VicenzaPiù n.200, 22 ottobre 2010

VICENZAPIU.COM: Online il quindicinale diventa quotidiano con i commenti ai fatti del giorno - www.vicenzapiu.com

Vicenza

Giuliari, la crisi sottovalutata pag 3

Contrà F. del Gambero, 26 0444 545378

il buon gelato artigiano

Italia dei Valori, bye bye Variati pag 4

Arzignano, i serbi bocciano gli ultras pag 15

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Vicenza

Contrà F. del Gambero, 26 0444 545378

il buon gelato artigiano n° 200 22 ottobre 2010 euro 1,00

e Arzignano - Montecchio

Quindicinale di fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Giovanni Coviello

In edicola il venerdì

n°

Dalle pieghe di Dirty Leather emerge il piccolo impero dei Maulucci

0 0 2 VicenzaPiù prossimo numero in edicola venerdì 5 novembre

Polenta, pizza e pinzillacchere di Paolo Mele Senior

C

osì come le case di Fini e Berlusconi, le vicende personali e professionali della “zarina” Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, risultano di dubbio interesse per l’uomo della strada. Il “dossier” sull’Emma nazionale pubblicato su Il Giornale lo scorso 7 ottobre, in risposta alla spettacolare Grande Perquisizione eseguita presso la sede di tale quotidiano si è rilevato di una noia mortale.

Vito nel Palazzo

Continua a pag 23...

Poche ciàcole

si fa in 5 www.vicenzapiu.com www.schiopiu.com www.montecchiopiu.com www.thienepiu.com www.bassanopiu.com

Informazioni e commenti quotidiani per tutta la provincia

D

Duecento numeri e un passo ad Ovest

a oggi 22 ottobre VicenzaPiù è in edicola col numero 200, una pietra miliare per un piccolo periodico indipendente che si conquista giorno per giorno il suo grande spazio di informazione; forte ma aperta al confronto grazie anche al boom delle sue testate web a cominciare da vicenzapiu.com. Da oggi, poi, il blu di VicenzaPiù va anche ad ovest e la testata diventa VicenzaPiù “e Arzignano Montecchio” festeggiando il doppio evento con altre analisi e con notizie esclusive. Che dire? Nati tra l’indifferenza di molti, l’ostra-

cismo di altri e la fiducia di pochi, oggi per noi tutti, dalla società editrice alla redazione sino a ogni collaboratore, la più grande soddisfazione è che quei pochi ora siano ben di più. E, soprattutto, la vera soddisfazione è che a leggerci e a tener conto, poco o molto fate voi, di quello che scriviamo siano quelli che approvano e quelli che criticano ciò che scriviamo. Anche perché questi ruoli spesso si invertono: VicenzaPiù, pur tra mille difficoltà quotidiane, racconta e commenta i fatti mettendoci la faccia. Affrontando col

coraggio dei piccoli le pressioni dei grandi, le quali fanno parte del gioco perché i grandi provano a fare i lori affari, mentre noi dobbiamo fare il nostro mestiere. Una misura dei nostri sforzi per l’informazione blu? Allargare la zona di interesse e raddoppiare le copie del quindicinale oltre che contare su un esercito di centinaia di migliaia di utenti mensili delle testate web collegate. Un grazie ai lettori e a tutti colori che ci hanno attestato la loro stima.

Giovanni Coviello

l’intervista

200 del22 ottobre 2010 pag3

numero

Poveri ma accessoriati L’assessore ai servizi sociali e abitativi Giovanni “John” Giuliari tratteggia uno scenario umano preoccupante: giovani depressi, genitori rassegnati e famiglie che non riescono ad adeguare il loro stile di vita alla crisi.

ne esiste una quasi per ogni quartiere.

di Enrico Soli

I

l peggioramento delle condizioni economiche sta facendo emergere una Vicenza allarmante. Il gap tra volere e potere aumenta quasi quotidianamente, ma è dura ridurre le proprie abitudine e aspettative dopo anni di benessere. Difficile rinunciare a beni considerati comuni, piuttosto ci si indebita. Non siamo abituati a vivere con poco.

Andando sulle cifre, quanto incide sul bilancio la tutela dei ragazzi cresciuti in situazioni famigliari difficili?

Su sette milioni di bilancio, circa un milione e trecentomila euro servono per l’inserimento dei giovani in comunità per minori. Per fortuna a Vicenza la vicinanza solidale tra famiglie è piuttosto diffusa. A breve presenterò in Consiglio Comunale una delibera che prevede una convenzione con l’Ussl per formare un’equipe di assistenti sociali specializzata nella tutela dei ragazzi. Oggi infatti gli assistenti sociali sono impegnati soprattutto per problematiche di tipo economico e si rischierebbe quindi di trascurare il disagio dei figli. Abbiamo quindi deciso di creare due figure professionali: una per la famiglia e una per il giovane.

Allora Giuliari, come si gestisce la povertà in una città che fino all’altro giorno era ricca? È una bella sfida. Non a caso stiamo assistendo ad un continuo aumento di giovani con problemi di depressione e ansia. Sono ragazzi abituati ad avere tutto, che adesso si trovano a disagio perché non hanno un lavoro o perché inseÈ solo un’impressione, o in guono modelli di vita irraggiungicittà è tornata ad andare forbili. Devono essere bravi i genitori te l’eroina? ad accompagnare i figli attraverso In effetti c’è un ritorno delle droun percorso fatto anche di rinunghe pesanti. Più in generale, di ce. Osservando i casi che arrivano fronte alla diffusione in assessorato, ho e al consumo di stula sensazione però pefacenti purtroppo che la comunità non si registra una cerabbia percepito la ta rassegnazione da pesantezza di questa parte dei genitori. Se crisi. Non ci si rende negli anni Settanconto che non sarà ta e Ottanta colpiva più come prima: la Associazioni vedere un tossicocittà vuole andare per genitori dipendente, oggi inavanti come se nulla in ogni vece sembra quasi fosse, ma molte fanormale. Le famiglie miglie vicentine vi- quartiere rispetto al passato vono nella povertà. sono meno decise nel Istituzioni, scuola, contrastare questo chiesa e associazioni fenomeno. La droga non è mai didevono fare la loro parte nell’acminuita negli anni, ha solo assuncompagnare i cittadini dentro to forme diverse. la nuova situazione economica e sociale. Ci siamo sempre riusciti, Passiamo a qualcosa di percredo che ci riusciremo anche stasonale: come ricorda il 25 volta. aprile del 2007, quando le toccò l’onore del discorso in Con la crisi economica entrapiazza? Il Dal Molin all’epoca no in crisi anche i matrimoera l’argomento totalizzante ni? della politica cittadina: cosa In effetti abbiamo tantissimi mirimane di quel periodo? nori da seguire perché i genitori, È una vita che dedico il mio impeper difficoltà economiche o pergno ai temi della pace e della nonsonali, non sono in grado di manviolenza. Non mi spaventa la cotenerli. Entriamo quindi in gioco struzione di una nuova base Usa: noi con gli affidi e l’accompagnanella mia vita ne ho viste tante, mento in comunità per minori. perché di basi militari se ne contiAl centro delle politiche sociali nuano a fare. Quella del 25 aprile è perciò abbiamo messo la famiglia stata per me una bella esperienza e in città sono sorte numerose asanche perché l’Amministrazione sociazioni per genitori: direi che

| Davide Lovat

di allora volle dare l’opportunità a me che ero all’opposizione di dire qualcosa. Penso che vada coltivata la speranza: il frutto del nostro seminare magari lo vedranno i figli dei nostri figli. Continuo a credere che ci siano altre forme di soluzione dei conflitti. Il nemico esiste ma ci sono modi e modi di affrontarlo. Obama è un segno di speranza per la nostra comunità internazionale, ma da solo non potrà cambiare il mondo. Mi piacerebbe un ruolo da protagonista dell’Europa, tradizionalmente più orientata alla ricerca del dialogo rispetto agli Usa che invece tendono ad intervenire militarmente.

Io ricordo che negli anni Ottanta qui a Vicenza facevamo manifestazioni per Comiso. La storia di una città è fatta sempre di alti e bassi. Ci sono comunque gruppi

di cittadini che da anni pongono l’attenzione sui temi della pace e della non violenza. Voglio ricordare che l’articolo 2 dello statuto comunale obbliga l’Amministrazione a promuovere la pace. Non

è una questione ideologica, non ci si deve stupire se stiamo cercando di rianimare la Casa per la pace: fa parte dei nostri compiti istituzionali. Il tema della pace non finisce con il Dal Molin. www.vicenzapiu.com

Direttore Responsabile GIOVANNI COVIELLO direttore@vicenzapiu.com Editore e pubblicità MANY MEDIA SRL Viale Milano, 17, Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 info@manymedia.it Redazione Viale Milano, 17 (VI) tel. 0444 923362 fax 0444 926780 redazione@vicenzapiu.com Direttore Editoriale LUCA MATTEAZZI l.matteazzi@vicenzapiu.com Segretaria di redazione Angela Mignano a.mignano@manymedia.it

Caporedattore ENRICO SOLI e.soli@vicenzapiu.com ALESSIO MANNINO a.mannino@vicenzapiu.com Marco Milioni m.milioni@vicenzapiu.com Hanno collaborato a questo numero: Paolo Mele GIULIO TODESCAN EMMA GRANDE ANNAMARIA DE CILLIS LUCA FANTò MAURIZIO FERRON MARTA BENEDETTI

Giornale chiuso in redazione alle ore 24,00 di mercoledì 20 ottobre 2010

Stampa GALEATI INDUSTRIE GRAFICHE Via Selice, 187/189 - 40026 IMOLA (BO) - Italy Tel. (+39) 0542.646711 Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008 Associato Unione Stampa Periodica Italiana Copyright: Le condizioni di utilizzo dei testi e delle foto sono concordate con i detentori. Se ciò non è stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere il giusto compenso.

VicenzaPiù si avvale di opere d’ingegno (testi e fotografie) distribuiti gratuitamente con le licenze Creative Commons “Attribuzione”e “Attribuzione - Non opere derivate”. Ringraziamo tutti gli autori che ci permettono di utilizzare i loro lavori segnalando il nome o il link ad un loro spazio web personale. Per maggiori informazioni: www.creativecommons.it

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IdV all’attacco: “Opposizione dura” Il partito di Di Pietro è fuori dalla maggioranza di Variati, giudicato “scorretto e unilaterale” No al nuovo stadio. E sulla Lega: “E’ un bluff”

di Alessio Mannino

L

’Italia dei Valori a Vicenza ha un bacino di elettori potenzialmente decisivo (nelle elezioni europee del 2009, dove si contano i voti col sistema proporzionale, ha ottenuto un ragguardevole 8,4%). Tuttavia negli anni passati ha stentato ad assumere quel protagonismo che a livello nazionale lo distingue grazie al passionale Di Pietro e all’infiammato De Magistris. Sarà che a queste latitudini i toni barricadieri trovano meno audience, sarà che i dipietristi locali sono in maggioranza degli ex democristiani (lo erano sia Francesco Di Bartolo che Carlo Rizzotto, ultimi due ex coordinatori berici del partito), sarà che nel capoluogo palladiano al governo c’è l’alleato Pd e non il centrodestra, fatto sta che fino ad ora l’IdV non ha saputo conquistare la ribalta. Il neo-responsabile vicentino ha però cambiato rotta.

Alessandro Pesavento, che ha alle spalle una storia politica complessa (giovane cattolico e consigliere comunale nella Dc, poi fuoriuscito nel 1987 e fra i fondatori dell’Unione Popolare Democratica, una sorta di Vicenza Capoluogo ante litteram, dal 1990 al 2003 nei Verdi, da cui se n’è andato in polemica col gruppo dirigente filo-centri sociali, quello dei Bettin e degli Olol Jackson) ha portato il partito fuori dalla maggioranza di centrosinistra di Achille Variati. Oggi l’IdV a Vicenza è all’opposizione, come a Roma. E come a Roma, non lesina critiche aspre e toni duri. «Per la verità - sottolinea lo stesso Pesavento - il pasticcio lo ha creato Variati, allargando la maggioranza alla lista Cicero e all’Udc. Attualmente siamo nella curiosa situazione per cui noi formalmente saremmo ancora dentro alla maggioranza costituita con la delibera di due anni fa, all’indomani della vittoria sul centrodestra, mentre Cicero e l’Udc ne sarebbero fuori».

Un bel paradosso.

Com’è possibile?

Ciò è possibile perché il sindaco ha fatto tutto da solo, senza un voto dei consiglieri comunali che lo sostengono, né degli assessori.

La delibera che nel 2008 istituiva la maggioranza con Pd, lista Variati, Vicenza Capoluogo e noi non è stata cambiata. La lista Cicero e l’Udc non compaiono in quella delibera, perché avevano appoggiato la Sartori ed erano all’opposizione. Variati ha preso una decisione che non gli spetta. Mi chiedo come mai il segretario comunale non gli abbia suggerito una delibera che modifichi quella di due anni fa. Ci potrebbero essere presupposti di illegittimità su tutti provvedimenti presi dalla giunta.

Ma voi dell’Idv oggi siete all’opposizione o no?

Siamo all’opposizione. Il nostro consigliere, Silvano Sgreva, non partecipa più alle riunioni di maggioranza.

Entrando nel merito, perché avversare l’ingresso di Cicero come consigliere delegato alla mobilità?

Perché forse due anni fa aveva appoggiato la Sartori? Perché era l’assessore-simbolo di dieci anni della cattiva amministrazione di Hüllweck, anche se negli ultimi tempi era stato messo un po’ in disparte?

Il centrosinistra sostiene che una volta chiusa la questione Dal Molin, il ruolo di Cicero a favore della base Usa non costituisce più un ostacolo.

Ma la questione Dal Molin non è finita per niente, e non finirà mai.

Troppo comodo dire che è finito tutto col grazioso dono di un parco. Rimarrà una ferita che non si rimargina. Non è serio, quindi, dire una cosa del genere a proposito di Cicero.

Con l’Udc, che ora ha con Massimo Pecori un assessore in giunta, l’incompatibilità potrebbe essere superata, o no?

Il congresso regionale dell’IdV conclusosi da poco ha stabilito che non sono escluse alleanze con l’Udc. A Venezia siamo già in maggioranza con l’Udc, per esempio.

Ma qui è diverso. Qui Variati ha commesso una scorrettezza. Lui, Formisano e Peroni si riempiono la bocca di questa nuova “alleanza civico-democratica”. Ma che roba è? L’Udc, come Cicero, ha sempre condiviso le scelte della gestione Hüllweck, questo va detto a chiare lettere.

I contrasti col centrosinistra cittadino c’erano già stati a proposito del Pat, il nuovo piano regolatore, e in particolare sull’intesa preliminare sul nuovo stadio a Vicenza est, secondo voi sperequato a vantaggio dei privati.

Per cominciare credo che questo Pat non parta da un’idea di città.

La nostra attenzione sarà comunque massima sulla successiva fase del Piano degli Interventi, dove si andrà nel concreto. Lì si possono correggere alcune scelte particolarmente infelici. Detto altrimenti, basta con quelle scelte dettate dalle posizioni di rendita di alcuni gruppi immobiliari. Il Comune deve decidere a prescindere da esse, deve andare oltre secondo un modello di città che tenga conto dei servizi alla popolazione, della mobilità, dell’immigrazione, del rapporto fra verde ed edificato.

Quanto al nuovo stadio, ribadiamo che non siamo assolutamente d’accordo. Lo stadio non è una priorità per la città. Gli stadi devono essere strutture interamente affidate ai privati, che ne se devono accollare per intero gli oneri. E glielo dice un appassionato di calcio e del Lanerossi da una vita.

I privati, però, devono pur avere una contropartita. Il punto è se tale contropartita sia o non sia equa per il bene pubblico. Lei pensa che l’amministrazione Variati sia condizionata dai poteri forti del mattone?

No, Variati se vuole rappresentare un’autentica svolta deve pianificare il futuro della città, ripeto, a prescindere dai grandi interessi immobiliari.

L’IdV è il partito della legalità per antonomasia. Come giudica la stretta repressiva del-

la giunta sulla sicurezza della zona Campo Marzo-viale Milano?

Noi diciamo che anzitutto le forze dell’ordine, uniche deputate a garantire la sicurezza, devono essere messe in condizione di lavorare.

Devono poter avere i mezzi. Non c’è solo Campo Marzo, c’è anche il centro storico dove i ragazzi si ubriacano e fanno di peggio e girano in quelle condizioni come se nulla fosse. Le ronde leghiste sono una soluzione propagandistica, il punto è che lo Stato deve farsi carico della convivenza, e la convivenza si basa sul rispetto. Se non c’è questo, ci può essere anche l’esercito nelle strade ma la situazione non cambia. Perciò, perché questi divieti solo in una determinata zona e non in centro, per certi bar frequentati dai ragazzi che tutti sappiamo come si riducono?

Un Comune serio deve pensare a fare prevenzione per tutta la cittadinanza, a cominciare da quella giovanile.

La questione morale posta all’attenzione dell’intero Paese con lo scandalo concia di Arzignano come va affrontata?

Ben altro potrebbe emergere anche in altri settori, come l’edilizia, le cave, la sanità, in questa regione.

Si sa che prima o poi salterà fuori qualcosa anche qui. Ne parleremo in un convegno che terremo a breve. Io credo che, trattandosi di un rapporto esteso fra malaffare e politica, non debba farsi sentire solo la politica, ma anche le associazioni di categoria. La sezione concia della Confindustria vicentina ha prodotto un documento in cui riconosce che il problema viene da lontano, da una crescita selvaggia che non è stata regolata. E’ un segnale importante. Noi dell’Idv vogliamo interloquire con gli industriali, che, seppur tardivamente, hanno detto la loro. Questo perché siamo un partito di alternativa di governo.

Il presidente degli industriali Zuccato, però, ha sostenuto pubblicamente che inchieste televisive come “Presa diret-

| Alessandro Pesavento

ta”, grazie alla quale il caso è diventato nazionale, sono una specie di colpo basso contro l’industria che è in gran parte sana.

E’ un problema di Zuccato rendere coerente la sua posizione con quella ufficiale della sua associazione.

E attendiamo anche il Pd, che su altre questioni grandi come una casa, come il buco sanitario regionale cui ha concorso anche il dg dell’Ulss vicentina Alessandri, latita. Noi e il Pd dobbiamo mettere in discussione la sua riconferma.

Sulla sanità ce ne sarebbero cose da dire, dai project financing alle nomine dei direttori generali alla concentrazione degli ospedali…

Su questo c’è una lotta furibonda fra Lega e Pdl. Chi è il vostro vero nemico?

Per noi bisogna battere l’alleanza fra Lega e Pdl. Non ci interessa alcun tipo di rapporto sottobanco con nessuno dei due. La Lega va smascherata: qui grandi proclami contro l’Unità d’Italia e contro Roma ladrona, e poi a Roma finanzia il debito della capitale e approva tutte le leggi vergogna di Berlusconi. Per cosa, poi? Per un federalismo che non si sa bene in cosa consista. In realtà, porterà solo più tasse e maggiori spese.

La Lega è un grande inganno. La si può battere non con iniziative salottiere come “Verso Nord”, ma riorganizzando la forma-partito su base territoriale. Come stiamo facendo noi, che vogliamo diventare un partito popolare di massa e qui ora ci chiamiamo “Italia dei Valori - Veneto”.

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Gazprom in Aim,

piano fallito Quattro anni fa stava per andare in porto una trattativa segreta con la multinazionale russa del gas Operazione conclusa quest’anno da Ascopiave di Treviso

di Alessio Mannino

I

russi sono fra noi. E arrivano direttamente nelle nostre case attraverso il gas. L’Eni acquista ogni anno dalla multinazionale Gazprom, il gigante russo dell’energia, 25 miliardi di metri cubi di gas, e sono soci in Promgas, un’altra società importatrice. Ma la porta con cui la corporation moscovita intende espandere il suo business in Italia è il Veneto. E’ notizia recente che la filiale italiana avrà sede a Verona, considerata ottimale per la sua posizione strategica. A nordest, appunto. Nella zona in cui Gazprom ha mosso le sue pedine chiudendo un contratto di fornitura da 1,5 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno fino al 2021 con la multiutility trevigiana Ascopiave. Un rapporto privilegiato che, ha spiegato il presidente di Ascopiave Gildo Salton, «ci permette di essere competitivi sui prezzi di vendita del gas e, quindi, di essere attrattivi per le alleanze» (Corriere del Veneto, 8 ottobre 2010).

Russia azionista Quello su cui invece non è mai trapelato più di qualche indiscrezione generica è che la multiservizi vicentina Aim stava per far andare in porto la stessa opera-

offrire alla propria clientela un zione nell’ormai lontano 2006. prezzo finale fino al 30% in meno Erano gli ultimi mesi del consirispetto al prezzo di mercato. Il glio di amministrazione targato che avrebbe potuto indispettire centrodestra. A capo di Aim Venl’Antitrust, visto che praticare dite, la società del gruppo che si prezzi stracciati distorce il meroccupava del gas, era l’avvocato cato (effetto dumping, in gergo).

Alessandro Moscatelli, oggi nel Un rischio evitabile modulando direttivo provinciale del Pdl. All’offerta finale in modo da non lora di Gazprom si parlava ancorisultare troppo bassa. ra poco, da queste parti. A quei A medio-lungo termine, invece, tempi numero uno del colosso la trattativa rientrava nella seera Dmitri Medvedev, oggi capo guente logica: “se non puoi batdello Stato russo. Nell’invertere il nemico, fattelo amico”. O no 2006 Aim Vendite aveva già meglio: dato che la potenza di chiuso un accordo commerciale Gazprom in termini di dominio per rifornirsi di gas dalla Russia sul mercato mondiale avrebbe per l’anno termico 2008-2009, reso inevitabile l’entrata massice seguendo vari passaggi, nel cia dei russi anche nel nostro Pagiro di altri sei anni gli uomini ese, era più intelligente e convedi Medvedev si sarebbero seduti niente venirci subito nel cda di Aim Vena patti, diventandodite rilevandone il ne alleati. Era un ra49% (mentre il 51%, gionamento che avela maggioranza delle va la sua lungimiazioni, sarebbero riranza, come i fatti maste al proprietario di oggi dimostrano. di Aim, il Comune di Ma allora era forse Vicenza). Nel 2015, un azzardo. Gazinsomma, Gazprom prom metteva sul sarebbe diventata piatto una disponiil socio forte di San Numero uno Biagio. era Medvedev bilità immediata di 200 milioni di metri cubi, e la prospetBreve e lungo tiva di vederli fare termine il loro ingresso a piedi uniti nel Nell’immediato, si trattava di capitale sociale di Aim rappreun affare molto vantaggioso per sentava un’ipotesi troppo speriAim. Gazprom, infatti, così come colata. L’idea era imprenditoriale fa oggi con Ascopiave avrebbe allo stato puro: pensare esclusivenduto a cifre basse a tal punvamente in termini di mercato, to da consentire ai vicentini di

| Il marchio sulle maglie dello Zenit San Pietroburgo

e aprire al nuovo attore dominante. Troppo imprenditoriale, per chi, con altrettante buone ragioni, considera le multiservizi controllate dai Comuni, cioè proprietà dei cittadini, dei beni pubblici da salvaguardare dalle speculazioni private.

Top secret Ecco il motivo per cui, quattro anni fa, il matrimonio Aim-Gazprom rimase all’oscuro di tutti, persino del presidente di Aim, Beppe Rossi. Il quale invece, almeno fino al dicembre 2006, lavorava perché prevalesse l’altra ipotesi, questa tutta locale: il famoso (o famigerato, a seconda dei punti di vista) “piano Borra”, dal nome dell’advisor Maurizio Borra che l’aveva preparato. Era il progetto che prevedeva di creare una società del gas fra Aim e

una cordata di imprese locali (fra cui la Valbruna, Beltrame, Mastrotto, Marzotto, Stabila, ecc) congegnata in modo sperequato per Aim, cioè per il pubblico, a tutto favore dei privati. Su quel piano si arenò il cda di Rossi. Il “piano Moscatelli” con Gazprom, invece, non ebbe seguito perché al momento dell’avviso di garanzia che colpì il consigliere di amministrazione assieme agli altri, il 24 aprile 2007, mancava solo la firma finale. Dimessosi il giorno stesso, l’indomani i russi, che basano le relazioni d’affari su quelle personali, ritennero decaduto ogni impegno. E quello che nel 2007, corretto e sbagliato che sia, poteva riuscire ad Aim, nel 2010 è riuscito ad Ascopiave. E intanto a San Biagio nulla si muove sul fronte del mercato. Che, piaccia o no, è sempre più internazionale.

| Campanella e Formisano in viaggio a Lucca

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Il piccolo impero di Vito e Antonia

Il data base dell’Agenzia del Territorio rivela un gran numero tra stabili e terreni intestati alla famiglia di uno degli indagati eccellenti riguarda la figlia Linda Mauluc(M.M.) Da una analisi degli arci (avvocato, è nata nel 1975; dai chivi della Agenzia del Territonostri riscontri risulta sposario di Vicenza si può constatare ta con il legale Marco Dal Ben, che alla famiglia Maulucci beni il quale seppur contattato per e proprietà non manchino. Sino iscritto al fine di chiarire questo ad ora non è emerso se eventuapiccolo dettaglio ha preferito non li azioni di rivalsa del fisco siano rispondere). Linda, state poste in essere Ermelinda all’anaanche nei confronti grafe, è cointestatadelle proprietà dei ria di una villa con Maulucci (vedi serterreni in via Pilla vizi a lato e a pagina ad Arcugnano. Al 8). Né tanto meno è fratello, Piergioremerso sino ad oggi Un palazzo gio Maulucci, classe che gli stessi immoquattrocentesco 1982, è intestato un bili siano stati ogappartamento in via getto di indagine da per la famiglia Scaiaro ad Asiago. parte degli inquiren- Maulucci Il padre di famiglia ti. Il dato che però Vito Maulucci, nato esce dall’Agenzia del ad Accadia nel FogTerritorio non lascia giano nel ‘39, è poprietario di indifferenti. Soprattutto se si una villa con veduta panoramica considera che lo stipendio di Vito e ampio terreno in via SpianzaMaulucci non ha mai raggiunto na ad Arcugnano. Ad essa vanno livelli siderali. Il primo dato che aggiunti due immobili in comemerge interrogando i terminali

| In alto: rustico di campagna ad Arcugnano: è intestato a Maulucci | Sopra: il palazzo gotico in centro a Vicenza dove vive la famiglia Maulucci

| Linda Maulucci è cointestataria di questa villa ad Arcugnano in zona Pilla

proprietà al paese natìo. La moglie di Vito, Antonia Tosco, nata nello stesso comune del consorte, è proprietaria di quattro unità immobiliari sempre ad Accadia, delle quali due sono in comproprietà. La moglie di Maulucci poi è titolare di un appartamento nel quale vive la famiglia a Vicenza in via Lioy, in pieno centro storico.

Si tratta di un appartamento sito in uno splendido palazzo gotico

quattrocentesco sulla cui facciata sono presenti lacerti di affreschi.

Sempre la Tosco è proprietaria di un altro immobile a Vicenza in pieno centro storico, stavolta in via Pigafetta. Uscendo dal centro la moglie di Maulucci risulta titolare di un immobile uso ufficio in viale D’Alviano. Rientrando in centro risulta intestata alla Tosco una autorimessa in contrà San Tommaso. Di più, sempre la

Tosco e sempre a Vicenza risulta possedere uno stabile a quattro passi da piazza dei Signori; in contrà Catena per la precisione.

Lo stabile in questione, seppur accatastato come abitazione, ospita un lavasecco. La moglie di Maulucci tra le altre è anche titolare di una agenzia immobiliare sita nella prima periferia del capoluogo berico. Si tratta della Prestigia di via Medici.

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Il fisco blocca i tesoretti

dei funzionari infedeli Tra le pieghe dell’inchiesta sulla pelle spuntano tre documenti L’agenzia delle entrate chiede 350.000 euro indietro a tre funzionari (o ex) indagati (M.M.) La questione delle tasse da pagare sulle mazzette, presunte o reali, percepite dai dipendenti infedeli della Agenzia delle Entrate, non è una novità vera e propria.

La stampa locale ne ha già parlato in passato anche, e non solo, rispetto alle vicissitudini di un altro indagato eccellente: si trat-

ta del maresciallo a riposo Luigi Giovine, ex capo della Guardia di Finanza di Arzignano. VicenzaPiù però per la prima volta è in grado di rivelare parte della documentazione originale (vedi riquadri).

I provvedimenti di specie, firmati dall’ex direttore generale delle Entrate del Veneto Ildebrando Pizza-

| La lavanderia di contrà Catena intestata ad Antonia Tosco

| Fermo Maulucci: Il fermo amministrativo a carico di tre funzionari delle Entrate

strazioni, richieda la sospensione to, riguardano Claudio De Monte, del pagamento, questa deve esseVito Maulucci e Filiberto Seganre eseguita in attesa del provvetini. Si tratta di tre dipendenti o dimento definitivo». Ora le cifre dipendenti a riposo delle Entrate congelate a danno di Segantini e di Vicenza e Arzignano. Secondo soprattutto di Maulucci sono una la direzione regionale della agensorta di fulmine mediatico a ciel zia delle entrate i tre sarebbero sereno perché i due esposti nei confronti sono stati descritti dell’erario per un tosulla stampa senza tale di 350.000 euro mai usare le tinte circa. Nel dettaglio, “fosche” adoperate 150.000 per Maulucci per il faccendiere ed altrettanti per SeLa scure Andrea Ghiotto o gantini. Poco meno di per lo stesso Gio50.000 per De Monte. delle Entrate vine. Anche l’entità La natura del prov- venete dell’importo ridivedimento si spiega sui dipendenti segna comunque il con il richiamo ad un ruolo di Segantini regio decreto ancora coinvolti e Maulucci perché vigente. È il 2440 del un «fermo ammi18 novembre 1923, arnistrativo» su eventuali crediti ticolo 69 comma sesto: «Qualora verso lo Stato di 150.000 euro un’amministrazione dello Stato ciascheduno è ben altra cosa riche abbia, a qualsiasi titolo, ragiospetto ai «soli» 50.000 in capo a ne di credito verso aventi diritto a De Monte. somme dovute da altre ammini-

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speciale

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Maulucci e le liason altolocate

Il retroscena: uno degli uomini chiave dell’inchiesta Dirty Leather, tra agganci politici e coperture mediatiche

di Marco Milioni

«

Speriamo di fare cosa gradita a tutte quelle persone che necessitano di informazioni e assistenza e che però troverebbero fastidioso venire fino alle sede principale». Era il 21 maggio 2003. Il Giornale di Vicenza riportava le parole soddisfatte di Vito Maulucci, allora responsabile della agenzia delle entrate di Arzignano. Nella foto con Maulucci l’allora sindaco della città del Grifo Gianfranco Signorin, oggi del Pd. Diversi anni dopo si troveranno entrambi indagati dalla procura della repubblica di Vicenza: il politico in una delicatissima inchiesta per reati ambientali; il funzionario statale nell’ambito di una colossale indagine per mazzette ed evasione fiscale poi ribattezzata “dirty leather”. Due procedimenti uniti idealmente nel nome del pellame più o meno sporco perché gira e rigira, come dicono i vecchi nella Valchiampo, «la concia la xé la to mare, la to maregna e la to morte»: ovvero la concia è madre, matrigna e morte.

piano (Gruppo Mastrotto) ed eminenze più o meno grigie dell’Ovest Vicentino come il presidente di Medio Chiampo spa Piergiorgio Rigon, dominus della scena politica di Montebello finito nella medesima inchiesta di Signorin. Per di più nelle sue peripezie giudiziarie Rigon è assistito da un pezzo da novanta del mondo forense berico. Si tratta di quel Marco Dal Ben, che ha curato anche la difesa del consulente fiscale Marcello Sedda, una delle menti tecniche del circuito corruttivo della Valchiampo. Sedda peraltro è direttamente coinvolto, quale intermediario, in un episodio di corruzione confessata dal re della concia vicentina Bruno Mastrotto.

Maulucci quindi non è un signor Rossi della burocrazia finanziaria dello Stato, ma uno che ha solidi agganci ai piani alti della Vicenza che conta. Sempre nel 2007 infatti è fra i fortunati invitati alla inaugurazione decembrina del nuovo teatro di Vicenza. Lì, in mezzo a quella lista di big della politica, delle istituzioni e del potere economico con la “P” e la “E” maiuscole il suo nome c’è ( vedi servizi a pagina 6 e 7).

L’avvocato Due atteggia- Dal Ben menti è Stato Resta il fatto però candidato che mentre Signorin, pur tra tante nella lista polemiche ha preso pro Sartori di petto gli eventi esponendosi in prima persona e dichiarandosi più volte con la coscienza a posto per ciò che aveva fatto, Maulucci invece è rimasto, almeno mediaticamente, molto coperto. Come mai? E soprattutto chi è Maulucci. È semplicemente un travet statale un po’ stinto e imbigito, come lo dipingono alcuni suoi colleghi arzignanesi tanto da soprannominarlo “Mau Mau”? O la sua figura ha rivestito un ruolo chiave nelle vicende dell’affaire concia?

Come già riportato sul numero 196 di VicenzaPiù (Concia Connection) nel 2007 Maulucci pur vivendo e lavorando a Vicenza diventa presidente del Lions Club di Arzignano. Uno snodo nevralgico del potere locale visto che tra i soci figurano industriali di primo

Trattamento in punta di penna Con questi quarti di nobilità sul capo dell’ex numero uno della agenzia delle entrate arzignanese i quotidiani locali gli riservano un trattamento in punta di penna: «Il dottor Maulucci ha sostenuto di avere servito lo Stato con correttezza e che soltanto in una, al massimo un paio di circostanze, ci sarebbe stata la dazione di denaro quando lavorava nella città del Grifo. Ma non per ammorbidire la verifica, bensì per sistemare alcuni aspetti della pratica e il commercialista della ditta verificata era stato riconoscente a nome dell’imprenditore».

Il Corriere del Veneto (30 giugno 2010) dà molto spazio alle rivelazioni di Maulucci tanto da citarle testualmente: «Ero certo, certissimo che Angelo Fiaccabrino (altro funzionario delle Entrate, Ndr) prendesse soldi... venne nel mio ufficio e mi chiese di accelerare l’erogazione di rimborsi d’imposta concernenti due società am-

una parte del denaro consegnata a Fiaccabrino sarebbe stata destinata a qualcuno della Direzione regionale al fine di ottenere la migliore soluzione dell’accertamento con adesione, come auspicato dal commercialista».

| Vito Maulucci uno degli indagati eccellenti dell’inchiesta Pelli Sporche ministrate da soggetti stranieri.

Sicuramente dietro queste società vi era Fiaccabrino o qualche consulente legato a lui. Fu eseguito un controllo e ci si accorse che le due società erano inesistenti... Penso che Fiaccabrino prendesse soldi perché era questo l’andazzo alla Direzione regionale di Venezia».

C’è però un dubbio. Nonostante la sua posizione di primo piano nello scacchiere dell’inchiesta i media non riferiscono delle liason di Maulucci con il gotha del potere vicentino e non solo. Eppure è lo stesso Maulucci a tratteggiare il fil rouge che unisce i controlli «farlocchi» eseguiti a Vicenza e quelli presumibilmente aggiustati ai piani alti veneziani della direzione regionale delle entrate.

Come mai questo cono d’ombra?

La direttissima del malaffare La cosa è ancora più evidente perché la direttissima berico-lagunare del malaffare emerge nell’ambito della maxi tangente da 300 mila euro usata, secondo l’accusa, da Mastrotto per evitare di rifondere al fisco una cosa come 6 milioni di euro, pendenza poi sanata, sempre irregolarmente per gli inquirenti, con una multa di 700.000 euro e rotti. Roberto Soraci ex direttore della agenzia delle Entrate Vicenza2 da poco a riposo, altro indagato di spicco, fa una rivelazione importante ai magistrati. La riporta ancora una volta il Corveneto del 30 giugno di quest’anno: «Andai con Fiaccabrino a ricevere i soldi. Ci fu la dazione di 100 mila euro ciascuno. Fiaccabrino avrebbe assicurato il parere favorevole della Direzione regionale delle Entrate. Il commercialista Marcello Sedda, faceva da tramite per Bruno Mastrotto, mi disse che

Dubbio su dubbio A questo punto quindi è lecito porsi alcune domande: Bruno Mastrotto ha beneficiato di «agganci precisi» per sperare nella riuscita di una condotta che secondo gli investigatori è illecita?

Se queste relazioni esistono, si tratta di relazioni vicentine con referenti veneziani? Sono per caso contatti di alto livello intrattenuti direttamente a Venezia o si tratta di contatti di altissimo livello che arrivano sino ai palazzi del potere romano? È pertanto ragionevole pensare che se queste manovre di corridoio ci sono state, siano in parte o in toto, note ai componenti di spicco della famiglia Mastrotto nonché all’«intermediario» Marcello Sedda? E se quindi c’è la possibilità che siano note a Sedda, è pensabile che lo siano al suo legale Dal Ben? Ed è sempre ipotizzabile che questi dubbi legami siano noti anche a Maulucci visto che la figlia di quest’ultimo (Linda Maulucci, professione avvocato) ha sposato proprio Dal Ben? E poi è lecito domandarsi se gli inquirenti abbiano fatto di tutto per cercarli qualora abbiano avuto il sospetto della loro esistenza? E soprattutto in questo gioco di specchi quanto hanno pesato i potentati economici e la loro influenza sulla politica? Ad ogni modo il garbo

del GdV verso Maulucci prosegue anche durante gli ultimi giorni quando il quotidiano lo descrive come un indagato molto collaborativo. In quest’ottica come vanno considerate le liason tra l’entourage dell’europarlamentare Lia Sartori (Pdl) e l’avvocato Dal Ben. Quest’ultimo infatti alle ultime comunali di Vicenza era tra gli aspiranti al seggio di consigliere municipale proprio nella lista civica legata al candidato sindaco Lia Sartori. E così l’anello dei collegamenti si chiude visto che Dal Ben è il genero dell’indagato Maulucci.

Primi approdi, primi rimbrotti Frattanto arrivano i primi risultati processuali. La procura vicentina per bocca del pubblico ministero Marco Peraro si è detta favorevole alla richiesta di patteggiamento per Sedda. Sarà il giudice a decidere in via definitiva, ma in città una parte dell’opinione pubblica è già in subbuglio per una pena che, se si concretizzerà, viene percepita come troppo mite rispetto al gigantesco giro di corruzione raccontato in questi mesi sui media. I quali al posto di puntare i riflettori sulla esiguità della sanzione che potrebbe essere appioppata ad una delle menti del caso “dirty leather” si concentra su una pur importante querelle tra difesa e accusa che riguarda la mancata consegna alle parti del disco con i filmini girati dal faccendiere Andrea Ghiotto. Il Giornale di Vicenza del 13 ottobre è la prova provata di questo contrasto.

| La sede della Prestigia Immobiliare in via Medici

Online il quindicinale diventa quotidiano con i commenti ai fatti del giorno - www.montecchiopiu.com

www.vicenzapiu.com

Scuola, i problemi dell’Ovest pag 12

Renzo Marcigaglia si racconta pag 11

Cgil e Industriali a confronto pag 13 e 14

Sport, carenza di impianti pag 15

Le notti giovani pag 12

Arzignano

Quindicinale di fatti, personaggi e vita vicentina

Montecchio

Direttore responsabile Giovanni Coviello

In edicola il venerdì

Benvenuto VicenzaPiù M

ontecchio Maggiore saluta con gioia il vostro “sbarco” nell’ovest vicentino, fiera che abbiate scelto di approfondire quest’angolo della provincia proprio mentre vi accingete a celebrare i 200 numeri del giornale.

Una scelta che ci auguriamo possa essere di buon auspicio. Quel che è certo è che non avrete di che annoiarvi, vista la vivacità del nostro territorio e delle nostre comunità.

L’ovest vicentino già in passato vi ha dato spunti di riflessione e approfondimento.

Continueremo a darvene e, anzi, ora che ci siete più vicini avrete occasione di conoscerci ancora meglio. Vantiamo degli splendidi colli e opere architettoniche di pregio, ville venete e reperti archeologici in quantità. E un’area industriale tra le più produttive d’Italia. Tanti pregi ma anche difetti: la carenza di infrastrutture, uno sviluppo urbanistico troppo veloce a scapito talvolta dell’ambiente, un numero di extracomunitari troppo elevato a scapito talvolta di una serena integrazione.

Montecchio Maggiore è tutto questo e ancora di più e vi ringraziamo se saprete raccontarcelo con trasparenza e onestà. Troverete in noi montecchiani degli attenti lettori che sapranno stimolarvi e consigliarvi. Non mi resta, quindi, che augurarvi Buon Lavoro!

Il Sindaco di Montecchio Maggiore Milena Cecchetto

si fa in 5 www.vicenzapiu.com www.schiopiu.com www.montecchiopiu.com www.thienepiu.com www.bassanopiu.com

Informazioni e commenti quotidiani per tutta la provincia

Gli altri Serbi Un saluto a VicenzaPiù C

ome Sindaco di Arzignano credo di interpretare i sentimenti di tutti i miei concittadini, delle categorie economiche e delle varie associazioni presenti sul territorio, dando il benvenuto a VicenzaPiù, che da questa settimana si occuperà in modo sistematico delle vicende nostrane.

Come dice il nome della testata, questo periodico aggiunge al panorama editoriale vicentino qualcosa in più. Aumenta, infatti, il plus d’informazione che arricchisce le cronache del nostro territorio. E

se ciò accade in concomitanza con il raggiunto traguardo dei duecento numeri, significa che questo giornale ha una sua valenza oggettiva. Significa che è in grado di andare oltre gli entusiasmi degli inizi per trovare una sua precisa collocazione che oggi si apre anche a nuovi spazi e a nuove dimensioni.

A noi, amministratori pubblici, non interessa entrare nel merito della linea editoriale degli organi di stampa (del resto sarebbe un’impresa oltremodo ardua ancorché inap-

propriata e inopportuna). Ci preme soltanto rilevare come, grazie a sempre nuove pubblicazioni, aumentino le voci della libera informazione, sia dato un carattere sempre più pluralistico al dibattito politico-amministrativo e come le forme del dialogo e del contradditorio possano svilupparsi in varie e diverse caratterizzazioni. Tanto meglio se con lo stile fresco e dinamico proprio di chi sta per cominciare una sfida e un’avventura importante. Il tutto nel rispetto delle regole del gioco

e soprattutto delle persone.

L’auspicio quindi non può che essere questo: che anche questo periodico, al pari degli altri media, sappia sempre più qualificarsi come strumento di servizio: a servizio della verità e a servizio dei cittadini nel rispetto dell’una e degli altri per contribuire alla migliore crescita della nostra realtà locale..

Il Sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin

arzignano

200 del22 ottobre 2010 pag10

numero

Fiamm e il futuro dell’auto a Parigi I

l gruppo di Montecchio è stato protagonista al parigino Mondial de l’Automobile con le sue nuove tecnologie per la mobilità sostenibile. L’offerta di Fiamm è sempre più “green”, con le nuove batterie al sale per trazione elettrica, le batterie con tecnologia AFB e AGM per i sistemi StartStop e i nuovi avvisatori acustici appositamente studiati per la sicurezza dei veicoli elettrici.

L’azienda castellana propone soluzioni a impatto zero, grazie alle tecnologie al sodio cloruro di nickel Zebra Sonick (batterie al sale) destinate a motori a trazione elettrica per trasporto pubblico, servizi logistici e per la mobilità dei privati con auto elettriche. Fiamm affronta il business delle batterie al sale per veicoli elettrici, attraverso una società dedicata, la FZ Sonick SA, con sede in Svizzera, frutto di un accordo strategico siglato nel 2010 dal gruppo Fiamm e da MES-DEA, azienda elvetica specializzata nella produzione di accumulatori al sodio cloruro di nickel per veicoli elettrici.

Una tecnologia, quella delle batterie al sale, che presenta notevoli vantaggi in termini ecologici (risparmio energetico, riciclabilità al 100%) e di efficienza (massima resistenza agli sbalzi termici, alto numero di cicli, nessuna manutenzione, massima sicurezza, una lunga durata e una consistente riduzione dei costi di gestione), tanto che oggi viene ritenuta la soluzione più concreta, affidabile ed efficiente per rispondere alle esigenze di settori dove i tradizionali accumulatori al piombo non risultano adeguati. Gli accumulatori al sale oggi sono già utilizzati sugli autobus elettrici in servizio in diverse ca-

pitali europee e metropoli statunitensi, cresce anche la richiesta per quanto riguarda le auto (la prima flotta europea di veicoli elettrici destinata al servizio postale sarà equipaggiata di batterie Zebra: la Poste in Francia ha commissionato alcune centinaia di veicoli che entreranno in servizio nel 2010), ma sono notevoli anche le opportunità in altri settori come quello aeronavale e ferroviario. La sfida alla riduzione delle emissioni inquinanti è colta dalla nuova gamma di batterie avviamento Fiamm Ecoforce con tecnologia AGM e AFB, destinate ad equipaggiare le nuove vetture Micro HEV (Hybrid Electric Vehicle). Questi veicoli richiedono l’utilizzo di una batteria capace di supportare i sistemi elettrici di contenimento delle emissioni, resistendo pertanto a continui e frequenti avviamenti e numerosi cicli di carica e scarica.

EcoForce AFB (Advanced Flooded Battery) è la migliore soluzione per le vetture “compact” equipaggiate unicamente con sistema Start-Stop: in coda oppure ai semafori fornisce energia a tutti i componenti elettrici quando il motore viene automaticamente spento dal sistema, e assicura in modo affidabile e puntuale l’avviamento della vettura quando deve essere ripresa la marcia. EcoForce AGM (Absorbent Glass Material) rappresenta invece la batteria indispensabile per i modelli di auto micro ibride con dispositivi Start-Stop, Brake Energy Regeneration e ulteriori tecnologie volte al risparmio dei consumi. La tecnologia costruttiva AGM e la ricombinazione dei gas assicurano superiori potenze di avviamento, assenza di manu-

tenzione, resistenza ai cicli di carica/ scarica quattro volte superiore rispetto ad una batteria tradizionale e la massima sicurezza per installazioni anche all’interno del veicolo. Per quanto riguarda gli avvisatori acustici, FIAMM, presenta MSH (Multi Sound Horn), un avvisatore che sviluppa, oltre al suono standard, anche una serie di segnalazioni acustiche, come avvi-

satori di retromarcia, sensore di freno a mano attivato, avviso di temperatura elevata ed avvisatore intermittente. I test confermano che l’MSH ha una durata estremamente elevata, superiore al milione di cicli. Inoltre per la

sua versatilità, questo avvisatore può essere installato anche nei veicoli elettrici: grazie a un apposito software personalizzato consente la creazione di specifici suoni, come per esempio l’avvisatore pedonale.

Ramonda vende energia ad Enel F

inipar spa, società del Gruppo Sorelle Ramonda, ha commissionato alla Elpo di Brunico la realizzazione di cinque impianti fotovoltaici sui tetti di altrettanti allevamenti di proprietà. Quattro sono siti nei comuni vicentini di Rosà e Tezze sul Brenta; il quinto a San Quirino, nel Pordenonese.

Nasce così la più grande farm fotovoltaica d’Italia: 56.000 m/q e una potenza di 7.504 kWp. Il rapporto tra Elpo e Finipar nasce nel giugno di quest’anno, quando l’azienda altoatesina ha preso in affitto da

Finipar i tetti di dodici stalle site a Montereale Valcellina (PN), realizzando un impianto in “roof lease” autofinanziato con una potenza di 999kWp. Il gruppo ha quindi deciso di investire direttamente in energie rinnovabili, commissionando a Elpo la realizzazione di cinque impianti sopra stalle adibite all’allevamento di polli e galline.

Elpo garantisce una produttività annua pari a 8.550.000 kWh, equiparabile al consumo di 2.850 unità abitative, con una riduzione delle emissioni di CO2 quantifica-

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bile in 4.500 t. L’energia prodotta verrà venduta a Enel ed erogata in rete.

Elpo ha studiato le caratteristiche architettoniche e territoriali di ciascun allevamento destinato da Finipar alle installazioni fotovoltaiche, progettando impianti ad hoc per garantire la massima profittabilità. Calcolando il costo complessivo dei lavori di ristrutturazione, Elpo ha previsto il ritorno economico dell’investimento in dieci anni, con una conseguente rendita pari al 12% dell’intera operazione.

200 del22 ottobre 2010 pag11

arzignano

numero

Case venete doc Intervista a tutto tondo al presidente Renzo Marcigaglia

(G.C.) Il suo è un nome importante nell’ovest vicentino e con lei cominciamo una serie di interviste con le aziende locali per raccontare cosa fanno di buono in ambito produttivo Guardi, la mia famiglia, già nei primi anni cinquanta, con mio nonno Antonio era nel mondo delle costruzioni. Nel dopoguerra come piccoli impresari e oggi, con la Marcigaglia Constructions spa, che è la maggiore società di costruzioni generali dell’Ovest Vicentino.

Cosa ci dice dei Marcigaglia in politica?

Fin da giovanissimo per me è stata una passione. Poi nel 2004 mi sono candidato per la prima volta consigliere comunale per il centro destra e sono stato eletto con quasi 500 preferenze (record ad oggi imbattuto). Oggi mio figlio Enrico fa parte della squadra che ha portato alla vittoria Giorgio Gentilin, dopo vent’anni di governo del centro sinistra. Ed io da padre ho ovviamente tifato per lui e i suoi amici.

Una volta divenuto sindaco, Gentilin mi chiesto di fare il presidente di Acque del Chiampo. Come vede, tutto molto semplice e alla luce del sole. Come chiara è e sarà la mia difesa dagli addebiti che mi sono fatti.

Lei quando ha deciso di fare il costruttore?

Decidere è una parola non proprio corretta. Io ero il figlio maggiore di una famiglia con ben 16 figli.

Quando mio padre si ammalò i miei fratelli erano piccoli ed io, tornato a casa dal seminario di Monte Berico, a ventanni ho dovuto ereditare la “carretta” e cercare di fare il meglio per aiutare la famiglia. Poi gli anni più difficili sono passati,e adesso la forza della Marcigaglia sta proprio nella gestione familiare con i miei fratelli.

La Marcigaglia è una società di speculazione immobiliare o è una realtà produttiva?

Veda un po’ lei … La nostra società è dotata di una struttura tecnicoorganizzativa composta da circa 60 dipendenti, un parco macchine

di oltre 80 mezzi e 6 divisioni interne altamente specializzate, che operano in tutti i campi delle costr uzioni: edilizia civile ed industriale, impiantistica idraulica ed elettrica, fonti energetiche rinnovabili, lottizzazioni ed infrastrutture, bonifiche e recupero dei rifiuti edili, progettazione e consulenza immobiliare.

Una realtà produttiva “a ciclo completo”?

Nel settore la giusta definizione è “General Contractor”. Vede, a differenza di tantissimi nostri concorrenti, noi abbiamo fatto scelte assolutamente contro-corrente. In un’epoca in cui, a causa della crisi e delle gare a folli ribassi d’asta, gestire direttamente dei dipendenti, degli operai, dei tecnici qualificati, un parco macchine così importante è una scelta coraggiosa. Sarebbe molto più semplice per noi fare come molti altri ed affidarci completamente alla gestione dei subappalti, magari con ditte straniere.

Ma la Marcigaglia non è mai stata questo. La nostra è una società fondata sulla cultura del lavoro, sulla fatica del cantiere, sulla qualità delle costruzioni. Abbiamo sempre avuto grandissimo rispetto e fiducia nelle maestranze locali.

Quale connessione vede tra la qualità delle costruzioni e le maestranze locali?

Da veneto doc sarò chiaro: se si vogliono ottenere delle costruzioni di qualità, è inutile raccontarci balle, bisogna privilegiare la manodopera italiana. Da noi, nel Veneto, esiste una cultura centenaria nell’edilizia e per raffinatezza esecutiva non c’è paragone con quelle squadre di stranieri che sono costretti a lavorare a cottimo, un giorno qui e un giorno là, magari per pochi euro. Non a caso, siamo tra le rarissime società di costruzioni che possono vantare circa il 90% di dipendenti italiani.

Come si attua una reale qualità nelle costruzioni?

Con la certificazione di qualità ISO 9001:2008, l’innovazione e la ricerca continua, un personale professionalmente formato ed aggiornato, la sicurezza nei luoghi di lavoro, investimenti continui in materiali ed attrezzature e, per ultimo se non alla base, tanta passione per questo lavoro. E’ così

che nasce l’impegno a sviluppare le nuove evoluzioni del “prodotto casa”. Ne è un esempio l’attestazione energetica in classe B di tutte le nostre abitazioni. Le ultime normative di risparmio energetico e di tutela ambientale stanno insegnando a concepire la casa come un involucro vivente in interazione con l’ambiente circostante. La nostra società da diversi anni si è lanciata in questa sfida con soddisfazione nostra e dei clienti.

Partire, tra i primi, in questo nuovo scenario energetico e qualitativo ha significato investire in un settore ancora poco battuto?

Abbiamo dovuto fare affidamento su professionisti e su sistemi costruttivi innovativi, sperimentando in laboratorio ogni materiale per definire uno standard costruttivo collaudato. Ma alla fine, a fare la vera differenza è la professionalità dei nostri uomini che ogni giorno in cantiere riescono a realizzare operativamente le nostre innovazioni.

Qualità del costruire non è però solamente risparmio energetico Infatti, “Qualità del Costruire” è molto più di un semplice marchio, direi che è un sistema, una filosofia di costruire che fonda le sue radici in una lunga tradizione costruttiva, fatta di uomini e di idee. Certificazione di qualità, Attestazione energetica, isolamento acustico collaudato, rispetto degli standard contro l’inquinamento luminoso, marchiatura CE dei materiali, bio-edilizia, fonti energetiche rinnovabili, manuale di uso e manutenzione dell’immobile, assistenze e garanzia decennale postvendita...

Parlare oggi di costruzioni, significa conoscere e usare le interazioni interdisciplinari che legano tra loro architettura, ingegneria, acustica e fisica applicata. Il concetto di qualità deve andare di pari passo con quello di sicurezza: il valore costruttivo non significa solo offrire il

meglio a chi acquista, ma garantire anche le condizioni ideali per chi lavora.

Cosa sono le “Costruzioni firmate”?

Molto semplice, le costruzioni firmate sono il prodotto finale di questo sistema di qualità. Da sempre, qualsiasi immobile, villa o appartamento che sia, è stato venduto e comperato considerando solo il metro quadro di superficie. Nella realtà sarebbe come se oggi, in un mondo invaso da marche, prodotti e firme di eccellenza, si comperassero per esempio, le auto pagandole a peso. Ma, in un mercato moderno, non è così, per un cliente in grado di districarsi tra mille prodotti e firme. Questo come sappiamo, succede in tutti i settori commerciali, eccezion fatta appunto per quello delle costruzioni. Il più delle volte infatti, il proprietario di un immobile nemmeno conosce il nome del costruttore della sua casa, né tanto meno è in grado di risalire ai parametri costruttivi che caratterizzano la sua proprietà rispetto ad un’altra. Isolamento termico, acustica, sistemi di impermeabilizzazione, strutture antisismiche, qualità delle finiture.... tutto rimane oggetto di mistero e la qualità costruttiva e quindi il valore del prodotto “casa” sembrano semplici modi di dire.

L’idea delle costruzioni firmate nasce dall’analisi di questa situazione. La nostra società progetta, costruisce, garantisce e firma il suo “prodotto casa” con una targhetta identificativa e un manuale di uso e manutenzione, completo dei dettagli costruttivi “as build” di ogni singolo particolare eseguito, di ogni singolo componente installato. Ponendo la nostra firma in evidenza mettiamo in gioco la nostra professionalità, il nostro nome e la nostra esperienza. Spetta poi al cliente giudicare ed esprimere la sua preferenza di acquisto verso quei “prodotti casa” che sapranno dare le maggiori e più affidabili garanzie qualitative, che se non deluse, sicuramente garantiranno anche un’adeguata rivalutazione nel tempo dell’investimento immobiliare.

In questo periodo però, è in atto una forte crisi del settore immobiliare.

Sinceramente pensiamo a questo momento come ad una ciclica selezione naturale, che alla fine premierà chi saprà offrire al cliente il massimo della qualità tecnologicamente disponibile.

A proposito delle vicende arzignanesi che la vedono coinvolta, vuole puntualizzare qualcosa?

Al momento preferisco attendere serenamente il giudizio della magistratura. Nel frattempo mi limito a ricordare a tutti una battuta del sindaco Giorgio Gentilin: “Arzignano è una grande città, Arzignano è la mia città”. Nel prossimo futuro, a bocce ferme, sono sicuro che molti di noi imprenditori avremo modo di dimostrare che molto fango, inutile e pretestuoso, è stato gettato contro un’intera città, che, non scordiamolo, ha contribuito in maniera determinante al benessere diffuso delle imprese, degli operai e delle famiglie del nord est.

Ma nel polverone che ha travolto Arzignano cosa le ha dato maggiormente fastidio?

L’ipocrisia di chi si permette di fare la morale facendo finta di cascare dalle nuvole.

Negli ambienti politici, lei viene dipinto come una persona saggia e mite Questo forse era vero un tempo. In questi mesi però, più di qualcuno si è permesso di diffamare la mia famiglia ed il mio lavoro. E questo non lo posso accettare. Una volta concluse le vicende giudiziarie, avrò tempo e modo per dedicarmi a chiarire più di qualche situazione. E mi creda, non sarò per niente mite.

Si riferisce alla super-querela con richiesta di danni per un milione di euro contro Gianfranco Signorin?

Anche, ma non sarà l’unica …

arzignano

200 del22 ottobre 2010 pag12

numero

Scuola per pochi eletti Tanti problemi e un terribile sospetto: se il caos fosse funzionale al mantenimento dello status quo?

di Luca Fantò

I

tagli al mondo della scuola attuati dal Ministro hanno scatenato una serie di dure reazioni che si stanno concretizzando negli scioperi previsti almeno fino a Natale. Scioperi che coinvolgono tutte le categorie interessate: docenti, personale amministrativo ed ATA, precari. Una reazione forse tardiva ma certamente prevedibile, a fronte dei 57mila tagli al personale. Fin dal ministero Moratti infatti, fin dalla famigerata legge 53 del 2003 si è profilato nel mondo della pubblica istruzione quello stravolgimento che oggi è palese e colpisce duramente la scuola. A Vicenza e nella sua provincia i Dirigenti Scolastici hanno difficoltà a ripianare debiti in attesa di finanziamenti statali che è difficile sapere quando arriveranno, hanno difficoltà a coprire le assenze con ore di supplenza, hanno difficoltà a sostenere progetti di recupero o potenziamento per gli alunni, hanno difficoltà persino a reperire materiali per coprire le spese per i toner, la carta, i gessi. Difficoltà che iniziano ad essere percepite chiaramente anche dalle famiglie che ora iniziano a costituire comitati per manifestare il proprio disagio di fronte ad una scuola che non viene messa in condizione di portare a termine i suoi compiti con successo.

Il collegamento tra scuola e mondo del lavoro, il bullismo, la mancanza di sostegno alle famiglie e agli alunni con difficoltà, i problemi legati alla gestione delle mense si fanno sempre più pesanti, percepibili da tutti.

Per ciò che riguarda poi nello specifico le scuole dell’ovest vicentino un peso rilevantissimo hanno ancora le dinamiche legate all’inserimento degli alunni stranieri. Il rapporto 2009 sull’immigrazione straniera, ad opera dell’Assessorato alle politiche dei flussi migratori della Regione Veneto, segnala infatti tra i comuni

a maggior incidenza di stranieri rispetto al totale dei residenti Arzignano, dove il peso della popolazione straniera sul totale dei residenti è del 19%, e Montecchio Maggiore col 16%. Gli studenti con cittadinanza non italiana sono passati da 900 iscritti nell’a.s. 1998/99, a 76000 nell’a.s. 2008/09 e sono in prevalenza provenienti dall’ex-Jugoslavia, dall’India e dal Bangladesh. Sebbene si sia perduto il primato provinciale per gli stranieri presenti sul territorio, il Comprensivo di Alte si attesta

scuole, potendo contare su docenti che non arrivavano a coprire l’intero monte ore previsto dal contratto, ricorrevano al proprio personale. Da quest’anno, con la presunta razionalizzazione delle cattedre, quelle ore disponibili non esistono più e quindi le scuole sono costrette a stanziare le poche risorse, spesso grazie agli Enti Locali, per interventi di prima alfabetizzazione. Questo processo sta determinando una fascia di stranieri che non sono a livello 0 di alfabetizzazione ma neppure completamente

cità, la scarsa conoscenza da parte delle famiglie dell’organizzazione stessa della scuola, il non utilizzo della modulistica adottata, le difficoltà ad instaurare una collaborazione tra scuola e famiglia nonché i problemi comportamentali e di apprendimento dei bambini stranieri. Si tratta di problematiche che necessiterebbero di finanziamenti oltre che alle scuole anche alle USL cui sono delegate alcune competenze in merito. Un altro elemento di crisi della scuola italiana in generale e di quella vicentina in

intorno al 37% degli iscritti stranieri ed Arzignano intorno al 23%. Questo ovviamente determina difficoltà di inserimento scolastico dei bambini stranieri a livello linguistico, di apprendimento ed anche socio educativo. Nonostante molti studenti siano ormai stranieri ma nati in Italia, in tutte le scuole del primo ciclo d’istruzione dell’ovest vicentino, sono presenti numerosi casi di alunni da alfabetizzare. Ma l’alfabetizzazione necessita di personale disponibile e di risorse economiche che non sono più fruibili. Fino allo scorso anno molte

alfabetizzati e quindi abbandonati al loro destino ed alle loro capacità di recupero. Ma le difficoltà che presenta il cospicuo numero di alunni stranieri nei territori di Arzignano e Montecchio non si limitano alla semplice alfabetizzazione. Esistono infatti difficoltà di relazione tra famiglie immigrate e la scuola e tra le famiglie e i centri educativi permanenti. Il servizio di mediazione culturale dell’ovest vicentino, struttura che si occupa dell’integrazione degli alunni e degli stranieri nel territorio, segnala tra le principali problemati-

particolare è il sostegno agli alunni con difficoltà. I casi sono numerosi e presentano una varietà di problematiche vastissima. Il personale dovrebbe quindi essere numeroso e diversificato per tipologia di intervento. Ciò che invece sempre più spesso accade è che i docenti deputati al sostegno delle classi in cui sono presenti alunni con difficoltà si trovino a dover operare su casi specifici, con specializzazioni generiche. Inoltre, al riconoscimento sempre più ampio di patologie che un tempo venivano frettolosamente liquidate come

espressione di mancanza di impegno o scarsa diligenza e mancata propensione alla scolarizzazione, non corrisponde un altrettanta concessione di ore (e quindi di cattedre). Il risultato è che il numero dei ragazzi certificati presenti nelle classi cresce ed il numero delle ore di docenza concesse alle Istituzioni scolastiche, anche a fronte di una certa ritrosia da parte delle strutture a riconoscere la gravità delle patologie, stagna. Insomma un mondo della scuola sempre più costretto ad “arrangiarsi”, a porre rimedio alle difficoltà concentrando necessariamente le poche risorse sui casi limite. Questo ovviamente oltre che creare difficoltà all’intera Istituzione è ostacolo all’istruzione di tutti gli alunni. La cosiddetta “cura delle eccellenze” ormai è un lusso che pochi Istituti, ed ancora solo grazie alla disponibilità degli Enti Locali, possono permettersi. Classi sempre più numerose, risorse sempre più limitate, sembrano condannare la scuola pubblica dell’ovest vicentino, dell’intera provincia, della nostra nazione, ad un destino di abbandono. Sempre più spesso la scuola statale italiana viene accusata di essere un istituzione disfunzionale, di non saper più adempiere a compiti che le sono assegnati. Si potrebbe trattare di un’analisi corretta…oppure no. Oppure no, poiché chi vive nella scuola, o chi è scaltro osservatore, potrebbe cogliere nell’apparente caos in cui la scuola statale italiana è stata fatta precipitare da un decennio di riforme inapplicate poiché inapplicabili o di sconvolgimenti presentati alla popolazione come epocali cambiamenti, i contorni di una sottile azione di destrutturazione finalizzata alla creazione di uno spazio di inculturazione destinato ad accogliere e limitare i molti affinché i pochi restino tali.

Allora la scuola si trasformerebbe da strumento di inclusione sociale a strumento di assoggettamento culturale e potrebbe apparire assolutamente funzionale ai nuovi compiti ad essa assegnati.

Sabato sera in ValChiampo di Emma Grande

C

on l'arrivo della stagione invernale le cittadine della vallata non offrono molto, se non uno svariato numero di bar e pub nei quali rintanarsi per passare un paio d'ore in compagnia. Se andiamo ad esaminare la serata tipo dei giovani della ValChiampo, il momento sacro

del weekend è l'aperitivo: dalle 18.30 alle 20 i locali si riempiono di ragazzi accorsi in massa per il rito dello spritz. Così tanti sono i partecipanti che la folla si ammassa persino nei parcheggi.

Possiamo definire questo "momento-spritz" una nuova moda?

In realtà l'aperitivo propriamente detto è sempre esistito, però negli ultimi anni ha trovato il boom fra i giovani: la maggior parte dei ragazzi lo considera oltre che un momento di ritrovo, una prassi.

Intorno a questo format stanno

nascendo una serie di locali che traggono appunto la maggior parte dei loro introiti dagli aperitivi: pieni alle 19 e semi vuoti alle 23. Soltanto nella zona di Arzignano abbiamo l'imbarazzo della scelta: Sottoscala, La Stua, Peperitos, Divino, Money, Nazionale, ai quali si aggiungono anche i locali dei paesi limitrofi.

A volte l'aperitivo si protrae anche per ore e diventa così il fulcro della serata: si cena con i buffet e nel frattempo si pensa dove proseguire. Chi non vuole fare tardi

opta per un film o per un giro in centro; al contrario c'è chi invece migra verso Vicenza e Verona, i due capoluoghi di provincia più vicini, per andare in discoteca. Le lunghe file all'entrata sono il preludio di una notte brava di musica e cocktail. Qualche ora dopo, con i piedi ormai distrutti, ci si avvia verso casa. Non prima di aver fatto tappa per uno spuntino notturno: nel frattempo si sono fatte le 4! Qui entrano in gioco i famosi baracchini ambulanti, che nel gergo comune si trasformano

in “paninari onti”. Bibite, panini, patatine fritte... qualsiasi cosa si voglia mangiare, lì è facilmente reperibile a qualsiasi ora della notte! Ad Arzignano possiamo trovarne uno nel parcheggio del supermercato Billa. Le lunghe notti dei giovani di Arzignano si concludono così alle prime luci dell’alba. La domenica ci si sveglia più stanchi che mai, ma con l'entusiasmo e la responsabilità dei ragazzi che il lunedì mattina devono riprendere il lavoro o gli studi.

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Lavoro, crisi, occupazione: la situazione nell’Ovest vicentino I

nnanzi tutti alcuni dati I 18 comuni delle valli del Chiampo e dell’Agno (Ovest vicentino) hanno una popolazione di circa 150.000 persone, con una presenza di cittadini stranieri pari a quasi il 15% (con punte del 20% in alcuni comuni). I lavoratori stranieri sono occupati prevalentemente nel settore conciario, ma presenti significativamente anche in altri settori come il metalmeccanico. I vari settori del manifat-

ha anche, come è noto, motivazioni tutte interne). I dati dei due centri per l’impiego di Arzignano e Valdagno ci dicono che tra gennaio 2008 e agosto 2010 circa il 25 % dei lavoratori licenziati in provincia di Vicenza sono concentrati in questi 18 comuni; cioè circa 3.350 sul totale provinciale di circa 13.500 (esclusi i lavoratori con contratti precari che hanno perso il lavoro). I 2/3 di queste lavoratrici e lavoratori provengono da

turiero che, almeno prima della crisi, occupavano quasi il 65% dei lavoratori dipendenti (% più alta sia della media provinciale che regionale), vanno dal distretto della Concia, una parte del distretto della meccatronica e dell’orafo, una significativa presenza delle aziende del tessile e abbigliamento e della gomma-plastica con la produzione di componenti per il settore auto e per l’abbigliamento. Oltre ad alcune importanti industrie della chimica. In sintesi, sul totale delle attività la quota maggiore delle imprese fa parte del manifatturiero (23%), del commercio (23%) e delle costruzioni (16%). Il tessuto produttivo è però caratterizzato da una forte frammentazione delle attività, praticamente una impresa ogni 12 abitanti. Circa il 93% di queste sono cosiddette micro- imprese che occupano fino a 10 dipendenti. Già questo dato la dice lunga sulla difficoltà del nostro tessuto produttivo ad affrontare la crisi e confrontarsi con mercati e sistemi produttivi globalizzati. Crisi che non risparmia nessun settore, anche se con diverse intensità e ricadute; il comparto della concia è stato sicuramente quello maggiormente colpito (anche se la crisi di questo settore inizia ben prima ed

ditte con meno di 15 dipendenti e quindi senza diritto all’indennità di mobilità.

Ma l’altro indicatore importante è che il saldo tra le assunzioni e le cessazioni (per la grande maggioranza con contratti precari), è negativo; cioè si bruciano posti di lavoro (nel 2009 quasi 1.700).

Anche nel 2010, malgrado un incremento delle assunzioni negli ultimi 2 -3 mesi il saldo continua ad essere negativo.

La crisi quindi non è finita e sicuramente non è finita per i lavoratori.

Non abbiamo dati precisi scorporati per le due vallate, in merito all’utilizzo della Cassa integrazione, ma il dato provinciale ci dice che nei primi 8 mesi di quest’anno le ore di Cassa richieste sono il 200% in più rispetto allo stesso periodo del 2009; va sottolineato però che la cassa integrazione ordinaria è leggermente diminuita, mentre cresce del 200% la cassa in deroga per l’artigianato e dell’oltre l’800% la cassa integrazione straordinaria (spesso anticamera del licenziamento). Segno questo di un acuirsi delle situazioni più in difficoltà. Inoltre la cassa in deroga per piccole aziende e artigianato scade a fine anno (a ottobre per

tante aziendine orafe) e poi non si sa cosa succede.

Da luglio 2010 ci sono segnali di aumento di fatturato e di ordinativi nei vari settori, trainati soprattutto dall’export, ovviamente con situazioni diverse da settore a settore e da azienda ad azienda.

Segnale che stiamo ‘uscendo’ dalla crisi? E’ presto per dirlo; in realtà siamo sempre in presenza di un andamento schizofrenico (momenti di intensità di lavoro e momenti di calo) e, come già detto, di sicuro questo non si traduce in una ripresa dell’occupazione. A titolo di esempio potremmo citare il caso della concia.

Da un lato ci sono aziende, possiamo stimarle in una ventina, che continuano ad essere in gravi difficoltà sia di mercato ma soprattutto dal punto di vista finanziario, quindi con prospettive molto scarse. In queste possiamo stimare circa altri 500 posti di lavoro a rischio nei prossimi mesi. Dall’altro c’è una parte delle aziende che ha ripreso una attività più intensa anche con 10-12 ore al giorno (con l’aumento degli orari continuano anche pratiche di gestione del personale poco trasparenti, per non dire altro). Grazie anche al fatto che hanno acquisito commesse di altre aziende concorrenti che nel frattempo sono ‘morte’. Attenzione però! Di queste aziende alcune hanno un relativo equilibrio ma altre stanno semplicemente ripetendo una via sbagliata per rispondere alle difficoltà, cioè grande quantità di lavoro per aumentare il fatturato e avere nell’immediato un po’ di liquidità ma lavorando a prezzi bassi, senza margini di redditività e con una pesante situazione finanziaria e debitoria che non viene affatto risolta ma anzi rischia di acuirsi.

Le imprese che hanno difficoltà ad ottenere finanziamenti dalle banche, scaricano spesso il problema sui dipendenti con ritardi nel pagamento degli stipendi oppure con il mancato pagamento o lunghissima diluizione in rate del TFR dei lavoratori licenziati. Per quanto riguarda gli altri settori c’è un aumento di ordini e fatturato nel metalmeccanico, anche qui con situazioni diverse e senza una ripresa dell’occupazione, mentre continua ad essere sostanzialmente fermo, e quindi con utilizzo degli ammortizzatori sociali, sia il settore delle costruzioni, che quello del commercio e servizi.

Quest’ultimo soffre in particola-

re, da un lato dei tagli sui servizi (pulizie, vigilanza, mensa...) che hanno operato le imprese e dall’altro anche di una difficoltà degli esercizi commerciali; segno di un calo della domanda dovuta alle difficoltà di reddito delle famiglie.

Infine qualche considerazione sulle ricadute sociali Oltre al numero delle persone che hanno perso il lavoro o che sono passati da un lavoro relativamente stabile o costante a periodi di lavoro molto più rarefatti, vanno evidenziati alcuni elementi di merito. I lavoratori espulsi (a parte i casi di chiusure aziendali e a parte chi è vicino alla pensione) sono in prevalenza quelli con qualifiche più basse e con competenze molto limitate o specifiche, oppure lavoratori con qualche difficoltà fisica, o ancora donne, soprattutto del tessile-abbigliamento e giovani che già prima erano precari. Si sta allungando la permanenza in disoccupazione (una parte non ha più trovato lavoro da 2 anni) e le prospettive di ricollocazione sono scarse. Tutto ciò sta creando ogni giorno che passa una situazione di difficoltà economica per le famiglie sempre più grave, anche perché nel frattempo sono terminati i periodi coperti da un minimo di indennità INPS (mobilità e disoccupazione).

Con alcuni soggetti più deboli o più esposti: le famiglie con figli ed in particolar modo quelle monoparentali e le famiglie di lavoratori stranieri che hanno meno protezioni dalla rete parentale. Ma sono in aumento anche le situazioni di disagio personale dovute al fatto che il singolo lavoratore/lavoratrice o la famiglia vive questa situazione in ‘solitudine’ e non intravede prospettive per il futuro. Come già detto a questi lavoratori se ne aggiungeranno altri nei prossimi mesi ed è compito di tutti, a partire da chi ha responsabilità politiche e di governo a tutti i livelli (da quello nazionale a quello locale), dare una risposta di sostegno economico ma anche una prospettiva di futuro per questi cittadini. Pena l’affermarsi di spinte a mio avviso molto pericolose, un acuirsi della logica del ‘tutti contro tutti’, con un ulteriore peggioramento delle condizioni del sistema nella relazione tra i vari soggetti economici e produttivi. Una cultura che potrebbe creare anche una pericolosa lacerazione del tessuto sociale e una caduta della solidarietà pensando, illusoriamente, di scaricare il peso della crisi sui alcuni soggetti: donne, giovani, migranti.

Maurizio Ferron Resp. CGIL Ovest Vicentino

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“Dalla Valle del Chiampo alla Green Valley” Il pezzo di questa pagina è a cura di Confindustria Vicenza

“

A cosa è dovuto questo risultato?

Il territorio non è certo in ot“Soprattutto alla crescita delle tima salute, ci sono segnali di esportazioni, che è stata dell’11% ripresa, ma ancora incerti e deboverso i paesi extra-Ue e del 3,2% li. Aspettiamo conferme dai prosverso l’Europa comunitaria. Ansimi mesi, ma la preoccupazione che la domanda interna, comunresta”. que, ha fatto regiSusanna Magnabostrare un discreto sco, presidente del aumento, pari al Raggruppamento di 3,7%.

Attenzione Arzignano e Monperò a non credere tecchio Maggiore che questi numeri dell’Associazione Inautorizzino a pendustriali, guarda con sare che la crisi sia un misto di ritrovata Rispetto alle spalle. Le stesse fiducia e di prudente al 2009 nostre rilevazioni, attesa allo scenario + 8,5 % ci dicono che economico generale di produzione infatti, rimane ancora una e locale. Le aziende quota importante di dell’Ovest vicentino aziende, il 41%, che danno segni di ripredichiara di avere un livello prosa della produzione, ma la presiduttivo insoddisfacente. E l’andente degli Industriali del luogo damento dell’occupazione non invita a stare con i piedi per terra. è in ripresa, anzi risulta ancora Lo fa alla vigilia dell’assemblea negativo, con un calo del numero che sancirà il termine del suo di addetti che si attesta sull’1 %. mandato alla guida del RaggrupC’è poi ancora un 40% di aziende pamento. che segnala ritardi negli incassi, Presidente Magnabosco, qual è il che provoca tensioni di liquila situazione congiunturale delle dità in molte aziende. Infine ci aziende dell’ovest vicentino? sono alcune tensioni sul fronte “Continua a essere incerta e fradei prezzi delle materie prime: gile, specchio di questo periodo due aziende su tre segnalano un difficile che lentamente, molto aumento complessivo che sfiora il lentamente, tende ad allonta10%”. narsi. Qualche segnale positivo, Insomma, il bicchiere può essere comunque, arriva. I dati dell’uffimezzo pieno o mezzo vuoto... cio studi della nostra Associazio“Sì, l’importante è non vedere ne, relativi al secondo trimestre solo una delle due parti, sia per dell’anno, mostrano un leggero non perdere il contatto con la remiglioramento del quadro genealtà, sia per non vedere tutto nerale, con un parziale recupero gativo. Diciamo che è come se in dei principali indicatori econouna partita di calcio l’Italia avesmici. Il dato più incoraggiante se segnato un gol al Brasile dopo dice che nel secondo trimestre, pochi minuti: tutti contenti, ma rispetto allo stesso periodo del c’è da arrivare a fine partita con2009, la produzione è aumentata tro il Brasile, e non sono consendell’8,5%”.

tite disattenzioni”.

Ma cosa pensa che riserverà quest’ultima parte dell’anno?

“Ancora i dati della nostra indagine dicono che le aspettative degli imprenditori della zona mostrano una prosecuzione dell’attuale tendenza: la produzione dovrebbe, nel complesso, rimanere in positivo, anche se su livelli più contenuti, intorno al 6%, sempre con un traino da parte della domanda estera. La forza esportatrice delle nostre aziende si conferma come il plus che ci sta facendo vedere qualche spiraglio di luce. Ancora una volta la nostra capacità di andare sui mercati di tutto il mondo si sta rivelando fondamentale.

Rimangono incerte, peraltro, le previsioni di nuovi investimenti: una quota consistente di aziende, il 44%, dichiara di non avere in programma alcun investimento nei prossimi mesi”.

Le categorie economiche dell’Ovest Vicentino e la Camera di Commercio hanno commissionato a una équipe di esperti e analisti uno studio sul territorio per individuare le possibili “scommesse” future di quest’area. Qual è stato l’input iniziale di questo progetto?

“La volontà, comune a tutti gli operatori economici del territorio, di ripensare il futuro della nostra area, che si è molto sviluppata negli ultimi decenni e che ora ha sentito la gravità della crisi di questi ultimi due-tre anni, com-

gioco nei settori più nuovi, ricorprendendo che occorre adesso un dando anche le competenze ma‘salto di qualità’, una nuova riparturate nella tutela dell’ambiente. tenza, che punti sull’innovazione I giovani se ne stanno andando, e sullo sviluppo sostenibile. Il abbiamo un saldo negativo nella progetto si chiama ‘Dalla Valle del popolazione tra i 24 e i 34 anni: Chiampo alla Green Valley’, prodobbiamo dunque prio per sottolineare trovare il modo per l’importanza di metdare a questi giovani tere al centro l’idea la prospettiva di un di una valle nuova, in rilancio e di un’area linea con le sfide che capace di tornare atci stanno di fronte. trattiva per loro e per Ci siamo mossi tutti tutti”. uniti, come mondo Quando verranno economico locale, C’è voglia presentati i risultati con l’idea di cambia- di ripartire dello studio? re, con un moto di “Il 30 ottobre ci sarà orgoglio che arriva dai valori uno specifico convedalla voglia di ripargno al Teatro Mattire, di ritrovare l’entarello di Arzignano: sarà l’occatusiasmo, basandoci sui valori insione per un confronto comune discussi della nostra che ci riguarda tutti. Noi, come terra: la voglia di Associazione Industriali, da quelavorare, le comsto punto di vista ci sentiamo impetenze matupegnati a fondo. E infatti questo rate nei settori tema e questo studio sarà al centradizionali tro anche dell’assemblea del noma anche la stro Raggruppamento, che si tercapacità di rà il 10 novembre nella sede di Armetterle in zignano: sarà un’altra occasione per riflettere sui nostri problemi, sulle nostre risorse e sulle opportunità che abbiamo davanti. Da qui dobbiamo ripartire”.

| Susanna Magnabosco

» TRATTAMENTO ACQUE » APPARECCHIATURE INDUSTRIALI E CIVILI » CONDIZIONANTI CHIMICI » DISINCROSTAZIONI » ANALISI E CONSULENZE Via dell'Artigianato, 13/B. Z.I. - 36030 VILLAVERLA (VI) - Tel. 0445 - 350252 - Fax. 0445 - 350230 E-mail: info@chimeco.net - Indirizzo internet: www.chimeco.net

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La parola ai serbi:

“Noi non siamo Ivan il terribile” (E.G.) La comunità serba di Arzignano si dissocia dalla violenza messa in atto dai suoi connazionali ultras lo scorso 12 ottobre allo stadio “Ferraris” di Genova.

“La Serbia non è Ivan il Terribile - dice S.V., giovane serbo residente ad Arzignano - Gli ultras rappresentano una parte esigua della tifoseria serba. Da Arzignano, per Genova, sono partiti dei veri tifosi: persone fiere della loro nazione e con tanta voglia di vedere una bella partita.” Nei pullman partiti da Arzignano (che trasportavano ben 105 tifosi serbi) erano presenti anche famiglie, e nessuno sospettava la violenza a cui avrebbero assistito da lì a poco. “La tifoseria serba è amica dell’Italia e di tutte le tifoserie italiane senza distinzioni - continua I.I. - Gli ultras in questione hanno cercato di darsi visibilità con la forza e la violen-

za.” Raccontano i serbi presenti durante l’accaduto, che le forze dell’ordine, prima di irrompere nella curva ospiti e fermare la sommossa, hanno richiamato e fatto uscire tutti coloro che, con regolare permesso di soggiorno, vivono e lavorano onestamente in Italia. “Sono stati dei momenti di terrore anche per noi - dice un padre di famiglia ancora sconvolto dalla drammaticità degli eventi - all’inizio sembrava tutto tranquillo, poi verso le 15 del pomeriggio il marasma. Gli ultras hanno preso il sopravvento su tutto. La cosa che ci lascia più perplessi però è come siano riusciti ad introdurre allo stadio i fumogeni e tutto il resto”. Questi lavoratori serbi amanti del buon calcio proseguono raccontando che il famigerato Ivan Bogdanov in Serbia era già conosciuto e temuto: “è il capo della tifoseria

della FK Stella Rossa, già schedato dalla polizia serba per precedenti sommosse. Secondo noi la sua giustificazione cela ben altro… il rancore nei confronti del portiere, militante nella FK Partizan, è solo una copertura.

Dietro la sua azione ci sono motivi politici.” Questa supposizione richiama alla memoria la recente vicenda del gay pride di Belgrado, manifestazione per anni bocciata e molto contestata; anche in quell’occasione si sono verificate sommosse che hanno sconvolto e messo a soqquadro la città.

“A nostro parere le forze politiche estremiste dell’opposizione cercano di far credere alla comunità europea che in Serbia regni il malcontento. In realtà siamo contenti e fieri del nostro governo, anche se qualcuno vuol far credere il contrario. Siamo ben disposti nei confronti degli altri paesi europei

e pronti ad entrare nella Comunità Europea. Noi siamo orgogliosi della Serbia di oggi.” La rivalità fra le due squadre di Belgrado è quindi solo una copertura? Non possiamo dirlo con certezza, però è lecito che sorga il dubbio. Una cosa è palese però: a tutti questi seri lavoratori lontani dalla propria terra resta il dispiacere per non aver visto disputata la partita della loro squadra del cuore e ancora più male fa il 3-0 deciso a tavolino. “Sarebbe bello che la partita potesse essere ripetuta e nessuna delle due squadre sanzionata - dice G.T. - Non è giusto che tutta la Serbia paghi per colpa di un misero gruppo di ultras, rischiando di compromettere il rapporto di fiducia che abbiamo instaurato con l’Italia dopo anni di sacrificio e duro lavoro. I serbi amano l’Italia, e noi in particolare amiamo la nostra Arzignano.”

Arzignano: mille e uno sport di Emma Grande

F

ino all'anno scorso Arzignano in ambito sportivo veniva ancora identificata come la città del Grifo pluricampione di calcio a 5. In realtà, oltre a questa attività, che è ripartita dal basso dopo le note vicende, esiste tutto un altro un mondo sportivo.

La città, uno dei principali poli dell'ovest vicentino, offre sport di ogni genere, dal calcio, alla pallavolo, al basket, tutti e tre arrivati a buoni livelli, fino al rugby, che sta prendendo piede anche nella vallata del Chiampo. Le delusioni provocate dalle scorse vicende del Grifo, con il senno di poi hanno avuto riscontri positivi. I tifosi del calcio a 5 dopo un primo momento di grande amarezza sono tornati al Palatezze per seguire tutte e tre le squadre che Arzignano presenta in C1: la neo promossa Atletico Arzignano, il Tezze-Pugnello e la nuova Ar-

zignano Futsal, che vanta nella sua rosa Amoroso e Antonelli, ex stelle del Grifo. “Obiettivo da perseguire per il futuro - secondo il consigliere con delega allo sport Giovanni Lovato - è una fusione fra le tre società. In questo modo si potrebbe puntare a rinverdire le vecchie glorie con l’aiuto di tutti i dirigenti e di tutti gli sponsor”.

Un’idea condivisa dai tifosi, che al vertice della squadra vogliono anche persone di Arzignano e non un qualsiasi veronese o padovano facoltoso che abbia i mezzi per acquistare le tre società. Ma anche la pallavolo regala grandi soddisfazioni agli arzignanesi con le ragazze dell'Arzignano che militano in serie C regionale e che sono da anni l'orgoglio della città.

“Lo sport spesso e volentieri- dice Lovato - oltre che attività fisica è veicolo sociale. Seguire le squadre locali diventa un passatempo per anziani e disabili, soprattutto nel caso degli sport indoor, ma non si può dimenticare la funzione motivante delle prime squadre.

Prendendo come esempio i loro beniamini, i bambini sono stimo-

lati a fare sport. Lo stare insieme, tipico dell’attività sportiva, è molto importante ad Arzignano, dove il fare gruppo va scemando”. Nel calcio la Polisportiva Arzignano, che milita in Eccellenza, da soddisfazioni ai suoi tifosi e funge anche da veicolo di ideali per i ragazzini delle giovanili. “Bisogna dunque investire allo stesso modo sulla prima squadra e sulle giovanili che rappresentano il futuro” dice il presidente Renzo Lorenzi.

Altra offerta della Polisportiva è il rugby di cui è visibile la funzione sociale. “Gli scontri fisici di questo sport non fanno male, ma insegnano a vivere” dice in merito Lovato. L'unico vero problema di questa attività è la mancanza di impianti: la squadra si allena all'antistadio del Dal Molin, ma per le partite è costretta a trasferirsi a Vicenza. Il problema degli campi sportivi non è solo del rugby, ma anche del calcio. Ad Arzignano ci sono più squadre che impianti. “Ma il comune - dice Lovato - agevola le società dando la possibilità ai settori giovanili di usufruire dei campi gratuitamen-

te, mentre per le prime squadre la tariffa d’uso è agevolata. Inoltre da quest'anno verranno premiate le società che tratteranno nel modo più responsabile possibile, senza recare danni, le strutture date in uso”. Ennesima attività sportiva in voga ad Arzignano è il kart. La città vanta un rinomato kartodromo molto frequentato da professionisti e da ragazzi di tutte le età, ben seguiti da esperti. Ci fa notare il direttore del kartodromo Stefano Asola che l'impianto di Arzignano collabora con l'associazione La Città della Speranza e mette a disposizione dei kart appositi per i diversamente abili.

“La differenza fra noi e le altre associazioni - dice Asola- è che da noi i diversamente abili sono diversi solo perché non pagano”.

Last but not least da quest’anno lo sport e la socializzazione saranno parte centrale delle attività tese all’educazione civica della nuova Arzignano, volute concordemente da maggioranza e opposizione.

Calcio

Montecchio in crescita di Marta Benedetti

A

lla ricerca di una salvezza tranquilla. Così potrebbe intitolarsi il film della nuova stagione del Montecchio, che domenica 24 ottobre affronta in casa il Rovigo nell’ottavo turno di andata del girone C di serie D. La squadra di mister Venturini, che ha rilevato il dimissionario Giovanni Carli all’inizio della stagione, si sta ben comportando in campionato. È reduce dall’ottima prestazione di Venezia, dove capitan Tresso e compagni hanno dato filo da torcere alla capolista.

Sconfitto per 2-1, il Montecchio ha comunque dimostrato di poter dire la sua in questo difficile girone e ha dato segnali importanti per quanto riguarda il livello di gioco. I castellani, che finora hanno conquistato 5 punti (vittoria sul Concordia e due pareggi con le formazioni friulane Tamai e Sanvitese), zoppicano in fase realizzativa, ma grazie agli innesti dei due centrali difensivi, De Pretto e Girlanda, hanno blindato la difesa. Il presidente Romano Aleardi, dopo aver appreso in estate che il suo Montecchio sarebbe stato ripescato in serie D, ha messo mano al portafogli e ha deciso con il diesse, Massimo Sigismondi, di rinforzare la squadra. Con De Pretto e Girlanda, sono arrivati anche il terzino sinistro Daniele Nicoletti, il centravanti Nathan Onyejiaka e Marco Roverotto, che ha giocato in Seconda Divisione con l’Itala San Marco. Domenica 24 ottobre, al Polisportivo Cosaro (fischio d’inizio alle 15), il Montecchio ospita la formazione rodigina che è a quota 8 punti in classifica, frutto di ben cinque pareggi, una vittoria e una sconfitta. Una squadra, quella allenata da Carmine Parlato, che punta ad un campionato di vertice e verrà al Cosaro per dimenticare una partenza con il freno a mano tirato.

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focus

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Legaland, il Veneto oltre i luoghi comuni

In un libro raccolti feticci, fatti e misfatti del Nord Est. C’è anche molta Vicenza, “grazie”all’evasione fiscale, alla cementificazione e allo scandalo cave Unico comune in Italia ad aver affittato uno stand al meeting di Comunione e Liberazione. Punture a Variati anche su Pat e Verso Nord.

di Giulio Todescan

L

a “locomotiva” economica del Nord Est che deraglia, il Veneto che si trasforma il “Vene-tilt”, la transizione politica dal “sistema Galan” al “primitivismo leghista”, mentre gli affari continuano a far girare soldi, più o meno puliti.

Benvenuti a “Legaland”, la terra raccontata con stile crudo e stretta aderenza ai fatti nell’omonimo libro scritto a quattro mani da Ernesto Milanesi - cronista del Mattino di Padova - e Sebastiano Canetta - giornalista indipendente e freelance - ed edito dalla Manifestolibri (174 pagine, 18 euro, prefazione di Massimo Carlotto). Con il metodo certosino dell’inchiesta, distillando decine di reportages pubblicati nel corso degli anni sulle pagine del quotidiano il manifesto, Milanesi e Canetta mettono in fila tutti i punti che, visti dalla giusta distanza, compongono il quadro di un territorio al collasso.

Ci sono gli eccessi “folkloristici” come i Serenissimi del tanketo che andò all’assalto del campanile di San Marco, i deliranti progetti della Polisia veneta con tanto di arsenale militare scoperti nella Marca, accanto alle maxi evasioni dei conciari della Valchiampo (dell’inchiesta Dirty leather i due scrissero in tempi mediaticamente non sospetti, ben prima della nota puntata di Report, proprio sul “quotidiano comunista”).

Ci sono i personaggi-simbolo appariscenti come il politicoimprenditore televisivo Giorgio Panto e gli affari molto più discreti consumati a Padova e nel resto della regione fra appalti ospedalieri e le grandi operazioni immobiliari finanziate dal denaro pubblico; gli immigrati sfruttati nel ciclo dei rifiuti e le pianure ancora sgombre del Polesine usate come discarica di rifiuti tossici.

C’è pure una Vicenza “bianca” che, secondo i due giornalisti, si sta avvicinando sempre di più all’orbita di Comunione e Liberazione, e del suo braccio economico della Compagnia delle Opere, già molto attiva fra Padova e Verona. “E’ un fatto che un impero come la CdO, che nel Veneto ha una delle sue roccaforti storiche, lavori o con appalti pubblici, o finanziamenti europei, o regionali, o dell’Università - dice Milanesi - I C’è anche molta Vicenza soldi che girano sono fondamennel libro, e non solo per il talmente pubblici. Basta andare sistema delle maxi evasioal nuovo ospedale di Mestre, coni dell’Iva. C’è la bella storia di restruito in project financing, che sistenza alla cementificazione selsi trova in via Don Giussani. Un vaggia dell’Altopiano portata caso, forse. Questa è una cosa che avanti dal giovane sindaco di anche a Vicenza è bene cominciaAsiago Andrea Gios, che ha ridotre a dire. Il comune di Vicenza è to del 20% i volumi delle nuove stato l’unico comune in Italia ad costruzioni e denuncia le “grossisaver affittato un sime pressioni” che proprio stand al mericeve dagli immobieting di CL di Rimiliaristi furiosi. E c’è la ni, quest’anno. Lo storia del “sistema” sapevate? Non c’è delle cave, con le tanniente di male in genti versate al geoquesto, ma vorrà metra dell’Ufficio pur dire qualcosa. Il cave provinciale An- Un cavatore: sindaco di Padova gelo Canalia, scoper- “Lavori solo Zanonato, da parte chiato nel 2009 da se stai nel sua, non manca un’inchiesta della sistema” un’edizione del meProcura berica. Con eting. Recentemenil cavatore Piero Colte la Compagnia po che denuncia un delle Opere ha deciso di unificare clima omertoso: “L’Altopiano è le sue strutture del Nord Est porpeggio di Sicilia, Sardegna e Natando il quartier generale a Veropoli. Qui non usano pistole, ma se na. Comandano i veronesi, in un non fai parte del sistema semplicerto senso. Basta alzare la testa cemente non lavori più”. Due facce e vedere cosa è in programma della stessa medaglia.

sull’asse Verona-Vicenza: il mega centro logistico Quadrante Europa, ad esempio”.

E’ un Veneto sempre più “lombardo”, quello descritto da Milanesi e Canetta. Altro che partite Iva, investimenti rischiosi, piccoli imprenditori coraggiosi. Le vere “fabbriche” del Nord Est - secondo la tesi dei due giornalisti, in controtendenza rispetto al mare di retorica che ricopre queste terre - sono quelle che carburano col denaro pubblico: ospedali costruiti in project financing, società autostradali gestite fra pubblico e privato, università. E poi il ciclo del cemento, dalle cave alle società immobiliari. Mentre le piccole medie e imprese chiudono o delocalizzano all’estero, ci si affida al guadagno sicuro. Spesso garantito dai soldi pubblici. “Il modello è quello del Passante di Mestre - continua Milanesi - Lì parte dei soldi li hanno messi i privati, ma se per caso un giorno passeranno meno auto di quanto previsto dal contratto, la differenza alla società concessionaria la paga la Regione, cioè tutti noi”.

A pagina 81 ci sono 18 righe riempite da un elenco di aziende. Sono quelle che partecipano alla realizzazione della Torre della Ricerca a Padova, nella Zip, la zona industriale costruita negli anni ‘50 e ora in piena riconversione. Il consorzio Zip, capitanato dal Comune, ha ceduto il terreno di 10 mila metri quadri alla Fondazio-

ne Città della Speranza per soli 1.000 euro, una cifra simbolica.

“La Fondazione fa un meritevole lavoro di ricerca sulle leucemie infantili - prosegue Milanesi - Ma ciò non toglie che si tratti di una privatizzazione fatta senza batter ciglio. In quell’elenco ci sono tutte le aziende che nel resto del Veneto si contendono gli appalti, mentre lì lavorano tutte insieme appassionatamente”. Operazione, quella della Zip padovana, benedetta sia da Zanonato che da Galan. “Pd e Pdl alla fine su alcune cose si trovano d’accordo. Così come la Lega, che amministra Jesolo, dove l’obiettivo è costruire torri su tutto il lungomare.

E anche a Vicenza, mi pare che il nuovo Pat della giunta Variati, dietro una facciata di verde e di sostenibilità, contenga una serie di operazioni come l’apertura di centri commerciali, o il progetto per il nuovo stadio. E poi, vogliamo domandarci quanto vanno d’accordo ‘Verso nord’ Achille Variati e Lia Sartori, che dovrebbero essere cane e gatto?”. Il libro sta facendo il giro della regione, e presto sarà presentato anche a Vicenza (il calendario è sul blog: http://legalandmanifestolibri. blogspot.com; per contattere gli autori: e.milanesi@mattinopadova.it e sebastianocanetta@gmail. com). La carne al fuoco è tanta, e di sicuro a qualcuno risulterà indigesta. Ma per digerirla bene forse conviene discuterne: è meglio conoscere il Vene-tilt che rimanerne stritolati.

città

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“O te magni sta minestra, o…”

All’insegna dell’educazione tradizionale la ricetta dell’assessore Moretti contro l’obesità e i capricci dei ragazzini di oggi Messa sotto accusa dall’opposizione, si difende: “Non mi sono inventata niente: applico le prescrizioni di dietisti e Ministero della Salute E credo nel progetto”

di Enrico Soli

“

Il piatto unico è una boiata pazzesca: i bambini tornano a casa dalle mense scolastiche senza aver mangiato”. L’attacco del PdL nel consiglio comunale dello scorso 29 settembre, è stato pesante, ma l’assessore Alessandra Moretti non si scompone.

Nell’occasione il consigliere di opposizione Valerio Sorrentino aveva aggiunto: “Il malcontento della città è palpabile e presto ce ne accorgeremo: se il piatto non piace, l’alunno rimane a digiuno”.

Difficile mettere d’accordo tutti sul cibo, ma nelle fila di Pdl e Lega più di qualcuno non disdegnerebbe

di una protesta da parte dei genisul vassoio la testa della Moretti. tori degli alunni? “Le proteste ci Andando oltre la polemica ormai sono sempre quando sterile sugli aumensi introduce una notati costi della mensa vità, ma io sono mol(vedi “VicenzaPiù” to serena- dice la Monumero 197), ricorretti- La scelta è stata diamo che il “piatto fatta dietro forte solforte” lanciato dall’aslecitazione da parte sessore è praticamendell’Ussl, di dietisti te un piatto unico “Piatto forte e pediatri, nonché particolarmente so- migliorabile, seguendo indicazioni stanzioso che dovrebministeriali. Puntiabe sostituire la classi- ma la strada è mo ad un’alimentaco formula primo più giusta” zione sana e ordisecondo. Un’idea connata. Non offriamo divisibile se si conmeno cibo di prima: sidera quanto cibo le grammature ce le da il Ministero avanzato andava buttato in precedella Salute”. Qualcosa da migliodenza. Le scuole hanno riaperto rare però c’è. Le lamentele infatti da un mese, ormai è possibile fare nascono sia dal cibo proposto che un primo bilancio dell’operazione: dall’alternativa al “piatto forte”, dobbiamo davvero attenderci da attualmente consistente solo in un momento all’altro l’esplosione

dendo anche da questo punto di pasta o riso all’olio. “Ricordo che vista: a breve infatti introdurremo il progetto è ancora in fase sperinel piatto di riserva mentale: ogni giorno anche prosciutto e riceviamo dai nostri formaggio”. Il piatto funzionari presenti unico insomma sarà in mensa un report confermato. “Sì, persui cibi. Stiamo così ché dal punto di vista rendendoci conto che educativo non è giualcuni piatti non rac- “Sbagliato sto che il ragazzino colgono gradimento dare al abbia troppe alternada parte degli alunni e stiamo lavorando ragazzo troppe tive. Altrimenti cresce capriccioso e semcon le ditte di ristora- alternative” pre insoddisfatto. zione per ritoccare il Il modo di dire ‘o te menu. Se il bambino magni sta minestra o dice ‘no’ al piatto del te salti sta finestra’ è un principio giorno, l’inserviente gli offre l’alsempre valido per educare i figli”. ternativa”. Ma pasta o riso all’olio Il dibattito rimane aperto visto non è un po’ misera come seconda che probabilmente esistono anche scelta, considerando che comunscuole di pensiero diverse e l’oppoque una famiglia da quest’anno sizione ripartirà con nuove argosborsa ben 4 euro e 50 centesimi mentazioni. per quel pasto? “Stiamo provve-

Ex Centrale: Pat…ti da mantenere Appello di Giancarlo Albera dei Comitati: “L’area del Cuore Immacolato di Maria è senza respiro Un quartiere soffocato tra la caserma della Gendarmeria Europea e il vecchio stabilimento del latte L’unico spazio aperto della parrocchia è un orrendo campetto di cemento L’assessore Tosetto è d’accordo e vuole dare un centro a San Bartolo (E.S.) È forte la delusione dei cittadini di San Bortolo per l’eliminazione, in fase di assestamento di bilancio, dei 400 mila euro stanziati per la prima fase di bonifica e demolizione dell’interno dell’ex centrale del latte. Sono passati due anni dal trasferimento di quest’ultima a Vicenza Est e da allora non sono stati fatti passi avanti per dare una nuova identità all’area. Non ha perso tempo nel sottolinearlo l’opposizione di Palazzo Trissino: PdL e Lega infatti hanno girato alla maggioranza, sottoforma di interrogazione, la lamentela di Giancarlo Albera, portavoce del Coordinamento dei comitati. Albera parla di un quartiere, quello di San Bortolo, “abbandonato, lasciato senza un’area verde e uno spazio per i ragazzi”.

“L’eliminazione dei 400 mila euro previsti per via Medici ci ha lasciati sconcertati- dice il rappresentante dei comitati- La scelta dell’Amministrazione penalizza un quartiere, quello di San Bortolo, priva di standard primari.

Nella zona abitano più di ottomila persone e l’unico luogo di ritrovo è uno (squallido, ndr) campetto in cemento di metri 20x16”.

L’ex centrale del latte è inserita nel PAT all’art.25, “azioni di ri-

qualificazione e riconversione IPS (aree di interesse pubblico strategico) con la seguente scrittura: “abbattimento delle strutture esistenti, formazione di un’area verde a parco e costituzione di una piazza coordinata con le strutture parrocchiali e connessa con Parco Astichello”. “Giusto un anno fa (27 ottobre 2009)- ricorda Alberal’annuncio del sindaco che confermava lo stanziamento di 400 mila euro ai quali andavano aggiunti i 350.000 frutto dell’accordo con privati di Monte Asolone”. L’attivista del “No Dal Molin” ci è rimasto male anche perché “nulla è stato comunicato preventivamente alla popolazione”. “Ricordo che la questione dell’ex Centrale fu oggetto della campagna elettorale nelle amministrative del 2008 sotto lo slogan ‘Ritorna il futuro’- aggiunge Albera- Siamo preoccupati perché nulla si muove ed il tempo sta passando inesorabilmente; siamo già oltre metà legislatura!”. Un sostenitore di Variati che critica pubblicamente il primo cittadino è ovviamente musica per le orecchie dell’opposizione, che ne ha quindi approfittato per fare eco sui media: “L’area verde di via Medici poteva essere realizzata gradualmente,

con stanziamenti annuali- recita la premessa all’interrogazione firmata PdL e Lega- Avevamo quindi valutato positivamente l’impegno per il 2010 di 400.000 euro, perché era comunque un inizio. Oggi ci rendiamo conto che era un’altra delle bufale di Variati. Non sarebbe stato più dignitoso presentarsi a S. Bortolo e spiegare?”. In effetti l’assessore alla riqualificazione urbana e ai lavori pubblici Ennio Tosetto pochi giorni fa ha incontrato i comitati del quartiere per raccoglierne le istanze. “Fin che il Pat è fermo in Regione non si può andare avanti- ricorda To-

setto- Abbiamo quindi deciso di destinare i fondi a disposizione al completamento del centro polifunzionale di San Pio X. Piuttosto che lasciare due opere incomplete, ne abbiamo finita almeno una. Non ci siamo dimenticati di San Bortolo: in primis faremo in modo di rendere utilizzabile dalle associazioni la palazzina dell’ex Centrale”. Puntualizzazione di Albera: “L’Amministrazione dovrebbe chiarire cosa intende fare per San Bortolo e con quali tempi.

Non occorre attendere il Pat per partire: venga elaborato un progetto”. D’accordo Tosetto: “Con-

dividerò in Giunta la proposta visto che non riguarda solo il mio settore. Per l’ex Centrale penso ad una progettazione partecipata in modo che quando arriverà il Pat ci sia già un’idea condivisa. Vogliamo comunque dare un centro, una piazza, ad un quartiere che attualmente ne è privo. Prima bisogna accordarsi sul da farsi: ad esempio inizialmente si diceva di abbattere tutto per lasciare tutto a verde, mentre adesso si sta capendo che almeno alcuni volumi possono essere riadattati. L’area è grande: per me si può tenere sia verde che volumi”.

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Spritz Story di Annamaria De Cillis

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pritz? Sì grazie. La movida dell’aperitivo comincia relativamente presto, appena sul calar del sole, quando Vicenza diventa una città tutta da bere. Spritz è il nome “scientifico”, per così dire, dell’aperitivo principe di tante serate, ma gli affezionati e i più incalliti lo chiamano Spriss o Spriz.

Al di là del composto corroborante a base di alcol, lo spritz svolge una funzione sociale aggregativa. Molti, forse troppi, si ritrovano a bere uno spritz in compagnia, come pre-serata, come conclusione della giornata lavorativa, prima dell’ora di pranzo e perfino come cena frugale ed economica. Già perchè molti locali a Vicenza adottano la fascia dell’happy hour (per gli italofoni “ora felice”) come utile strategia per battere più scontrini possibili e rimpinguare i fondi di cassa. Prende sempre più piede la tendenza a offrire, insieme all’aperitivo, stuzzichini e bocconcini spesso ben serviti sul bancone o su un tavolo allestito a buffet, a volte con tanto di cuoco e pentolone a seguito. In questo i locali milanesi insegnano, ma, se in terra lombarda un aperitivo con improvvisata cena a buffet si aggira sui cinque euro, lo spritz vicentino è sicuramente meno dispendioso. Il costo varia dai 2 ai 3 euro e mezzo a seconda del tipo di locale e degli spuntini offerti. Lo spritz è diventato, negli ultimi anni, un fenomeno sociale che coinvolge un target variamente assortito e i giovanissimi, in questo consumo, non sono da meno. Per questi motivi i controlli sulle strade sono aumentati notevolmente soprattutto nelle adiacenze dei locali maggiormente frequentati. Sì, perché la gradazione alcolica dello spritz varia notevolmente a seconda del contenuto alcolico e della preparazione. Ma procediamo con ordine. Cos’è lo spritz? Ed esiste una vera e propria ricetta? No, esistono diverse composizioni di spritz, a loro volta interpretate liberamente dai baristi. Un comune denominatore tra le varianti esistenti è la presenza di vino bianco secco e acqua minerale gassata o seltz, ma si può usare anche l’acqua tonica, che, quantitativamente, devono essere almeno al 40 e al 30 per cento. Il rimanente 30 per cento viene completato dalle più svariate tipologie di bevande alcoliche che ne fanno aumentare la gradazione e che prediligono un cromatismo tendente al rosso come Aperol, Campari, Bitter, Select o al nero come China Martini e Cynar. Servito in calice o bicchiere, la preparazione dello spritz termina con una fetta di limone,

di arancia o un’oliva e qualche cubetto di ghiaccio. A Vicenza la scelta più gettonata resta, sempre e comunque, lo Spritz macchiato Aperol e come base il vino Prosecco e il seltz. La bevanda avrebbe origine nel periodo della prima guerra mondiale, intorno al 1917, durante l’occupazione austriaca sul Piave tra le colline di Valdobbiadene e Conegliano dove regnava il Prosecco. I militari avrebbero allungato con seltz i vini veneti per diluirne l’elevata gradazione alcolica. Da qui sarebbe nata, e l’uso del condizionale è d’obbligo, l’origine del nome, dal verbo tedesco spritzen, che significa “spruzzare”, il gesto appunto di stemperare il vino nell’acqua. Un’altra interpretazione invece farebbe derivare la nascita dello spritz da un vino austriaco, più precisamente della regione di Wachau. Al di là del Veneto, lo spritz è molto diffuso in altre regione italiane. Molte case produttrici di bevande alcoliche hanno impostato campagne pubblicitarie, creando un vero e proprio business ed esaltandone il consumo. La gradazione alcolica dello spritz si può stimare intorno agli 8 gradi ma è suscettibile di variazioni a seconda di come e quanto lo si “macchi”. Attenzione, quindi, agli spritz “macchiati” perché più di uno aperitivo potrebbe risultare pericoloso alla luce delle novità introdotte dal nuovo codice della strada. Lo scorso 28 luglio il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge per la riforma del codice di sicurezza della strada mettendo la parola fine a una discussione durata quasi due anni. Nel corso di questo tempo il ddl si è arricchito di nuovi contenuti, fino alla versione attuale. La principale novità ha interessato l’assunzione di alcol, la principale causa, insieme alla stanchezza e alla distrazione, degli incidenti mortali sulla strade. I destinatari delle nuove regole sono soprattutto i giovani per cui c’è un divieto assoluto di bere anche un solo goccio di alcol per chi ha la patente da meno di tre anni. Ma il ddl non tocca solo loro. Divieto anche per tutti coloro che lavorano al volante come autisti, tassisti e camionisti.

Per queste categorie è previsto il licenziamento per giusta causa se subiscono la sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza. Se si è sorpresi, poi, a guidare con un tasso alcolico superiore a quello consentito dalla legge, è previsto un aumento delle sanzioni. Quale sarà, quindi, il segreto di tanto successo nell’aperitivo veneto per eccellenza? Sicuramente il valore aggiunto di relax, il potere socializzante e quel misto di dolce e amaro che caratterizzano lo spritz. Che, se viene consumato in armonia e con la giusta moderazione, lo rende ancora più speciale.

Drink Politik di Enrico Soli

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pritz fenomeno sociale? Certo, ma con significati diversi a seconda del luogo, del modo e dell’ora in cui viene consumato.

Ad esempio a Padova, per la precisione in Piazza delle Erbe, “andare agli spritz” è (o era fino a poco tempo fa) un modo di dire diffuso tra gli studenti universitari per indicare un preciso momento della giornata, limitato nel tempo, in cui la popolazione studentesca si ritrova(va) nello stesso posto per organizzare la serata. Abbassate le

saracinesche dei bar della piazza, le compagnie vanno a prepararsi per il divertimento serale. Insomma a Padova va o andava per la maggiore lo spritz intellettuale-festaiolo-accademico con simpatie a sinistra. Lo spritz di centrodestra invece, quello con più padovani che studenti universitari, va in scena silenziosamente in altri locali, in altri giorni, ad altre ore. A Vicenza lo spritz leghista-forzista è consumato da giovani politici e simpatizzanti di Carroccio e Berlusconi in ambienti ben più raffinati del caos di piazza. Mentre i più giovani si ritrovano soprattutto al famoso “Canceeto”. Se lo

spritz universitario padovano si riduce ad un’ora precisa, finita la quale la piazza rimane desolatamente vuota (e sporca), quello berico può andare avanti a tempo indeterminato e spesso l’alcol, da iniziale pretesto per l’incontro, diventa protagonista della serata almeno fino alla chiusura dei locali.

Tra i giovani c’è chi si è stufato di questo andazzo. È il caso del cileno Duilio Monteverde, da due anni a Vicenza, che alle telecamere di VicenzaPiù ha denunciato: “Questa è una città con grossi problemi sociali. Per poter parlare con qualcuno devi avere almeno cinque euro da spendere in alcolici”.

| Il sindaco Variati omaggia la bevanda più amata dai vicentini

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Il cerchio si chiude Dopo “la Rua”, ecco il “Gioiello di Vicenza” La città riscopre così la circolarità della storia: eravamo poveri, siamo stati ricchi, stiamo tornando poveri

di Enrico Soli

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arà che nei periodi di crisi ci si aggrappa un po’ a tutto per tirarsi su di morale. Anche alla storia, se serve per recuperare o cucirsi addosso un’identità, una cosuccia della quale, negli ottundenti anni del benessere, facevamo tranquillamente a meno. Fatto sta che mai come in questi ultimi mesi anche dalle nostre parti è scoppiata la ricerca dei simboli perduti o dimenticati. Dopo “la Rua”, la città riscopre “il Gioiello

di Vicenza”. Trattasi di un modellino a pianta circolare del centro storico, o meglio della città racchiusa dalla cinta muraria, raffigurato in alcuni dipinti firmati da Francesco Maffei, Alessandro e G.B. Maganza (lo tiene in mano come un vassoio il patrono della città San Vincenzo). L’originale, realizzato in argento nel 1578, presumibilmente dall’orafo Giorgio Capobianco su progetto del Palladio, fu fatto fondere dalle truppe napoleoniche nel 1797. Ecco, un nuovo modellino ancora non c’è, ma sarà di prossima realizzazione sulla base del progetto virtuale in 3D realizzato dall’architetto

trissinese Romano Concato. È quest’ultimo infatti il vincitore del concorso “Il Gioiello di Vicenza”, ideato da Davide Fiore, che si è avvalso della consulenza di Luca Trevisan quale storico del progetto. Un premio speciale è andato anche alla designer Francesca Lovato di Vicenza per l’alzato della pianta angelica di Vicenza (1580), che presenta sessantun edifici

significativi (quaranta palazzi e ventuno di culto). Concato, premiato dall’Amministrazione comunale in Sala Stucchi, ha rinunciato alle ferie estive per dedicarsi, assieme alla moglie, al concorso (premio in palio di 1.250 euro) che poi ha vinto con voto unanime della giuria. Il passo successivo sarà la realizzazione del modellino, un’opera che- secondo l’argentiere

Carlo Rossi- comporterà un anno e mezzo di lavoro (circa 1.500 ore).

Tra le varie soluzioni, la più probabile e fedele all’originale prevede legno rivestito da lamine d’argento. Il “vassoio” avrà un diametro di sessanta centimetri e un peso tra i cinque e i sette chili. Per la raccolta dell’argento è stata coinvolta tutta la città, attraverso la raccolta di oggetti inutilizzati.

Libri underground In una fase storica nella quale i giovani vicentini fuggono verso le grandi città per inseguire i loro sogni, ecco il percorso inverso di Giorgia e Michele: dal Dams di Bologna al centro di Vicenza. L’idea?

Una libreria in una città di librai Con la chicca del conto vendita per i volumi usati

di Giulio Todescan

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uanto è difficile, a 25 anni, decidere di aprire una libreria nell'Italia in cui un ministro non ha remore a sparare a zero contro il “culturame”? Lo stesso paese dove un altro ministro passa alla storia per aver incollato sui giovani l'etichetta di “bamboccioni”?

La domanda se la devono essere posta Giorgia Peruzzi e Michele Iusa quando un anno fa, nel novembre del 2009, hanno inaugurato la libreria Novearti, in pieno centro di Vicenza, piazza Biade numero 11. Una libreria piccola e combattiva, che distribuisce quasi solo piccoli editori indipendenti, con una specializzazione per i temi artistici. Da cui il nome: le “nove arti” sono infatti musica, pittura, teatro, cinema, fumetto, danza, architettura, scultura, poesia. La risposta è stata: “Proviamoci”. Gior-

gia, 25 anni, e Michele, 27, sono due neo laureati al Dams di Bologna: lei nell'indirizzo teatrale e lui in quello musicale. Lei è vicentina, lui pugliese, e dopo aver ottenuto il sudato “pezzo di carta” si sono trovati di fronte al più classico dei dilemmi per chi si laurea in facoltà umanistiche e artistiche: mettere da parte le proprie passioni per cercare un lavoro “normale” o intraprendere una lunga via crucis nel tentativo di conciliare quanto si è studiato con l'ottenimento di un reddito? “Dopo la laurea abbiamo iniziato a guardarci intorno a Bologna, dove vivevamo - racconta Michele Iusa - Ma lavoro per chi esce dal Dams non ce n'era. L'unica possibilità sembrava essere andare all'estero. Per Giorgia, ad esempio, cercare qualcosa nel mondo del teatro in Inghilterra”. Le cose, invece, vanno diversamente. “Abbiamo pensato che il lavoro dovevamo inventarcelo in qualche modo - continua Giorgia Peruzzi - Abbiamo vagliato diverse possibilità, l'idea di aprire una libreria ci è sembra-

ga Giorgia- Noi proponiamo una to un modo per fare qualcosa che sezione sul teatro di cui andiamo corrispondesse alle nostre inclinamolto fieri, in particolare, e che è zioni e, allo stesso tempo, mettere unica in città. Ma anche per quanle basi per un reddito”. Tutti hanno to riguarda i fumetti abbiamo una spiegato loro che, per entrare ecobuona offerta, con un occhio di nomicamente a regime con una riguardo per le produzioni minori libreria, ci vogliono almeno due o e underground. Abbiamo contattre anni di rodaggio e molta patato un distributore di Rimini, la zienza. Qualche aiuto è venuto dai Nda, che promuove esclusivamenfondi per l'imprenditoria giovate editori indipendenti, e abbiamo nile, soldi statali ma erogati dalla aderito al circuito Regione, che hanno di librerie Interno potuto utilizzare solo 4. In questo modo per comprare il moabbiamo accesso al bilio del locale, dal catalogo di duecento momento che non case editrici minopotevano essere finari, alcune delle quali lizzati all'acquisto dei pubblicano anche libri. Soldi che, cosolo un libro ogni tre munque, hanno do- Nella vuto anticipare loro, specializzazione mesi, e che nelle librerie “normali” hane di cui solo il 15% è a la formula per no scarsa visibilità. fondo perduto, menAbbiamo pochissimi tre il resto viene fi- sopravvivere volumi della Monnanziato dalla Regiodadori o della Feltrine a tassi di interesse nelli”. Dalla galleria molto bassi. Il capitacommerciale che ospita il negozio le iniziale, così, è arrivato grazie a spunta l'insegna colorata, così un aiuto delle famiglie. “Abbiamo come i colori sgargianti danno il pensato che a Vicenza, dove pure tono a mobili e scaffali. Il logo è un non mancano i librai, non ci fosse ragno con otto zampe e un bastouna libreria specializzata nelle arti ne: sono i “nove arti” che, con un e nell'editoria alternativa - spie-

gioco di parole, rappresentano i temi forti che si incontrano all'interno. Ma in vendita ci sono anche film in dvd, magliette e spillette, una nuova sezione dedicata ai giochi di ruolo e una sala sotterranea divisa a metà fra libri di seconda mano e uno spazio per le mostre.

La formula del Ri-libro sta avendo un certo successo: “Se ti vuoi liberare di vecchi libri, li puoi lasciare in conto deposito - spiega Michele - Una volta venduto il libro, il 50% lo restituiamo a chi lo ha portato, sotto forma di buono spesa per comprare altri libri qui da noi”. In cantiere c'è una mostra fotografica dell'associazione Punto focale, battezzata Fotober Fest. E a metà novembre i due gestori spegneranno la prima candelina celebrando con una festa il primo anno di vita della libreria. Ma già nei mesi scorsi sono state numerose le presentazioni di libri, soprattutto da parte di autori locali, ma non solo.

“In un anno ci siamo accorti che a Vicenza le associazioni ci sono, le iniziative anche - afferma Giorgia Peruzzi - Quello che manca, spesso, è la partecipazione. Il difficile è far uscire i vicentini dalla porta di casa!”

volontariato

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ViPiù

Volontariato

Pagina redazionale realizzata in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato

“Azioni Solidali 2010”

decennale del Volontariato Vicentino

P

iù di 50 mila volontari e 120 associazioni del nostro territorio hanno scelto di partecipare all’evento “Azioni solidali”, abitando le tre piazze situate nel cuore di Vicenza: Piazza dei Signori, Piazza Duomo e Piazza Garibaldi (Poste).

E’ stato un vero e proprio bagno di folla il decennale di questa manifestazione promossa dal Centro di Servizio per il Volontariato della provincia Vicenza, che si è svolto in un clima festoso e vivace grazie ai tanti partecipanti che hanno animato il centro città per l’intera giornata di sabato 2 giugno.

Quest’anno il CSV ha voluto dare maggiore visibilità alle sue azioni, estendendo per la prima volta la manifestazione a tre piazze e allargando così non solo gli spazi a disposizione, ma anche il numero dei partecipanti.

Le strade e le piazze, affollate fin da subito, hanno visto a metà mattinata il saluto ufficiale della Presidente del CSV Maria Rita Dal Molin, affiancata dal Vice Presidente Marco Gianesini, dai Consiglieri Luciano Cavedon, Luciano Lain, Luciano Zanin, Luca Gandin, Mario Falisi e dalla Rappresentante in Conferenza Regionale per il Volontariato Maria Grazia Bettale, nonché dal Sindaco Achille Variati, dall’Assessore Comunale ai Servizi Sociali Giovanni Giuliari e infine dall’Assessore ai Servizi Sociali Lorenza Breda, del Comune di Bassano del Grappa.

Commentando la manifestazione la Presidente ha dichiarato: “Siamo soddisfatti del decennale, perché ha dato la possibilità alle associazioni presenti di presentare i loro progetti, le loro attività, il loro impegno, raccontandosi e promuovendo i valori del volontariato. La piazza era abitata dal grande cuore dei vicentini; non possiamo che esprimere il nostro grazie a quanti, con noi e i nostri Collaboratori e Dipendenti si sono impegnati” Centro Servizio per il Volontariato Vicenza - Ente Gestore Mo.V.I. Federazione Provinciale di Vicenza, Integrazione Onlus, Amici Solidali, A.Fa.D.O.C. Onlus, Malattie Rare “Mauro Baschirotto”, A.Gen.DO Onlus, A.V.I.S.B. Onlus, A.VI.L.L - A.I.L, La Famiglia, A.V.O. Associazione Volontari Ospedalieri Thiene, A.V.O. Associazione Volontari Ospedalieri Schio, A.V.O. Associazione Volontari Ospedalieri Gruppo Regionale, Amici del Cuore Vicenza, Diabetici dell’Area Berica, Auser Territoriale Vicenza, Autismo Triveneto Onlus, A.N.G.S.A Veneto

Onlus, Sukio Mahikari del Triveneto, Brain Onlus, Comitato 180, Oncologica Volontariato Raggio di Sole, A.D.DI.MA Vicenza, Il Ponte Mict, A.V.I.S. Comunale di Altopiano di Asiago, A.V.I.S. Comunale di Vicenza, A.N.D.O.S. Ovest Vicentino Onlus, Coordinamento Provinciale Anteas, F.I.D.A.S. Gruppo Regionale, F.I.D.A.S. Vicenza, Filo d’Argento Auser Vicenza, Gruppo Famiglia Amore Senza Frontiere, Gruppo tre Valli, H81 Insieme Vicenza Onlus, Insieme per Voi Onlus, Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori Vicenza - Onlus, A.C.A.T. Bassano - Asiago, A.C.A.T. Vicenza, VIP Viviamo in Positivo Vicenza, A.N.A. Squadra Sanitaria di Vicenza, Occhi Aperti per Costruire Giustizia, A.D.M.O. Vicenza, A.V.E.C. Onlus, A.I.T.SA.M. Sez. di Vicenza, A.L.I.R. Vicenza, Psiche 2000, Questa Città, Solidarietà Umana, U.I.L.D.M. Sezione di Vicenza, U.L.M.I. Vicenza, UN.A.V.VI, Consorzio Terza Età Pensionati, Gruppo Noi Donne, A.VI.MA.V., Vicenza Tutor, Pro Senectute, Via Firenze 21, Volontari Assistenza Anziani, Volontariato Alzheimer, Solare Onlus, Penelope Veneto, Il Volo, P.A. Croce Verde Vicenza, Volontari Protezione Civile Ambientale Comune di Fara e Zugliano, CIF Comunale, Native Onlus, L’Eco della Sostenibilità Onlus, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus, Movimento Apostolico Ciechi Onlus, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, Annette Ronchin, WWF Vicenza, A.N.D.O.S. Alto Vicentino Onlus, Aprirsi, Unitalsi, Afasici Vicenza, Gruppo Sportivo Non Vedenti Onlus, Pubblica Assistenza Volontaria Lonigo Soccorso, Federazione Associazioni di Archeologia del Veneto, Donne Immigrate in Veneto, Donna chiama Donna, Gruppo Vulcano, L’Abbraccio Gruppo di Volontariato, Ozanam, Fileo onlus, Cantare Suonando, Curare a Casa, DI.A.Psi.GRA., A.I.S. Soccorritori Sezione di Basano, A.R.S. Amici della Radio Sarcedo, Donatori di Sangue Cav. Pietro Trevisan, Il Faro, Insieme per Comunicare, Comitato di Creazzo Progetto Cernobyl Legambiente, Progetto Cernobyl Legambiente Monticello Conte Otto, Blu Emergency, Comitato Volontario Protezione Civile Valle Agno, Coordinamento Associazioni Volontariato Protezione Civile Provincia di Vicenza, SOGIT - Soccorso dell’Ordine di S. Giovanni Agno Chiampo, Comitato Volontario Protezione Civile El Castelo, Gruppo Cino lo i

Lupi del Brenta Sezione Vicenza, A.N.P.A.N.A. Sezione di Bassano, A.I.S. Soccorritori Sezione di Montecchio Maggiore, Civiltà del Verde, Inveneto, Squadra Antincendi Boschivi Protezione Civile Valstagna, Gruppo Cino lo da Soccorso l’Argine, A.GE. di Thiene, Assogevi Onlus, Telefono Amico Vicenza, Centro Aiuto alla Vita Schio, Unità Cino le da Soccorso Balto, A.N.C.I.S. Aureliano Onlus, Protezione Civile Sarcedo, Protezione Civile Misquilese, ELDY, Centro Aiuto alla Vita Vicenza, Centro Aiuto alla Vita Lonigo, Selineh Insieme per Crescere, Progetto Adozione e Accoglienza, Progetto Giulia, S.O.S. Bambino International Adoption, A.N.A. sezIone di Vicenza, Energia e Sorrisi, Croce Rossa Italiana - Comitato Provinciale Vicenza. n seguito la giornata è continuata sull’onda di quell’entusiasmo che gradualmente si veniva a creare fra i volontari e i semplici cittadini, che si avvicinavano ai gazebi per conoscere le attività proposte, capire come si costituisce una associazione o semplicemente per avvicinarsi a questo variegato mondo che, operando spesso nel silenzio, resta sconosciuto a molti. Di grande rilevanza è stato lo “Spazio Incontro”, momento coordinato da Giulia Salmaso, che ha visto alternarsi le varie associazioni presenti. La giornalista ci racconta così la sua esperienza : “E’ la prima volta che partecipo a una festa del volontariato così partecipata. Mi ha colpito l’intensità con la quale tutte le associazioni, nessuna esclusa, si raccontava, perché spesso il volontariato opera nell’ombra e quindi questo tipo di apertura mi ha favorevolmente colpito. Credo si sia dimostrato quanto il volontariato si è evoluto positivamente negli ultimi anni: non più un aiuto dettato dalla volontà di avere un atteggiamento solidale, bensì questo presupposto affiancato ad una qualità del servizio che viene proposto sempre più alta. E’ stata davvero una giornata sorprendente e piacevole”. In serata non poteva esserci epilogo più gioioso della musica dei New Generation Gospel Crew, gruppo gospel che ha intrattenuto con canti spirtual di tradizione afro-americana tutti i presenti in Piazza dei Signori.

In questa occasione, insomma, le associazioni hanno dimostrato ancora una volta la loro capacità di creare un’atmosfera di condivisione, nella quale la solidarietà viene posta come fine unico di

ogni azione intrapresa. Questa giornata speciale era stata preceduta, il primo di ottobre, da un appuntamento importante come il convegno dedicato alle malattie rare che si è tenuto nella sala congressi della fiera di Vicenza. “Verso un piano nazionale sulle malattie rare - i protagonisti si incontrano” era il titolo di questo meeting che ha visto la partecipazione di alcuni fra i maggiori esperti nazionali del settore e che ambiva a sensibilizzare l’opinione pubblica, risvegliando l’attenzione su un tema di cui si parla poco e che è reso poco accessibile dal fatto che il dialogo si esaurisce fra i specialisti del settore. L’evento promosso dal CSV, invece, si è rivolto all’intera cittadinanza, centrando l’obbiettivo di richiamare un confronto fra tutte le parti chiamate in causa e favorendo quindi uno scambio di informazioni a più livelli. Cinzia Sacchetti, fra gli organizzatori del convegno, dichiara: “Mi ritengo soddisfatta delle adesioni ricevute e dell’interesse dimostrato dai partecipanti rispetto agli argomenti trattati. Lo scopo era rendere questo evento

divulgativo nel modo più accessibile all’intera cittadinanza e credo sia stato raggiunto. Desidero inoltre ringraziare tutti i Relatori per la loro competenza, professionalità e soprattutto per la loro disponibilità e gratuità nei confronti dei tanti malati rari ancora in attesa di un piano nazionale che li salvaguardi”.

Il decennale si è concluso domenica 3 ottobre a Monte Berico con la Santa Messa celebrata dal Direttore della Caritas Diocesana don Giovanni Sandonà. Tante le associazioni che si sono date appuntamento con i loro gagliardetti e in questa occasione un rinnovato ricordo la presidente lo ha voluto dedicare a Romano Moscon, fondatore dell’AVISB Regionale, scomparso prematuramente. “Romano sarebbe stato tra i relatori al convegno sulle malattie rare, il primo ad arrivare in piazza dei Signori, con il suo entusiasmo e la voglia di condividere il nostro impegno, grazie Romano, perché insieme tanta è la strada fatta per prenderci cura di chi ci sta accanto...”

Formazione

L

’anno 2010 è destinato ad essere ricordato per un importante protocollo d’intesa siglato tra il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Vicenza e l’Amministrazione Provinciale.

L’accordo prevede l’elaborazione di un unico progetto formativo da destinare alle organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile.

Ricordiamo che l’accordo prevede la realizzazione dei seguenti obiettivi: un piano di sicurezza condiviso, che risponda a quanto previsto dalla normativa in materia di sicurezza, in particolare il Decreto Legislativo n. 81/2008 e del Decreto Legislativo n. 106/2009; un unico progetto di formazione promosso da Centro Servizio per il Volontariato e Provincia di Vicenza che, coinvolgendo le Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile del territorio ed eventualmente la Regione del Veneto e il Centro Regionale di Formazione di Longarone, possa definire e realizzare strumenti di formazione condivisi

(dispense, dvd, cd, ecc.) utili anche per promuovere e sensibilizzare il mondo del volontariato di protezione civile; La formazione sarà proposta a vari livelli: seminari per tutti i volontari; corsi base e specialistici; corsi per volontari “formatori”, in modo da trasferire all’interno del gruppo di appartenenza le conoscenze acquisite da “apprendista a maestro” corsi di formazione sulla sicurezza e realizzazione del piano della sicurezza suddiviso in ambiti di intervento e di operatività.

In questo primo anno in particolare il progetto formativo prevede la realizzazione dei seguenti corsi: Istruttori di Protezione Civile,Corso Operatore Sala Operativa, Corso Capo Squadra, Corso Capo Campo, per un totale di 200 volontari formati.

Per info: CSV Vicenza Tel +39 0444 23 53 08 - Fax +39 0444 52 84 88 www.csv-vicenza.org

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Bonini, trent’anni sulla cresta dell’onda Lo storico studio vicentino che tutela marchi e brevetti festeggia i sei lustri di attività e lancia una sfida ad aziende e università: «Cambiate cultura» | Da sinistra a destra Ercole, Francesco e Raffaele Bonini

di Marco Milioni

E

rcole Bonini è un ingegnere all’antica, un ingegnere vero.

Uno che quando pensa ad una cosa, specie se ha a che fare col suo mestiere, non la pensa in un ambito delimitato ma la colloca sempre in un contesto più ampio, ragionando contemporaneamente sul particolare e sul sistema. Per il suo studio passano per lo più le aziende sane. Quelle che camminano, quelle che innovano e si creano nuove nicchie ogni giorno. Di origini perugine, quando Bonini arriva a Vicenza negli anni Sessanta ha già alle spalle una solida esperienza in alcune grossissime industrie dell’Italia settentrionale.

Nella provincia berica prosegue per un po’ la sua attività alle dipendenze della Tessuflex. Poi molla tutto e fonda uno studio di brevetti che porta il suo nome. Lo studio diventa una delle più importanti realtà del settore nel Veneto, si trasforma in una srl, ovvero in una società di consulenza che offre assistenza molto specializzata anche per marchi, contenziosi aziendali, legali, protezione della proprietà intellettuale. In modo semplice, senza fuochi d’artificio mediatici, lo studio in questi giorni festeggia i suoi trent’anni e lo fa con una monografia che l’ingegner Ercole lascia idealmente nelle mani dei suoi due figli, Francesco e Raffaele i quali lavorano in azienda gomito a

gomito col padre, seppur con mansioni ben distinte.

«Guardando il tessuto industriale del Vicentino degli ultimi trent’anni - fa sapere Ercole Bonini - si può dire che le basi sono le stesse. La meccanica è rimasta un punto di riferimento centrale. Cresce l’elettronica.

E in questo conteso si sviluppano alcune eccellenze. La differenza rispetto al passato sta nel fatto che un tempo per tenere botta bastavano piccole migliorìe al processo produttivo o ai prodotti stessi. Oggi invece bisogna innovare parecchio e di conseguenza offrire al mercato prodotti complessi. I quali per essere realmente remunerativi e perché siano evitate copiature o imitazioni illecite, debbono godere di adeguata protezione. Il nostro mestiere sta nell’offrire questo tipo di garanzie attraverso le tutele previste dalle norme nazionali e da quelle internazionali».

La questione della difesa della proprietà intellettuale quindi diventa di fatto un ambito della politica di una azienda. «Questo concetto - spiega il figlio Francesco - non è sempre chiaro. Quando per esempio in sede di bilancio o in sede di vendita di una compagnia si analizzano i marchi, i brevetti, o altre entità immateriali, si ha a che fare con asset, come li chiamano gli anglosassoni, che possono arrivare a pesare il 50, il 60% e anche di più dell’intero valore di una

società. Alle volte si fa un po’ di fatica a spiegarlo però ci sono in Italia, ma soprattutto nei Paesi ad industrializzazione più avanzata, aziende che fabbricano un prodotto concettuale, lo tutelano e al posto di fabbricarlo lo danno in licenza ad altre aziende che lo rendono prodotto finito solo dove serve. Di più, la società che in qualche modo ha inventato quello stesso prodotto di lì a quel momento percepirà un emolumento che nei fatti è una rendita. E che spesso e volentieri è un altissimo guadagno». Il padre Ercole semplifica il ragionamento: «Perché bisogna sempre e a tutti costi esportare il prodotto o la fabbrica all’estero. In molti casi basterebbe dare al prodotto medesimo la tutela adeguata e per poi lasciare che siano gli operatori locali a occuparsi della produzione lasciando l’indotto e il lavoro a chi vive sul territorio. Poi c’è un aspetto da considerare che spesso sfugge. Quando si produce un bene materiale si hanno problemi di costi del lavoro, di logistica, di spese, di margini che si assottigliano.

Con la proprietà intellettuale invece la storia è diversa, perché una volta fatto l’investimento gli introiti arrivano puliti puliti». È naturale quindi aspettarsi che la protezione sulle opere dell’intelletto possa fare affidamento anche su una giustizia che garantisca procedimenti rapidi. «Da questo punto di vista - sottolinea l’altro figlio, Raffaele - siamo tutto sommato fortunati perché questo settore da sette anni fa riferimento a

tribunali speciali alla stessa stregua di quelli del lavoro. Di conseguenza le cause sono ben più rapide di quelle civili. Per di più i giudici hanno acquisito competenze specifiche molto approfondite. Quando poi la tutela viene estesa ai Paesi dell’Occidente non ci sono problemi. E anche la Cina sta cominciando a tenere una linea rigorosa in materia».

Ovviamente lo scenario tracciato dall’ingegner Bonini apre uno sconfinato ambito di discussione. Perché parlare in qualche maniera smaterializzazione dei beni e di circolazione delle idee, porta, almeno sul piano teorico ad altri preziosi vantaggi sul piano della sostenibilità ambientale, della produzione e in generale della qualità della vita.

Stando però con i piedi piantati per terra c’è un altro quesito che rimane sul tappeto. Di quali rapporti virtuosi c’è bisogno perché le aziende, vicentine ma non solo, possano percorrere una strada che all’estero si percorre da anni? Da questo punto di vista Ercole Bonini non ha dubbi: «L’università e le aziende debbono cominciare a parlarsi seriamente.

Non c’è bisogno di grossi sconvolgimenti sul piano normativo. Basta che il mondo accademico della ricerca acquisisca due o tre concetti chiave sulla politica utile per la tutela della proprietà intellettuale. E poi i progetti comuni con le imprese possono partire alla grande. Ovvia-

mente anche le imprese debbono darsi una regolata e capire che gli investimenti in questo settore sono linfa vitale e non orpelli. Ci vuole una cultura più consapevole. Questo è il punto. E cito un dato per tutti aggiunge l’ingegnere - tanto per dare la dimensione dei rapporti in gioco: in Italia ogni anno ci sono cinquemila nuovi brevetti. In Germania cinquemila brevetti all’anno li fa da sola la Siemens. L’Italia e il Veneto vivono un brutto periodo. Le risorse che veramente non ci mancano sono le bellezze storiche e paesaggistiche, ma quelle vanno tutelate in altri modi e in altre sedi. E poi la ricchezza di idee. Bisogna però che cominciamo ad imparare qualcosina dai tedeschi, che non a caso la crisi la affrontano molto meglio di noi».

Ma auali caratteristiche quindi deve avere una azienda che innova? «Sembra una banalità - spiega ancora Raffaele Bonini - ma lo viviamo anche sulle nostra pelle. La condizione indispensabile è una ottima organizzazione. Fa la differenza. Permette di gestire il lavoro in modo lineare, senza inutili stress o carichi indebiti. Aumenta la qualità del lavoro e la qualità della vita sul posto del lavoro tanto che le imprese che hanno queste caratteristiche solitamente stanno bene sul mercato e non sono costrette a scapiccollarsi andando a cercare improbabili risparmi e altre strane scorciatoie».

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200 È

un traguardo importante quello che raggiunge oggi VicenzaPiù: l’uscita numero duecento è il segnale di una presenza ormai consolidata della testata nel mondo dell’informazione veneta. La pluralità di fonti di informazione è sempre un valore aggiunto per la vita democratica di un territorio e lo è anche per una regione come il Veneto. VicenzaPiù rappresenta un punto di riferimento per i lettori della provincia di Vicenza, ma non solo. Grazie alla sua diffusione via web è in grado di raggiungere tutto il Veneto e di raccontare il territorio in tutte le sue diverse sfumature, dalla cronaca alla politica passando per l’economia e mantenendo sempre uno sguardo attento e preciso sulla nostra realtà.

Sono sicuro che per VicenzaPiù il numero duecento non sarà uno dei traguardi della vita, ma rappresenterà un nuovo, entusiasmante punto di partenza.

Tanti auguri!

Luca Zaia Presidente Regione Veneto

Caro Direttore, a Lei e a tutta la Redazione vanno i miei più sinceri complimenti per la pubblicazione dell’edizione numero 200: si tratta di un traguardo importante che, ne sono certa, inorgoglisce tutto il Vicentino e che rappresenta, per voi, un ulteriore stimolo per raggiungere, nel prossimo futuro, nuovi ambiziosi obiettivi.

Non posso poi mancare di congratularmi con voi anche per le importanti novità che saranno inaugurate con questo numero di VicenzaPiù; i migliori auguri,

quindi, anche per l’aumento della tiratura e l’estensione della vostra attività di informazione a nuove aree del Vicentino. Scelte come queste hanno senz’altro comportato nuovo impegno e nuovi investimenti che, sono sicura, verranno ampiamente ripagati dai sempre più numerosi lettori della vostra testata.

E’ con profonda stima quindi che, in attesa di leggere il prossimo numero di VicenzaPiù, mando i miei più cari saluti e auguri di buon lavoro a tutta la redazione e ai giornalisti di questa testata che, in tutti questi anni, hanno saputo offrire ai lettori un’informazione libera e di qualità. on. Mara Bizzotto Parlamentare Europeo Lega Nord

Fare un periodico e realizzare una testata web non è semplice, durare per anni ancora meno, ma l’impresa sembra impossibile se a “condurla” non ci sono capitali griffati o, almeno, firmati. VicenzaPiù è nato 200 numeri fa tra sorrisi o indifferenza e ora ogni numero genera curiosità e attesa per inchieste, storie ed opinioni, a volte poco comode, spesso poco trattate sugli altri media cittadini, sicuramente non generate da volontà esterne se non altro perché a turno sono condivise da alcuni e scomode per altri. E lo dice chi su VicenzaPiù ha letto a volte le proprie tesi, ma altre volte ne ha subito le critiche.

A onore di VicenzaPiù bisogna ammettere che mai ha negato spazi al contraddittorio e che i suoi articoli, anche quelli più duri e meno condivisibili, sono fonte del pensiero

e del lavoro di chi ci mette personalmente la faccia e non solo. E in più oggi le testate web quotidiane come vicenzapiu.com sono diventate quella che molti chiamano l’Ansa di Vicenza.

Auguri!

Sen. Alberto Filippi

In questo momento di difficoltà per l’informazione avere un giornale costantemente impegnato ad informare i cittadini è un reale valore aggiunto per la nostra provincia.

Faccio i migliori auguri certa che l’impegno e il gradimento dei lettori non mancherà nel tempo.

do dalla logica delle facili e ingenerose equazioni della cronaca e puntando la lente di ingrandimento di un giornalismo intelligente e di approfondimento, sono certo che anche “VicenzaPiù” saprà diventare un valore aggiunto alla conoscenza di queste nostre terre e di una storia che dal sacrificio, dall’impegno, dalla laboriosità e dalle intuizioni ha contribuito a formare quello splendido mosaico imprenditoriale che è stato ed ancora è il Nord-Est. Attilio Schneck Presidente della Provincia

Saluto del presidente di Confindustria Vicenza Roberto Zuccato:

Il pluralismo e la sana concorrenza fanno bene all’informazione, in tutto il paese e anche a Vicenza. C’è sempre di che temere quando languono o muoiono testate giornalistiche, canali radiofonici, Tv, quale che sia il loro punto di vista, purchè offerto con rigore e con professionalità. I monopoli fanno male alla democrazia. Tanti auguri quindi a Vicenza Più per il duecentesimo numero e per la copertura informativa che si appresta a dare sull’ovest vicentino. E arrivederci al prossimo traguardo.

Marina Bergamin Segretario generale Cgil Vicenza

on. Daniela Sbrollini

In un periodo, come l’attuale, di grande complessità anche per l’Editoria, con testate che chiudono o comprimono la loro presenza nel territorio, realtà che traslocano dalla carta stampata al web, televisioni alle prese con le difficoltà del digitale terrestre, l’esperienza di “VicenzaPiù” ha un retrogusto di coraggiosa sfida. Apertasi a tutti gli orizzonti della comunicazione, infatti, questo giornale non solo ha raddoppiato la sua presenza ma ora ha deciso di ampliarla allargando lo sguardo anche sull’Ovest Vicentino. E’ una scelta importante perché importante è il Territorio di riferimento, cuore della concia, centro primario di sviluppo industriale e nel contempo modello di una politica ecosostenibile che ha saputo coniugare la qualità della vita con il rispetto dell’ambiente e le esigenze dell’Economia. Uscen-

Fare un giornale oggi, e più in generale partecipare al business dell’informazione, non è impresa facile. Per questo non posso che complimentarmi con Vicenzapiù per aver raggiunto la quota significativa dei 200 numeri. Il nostro secondo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, economista e collaboratore del Corriere della Sera coniò un motto che condivido fino in fondo: “Conoscere vuol dire avere a disposizione gli elementi essenziali per formarsi un’opinione. Senza opinione, quella pubblica in particolare, non c’è democrazia, ma non c’è nemmeno qualità della vita civile, né maggiore crescita economica o reale benessere”.

Per questo alla redazione e a tutti i suoi collaboratori faccio i migliori auguri di buon lavoro.

Roberto Zuccato Presidente di Confindustria Vicenza

Saluto del segretario provinciale della Cisl Gigi Copiello: Caro Direttore, in una provincia importante come la nostra, un milione di abitanti, una delle economie più internazionalizzate del Paese, più sono le voci che partecipano e contribuiscono al dibattito e all’informazione meglio è. Perché al di là della condivisione o meno dei temi, delle tesi e delle posizioni espresse sui giornali, sono convinto che una società possa crescere meglio e più forte se al suo interno il dibattito è vivo e animato.

Per questo faccio i miei migliori auguri di buon lavoro e soprattutto di buon proseguimento a lei e alla sua redazione.

Gigi Copiello, Segretario generale CISL Vicenza

Polenta, pizza e pinzillacchere

...Segue dalla prima

I

nsomma linguaggi criptici e non privi di avvertimenti minacciosi che sono una forma di comunicazione tra i detentori del capitale e della stessa “libertà” di stampa.

Ma alla gente comune piacciono le storie scabrose. Quelle che fanno ridere gli ignari e sprovveduti elettori delle proprie disgrazie coerenti alla massima del “mal comune e mezzo gaudio”, anche se poi a prendersela in quel posto alla fine sono proprio loro e non i coccodrilli e gli squali della commedia pubblica.

Quest’ultimi, come lo dimostrano i fatti, sanno come riciclarsi. Un riemergere a cui, tuttavia, ci siamo abituati da tempo ed al quale non facciamo più caso.

E ora ve ne racconto una che spe-

ro vi faccia riflettere.

L’altro sabato, approfittando di una splendida giornata di sole, ero a passeggio nel centro di Napoli, quando mi sono improvvisamente trovato nel mezzo di un imponente schieramento di forze dell’ordine, centinaia fra carabinieri e poliziotti in assetto di guerriglia urbana. Motivo? Era in corso, presso il vicino Teatro Augusteo, un’intervista pubblica del sig. Mastella Clemente, già onorevole e Ministro di Grazia e Giustizia e sodale del vicentino Mauro Fabris, ora commissario strapagato del Tunnel del Brennero in quanto esperto in scambi di voti, prima, e ferroviari, poi.

Affacciatomi per curiosità all’interno del teatro, ho scoperto con stupore che straripava di persone

al punto che si faceva fatica ad entrarvi. Sul palco vi era seduto un curatissimo Mastella, con abito casual e capelli tinti di un nero berlusconiano che, con fare pacato e disinvolto, rispondeva alle domande di un compiacente cronista. Si trattava di un vasto questionario che spaziava dal mancato miracolo meridionale a quello di S. Gennaro. Così, nel rispondere ad una domanda su quale fosse la migliore pizzeria di Napoli, l’illustre ospite machiavellicamente esordiva che a Napoli la pizza la fanno bene ovunque. Una risposta che scatenava una calorosa ovazione della folla. Un clamore che mi ha convinto ad allontanarmi per non rovinarmi il resto della giornata. Che altro dire?

Nonostante il suo recente passato

ed il coinvolgimento anche della moglie in vicende di dubbia trasparenza, il sig. Mastella si candida a futuro sindaco di Napoli!

Evviva.

Un “riciclaggio politico” che, come dicevo prima, purtroppo non è un fatto isolato, regnando sia al Sud che al Nord, una condizione di immobilismo istituzionale in cui a ruotare sono sempre gli stessi, non solo quelli compromessi dalle quotidiane vicende del malaffare, ma anche loro amici, parenti, civili antagonisti, yesmen ed il restante esercito di più o meno noti ed incapaci nullafacenti.

Persone fornite, per unanime (o quasi) “qualità politica”, della “virtù” del non decidere. Tipo disquisire di green-economy con le maschere antigas, mentre la

popolazione annaspa tra nebbie tossiche e polveri sottili.

Già, poiché per tranquillizzare la gente, intesa come gregge elettorale e contributivo, non è necessario risolvere i problemi, ma basta il mero cazzeggio verbale, col quale dare l’impressione di risolverli, nella speranza che, col passare del tempo, degli stessi non si avrà più memoria.

Così avviene ovunque, non illudetevi, anche qui da noi, dove in determinati ambienti si parlano lingue diverse e si muovono interessi incomprensibili per i più, foraggiati a polenta e ciàcole, o, come direbbe il grande Totò ai suoi concittadini di fede mastelliana, a pizza, quisquilie e pinzillacchere. di Paolo Mele Senior

Nuovi gusti...

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