VicenzaPiù n.186, 13 marzo 2010

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Il mensile della Giovane Italia, vizi e virtù pag 12

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che non ride Sul fronte delle energie sostenibili e il Veneto è in grave ritardo Tanto idroelettrico, ma eolico, solare e altre fonti sono a livelli molto bassi I margini per guadagnare ci sarebbero. Ma è mancata la regia della politica

Ciàcole

N

Uno di troppo

otizie del genere non se ne vedevano da un po’ di tempo, e francamente non se ne sentiva proprio la mancanza. Nei giorni scorsi un operaio dell’Etra, la multiservizi bassanese che si occupa di energia e gestione rifiuti, è morto stritolato dagli ingranaggi di un macchinario. Al di là delle specificità dell’incidente, sulle quali sono in corso gli accertamenti del caso, l’episodio ha riacceso i riflettori sul tema sempre troppo trascurato della sicurezza nei luoghi di lavoro.

I dati dello Spisal (il servizio di prevenzione dell’Ulss) dicono che la situazione sta migliorando sensibilmente. Merito del lavoro di prevenzione fatto dallo stesso Spisal, della maggior attenzione delle aziende, e anche della crisi, che contribuisce a spegnere un po’ di macchinari e ridurre il numero di ore lavorate. Ma le cifre restano drammatiche: si parla sempre di oltre quattromila feriti all’anno, e di qualche vita perduta. Si trattasse di qualsiasi altro problema,

ce ne sarebbe a sufficienza per suonare la grancassa dell’emergenza, a destra come a sinistra. Invece per chi muore o si ferisce in fabbrica, nei campi, o nei cantieri, il silenzio arriva in fretta: qualche fiaccolata, qualche commento di rito, poi basta. Quando invece la situazione, in questo caso sì, è davvero intollerabile: non è ammissibile che qualcuno esca di casa per andare al lavoro e non ci rientri più. Anche fosse uno solo, è sempre di troppo.

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Spauracchio Zuccato, Zaia, sì alla Tav ma basta furbetti timori infondati pag pag 8 3

il fatto

Elezioni Regionali 28-29 Marzo 2010

186 del13 marzo 2010 pag3

numero

Tav, la replica di Zuccato: flickr.com/bibendum84

“Un treno da non perdere”

Il presidente degli industriali controbatte alle critiche al progetto dell’alta velocità “Non possiamo rimanere tagliati fuori dallo sviluppo europeo” E lancia un messaggio al Comune “Vedo posizioni cristallizzate”

di Luca Matteazzi

I

ScrIvI

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Committente Responsabile: Marco G. Bonafede

PASINATO

ambientale. Poi dove e come passare di preciso lo valuteranno i tecnici. Quello che ci preoccupa è che ancora una volta si trovi l’alibi per non fare”.

Guardando le cose in propercostosa, inutile, ad alto rispettiva nazionale però, la schio corruzione. Cosa pensituazione è questa: la Tav è siamo della costruzione della costata uno sproposito, come linea ferroviaria ad alta velocità riconosce anche la Corte dei l’abbiamo scritto chiaramente la Conti; ha tempi lunghissimi settimana scorsa. Adesso tocca di realizzazione; ed è archiall’altra campana: quelli che la Tav tettata con un sistema che la vorrebbero subito, consideranscarica le perdite sul bilancio dola indispensabile per assicurare pubblico, a tutto vantaggio un futuro di sviluppo al territorio dei gradi gruppi che partecie all’economia della provincia. pano al progetto, dalla Fiat Come il presidente dell’Associazioalle grandi società ne industriali Roberdi costruzione. Into Zuccato, che con somma un pozzo il suo intervento di senza fondo, per qualche settimana fa non dire una manha riportato il tema Ci vuole giatoia per i soliti in cima all’agenda più controllo noti. politica. “A dire il “Cosa posso dire. È vero - spiega - ho solo sulla spesa vero che i costi sono fatto un passaggio Noi siamo spropositati, anche con la giunta dell’As- contro se va detto che in sociazione, tentando Italia abbiamo un di dare al dibattito i furbetti territorio molto più u n’i mp o s t a z i o n e complesso di quello più oggettiva possidi altre nazioni: in Francia, per bile. Ne è venuta fuori una votaziodire, la Parigi - Lione corre tranne unanime, e un messaggio molquilla in mezzo alle colline a fianto chiaro: Vicenza, che è una delle co dell’autostrada. Comunque noi realtà economiche più importanti siamo indignati che costi così d’Italia e d’Europa, non può perdetanto. Poi non ho elementi per re il passaggio della linea ad alta dire se la sua lettura sia vera o no. velocità, perché è su quella linea Certo, ci vorrebbe un controllo che in futuro passeranno tutti i maggiore su come vengono spesi treni di qualità: la vecchia linea i soldi: noi non siamo mai per i rimarrà solo per il traffico locale. furbetti e per chi specula. AttenCioè, se non ci sarà la Tav non si zione però a non generalizzare. potrà più nemmeno prendere un Le assicuro che, nel voto della intercity. Se invece la linea passerà nostra giunta, non c’era nessun vicino a Vicenza - se si fermerà o interesse particolare sotto”. meno in città sarà il futuro a dirlo -, potremo almeno avere qualche Non volevo dire questo. Il fermata. Detto questo, con la sisenso dell’osservazione era: tuazione economica attuale, non finora la Tav è stato un enorè pensabile che il governo metta me spreco di denaro. Vale la a disposizione 1,7 miliardi di euro pena continuare? per la galleria. E allora la nostra “Se la mette così, allora non si fa proposta è stata questa: perché niente”. non provare ad utilizzare il corridoio tra autostrada e ferrovia, maPerché no? Mi sembra giugari progettando la Tav assieme al sto chiedersi se mettere tanti nuovo sistema di tangenziali, in soldi pubblici su questo promodo da ridurre anche l’impatto

getto abbia un senso.

“Ma così diventa una posizione politica. Quello che vedo io è che oggi il treno sta diventando competitivo con l’aereo, ed è già molto più conveniente dell’auto, con tutti i vantaggi in termini di impatto ambientale che questo comporta. Tante persone che prima non lo usavano, oggi lo usano regolarmente per andare a Roma.

Non si possono perdere queste occasioni”.

A me pare che ogni tanto si ragioni come se fossimo ancora fermi alle locomotive a vapore. Già oggi è possibile raggiungere Milano in meno di due ore, Roma in circa quattro. A cosa serve investire miliardi di euro per guadagnare qualche decina di minuti?

“Lo sviluppo è fatto anche di piccoli passi. È vero che il miglioramento è marginale, ma la linea dell’alta velocità si inserisce in un corridoio europeo: vogliamo rimanerne tagliati fuori? Quella che noi portiamo avanti è una prospettiva per il futuro. Anche pensando al raddoppio del canale di Suez, che farà arrivare navi cariche di container ai nostri porti: la linea dell’alta velocità servirà anche per il trasporto delle merci. Quando si decide di non fare un’opera, la si perde per sempre, ed è solo dopo che ce ne rendiamo conto. Ci si lamenta che non si sviluppa il trasporto ferroviario, e poi ci si lamenta anche se si investe sulla Tav”.

Volendo investire, si potrebbero migliorare la linea attuale e i servizi esistenti.

Magari cominciando da quelli per i pendolari, che sono sempre bistrattati. Non pensare solo all’alta velocità.

“Va bene, ma come si fa a far passare tutto su una linea sola: i treni veloci, quelli che fanno tutte le fermate per i pendolai e pure i merci. Aggiungo anche un’altra cosa: l’attrattività di un posto dipende anche dalla rete di collegamenti in cui è inserito. Con decisioni

come quelle sulla Tav ipotechiamo il futuro in modo pesante. Noi chiediamo che i soldi siano spesi in modo corretto, certo, ma non si può bloccare lo sviluppo. Chiaro che io rappresento un sindacato di categoria che questa esigenza di essere connessi col mondo la sente ogni giorno. Dal nostro punto di vista, rinunciare alla Tav è un errore”.

dove si stanno scavando tunnel sotto la città: ad Anversa, ad esempio, è un disastro. Poi noi non siamo dei tecnici: ne parleremo con le altre categorie. Ma l’idea di fondo è che è importante non perdere questa possibilità”.

Il Comune ha subito risposto al vostro appello. Ma poi ha precisato che, per loro, la soluzione giusta rimane quella del tunnel sotto la città. Cosa Scendendo un po’ dettaglio: ne pensa? voi avete parlato di corrido“Non voglio entrare nella dialetio tra autostrada e ferrovia. tica politica. Spero che si possa Detta così è un po’ vaga: avete trovare una posizione condivisa già un’idea precisa? Dove doda tutti, perché vrebbe passare? il finanziamento “L’uso del corridoda 120 milioni di io tra autostrada e euro per la proferrovia era un’idea gettazione è per che era già partita quest’anno, quindal Cipe. Quello che di entro l’anno noi diciamo è che, dovremmo avere visto che l’A4 va un’idea precisa verso la saturaziodi cosa fare. Noi ne, e che si sta prosiamo pronti a digettando il sistema scutere con tutti, di tangenziali, si basta non arrocpotrebbero sviluppare assieme le due | Il presidente di Assindustria Vicenza carsi. E invece posizioni cose. Anche, ripeto, Roberto Zuccato vedo cristallizzate”. per mitigare l’impatto ambientale, che è un punto a cui Anche quella del Comune è teniamo molto. Impatto ambiencristallizzata? tale che non significa solo quello “Sono i soliti problemi di dialettica che resterà ad opera conclusa, ma tra maggioranza e opposizione. Il anche tutto quello che succede solito gioco politico. Dal quale mi durante i lavori: chi gira in Eurodissocio”. pa vede cosa succede in altre città

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Il sole e il vento

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Affari e sostenibilità, matrimonio possibile

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Fiaba senza lieto fine

Il modello trentino

Il Veneto è in ritardo nella produzione di energie rinnovabili L’idroelettrico la fa da padrone, mentre solare ed eolico arrancano Colpa soprattutto del disinteresse della politica

di Luca Matteazzi

M

entre la politica regionale continua a discutere delle grandi opere “indispensabili per lo sviluppo” - la Pedemontana, il nuovo sistema di tangenziali, il nucleare - c’è un’altra piccola grande opera che rischia di rimanere ferma per mancanza di adeguato sostegno. Più che un unico progetto, a dire il vero, si tratta di tante iniziative di portata piccola o medio piccola: prese nel complesso, però, potrebbero mettere in moto risorse ed investimenti che non avrebbero nulla da invidiare ai maxi cantieri di cui tanto si parla. Con costi e conseguenze ambientali decisamente più leggeri rispetto ai tradizionali investimenti in cemento e infrastrutture.

Stiamo parlando di energie ottenute da fonti rinnovabili. Perché nella settimana internazionale dedicata alle energie sostenibili (dal 20 al 26 marzo), il Veneto si scopre ancora molto, troppo indietro. Per colpa, prima di tutto, di un sistema politico miope che non ha mai messo l’argomento in cima alla lista delle cose da fare.

Italia senza sole Diciamolo subito: non è che l’Italia stia poi molto meglio. Secondo i dati del Gse (il gestore nazionale dell’energia elettrica, la società del ministero dell’Economia che gestisce la produzione e l’erogazione di energia in tutto il territorio nazionale) la produzione nazionale da energie rinnovabili oscilla attorno al 16 - 18 per cento del totale (moltissimo dipende, come si vedrà più avanti, dalla produzione idroelettrica, e quindi dall’andamento delle piogge), appena al di sotto della media europea. La Spagna, per fare qualche raffronto, viaggia attorno al 20 per cento; Portogallo, Dannimarca e Finlan-

dia si avvicinano al 30, la Svezia supera il 50 e a l’Austria arriva addirittura al 65 per cento del totale. Se invece che alle percentuali si guarda ai valori assoluti della produzione, in cima alla classifica c’è la Germania, con 91,6 Twh di produzione rinnovabile, seguita da Svezia, Francia, Spagna e Italia. Ma sono altri i dati più imbarazzanti. Quelli della produzione di energia eolica, ad esempio: nel 2008 l’Italia è arrivata a 4,9 Twh; otto volte meno della Germania, le cui turbine ne hanno sfornati 40,4 e sei volte meno della Spagna che ne ha prodotti 31,5. Ancora peggio va con il solare. Qui l’Italia, il paese del sole per eccellenza, è al terzo posto, con 193 Gwh di produzione: una miseria, se confrontati con i 2.492 della Spagna e con i 4.000 della Germania. Un disastro.

Veneto, acqua e poco altro In questo scenario, il Veneto non brilla. Sempre i dati elaborati dal Gse mostrano che la nostra regione è al quinto posto in Italia per produzione da fonti rinnovabili: in testa alla classifica c’è la Lombardia, con 11.891 Gwh di produzione lorda, seguita da Trentino Alto Adige (9.343 Gwh), Toscana e Piemonte (tutte e due sopra i 6mila Gwh). Poi, appunto, si piazza il Veneto, con un produzione lorda di 4.453 Gwh; quindi, molto più distanti, Valle d’Aosta (quasi 3mila Gwh), Puglia (poco più di 2mila), Liguria, Abruzzo, Calabria, Lazio e Umbria (tutti sotto i 2mila Gwh).

Ma i numeri vanno letti nel dettaglio. Il grosso della produzione italiana da energie rinnovabili, infatti, è legata alle centrali idroelettriche: a livello nazionale, una percentuale che oscilla tra il 65 e il 75 per cento (dipende dall’annata più o meno piovosa) dell’energia elettrica “pulita” viene dall’acqua.

In Veneto questa percentuale sale addirittura al 90 per cento. Nel 2008, dei 4.453 Gwh rinnovabili prodotti, ben 4.162 sono usciti

dalle centrali idroelettriche. Segno che negli altri settori, quelli che più comunemente sono identificati con le energie alternative (eolico e solare su tutti), siamo ancora molto indietro, nonostante i passi avanti degli ultimi anni.

La produzione eolica, ad esempio, tra il 2007 e il 2008, è aumentata del 30 per cento a livello nazionale, ma in Veneto è ancora praticamente nulla. Ancora più impressionante il balzo del solare, spinto dagli incentivi del conto energia: sempre tra il 2007 e il 2008 e sempre a livello nazionale, il numero di impianti è passato da 7.647 a 32.018, e la potenza lorda si è im-

| Il presidente di Habitech Paolo Gurisatti

A Trento è attivo un distretto tecnologico per l’edilizia sostenibile e l’energia pulita Con numeri record: trecento soci, un miliardo di fatturato, ottomila dipendenti Tutto all’insegna di ricerca, innovazione e basso impatto ambientale pennata da 86.750 a 431.504 Kw: il 397 per cento in più, praticamente quattro volte tanto. In Veneto gli impianti sono poco più di 3 mila, e la produzione del 2008 si è attestata a 10,6 Gwh, ben lontana dai 23,7 Gwh prodotti dalla Puglia, capofila di questa classifica. Altro clima e altro sole, quello delle coste del Salento, rispetto alle foschie della Pianura Padana, si obietterà. Vero: ma il Veneto è distante anche dai 20,3 Gwh della Lombardia, che quanto a nebbie e smog sta messa pure peggio, dai 19,3 del Trentino Alto Adige, dai 17,6 dell’Emilia Romagna e pure dai 13,3 dell’Umbria, che è grande

meno della metà. In altre parole, è la politica che non ha fatto la sua parte, perché dove si sono create le condizioni favorevoli, i risultati sono arrivati.

Senza regia Non che non ci siano esempi virtuosi, ma fino ad ora si è trattato per lo più di iniziative singole, scollegate da un progetto di ampio respiro e senza una regia unica.

C’è il caso del Comune di Badia Calavena, sui Lessini veronesi, che ha installato la prima pala eolica della regione e punta a diventare completamente autonomo sotto il profilo energetico. C’è

Settimana dell’energia sostenibile, gli appuntamenti nel Vicentino A

nche il vicentino, con un appuntamento in calendario sabato 20 marzo, è una delle province del Triveneto che ospitano, nella settimana dal 19 al 26 marzo, GREENordEst Week: si tratta di una serie nutrita ed articolata di eventi organizzati nell’ambito di Eusew 2010 - la Settimana Europea dell'Energia Sostenibile, il più grande evento comunitario sulle fonti “pulite” di energia con l'obiettivo di mettere in luce le eccellenze di green economy che già il Nordest possiede.

Gli eventi, promossi da Habitech Distretto Tecnologico Trentino per l’energia e l’ambiente, il portale Energheia Magazine, eAmbiente e Consorzio di Sviluppo Polesine con la collaborazione di Enea, Eurosportello Veneto di Unioncamere del Veneto, Galileia e Veneto Innovazione, godono del patrocinio della Regione del Veneto, della Provincia di Trento, del sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e della collaborazione del Mini-

stero per l’Ambiente.

Nella nostra provincia l’appuntamento è sabato 20 marzo, dalle ore 9,30 alle ore 12,30 a Sarcedo, presso la piccola centrale idroelettrica del Consorzio Alta Pianura Veneta (nel quale da poche settimane è confluito il Consorzio Medio Astico Bacchiglione), situata nei pressi del Ponte sul torrente Astico: cittadini, scuole e istituzioni potranno visitarla con la guida di esperti. Sono sette le piccole centrali idroelettriche che il Consorzio ha in esercizio, delle quali tre nuove, entrate in funzione nell'ottobre 2008 e costruite dall'ente con finanziamenti propri e regionali, e quattro acquistate nel settembre 2008. Con le recenti acquisizioni il Consorzio è diventato il primo del Veneto, sia per numero di centrali sia anche, soprattutto, per le entrate economiche provenienti dalla vendita di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile (circa 900 mila euro l'anno).

Le esperienze vicentine (oltre alle visite alla centrale di Sarcedo, c'è la partecipazione di Aim ad un workshop sulla sostenbilità energetica) fanno parte di una serie complessiva di iniziative, che comprendono un convegno istituzionale di apertura al Vega Park di Mestre il 19 marzo, visite della cittadinanza ad alcune eccellenze trivenete della green economy il 20 marzo, workshop territoriali su aspetti specifici a Belluno, Verona, Padova e Rovigo dal 22 al 25 marzo ed un incontro conclusivo a Trento il 26 marzo.

L’iniziativa prevede proposte anche per gli istituti superiori tecnici: visite guidate agli impianti e laboratori in classe nel corso della settimana di eventi (in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (di cui beneficeranno anche 50 ragazzi dell’ITIS di Schio). La partecipazione a tutte le iniziative è libera e gratuita.

L

la centrale di teleriscaldamento può ancora decidere di acquista’energia pulita conviene. Cona biomasse di Asiago, realizzata re una casa che consuma 250 Kw viene anche a chi ragiona in sotto la direzione della Provincia. per metro quadro, ma se invece una logica di puro business, non C’è Aim che ha dato il via ad un ne prende una che ne consuma 25 solo a chi si preoccupa di amambizioso programma di instalal metro quadro, fa presto a vedebiente e sostenibilità. A Trento lazione di pannelli fotovoltaici sui re la differenza”. se ne sono accorti da un bel po’ tetti delle scuole e di altri edifici L’edilizia, in effetti, è uno dei e ci stanno lavorando con conpubblici. E ci sono tanti privati principale ambiti di attività del vinzione. Ad esempio attraverso che, sfruttando gli incentivi e le distretto. “Stiamo costruendo il la creazione di Habitech, il Didetrazioni fiscali, installano panmercato della sostenibilità edilistretto tecnologico per l’edilizia nelli solari sui tetti delle loro abizia - continua Gurisatti -. Questo e l’ambiente, costituito a cavallo tazioni, sostituiscono serramenti, significa dare delle regole, per tra il 2006 e il 2007 e diventato ammodernano gli impianti. Ma è cercare di spostare l’attenzione nel giro di pochi anni un punsempre poco. “Si sarebbe potuto degli acquirenti dagli edifici trato di riferimento per il proprio fare di più - concorda Paolo Guridizionali a quelli realizzati con settore. Habitech è una società satti, economista con una grande l’edilizia sostenibile. Bisogna consortile privata, a scopo di luesperienza nel settore delle enerfare un piccolo miracolo, per far cro, nata per coniugare sviluppo gie rinnovabili (vedi anche l’artisì che la gente, invece di chieeconomico e tutela dell’ambiente. colo nella pagina a fianco, ndr) -. dersi quanti bagni ci sono nella Raccoglie circa trecento soci, in Anche se ci sono molte più especasa che sta per comprare, pensi gran parte aziende private attive rienze concrete di quanto si pensi: a quanto consuma: un po’ come nel settore dell’edilizia e dell’imuno dei poli di eccellenza per il fofosse un’auto, per cui si ragiona piantistica; ma ci sono anche tovoltaico, ad esempio, è nell’alta se è euro 1 oppure euro 6. Per aziende informatiche che si ocpadovano. Quello che è mancato, questo stiamo proponendo un sicupano di sistemi per il controlOffriamo connettività internet professionale probabilmente, è stato un impestema di certificazione, chiamato lo del traffico, utility del settore in collaborazione con MC-Link ( www.mclink.it ), gno corale delle istituzioni”. ApLeed, per i grandi edifici (un po’ dell’energia, università ed enti di con molteplici servizi tra i quali: ADSL, ADSL2+, punto. È proprio su questo che ci come lo standard Casaclima per ricerca.

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questo campo. “Abbiamo esempi con un bilancio di 160 mila euro, che riguardano le zona di Montacostituito in pratica dalle sole gna, la campagna, la città - conquote sociali. Nel 2010 prevede tinua il presidente -. Per quanto un fatturato di 2 milioni di euro, riguarda la montagna, c’è ad quasi tutto ottenuto offrendo esempio il caso del Primiero, la consulenze e assistenza ai prizona di San Martino di Castrozvati. C’è lo zampino di Habitech za: è un’area che ha le risorse per nel nuovo Museo della tecnica essere energeticamente autosufche si sta realizzando a Trento, ficiente, e stanno lavorando per nella nuova sede della Unipol a diventare una ‘Oil free zone’, Bologna, e in un lungo elenco di cioè un’area in cui non si usano progetti realizzati con un occhio combustibili fossili. Poi c’è Riva di riguardo al risparmio energedel Garda: lì la cartiera che è in tico e alla riduzione dell’impatto mezzo al paese, e che ha bisogno ambientale. E c’è il loro lavoro di grandi quantità di calore, ha dietro una serie di progetti innorealizzato una nuova caldaia vativi che si stanno studiando, che distribuisce calore anche al ad esempio nel campo delle coterritorio col teleriscaldamento: struzioni in legno. “C’è un vero in questo modo hanno eliminae proprio distretto - sottolinea to un bel numero di caldaie; ed Gurisatti -. Tra Trento e Bolzano, è un modello replicabile. Poi ci ma direi in particolare attorno sono altre cose: come gli impiana Trento, si concentrano molte ti fotovoltaici sui tetti di Padova, delle migliori competenze in fato quello realizzato vicino a Roveto di sostenibilità degli edifici. reto sfruttando una barriera anComplessivamente, i nostri soci tirumore dell’autostrada: a volte hanno un fatturato di un miliarLaboratorio di assistenza è proprio tecnica nei posti più brutti e do di euro, eLaboratorio 8mila lavoratori”. diseassistenza tecnica già rovinati che ci sono imporNon c’è da stupirsi, dunque, Server e sistemi di rete Laboratorio disistemi assistenza tecnica tanti possibilità di recuperare Server e di rete Habitech è in prima fila nell’orPc assemblati delle migliori marche spazi per la produzione ganizzazione degli eventiecolServer e sistemi di retemarchedi enerPc assemblati delle migliori gia, senza andare a toccare nuolegati alla settimana europea vo territorio”. dell’energia sostenibile.

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Di Giulio Todescan

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l consorzio Prisma, che mette insieme una sessantina di cooperative sociali della provincia di Vicenza, chiude per l’anno 2008/2009 il progetto «Centro di Integrazione Territoriale per Minori e Giovani nella Provincia di Vicenza» con numeri e risultati importanti. I sei centri di aggregazione si trovano a Costabissara, Monticello Conte Otto, Valdagno, Montecchio Maggiore, Roana e Cornedo Vicentino, e grazie a un finanziamento della Cariverona l’anno appena passato hanno potuto aprire per più ore al giorno, organizzare attività insieme e scambiarsi idee e buone pratiche.

«I centri giovanili sono gestiti dalle cooperative sociali locali e hanno diverse tipologie: ci sono quelli convenzionati con i comuni, altri invece rientrano in progetti delle Ulss - spiega Stefano Panella del

consorzio Prisma, coordinatore del progetto -. Due erano i grandi obiettivi da raggiungere quest’anno: incrementare l’orario di apertura e realizzare attività in sinergia fra i vari centri. E crediamo di esserci riusciti».

Play station all’oratorio Le idee, infatti, non mancano: lo sforzo degli operatori è quello di creare momenti di aggregazione per adolescenti, dagli undici ai vent’anni, molti dei quali stranieri o figli di immigrati. E per far questo si sono inventati un po’ di tutto: tornei di videogiochi (play station e wii), kayak, spettacoli circensi, passando per i cocktail analcolici, tornei di beach volley, piscina, feste a tema, cortometraggi, concerti e teatro. «Ognuno degli eventi - prosegue Stefano Panella - è stato ideato e costruito con il coinvolgimento diretto dei ragazzi che frequentano le nostre strutture: questo è un elemento chiave per renderli protagonisti della loro crescita, mettendo in

gioco desideri, talenti e vocazioni».

Un ambiente protetto, quello dei centri per minori, perché gestito da operatori sociali professionisti.

Ma anche un ambiente libero, dove i ragazzi possono esprimersi come vogliono, «allenandosi» nello sviluppare le proprie emozioni e passioni e inziando ad addentrarsi nel mondo adulto. Sono stati in tutto 600 i ragazzi coinvolti in giochi e attività comuni, ma il lavoro delle cooperative è riuscito a coinvolgere anche 150 adulti «significativi», ovvero genitori, personale di scuole e servizi sociali, o delle amministrazioni comunali. E grazie all’integrazione del finanziamento Cariverona ognuno dei centri ha potuto rimanere aperto ogni settimana tre ore in più. 1949 ore in più.

Un calcetto per l’Abruzzo L’attività di cui vanno fieri gli operatori è il torneo provinciale di calcetto-calcio a cinque fra i diversi centri di aggregazione giovanile, il cui ricavato è stato devoluto in aiuto ai terremotati dell’Abruzzo. Ma

le azioni intraprese vanno in più direzioni. Alcune sono di semplice approfondimento scolastico, con attività di recupero e orientamento; altre sono servite a sviluppare il protagonismo dei ragazzi, con un scuola di giocoleria, laboratori di action painting, sale prove per gruppi musicali, laboratori di cortometraggio; per promuovere la cittadinanza attiva, fra le varie idee, c’è «Un’ora con il sindaco», incontri fra gli adolescenti e gli amministratori. Un tema particolarmente delicato è quello dell’interculturalità: durante l’anno si è sviluppato un gemellaggio con il centro educativo brasiliano «Pe no Chao», oltre ad un laboratorio «Illustra storie» in cui i ragazzi hanno potuto raccontarsi a vicenda, superando le barriere culturali e scambiandosi storie personali vissute in parte in paesi diversi, e per finire i ragazzi hanno partecipato attivamente, l’estate scorsa, alla festa rock di Perarolo, il Perarock, che da spazio a musiche provenienti da culture distanti.

L’integrazione in cucina «Il tema principale delle attività pensate e realizzate dagli operatori era l’integrazione, quindi il tema soprattutto era il dialogo con i ragazzi stranieri - racconta Stefano Panella -. In alcuni quartieri di Vicenza in particolare i ragazzi stranieri si fanno sentire, sono tanti, e questo anche ad Alte Ceccato, a Montecchio Maggiore.

Si tratta di figli di immigrati che affrontano l’adolescenza, un passaggio quindi ancora più delicato per loro. Sono stati organizzati laboratori di cucina etnica, momenti di conoscenza delle culture straniere, laboratori musicali per imparare a suonare strumenti di altri paesi. L’altro grande obiettivo era di mettere in rete i diversi centri a livello provinciale: i ragazzi dei centri si sono incontrati con tornei e attività comuni, e anche gli operatori si sono scambiati buone prassi e hanno svolto corsi di formazione per migliorare il servizio».

flickr.com/berther

cattonaggio e cercando rifugio nei ricoveri della Caritas.

di Alessio Mannino

V

entisette famiglie di immigrati sono tornate in patria con l’aiuto economico del Comune e della Caritas vicentina nel 2009.

Alcune, imparata la “lezione” qui, hanno anche messo su un’aziendina o un bazar. E’ il frutto dei 50 mila euro annui (medi, l’anno scorso sono stati 23 mila) erogati dall’amministrazione di centrosinistra all’organizzazione assistenziale della diocesi. Un’iniziativa, per la cronaca, decisa dalla precedente giunta di centrodestra nel 2004, ma avviata solo con Variati e l’assessore al sociale John Giuliari. Da allora, sono circa duecento le persone che hanno usufruito del programma di assistenza economica e logistica che li segue passo passo fino alla nuova sistemazione nella terra d’origine. Di varia nazionalità, generalmente (ma non tutti) sono soggetti con difficoltà gravi: dall’alcolismo alla droga alle turbe psichiche. Gente che non riusciva a procurarsi una vita decente, riducendosi all’ac-

No global Iniziativa benemerita, perché porta in germe il principio di fondo che dovrebbe ispirare una sana gestione dell’immigrazione: il rimpatrio. Osteggiato sapete da chi?

Dalla seconda generazione, dai figli, italiani in tutto, degli stranieri. «Non ne vogliono sapere di lasciare la casa, la scuola, gli amici per affrontare il nulla.... Un Paese di cui non conoscono niente, che non hanno mai visto prima», ha spiegato Ousmane Condè, capo dell’Unione Immigrati berica.

«Non solo», ha aggiunto, «ci sono stati immigrati che sono rientrati, dopo vent’anni di lavoro in Italia, in Marocco piuttosto che in Tunisia e non hanno trovato più nulla fatta eccezione di anziani genitori o di qualche parente. E sono tornati indietro sconsolati». Questi sono gli effetti perversi dello sradicamento, dell’impoverimento e della distruzione di società, costumi e modi di vita che la globalizzazione produce in coloro che sognano di diventare come noi occidentali. L’Occidente, che tutto vuole omologare a sé allo

scopo di razziare risorse naturali e assicurarsi sempre nuovi mercati di consumo, è la causa prima dell’epocale esodo di masse di diseredati abbagliati dal miraggio del nostro benessere materiale. Le dimensioni del disastro sono tali da non permettere un dietrofront pianificato a tavolino. Le politiche per l’immigrazione messe in campo da noi ricchi sono deboli argini che crollano inesorabilmente all’urto di centinaia di migliaia di poveracci che ogni anno si ammassano ai nostri confini. Le quote, i controlli costieri, i protocolli internazionali: tutti palliativi e mezze misure, il trend è inarrestabile.

E così dev’essere, perché fa gioco all’industria che può calmierare i salari, alla politica che può lucrarci consensi giocando a chi fa il duro o chi fa il buono, e soprattutto conviene alla logica del mercato globale perché interconnette sempre più le aree del pianeta, con un immigrato di qua e la famiglia di là. E’ il sogno del melting pot universale, dove tutti gli uomini sono cittadini del mondo, ma di un mondo in cui le differenze sono abolite e siamo tutti uguali di fronte alla Virgin o alla Coca Cola. Un’ammucchiata

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da incubo che fa sfregare le mani alle multinazionali. Ma fa pagare un prezzo altissimo all’umanità, livellata a target unico mondiale senza storia, senza passato, senza cultura: un nulla indistinto in cui per esistere devi arrivare ad ottenere, a tutti i costi, il tenore di vita dei più ricchi.

Noi colpevoli I colpevoli a monte siamo noi, noi colonizzatori che poi raccogliamo fondi per combattere la fame dei “meno fortunati”. Siamo stati noi a volerli convertire, a corrompere col nostro stile di vita e la nostra mentalità da predoni le classi dirigenti locali. Siamo noi che infestiamo i loro paesi coi nostri cellulari, i nostri hamburger, i nostri elettrodomestici, i nostri vestiti e tutta la paccottiglia usa e getta che svetta in imponenti discariche in mezzo a cui grufolano quei poveri bambini che in tv ci fanno tanta pena.

Siamo noi i responsabili di quel genocidio culturale che accomuna la corporation che saccheggia alla pestifera Ong che fonda scuole e ospedali per diffondere il nostro credo e combattere le malattie che abbiamo importato noi (come

l’Aids). Perciò non dobbiamo scandalizzarci se poi vengono a bussare alla nostra porta per chiederci il conto. Ce lo meritiamo, ed è sommamente ipocrita e vile farne dei capri espiatori per difendere quel poco di presunto benessere a cui siamo attaccati come donnette isteriche. Tanto più che siamo riusciti a far prostituire anche uomini tutti d’un pezzo come gli africani dalla pelle d’ebano o gli indiani dalla mistica saggezza. Popoli che fino a mezzo secolo fa erano ancora liberi e ancorati alla propria identità. L’immigrazione è la figlia malsana della globalizzazione, a sua volta prodotta dal sistema industriale e finanziario occidentale che deve continuamente espandersi e crescere se non vuole crollare su sé stesso. La vera svolta al “problema immigrazione” verrà soltanto quando la bolla mondiale della crescita economica imploderà una volta per tutte vanificando il mito della ricchezza a qualsiasi costo.

Forse la prossima crisi globale, che avendo accumulato i debiti dell’ultima sarà ancora più grossa e distruttiva, sarà quella decisiva.

Quella che, facendoci perdere tutto, ci salverà.

BERALDIN

Bilancio di un progetto del consorzio Prisma per i ragazzi della provincia Sei centri giovanili, seicento partecipanti, una moltitudine di iniziative e attività Con un occhio di riguardo per l’integrazione e l’intercultura

Positiva l’iniziativa di Comune e Caritas che finanziano il ritorno ai paesi d’origine di stranieri in difficoltà. Perché contiene il principio che ognuno sta meglio a casa propria

Mauro

Giovani, la carica dei 601

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Immigrazione, la via giusta è il rimpatrio

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interventi

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Come il suo partito, il Carroccio, anche il candidato leghista ha due facce Ma non rappresenta un pericolo

di Alessio Mannino

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uello che pensiamo sulla Lega Nord lo abbiamo scritto più volte. Il partito del Nord che tiene al guinzaglio il governo Berlusconi è diventato come tutti gli altri partiti: si è romanizzato, sclerotizzato, venduto al potere e agli affari (qualcuno ricorda il crack della Credieuronord salvata dal furbetto Fiorani o, per restare in zona, la finanziarizzazione dell’autostrada Brescia-Padova voluta dalla Dal Lago e messa saggiamente in discussione dal suo successore alla Provincia, Schneck, o ancora la minacciata speculazione a tinte leghiste sul Cis di Montebello?). Il Carroccio ha appoggiato tutte le porcherie fatte da Berlusconi, le leggi ad personam, gli incostituzionali lodi Schifani e Alfano, la sistematica aggressione alla Magistratura come organo indipendente, il salvataggio di Alitalia regalandola a Colaninno,

Marcegaglia e ai soliti noti della grande industria assistita, si è rimangiata la retorica contro l’assistenzialismo rattoppando i buchi di bilancio degli amici di Silvio e Gianfranco (i dissestati Comuni di Roma e Catania), ha messo nel cassetto la sua storica avversione a Province e prefetti, ha varato un federalismo di cartapesta perché vuoto e senza uno straccio di finanziamento, si è dimenticata di quando piantava gazebi nelle piazze invocando la democrazia diretta e lo sciopero fiscale contro lo Stato oligarchico e vessatore. E soprattutto, diversamente dagli esordi quando il suo sano localismo rappresentava una reazione al globalismo, all’anacronistico centralismo nazionale e alla partitocrazia, non mette in discussione più nulla di questo sistema politico. Sbraita invece contro gli immigrati, spauracchio sicuro per far man bassa di voti sulla paura, e sulla crisi economica non ha offerto neppure mezza ricetta contro il male che l’ha generata, cioè la logica assolutista del profitto a tutti i costi.

Federazione della Sinistra Tutti colpevoli Ma se si è trasformata in un partito qualsiasi, che in Veneto si prepara al cambio della guardia nell’occupazione di posti dopo l’uscita di scena di Galan, non si vede perché demonizzarla come se fosse solo lei, il diavolo. Eh no, cari compari del Pdl e cari finti avversari del Pd: siete tutti delle stessa risma, perché nessuno di voi propone alternative serie, concrete, coraggiose a questo bordello chiamato Italia. Zaia è stato beccato sulla copertina di una rivista pagata coi quattrini pubblici? Sai che scandalo, mentre a destra e sinistra abbondano i corrotti, i truffatori, i ladri. Zaia è incoerente col suo partito sul nucleare, lui contrario e il Carroccio favorevole? E perché, il Pd non ha sfacciatamente tenuto due facce sul Dal Molin, qui contro e a Roma (e ai vertici delle coop ex rosse) a favore? Zaia è stato calato per decisione dall’alto, nel risiko di poltrone a cui giocano Bossi e Berlusconi? A parte il fatto che è stato amministratore

a Treviso per anni, dobbiamo forse ricordare certe imbarazzanti candidature “foreste” fra le fila del Pd, come quella del sardo Berliguer? Sia chiaro: il nostro non è il vecchio “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Per noi sono tutti colpevoli e basta.

McPolitica Quanto al resto, non ci siamo.

L’Italia dei Valori fa da diga sulla legalità ma si ferma lì, ciò che resta della sinistra radicale tiene viva l’attenzione sul malessere sociale, potenzialmente esplosivo, ma non abbandona i totem e i tabù della sinistra novecentesca, gli omologhi di estrema destra fanno testimonianza e si baloccano con idee anche giuste sulla carta (Cioni sull’ultimo numero di questo giornale ripescava il “bilancio partecipativo”) ma poi salgono sul carro del Pdl in cambio di un trapuntino o si ritirano nelle loro catacombe di saluti romani, teste rasate e ossessioni anticomuniste. Zaia, invece,

I candidati si Sinistra Ecologia e Libertà. Ecco la lettera di presentazione della lista inistra Ecologia e Libertà (SeL) partecipa a pieno titolo alla coalizione di centrosinistra che sostiene il candidato Presidente Giuseppe Bortolussi in alternativa al leghista Zaia e suoi temi caratterizzanti sono la pace, la difesa del lavoro, l'ambiente con la netta contrarietà al nucleare, la convivenza all'insegna dei diritti civili e dell'integrazione tra cittadini italiani e stranieri. A tale

proposito SeL schiera una novità assoluta in ambito nazionale: il capolista é Ousmane Condè, ex rifugiato politico originario della Guinea, operaio di 36 anni divenuto cittadino italiano di recente, presidente dell'Unione Immigrati di Vicenza e Provincia, tra gli organizzatori dello sciopero della spesa a Montecchio e della Fiaccolata del 1 marzo per la revoca della delibera del Sindaco di Mon-

tecchio Maggiore che ha ristretto i parametri per l'idoneità alloggio degli stranieri.

La candidatura di Ousmane Condè vuole essere un segnale forte alla società veneta, in antitesi alle scelte operate dalle amministrazioni leghiste della regione, nell'ottica di dare una rappresentanza agli immigrati e agli italiani che credono nei diritti di cittadinanza. Anche gli altri candidati di Sel rappre-

sentano una notevole apertura al mondo dell'associazionismo, della scuola, del lavoro e dell'ambiente: Nora Rodriguez - già vice-presidente nazionale dell'ArciRagazzi e nota attivista del No Dal Molin; Carla Spessato presidente di Equistiamo e attiva nei movimenti per l'ambiente e l'ecosostenibilità; Giorgio Porzionato insegnante; Renato Basso operaio in mobilità alla Fiamm; Mattia Bertin giovane

Rifondazione e Comunisti italiani tornano a presentarsi insieme alle elezioni Puntando sull’intervento pubblico per sostenere lavoro e interventi sociali E opponendo un no deciso alle grandi opere

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SeL, la lista “dimenticata” S

Lavoro e ambiente, le vere emergenze del Veneto

va giudicato per quello che è. Da una parte scrive un libro, “Adottare la terra”, in cui si scaglia contro le multinazionali e propone un ritorno all’agricoltura, una nuova economia «umanizzata» e, udite udite, accusa il «feticcio del libero mercato» di essere «l’ultima versione del pensiero nichilista». Sacrosanto. Poi, però, ce lo ritroviamo alzare i peana per aver promosso una squallida operazione commerciale come il McItaly, l’hamburger italiano che di italiano non ha proprio niente. Si vede che per il ministro il libero mercato sarà pure un feticcio nichilista, ma la multinazionale McDonald tanto schifo non fa. Non è una disquisizione da accademia: un panino simbolo del consumismo purchessia e del consenso conquistato a forza di slogan da mentecatti combina molti più danni e corrode, con la sua apparente innocuità, la sola cosa che potrebbe trarci via dal pantano: la voglia di farla finita con tutta questa pagliacciata.

| Ousmane Condè

studente capo scout; Flavio Merlo esponente socialista di Bassano; Nadia Chioccarello animatrice a Schio di iniziative di cittadinanza attiva.

Mattia Pilan Sinistra Ecologia e Libertà di Vicenza

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Zaia non è peggio degli altri

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a lista Federazione della Sinistra (FdS) raggruppa Rifondazione e Comunisti Italiani che, recependo le richieste dell’elettorato per un’unità della sinistra, si presentano insieme. Dopo anni di crescita il Veneto e Vicenza, si trovano di fronte ad una crisi economica che non da segni d’uscita.

Una crisi che attacca le piccole realtà produttive e i settori più deboli del lavoro, migranti, precari, giovani, ma anche le grandi aziende e nei livelli più alti di qualificazione. La Federazione della Sinistra è per dare risposte concrete ai lavoratori, alle famiglie in difficoltà, ai migranti. Serve uno sforzo concreto delle istituzioni pubbliche e private al fine di garantire l’occupazione, di favorire il ricollocamento al lavoro, d’integrazione e di sostegno del reddito. Servono innovazione, ricerca e formazione per un modello di sviluppo compatibile con il territorio. La FdS in Veneto pone al centro della propria proposta alcuni punti qualificanti, a partire dal binomio lavoro-ambiente.

Lavoro e investimenti sociali Al contrario strategia portata avanti per anni da Galan e soci, che ha devastato l’ambiente e sostenuto il liberismo sfrenato e sta portando verso una macelleria sociale, FdS propone un piano del lavoro che ponga al centro dell’intervento pubblico lo sviluppo dell’occupa-

zione e non i profitti e/o le rendite, e che contrasti con efficacia le delocalizzazioni e le speculazioni; un forte intervento della Regione nell’economia per sostenere con gli ammortizzatori sociali le famiglie dei lavoratori, dei pensionati e i non occupati; un potenziamento dei centri di ricerca e delle università per dare sostegno alle imprese che hanno bisogno di conoscenza e sapere; un’apertura del credito, garantito anche dal Pubblico, ad artigiani, piccole medie imprese e alle persone che intendono aprire un’attività e hanno bisogno di essere sostenute in questo difficile momento.

Per il potenziamento della spesa pubblica e un aumento dei servizi sociali d’ausilio alle famiglie, la FdS ritiene che gli investimenti sociali sono una risorsa positiva per uscire dalla crisi e per migliorare la qualità della vita dei cittadini; e propone una severa lotta all’evasione fiscale, piaga intollerabile che sottrae risorse allo sviluppo del Paese. La FdS sostiene che i lavoratori migranti, e le loro famiglie sono parte importante per lo sviluppo del Veneto e devono trovare nella nostra regione la difesa e la tutela dei loro diritti. I figli degli immigrati nati in Italia devono avere la cittadinanza italiana con la possibilità di frequentare gli istituti scolastici senza quote bloccanti.

Ambiente ed energia

Salvaguardare il territorio e tutelare l’ambiente è un obiettivo prioritario ed economico. Consumare il territorio agricolo - come è stato fatto in questi anni con una massiccia urbanizzazione industriale, direzionale e commerciale - è un delitto oltre che uno spreco economico di risorse. Il Veneto dei centri commerciali, degli outlet, dei capannoni vuoti, atti a portare guadagno esclusivo alle grosse imprese immobiliari, ha comportato un depauperamento del territorio, con cause di forte inquinamento e di situazioni geologiche instabili. La FdS propone un No alle grandi opere (Pedemontana, sistema delle tangenziali, ferrovia ad alta velocità) - inutili e fonte, spesso, di forti corruzioni (vedi i costi per un chilometro della TAV) - ma opere che riqualificano e adeguano quelle presenti nel territorio, migliorino la vita e siano fonte di lavoro. E’ per la riqualificazione del tessuto edilizio pubblico e privato esistente, partendo dai cittadini che vivono una situazione abitativa precaria, sfruttando le nuove fonti energetiche rinnovabili che possono dare un’ulteriore possibilità d’espansione e di ricerca alle nostre imprese. E’ altresì per un sostegno economico ai soggetti privati e pubblici, che utilizzeranno fonti rinnovabili. Non è per i piani di sviluppo non coordinati, costosi, inutili e negativi per la difesa am-

bientale, ma per necessarie opere di sistemazione e recupero anche della rete idrica minore, anche come prospettiva occupazionale a tempo indeterminato. E’ contraria alla svendita del territorio per fare cassa e all’utilizzo delle fonti energetiche nucleari sbagliate e antieconomiche; le risorse devono essere utilizzate per energie pulite rinnovabili e riutilizzabili, con assoluta contrarietà a qualsiasi impianto d’incenerimento e/o termovalorizzazione.

Stop alla militarizzazione La FdS è contraria alla militarizzazione del territorio non voluta e, non richiesta, dai cittadini, che rappresenta tra l’altro uno spreco economico e di risorse naturali quali l’acqua, e un’usurpazione della sovranità popolare. Basi di guerra che minacciano e colpiscono altre popolazioni non appartengono alla cultura del popolo veneto, che ha sempre dimostrato tolleranza e spirito pacifico. I soldi per le spese militari possono essere spesi per attrezzature civili e sociali. No quindi alla base militare Usa Dal Molin e a qualsiasi forma di compensazione, alle opere collaterali e al potenziamento delle strutture esistenti. I danni ambientali ed ecologici, la perdita della sovranità, l’elevato rischio per la popolazione in caso di attacchi terroristici, non potranno mai essere oggetto di compensazione.

Scuola e sanità Nella sanità si sono susseguiti tagli alle strutture, ai servizi, al personale, e si è continuato con il trasferimento di funzioni e finanziamenti ai privati; la proposta è prima di tutto abolire i ticket, e bloccare la privatizzazione del servizio, contenere le spese per gli stipendi dei manager e controlli più severi nelle disfunzioni del servizio sanitario. Nella scuola, le manovre della Gelmini, tagliano pesantemente gli investimenti nell’istruzione pubblica e gravano sulle famiglie riportando una scuola che tende a dividere gli studenti per censo. La Federazione della Sinistra s’impegna a garantire il diritto allo studio a tutti e a difendere l’occupazione scolastica come garanzia di qualità, e porre un piano regionale di ristrutturazione e rinnovamento del patrimonio scolastico pubblico, recuperando i contributi forniti alle scuole private. E’ contraria all’introduzione della quota del 30% per i figli di immigrati, constatando che oltre ad essere un grave errore per l’integrazione e lo scambio culturale è anche un danno economico e sociale per le famiglie che si troverebbero ridotti i plessi scolastici.

Giorgio Langella Federazione della Sinistra PRC e PdCI, federazione di Vicenza

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L’ex caporedattore del GdV risponde alla lettera di Emilio Franzina “Un giornale locale non può essere né di destra né di sinistra Ed è giusto che abbia un taglio provinciale” non avevo trovato per nulla “infondata” ma che sono prontissimo a rettificare. E’ assolutamente vero: nei 35 anni della mia permanenza al Giornale di Vicenza (nei quali, come ricorda il sig. Franzina con ironia fuori posto, mi sono trovato anche a “ricoprire posti d’una certa responsabilità”: per 15 anni capocronaca e negli ultimi 15 anni responsabile delle pagine culturali), il sig. Franzina non ha mai chiesto di collaborare o di intervenire sul Giornale di Vicenza.

ileggo il resoconto della mia chiacchierata con Alessio Mannino, e ancora lo ringrazio del tono leggero, alla “sor Perozzi”, che ha dato ai miei ricordi, interpretando davvero lo spirito con cui avevo accettato quell’incontro attento come credo di essere, e di essere sempre stato, soprattutto al senso della misura. L’avesse avuto nella sua replica il sig. Franzina, si sarebbe risparmiato la metà del suo verboso intervento, nel quale trovo invece tutto l’antico livore degli attacchi al Giornale di Vicenza sui fogli da lui stesso citati e sui quali scriveva, attacchi da me vissuti come offesa all’onestà intellettuale dei colleghi. E qui mi

correggo e gli do atto che c’è stato nei miei ricordi un errore di accostamento fra i due nomi citati, dei quali l’intera redazione non avrebbe mai accettato che comparisse una firma di collaborazione sulle pagine del nostro quotidiano.

Sono gli unici ricordi fastidiosi dei miei 35 anni al Giornale di Vicenza, periodo tra i più felici e divertenti dei miei 48 anni di attività professionale. Così io ho vissuto quelle astiose polemiche e certamente, nell’”assonnamento mattutino” di cui mi dà atto anche Mannino, non mi sono spiegato bene con il risultato di una sintesi virgolettata che quando ho riletto

Sono andato poi in pensione nel 2003, e giustamente scrive il sig.

Franzina (che, tra parentesi, rispetto come storico, avendolo anche letto seppur non sempre condividendone le tesi): “Nel Giornale di Vicenza non ho mai scritto una riga e giammai ad esso ho collaborato salvo che nel corso di un brevissimo periodo all’inizio della gestione Antonacci, fra il 2004 e il 2005, con una manciata di articoli (meno di una decina in totale) nell’ingenuo tentativo, di cui mi pento e addirittura con me stesso mi vergogno, di rompere un isolamento che in città mi penalizzava pesantemente”. E’, quest’ultimo, esattamente il motivo con cui, in redazione, interpretavamo l’astioso livore della sua polemica contro il Giornale di Vicenza.

Sottolineavo nella mia intervista che un giornale locale non può, come i grandi organi di informazione nazionale schierati a destra o a sinistra, scegliersi i lettori ma deve parlare a tutti e dare voce a tutti. Un principio ben interpretato da Giulio Antonacci che, anni

dopo e lontano dalle più antiche polemiche, ha tentato poi di recuperare il sig. Franzina diventando però anche lui “ineffabile” al primo diniego di pubblicare non so quale intervento contro il commissario di governo Paolo Costa, di cui non fatico ad immaginare i toni.

Il sig. Franzina, bontà sua, concorda con me “in larga parte” quando affermo che quando in consiglio comunale c’erano Bandini, Rainaldi e Neri Pozza c’era rispetto per le intelligenze e tutti li stavano ad ascoltare (anche se poi contavano i numeri, aggiungo ora). Ma “aggiungerei anche - scrive il sig. Franzina - che il rispetto è venuto a mancare prima di tutto da parte dei giornalisti di professione”. E questo ribaltamento della frittata è del tutto conforme alle metodiche dialettiche dei politici di oggi, la prenda come vuole il sig. Franzina, anche come un insulto. Risparmiandosi anche l’ironia sulle mie “opinabili interpretazioni”. Certo che sono opinabili: e che altro dovrebbero essere dei lontani ricordi di emozioni personali e di un vissuto professionale cominciato più di 40 anni fa al Giornale di Vicenza?

Per finire, e tornando al mio senso della misura, ne approfitto anche per correggere una mia battuta male interpretata da Mannino, sempre per colpa del mio “assonnamento”: ho scelto di restare a Vicenza perché ho sempre pensato che è meglio essere “testa di lucertola” (nel piccolo) che “coda di serpente” (nel grande, come ad esempio a Milano). Do infine totalmente a Mannino la paternità di una affermazione laddove dice che nel giornale, con l’arrivo del neo direttore Gervasutti, già “si respiri un’aria meno provinciale”. Premesso che è un complesso che non ho mai avuto e che il mio impegno, semmai, è sempre stato che la mia pagina di cultura fosse la più provinciale possibile (fatta cioè da collaboratori vicentini e su argomenti vicentini), come ho più volte sottolineato nella mia chiacchierata, se Mannino ritiene che la sprovincializzazione sia invece un merito, questo va dato anzitutto a Giulio Antonacci che ha riempito il giornale di pagine monografiche su temi nazionali e internazionali inviando addirittura all’estero i colleghi della redazione.

Gianfranco Candiollo

| In alto la nuova sede del Giornale di Vicenza.

Qui sopra Gianfranco Candiollo ed Emilio Franzina

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186 del13 marzo 2010 pag11

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ViPiù

economia&mercati

Borsa, anno record Sul filo del rasoio

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Candiollo vs Franzina, Antonacci e quel giornale voce di tutti

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economia&mercati

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ha “anticipato” ciò che sarebbe accaduto più tardi su tutte le piazze finanziarie mondiali.

di Giancarlo Marcotti

Nomi buffi, crisi serissima Comunque sia, nell’autunno 2007, o scorso 9 marzo ricorreva un negli Usa, scoppia la bolla immoanniversario molto particobiliare, e i cosiddetti mutui sublare, per gli operatori finanziari prime mettono in difficoltà i due di tutto il mondo: era trascorso principali Enti Governativi che esattamente un anno dal minimo erogano o garantiscono la quaassoluto delle Borse. In particolasi totalità dei prestiti destinati re il 9 marzo 2009 il nostro indice all’acquisto di immobili. Questi principale, il Ftse Mib, terminava due Enti dai nomi buffi (Fannie le contrattazioni a 12.621 punti. A Mae e Freddie Mac) sprofondano distanza di un anno esatto lo stesin una crisi senza precedenti ed so indice si ritrova a 22.356 punti: arrivano a perdere in Borsa oltre +77% in dodici mesi, per gli inveil 90% del proprio valore. stitori una vera e propria boccata Erano nati con apprezzabili intend’ossigeno. zioni: il Presidente Carter infatti Per far capire in quale baratro era li aveva istituiti per dare accesso sprofondato un anno or sono il al credito anche a quella parte di Ftse Mib potremmo usare diversi popolazione che normalmente parametri. Basti pensare che oggi, non riusciva ad ottenerlo. L’accedopo quindi che si è recuperato lerazione però avveniquasi l’80% da quel va sotto la presidenza livello, il nostro indiClinton il cui sogno ce principale vale tutera di tora meno di tredici Per la finanza dichiarato “dare una casa a tutanni fa. è crollata ti gli americani”. Intento nobilissimo che Le avvisaglie una certezza: però si scontra con Ovviamente tutti gli non esistono regole ecooperatori finanziari si banche immuni elementari nomiche: non si poauspicano di non doteva pensare infatti ver mai più rivedere al fallimento che i prezzi degli nella loro vita quotaimmobili potessero zioni così basse, ma crescere all’infinito. riteniamo che questo Quando tutto il castello (di carte) auspicio possa essere esteso ancrolla, lo Stato è costretto di fatto che a coloro che non investono in a nazionalizzare i debiti gonfianBorsa. Se infatti i valori borsistici do il deficit pubblico, ma ormai sono lo specchio dell’andamento l’intera economia americana, che economico, nessuno può augupoggia in maniera abnorme sul rarsi crolli delle quotazioni come credito, era entrata in un vortice quelli ai quali abbiamo assistito. che inglobava tutto.

Ma cerchiamo di capire come era stato possibile scendere a liIl crollo velli così abissali, dato che oggi Il comparto immobiliare è la pripossiamo fare questa analisi con ma tessera del domino a cadere. maggior freddezza. Innanzitutto Quando il sistema bancario viene sottolineiamo un’anomalia: per travolto ovviamente non si può tutti la crisi nasce negli Usa intorsalvare più nessuno: i fallimenti si no ai mesi di settembre/ottobre susseguono ad un ritmo impres2007, ma il nostro indice princisionante e senza precedenti. E’ pale aveva già iniziato a scendere lapalissiano, e questa crisi ce lo ha alcuni mesi prima, avendo toccaconfermato: in un sistema capitato il proprio massimo relativo nel listico il comparto bancario ne è mese di maggio. In un certo senso

L

Dal 9 marzo 2009 ad oggi il Ftse Mib ha guadagnato l’80 per cento Ma l’indice rimane ad un valore inferiore rispetto al 1997 Segno che l’economia non si è ancora ripresa E che gli effetti della crisi dureranno a lungo l’essenza, se crolla viene giù tutto.

Non esistono più neppure i cosiddetti titoli difensivi. Il prezzo del greggio passa dai 150 ai 50 dollari il barile, il cambio euro/dollaro scende da 1,6 a 1,25; si assiste a quello che in gergo finanziario viene denominato “fly to quality” cioè la ricerca spasmodica dell’investimento a minor rischio. Il rendimento perde di significato, l’imperativo è salvare il capitale.

Il momento più acuto della crisi si raggiunge con il fallimento di Lehman Brothers, la quarta maggior banca statunitense. In quel momento agli operatori di Borsa viene a mancare una certezza: non esistevano più Banche o società che potessero essere immuni da un possibile default. Quando l’Europa viene investita dal ciclone della crisi è la Gran Bretagna a doverne subire le maggiori conseguenze, e alcuni Istituti di credito han dovuto essere nazionalizzati in quanto si erano formate le prime file di risparmiatori che prelevavano i propri risparmi.

9 marzo 2009 Cosa sia accaduto il 9 marzo 2009 e perché proprio in quel giorno nessuno lo sa. La versione a nostro avviso più attendibile fa dipendere tutto dall’istituzione del G20. Appurato che il classico G8 non era più in grado di dare una risposta ad un problema che ormai era planetario, verso la fine del 2008 veniva istituito il G20 che si riuniva a Washington. Al termine il comunicato parlava di un accordo raggiunto per ridare fiducia ai mercati, che attende-

vano però qualcosa di reale, insomma più di una promessa. La riunione successiva era fissata a Londra per il mese di aprile. Ora si sa che quegli incontri vengono preparati con largo anticipo, e si mormora che il 9 marzo si diffuse la voce che al termine del vertice londinese sarebbe stato annunciato l’intervento congiunto di tutti i governi e delle autorità monetarie le quali avrebbero garantito ai mercati una liquidità “illimitata”.

Naturalmente non si ha la certezza che le cose siano andate in questo modo, ma sta di fatto che il 10 marzo 2009 la Borsa milanese guadagna in una seduta il 7% con il minimo in apertura ed il massimo in chiusura (fatto abbastanza anomalo), come se fosse arrivato un segnale. In soli due mesi il nostro indice principale passava dai 12.621 punti del 9 marzo ai 20.509

punti dell’8 maggio, un guadagno del 62,5%; anche un simile rialzo, in così breve tempo, non ha precedenti.

Non è ancora finita Ora, il fatto che a tutt’oggi il nostro indice principale abbia una quotazione inferiore a quella che registrava nel 1997 ci dice molto sulla gravità della crisi che stiamo vivendo, le cui ripercussioni sono destinate, purtroppo, a ripercuotersi forse per decenni. Tutti gli Stati infatti hanno dovuto aumentare in maniera smisurata il proprio debito pubblico ed il ritorno a livelli tollerabili comporterà ancora sacrifici per un lungo periodo.

E’ necessario guardare al futuro con realismo. Non deve però mancare la fiducia, nella speranza che il momento peggiore sia stato lasciato alle nostre spalle.

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lettere

| La sede della Lehman Brothers nei giorni del fallimento. In alto, la Borsa di Milano

cultura

186 del13 marzo 2010 pag12

movida

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186 del13 marzo 2010 pag13

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cultura

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Popcorn

Giovani di destra (berlusconiana)

Una delusione firmata Scorsese

Shutter Island è un confuso pseudo thriller, irritante a tratti e senza catarsi finale Anche lo stile usato è eccessivo e inutilmente suggestivo

Il numero zero di “Stile Italiano”, rivista dell’associazione giovanile Pdl, rivela che fra i ragazzi ex-An un pensiero critico c’è Ma confuso con una retorica che nasconde l’adesione al modello Berlusconi | Qui sopra il premier Silvio Berlusconi. Al centro la copertina del primo numero del mensile

proprio esagerato. «A noi serve una Giovane Italia capace di “pensare” politica, … un mondo capace di anticipare le scelte dei “grandi” sugli scenari planetari di Alessio Mannino dello sviluppo sostenibile e della demografia secondo una visione guardare la copertina, lo ben diversa dalla “vulgata” di una “Stile Italiano” invocato nelsinistra che ha immeritate pretese la testata del mensile vicentino egemoniche nelle soluzioni posdella Giovane Italia (l’associaziosibili a queste sfide». Vasto prone giovanile del Pdl), con quella gramma. Che la sinistra ormai abcatasta di pomodori rossi e lucidi, bia le munizioni scariche, questo fa venire in mente il luogo comuè verissimo: altro non sa fare che ne della pasta, all’Alberto Sordi recitare il rosario del pacifismo (“macarone, m’hai provocato, e mondialista (salvo poi scandalizmo’ te distruggo, io me te mazarsi se Obama continua la politigno”). L’italiano sarebbe ancora ca di Bush in Afghanistan e Irak) quello unto di sugo e immerso nee dell’ambientalismo “sostenibile” gli spaghetti? Se fosse così, sareb(quando invece un ambientalismo be la fotografia del fondo più vero autentico non dovrebbe illuderdell’Italia di oggi, che è quella di si di rendere sostenibile ciò che sempre: amabile, orgogliosa, gionon può esserlo, ovvero la crescita iosa e imbattibile solo là dove ogni economica infinita). Ma la destra evento, ogni decisione, anche la di cui la Meloni cita a maestri di più tragica, finisce nel nostro Papensiero Ortega y Gasset e Papiese: a tavola. Non lo diciamo con ni farebbe rivoltare questi ultimi scherno. Gobetti sbagliava: non il nella tomba, se vedessero lo spetfascismo, e più ancora della pizza tacolo disarmante che offre la sua (sfigurata dalla globalizzazione a versione odierna sul piano delle cui eroicamente bucatini e fettucidee. Quali sarebbero quelle procine resistono), è la pasta al pomodotte dal Pdl in tema di geopolidoro l’autobiografia della nazione. tica, di ambiente, di qualità della Cosa c’è di arcitaliano più di quel vita se non le formule rimestate groviglio amalgamato nell’intindell’Occidente asservito agli Usa, golo che sa di irregolare, di eccesdel Pil sopra tutto e del successo sivo, di pittoresco, di canagliesco, personale come vera felicità - in di gustoso, di solare, di maramalaltre parole, il berludesco, di mediterrasconismo come filosoneo e di festoso? fia? Il direttore, Andrea Guglielmi (balzato agli Troppa retorica onori della cronaca per Prima pagina perfetuna non edificante vita, quindi. Ma già alla cenda di scopiazzatura seconda restiamo deper un testo destinato lusi. Il ministro delalle scuole a spese della Gioventù, Giorgia la Regione), chiarisce Meloni (delizioso quel nell’editoriale di presuo spavaldo accento sentazione che la parola della Garbatella), si “stile”, in rigoroso e paprodiga in un polpettone ripieno delle soli| Il ministro per le politiche triottico italiano, indice giovanili Giorgia Meloni la loro «principale batte cose che uno scrive taglia: la valorizzazioquando deve lanciare ne della nostra identità». Quale, una pubblicazione di partito come di grazia? L’identità schiacciata questa. E vabbè, ci sta. Però senza dal livellamento globale degli stiesagerare. Il ministro invece ha

A

010 FEBBRAIO/2 NUMERO 0

STILE O ITALIAN NZA

IL MENSILE

DELLA

IA - VICE GIOVANE ITAL

li di vita, dei costumi e delle tradizioni, distrutta dall’americanizzazione su scala mondiale, fagocitata dall’industria culturale attraverso la televisione e internet, difesa a parole da una destra che blatera di valori “cattolici” e pratica il consumismo, che parla di Patria e poi si mette a novanta gradi davanti al Pentagono?

L’anima del Pdl Ma andiamo avanti. Il coordinatore provinciale Pierantonio Zanettin e il responsabile organizzativo locale Giorgio Meneghetti scandiscono le rassicuranti giaculatorie di rito sulla buona salute del partito e sullo slancio che lo anima: chiaro. Ricordiamo però in quale reale stato versi il partito unico di centrodestra, e per farlo ci rifacciamo ad una riflessione dell’unico, forse, intellettuale organico di cui esso dispone, il buon vecchio missino Gennaro Malgeri: «E’…riemerso, con stupore di tutti, il personalismo più becero, volgare, talvolta persino incomprensibile che, se non lo si blocca per tempo, finirà per travolgere il centrodestra.

Perciò occorre finalmente ripensarlo, questo partito, senza fughe in avanti e senza ricorrere a fantomatici “pretoriani della libertà” o a qualcosa di simile, tanto per fare un’altra corrente evitando

di definirla tale. (…) I luoghi del confronto e della discussione dove sono? In quali posti anditi vengono decise e ratificate le candidature? Sulla base di quali criteri si operano scelte politiche che dovrebbero coinvolgere la base, il territorio, i militanti? (…)

Prescindendo dall’organizzazione e dell’elaborazione di una cultura che giustifichi la richiesta di consenso, difficilmente il partito del Cavaliere potrà mantenere l’egemonia» (Libero, 27 febbraio 2010).

Pensieri critici Un tentativo di pensiero autonomo dale ossessioni del Cavaliere e dall’agenda leghista c’è, nel giornale. Mi riferisco a due articoli in particolare. Uno è di Silvio Giovine, che giustamente sostiene che non è imitando l’esempio svizzero e vietando la costruzione di moschee e minareti che si difende la nostra identità, che affonda le sue origini religiose nel Cristianesimo che lui rivendica come radici dell’Europa (il che è fuori di dubbio benchè non siano le uniche, ma in questi nostri tempi secolarizzati il recupero della religione sotto il profilo politico è pura ipocrisia da atei devoti, la dimensione spirituale è purtroppo sempre più marginale e la Chiesa non gode più dell’egemonia culturale che aveva fino a quarant’anni fa). L’altro è di Michele Bonanno, che mette a confronto i pro e i contro del nucleare come fonte di energia e conclude inneggiando allo sviluppo sostenibile con un ottimo adagio: «esiste solo un tipo di energia veramente pulita: l’energia che non abbiamo bisogno di produrre».

Che poi è il succo della lezione della decrescita: non affanniamoci a escogitare pericolose e costose forme di alimentazione della macchina economica, ma scardiniamo la logica, folle, che prevede di consumare per produrre.

Campane a morto Il finale fa cascare le braccia. Elena Donazzan, assessore regionale uscente, ala tardo-fascista dell’ex An, equipara il ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale a quelli delle “missioni di pace” degli ultimi decenni (Somalia, Afghanistan, ecc). Perché il valore che sta in cima a tutti è quello della destra di ieri e, secondo lei, di quella di oggi: la Patria. Perciò, scrive citando Gianfranco Paglia, Medaglia d’Oro al Valor Militare e deputato del Pdl, «vale la pena di morire quando si crede nell’Onore e nella Patria». Parole sante. Ma che non hanno alcun senso in una società che, nel suo senso comune, ha sostituito agli ideali collettivi come il patriottismo il becero materialismo per cui tutto si può comprare. E’ esattamente questo il relativismo morale, il nichilismo condannato, con tutte le ragioni, dal capo provinciale della Giovane Italia, Alessandro Benigno. E chi è l’impersonificazione per eccellenza di questa ideologia stracciona?

Colui che l’ha resa dominante importandone il modello, inventato in America, attraverso la televisione commerciale: Silvio Berlusconi.

Cari giovani di destra, dite qualcosa di destra: ripudiate la melassa cialtrona (e delinquenziale, dati gli accertati fatti di corruzione e malaffare che investono la classe dirigente del Pdl) del berlusconismo.

Altrimenti il Ribelle di Junger (“colui che passa al bosco”, “l’Anarca”, mica uno che canta “meno male che Silvio c’è”) diventa il Conformista di Silvio. E Mazzini, ideatore del vostro marchio, da integerrimo patriota insurrezionalista qual era (non un “moderato”, parola che gli avrebbe fatto orrore) potrebbe reclamare i diritti di copyright. Comunque, ben vengano giovani che con orgoglio si dichiarano di destra. Eravamo stufi di sentire solo l’altra campana. Anche se, per noi che ce le siamo lasciate entrambe alle spalle, entrambe suonano a morto.

di Giuliano Corà

N

el 1954 Teddy Daniels è un agente federale, che viene inviato al manicomio criminale di Shutter Island per indagare sulla misteriosa sparizione di una detenuta. La donna, incarcerata per aver annegato i suoi tre figli, è come svanita dalla sua cella, lasciando dietro di sé solo un incomprensibile biglietto. Teddy prova a seguirne le labilissime tracce, trovandosi però di fronte all’incomprensibile ma ferma ostilità sia dei medici che del per-

sonale di guardia. A complicare, anche materialmente, le indagini si aggiunge un furibondo uragano, che sconvolge le strutture dell’istituto e impedisce ogni contatto con la terraferma. Daniels inoltre comincia ad essere tormentato da incubi ed allucinazioni sul suo passato di soldato in Europa, quando dovette entrare nel Lager di Dachau appena liberato, e soprattutto dai ricordi della moglie morta tragicamente.

A partire da questo plot, a metà tra il thriller e il paranormale - e di cui non sveleremo ovviamente il prosieguo, essendo il «vediamo come ca@@o va a finire ‘sta storia» l’unica consolazione, si fa per dire, che rimane agli spettatori

di questo film - Scorsese si intorcola in una vicenda sempre più complicata, gioca al rimpiattino col pubblico mediante continui mutamenti e stravolgimenti di percorso a 180°, si serve indegnamente di ogni possibile trucchetto di “genere”: indizi falsi, ambigui suggerimenti, verità apparenti e apparenti colpevoli, obbligando lo spettatore a resettarsi ogni cinque minuti e a ricominciare da capo, vittima di una manipolazione di minuto in minuto sempre più irritante. Lo stile adottato è funzionale a questa intenzione.

Barocco, ipertrofico, eccessivo e inutilmente “suggestivo”, procede per “accumulo” visivo, fin quasi a provocare una indigestione di im-

magini fine a se stesse che, anche questa, irrita lo spettatore, perché è anch’essa senza giustificazione alcuna. A partire dall’immagine iniziale - e speriamo davvero che sia casuale l’evidente somiglianza del profilo di Shutter Island con quello del dipinto L’isola dei morti di Arnold Bocklin (1880) tutto nel film è “grosso” e “tanto”: la pioggia che scende torrenziale, la luce livida degli esterni notturni, gli interni sepolcrali … Tutto ‘troppo’, ma senza sostanza. Ma tutti questi eccessi non producono nessun climax, anzi. Al punto che lo stesso Scorsese ad un certo punto fa precipitare bruscamente ed improvvisamente la tensione - sapete, come quando state fa-

cendo all’amore e suona il telefono … - delegando lo scioglimento dei mille capi della vicenda ad una lunga e banale “conversazione teatrale” che col resto del film pare non aver quasi nulla a che fare. Lo spettatore, da parte sua, già da tempo si sta annoiando mortalmente, e quest’ultima trovata gli dà il colpo finale. Shutter Island appare dunque uno dei peggiori film di Scorsese: confuso pseudo thriller senza catarsi finale, inadeguato pseudo film manicomiale che fa acutamente rimpiangere Io ti salverò (A. Hitchcock, 1945).

Una vera delusione.

SHUTTER ISLAND, M. Scorsese, USA, 2009

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186 del13 marzo 2010 pag15

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Pallavolo/Fipav

Castellana, una squadra che ci crede sempre

A Montecchio non esiste la parola arrendersi: sconfitti 3-0 dal Bussolengo all’andata, i ragazzi di Dresseno hanno ribaltato il risultato nel ritorno.

Scoprite leggendo come è andato a finire il set di spareggio... | La serie C maschile e due squadre femminili

di Alida Pretto

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ato nel 1996 con un’unica formazione di seconda divisione maschile, il Volley Castellana guidato da cinque anni da Flavio Cavaliere è diventata una bella realtà: sono circa 140 i tesserati, non solo di Montecchio Maggiore, ma anche dei paesi limitrofi.

La prima squadra è la serie C maschile, partita quest'anno con grandissime ambizioni, che con i quattro tie-break (tre dei quali persi) nelle prime quattro partite di campionato ha trovato subito una strada in salita. Ora la compagine pare aver trovato la sua identità e ottime risposte sono arrivate anche dalla panchina: due settimane fa, infatti, il Castellana si è trovato a dover scendere in campo senza tre pedine della formazione standard, e oltretutto pure senza l'allenatore in panchina, a causa di un acceso dopopartita che aveva portato alle quattro squalifiche. La squadra di Dresseno è ora quinta in classifica, ma con otto partite ancora da giocare tutto è possibile; e a Montecchio ci credono ancora, anche perché il verbo "arrendersi" e tutti i suoi sinonimi non sono presenti nel vocabolario di società e giocatori.

La dimostrazione c'è stata in occasione della gara di ritorno delle semifinali di Coppa Veneto: dopo il pesante k.o. dell'andata a Bussolengo tutti erano consapevoli che

per approdare in finale sarebbe servito un mezzo miracolo, eppure sono andati molto vicini al realizzarlo. In campo i castellani hanno dato il massimo, sapendo di non poter permettersi di perdere nemmeno un set; hanno stretto i denti per tutta la partita aggiudicandosi tutti i parziali con uno scarto minimo e lottando fino al 27-25 nel primo. Hanno vinto per 3-0 portandosi così in perfetta parità con i veronesi e sono andati a giocarsi il tutto per tutto nel set di spareggio, tutto in soli quindici punti. E qui, purtroppo, hanno dovuto alzare bandiera bianca sul 13-15, senza avere però nulla da rimproverarsi.

Dietro di loro anche la seconda divisione maschile punta al salto di categoria. Ad aiutare i ragazzi da un po' di tempo è arrivato come allenatore Stefano Rossetto, giocatore del Trebaseleghe in serie B1, il quale ha portato in palestra tutta la sua esperienza. La crescita del gruppo c'è stata e così anche i risultati sono arrivati, tanto che il Castellana è l'unica formazione che ha battuto (seppur con un tiratissimo 3-2) la capolista Belvedere. Chiusa la prima fase al secondo posto (manca ancora una giornata, ma per i castellani c'è il turno di riposo), adesso si pensa alla seconda. "L'obiettivo play-off è stato raggiunto, ora cercheremo di ottenere anche la promozione - dichiara il direttore sportivo Sergio Meggiolaro - La squadra è stata costruita per far crescere i giovani che sono usciti dall'under 18 e qualcuno un po' più grande

ma comunque sempre cresciuto nella nostra società. E' un gruppo sul quale crediamo e se dovesse arrivare la promozione l'ossatura rimarrà la stessa, perchè vogliamo vedere quanto questi ragazzi possono crescere, approdando magari anche in prima squadra".

Proseguendo la carrellata delle squadre maschili, l'under 18 sta faticando, mentre l'under 14 aveva superato la prima fase del campionato con il terzo posto accedendo così al girone delle sei squadre in corsa per il titolo provinciale, ma contro formazioni compatte (come Schio e Bassano per fare due nomi), non ha potuto fare niente ed ha così perso tutte e cinque le partite non conquistando neanche un set. È invece finito nel girone di Coppa Comitato l'under 13 che ha chiuso la prima fase al sesto posto.

La società castellana è famosa per il settore maschile, anche se il reclutamento di giovani per assicurare un turnover soddisfacente è difficile e, come si registra in molte altre realtà locali, deve competere con vari sport, calcio in primis, che la fanno da padrone, relegando la pallavolo versione azzurra ad una “scelta di ripiego”.

E così si rischia di perdere qualche categoria intermedia, come è successo quest'anno con l'under 16.

Da qualche anno, però, il Volley Castellana si sta facendo conoscere ed apprezzare anche per il settore femminile, dove di recente, grazie al terzo posto provinciale dell'under 16 (che sta disputando

anche il campionato di terza divisione U16), è arrivato anche il passaggio in regione. Parte dello stesso gruppo aveva fatto lo stesso due stagioni fa in under 14 e quindi si è tratto di una bella conferma, anche se è stato un risultato inaspettato, considerando soprattutto che dall'altra parte della rete c'erano le favorite ragazze del Bassano. La determinazione e la concentrazione con le quali le giovani allenate da Matteo Marchetto sono riuscite a scendere in campo è stata premiata ed hanno vinto non solo contro le avversarie, ma anche contro l'emozione.

Un bell'esempio per le ragazzine delle squadre minori (under 13 e

under 12), che un giorno sperano di poter anche loro festeggiare un successo del genere.

La massima formazione "in rosa" è la seconda divisione che viaggia al secondo posto della classifica con 12 vittorie ed una sola sconfitta. Come dice il nome Castellana S.Vitale, la squadra è stata costruita con la collaborazione del San Vitale ed il tecnico Pigato è riuscito in breve tempo ad unire i due gruppi di ragazze, tanto che adesso si lotta per un risultato che forse ad inizio stagione sembrava difficile. Completa il quadro il settore del minivolley, diviso tra femminile e maschile, la vera linfa di tutte le società.

Pallavolo B2

Noventa, arriva lo Stra L’Ipag Verde Bio, ora seconda, insegue la capolista Codognè a un punto

A

rchiviato il punto conquistato sul campo a dir poco infuocato del Cattozzo Polesella, che ha interrotto la striscia di vittorie della Ipag Verde Bio Noventa Vicentina, la formazione di coach Ferrari riceve al Palasport di Via Cero alle 20,30 lo Stra (20 punti) che naviga al terz’ultimo posto e che dovrà subito puntare al bottino pieno, mentre Codognè (53) giocherà in casa ma con la 'rognosa' Eurologistica Vispa Padova (45). Le noventane sono ora seconde a un

solo punto dal Codognè e possono gestire ben sei punti di vantaggio sulla quarta, la prima esclusa dai play off promozione.

"Siamo tutti determinati a riscattare il ko di sabato - commenta il tecnico rossoblu Ferrari -. Come?

Con l'umiltà e la dedizione al lavoro che ci hanno accompagnato fino ad ora. E da sabato scorso anche con un pizzico di serenità in più, vista la salvezza già in cascina, ma non trascurando, certo e a questo punto, le nuove ambizioni"

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