempi: c'erano quelle che falciavano e quelle che passavano di mano in mano le fascine di risone, che veniva depositato sugli argini a covoni messi in piedi per l'essiccazione. Le donne erano usate anche per l'erpicatura e il livellamento del terreno arato dall'uomo, ma anche per il trapianto.

Un lavoro duro, oggi soppiantato dai diserbanti per la monda (la monda manuale infatti è poco usata nelle nostre zone, ove scarseggia la manodopera generalmente cingalese) e dai mezzi meccanici nella mietitura.

E oggi i luoghi della risicoltura lungo la roggia Moneghina a Marola e a Lerino, nei pressi del mulino denominato “Pila” costruito dai Tacchi nel seicento, la cui ruota mossa dall’acqua, serviva a pilare (mondare) il riso, rischiano di essere sommersi dai piani di lottizzazione. Le camere del paesaggio risicolo che si possono ancora notare girando, oltre che con i più moderni motorini, con la nostalgica “Vespa” o con la bicicletta, o anche seguendo la nuova moda del “Nordic Walking”, sono oggi interrotte da moderne borgate rupestri e la roggia passa solitaria nascosta tra il cemento.

Fonte: Irene Rui, Donne, Serve, Regine ed Operaie: riflessioni sul lavoro femminile nel Veneto dall'Ottocento al nuovo Millennio, Vicenza, Vampa Edizioni 2009. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 8

ViPiù

Punti d’incontro

Pronto Caaf Terminiamo con quest’articolo il nostro “viaggio” fra le norme e la prassi concernente il mod.730, evidenziando gli ultimi chiarimenti effettuati dall’Agenzia delle Entrate.

Chiarimenti forniti con la circolare n.19 dell’1/6/ 2012.

Detrazione d’imposta del 36 per cento per interventi di recupero del patrimonio edilizio Soppressione dell’obbligo di preventiva comunicazione dall’1 gennaio 2011.

Come già anticipato in un precedente articolo, considerato che la detrazione del 36% è applicabile per anno d’imposta, la soppressione dell’obbligo di inviare al Centro operativo di Pescara la comunicazione di inizio lavori non riguarda soltanto gli interventi successivi il14 maggio 2011 ma l’intero 2011.

Pertanto, per i lavori iniziati dal 1° gennaio 2011, in assenza di comunicazione al Centro operativo di Pescara, il contribuente non perde il diritto alla detrazione a condizione che siano indicati nella dichiarazione dei redditi (730/2012, UNICO/PF 2012) i dati catastali identificativi dell'immobile.

Soppressione dell’obbligo d’indicazione del

Risposte ai cittadini - prontocaaf@vicenzapiu.com

costo della manodopera in fattura La circolare precisa che la soppressione dell’indicazione della separata indicazione della manodopera nella fattura ha effetto sia per le spese sostenute nell’anno 2011 che per quelle sostenute in anni precedenti.

Il chiarimento vale sia per il recupero del patrimonio edilizio che per la riqualificazione energetica.

Fruizione della detrazione del 36% e del 55% e vendita dell’immobile Viene chiarito che, in caso di vendita (o cessione gratuita) dell’immobile ristrutturato, le quote residue di detrazione spettano all’acquirente (o donatario), salvo diverso accordo tra le parti che deve essere specificata nell’atto di trasferimento.

Per analogia, le stesse regole hanno valenza anche nel caso di trasferimento di proprietà in presenza di rate residue di detrazione a seguito di interventi di risparmio energetico.

Si sottolinea che, in caso di trasferimento per mortis causa resta confermato che la detrazione compete all’erede soltanto se conserva la detenzione materiale e diretta dell’immobile.

Detrazioni per spese sanitarie Acquisto di dispositivi medici in erboristeria

È evidenziato che, essendo irrilevante la qualifica del venditore delle apparecchiature, compete la detrazione d’imposta in esame purché siano soddisfatte le seguenti condizioni: - dallo scontrino o dalla fattura appositamente richiesta risulti il soggetto che sostiene la spesa e la descrizione del dispositivo medico; - il dispositivo medico sia contrassegnato dalla marcatura CE che ne attesti la conformità alle direttive europee.

Prestazioni rese dagli operatori abilitati all’esercizio delle professioni elencate nel D.M. 29 marzo 2001 In questo caso, l’Agenzia delle Entrate, sottolineando che si tiene conto delle nuove indicazioni fornite dal ministero della Salute (“l’evoluzione delle professioni sanitarie ha portato ad una progressiva autonomia ed assunzione di responsabilità dirette dei professionisti; la natura sanitaria di una prestazione non può essere definita sulla base del fatto che la stessa sia erogata a seguito di una prescrizione medica) rivede il precedente orientamento (vedasi circolare 39/E del 1° luglio 2010) e chiarisce che è possibile detrarre le spese per prestazioni sanitarie effettuate dagli operatori iscritti alle

“professioni sanitarie riabilitative” anche in assenza di una specifica prescrizione medica. In base all’art. 3 del D.M. 29 marzo 2001 nella fattispecie "professioni sanitarie riabilitative" sono incluse le seguenti figure professionali: a) podologo; b) fisioterapista; c) logopedista; d) ortottista-assistente di oftalmologia; e) terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva; f) tecnico della riabilitazione psichiatrica; g) terapista occupazionale; h) educatore professionale.

Con la circolare n.20 del 4 giugno 2012 l’Agenzia delle Entrate ha fornito precisazioni su alcune questioni problematiche emerse nel primo anno di applicazione della cedolare secca sui redditi degli affitti.

La raccomandata all’inquilino Per i contratti già in corso al 7 aprile 2011, per i quali il locatore può scegliere la cedolare direttamente in dichiarazione, c’è tempo fino al prossimo 1° ottobre per inviare la raccomandata con cui si comunica al conduttore la rinuncia all’aggiornamento del canone a qualsiasi titolo. Sia nel caso l’acconto (dovuto) sia stato comunque versato sia se l’adempimento è saltato. In tale ipotesi, l’omesso versamento può essere sanato avvalendosi del ravvedimento operoso.

Rubrica immobiliare in collaborazione con Retecasa Spa

Rinuncia alla cedolare Fino alla definizione di una modalità di revoca “a regime”, i contribuenti che volessero rinunciare all’opzione per la tassazione sostitutiva possono farlo in carta libera, con una dichiarazione sottoscritta e contenente i dati necessari all’identificazione del contratto e delle parti. In alternativa, si può utilizzare, come schema di richiesta della revoca, il modello 69.

Ricordiamo che il modello 730 può essere presentato a un Caf o a un professionista abilitato entro il 20 giugno 2012.

Graziano De Munari, esperto fiscale del Caaf Cisl di Vicenza

Quesiti a rubricaimmobiliare@vicenzapiu.com

Turista immobiliare fai da te? Ahi ahi ahi

C

hristian Tomè, 37 anni, agente immobiliare da 12 anni, titolare di 5 agenzie in franchising nell’interland milanese, tra collaboratori ed assistenti coordina un gruppo di 20 persone. È con lui che facciamo un identikit della sua professione. Negli ultimi 5, anni, nel mondo immobiliare, sono cambiate moltissime cose. Oggi rivolgersi ad una agenzia immobiliare deve essere sinonimo di tranquillità, il cliente deve sentirsi nelle mani giuste, mani esperte che concentrano e mettono a disposizione del cliente anni di esperienza e formazione, per aiutarlo ad acquistare o vendere in modo sicuro e soddisfacente. Gli agenti immobiliari qualificati devono essere tutti regolarmente iscritti

presso la camera di commercio, devono frequentare un corso specializzato, superare ben 2 esami (uno orale diviso a sua volta in due parti e poi uno scritto). Ma questo è solo l’inizio, la formazione continua con corsi di aggiornamento da frequentare regolarmente e messi a disposizione dalla casa madre, quando questa è di livello nazionale. Insomma gli agenti immobiliari professionali devono essere informati e formati su tutte le nuove norme e leggi che regolano il mercato immobiliare, i nuovi servizi, i nuovi strumenti, per dare di più ai propri clienti. Comprare e/o vendere casa deve essere un qualcosa di sicuro, bello, sereno, appassionante, non dovrebbe diventare motivo di ansia,

paura, tensione. Affidarsi ad un professionista che come tale con tutta la sua struttura ed organizzazione si adopera e lavora al massimo per il suo cliente è sicuramente un grande vantaggio e può rendere la vendita o l’acquisto di una casa un fatto da gestire con tranquillità. In questo momento particolare di mercato, in cui i tempi per la vendita si sono allungati e in cui le leggi sono in continuo cambiamento, l’agente immobiliare professionista può fare la differenza e determinare il raggiungimento o il non raggiungimento del risultato.

Questo per il cliente significa realizzare o meno i suoi sogni.

Per un periodo della vita del suo cliente, l’agente immobiliare diventa, di fatto, un suo confidente e, come

un buon padre di famiglia, lo guida ed affianca, passo dopo passo, verso una delle decisioni più importanti della vita, la vendita o l’acquisto di casa sua. Perché tutto funzioni al meglio occorre, quindi, che all’interno di un gruppo di franchising immobiliare ogni agenzia affiliata disponga di una struttura organizzata proprio come una vera azienda, con un reparto commerciale, un reparto burocratico, un reparto post vendita, un reparto marketing ed un reparto contabilità. Solo in questo modo si riduce al minimo il margine di errore e aumenta la soddisfazione del cliente. E al nostro Christian Tomè, il testimonial dell’agente “perfetto” (o quasi) viene la voglia di chiudere la nostra chiacchierata informativa

Christian Tomè, titolare di 5 agenzie nell’hinterland milanese

con lo slogan di una vecchia pubblicità che personalizza dicendo: “Turista immobiliare fai da te? No agenzia organizzata?… Ahi ahi ahi!”. E forse la battuta finale ci dice che è anche appassionato del suo lavoro. Il che non guasta.

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Giglioli rinuncia alla prescrizione nel processo Aim Marghera e punta il dito contro Lia Sartori: «nasco da un ramo di Afro Tondelli» di Giovanni Coviello Nonostante le nuove minacce dell'attuale vertice della municipalizzata, continuiamo a informare i cittadini di Vicenza, suoi proprietari Da www.vicenzapiu.com del 4 giugno 2012 Il consulente Gianni Giglioli è imputato eccellente nel processo Aim Marghera, motivo per cui si dimise, responsabilmente, dalla carica di Assessore alle partecipate nella Giunta Variati. Insieme a lui sul banco degli imputati siedono l’imprenditore Carlo Valle e l’ex presidente della municipalizzata vicentina Giuseppe Rossi, ma Giglioli è da tempo l’unico che è disposto a parlare con continuità di questa faccenda, uno dei processi più importanti di Vicenza, se non il più importante, nel suo ambito e di sicuro il più rilevante intorno ad un’azienda che è pubblica. Le cronache vicentine si sono, infatti, “cibate” a dosi da elefante delle accuse agli imputati e delle vicende che hanno ruotato intorno al sito di smaltimento di rifiuti di Marghera, già al centro di sentenze e condanne da parte del tribunale di Venezia passate in giudicato per Ecoveneta del gruppo Maltauro e per Valle. Quelle cronache hanno, ovviamente, condizionato anche l’esito elettorale contribuendo alla vittoria di Achille Variati ma

tutto questo interesse è scemato, anzi si è stranamente azzerato proprio quando a entrare in campo sono stati i fatti, cioè i giudici, i riscontri, le accuse e le difese. Ma Gianni Giglioli, dopo la quarta udienza e subito dopo aver conferito volontariamente col Pm Boldrin, ci ha concesso un’intervista video giovedì 31 maggio sui fatti della piattaforma "sporca" di Marghera e sulle condanne di Venezia, sulle sue difese, "contro" Dario Vianello, sulla rinuncia alla prescrizione («sono cugino di Afro Tondelli ucciso dalla polizia di Tambroni»), sulle sue accuse a, udite udite, Lia Sartori e sulle sue strategie processuali. L’intervista è stata da noi integralmente pubblicata lunedì 4 giugno su VicenzaPiu.com e ora la “mettiamo su carta” perché sia argomento di attenta valutazione da parte dei lettori tanto più che su alcuni dei suoi contenuti apparsi il 2 giugno su La Nuova Vicenza abbiamo letto, solo su quel mezzo …, smentite e, tra le righe, mezze conferme, di Sandro Bordin (presidente all’epoca di Aimeco, poi Aim Bonifiche, il più coinvolto insieme a Dario Vianello nelle contro accuse di Gianni Giglioli) oltre che quelle di Giuseppe Rossi e Bruno Carta, ex membro del Cda. Insieme a Bordin questi ultimi due protagonisti del “giallo”, a lungo intervistati da VicenzaPiù nel passato, verranno chiamati da Giglioli, ce lo ha dichiarato dopo aver letto le loro dichiarazioni, per «confermare o smentire da testimoni e sotto giuramento» quanto da lui asserito nell’intervista che qui potete leggere,

Il punto chiave di Marco Milioni

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'intervista rilasciata da Gianni Giglioli (vedi a fianco) mette la vicenda Aim Marghera «sotto una luce catacombale» non solo perché pone l'accento sulle responsabilità politiche della compagine sartoriana in seno all'allora cda. Ma soprattutto perché disvela ancora una volta, e in modo incontrovertibile, che l'affaire Ecoveneta è in primis un macroscopico caso. Quando Giglioli, ex assessore alle partecipate nell'esecutivo Variati 2008, spiega che Aim conferiva i «tossico-nocivi» (occorrerà accertare se lecitamente o meno) alle società del gruppo Valle ben prima dell'arrivo di Ecoveneta, apre uno scenario investigativo sconvolgente. Perché si materializza lo spettro che il depuratore municipale di Sant'Agostino, proprio perché ammorbato da sostanze che non doveva contenere poi smaltite in affidamento a terzi, abbia per lunghissimi anni, nel silenzio di tutti,

funzionato da cassa di compensazione ecologica per le imprese della zona che scaricavano, materialmente ed economicamente, sulla comunità reflui non trattati a dovere. L'impianto di Sant'Agostino infatti è previsto per gli scarichi civili (detto brutalmente cacca e pipì) o per gli industriali assimilabili. Non per altro. La domanda è: a San Biagio durante gli ultimi vent'anni hanno vigilato seriamente affinché un solo milligrammo di materiale tossico, per esempio metalli pesanti, non finisse dentro un depuratore che non dovrebbe contenerne?

Che vigilanza c'è stata in comune, in provincia, in regione e all'Arpav? La domanda da un miliardo di euro è: perché in quella struttura finivano (e forse finiscono ancora) reflui industriali che non dovevano finirci? In questi anni, con le carte processuali che arrivavano da Venezia, che cosa ha fatto la procura di Vicenza? VicenzaPiù da mesi si pone questi interrogativi.

Ma la politica tace. Segno evidente che gli imbarazzi sono molteplici e su più livelli. © RIPRODUZIONE RISERVATA

sostanzialmente trascritta, insieme col corsivo accanto.

L’ultima udienza ha visto l’interrogatorio da parte dell’accusa di alcuni testimoni Dario Vianello (direttore generale di Aim ancora oggi, ndr) è stato interrogato a differenza di quanto hanno riportato altri giornali solamente dal pubblico ministero. Già da questa prima parte di interrogatorio, il più rilevante dell’udienza, sono emerse circostanze a mio favore di grande importanza: il riconoscimento che io non ho contribuito in alcun modo alla decisione e che la decisione era maturata anni prima che io intervenissi con il primo atto di concreto aiuto per Aim facendo risparmiare qualcosa come 350.000 euro per l’acquisto delle quote di Aimeco.

Ma la cosa importante è che la volontà degli avvocati della difesa, fin dalla prossima udienza quando farà le domande a Vianello, è di rovesciare il ruolo, non più difesa ma domande mirate a mettere in luce la verità o le verità che sono state taciute. Mi riferisco in particolare a circostanze che sono ben note all’amministrazione comunale, intendo al sindaco Achille Variati, agli assessori se hanno letto un po’ di documentazione di Aim ovvero se hanno letto il ricorso che Aim ha fatto contro Ecoveneta e la documentazione allegata che è la sentenza del tribunale di Venezia in appello da cui si desumono alcune circostanze che mettono la vicenda sotto una luce veramente catacombale. Primo dato mai detto da nessuno: Aim smaltiva i tossici e nocivi direttamente a Servizi Costieri prima di servirsi di Ecoveneta, è scritto nel verbale nelle motivazioni della sentenza. Secondo dato: quando sono intervenuti i Noe a bloccare la piattaforma è stato fatto un inventario nel 2004, bene da questo inventario risulta che il 97% della merce lì in deposito era stata portata da Ecoveneta, solo il 3% da parte di Valle.

Conclusione: la mia attività e l’attività diciamo anche del presidente Rossi, che secondo l’accusa dovremmo essere in concerto per aiutare Valle, ha portato a far pagare a Valle più di un milione di euro per smaltire cose che non erano sue. Noi non eravamo a conoscenza di questa circostanza, Valle si è fidato probabilmente delle parole di Rossi, io credevo in buona fede che tutto quel materiale, perché nessuno mi ha detto niente, fosse di Valle. Bene, dentro la struttura c’èra qualcuno che ha letto quel verbale, che ha letto quell’inventario, c’era qualcuno che aveva il compito di farlo, che aveva il ruolo, la responsabilità, che era pagato adeguatamente per leggersi almeno un verbale di sequestro che coinvolgeva direttamente Aim? Ebbene se c’era quella persona sapeva e ha taciuto e ha fato pagare a chi non doveva una somma enorme.

Le domande del Pm sono state di questo tipo per avere queste risposte, devo ricondurla un pochettino all’intervista, o questa è la sua arringa difensiva?

No no, questa è la strategia che seguiranno gli avvocati nella prossima udienza: far venire alla luce questa circostanza e un’altra che è legata a questa. La domanda è: ma chi ha voluto che venisse a tutti i costi comprata la quota di Aimeco, chi ha voluto evitare che venisse denunciata l’assurdità del trasferimento dell’affitto d’azienda da Ecoveneta ad Aimeco, chi è stato il soggetto politico che ha intenzionalmente indotto alcuni consiglieri di amministrazione, in particolar il dottor Sandro Bordin, all’acquisto delle quote di Aimeco e poi della piattaforma?

Queste sono le domande che lei farà, la sua risposta qual è?

La risposta è nei fatti, io ho dichiarato, ed è agli atti, che in occasione del mio unico sopralluogo fatto a Venezia accompagnato da Sandro Bordin (c’era anche Bruno Carta) ci fu una telefonata di una voce femminile che chiedeva di essere rassicurata da Bordin sul fatto che io avrei concluso la trattativa, trattativa che avevo invece bloccato perché la richiesta per me esorbitante di 350.000 euro per andare a prendere un’azienda che non sapevamo neanche come gestire era un’assurdità. Bene, questa voce femminile è probabilmente da attribuire alla persona, al referente di Sandro Bordin. Sandro Bordin in una circostanza successiva, precisamente durante la trattativa, ricordo e lo dichiarai durante l’interrogatorio, minacciò le dimissioni se io non avessi accettato di chiudere la transazione, allucinante! Io ero il suo consulente, il consulente che doveva portare al costo minore e vengo diciamo quasi ricattato, spinto a concludere comunque perché sennò il mio dominus dà le dimissioni dal ruolo. Bene, dopo aver chiuso la partita, qualche giorno dopo mi ha detto battendomi sulle spalle «io con questa operazione diventerò sindaco di Vicenza perché me lo ha promesso la Sartori». Ora non dico che quella voce fosse della Sartori ma certo un collegamento attraverso Bordin e la Sartori probabilmente c’era.

Ripeto ai nostri ascoltatori (lettori ora, ndr) che questa è la sua versione anche perché possiamo appoggiarla (nel raccontarla), ma lei sa benissimo che c’è una vicenda parallela che si sta giocando sull’informazione in cui il nostro giornale cerca di fare il suo dovere, quindi di raccontare. E onestamente, lo ribadisco qui, noi raccontiamo quello che ci viene detto da chi vuol parlare. Lei onestamente ci sta parlando e noi diamo le sue ragioni come daremmo le ragioni di chiunque se ci parlasse piuttosto che minacciarci di non scrivere, di non pubblicare interviste. La nostra reazione è che per noi la notizia e l’informazione è preminente, poi chi ascolta, per giudizio personale, e i giudici, per la loro competenza, andranno a valutare dove sta la verità. Per noi quello che apprezziamo in lei è che sia disposto a raccontare la sua versione, altri ci minacciano perché noi non raccogliamo neanche le sue dichiarazioni.

Io assumo la piena responsabilità esonerando lei da qualsiasi responsabilità in quanto le chiedo per favore di rendere pubblico ciò che dico.

Ciò che dico corrisponderà alle dichiarazioni che farò in tribunale, probabilmente non solo io dichiarerò

236 del 9 giugno 2012 pag 9

Gianni Giglioli intervistato VicenzaPiu.com il 31 maggio

da

queste cose in tribunale ma anche altre persone.

La ringrazio, ma da direttore responsabile oltre che da giornalista la responsabilità me la tengo tutta perché io ho una responsabilità essenzialmente verso i lettori ed i lettori devono sapere, poi sta a loro valutare. Quindi, ripeto, il mio compito è raccogliere informazioni, valutare le fonti. E, siccome la sua fonte ha un nome, un cognome e un volto, io ho il dovere di raccontarlo. Se altre fonti non ci negassero i colloqui oppure non ci minacciassero legalmente per non parlare, sarei più contento non per me ma per il lettore perché chi non parla generalmente è colpevole: la mafia non è molto abituata a parlare. Detto questo, quindi, mi assumo le mie responsabilità.

Non propendo né per lei né per qualcun altro, io racconto i fatti che mi vengono resi noti assumendomi le relative responsabilità da direttore responsabile.

Torniamo all’intervista. Magari non in primo grado ma, comunque, il procedimento verrà interrotto ad un certo punto dalla prescrizione. Le è stato chiesto se fosse sua intenzione approfittare della prescrizione Ho rinunciato alla prescrizione perché il cognome di mia madre è Tondelli.

Afro Tondelli è uno dei martiri di Reggio Emilia, mio nonno è morto sei mesi dopo che hanno ammazzato Afro, il cugino, in piazza a Reggio solo perché manifestava un diritto di sciopero. Mia nonna è morta dopo un anno e io non posso davanti alla loro memoria, che per me è vita, smentire una lealtà civile e una correttezza civile. Andrò, voglio andare fino in fondo, voglio che ci sia un’opportunità di verità sulle vicende della più importante azienda vicentina che mi sta a cuore come fosse stata la mia casa anche se io ho casa a Reggio Emilia oggi tremolante.

Trema la terra a Reggio ma non trema il cuore dei reggiani!

Lei ha fatto un nome, Lia Sartori, punta il dito verso le conoscenze e le eventuali responsabilità del dottor Vianello e più volte ha chiamato in ballo anche il sindaco Achille Variati.

Queste sue convinzioni rimangono ferme, rimangono confermate dagli ultimi avvenimenti?

Si stanno radicando purtroppo. Avrei voluto essere smentito dai fatti, ma mano a mano che approfondiamo con il mio avvocato le carte, che abbiamo cominciato a confrontarci con gli altri avvocati, cosa che finora non si è fatta, ci stiamo convincendo che c’è stato un abuso di potere da un lato e dall’altro lato c’è stato un compiacente silenzio. Ecco io voglio limitarmi a questa enunciazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Spiragli in vista Prima gli strali del sindacato Cub. Poi l'indiscrezione che i lavoratori di una cooperativa incaricati della pulizia delle sedi periferiche del comune stiano ricevendo gli arretrati di cui da mesi lamentavano la mancanza: frattanto però, fra incongruenze e stranezze, la giunta mantiene il silenzio completo sulla vicenda

di Marco Milioni

D

opo la bufera un po' di pace.

Così almeno sembra dalle voci che arrivano da palazzo Trissino, Vicenza, tutte ancora da confermare. Pare che i soci della cooperativa Mirror dalla fine di maggio abbiano cominciato a percepire gli stipendi. Anzi sembra che dopo il sollecito della direttrice del provveditorato comunale, la dottoressa Sandra Pretto, la Mirror abbia saldato tutte le spettanze.

Così pare perché dalla giunta di palazzo Trissino, sulla vicenda dei lavoratori cui è affidato il servizio di pulizia delle sedi decentrate continua il silenzio stampa nonostante la presa di posizione del sindacato Cub (VicenzaPiù del 26 maggio 2012, pagina 12 e 13). L'indiscrezione però non è campata in aria anche perché il mancato pagamento degli stipendi è uno di quei fattori che può portare alla rottura del contratto.

Rimane però una questione in sospeso. Sempre nel servizio del 26 maggio VicenzaPiù evidenziava che nella delibera preliminare di affidamento del servizio di pulizia alla Mirror (in consorzio temporaneo con l'impresa L'Airone) non comparivano domicili e codici fi-

scali dei soggetti interessati. Queste almeno erano le lacune evidenziate da una lettura approfondita della determina 87326 del 21 dicembre 2010. Nella stessa si rimandava l'ok definitivo ad un

controllo ulteriore sui requisiti formali imposti dalla normativa vigente.

E l'atto che in qualche modo dovrebbe sancire la regolarità del tutto e il relativo impegno di spesa

Sede della Mirror in via Giuseppe Verdi 38 a S. Giovanni Lupatoto secondo la determina comunale e secondo Misterimprese.it

(560.000 euro per 24 mesi) è la determina dirigenziale 5974 del 27 gennaio 2011 che ha in oggetto «l'efficacia della aggiudicazione del servizio di pulizia presso le sedi comunali periferiche e le sedi della Fondazione biblioteca Bertoliana a favore della società cooperativa Mirror, assunzione impegno di spesa per l'anno 2011». Il documento infatti richiama la determina 87326 del 21 dicembre 2010 e premette che «il soggetto aggiudicatario ha presentato la documentazione relativa alle autodichiarazioni fatte in sede di gara». In questo caso la stranezza è che rispetto a queste dichiarazioni non ci sia alcun numero di protocollo di riferimento.

E ancora una volta quindi mancano i codici fiscali o le partite iva degli interlocutori del comune.

A questo punto si potrebbe pensare che questi dati siano rintracciabili nel verbale di gara che porta il protocollo 20274 del 23 marzo 2010.

Ma anche in questo caso c'è il solo elenco dei soggetti partecipanti alla gara che partiva da una base d'asta di circa 740.000 euro per un documento che porta la firma di Maurizio Tirapelle (capo dell'avvocatura comunale), Giuseppe Casara (funzionario del settore patrimonio), Michele Trevisiol funzionario del settore contratti e della segretaria Cinzia Milan.

Ora al di là dei rimandi burocratici, che sono sempre essenziali affin-

Alessandro Guaiti

ché una pratica venga istruita in modo trasparente, c'è un altro dato che salta all'occhio. Il ribasso praticato da Mirror è assai cospicuo.

In generale ribassi del genere possono essere una manna dal cielo per amministrazioni colpite da anemia finanziaria, ma al contempo soggetti che praticano ribassi spinti senza una adeguata copertura societaria possono mettere in difficoltà i lavoratori ma anche possono mettere in forse l'obiettivo che l'amministrazione ha inizialmente identificato.

«Effettivamente - spiega Sandro Guaiti, consigliere comunale a Vicenza in forza al Pd - le voci relative al pagamento di tutti o di una parte degli arretrati sono arrivate anche a me. La cosa non mi può che dar sollievo se è vera. D'altro canto parlare con i lavoratori in questi casi non è facile perché spesso tengono un atteggiamento prudente. Il che è comprensibile poiché sono l'anello debole dell'intera vicenda. Va detto però che io resterò vigile primo perché queste persone meritano la dignità dovuta a tutti, secondo perché i soggetti che lavorano col comune debbono tenere una condotta commendevole». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Variati, sua podestà di Giorgio Langella*

A

chille Variati, intervistato dal Giornale di Vicenza (sabato 26 maggio 2012, pagina 15), si “smarca” dal PD (che definisce lessato) e dagli altri partiti. Il sindaco di Vicenza dice che bisogna essere vicini al territorio. Variati sostiene anche che la sua giunta non si è “spostata a destra”, no. Gli ingressi (fortemente voluti da lui) di Udc e Cicero in maggioranza “nascono dalla condivisione di un’idea di città”. Un’idea condivisa che prima, durante e dopo (almeno per qualche tempo) le elezioni non c’era. Anzi, tutt’altro. Poi, evidentemente, qualcuno ha cambiato la propria “idea di città”. Bisognerebbe domandarsi chi. Cicero, con la sua “visione a 360°” (cioè da rotatoria)? L’Udc? Variati? La risposta

potrebbe essere illuminante.

Ogni tanto sarebbe anche giusto avere memoria. E allora ricordiamo Variati che chiede il consenso per il ballottaggio alla “sinistra, l’arcobaleno” nella sede del PdCI. Ricordiamo alcune promesse (mai richieste e, poi, comunque non mantenute) che fece su posti in giunta. Una vecchia pratica di chi era abituato a logiche non solo partitiche ma correntizie.

Anni e anni di militanza nella Dc venivano a galla. Una logica esplosa con l’ingresso di Udc e Cicero in maggioranza. Dovuta a un’idea comune di città o a una sorta di mercanteggiare compromissorio? Ognuno può darsi una risposta.

Ma ci sono anche altre cose che non vengono dette nell’intervista. Cose importanti che dovrebbero rispondere a domande precise. Cosa hanno fatto Variati e la sua giunta per Vicenza? Il Pat che, come abbiamo sempre affermato, non cambia nulla nell’assetto urbanistico della città se non il nome del costruttore di un’enorme quantità

di cemento? La base statunitense al Dal Molin, che non è stata minimamente colpita (neppure timidamente frenata) dall’esistenza della giunta Variati? Qualche compensazione al riguardo? Il cosiddetto Parco della Pace del quale si conosce qualche promessa scritta e detta ma non viene realizzato? Qualche abbattimento di alberi? Un’azione contro accattonaggio, nomadi e prostitute in linea con la giunta precedente? Qualche apparizione a qualche assemblea di cittadini o di associazioni democratiche? Cosa ha fatto di nuovo e di diverso Variati per i cittadini rispetto a Hüllveck?

Variati afferma che “i partiti e la politica” sono lessi e che “i sindaci stanno esercitando un ruolo di supplenza”. Dice che lui non è il sindaco di una parte politica ma della città.

Una sorta di amministratore super partes. Un specie di “governatore”, di “podestà”. Fa capire che lui non c’entra niente né con i partiti né con la politica. Ma Variati “fa politica” e

Achille Variati e Claudio Cicero

l’ha sempre fatta in partiti che gli garantivano grande visibilità e parecchio consenso. L’ha fatta per essere eletto sindaco tanti anni fa, per diventare consigliere regionale e per essere rieletto sindaco. L’accordo con Udc e Cicero che gli ha permesso di aumentare il consenso (ovvero i voti in consiglio a Vicenza) imbarcando in maggioranza forze politiche estranee a chi lo ha fatto diventare sindaco (gli elettori vicentini che lo hanno votato al ballottaggio seguendo

le indicazioni delle liste presenti alla tornata elettorale) è “fare politica”.

Una politica di vecchio stampo fatta di compromessi e baratti tra gruppi di piccolo o grande potere. Una politica per la quale pur di mantenere (o conquistare) le poltrone, tutto è permesso. Anche cambiare “l’idea di città”. * Segretario del PdCI FdS © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 11

Quattro autisti: la Bts ci riduce lo stipendio, non ci paga ma dà soldi a un sindacalista di Uil Trasporti Vicenza Una brutta storia tra Vicenza e Padova di accordi con aziende in crisi e taglieggiamenti a favore di singoli: a Vicenza faida tra Mirko Maule e Marco Barletta con la segretaria Grazia Chisin in stand by. A Padova Giorgio Bullo della Uil Trasporti e l’azienda puntano il dito contro Maule

di Giovanni Coviello

I

n un periodo in cui spesso a pagare sono i lavoratori per una crisi che non dipende da loro, colpisce ricevere una mail di un lavoratore, Bourosu Marian, a nome proprio e di altri tre (Apetrei Ionut Cosmin, Irima Dan Mihai, Teodorescu Claudiu tutti stranieri, ma non cambiano per ciò le riflessioni seguenti) che accusano addirittura un esponente della Uil Trasporti di Vicenza di aver fatto degli accordi con un'azienda di trasporti con sede nel Padovano, la Bts srl di Limena, a scapito dei loro interessi e, sempre a detta loro, addirittura a vantaggio (monetario) personale. Questa l'accusa: «la nostra azienda Bts Srl non ci paga gli stipendi, dal marzo non vediamo più un euro, dopo che abbiamo firmato un accordo con il segretario Uil Marco Barletta che ci ha presentato la ditta in dicembre, oltre a diminuire lo stipendio non viene pagato». E poi ancora: «la ditta ci dice che ha pagato, per avere questo accordo, 800 euro più 50 per persona sotto mano al sindacalista Uil». Detto che Marco Barletta, dipendente in forza ad Aim Mobilità, è della Uil Trasporti, ma non ne è segretario anche se ha firmato l'accordo, come ci ha confermato telefonicamente ma respingendo ogni accusa di aver «firmato ma in buona fede avendone avuto incarico da Mirko Maule», il segretario della Uil Trasporti di Vicenza che ora «è stato «commissariato dagli organi regionali per aver incamerato cifre ... illecitamente percepite», abbiamo ovviamente ascoltato, raggiungendolo pochi minuti fa, anche Mirko Maule che, tra l'altro, aveva "preannunciato" giorni fa l'arrivo della protesta e che ribatte alle accuse di Barletta: «risponderà nelle sedi competenti per le sue false accuse, io di certo non ho percepito nulla né, tantomeno, gli ho dato delega a firmare visto che Vicenza non ha competenza sulle aziende di Padova. Se Barletta ha avuto una delega non può averla avuta che dal segretario di Uil Trasporti di Padova, Giorgio Bullo, di cui mi risulta che sia molto amico, o dal segretario generale provinciale sempre di Padova, Aniello Cum, che vi invito a contattare. Poi non sono stato di certo commissariato io personalmente ma è la struttura di Uil Trasporti ad essere stata commissariata per altri motivi ed in seguito alle dimissioni

Marco Barletta della Uil

in blocco dei suoi componenti ...». Ovviamente, e a prescindere dal consiglio di Maule, che ha anche un passato alla Cisl, abbiamo contattato in chiusura di numero (giovedì 7 giugno alle 17) Giorgio Bullo, segretario di Uil Trasporti di Padova, che ha confermato telefonicamente la versione dei fatti di Marco Barletta, ha specificato che ogni «versamento della Bts, sollecitato con insistenza da Mirko Maule, è stato effettuato sul conto di Vicenza mentre, se fosse stato un contributo, ovviamente volontario, andava versato sul conto nazionale e poi la Uil di Roma lo avrebbe riversato sull’organizzazione territoriale. Sono molto mareggiato del coinvolgimento della struttura sindacale e mi rammarico che questa triste storia coinvolga la Uil. Ho contattato la Bts che ha confermato anche in una lettera, che vi allego, quanto dico e che, penso, procederà legalmente contro chi l’ha ricattata.

Spero contro le singole persone non contro il sindacato in un momento in cui siamo tutti sotto tiro da parte dell’opinione pubblica.

Per quanto mi riguarda ho già segnalato quanto ha doverosamente rivelato VicenzaPiu.com mercoledì 6 giugno alle nostre strutture superiori d’accordo col segretario generale provinciale di Padova, Aniello Cum, perché anche la Uil possa tutelarsi contro Maule e chi lo avesse supportato, sperando che anche la segretaria provinciale di Vicenza, Maria Garzia Chisin, compia responsabilmente i suoi passi. Come sto per fare anche io personalmente». A queste affermazioni Giorgio Bullo, che ha anche espresso il suo rammarico per non aver saputo cosa avveniva nella sua area di competenza, ha accompagnato documentazione a corredo (lettere, bonifici, accordi), oltre a quella già in nostro possesso. Su tutto avremo modo di tornare sui nostri quotidiani web con approfondimenti, verifiche e aggiornamenti. Vista la delicatezza della questione, che va ben al di là del fatto specifico, prima di renderli noti stiamo, ovviamente, valutando e valuteremo altri contenuti specifici della denuncia e alcuni riscontri che, secondo le accuse, a questo punto di Barletta e confermate da Bullo e azienda, vorrebbero vittima anche l'azienda di «un ricatto» («se non paghi andiamo all'ispettorato del lavoro!» avrebbe detto Mirko Maule al rappresentante della Bts srl) a seguito del quale il socio unico avrebbe versato i denari, non certo ai lavoratori, ma al Barletta secondo la loro mail, a Maule secondo la replica di Barletta. Abbiamo cercato di parlare con Grazia Chisin, segretaria generale provinciale della Uil di Vicenza, ma, per «motivi personali», non ci ha potuto incontrare per darci informazioni sulla posizione ufficiale della sua organizzazione

sindacale sulla questione e anche sui due suoi esponenti (Mirko Maule e Marco Barletta) che sembrerebbero anche protagonisti di una faida interna. Tra l'altro per Barletta «Maule sta infangando tutta la struttura della Uil con le sue accuse fatte per nascondere interessi illeciti suoi e di suoi collaboratori» mentre per Maule «Barletta accusa me per coprire il suo comportamento che è stato denunciato dai lavoratori». Prima ancora di noi a fare domande alla Uil sono stati i lavoratori, questa è l'ulteriore accusa dei quattro autisti di camion: «Abbiamo scritto a tanti della Uil ma non abbiamo ricevuto risposta e diamo disdetta alla Uil, faremo causa e informiamo i giornali».

Altre risposte il sindacato in questione dovrà darle anche a se stesso («perché c'è questa faida?

Nasconde altro? Ci sono altre situazioni analoghe?») e poi dovrà, subito, decidere cosa fare. I lavoratori devono saperlo. Un'ultima domanda la facciamo, infine, a Mirko Maule e Marco Barletta che abbiamo conosciuto, e supportato, ai tempi della lotta per tutelare i sette lavoratori licenziati dal lavaggio di Aim Mobilità e poi assunti dalla Helyos

Mirko Maule

spa di Barbarano: «Avevamo ammirato la vostra lotta congiunta per quei lavoratori e le frasi piene di reciproci complimenti che vi rivolgevate l'un l'altro. Cosa è successo per farvi arrivare pochi mesi dopo a questo scambio di accuse a dir poco tremende e a fatti che per chi ne fosse responsabile configurano anche reati?».

Qualunque sia la risposta, c'è in questo evento un segnale di abbrutimento sociale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 12

Doni e Donazzan

Dal guazzabuglio che regna in casa del Pdl emerge un giro di finanziamenti a pattuglie di vicini e sodali tra le quali spicca il gruppo Rete Veneta, capitanato da Filippo Jannacopulos, uomo vicino all'assessore alla formazione. E soprattutto all'europarlamentare Lia Sartori

di Marco Milioni

«

Il nuovo ufficio stampa che l'eurodeputato Sergio Berlato ha deciso di attivare, formato dal giornalista professionista Luca Faietti e coadiuvato dal giovane Andrea Guglielmi, continua a far discutere all'interno del coordinamento. Non tanto per le sue funzioni. Quanto per il costo... Pare che Elena Donazzan e Luca Prioli... abbiano criticato non tanto la bontà dell'iniziativa, condivisibile, quanto i costi». È il 18 aprile di quest'anno. Così sul portale del GdV Cristina Giacomuzzo racconta le baruffe di un direttivo provinciale del Pdl vicentino finito quasi in rissa. Una rissa dovuta alla guerra in corso fra le tre anime: i «cacciatori» dell'euro parlamentare e coordinatore provinciale Berlato; i «procacciatori» dell'europarlamentare Lia Sartori (quelli che «twittano» col sindaco di Vicenza, il Pd Achille Variati) e i «federali», che fanno riferimento proprio ad Elena Donazzan, potente assessore regionale alla formazione. Passata armi e bagagli ai sartoriani dopo un periodo di amore, sempre col doppiofondo, con la corrente delle doppiette.

«Ma porca di quella vacca - si era sfogato a margine di quella assise uno dei sostenitori di Berlato - con tante di quelle facce in giro proprio Faietti e Guglielmi dovevamo andare a recuperare?». Faietti infatti è amico di vecchia data di Arrigo Abalti il quale a sua volta è ex assessore all'istruzione al comune di Vicenza e attuale consigliere di opposizione

Elena Donazzan e Sergio Berlato

sempre al comune di Vicenza. I due quando il centrodestra governava la città furono pizzicati dall'allora consigliere leghista Franca Equizi. Faietti scriveva di politica su Tva ma contemporaneamente, con la benedizione di Abalti (dato per vicino a Berlato), faceva il coordinatore di progetto per il giornalino comunale, l'Informagiovani, da poco defunto, ma da vivo, feudo incontrastato del re di cuori dell'entourage di Variati, il fido portavoce Jacopo Bulgarini d'Elci. Per il presunto conflitto d'interessi Equizi fece un baccano della malora in consiglio e la cosa arrivò pure all'orecchio dell'ordine dei giornalisti.

E Guglielmi non è da meno. In passato il suo nome viene accostato proprio a quello della Donazzan nel cosiddetto scandalo dell'opuscolo. È il 2009 appunto quando la regione Veneto commissiona un libricino, scritto proprio da Guglielmi, che rielabora in chiave «iperdestrorsa» ma soprattutto «sciatta» la storia europea. Così almeno è il tenore delle critiche degli ambienti centristi e di sinistra cui Donazzan risponde con uno stentoreo «me ne frego» tranne poi rimediare una figura di sale quando poco dopo il consigliere provinciale democratico Matteo Quero sbugiarda lei e Guglielmi dando notizia «del copia e incolla» senza citare fonti e riferimenti, col quale Guglielmi ha saccheggiato il sito “Viaggio in Germania”. Un sito redatto da Wolfgang Pruscha, tedesco residente ad Altavilla, il quale di lì a poco accuserà di plagio proprio il libello made in Donazzan & Soci.

E tant'è che le accuse di spesa eccessiva si ritorcono come un boomerang su Donazzan, giacché lo scherzetto del «bimbo copione» viene a costare alle casse della regione 15mila euro di spese di distribuzione, produzione e stampa (Guglielmi invece ha risarcito con 5.000 euro il danno a Pruscha, chiedendo anche scusa). Ma la cosa è costata in termini di visibilità pure a Berlato che stando alcuni dei suoi aficionados «poteva risparmiarsi di mettere il culo sulle pedate» anche perché un altro suo fedelissimo, il sindaco di Noventa Marcello Spigolon, è pure nei guai poiché rinviato a giudizio per «truffa ai danni dell'Inps e abuso d'ufficio» (GdV del 21 aprile 2012, pagina 70).

Ma la questione «argent de poche» pesa ancora in casa Donazzan e affini. La sua giunta regionale infatti ha finanziato un convegno sulla mafia (iniziativa nobile ma in democrazia fini e mezzi si equivalgono) con 20.000 euro da destinare all'organizzatore, il sindacato di Polizia Coisp, il cui coordinatore regionale è Luca Prioli.

Lo si legge nel bollettino della Regione Veneto numero 21 datato 10 marzo 2009 il quale a sua volta cita la delibera di giunta di riferimento. In un passaggio in cui si sunteggia l'iniziativa che si prevede di organizzare si legge che l'evento sarà così strutturato: «... presentazione, saluti e interventi delle autorità... proiezione di un video che riassume la storia della "mafia" negli ultimi anni e un video che mette in risalto il successo dello Stato attraverso gli arresti più importanti... dibattito tra gli autorevoli relatori e gli studenti». Ora con tre regioni italiane in mano, de facto, alle cosche e lo spettro della cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, fa ridere il contenuto di un bollettino che a mo' di marketing del Ventennio certifichi mettendo in risalto «la vittoria» dello Stato sulla mafia. Non è un caso che la maggioranza che per anni ha sostenuto la regione Veneto (Udc, Pdl e Lega) sia composta proprio da quelle forze che a livello centrale o periferico sono interessate da liason mafiose o spettri mafiosi della natura più varia (caso Dell'Utri, caso Cuffaro, caso Cosentino, caso 'ndrangheta in Lombardia e via dicendo). E soprattutto c'è la spada di Damocle della storia di Vittorio Mangano «stalliere» dell'ex premier Silvio Berlusconi (Pdl) a fare da sfondo a tutto. In realtà, a un costo molto inferiore, cioè zero,

Filippo Jannacopulos, amministratore unico di Rete veneta

la giunta regionale potrebbe diradare tanti dubbi mettendo in chiaro, per esempio, la convenzione che lega gli enti pubblici al consorzio che costruisce la Pedemontana Veneta, visto che le avvisaglie non sono granché. Rimane poi da capire se il Luca Prioli citato dal GdV come membro di spicco del Pdl sia lo stesso che ricopre la carica di grande capo regionale del Coisp (per caso è ancora in servizio alla questura di Vicenza?). E poi organizzare un convegno costa tutti quei soldi?

La Regione Veneto ha ricevuto le pezze giustificative di spesa?

Epperò la bassanese Donazzan, che da quando ha mollato Berlato è sempre in gran spolvero sul confindustriale GdV, dovrebbe spiegare una cosa. Da anni viene data molto vicina al greco-bassanese Filippo Solone Jannacopulos, patron del Gruppo Rete Veneta il cui network non è certo noto al pubblico per la sua durezza nei confronti della Regione Veneto.

Jannacopulos al contempo è dato assai vicino all'entourage della Sartori. E così andando a spulciare tra i bollettini regionali salta fuori il numero 84 del giorno 11 no-

Elena Donazzan con Giancarlo Galan

vembre 2011 (pagina 6). Si legge di un affidamento di 245.000 euro al Gruppo Rete Veneta per un progetto di tutela delle «produzioni agroalimentari» in riferimento alla delibera della giunta regionale 3101 del 20 ottobre 2009; relatore Donazzan. Più precisamente si parla di «... liquidazione delle competenze a Teleradio Diffusione Bassano srl a conclusione del contratto d’appalto per l'affidamento del servizio di ideazione, realizzazione e messa in onda a mezzo televisivo di un progetto divulgativo di informazione e sensibilizzazione in materia di tutela dei consumatori». Le carte giacciono così nei cassetti, ma da quasi un anno, né maggioranza di centrodestra né opposizioni di centrosinistra si sono librate in volo per dire “che bello” o “che schifo”. Si tratta di soldi ben spesi o di affidamenti, più che legittimi, dati a una tv considerata vicina con la speranza inconscia che non accenda troppi riflettori sulla giunta regionale? © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 13

Chi parla poco. Chi non parla e basta (m.m.) Per avere delucidazioni sui fondi corrisposti al Coisp e soprattutto al gruppo Rete Veneta chi scrive ha chiesto un chiarimento al gruppo Rete Veneta; al referente regionale al bilancio Roberto Ciambetti (Lega) e alla stessa Donazzan.

Al momento solo il primo dice la sua opinione spiegando che le «deliberazioni assunte nel 2009» ovvero la «360 del 17 febbraio e la 3101 del 20 ottobre» sono farina del sacco dalla precedente giunta di cui non faceva parte. Per questo Ciambetti reputa non corretto pronunciarsi «su scelte prese da altri e nelle quali non ho avuto alcun ruolo». Al contempo l'assessore spiega di non poter «esprimere considerazioni, invece, su questioni di natura burocratico-tecnica, come il pagamento o la regolarità di fatture, materia questa di competenza dei singoli dirigenti» e aggiunge che la deliberazione 360 del 17 febbraio 2009, come prevede la legge, «fu inviata alla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti del Veneto per le verifiche del caso». Il leghista da parte sua sottolinea poi che il Bur della regione numero 84 dell’11 novembre parla di paga-

Roberto Ciambetti

mento parziale di una fattura per un progetto affidato attraverso un bando di gara a procedura aperta. L'assessore, onore al merito per la buona volontà nel rispondere, al di là dell'aspetto tecnico, irrilevante peraltro, ben si guarda però, dal dare un giudizio politico (questo è il suo ruolo principale giacché per le incombenze tecniche ci sono i funzionari) sull'operato dei suoi alleati. In primis sulla opportunità o meno degli affidamenti al Gruppo

Rete Veneta. In secundis Ciambetti non spiega se il progetto pagato con il danaro dei veneti abbia raggiunto o meno l'obiettivo sperato. Si tratta di un silenzio in cui il confine con l'imbarazzo è palese. Perché un alleato della stessa maggioranza fa così fatica a dire che il progetto è buono? Se tace è perché forse in cuor suo ne pensa malissimo. Né tanto meno, ma forse ben altri referati dovrebbero essere interessati, il leghista dà ragguagli pratici su come l'iniziativa si sia materializzata in tv (eventuali repliche sul sito regionale, brochure con spiegazioni chiare ai cittadini). Perché? E più o meno lo stesso ragionamento si potrebbe fare per Coisp. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Prioli, componente del Coordinamento provinciale del Pdl e dirigente del Coisp

Il grido di Hornbostel La sede della H&H Maioliche Srl

(m. m.) Il 14 aprile 2012 VicenzaPiù dedica la copertina del numero 232, assieme ad un ampio servizio interno, alla vicenda di Enrico Hornbostel, un imprenditore di Nove il quale carte alla mano denuncia una serie di malversazioni a suo dire patite a causa di un istituto finanziario che con lui si sarebbe comportato in modo scorretto.

Ne esce uno spaccato preoccupante dell'economia veneta e del Paese tutto, proprio mentre il Nordest è investito dalla valanga suicida di imprenditori e lavoratori che disperati non ce la fanno più a reggere il passo con gli eventi. Epperò a qualche settimana di distanza lascia ba-

siti la mancanza di reazioni di sorta da parte di tutti o quasi, per un caso divenuto di portata nazionale, dopo che Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiù, ne ha raccontato i contorni ai microfoni di Radio Rai. Così stando le cose, ciò che più colpisce è il silenzio pressoché totale, pur con qualche eccezione, delle istituzioni, dei rappresentanti dell'impresa, dei sindacati, della semplice opinione pubblica. E soprattutto della parte accusata da Hornbostel, alla quale è stato offerto lo spazio per ogni replica del caso. Perché la vicenda, prima che essere giudiziaria è umana.

E prima di essere questione di legge è questione di etica. I codici c'entrano assai poco. In questo contesto Hornbostel ha scritto a VicenzaPiù chiedendo che sia data voce ad un suo appello (pubblicato qui di seguito) affinché altri imprenditori eventualmente colpiti da situazioni simili si facciano avanti.

Venerdì 25 maggio si è tenuta udienza al Tribunale di Bassano del Grappa (gip, Paolo Velo) per

deliberare l'archiviazione o il rinvio a giudizio della direzione della Hypo Voralberg Leasing Spa; l'amministratore delegato, il procuratore e il sindaco della quale sono stati da me querelati per i fatti a questo giornale ben noti. L'udienza si è svolta con la presentazione delle memorie delle parti e con la riserva del giudice a pronunciarsi nei prossimi giorni. Fin qui tutto normale, confido che questa vicenda possa avere un esito di affermazione della legalità e del diritto.

Quello che però mi indigna è leggere nella memoria redatta dall'avvocato Carlo Bertacchi legale degli indagati Hypo, l'assurda insinuazione che il sottoscritto avrebbe creato una società di comodo denominata Arting Group Srl per eludere il contenzioso in corso con la Hypo stessa.

In altre parole vorrebbero fare passare me per imbroglione o truffatore. Chiaramente anche in questo caso provvederò a presentare esposto-querela nei confronti di chi, ancora una volta, prova a cambiare le carte in ta-

vola nonostante le testimonianze acquisite nelle varie udienze dell'arbitrato e nella deposizione di testimoni fatte ai carabinieri di Marostica. Le testimonianze rendono proprio evidente che Hypo ha ceduto l'immobile di Nove pur sapendo che era affetto da vizi costruttivi evidenziati peraltro dalla perizia del tribunale di Bassano del Grappa.

Per amore di cronaca segnalo che Arting Group srl è di proprietà di due soci, uno veneto e uno milanese che con i loro soldi hanno cercato di continuare il progetto di successo di H&H Maioliche Srl nel quale credevano fermamente, distrutto dalla Hypo. Ora Arting Group srl è un'altra azienda resa inattiva perché Hypo Vorarlberg Leasing spa deliberatamente ha pervicacemente ignorato ogni normale regola di correttezza e responsabilità.

Francamente questo tentativo di infangarmi dopo avermi pure distrutto la vita è immorale.

Tra l'altro sul sito web della Banca d'Italia si legge che già nel 2010 Hypo Voralberg Lea-

sing Spa aveva avuto sanzioni a causa di irregolarità varie quali, tra le altre, carenze del cda nei controlli interni e carenze del collegio dei sindaci nei controlli ai quali sono deputati. E questo la dice lunga.

Tuttavia direttore più che per raccontarle quanto sopra, le scrivo per un appello: è possibile che altri imprenditori abbiano sofferto a causa del comportamento di questa banca austriaca sbarcata in Italia. E allora l'appello è a tutti coloro che hanno avuto problemi. Si facciano vivi e contattino il vostro giornale per segnalare l'accaduto.

Lo dobbiamo a noi stessi e a tutti quegli imprenditori che hanno perso la vita per casi simili. È giusto che le notizie siano divulgate e che la verità si sappia per bloccare tutti coloro che con la loro scorrettezza impoveriscono questo meraviglioso nostro Paese. Un Paese messo alle corde da persone disinvolte che uccidono l'economia e il diritto al benessere dei suoi cittadini.

E che ultimamente purtroppo “uccidono” anche gli imprenditori che non ce la fanno a sopportare più le vessazioni inflitte.

Enrico Hornbostel © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 14

Stelle e comete

Tra prospettive, burrasche interne e influenze esterne, vere o temute, il M5S di Vicenza prova a immaginare il suo futuro: parola di un supporter di lungo corso che però preferisce non rivelare la sua identità affidandosi quindi ad una intervista “coperta”

di Marco Milioni

V

icenza è un terreno fertile e scivoloso al contempo per il M5S. Le eco del caso Equizi e le eco del caso Treu sono ancora avvertibili in una girandola mediatica che si è moltiplicata più per una questione di forma che per una questione di scelte politiche di fondo. Ma le cose stanno proprio così?

Dopo un corteggiamento durato settimane chi scrive è riuscito ad intervistare un membro della vecchia guardia del M5S di Vicenza che chiede l'anonimato «per non creare ulteriori casini dal momento che le cose si stanno un po' alla volta sistemando». Il nostro interlocutore, che per comodità chiameremo Alberto Furlan, parla di serie prospettive per i «grillini».

Ma parla anche di molteplici tentativi di infiltrazione da tempo in atto.

Allora Furlan che sta succedendo a Vicenza?

«Scontiamo alcuni problemi. Anzitutto le aspettative che provengono dal voto amministrativo di maggio. Sarego, Mira e Parma sono su tutti media nazionali. Poi c'è l'eredità del 2008. Abbiamo mancato per colpa nostra l'obiettivo di palazzo Trissino. Nonostante il megashow di Grillo».

Perché?

«Inesperienza senz'altro».

Solo quella?

«No di certo. Siamo stati troppo moderati. Con i guai che aveva combinato la precedente amministrazione non abbiamo fatto un attacco ad un episodio o a una persona. C'erano gli inciuci di fine consiliatura fra centrodestra e centrosinistra. E siamo rimasti zitti quando invece, soprattutto dal palco di Grillo, avremmo dovuto scatenare l'inferno».

Che è successo? Si tratta solo di errori di valutazione?

«No purtroppo c'è di più. Nel M5S di Vicenza ci sono gruppi, noi scherzosamente li chiamiamo i moderati o i democristiani, che hanno un'idea precisa. Non bisogna

Grillo a Thiene

Il meetup 5 Stelle di Franca Equizi prima che le fosse interdetto il simbolo Paolo Mazzuoccolo e il meetup 5 Stelle abortito con Laura Treu

troppo criticare, non bisogna mai attaccare le persone, bisogna guardare avanti e fare proposte concrete, collaborando con la politica quando utile».

Ovvero?

«Nel 2008 purtroppo alla fine abbiamo, inconsciamente direi, dato retta a loro. Mentre non si è capito che il M5S ha anche una fortissima componente di rottura. Ve lo immaginate Grillo che non sbraita o che fa la dama di San Vincenzo?».

A dire il vero, Furlan, la vis polemica non vi manca. Basti vedere il caso dei due Meetup, diciamo così, paralleli. Dico bene?

«A dire il vero la storia è più complicata. La prima scossa l'ha data l'ex consigliere Franca Equizi. Che ha un modo di fare che apprezzo poco e che ha un pessimo carattere perché in anni di attività politica e di militanza civica non ha mai capito che i dissidi personali non sono quelli politici. Ha un limite di intelligenza politica che, mi si scusi il bisticcio di parole, la limita».

E quindi vi ha rotto le uova nel paniere?

«No e sì. No perché al di là delle questioni di etichetta la Equizi ha solo fondato un nuovo Meetup. Sì perché la vicenda è stata strumentalizzata. C'è però un altro fattore».

Quale?

«Equizi, con pochi altri, è l'unica persona che da dieci anni attacca al cuore, spesso lasciata sola, il sistema delle incrostazioni istituzionali che insudiciano Vicenza e dintorni. Dal caso Ponte Alto al caso Aim, dalla vicenda dei Piruea, a quella del presunto conflitto di in-

teressi in procura, dal caso Fontana a quello dei dirigenti comunali. Io me ne ricordo solo alcuni, ma saranno dozzine e dozzine. Una così il M5S non può lasciarsela scappare. Anche se è una rompi... Anzi proprio perché lo è. Scherzosamente, ma non troppo, va inquadrata bene però».

Poi c'è stato il caso del secondo Meetup, quello di Laura Treu. Che cosa è successo?

«Prima parlavo di personalismi.

Ecco, la parola spiega tutto o quasi».

Vale a dire?

«Scorrendo le pagine dei giornali o facendo zapping sulle Tv locali in molti di noi hanno notato la differenza di trattamento dei media tra il caso Equizi e il caso Treu.

Che poi andrebbe chiamato caso Paolo Mazzuoccolo. È chiaro che c'è qualcuno fuori dal Movimento Cinque Stelle che sta cercando, uso una forzatura, di scegliersi l'avversario alle prossime municipali».

Mi scusi, vuol dire che i due sono una sorta di trojan come si dice in gergo informatico?

«Assolutamente no. La Treu è stata candidata alle regionali. Fa parte del gruppo, ma è ingenua. E ci tiene a fare bella figura sempre e comunque. Mazzuoccolo viene dalla Lega. Dopo il casino che è successo si allontanerà spontaneamente. Forse. Ma la questione è un'altra. Siccome nessuno qui fa il processo alle intenzioni, Mazzuoccolo avrebbe potuto da ieri cominciare a tirare bordate alla giunta, al sindaco, al suo portavoce, agli amici del sindaco. Magari dire che ha lasciato la Lega non solo per

un bisticcio col segretario cittadino ma per tutte le porcherie che il Carroccio per anni in maggioranza ha avallato politicamente. Di fronte ad una situazione del genere anche se Mazzuoccolo avesse per assurdo delle amicizie nel giro di Variati, la cosa sarebbe politicamente netta, separata. Quello che non si può fare è andare ad attaccare Equizi per il suo passato remoto leghista e poi dare spazio a Mazzuoccolo come co-organizer. Ci siamo coperti di ridicolo. E la scusa del “si è messo a disposizione... non si vuole ricandidare” è una stronzata perché nella politica buona non conta quanto uno è ossequioso, ma contano le proposte unite alla condotta e alla storia. Se gestita bene la cosa avrebbe fatto avere un consigliere vicino al M5S che informava la città su tutto e invece oggi non c'è nulla. Il tutto, ovviamente, al netto di ogni ipotetica manovra sottobanco».

Ma allora i tentativi di infiltrazione ci sono?

«Parlerei più di tentativi di influenza.

Il più eclatante è quello dell'asse Variati-Pd-Pdl. Basti vedere le critiche di Formisano a Equizi e il silenzio sul caso Mazzuoccolo. Un altro filone di influenza arriverà da personaggi, sempre i soliti, che orbitano nella galassia No Dal Molin, lo stesso sta avvenendo da ambienti leghisti vicini al consigliere comunale Daniele Borò e vicini a Sel. E poi ci sono ambienti confindustriali; e pure para-massonici. Siamo in attesa di quelli della curia».

Ma perché?

«Il timore è uno. Questa amministrazione è il peggio che potessimo

Laura Treu

avere perché è la prosecuzione della precedente nel nome delle lobby, delle rendite di posizione, degli intrallazzi e dei poteri forti. Il tutto con l'aggravante dell'inciucio ormai palese. Questa amministrazione e la corsia oscura che le sta dietro, vanno combattute politicamente giorno per giorno, colpo su colpo. Come farebbe Beppe. Basta vedere chi non tollererebbe un M5S che fa questa battaglia per capire quali sono i soggetti che sono già all'opera nei retrobottega della politica e nelle botteghe del malaffare. In ultimo però va detto che per percorrere un cammino di rinnovamento radicale occorre una squadra coesa e battagliera. Altrimenti si rischiano figure ben peggiori. E ai militanti moderati dico: usino le loro telecamerine per puntarle addosso al sindaco Achille Variati o contro qualche magistrato poco educato nei confronti della legge. Vediamo se hanno le palle». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 15

I grillini dell’Altovicentino alzano la voce sulla tutela ambientale «Chiediamo alle Giunte di Marano e Schio di fermare la discarica di Vianelle»

di Andrea Genito

A

Thiene, pur non avendo raggiunto la poltrona di sindaco, sono già il primo partito, ma stanno consolidandosi anche a Marano ed a Schio, dove potrebbero presentarsi in forze alle amministrative del 2013. Intanto un importante risultato lo hanno già ottenuto, portando alla luce quello che definiscono “uni dei più grandi misfatti ambientali” italiani. Il Movimento 5 stelle dell’altovicentino denuncia il probabile allargamento della discarica Vianelle, tra Marano e Tiene, operata dalla ditta Egi-Zanotto e a cui è interessato tra l’altro il patron dell’ambizioso Marano calcio, l’imprenditore Rino Dalle Rive, titolare di una ditta che rigenera sabbie per fonderie. «Si tratta di un business enorme, quantificabile in 180 milioni di Euro l’anno- spiega Stefano Zaltron, portavoce dei grillini localiper questo tutto il progetto è stato tenuto sotto traccia, anzi ripetutamente negato dalla uscente amministrazione di Marano e pure dai vertici provinciali. Ci avevamo visto

giusto, perché avevamo avuto sentore di una delibera regionale che riguardava proprio questo sito e purtroppo le nostre supposizioni si stanno rivelando drammaticamente esatte. Questa cava produrrà la terza discarica in Europa per dimensioni, la prima per portata. A Roma si sono sollevati per lo scempio che vorrebbero fare a due passi da Villa Adriana di Tivoli, ma qui la vergo-

gna è a due passi dai centri abitati e non è certo meno dannosa. La denuncia l’abbiamo fatta apertamente a tutti i candidati alle recenti amministrative nell’altovicentino: a Marano e Thiene ci stanno supportando perché hanno capito la gravità della situazione». Va giù pesante anche il portavoce locale, Emiliano Canotto, nonostante gli inviti di Grillo di evitare proclami per

Folla al comizio di Beppe Grillo a Thiene

Un Valle senza Grilli di Federica Ceolato

I

grillini nella vallata dell’Agno, un bell’argomento. Ma da queste parti di grillini per il momento c’è solo qualche ombra qua e là.

Il movimento 5 stelle riunisce molti simpatizzanti, ma nessun attivista è pronto ad uscire alla luce del sole. Come Simona, valdagnese, che dice “Io e la mia famiglia sosteniamo il movimento, ma, lavorando fuori città non abbiamo molti contatti”. O Marco che non vuole sbilanciarsi perché è tutto in fase di definizione. “Siamo ai primi incontri e ci limitiamo al passaparola. Preferiamo che ci sia qualcosa di condiviso e più strutturato prima di informare la stampa”. Forse le elezioni sono ancora troppo lontane (da Recoaro a Montecchio le prossime date sono il 2013 e il 2014)? Forse non è conveniente sbilanciarsi in anticipo visti i consueti giochi della politica nazionale e i recenti “inciampi locali” di chi si scopre grillino last mi-

nute? Certo è che il clima di sfiducia e di disillusione verso “la” politica è diffuso anche in questa valle nelle generazioni mature, ma anche nei giovani, e non è certo facile invitare e richiamare all’operatività onesta, trasparente, disinteressata quando gli esempi delle istituzioni, politiche, economiche e religiose sono ben altri. Non si tratta solo di ricostruire un’Italia politicamente devastata, ma sono la fiducia e la volontà Una veduta della Valle dell’Agno

che le cose posso veramente cambiare le fondamenta da consolidare, così che la struttura possa reggere anche alle più forti scosse di terremoto! Al di là degli orientamenti di ciascuno, il dubbio rimane sempre lo stesso: è la politica che fa le persone o sono le persone che fanno la politica?

Grillini, se ci siete, battete un colpo anche voi! © RIPRODUZIONE RISERVATA

non mescolarsi col solito panorama politico. «Su questa questione non si può tacere e sarà un nostro cavallo di battaglia - sottolinea - non ci interessa metterci in mostra, anzi offriamo la nostra collaborazione e le informazioni che raccogliamo a chi è in grado di intervenire e decidere, in fretta però perché il rischio è imminente. Dopo l’inceneritore di Schio, qui infatti si sta consumando un altro sfregio al territorio.

A seguito dei lavori di ampliamento sito della cava “E.G.I. Zanotto”, con relativo spostamento di quest’ultimo in via Vianelle: un vero e proprio cambio d’uso della discarica inerti per destinarla a raccolta di rifiuto solido urbano e, addirittura, di discarica per rifiuto speciale! “Intendiamo bloccare questo “modus operandi” degli amministratori locali che, non si sa per quali malcelati interessi, approvano iniziative che ricadono a danno della collettività». La Regione ha dato il suo ok al progetto, giusto prima del capodanno 2012, ma nessuno pareva essersi accorto dell’impatto di questa delibera. «Noi sì e fortunatamente, leggendo le carte, stanno

Rino Dalle Rive, patron del Marano Calcio

aprendo gli occhi il neosindaco di Thiene, Casarotto, e quello di Marano, Moro, anche perché questa situazione ricadrà sui loro residenti.

Non c’è bisogno di tanti discorsi tecnici per comprendere il rischio di inquinamento delle falde e la tossicità per l’aria e l’ambiente di questo ecomostro, oltre ai problemi che creerà il traffico pesante dei mezzi attorno al sito. Il tema è d’attualità cocente, ma evidentemente certa gente non impara mai». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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236 del 9 giugno 2012 pag 16

Calma e gesso Da un paio d'anni, se non più, in provincia di Vicenza si moltiplicano le iniziative culturali che puntano ad individuare nell'attuale modello di vita un ostacolo alla realizzazione dell'individuo. Ultimo in ordine di tempo un incontro con Simone Perotti organizzato a Montecchio dall'associazione “No Alla Centrale”

di Marco Milioni

E

siste un'alternativa al meccanismo economico che ha prodotto la crisi finanziaria degli anni Duemila? Si può in qualche modo tracciare una strada che permetta di tirare il fiato, di rimanere in contatto con la realtà e con la propria umanità? Uno sforzo del genere può essere l'orizzonte affinché, nel mondo come nel Veneto, si possa anche spezzare la spirale di suicidi che affliggono il cosiddetto mondo del lavoro?

Tentare di rispondere a queste domande comporta un impegno ben preciso, ovvero quello di pensare ad un sistema alternativo o radicalmente altro, rispetto al modello di sviluppo che in qualche modo è incardinato nella cultura occidentale dominante. Anche se i grandi media non ne parlano spessissimo, è da diversi anni che queste domande se le pongono anche quei vicentini che hanno accettato di mettere, in qualche modo, in discussione il dogma economico dominate.

Gli anni passati la Valle dell'Agno ha ospitato diversi incontri con Serge Latouche, professore ribelle

di economia all'università francese e teorico della decrescita conviviale (fresco di passaggio al festival dell'economia di Trento).

Argomento che più volte è stato approfondito anche dall'istituto Rezzara. Martedì 22 maggio il Festival Biblico organizzato nel Vicentino ha ospitato, a Nove, lo scrittore Massimo Fini che pur avendo parecchi punti di contatto con Latouche ha elaborato una sua personale e esaustiva teoria contro «i mali della modernità».

Nove peraltro è una città simbolo del male esistenziale che ha colpito l'imprenditorìa berica. Un tema che VicenzaPiù ha approfondito con il caso Hornbostel (numero 232 del 14 aprile 2012, pagina 6 con tanto di copertina in prima).

Ma le iniziative si moltiplicano sul territorio proprio su un piano diffuso, segno evidente che lo stato di sofferenza viene percepito in primis dal basso. A fine mese è stato il turno dell'associazione “No Alla Centrale” di Montecchio Maggiore. Il gruppo, nato inizialmente per opporsi a una mega centrale elettrica tra Arzignano e Montecchio, ha allargato i suoi orizzonti ed è diventato un vero e proprio incubatore culturale, che oltre ad affrontare temi ambientali

specifici, da anni si fa avanti con proposte ed iniziative di ampio respiro.

Tant'è che il 29 maggio a Montecchio Maggiore in corte delle Filande è stata la volta di Simone Perotti. Il quale ha presentato la sua ultima fatica: Ufficio di scollocamento, redatto assieme a Paolo Ermani. Emanuele Vezzaro, presidente dell'associazione “No Alla Centrale” che ha invitato l'autore, tiene a precisare però che la serata «non è stata di tipo letterario». E precisa che grazie agli spunti dello scrittore si è cercato «fino in fondo» di parlare anche della crisi che attraversa la società.

Perotti ex manager con la passione della nautica è uno dei teorici italiani del cosiddetto downshifting, ovvero di quell'approccio di vita che è stato codificato proprio nell'ambito della classe dirigente Usa. Un approccio che punta molto sulla riscoperta del tempo e nonché sulla destrutturazione del rampantismo sociale che sempre negli Usa aveva visto i suoi esordi negli anni '80. Perotti, alla grossa, descrive quindi una sorta di yuppie che percorre una strada all'inverso: ed è per questo motivo che i suoi libri spopolano molto tra i manager, non solo i più giovani. Proprio perché in qualche modo fornisce

una via di fuga «esteticamente» compatibile con il portato sociale di chi la propugna. Da questo punto di vista emerge nel suo sforzo letterario una sorgente culturale americana. Una matrice eterogenea che negli anni '60-'70 aveva codificato gli hippie cui Scott McKenzie aveva regalato un inno musicale ancora oggi conosciuto in tutto il mondo. Negli Ottanta, archiviati i figli dei fiori, gli yuppie incoronavano come loro icona Gordon Gekko, l'ipercapitalista ritratto nel film Wall Street di Oliver Stone, la cui cultura è ancora quella dominante dell'establishment finanziario internazionale. Sempre nello stesso solco, nei tardi anni Novanta si afferma invece una nuova icona, il tycoon neoplatonico, mix ogm tra hippie e yuppie che vede in Steve Jobs il simbolo indiscusso. In ultimo, sempre in un immaginario filone di corsi e controricorsi, di spinte e controspinte, da qualche anno gli Usa hanno riscoperto il downshifting, ovvero il passare alla marcia inferiore che per la patria delle auto col cambio automatico è una bella scommessa. Questo approccio però è più profondo perché riguarda da vicino (o dovrebbe riguardare) la ridefinizione delle priorità di vita di chi ha dedicato

Simone Perotti

al lavoro ed al profitto una larga pare della sua esistenza.

E da una serata come quella di Montecchio (una cinquantina i presenti, quasi tutti «forestieri») si potrà forse capire se il fenomeno descritto da Perotti sia un fenomeno comunque di nicchia, per abbienti che stante la crisi se lo possono permettere, o se invece, pur da un punto di vista privilegiato, lo scrittore sia portatore di una critica più profonda al sistema: compresi gli squilibri immani che lo stanno minando.

Perotti dal canto suo fa sapere che il messaggio da lui lanciato «ha preso molto più piede nei grandi centri urbani che nelle piccole comunità». Un indizio che potrebbe essere valutato come una soglia di saturazione che nelle metropoli è già stata raggiunta. Frattanto però Vezzaro sottolinea che la sua associazione intende esplorare più in profondità questo ambito tanto che sono già in corso contatti con scrittori che si muovono sul medesimo filone di Perotti o «su filoni interpretativi simili» © RIPRODUZIONE RISERVATA

Filivivi ex Lanerossi: unica prospettiva che rimane è la cassa integrazione biennale Gli operai: “il timore è che passato il clamore, veniamo dimenticati. Delusi dalla risposta della gente”

di Andrea Genito

A

d un passo dal baratro. I libri contabili dell’azienda tessille di Piovene parlano chiaro: c’è un buco di 28 milioni di euro, praticamente impossibile da colmare.

L’amministratore delegato Antonio Favrin (dirigente di punta Marzotto, che al 50% partecipa al capitale societario) ha già parlato di concreta possibilità di rivolgersi al Tribunale per la procedura fallimentare. Con questi scenari è difficile che si possano aprire possibilità di reintegro per i 127 dipendenti attualmente in mobilità dello stabilimento che è nato sulle ceneri della storica Lanerossi, nonostante l’interrogazione parlamentare proposta dalla vicentina Daniela Sbrollini del Pd. L’unica buona notizia è che, dopo la manifestazione e lo sciopero del 25 maggio scorso, i dirigenti hanno accettato di firmare la richiesta di autorizzazione alla Cassa Integrazione Straordinaria che adesso

è a Roma:, entro una ventina di giorni ci dovrebbe essere la convocazione presso il Ministero del Lavoro per la definizione. Per allora Sindacati e Rsu dovranno presentare una piattaforma di accordo firmata. «I tempi sono quindi strettissimi e le cose da discutere tantissime, dal famoso outplacement che l'Azienda deve sobbarcarsi (corsi di formazione e riqualificazione professionale, ndr) ad eventuali buonuscite - lamenta Federica Perin, portavoce degli

Operai Filivivi

operai a rischio licenziamento Siamo in attesa di sviluppi, ma con noi l’azienda tace da giorni.

Abbiamo avuto il sostegno delle amministrazioni dei comuni del territorio, ma siamo delusi invece dell’atteggiamento di quella che ci interessa di più. Il Sindaco di Piovene Rocchette, Maurizio Colman, si è difatti defilato nascondendosi dietro l’affermazione opinabile che «non gli interessa partecipare a carnevalate con la fascia tricolore, né ha bramosia di ap-

parire in televisione o di vedere il nome sul giornale. Inoltre ha accusato quindi i colleghi di Velo, Arsiero, Cogollo, Malo di interessarsi a noi solo per pubblicità gratuita». Colman ha però promesso di interessare alla questione la Regione, mediante una lettera aperta. «peccato che ancora nessuno in Regione ne sappia nulla» polemizza la Perin, «nei suoi due mandati il Sindaco di Piovene è stato prodigo di grandi promesse, specie pre-elettorali ma povero di risultati. Di fatto sta usando la nostre vertenza per iniziare già ora una campagna denigratoria contro il suo successore, stranamente lo conosce già. Noi non ci stiamo, non ci stiamo proprio che ci usi per denigrare gli altri, per fare le sue campagne personali. Una persona così è l'ultima cosa che ci serve». Gli operai Filivivi infine lamentano un abbandono ancora più paradossale e traumatico, quello dei residenti. «Il silenzio assordante della popolazione di Piovene ci fa molto male, perchè molti di noi vengono da qui e questa azienda ha dato il pane a generazioni di concittadini. Non si può dire

Il presidio Filivivi a Schio

che non abbiamo cercato di coinvolgere la gente, che è stata raggiunta come meglio abbiamo potuto da volantini informativi. Nell'ultimo chiedevamo un sostegno morale, un simbolico drappo nero da appendere alle finestre: nulla di trascendentale, nulla di impossibile. Si trattava solo di una forma di solidarietà con dei lavoratori diventati esuberi, nell'azienda che ha fatto la fortuna del loro paese.

Ma non è successo niente ed in giro non si parla quasi più di quello che sta per succedere. Forse ci siamo rassegnati a perdere ogni appeal imprenditoriale, ma di questo passo muore tutta l’economia del territorio». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Oltre 2000 tra stage estivi e tirocini assistiti all’anno per ragazzi e neolaureati di Schio di Andrea Genito

I

l centro per l’impiego vicentino rappresenta indubbiamente un punto di riferimento fondamentale per i giovani in cerca di sbocchi professionali o di orientamento nel mondo del lavoro, specie in un periodo difficile come l’attuale. Nessuna certezza d’impiego, ma tanti contatti che poi possono divenire utili, anche se il rapporto tra domanda ed offerta sta cambiando. «Stiamo diventando più selettivi e tariamo le proposte sull’effettivo iter formativo dei ragazzi- spiega la dottoressa Patrizia Barbieri, responsabile del centro - nel senso che prima si accettavano candidature anche non consone all’offerta lavorativo, ora questo non accade.

Non si può mandare un perito tecnico a fare il cameriere sta-

gionale: non ha senso perché gli si risolve, temporaneamente, solo un problema economico, ma non lo si qualifica di certo.

Quindi incrociamo solo domande ed offerte coerenti, che possano costituire anche crediti formativi e dare visibilità ai ragazzi. Un imprenditore che magari ha avuto in prova un giovane interessante e volenteroso è più facile che assuma quello piuttosto che doverne formare un altro».

Come funziona l’iter per una domanda di stage?

«Lavoriamo a stretto contatto con le scuole, che tra l’altro possono operare anche autonomamente con una propria banca dati. Ci segnalano i ragazzi interessati e le caratteristiche e noi specifichiamo le aziende che offrono stages estivi e le qualifiche richieste. Riguardano diplomati, neolaureati, ma anche chi voglia fare già esperienza durante il corso di studi. Non solo, cer-

chiamo di rimediare anche all’abbandono scolastico, offrendo crediti per percorsi alternativi, in modo che i ragazzi magari si sentano invogliati a concludere vedendo altre opportunità. Nel periodo di stage c’è un tutor interno che fa da tramite per le aziende e per i ragazzi, filtrando le possibili criticità. È importante vigilare che non ci sia sfruttamento o lavoro nero, perché non possiamo negare che in passato sia accaduto un utilizzo distorto di questo strumento che, ripeto, deve servire soprattutto a creare esperienza e consapevolezza».

Lei prima ha accennato alle scuole dell’obbligo, con cui collaborate: può essere migliorato questo rapporto di scambio informativo e le famiglie come vengono coinvolte?

«Si può migliorare. A scuola generalmente si parla realmente poco di cos’è il mondo del lavoro e ben poco si prepara i ragazzi ad affrontarlo. Ad esempio sarebbe interessante che, in-

tanto, li si aiutasse a compilare un curriculum o a gestire l’emotività di un colloquio di selezione: queste sono cose che non gli arrivano dagli stages. Le famiglie? Forse debbono educare i ragazzi che il lavoro non è più una cosa certa e dovuta, che debbono magari adattarsi a fare cose diverse, ad essere più duttili e flessibili». Anche l’Informagiovani, a stretto contatto con i vari centri per l’impiego, non di rado trova soluzioni stagionali per chi è in cerca di esperienze di lavoro. «Collochiamo per lo più in zone turistiche, con impieghi in cucine, pulizie, cassa ai supermercati, reception alberghi o nei pool di animazione- sottolinea Teresa dell’Informagiovani di Schio- le richieste purtroppo sono in calo, ma se i ragazzi offrono disponibilità di più mesi qualcosa trovano. A breve uscirà anche un bando denominato “Esperienze Forti”, destinato ad asili, biblioteche e centri di ac-

Lo sportello Informagiovani di Schio

coglienza. Noi personalmente reclutiamo alcuni ragazzi delle scuole superiori per fargli organizzare corsi di computer per adulti: è una piccola esperienza di poche settimane, ma sta funzionando». Per informazioni: www.igschio.it e mail: infomagiovani@comune.schio.vi .it © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tretto di Schio: un quartiere senza prospettive economiche Dopo la cancellazione del Rally ed i mancati aiuti, le attività commerciali sono in grave difficoltà (a. g.) L’ultimo Consiglio Comunale di Palazzo Garbin ha bocciato la proposta di sostegni economici per gli esercizi commerciali, specie bar e ristoranti, presentata dalla minoranza.

«Non possiamo creare disparità di trattamento», è stata la replica della Giunta di Dalla Via. È solo l’ultima mazzata ad un territorio che si sta spopolando e, con la comunità montana pressoché priva di risorse, rischia di collassate anche dal punto di vista di offerte e servizi. Meno di mille abitanti, sparsi però in varie frazioni e contrade su un territorio

Altopiano del Tretto, S. Caterina

bellissimo e suggestivo dal punto di vista paesaggistico, fino ad oltre 800 metri di quota. La comunità dei Tretti, un tempo Comune a sé, fa i conti con difficoltà logistiche, pesanti soprattutto per anziani e disabili, che per comperare medicinali o pagare bollettini, sono costretti a scendere a valle, perché non ci sono né farmacie, né tantomeno uffici postali. Anche chi ha avuto il coraggio di aprire attività quassù però è scoraggiato, perché il turismo è stagionale e da “toccata e fuga”, mancando una reale valorizzazione dell’offerta e degli

itinerari e pure l’indotto del classico Rally di Schio è sfumato. La competizione, che aveva proprio su queste strade il suo clou, da quest’anno infatti si è spostata sull’altopiano di Asiago, anche per qualche protesta dei residenti dei Tretti. «Chiedevano solo una maggiore attenzione al percorso e comunque noi commercianti abbiamo sempre difeso il Rallysottolinea il titolare del ristorante “Da Giancarlo” di S. Caterina - il disagio dei rumori era limitato, ben più grave è stato perdere del tutto la manifestazione ed il pubblico che attirava». Ma i problemi non finiscono qui, come sottolinea Bruno Marchesini, consigliere di Quartiere del Tretto: «i pochi ambulatori medici versano in uno stato piuttosto precario, in modo particolare quello di San Ulderico e quello di San Rocco, con gravi disagi per i pazienti. Lo stato di assoluto abbandono dei boschi sta cambiando l'habitat naturale, necessario per la sopravvivenza della fauna preesistente. Poi ci sono carenze che, al giorno d’oggi, isolano ancor di più il territorio e sono tutt’altro che marginali, specie per le poche attività economiche e per chi lavora in proprio: assenza di segnale Adsl, completa assenza della linea telefonica mobile in alcune zone». La sua proposta è rilanciare almeno il turismo, che qui potrebbe offrire scenari che poco hanno da invidiare al vicino Trentino: «interessante sarebbe la creazione di alcune aree attrezzate a picnic e sistemare i sentieri. L’investimento sarebbe ac-

cettabile ed avrebbe un ritorno importante anche per le casse comunali. Non siamo cittadini di

Schio di serie C». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Valdagno non è solo Marzotto, ma anche Michele Culpo Il valdagnese Doc, 32 anni, di professione fa il pittore e ci regala un ritratto di Olivia Culpo, Miss Usa

di Christian Farina

M

ichele ha frequentato il Liceo Artistico U. Boccioni per poi iscriversi all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove si diploma nel 2004, non prima di aver seguito un corso speciale alla Middlesex University di Londra.

Annovera oggi al suo attivo una manciata di esposizioni personali ed alcune collettive. Mi riceve nella sua casa/studio, una porzione di abitazione affiancata che si affaccia sulla corte defilata di una delle moltissime contrade che spuntano dalle colline Valdagnesi.

L’arredamento di design moderno ed i numerosi quadri astratti alle pareti tradiscono la personalità del padrone di casa che, dopo l’immancabile tazzina di caffè, mi accompagna nello studio ricavato nella mansarda che si apre alla fine della ripida scala. Colloquiando sulle origini del cognome Culpo lo collego alla

Michele Culpo mentre dipinge per noi Olivia Culpo

recentemente eletta miss U.S.A., Olivia, che mi dice che sia una sua parente alla lontana. Allora ne approfitto per chiederglielo e, dopo l’audace proposta, accetta di proseguire l’intervista preparando per Vicenzapiù un ritratto della bellissima reginetta di bellezza. «Mi sono appassionato alla pittura a 14 anni» ci racconta mentre delinea i tratti del volto della Miss «e, alla fine delle scuole medie, ho deciso che avrei frequentato il liceo artistico. Nel corso della mia carriera - aggiunge, cercando gli acquerelli sono stato influenzato dal Tedesco Gerhard Richter, un contempora-

neo che spazia fra l’astrattismo e l’iperrealismo ed ho cercato nel tempo di creare un mio genere pittorico, cercando l’interpretazione della figura con una pittura fatta di gestualità. Tracciando la fascia di “Miss Rhode Island” assurta, ora, al ruolo di più bella degli States gli chiedo se non abbia mai pensato di trasferirsi, magari all’estero: «c’è stato un momento in cui ho dovuto scegliere se andare via da qua», risponde Michele Culpo, «ma alla fine la famiglia ed il lavoro mi hanno convinto a rimanere: non sempre si vive di sola pittura anche se la mostra che mi ha dato maggiori soddisfazioni l’ho tenuta a Milano. L'inaugurazione della mia mostra al Guggenheim Museum, New York 2033, presso la No Limits Gallery, mi ha dato la possibilità di farmi conoscere da un vasto pubblico attratto dall’arte contemporanea. Comunque non ho nulla da togliere alle altre esposizioni, ognuna ha una sua personalità, c’è un che di personale e intimo in ognuna». Le mani di Michele si muovono sicure imprimendo gli ultimi ritocchi alle

Miss U.S.A., Olivia Culpo. dipinto di Michele Culpo per VicenzaPiù

labbra della Miss, alla ricerca del particolare distintivo, quasi una frenetica persecuzione del tratto che dovrebbe fare la differenza, et voilà la tavola è pronta, asciugata dal caldo soffio del phon, mentre i profumi del tramonto primaverile si mescolano con l’acre odore

del solvente per vernici. Con il ritratto termina anche la mia intervista all’apprezzato concittadino e, in attesa di presentarne un altro, condivido con voi lettori il risultato … pittorico. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Solo a Sossano si costruisce un pianoforte interamente a mano Luigi Borgato l'unico artigiano al mondo di pianoforti: «In Italia mancano le scuole per imparare questo antico mestiere.

Perché manca la volontà e il sostegno delle istituzioni”

di Federica Ceolato

V

ederlo è un'emozione, sentirlo è una carezza per l'anima. È il pianoforte gran coda da concerto costruito sapientemente nel suo laboratorio-studio d’arte di Sossano da Luigi Borgato, nato a Gallarate da genitori veneti, cresciuto a Padova, a Vicenza da 20 anni. Dopo averlo fatto a Lonigo insieme alla moglie Paola, da più di vent'anni, si dedica con passione a realizzare questi strumenti interamente a mano. «Ho presentato il mio primo pianoforte al Congresso tecnico europeo Europiano a Pesaro nel 1991, dopo quattro anni di studio e di lavoro. Di ispirazione fu il fortepiano con quattro corde percosse per nota che avevo notato nella casa natale di Beethoven. Decisi di applicare l'idea al pianoforte moderno e di costruirlo per me. Fortunatamente, l'incoscienza della giovane età non mi fece rendere conto di quali difficoltà avrei incontrato. E mai avrei immaginato che quell'esperienza mi avrebbe portato a costruire pianoforti per mestiere». Intuizione e genialità completarono la realizzazione di uno strumento, unico in ogni pezzo, oggi apprezzato in tutto il mondo.

Un lavoro artigianale di alta professionalità Nella costruzione di tutti i pianoforti la partenza è la stessa: il do acuto,

Due “gran coda”

52 millimetri di corda vibrante dell'ultimo tasto verso l'acuto. La forma del pianoforte è un perimetro che si costruisce intorno alla lunghezza delle corde, procedendo verso i bassi. Il progetto poi varia a seconda del costruttore, che decide le dimensioni dello strumento. «La nostra è una piccola bottega, senza impianti sofisticati e con attrezzature semplici. Dopo aver realizzato a mano il progetto iniziale, in scala 1:1, scegliamo i materiali, che lavoriamo direttamente. Il telaio in ghisa viene prodotto fuori dal laboratorio, su nostro progetto e controllo». Innovativo nella struttura, il gran coda da concerto è dotato di quattro corde per nota, dal centro della tastiera agli acuti, con un'estensione di quarantaquattro tasti. «È un lavoro di estrema precisione - racconta Paola, che si occupa della meccanica - che richiede un'attenzione elevata e costante perché il prodotto deve essere un in-

terfaccia tra chi lo suona e chi lo ascolta. Nulla può essere lasciato al caso».

Venduti già prima di essere costruiti.

Costruire pianoforti è un mestiere d'arte, ufficialmente riconosciuto con decreto dal 2001. Fino ad allora il costruttore di strumenti musicali era considerato un artigiano del legno o del settore metalmeccanico.

Questo la dice lunga sulla scarsa sensibilità delle istituzioni rispetto ad un settore con importanti potenzialità di crescita e di sviluppo di prodotti italiani eccellenti. «Non ci sono nel nostro Paese scuole che insegnino questo mestiere e manca completamente della letteratura in lingua italiana. Mi piacerebbe contribuire ad attivare un corso per costruttori, ma è fondamentale la volontà di investire in conoscenza da parte delle istituzioni, che al momento sembra non esserci. Dal nostro laboratorio escono un paio di strumenti l'anno, costruiti su pre-

notazione, destinati all'estero. Le richieste ci sono e non hanno risentito della crisi perché la qualità si vende sempre bene. E fa riflettere il dato per cui il 97% dei pianoforti che entrano in Italia sono cinesi, a conferma che l'Europa sta perdendo di identità anche in tale settore. Per questo, credo sia necessario ridare valore a questi mestieri di eccellenza per poter competere con i Paesi emergenti.

Opportunità per partiture di un certo livello Ispirato da composizioni scritte per pianoforte con pedaliera, nel 2000 nasce il Doppio Borgato, il primo strumento moderno costituito da due pianoforti gran coda da concerto sovrapposti. «È uno strumento che per la sua particolarità necessiterebbe di una scuola propria. Purtroppo la letteratura è molto limitata e le potenzialità di questo strumento sono ancora da esplorare e potrebbero certamente aprire la strada a nuovi compositori». Numerosi artisti illustri hanno incontrato questo pianoforte con immensa soddisfa-

Il “Doppio Borgato”

Luigi Borgato e la moglie Paola

zione. Cameron Carpenter, considerato il più grande talento nel suo genere di organista ed esecutore di opere da lui scritte, lo suonerà per la Società del Quartetto di Vicenza nella prossima stagione concertistica.

Dall'idea al prodotto finito: lavori in corso Dalla mente creativa e dalle mani d'oro di Borgato sta prendendo forma un capolavoro originale, unico al mondo. Si tratta di un pianoforte con una nuova cordiera la cui lunghezza, finora mai concepita né realizzata, sfiora i 3,35 metri.

Verrà ufficialmente presentato il 2013, dopo nove anni di esperimenti, studi e ricerche. «Il risultato è ben oltre le aspettative. Io stesso ne sono fortemente colpito. Lavorando con la materia, a volte ne diventi dipendente, e ti ritrovi allievo della materia stessa». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sergio Dussin dà una spallata alla crisi della ristorazione bassanese

Il Presidente dei Ristoratori di Confcommercio: «Qualità, servizio ed innovazione le parole chiave»

di Matteo Crestani

G

razie ai prodotti tipici del territorio, alle sue straordinarie eccellenze ed all’identità difesa con i denti i ristoratori bassanesi continuano a lavorare con successo. Naturalmente non per tutti le cose vanno a gonfie vele, ma si stima che per la metà dei ristoratori la crisi si sia abbattuta, ma per la parte restante le cose vanno discretamente o, persino, inaspettatamente bene. I segreti del successo sono la qualità della proposta enogastronomica, privilegiando sempre le tipicità dell’Area bassanese, il qualificato servizio e l’innovazione nelle portate. Il consumatore, infatti, è sempre più attento alle novità e quando si concede un momento fuori casa con la famiglia o con gli amici ha le idee chiare: vuole trovare personale cordiale e pietanze originali e preparate con abilità, ma senza dimenticare le tradizioni. Di tutto questo abbiamo parlato con Sergio Dussin, presidente dei Ristoratori bassanesi della Confcommercio.

L’Asparago Bianco di Bassano Dop è una delle tipicità locali, ma è sufficiente a soddisfare i palati?

«La stagione dell’Asparago è andata piuttosto bene, con un’eccellente qualità del prodotto, nonostante una presenza di clienti modesta alle serate dedicate. L’Asparago, comunque, non è più sufficiente, da solo, a soddisfare la gola dei clienti e dei turisti. Ora attendiamo, infatti, i bisi di Lumignano, i funghi, la trota del Brenta, la cipolla rosa di Bassano e stiamo sviluppando una pasta realizzata con il Mais Marano, adatta anche al consumo da parte dei celiaci, abbinata ad un ragù del tutto particolare e fatto con la carne del torello rendeno, una nuova razza dalle straordinarie qualità organolettiche».

Le tipicità, quindi, sono il motore della ristorazione?

«Un bravo ristoratore deve essere punto di riferimento per le produzioni locali, per fare la differenza e portare in alto il prodotto tipico dell’identità veneta. Il nostro ruolo è fondamentale non soltanto per far conoscere l’enogastronomia, ma anche per stimolare una forma di turismo, attenta al buon mangiare, che è crescente nel nostro Paese. I consumatori vogliono qualità, genuinità, gusto e varietà sulla tavola. E non sono disposti a scendere a compromessi».

In cifre, come vanno le cose per i ristoratori bassanesi?

«Si parla molto di crisi, forse troppo, al punto che si rischia di placare l’ottimismo che dovrebbe accompagnare l’azione di ogni imprenditore. Indubbiamente la stagione non è facile, i consumi sono decisa-

Sergio Dussin con suoi cuochi

mente cambiati e si cerca di risparmiare, ma senza compromettere la qualità di ciò che si consuma. Sappiamo che oggi il consumatore è più attento alle tendenze tecnologiche che alla sua alimentazione, ma quando si concede un pasto al ristorante questa abitudine sembra invertire i poli. Dovendo fare un bilancio dell’ultimo anno credo si possa dire che circa la metà dei ristoratori hanno registrato un calo di attività, il 30 per cento è sostanzialmente in pareggio, mentre un 20 per cento, fatto soprattutto di ristoranti innovativi e dall’offerta qualitativamente elevata, registrano un aumento del lavoro».

Cosa consiglia ai colleghi ristoratori che stanno risentendo di più della crisi?

«Dobbiamo darci da fare e metterci in discussione. Il ristorante che finora ha vissuto di medaglie oggi deve essere pronto a mettersi in discussione, a rivedere i propri schemi di proposizione del servizio e delle portate, per andare incontro alle nuove richieste del consumatore.

Oggi il cliente è attento ed informato e desidera stabilire un dialogo con il ristoratore, per conoscere ciò che viene portato in casa, sapere da dove proviene e chi l’ha preparato.

C’è grande attenzione per il prodotto, ma anche per il servizio».

I ristoratori colgono queste esigenze del cliente?

«Il problema è proprio questo: purtroppo i colleghi non sempre viaggiano alla stessa velocità dei clienti.

Il mondo in cui tutti noi viviamo viaggia a 100 km/h, ma noi siamo fermi a 40, mentre dovremmo raggiungere una velocità di almeno 80 km/h per avvicinarci alla risposta che il consumatore richiede. Dobbiamo essere competitivi e pronti, anche perché oggi la concorrenza è fortissima, sebbene non qualificata».

Chi sono questi concorrenti subdoli?

«Non voglio fare una battaglia contro ambulanti o “chef” con il cappello d’alpino che fanno il giro delle sagre paesane accumulando incassi rilevanti e, spesso, pagando importi irrisori di tasse, ma credo dobbiamo

impegnarci tutti a garantire uno standard di qualità igienico-sanitaria del servizio ed un regime di fiscalità equilibrato. Chi ci rappresenta deve lavorare seriamente per fare in modo che il mercato sia regolamentato seriamente e che il consumatore possa fruire di un servizio al giusto prezzo, garantendo al contempo gli imprenditori del settore affinché possano operare sostenendo un’imposizione fiscale equa e tale da assicurare an-

che la continuità dell’impiego ai dipendenti del comparto della ristorazione”.

Questi aspetti in che modo condizionano le scelte del cliente?

“Il cittadino consumatore è preso di mira, in tutti i settori e da tutti gli operatori. Dobbiamo difendere i nostri clienti. E l’unico modo per tutelarli è offrire loro una corretta e completa informazione sui prodotti che vengono serviti. Il cliente deve essere libero di scegliere e non sarà certo un prezzo allettante nascosto dietro a prodotti scadenti a fare la differenza. Il successo è il risultato di un livello positivo mantenuto nel tempo, di un servizio eccellente apprezzato perché capace di trasmettere emozioni e lasciare ricordi».

Quali sono, in definitiva, i suggerimenti che si sente di dare a ristoratori e clienti?

«I ristoratori non devono spaventarsi alle prime difficoltà. Come ogni lavoro anche il nostro comporta delle difficoltà e molti sacrifici. La crisi riguarda anche noi, quindi dobbiamo innovare la proposta, andare alla ricerca di ricette nuove riscoprendo i

Papa Benedetto XVI ha festeggiato i suoi 60 anni di sacerdozio con piatti creati e serviti dallo staff di Sergio Dussin

prodotti tipici della nostra cucina, valorizzandone sapori e colori. Il cliente vuole essere catturato anche dall’aspetto delle pietanze che vengono servite, dando per scontato che siano buone, sane e genuine. Il consumatore, invece, deve continuare ad essere attento ed orientare le proprie scelte sulla base della qualità, con un occhio di riguardo al prezzo, ma tenendo presente che non si può andare al di sotto di una ragionevole cifra per mangiare in modo salutare.

Il mercato è in grado di dare l’idea di quale sia la giusta cifra. Ed il prezzo medio è sempre quello giusto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Maurizio Carlesso, il “garante” dei cittadini di Romano L’opposizione a Rossella Olivo sarà lontana dalle logiche dei partiti e delle contrapposizioni tipiche delle campagne elettorali

di Marco Polo

B

uoni propositi e intenzione di portare avanti un modo di fare politica lontano dalle logiche dei partiti e delle contrapposizioni tipiche delle campagne elettorali.

Maurizio Carlesso individua le priorità che guideranno l’azione politica di “Si cambia con Romano libera” nel ruolo di principale esponente di opposizione alla Giunta guidata dal confermato sindaco Rossella Olivo. «Uno degli argomenti che più ci stanno a cuore è quello riguardante la Nuova Valsugana perché quest’opera avrà un impatto notevole sulla vita dei cittadini di Romano. Su questo fronte siamo molto attivi, sia con il comitato “Viviamo Valsugana” che con il nostro gruppo politico, nel seguire l’evoluzione del progetto. Fra circa un mese dovrebbe venir presentato lo studio di impatto ambientale e allora avremo tutti idee più chiare. A bocce ferme, con davanti il progetto definitivo, potremo predisporre le prime osservazioni che riguarderanno il tracciato e le scelte riguardanti le modalità d’intervento in fase di cantiere e le opere di mitigazione (controllo dei

fumi, controllo dei rumori, inserimento paesaggistico, ecc), con particolare attenzione allo sbocco della galleria a Romano. L’altro grande tema sul quale vigileremo e cercheremo di essere costruttivi con l’Amministrazione Olivo sarà il bilancio ossia la possibilità di reperire dei fondi atti a sostenere i cittadini che stanno attraversano grossi problemi di carattere economico ed in particolare per quanto concerne la perdita del posto di lavoro. Il tema è delicato, se manca il lavoro non possono esserci serenità e le essenziali condizioni per condurre e mantenere una famiglia.

In terzo luogo cercheremo di fare politica rimanendo all’interno dei binari del rispetto e della tolleranza perché, non da oggi, credo che siamo abbastanza fuori dai limiti.

Purtroppo in questo momento non c’è un dibattito sugli argomenti ma piuttosto un continuo botta e risposta tra le persone. Questo modo di fare politica dev’essere superato per il bene dei cittadini». I temi sul tappeto sono di notevole rilevanza ma il ruolo di “garante” che intende rivestire Carlesso in Consiglio Comunale terrà conto di altri aspetti: «Sarà nostra cura seguire con costante attenzione gli sviluppi sull’area Fratelli e gli sviluppi sulle compensazioni che sono state chieste per far passare la Superstrada

Maurizio Carlesso

Pedemontana Veneta e la Nuova Valsugana sul territorio comunale di Romano d’Ezzelino, come ad esempio il sottopasso di Spin, opera faraonica che porterà un cantiere della durata dai 3 ai 5 anni, come quello che ha interessato la vicina Cittadella all’altezza dell’incrocio per Bassano. In pratica saremo un cantiere per 5-6 anni sia a nord, sia in centro sia a sud. Contestualmente continueremo a raccogliere le idee dei cittadini e cercare di informarli perché, durante la campagna elettorale, ci siamo resi conto che in molti sanno ben poco di quello che succederà e come verrà realizzato». © RIPRODUZIONE RISERVATA

numero

236 del 9 giugno 2012 pag 20

L’artigianato bassanese è sostanzialmente stabile In un anno il bilancio delle imprese ha segnato una perdita di 56 attività

di Matteo Crestani

C

inquantasei imprese artigiane in meno. A tanto ammonta la perdita segnata dalle imprese aderenti a Confartigianato nel 2011, rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Il calo percentuale risulta dell’1,4 per cento, quindi i vertici dell’Associazione parlano di sostanziale stabilità del mandamento. La flessione è generata soprattutto dalla diminuzione di 26 imprese del settore Trasporti, seguite immediatamente dopo da 16 imprese della Meccanica. Nel 2011, rispetto al 2010

Un fabbro a Bassano del Grappa (foto: Roberto Bosca)

sono diminuite le iscrizioni, mentre sono aumentate le cancellazioni: il saldo finale registra -56 unità.

Per quanto riguarda la natura giuridica delle imprese, si registra una diminuzione delle ditte individuali (-3,1%), mentre sono aumentate le Società a responsabilità limitata (+7,8%). Al di la dei numeri frutto di statistiche che non sempre sono in grado di esprimere l’effettivo andamento delle economie territoriali, dalle voci dei maggiori imprenditori di settore bassanesi emerge una triste ma inequivocabile realtà: gli ordini sono in calo, l’accesso al credito difficile e il mercato immobiliare continua ad essere fermo. A continuare a soffrire sono anche i settori tipici dell’area, il comparto del legno, che risente una calo dell’1,5 per cento e quello della ceramica, con un più pesante -3,3 per cento. I primi mesi positivi del 2011 avevano fatto sperare in una ripresa, ma gli entusiasmi sono presto rientrati, per lasciare spazio ad un atteggiamento più attendista.

Ed i primi mesi dell’anno in corso, infatti, non hanno fatto che confermare la tendenza di un anno decisamente nero. Gli ordini sono diminuiti del trenta per cento ed il problema del ritardo nei pagamenti e degli insoluti non si è affatto risolto. A ciò si aggiungono le difficoltà riscontrate, non solo dagli imprenditori, ma anche dai privati, ad ottenere prestiti dagli istituti di credito. Una serie di elementi che ha portato ad una situazione di stallo all'interno del tessuto economico locale. La crisi dell’indotto dell’edilizia è all’origine di gran

MANDAMENTO

2010

2011

ALIMENTARI ARTI AUSILIARIE SANITARIE VARIE CERAMICA E VETRO CHIMICI-GOMMA-PLASTICA-CONCERIE COMUNICAZIONE E SERVIZI INNOVATIVI EDILIZIA INSTALLATORI E RIPARATORI DI IMPIANTI LEGNO MECCANICA METALLI PREZIOSI RIPARATORI AUTO ED ALTRI VEICOLI SERVIZI ED AFFINI PER L'EDILIZIA SERVIZI PER L'ESTETICA E L'IGIENE TESSILE/ABBIGLIAMENTO TRASPORTI ALTRE CATEGORIE N.C. TOTALE

156 71 91 88 164 211 399 548 444 87 222 588 373 205 268 36 0 3951

155 75 88 83 171 213 396 540 428 83 226 574 385 203 242 31 2 3895

parte delle difficoltà. Il mondo dell'artigianato, nel comprensorio bassanese, ruota per il sessanta per cento attorno al comparto dell'edilizia, che in passato ha creato moltissimo lavoro e ricchezza, ma che da due o tre anni sta soffrendo.

Imprese edili, falegnami, serramentisti, impiantisti e tutto l'indotto che ruota attorno al mercato immobiliare sta conoscendo un prolungato periodo di stasi. Il resto lo fanno le banche, non concedendo prestiti alle imprese e, quindi, impedendo di fatto all’economia di riprendere a girare e produrre liquidità da reinvestire per la crescita delle aziende, quindi dello stesso territorio. La parola d’ordine, secondo gran parte di quanti cercano delle soluzioni, sembra essere l’innovazione, la creatività e la capa-

cità che gli artigiani hanno di continuare a produrre rinnovando il prodotto e continuando ad offrire ai consumatori qualità al giusto

Differenza 2011-2010 -1 4 -3 -5 7 2 -3 -8 -16 -4 4 -14 12 -2 -26 -5 2 -56

Var. % 2011/2010 -0,6 5,6 -3,3 -5,7 4,3 0,9 -0,8 -1,5 -3,6 -4,6 1,8 -2,4 3,2 -1,0 -9,7 -13,9 -1,4

prezzo, con la necessaria dose di identità. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Un fabbro a Bassano del Grappa (foto: Roberto Bosca)

Bassano del Grappa. Il fumo il maggior pericolo per le donne Oltre un terzo delle giovani bassanesi con il vizietto della sigaretta (m. c.) Oltre un terzo delle giovani donne, ben il 39 per centro tra i 18 ed i 24 anni, fuma regolarmente nel Bassanese. Questi i preoccupanti dati resi noti dall’Azienda Ulss 3 di Bassano del Grappa in occasione della recente Giornata mondiale senza tabacco celebrata lo scorso 31 maggio. Premesso che il tabacco è una delle principali cause di morte prevenibili e che chi non fuma ha un’aspettativa di vita di ben 10 anni superiore rispetto ai fumatori, la situazione nel Bassanese pare decisamente preoccupante, specie considerando che all’interno della popolazione dei fumatori ci sono alcuni gruppi di soggetti che richiedono un’attenzione particolare, come gli adolescenti, le donne in età fertile e le persone esposte al fumo passivo, soprattutto i bambini.

Gli ultimi dati consolidati che riguardano la popolazione afferente all’Ulss 3, riferiti al 2010, evidenziano il 39 per cento di fumatori nell’età 18- 24 anni; il 32 per cento nell’età 25-34 anni; il 22 per cento nell’età 35-49 anni e nell’età 50-69 anni il 13 per cento di persone con

il vizio della sigaretta. I dati degli ultimi anni appaiono sostanzialmente stabili, ma estremamente preoccupanti, al punto che anche l'Unione europea è intervenuta attivamente con progetti di prevenzione. La consapevolezza degli effetti nocivi del fumo è in crescita e l’obiettivo è quello di impedire che gli europei comincino a fumare, aiutare i fumatori a smettere, proteggere gli altri dall'esposizione al fumo ed imporre norme più severe sulla pubblicità e la vendita dei prodotti del tabacco. Le campagne di prevenzione non mancano: la stessa Azienda sanitaria bassanese soltanto lo scorso anno ha incontrato poco meno di duemila giovani studenti, promuovendo stili di vita ed abitudini più sane, in particolare orientando i consumi di alcolici e fumo.

«Oltre al tabacco, una sigaretta contiene molti componenti e, ad ogni boccata – spiegano dal Dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 3 di Bassano - durante la combustione, si sprigionano più di 4000 sostanze chimiche. Va ricordato, tra l’altro, che il fumo di tabacco è la

prima causa di morte facilmente evitabile, in quanto causa di cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie; ha un effetto negativo sul sistema riproduttivo sia dell’uomo che della donna riducendo la fertilità; durante la gravidanza, ha molti effetti nocivi sul feto ed è il maggiore fattore di rischio per il basso peso alla nascita, inoltre può causare aborti spontanei e complicazioni della gravidanza; il fumo passivo può causare infezioni polmonari nei neonati, dare irritazione agli occhi, tosse e disturbi respiratori ed aumentare il rischio di crisi asmatiche ed otiti». I dati europei sono spaventosi: oltre ai problemi di salute che il fumo comporta, si registrano circa 650000 decessi all'anno. E quasi la metà delle vittime ha fra i 35 ed i 69 anni, un'età molto al di sotto della speranza di vita media. Proprio per promuovere stili di vita ed abitudini sane, a partire dai giovani, l’Ulss 3, attraverso il servizio di Educazione e promozione della salute del Dipartimento di Prevenzione lancia costantemente iniziative nelle Scuole, con l’obiettivo di creare am-

bienti liberi dal fumo e promuovere la “cultura della salute”, sviluppando nuove potenzialità e rafforzando la capacità dei giovani ad agire nella propria comunità scolastica.

«Nell’anno scolastico 2011/2012 – concludono i rappresentanti del Dipartimento dell’Ulss 3 - 1785 studenti delle scuole secondarie di 1° e 2° grado del nostro comprensorio hanno aderito ai diversi progetti proposti dall’équipe di

Educazione e promozione della salute». Per informazioni sulle iniziative in corso e per adesioni o proposte rivolgersi al Dipartimento di Prevenzione - Azienda sanitaria Ulss 3 - Servizio educazione e promozione della salute - Via Cereria 15 (Bassano del Grappa) - Tel. 0424.885500 o al Dipartimento delle Dipendenze Tel. 0424.885407.

Ragazze che fumano a Bassano (foto: Roberto Bosca)

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numero

236 del 9 giugno 2012 pag 21

Progetto “Ferrovia del Pedemonte”: la Regione richiede una copia dello studio di fattibilità Tutto nasce da una tesi di laurea IUAV. L’infrastruttura completerebbe la metropolitana di superficie (SFMR) collegando Bassano del Grappa con Conegliano e Vicenza

di Marco Polo

C

redere in un’idea è il solo modo per vederla, un giorno, realizzata. È quello che hanno fatto Stefano Dalmonte e Jenny Zarpellon, due ex studenti Iuav, nel dar vita ad una tesi di laurea che ipotizza la realizzazione di un innovativo tracciato ferroviario che potrebbe collegare Conegliano a Bassano del Grappa per poi proseguire fino a Vicenza.

L’idea è quella di provare a mettere in campo un diverso approccio rispetto a quello stradalegomma per risolvere l’annoso problema dei collegamenti estovest nella pedemontana veneta.

Lo studio di fattibilità, così potremmo definire questo lavoro che stima un investimento di poco meno di 1 miliardo di euro per realizzare quasi 100 km di binari, prevede l’innesto sulle tratte ferroviare nord-sud esistenti (Treviso-Conegliano, Treviso-Belluno, Bassano-Trento e Schio-Vicenza) e la creazione di 11 nuove fermate (tra cui quelle di Mussolente e Marostica) oltre al mantenimento delle stazioni di Susegana, Montebelluna e Bassano. I risultati emersi dallo studio confermano che una ferrovia, con orario

Domenico Patassini, ex preside Facoltà di Pianificazione del Territorio IUAV

cadenzato e caratteristiche tecniche che permettano di raggiungere una considerevole velocità potrebbe essere una valida alternativa, se il tempo di percorrenza fosse inferiore rispetto a quello impiegato in auto e il costo del biglietto almeno pari ai costi stimati per il trasporto su gomma.

Facciamo un esempio riportando i tempi di percorrenza partendo dalla città del Grappa. Per raggiungere Conegliano si impiegherebbero 31 minuti con un treno veloce contro gli attuali 50 minuti necessari in automobile. Riduzioni ancor più consistenti per percorrere il tragitto che porta ai piedi dei Monti Berici: con un treno veloce si potrebbe percorrere la tratta in meno di 20 minuti contro i quasi 50 minuti necessari allo stato attuale. Un abisso. Ma

Tracciato del progetto della ferrovia pedemontana

anche il traffico stradale, quello che si riverserà sulla già cantierizzata Superstrada Pedemontana Veneta, ne trarrebbe grande beneficio con una riduzione di quasi il 17% tra veicoli leggeri e mezzi commerciali. E la differenza è che il trasporto su rotaia non produce (se non in maniera molto ridotta) una serie di effetti collaterali come inquinamento atmosferico, congestione, rischio di incidenti, ecc. Confortanti sono anche le stime riguardanti l’utilizzo che parlano di circa 10.000 passeggeri al giorno anche se l’analisi costi-benefici evidenzia come il progetto diventerebbe veramente conveniente solo qualora venisse accompagnato da un’attenta e organizzata politica di spostamento delle merci dalla gomma alla rotaia e si assegnasse un giusto peso anche a molteplici costi sociali che, solitamente, non vengono presi in considerazione nel progettare infrastrutture di questa rilevanza. Non a caso questo lavoro ha già destato l'interesse di vari Sindaci e della Regione, la quale ne ha richiesta una copia.

«L’ipotesi di intervento diventa una sorta di “progetto-provocazione” nei confronti di una serie di luoghi comuni – spiega il dott.

Dalmonte – primo fra tutti la convenienza del mezzo di trasporto privato rispetto a quello pubblico.

I luoghi comuni che ruotano at-

torno a determinate tematiche inducono talvolta le persone a compiere scelte di vita che spesso non si rivelano le più efficienti. L’esperienza vissuta, e un sistema di passaparola, porta ad escludere a priori alcune alternative che, se ben studiate, si potrebbero rivelare vincenti. Il progetto ferroviario che abbiamo studiato per oltre un anno, sotto l’attenta supervisione del professor Domenico Patassini, l’architetto Jacopo Ognibene e l’ingegner Alberto Baccega, potrebbe portare ad una serie di benefici diretti e indiretti, spesso neppure considerati».

Concetti chiari e semplici che trovano conferma anche nelle parole del relatore della tesi di laurea, l’allora preside della Facoltà di Pianificazione – Iuav, il bassanese Domenico Patassini: «L’idea della ferrovia pedemontana nasce dalla constatazione che esiste una vera e propria città del pedemonte cioè una parte del territorio veneto con delle sue specifiche peculiarità di tipo insediativo, morfologico, infrastrutturale che sono abbastanza diverse da altre zone della nostra regione come il Veneto centrale. Le possibilità di un movimento efficiente crea le condizioni dello sviluppo e ricordiamo che il sistema infrastrutturale del Veneto, da sempre inadeguato, oggi influisce ancor più negativamente vista la con-

Jenny Zarpellon e Stefano Dalmonte

comitanza con una pesante crisi economica. L’ipotesi progettuale parte dal presupposto che, a nostro avviso, esiste una domanda scoraggiata del trasporto pubblico che proprio per questo, leggasi servizi spesso scadenti, è sott’utilizzato. Lo stesso scoraggiamento interessa anche il trasporto merci.

Alcuni economisti ritengono che solo i tragitti di grande distanza possono sposarsi con il trasporto su rotaia. Noi invece abbiamo fatto altre considerazioni e cioè anche la stragrande maggioranza degli spostamenti di media percorrenza, con situazioni logistiche adeguate come nodi di interscambio di piccola dimensione, possono dare un’ottima risposta».

La proposta progettuale si inserisce anche nel “Sistema ferroviario metropolitano regionale (SFMR) del Veneto, meglio noto come metropolitana di superficie. Poche settimane fa il governo Monti ha riassegnato i fondi, bloccati dal precedente governo Berlusconi, per il progetto. I fondi stanziati dal CIPE, più di cento milioni, dovrebbero essere sufficienti sia per completare il primo stralcio (zona Castelfranco) sia per proseguire con il secondo (direzione Portogruaro-Caorle): «La proposta contenuta nella tesi è importantissima proprio perché realizzerebbe il completamento della rete SFMR in direzione est-ovest, che valorizzerebbero ulteriormente anche le reti esistenti. Sottolineo che lo studio non è stato astratto ma ha valutato la fattibilità, in termini di tempi di percorrenza, la fornitura dei servizi, i costi benefici in senso economico. Anzi approfitto dell’occasione per ribadire che, al contrario di quanto scritto nelle motivazioni in sede di premiazione (concorso “Miglior tesi di laurea su Bassano”, ndr) in cui si sosteneva che l’idea era interessante, ben sviluppata e con punti di forza paesaggistici e ambientali ma non fattibile da un punto di vista economico, l’opera riveste un grandissimo interesse proprio perché fattibile nel suo complesso». © RIPRODUZIONE RISERVATA

numero

236 del 9 giugno 2012 pag 22

Santa alleanza Bassano-Marostica per strappare a Vicenza una tappa del Giro d’Italia L’assessore bassanese Fabris: «Stiamo lavorando con il collega Minuzzo per quella che sarebbe una sfida affascinante oltre che un’opportunità straordinaria per promuovere il territorio»

di Marco Polo

L

a volatona per una tappa del Giro d’Italia è partita. Bassano del Grappa e Marostica, come un capitano e il suo fondamentale gregario, hanno iniziato le manovre per trovarsi nella posizione più favorevole per lo sprint verso il traguardo. A competere con loro niente meno che Vicenza, decisa anch’essa ad ottenere una prestigiosa vittoria. Sembra di rivedere Petacchi contro Cipollini supportato dal fedelissimo Scirea, arrivo d’altri tempi. Curioso che in palio ci sia qualcosa di diverso da una tappa per velocisti. La notizia infatti è che Bassano e Marostica hanno presentato congiuntamente la disponibilità agli organizzatori del Giro d’Italia per organizzare una tappa. E tale tappa difficilmente potrà avere, per la conformazione del territorio, un tracciato di pura pianura. «È un progetto che parte da lontano – ci spiega Alessandro Fabris, assessore allo Sport della città del Grappa – ci abbiamo ragionato

Alessandro Fabris, assessore allo sport di Bassano del Grappa

assieme al mio corrispondente di Marostica, l’assessore Matteo Minuzzo, e diverse settimane fa è stata inoltrata domanda ufficiale».

Quando dovrebbe arrivare la risposta?

«Non credo ci sia molto da aspettare anche se prima bisogna che si realizzi il passaggio di consegne ai vertici dell’organizzazione del Giro. Si tratta di una sfida affascinante, i primi ragionamenti vertono su una partenza da Marostica, città legata a doppio filo con la salita della Rosina dov’è collocata la chiesetta della Madonna del ciclista, e arrivo a Bassano, città indissolubilmente legata al Monte

Grappa. Se la cosa si concretizzasse dovremmo metter in piedi un’efficiente organizzazione».

Solo il nome evoca ricordi di imprese indescrivibili ed emozioni allo stato puro. Il Giro d’Italia, la corsa rosa, trova spazio da sempre nel cuore degli italiani e rappresenta inoltre una delle più grosse opportunità di marketing territoriale. Ricordiamo poi che la nostra è una terra di ciclisti, persone appassionate a tal punto da amare questo sport di fatica, sacrificio e che come pochi altri porta l’uomo verso il suo limite estremo. Una tappa del Giro può costituire una sorta di volano per promuovere tutto il bassanese, le sue peculiarità paesaggistiche, storiche, culturali e, perché no, i suoi prodotti tipici di comprovata eccellenza: «Condividiamo in pieno, siamo assolutamente convinti di aver a che fare con un’opportunità eccezionale. Vogliamo ottenere un momento di grande promozione del territorio attraverso lo sport e il Giro d’Italia è uno degli “strumenti” di maggior rilievo. Sono i suddetti motivi che ci hanno spinto ad esporci in questa impresa. Però, come ben sapete, per organizzare una tappa ci vuole un investimento

che varia dai 300 ai 200 mila euro e anche non indifferenti risorse umane. Visto il momento difficile da un punto di vista economico non abbiamo creduto opportuno bussare in casa d’altri per chiedere un contributo economico. D’altra parte, invece, risulterà fondamentale il coinvolgimento sinergico di tutti i comuni che gravitano nel territorio in modo da dividere e far esaltare al massimo la visibilità che si porta dietro la carovana rosa. Ci sarà, inoltre, da lavorare per raccogliere il supporto delle aziende che, appunto, non ricadono solo all’interno dei confini amministrativi di questo o quel comune ma di un territorio sovracomunale. L’intento è quello di minimizzare l’utilizzo di preziose risorse pubbliche che servono per le esigenze ordinarie».

Anche la città di Vicenza si sta battendo per guadagnarsi i favori dell’organizzazione. In questa sorta di contrapposizione tra Monte Grappa-Rosina e Monte Berico non è così immediato interpretare se due candidature provenienti da città relativamente poco lontane possa aumentare o diminuire le possibilità di successo di entrambe: «Non credo debba essere letta come una

La salita della Rosina

competizione tra bassanese e vicentino. Come amministratore la vivo molto serenamente anche se è chiaro che se rivesto questa carica, come il mio collega Minuzzo, è per tutelare e lavorare per il nostro territorio». Un lavoro in sinergia quello tra comuni limitrofi che conferisce maggiori possibilità di successo in questo ma anche in altri progetti: «Con Marostica abbiamo già iniziato a collaborare su vari eventi come il Rally storico, una tappa del campionato di Mountain Bike dello scorso anno, il progetto dei percorsi collinari, ecc. C’è un’importante volontà di valorizzare il territorio e per ottenere risultati è necessario fare squadra. Soprattutto in momenti come questo, dove le risorse sono limitate, 1+1 non fa due ma molto spesso tre». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Settore giovanile del Bassano: punto di forza o punto da migliorare? Rispondono Jaconi e Bizzotto (m. p.) Il tema del settore giovanile giallorosso è complesso, molteplici sono le sfaccettature, a volte discordanti le visioni. Per Osvaldo Jaconi, l’allenatore che per più di un anno e mezzo ha guidato la prima squadra del Bassano Virtus, uno che in carriera ha lanciato giocatori del calibro di Giorgio Chiellini e Giulio Migliaccio «Il settore giovanile serve per formare uomini ancor prima che calciatori. Vincere tornei e campionati ma non produrre calciatori in grado di stare almeno in serie C non serve a niente. Evidentemente non tutti hanno la stoffa per fare

il professionista ma i passaggi che devono fare i giovani sono abbastanza definiti. Dopo la categoria Allievi sarebbe meglio aggregare i ragazzi subito alla prima squadra? Non condivido, ci vogliono dei passaggi intermedi e graduali». Torniamo al caso specifico, quello bassanese: «L’anno scorso tutta la Berretti non solo è venuta ad allenarsi in prima squadra. Però poi, in estate, i vari Vigo e Lovato sono stati spediti a farsi le ossa in serie D. Lo fanno la Juve non capisco perché non possa farlo il Bassano. O l’elemento in questione è bravissimo, tipo Pellizzer,

Una formazione del settore giovanile del Bassano Calcio (fonte: bassanovirtus.com)

oppure è giusto far maturare loro quel tipo di esperienza».

I responsabili del vivaio giallorosso stanno lavorando per aumentare i passaggi di giocatori dalle giovanili ai professionisti, passaggio che non è stato così costante in questi anni. In compenso, però, alcuni top club italiani sono venuti a pescare giovani nel Soccer Team e le varie squadre giovanili hanno concluso la stagione ai vertici dei rispettivi campionati. Dove sta la contraddizione? «Io non punterei il dito né contro la società né contro i responsabili del settore giovanile – continua Jaconi -. Bisogna anche dare certe responsabilità ai giocatori stessi perché per sfondare ci vogliono tanti sacrifici e non tutti sono disposti a farli». Il Bassano investe nel vivaio il doppio di quanto normalmente fanno altre formazioni di pari categoria. Per ogni squadra di una società con un settore giovanile importante ci dovrebbero essere almeno uno o due elementi in grado di sfondare: «Si, può anche essere un concetto veritiero, ma i talenti o ci sono o non ci sono, non si possono inventare». Completa indirettamente il concetto Marcello Bizzotto, ex ds di varie formazioni tra cui l’EuroTezze (serie D) e che

ha seguito da vicino le vicende della Berretti: «I migliori giocatori della zona finiscono tutti al Bassano, non c’è dubbio. La società giallorossa setaccia con cura la zona e ha rapporti consolidati con le società del territorio, da questo punto di vista è stato fatto un lavoro egregio».

Concentriamoci sulla Berretti, chi potrà partire per il ritiro di Asiago?

«Bisogna capire in che categoria militerà il Bassano – insiste Jaconi –. Se sarà C2 su alcuni elementi si può puntare e parlo di Fracaro, Mattioli, Lazzarotto, Maistrello, e Stevanin. A loro si potrebbero aggiungere alcuni che hanno già maturato un anno in serie D. Se invece sarà serie C unica allora le valutazioni potrebbero essere diverse. Questi ragazzi possono stare nel gruppo anche in una categoria del genere ma a livello di C1 ci vuole una certa prestanza fisica per emergere. Chiedo, senza l’obbligo degli under, quanti giovani giocherebbero? Sicuramente solo quelli davvero bravi. Punto».

Simile ma non proprio identico il pensiero di Bizzotto: «Il giocatore davvero bravo emerge quasi da solo. Però ci sono tanti altri ragazzi che non sono fenomeni naturali ma che con la giusta fiducia possono ritagliarsi uno spazio im-

La grinta di Osvaldo Jaconi (foto: Roberto Bosca)

portante. È una questione di programmazione, il rischio è più alto.

Credo che a Bassano si punti sui giovani ma secondo me ci vorrebbe ancor più coraggio. Ad esempio a Cittadella hanno ottenuto risultati anche da giocatori che non avevano le stimmate del fenomeno. Faccio l’esempio di Busellato (centrocampista bassanese classe ’93, 27 partite e 3 gol in B con i granata ndr): forse a Bassano un giocatore del genere non avrebbe trovato tutto questo spazio». Gli risponde indirettamente ancora Jaconi: «È vero che ci vuole coraggio ma ci devono essere le condizioni altrimenti si va a picco. Negli ultimi anni hanno sfondato solo Staiti, Pellizzer, Baggio Zattin e Bizzotto? Non è detto che sia un cattivo risultato per una società che milita tra i professionisti da appena 7 anni». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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