VicenzaPiù n.183, 20 febbraio 2010

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Guaiti, Affari d’oro Gruppi la voce critica per Elettrogas, di acquisto solidale, è boom smacco per Aim del centrosinistra pag pag pag 7 8 3

68 NEWS IL TELEGIORNALE““LIBERO LIBERO DI DI PARLARE “ 68 NEWSORARI: IL19,15 TELEGIORNALE PARLARE “ – 20,30 – 22,35 – 00,45 – 03,30 – 06,00 – 07,00 – 10,00

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I duellanti

Settimana di stoccate tra il sindaco Variati e il commissario per il Dal Molin Paolo Costa Oggetto del contendere: lo stato di salute delle falde e il destino dell’area est Segno che il problema idrogeologico potrebbe essere molto serio Ciàcole

U

C’è poco da ridere

n lettore ci ha inviato alcune riflessioni sui manifesti elettorali che in queste settimane stanno invadendo strade e piazze. “Compaiono personaggi che non ho mai visto e di cui non conosco nulla - scrive -. So solo che mi stanno guardando mendicando il mio voto con un sorriso luminoso.

Francamente io non so cosa ci sia da sorridere in questo durissimo periodo, con tanta gente senza lavoro e tanti altri che lo perderanno tra poco.

Comprendo che i partiti si stiano mobilitando per le elezioni,

ma non riesco a digerire tutti questi volti sorridenti di gente mai vista prima, dal nome sconosciuto che sta spendendo una valanga di denaro per chiedermi il voto. Non riesco a comprendere come questa gente così sorridente possa spendere allegramente in pochi giorni i soldi che io neanche mi sono di guadagnare in un anno. Io non so dove andrò a trovare i soldi della retta di mia madre perché già oggi ho difficoltà a star dietro a tutto: bollette, affitto casa, mensa scolastica per i figli. Per me, c’è

poco da ridere, ma molto da riflettere, davanti a chi intasca mazzette nascoste in pacchetti di sigarette, a chi va a farsi massaggiare di nascosto, a chi organizza o partecipa a festini con quelle che oggi si chiamano escort e che un tempo avevano altri nomi”.

C’è poco da aggiungere. Se non che, da quanto si vede finora, la campagna è partita con gran dispendio di mezzi ma pochissime idee. Solite foto, soliti inviti al voto, soliti slogan, zero fantasia. Non c’è davvero niente da ridere.

il fatto

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Una spesa a tutto Gas flickr.com/kalamun

In provincia si moltiplicano i gruppi di acquisto solidale Prodotti locali e biologici, prezzi equi, rispetto per i lavoratori: queste le regole base. Per uscire dal mercato liberista e creare nuove reti sociali

di Giulio Todescan

P

roduzione locale e biologica, rispetto per l’ambiente, prezzo equo e condizioni di lavoro dignitose, e soprattutto rapporto diretto fra consumatore e produttore, saltando a piè pari gli intermediari della grande distribuzione. Sono i pochi e netti criteri dei Gruppi d’acquisto solidale: i “Gas”, che fino a pochi anni fa erano un’esperienza ristretta a piccoli gruppi, e che invece nell’ultimo anno hanno fatto “boom”.

I numeri Anche a Vicenza e provincia, dove nel 2004 si è costituita la Rete Gas Vicentini. Un semplice dato dà l’idea delle dimensioni della loro crescita: nel 2004 in provincia erano sei i gruppi d’acquisto, oggi sono ventisette.

Ne parliamo con Luigi Revrenna, che fa parte del Gas di Thiene ed è il coordinatore della Rete provinciale. «Il primo Gas in Italia è nato a Fidenza (Parma) 15 anni fa.

La storia vicentina nasce intorno al 2000: si formano i primi gruppi, uno a Vicenza, che ora non esiste più, ma dal quale poi sono nati gli altri gruppi attuali. Poi ne nascono a Bassano, Schio, Cornedo… - racconta Revrenna - Quando ho fondato il gruppo di Thiene nel 2004 mi sono chiesto: perché se ci sono tante realtà simili non possono confrontarsi, scambiarsi i fornitori e acquistare collettivamente? Allora ho lanciato le Feste Incontro, degli incontri con pranzo comunitario, per conoscerci fra di noi, finché abbiamo deciso di fare incontri stabili ogni due mesi e con dei referenti fissi per ogni Gas». Non una rete “fredda”, nelle intenzioni, ma un modo per far circolare idee e svilupparle insieme, seguendo un percorso di progressivo “esodo” dai meccanismi dell’economia liberista. Anche se poi, alla fine, il compito della Rete provinciale

è soprattutto quello di fare ordini in comune, abbattendo le spese e diminuendo i costi (economici e ambientali) per i trasporti. Con numeri che non sono affatto piccoli: nel 2009 la Rete dei Gas ha ordinato 12 quintali di riso, 20 quintali di arance dalla Sicilia, 100 quintali di pasta prodotta da una cooperativa biologica di Calvatone (Cremona), 4 scatoloni di calze in tessuto biologico prodotte nel bresciano, 200 paia di scarpe Astorflex prodotte senza inquinanti da una ditta di Castel D’Ario (Mantova), 10 quintali di olio prodotto a Bagheria (Palermo) da una cooperativa di ex tossicodipendenti che lavorano terreni confiscati alla mafia. E inoltre un numero incalcolabile di litri di detergenti, cosmetici e prodotti per l’igiene personale. Sempre rigorosamente “naturali”.

La mappa La mappa dei “gasisti” è questa: nel basso vicentino si contano i gruppi di Lonigo e dei Colli Berici; a Vicenza c’è lo storico gruppo Equistiamo, l’Equobar e il gruppo del Presidio No Dal Molin; a Creazzo ne è partito uno da un anno; nell’alto vicentino si concentrano i più, da Villaverla a Motecchio Precalcino, da Sandrigo a Malo, da Thiene a Breganze, da Nove a Marostica, fino ai quattro gruppi presenti a Bassano del Grappa. Con uno strano e interessante fenomeno di gemmazione in altre province: «Alcuni soci dei Gas di Bassano si sono trasferiti a vivere a Montebelluna - racconta Revrenna - Così hanno formato nuovi gruppi lì, con cui siamo in contatto per fare delle cose insieme». Complice la crisi economica e alcuni servizi sui giornali e in televisione, l’interesse verso questo modo alternativo di fare la spesa è aumentato negli ultimi tempi. «Se fino al 2006 nei gruppi c’era gente molto sensibile e impegnata, che veniva dal commercio equo e dall’ambientalismo, negli ultimi anni, grazie anche ai media, la gente comune ha cominciato a interessarsi e a creare dei Gas. L’ultimo che è nato, a Creazzo, è parti-

to dall’iniziativa di una ragazza che veniva da Equistiamo, che si è unita ad un altro ragazzo curioso ma senza alcuna esperienza - ci spiega Luigi Revrenna - Simile il discorso per il Gas di Sandrigo: un giorno mi chiama un ragazzo e mi dice che ha visto trasmissione di Report sui Gas, e che ha trovato il mio indirizzo on line. Io gli ho segnalato che esisteva un gruppo di Breganze, e lui ha iniziato a frequentarlo.

Dopo tre incontri, però, in quel gruppo d’acquisto c’era più gente di Sandrigo che di Breganze, e allora quelli di Sandrigo hanno creato un gruppo per conto loro. All’inizio c’è curiosità ma anche paura, quindi ci si aggrega a gruppi esistenti».

Le difficoltà Già, perché mettere in piedi un Gas non è proprio semplice. Ci vuole costanza, soprattutto, e una buona organizzazione. Nessuno - almeno a Vicenza, nelle grandi città esperimenti del genere esistono - ti porta a casa la spesa, ma ci si incontra una volta a settimana per ritirarla tutti insieme, di solito il giorno della riunione organizzativa. Poi bisogna dividersi i compiti: chi fa il referente del tal prodotto, tenendo i rapporti con il produttore, chi ha un garage dove tenere i pacchi, chi può mettere un furgoncino a disposizione. All’acquisto il produttore fa una fattura individuale al referente, si paga l’Iva ed è tutto regolare. «Chi va a prendere la roba e dove la mettiamo? Le domande base sono queste - racconta Revrenna - Sono morti molti gruppi per cose banali come queste. Fare un Gas, al di là dei discorsi, è una cosa molto concreta. Magari c’è bisogno che il lunedì mattina qualcuno resti a casa per ricevere un pacco che viene dalla Sicilia».

Rivoluzione dal basso L’iniziale spinta etica, però, rimane sempre: «Se pensiamo al significato vero del fare un Gas, anche vedendo i numeri dei nostri acquisti, dobbiamo considerare che ci sono investimenti anche importanti che vengono sposta-

ti da un’economia che non tiene conto del rispetto dell’ambiente, del valorizzare i prodotti locali, del giusto costo del lavoro, verso un’economia invece che investe sul territorio e riduce i trasporti al minimo». Con dei costi che sono di solito un po’ più alti di quelli del supermercato, ma per prodotti di qualità decisamente migliore.

Una spinta etica che la Rete vuole concretizzare facendosi promotore di campagne specifiche.

«Ad aprile ad esempio partirà la raccolta firme per un referendum in favore dell’acqua pubblica, per abolire la legge che ne privatizza la gestione - dice Revrenna - Vogliamo lanciare una campagna in cui ogni Gas raccolga firme nel proprio paese, anche con banchetti in piazza. Inoltre c’è l’idea di organizzare mercatini del baratto: dietro i Gas ci sono anche i valori del riuso dei materiali e dello scambio gratuito».

Ma è con il rapporto diretto fra “gasisti” e piccoli produttori che si abbattono i muri e si creano legami sociali importanti. Come quelli con le regioni del Sud, dove i Gas si riforniscono di arance, mandarini e verdure. «Pensiamo ai fatti di Rosarno. Una delle cause scatenanti di quel disastro è il sistema economico, che nell’ambito degli agrumi funziona così: la grande distribuzione ha in mano il bastone, impone i prezzi, i pic-

coli produttori devono abbassare i costi, sono in balìa del mercato, e così finiscono con lo sfruttare gli immigrati come schiavi - afferma Revrenna - Noi abbiamo già impostato una soluzione: abbiamo fornitori siciliani da cui compriamo direttamente, saltando gli intermediari. Ma anche calabresi: quest’anno abbiamo ordinato dalla piana di Sibari delle clementine buonissime. Vengono dall’azienda agricola di una ragazza, che ha ereditato un terreno dal padre.

A lei dispiaceva lasciare perdere l’azienda, così l’ha convertita al biologico e si è rivolta al mercato dei Gas, riuscendo a far ripartire la produzione». Ma sono in tanti che, nel gorgo della crisi, stanno tentando questa soluzione: «C’è una fortissima crisi fra i produttori del Sud, ricevo chiamate di continuo, sono disposti a mandarci i prodotti a prezzi stracciati, perché hanno l’acqua alla gola - dice il coordinatore della Rete Gas - Noi però per quanto possibile cerchiamo di conoscerli direttamente, sapere come lavorano, come trattano i lavoratori. I nostri amici di Bagheria, da cui compriamo l’olio, ci hanno raccontato di aver fatto le angurie, quest’anno. I commercianti all’ingrosso gli hanno proposto 10 centesimi al chilo, meno di quanto servirebbe a pagare le sementi e il lavoro. Noi cerchiamo di scardinare questo sistema».

www.vicenzapiu.com Direttore Responsabile LUCA MATTEAZZI l.matteazzi@vicenzapiu.com

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Variati vs Costa,

acque agitate al Dal Molin Ad una settimana dal primo tavolo tecnico sulla Ederle 2, piccato botta e risposta a distanza tra il sindaco e il commissario del Governo Che la situazione della falda sia più seria di quanto sembri?

di Luca Matteazzi

N

Ecco le foto realizzate e diffuse dal Presidio No Dal Molin che documentano l’affiorare dell’acqua all’interno degli scavi e che saranno al centro del confronto tra Variati e il commissario Paolo Costa

delle acque sotterranee. Ma nessuno gli ha dato troppo retta. Almeno fino alle ultime settimane, quando le foto scattate all’interno del cantiere hanno fatto vedere scavi allagati e pozze d’acqua che affiorano un po’ ovunque. Dando così corpo ai timori di chi temeva ripercussioni sull’equilibrio idrogeologico della zona; e creando, forse per la prima volta, una preoccupazione diffusa sulle ricadute ambientali del progetto.

on si risponde ad una domanda con un’altra domanda, recita una vecchia regola di cortesia.

Il sindaco Variati e il commissario governativo per la realizzazione delle Ederle 2 Paolo Costa (più il secondo del primo), però, sembrano essersene dimenticati: nel corLe 10 domande so della settimana si sono infatti Di fronte a questa situazione, il scambiati un puntuto elenco di sindaco ha preso carta e penna domande sulla situazione nell’area e, sulla base delle osservazioni del Dal Molin, in vista del faccia a preparate dai tecnici del Comune, faccia che la settimana prossima ha rivolto al commissario goverli vedrà seduti attorno allo stesso nativo dieci domande sullo stato tavolo. Variati ha inviato a Costa dei lavori. In particolare, come una lettera con una serie di inha scritto Variati nella lettera di terrogativi molto stringenti sullo accompagnamento, su “un aspetstato delle falde acquifere. Costa to emerso con forza all’attenzione ha replicato chiedendo al comudell’opinione pubblica vicentina, ne di decidere una volta per tutte vale a dire la preoccupazione per sul futuro di aeroporto e lato est i fenomeni di allagadel Dal Molin. Nesmento del cantiere risuna polemica, norscontrati nelle scorse mali preparativi in settimane e denunvista di un incontro ciati dagli attivisti importante, si sono come conseguenza affrettati a spiegare Se il sindaco dell’attività di cani protagonisti. Ma la ha posto tiere sugli equilibri sensazione che, dopo domande falda acquifemesi di sostanziale così pungenti, della ra”. Dalle falde sotapeasement, il livelterrane di quell’area lo della tensione stia il Comune - aggiunge ancora il nuovamente salendo, è preoccupato sindaco - parte l’acrimane. qua che noi beviamo ed io ho il dovere di Cos’è successo tutelare il benessere presente e La preoccupazione per l’impatfuturo della nostra comunità. Le to che la costruzione della nuova domande, in effetti, sono precise base può avere sulle falde, che e perfettamente legittime: quannell’area del Dal Molin scorrono ti pali sono stati piantati nel termolto in superficie, non è una noreno? Come viene monitorato lo vità. I comitati del No e gli espostato della falda? Come vengono nenti del Presidio hanno insistito smaltite le acque reflue? Sono su questo tasto fino alla nausea; stati scavati nuovi pozzi, e se sì, il Centro Idrico di Novoledo, un perché, visto che la base dovrebbe paio di anni fa, ha sfornato uno allacciarsi all’acquedotto? Come studio in cui si sostiene che i lamai l’anno scorso, con un volume vori per la posa delle fondamenta di precipitazioni superiore del 40 avrebbero fatto alzare il livello

| Il sindaco Achille Variati e il commissario Paolo Costa a palazzo Trissino per cento, la situazione era tranquilla mentre adesso c’è acqua dappertutto?

La replica La reazione di Costa non si è fatta attendere. Vuoi perché le dieci domande poste da Variati riecheggiano le famose domande di Repubblica a Berlusconi, e come quelle suonano scomode e pungenti, vuoi perché sono arrivate proprio nello stesso giorno in cui il Presidio No Dal Molin presentava al prefetto quesiti simili, fatto sta che il commissario governativo deve essersi sentito messo alle strette. E ha diramato un comunicato in cui rinfaccia al Comune, con un’altra serie di domande, che anche lui ha le sue gatte da pelare: deve decidere ufficialmente, e non solo con interviste alla stampa, cosa fare dell’aeroporto; deve preparare un piano strategico per l’area; deve pensare agli allacciamenti e all’autorizzazione dell’impianto di depurazione della futura caserma.. La polemica è rimasta solo abbozzata, dato che subito gli uffici del sindaco del commissario si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco. Incomprensioni? Errori di comunicazione? Può essere. Ma andando al di là delle schermaglie, ci sono alcune considerazioni da mettere sul tavolo.

Oltre le schermaglie Primo. Se il sindaco, che negli ul-

timi mesi aveva seguito le linea della collaborazione con il governo, e quindi con Costa, ha scelto di porre la questione della tutela delle flade in maniera tanto netta e stringente, vuol dire che probabilmente i dati in possesso del Comune non sono del tutto tranquillizzanti. E che la situazione delle acque nell’area del Dal Molin merita la massima attenzione.

Secondo. Variati sta ancora cercando, politicamente parlando, un punto di equilibrio sulla vicenda. Da quando ha cambiato strategia sul Dal Molin, Costa è diventato un interlocutore prezioso e necessario. Al tempo stesso, però, il sindaco non può e non vuole trascurare una situazione apparentemente grave come quella testimoniata dalle foto del cantiere. E, probabilmente, non vuole nemmeno rompere del tutto i legami con il popolo dei NoBase, a cui le sue domande strizzano l’occhio. Tenere insieme le tre cose è tutt’altro che semplice, come si è visto in questi giorni.

Terzo. Del Dal Molin non importa più niente a nessuno, o quasi. Le foto del cantiere allagato hanno fatto scalpore. Ma se Variati non avesse scritto le dieci domande a Costa, la faccenda sarebbe già stata accantonata. A livello politico, Cinzia Bottene in Comune ed Emilio Franzina in Provincia (che ha presentato proprio in questi giorni una interrogazione sull’ar-

gomento) continuano a battere su questo tasto, tutti gli altri se ne stanno in silenzio. Nel centrosinistra, dove tutti sono intervenuti per dire la loro su una questione tutto sommato di contorno come il bocciodromo dei Ferrovieri, sulla Ederle2 c’è calma piatta. Nel centrodestra, che potrebbe aver gioco facile nel mettere in luce le contraddizioni degli avversari (Variati e Costa sono dello stesso partito, non va dimenticato), lo stesso.

Quarto. In attesa di vedere se e come Costa risponderà, resta sul tavolo un altro interrogativo. Nel caso le risposte non arrivassero, o arrivassero in modo parziale, o non fossero del tutto soddisfacenti, magari anche solo in qualche punto (cosa che non si può escludere, vista l’opacità che spesso ha accompagnato le decisioni sul Dal Molin), il sindaco cosa intende fare? Nel momento in cui Variati ha dichiarato che, piaccia o non piaccia, la Ederle2 si fa, e che si discute solo di cosa la città otterrà in cambio, è pensabile che si metta di traverso per la (giusta) causa della tutela delle acque del sottosuolo? E che lo faccia proprio con il commissario con cui deve contrattare per tangenziale, metrotram e contropartite varie? Le domande del Comune sono doverose, ma se non si chiarisce questo punto, resteranno in ogni caso lettera morta.

Un cantiere sotto accusa

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Elettrogas, il grossista di energia di cui San Biagio aveva una quota (venduta da Zanguio), fa affari d’oro Ed è al 100% di Soelia, di cui presidente è Fazioli

La indagini della Guardia di Finanza fanno emergere uno scenario desolante: corruzione ed evasione dilagano Nel silenzio della politica, che svia l’attenzione verso falsi problemi

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di Alessio Mannino

ne solo ai fini Iva di circa 245 milioni di euro.

di Francesco Di Bartolo

Indignazione scomparsa...

Sono numeri davvero notevoli.

Eppure nonostante le dimensioni ’inchiesta della Guardia di della vicenda, non ho Finanza nel setpercepito significatore della concia è tivi moti di indignaimpressionante fin zione o di sdegno. dai numeri: 128 le Negli ultimi Sembra quasi che imprese coinvolte, 21 tutto quanto possa il numero degli im- 20 anni prenditori destina- nessun governo scivolare nel dimentitari di provvedimen- ha varato leggi catoio della rassegnaEd è proprio ti restrittivi e 178 il per contrastare zione. la rassegnazione una numero complessivo delle maggiori nemidegli indagati. Fino- evasione che della speranza ra la Gdf ha accerta- e reati economici di poter sconfiggere to movimenti di dela corruzione. In un naro contante verso Paese rassegnato, gli istituti di credito trova la strada spianata chi vuol e società fiduciarie di San Marino far passare leggi dannose per i più per oltre 17,3 milioni di euro. Ole favorevoli per pochi. Poi ci sono tre 1 miliardo di euro l’imponibile quelli che sentenziano pubblicasottratto all’erario, con un’evasio-

L

… e riforme inutili Angelino Alfano dice che occorre accelerare la riforma della giusti-

A proposito, grazie al 5 per cento zia. Che c’entra? In che senso? I sono rientrati 85 miliardi di euro. reati sono già previsti dal codice Allegria! Ma il cinque per cento penale. Cosa occorre riformare? è la minima parte di ben 1.700 Più sincero è il suo capo: occorre miliardi di euro evasi. Una cifra ridimensionare le intercettazioni, colossale! va dicendo. Allora, lo si dica chiaramente: riformare la giustizia Controllare il denaro vuol dire impedire che i magistraIl guaio è proprio questo: non c’è ti compiano il loro dovere. la volontà politica di risolvere i Tornando al caso arzignanese, è problemi della criminalità econopure sconcertante il silenzio dei mica. Come dimostra lo scandalo politici. Pronti a cavalcare il condella Protezione civile, la soluziosenso quando un extracomunitane non è riformare la giustizia, rio commette un delitto, di fronte ma controllare il denaro pubblico ai gravissimi capi di accusa nei fin dall’origine, senza aspettare confronti dei conciari, i politici che i magistrati scoprano i ladri. perdono la lingua.

Irresponsabilmente Eppure negli ultimi la politica da un lato 20 anni la corrucerca di eliminare zione, le concussioogni controllo all’uso ni, le associazioni La soluzione del denaro pubblico a delinquere sono aumentate.

Nes- non è riformare (basti pensare all’introduzione dei Grandi sun governo degli la giustizia Eventi, ossia appalti ultimi 20 anni ha Ma controllare colossali), e dall’altro varato una legil denaro lato si cerca di impege volta a contradire che i ladri posstare il fenomeno pubblico sano essere scoperti della corruzione e fin dall’origine (restrizioni alle interdell’evasione fiscacettazioni, processo le: depenalizzato breve). Intanto, quel l’abuso d’ufficio, le Bettino Craxi che all’uscita del false fatture e il falso in bilansuo hotel veniva fatto oggetto del cio. E poi condoni: Tremonti uno, lancio di monetine, oggi viene ceTremonti bis, scudo fiscale. Ridulebrato come un eroe. zione della prescrizione dei reati.

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Gas del futuro, Aim è esclusa

Concia e corruzione, tra rassegnazione e impunità

mente che l’evasione fiscale e la corruzione sono una cosa normale in un generale clima di magnamagna. Anzi meritano comprensione: al Sud Italia non rubano forse ugualmente se non di più?

Ma non ho neppure sentito voci di intellettuali o della cultura indignarsi più di tanto per lo scandalo arzignanese.

Il Procuratore presso la Corte dei Conti ha fatto sapere che le denunce dei reati di corruzione sono aumentate nel 2009 del 229 per cento. Ma questi sono solo i reati denunciati: quanti sono i reati consumati e sui quali corrotto e corruttore l’hanno fatta franca?

Sicuramente tanti perché oggi rubare denaro pubblico è facile.

Molti analisti sottolineano che lo sperpero di denaro pubblico è una causa di impoverimento di tutta la collettività. Mentre si chiedono sacrifici e si tagliano anche spese essenziali della pubblica amministrazione, mentre si negano sostegni alle imprese e alle famiglie in difficoltà, si lascia, invece, che una minoranza di delinquenti possa arricchirsi rubando il denaro della collettività.

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focus

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A

prima vista sembra una di quelle notizie per gli specialisti. Roma, 15 febbraio 2010: Elettrogas ha terminato ieri di scaricare il suo primo carico spot di Gnl al terminale di rigassificazione di Panigaglia (La Spezia).

Ad annunciarlo è un bollettino del giornale on line di settore www. quotidianoenergia.it. Con la sigla “Gnl” si definisce in gergo il gas liquido, che poi viene convertito in stato gassoso, quello a cui tutti siamo abituati accendendo il fornello di casa. L’operazione avviene tramite gli impianti detti appunto rigassificatori, come quello veneto da poco inaugurato a Porto Tolle nel rodigino. Elettrogas è la società nata nel 2002 da un accordo fra le multiservizi Aim (Vicenza) e Aps (Padova) e le associazioni d’industriali di Rovigo, Venezia, Padova, Vicenza e Treviso. A pre-

siederla per primo fu Silvio Fortuna, un ex consigliere d’amministrazione di Aim (di cui fu anche presidente per un breve periodo nel 2006) e ancor oggi nel cda della società con sede nella città di Sant’Antonio.

L’uomo-ombra Elettrogas è in pratica un grossista che compra gas dai produttori (i russi di Gazprom, gli arabi del Golfo ecc) e lo rivende, ad esempio ad Aim. La proprietà è al 100% di Soelia, la multiutility di Argenta, in provincia di Ferrara (fonte: www.elettrogas.com).

Presidente di Soelia è Roberto Fazioli, che è anche presidente di Aim. Mentre a capo del board di Elettrogas è Renato Guerzoni, direttore generale di Soelia. Il quale Guerzoni si è dimesso circa un mese fa da Valore Ambiente, controllata Aim che gestisce la discarica di rifiuti di Grumolo.

Un intreccio di cariche che mesi fa aveva visto nascere una bufera intorno al potenziale conflitto d’interessi di Fazioli come presi-

| Il presidente Aim Fazioli (al centro) con il sindaco Variati (a sinistra)

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opinioni

dente di Elettrogas, cioè venditore e acquirente al tempo stesso per conto di questa e di Aim (con relativi benefit proporzionali agli utili). Fazioli, pur rigettando l’accusa, per carità di patria si è dimesso dal vertice della società padovana. Passando la mano, però, al suo braccio destro Guerzoni. Mossa formalmente ineccepibile, ma che sostanzialmente non ha spostato i termini della questione.

Il business Ma andiamo con ordine, cercando di capire che valore avrebbe, o meglio ha, Elettrogas per Aim. Il gas liquefatto di cui è giunta l’altro giorno una partita di 68.400 metri cubi, una volta rigassificato vale 40 milioni di mc. Le forniture arrivano via mare, in questo caso dal Qatar, attraverso navi metaniere che poi le immettono in tubi speciali (pipeline) che dalla costa le trasportano al rigassificatore.

Un metro cubo di gas liquido costa 7 volte di meno di una corrispondente quantità di gas “normale”.

In soldoni, significa che Elettrogas è riuscita a fare il suo ingresso in un business sette volte superiore a quello del gas naturale, potendo offrire sul mercato nazionale un prezzo competitivissimo,

assieme a molti errori, alcuni dei quali di rilievo penale (si pensi al rapporto fra Beppe Rossi e il costruttore Carlo Valle), qualche operazione l’aveva centrata. Proprio come questa di Elettrogas.

Oggi Aim si trova nella curiosa condizione di essere esclusa da affaroni d’oro come il gas liquido avendo come presidente chi, mediante i suoi uomini, li gestisce ottimamente grazie a una società che va a gonfie vele. Il sindaco Achille Variati, impegolato in nomine e spartizioni di poltrone (consiglieri di Acovis, il successoBrutta figura re di Guerzoni a Valore Ambiente, Se oggi Aim fosse ancora presenil vertice dell’ex Amcps incorporate come azionista, sarebbe inseta in Aim da sistemare), dovrebbe rita in un mercato enormemente bussare alla porta redditizio. Invece, di Roberto Fazioli il 33% che ancora per chiedergli di enpossedeva nel 2007 venne ceduto dal trare nel capitale di commissario straor- Entrando Elettrogas. Facendo dinario Mauro Zan- nel mercato sprofondare di verguio (cessione che il beatificato del gas liquido gogna tra l’altro per l’anno Zanguio, riabilitando 2008 causò un defi- l’ex partecipata almeno di un po’ l’imcit all’azienda di San fa concorrenza magine di San Biagio Biagio proprio con all’Eni ai tempi di Hullweck, una discutibile come facendo rifulgere il pravendita del gas). genio manageriale di Una dismissione a Roberto l’Emiliano, furor di popolo, quando infiamper il quale Achille, invece, non mava la caccia alle streghe contro mostra più una gran simpatia. Per l’ex cda targato centrodestra, che Vicenza, di certo, una figuraccia. anche per giganti come l’Eni. Di qui la nota entusiasta di Guerzoni: «Siamo lieti di aver raggiunto un obiettivo molto importante per la nostra società, quello di integrare e rendere flessibile il nostro portafoglio di approvvigionamento». Una prospettiva che è sempre stata fra gli scopi di Elettrogas fin dalla nascita, quando, con Fortuna e l’altro ex cda Moscatelli si intavolarono trattative e si manifestò l’interesse sia per il Qatar che per il gas algerino.

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focus

un futuro da (ri)Fare

Intervista al consigliere Pd che dà filo da torcere alla giunta Da Aim al personale comunale fino ai campi rom, l’ex sodale di Rolando (“incoerente”) giura fedeltà a Variati Ma lo avvisa: “Più fatti e meno parole”

di Alessio Mannino

S

e gli si parla di Balzi messo sotto accusa dal suo partito, il Pd, dopo aver dichiarato a mezzo stampa un amore incondizionato per il leghistissimo Zaia, Sandro Guaiti sbarra gli occhi spaventato. Non vuole essere appaiato col reprobo che ha imbarazzato il centrosinistra veneto con una inopportuna (anche se, a conti fatti, veritiera) sparata. Perché il consigliere comunale che punge e pungola l’amministrazione Variati quanto se non più dell’opposizione, il Sandrino iperattivo, qualche naso lo fa sicuramente storcere nell’insoddisfatto Partito Democratico vicentino. Noi invece gli abbiamo fatto qualche domanda proprio per il suo ruolo di voce critica interna alla maggioranza.

Insomma, Guaiti, lei è insaziabile: la sfilza di problemi che lei ha sollevato in questi mesi è interminabile. L’ultimo sulle morosità Aim, tema spinoso perché investe il pugno di ferro del presidente di San Biagio, Fazioli, e l’acquiescenza dell’assessore Lago affamato di quattrini per il difficile bilancio di quest’anno.

Lago in consiglio mi ha risposto così: va tutto bene e c’è la massima attenzione per chi è in difficoltà.

In realtà non mi ha dato nessuna risposta sul merito, è rimasto sul vago. Bisognerebbe sapere chi sono questi morosi, perché mi dicono che ce ne sono alcuni che non sono affatto in difficoltà. Bisogna fare trasparenza.

In questa come in altre interrogazioni lei fa coppia con la Bottene, che non è nella maggioranza. L’antico sodalizio con Gianni Rolando, oggi capogruppo della lista Variati, è finito per sempre?

Rolando mi ha deluso. Non mi aspettavo da lui un simile comportamento. Sui parcheggi vip in piazza Biade sono felice abbia cambiato idea: ora distribuisce volantini in cui, senza fare i nostri nomi, ci cita per aver protestato contro questo privilegio.

Ma com’è nata la Stoccata a Viarottura? nello direttore Da una banalità. amministrativo, Nell’estate 2008 sul molto vicino al Il Pat Giornale di Vicenza sindaco Variati. è un buon esce che “Rolando A proposito di di- lavoro. controllerà l’asfaltarigenti: su quelli Ma il nuovo tura di strada Pasucomunali lei ha bio”. Un momento, protestato con- stadio non mi gli ho detto, non per tro la clausola del convince mania di visibilità bando d’assunma ci vorrebbe una zioni che prevede rettifica per chiariuna preferenza re che a occuparmene ero anch’io. “personale” per aumentare Non gliel’avessi mai detto: mi ha il punteggio. Un’altra rogna. subissato di parole. Ma il suo proNon trovo trasparente né giusto blema è la coerenza. Ho scritto anche parte del punteggio sia affidache una lettera al partito in cui ho ta ad un criterio arbitrario, sulla denunciato il fatto che questo (sic) simpatia o sull’antipatia. Qual è prima combatte il Pd da posizioni la norma a cui ci si ispira? Finora di sinistra, poi fa il salto della quanon mi è stata data ancora rispoglia facendosi eleggere nella lista sta. Come quell’altra cosa che predel sindaco, diventa capogruppo e vede che se hai lavorato sei mesi si iscrive al partito magari dando in quel dato ufficio hai punti in pure lezioni agli altri. Eh no, non più. Così mio figlio o il can del pimi sta bene. gnataro non può di fatto nemmeno partecipare. Insomma, non ci Così lo storico comitato sono opportunità uguali per tutti. dell’Albera contro i Tir si è L’assessore al personale Ruggeri è spaccato. bravo, ma deve stare più attento.

A parte che lui è arrivato molto

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Centrodestra,

Guaiti, la voce critica del buon senso Della gestione di Aim da parte di Fazioli che mi dice? Lei ha votato con l’opposizione per pressarlo a dimettersi dalla presidenza di Elettrogas.

Cosa che poi ha fatto. D’altronde era stato lui a prendere l’impegno, lo trovavo e lo trovo giusto. Fazioli ha portato novità e miglioramenti, sul piano del recupero d’immagine e finanziario. Un fatto meno positivo è che nella dirigenza non ho visto chiamare in causa qualcuno che aveva responsabilità anche in passato.

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La settimana prossima l’associazione Fare Vicenza porta Gianfranco Fini in città Ritratto di un movimento che vuole far uscire la politica dal Palazzo E che rappresenta una voce critica all’interno del centrodestra

dopo, sì, è difficile ora trovarsi tutti, perché alcuni stanno con lui e altri con me. Comunque, ripeto, io non ho la mania della visibilità, lui è senz’altro più bravo di me in questo.

E il Pd in città come sta?

Tranne sporadiche prese di posizione, pare con l’encefalogramma piatto.

Il Pd c’è, ma non sono molto soddisfatto. Mi aspettavo qualcosa di più.

Più che altro, sembra vampirizzato dal listone Variati e dal protagonismo del sindaco. Ad esempio sulla politica sceriffesca delle ordinanze.

La sicurezza del cittadino è importante. Ma ciò non vuol dire cavalcare tutte le battaglie. Se qualche ordinanza emessa da questa amministrazione l’avesse fatta il centrodestra, nel Pd ci sarebbe protestato. Invece sono state confermate, come quella sugli accattoni.

Pat: contento o no?

Dalla Lazzari è stato fatto un buon lavoro. Ma devo dire che un punto che mi dà qualche pensiero è il nuovo stadio: non ne sono affatto convinto.

In generale come giudica l’operato della giunta fino ad ora?

Variati non mi sta deludendo, ma deve stare più attento che alle parole seguano i fatti. Soprattutto

nelle piccole cose. Non si può far aspettare un cittadino tre mesi per un appuntamento, come non si può prendere l’impegno di occuparsi di un problema segnalato per lettera e poi non dare più nessuna risposta per otto mesi. Bisogna ascoltare la gente. Detto questo, il mio impegno per Variati non è in discussione. Per ipotesi potrei anche uscire dal partito, ma non far mancare la mia fiducia al sindaco. Mi sforzo solo di far capire se le cose non vanno bene.

Come sul caso dei cinque campi rom, su cui lei ha attaccato frontalmente la scelta della giunta e ha criticato la Chiesa perché metta a disposizione i suoi immobili, invece di limitarsi a predicare. Detto da uno che ha militato nella Dc e nella Margherita come lei, ha fatto il suo effetto. E ha fatto arrabbiare Variati, molto sensibile agli ambienti ecclesiastici e parrocchiali.

Ma sui nomadi bisogna avere il coraggio di prendere delle decisioni.

E prima di tutto loro devono mettersi nella linea del rispetto delle regole. Mi cava il cuore vedere i bambini lasciati in quelle condizioni disumane. I nomadi devono trovarsi un lavoro, avere una casa come tutti, perché molti di loro sono cittadini vicentini. Invece si voleva moltiplicare per cinque i disagi, non risolvendo il problema.

Mi sono limitato a dire questo, che mi pare puro buon senso.

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di Luca Matteazzi

I

partiti politici, di politica, ne fanno sempre meno. Almeno se per politica si intende anche discutere con i cittadini dei problemi che ci si trova ad affrontare.

Dibattiti, convegni e conferenze organizzati direttamente da forze politiche, per non parlare delle vecchie scuole di formazione politica, appartengono ormai al libro dei ricordi. Ed ecco allora che a colmare questo vuoto ci provano, sempre più frequentemente, associazioni e fondazioni. Come Fare Vicenza, nata circa un anno e mezzo fa per iniziativa di alcuni ex esponenti di Alleanza Nazionale (“Ma non intendiamo assumere un’etichetta politica, e infatti tra i soci fondatori e tra i nostri iscritti ci sono anche persone che provengono dal centrosinistra”, precisa il presidente Giorgio Conte), sulla scia della scoppola rimediata dal centrodestra alle comunali.

“L’esito delle recenti consultazioni elettorali amministrative - si legge nel manifesto programmatico - ha confermato un progressivo ma non sorprendente calo della partecipazione; ciò significa che è reso ancor più evidente il profondo divario tra le attese della gente e una classe dirigente locale in grave ritardo nel fornirle risposte e proposte concrete. […] E’ altrettanto evidente che il modello di partito politico tradizionale, così come lo si è inteso negli ultimi 50 anni, è superato e alla disaffezione dimostrata dalla opinione pubblica al mondo politico secolarizzato è doveroso rispondere con realismo e concretezza”.

Destra super partes Crisi dei partiti, distacco tra cittadini e classe dirigente, calo di partecipazione: Fare Vicenza, che oggi conta circa 500 iscritti e sta aprendo delle sedi distaccate anche in alcuni centri della provincia, prende le mosse proprio da qui. “Intendiamo occuparci di politica, cioè occupare quello spazio, e ce n’è molto, che i partiti politici non occupano più - aggiunge Conte -. Ed è lo spazio del dibattito e del confronto politico. Una volta tutti dedicavano uno spazio al

confronto esterno, sia con forze alleate sia con quelle avversarie.

Questo oggi non avviene più, ed è questo che vogliamo fare: portare i dibattiti fuori dalle quattro mura dei palazzi istituzionali. Dare un piccolo contributo per invitare la gente ad uscire di casa e tornare a discutere”. Fare Vicenza lo ha fatto, ad esempio, con il dibattito dello scorso maggio sulla crisi a cui hanno partecipato Adolfo Urso e Massimo Calearo (in origine per il Pd doveva esserci Enrico Letta, bloccato all’ultimo minuto da una forte influenza); con il convegno su donne e lavoro di settembre; o, ancora, con l’incontro con Gianfranco Fini in programma la settimana prossima. “Fini viene come presidente della Camera, quindi come figura super partes”, precisa ancora Conte, sottolineando un concetto che gli sta molto a cuore.

Anche se è innegabile che la matrice dell’associazione, e l’ambito in cui questa si muove, sia quello del centrodestra. “Vero, ma vorremmo uscire dagli stereotipi delle etichette”.

Le difficoltà del PdL Nelle idee di Conte c’è una destra di stampo europeo, lontana da certi eccessi della Lega Nord e anche da alcuni aspetti del berlusconismo. “La Lega usa spesso toni che sono più da opposizione che da governo. E il consenso del Pdl oggi è molto legato alla figura di Berlusconi, più che ad un progetto politico. Ecco perché trovo interessante quello che sta facendo Gianfranco Fini, che affronta temi ineludibili con cui anche la destra dovrà fare i conti”. E, venendo a questioni più locali, c’è anche uno sguardo critico sulla situazione del centrodestra vicentino, che pare ancora doversi riprendere dallo choc elettorale della primavera 2008. “Il Pdl era nato con l’idea di aprirsi ad ogni contributo della cosiddetta società civile, ma in realtà ci sono stati atteggiamenti in netta contraddizione con questi principi. Io noto che in Veneto e solo in Veneto, e in modo particolare a Vicenza, il Pdl ha preso meno della somma dei voti di Forza Italia e An. Noto anche che nonostante il tessuto sociale sia chiaramente favorevole, il Pdl non governa in nessuno dei primi cinque comuni del terri-

| Il presidente di Fare Vicenza Giorgio Conte (a sinistra) con il presidente della Camera Gianfranco Fini (foto da www.fareveneto.com)

torio. E la classe politica è ancora al suo posto: questo è incredibile, non ha spiegazione, se non con la distrazione dei dirigenti nazionali o con le mancanze di quelli locali, che non hanno nemmeno il buon gusto di presentare le dimissioni”.

Messa così, suona molto come un frecciata velenosa ai coordinatori del Pdl Zanettin e Berlato. “No, Zanettin non c’entra, all’epoca non era nemmeno coordinatore”.

La bordata è quindi solo per Berlato, e casomai per Lia Sartori, vera leader dei forzisti berici? “Io dico solo che il progetto di un PdL inclusivo è fallito - si limita ad osservare Conte - . Forse si faranno dei passi avanti quando si supereranno queste benedette quote del 70 e 30, quote antipatiche che portano all’assegnazione di posti in base all’appartenenza e non alla meritocrazia”.

Variati e Zaia Gli effetti di questa situazione si avvertono anche in consiglio comunale, dove ancora non si vede una guida sicura. “Tutti i consiglieri del Pdl hanno alle spalle esperienze di maggioranza - riprende l’ex vicesindaco e parlamentare Conte -. E’ ovvio che i meccanismi dell’opposizione non siano così immediati. Poi è anche vero che non c’è un coordinamento, non c’è un luogo in cui dibattere dei problemi della città. In un anno e mezzo non c’è stato un incontro per confrontarsi tra base e consiglieri, se non una bicchierata natalizia. E sì che temi da discutere ce ne sarebbero: il Dal Molin, il Pat, l’inquinamento, il centro storico”. Arduo, con queste premesse, mettere in difficoltà Variati. “Che sta andando meno peggio di quanto mi aspettassi.

Anche se credo che gli manchi-

no gli strumenti per affrontare i problemi più importanti, e quindi cerca di rimediare con gli annunci.

Prendiamo il caso dell’Alta Velocità: sento parlare di grandi trasformazioni, ma non vedo le strutture e le risorse per attuarle. Si fanno grandi annunci, ma poi ci si limita ad asfaltare le strade”. E Zaia, probabile prossimo governatore della Regione? “Misureremo quello che farà - conclude Conte -. Come ministro dell’agricoltura è stato in gamba, uno dei migliori. Io ero preoccupato per certi stereotipi leghisti: un certo venetismo fine a se stesso, la chiusura, l’idea dell’isola felice. Da questo punto di vista, con Zaia si rischia meno. Certo, io avrei preferito uno del Pdl. Ma è anche vero che dopo quindici anni l’era Galan era comunque giunta a compimento. E non è stato preparato un ricambio adeguato”.

Fiera, ecco Hunting show e Pescare Attesi migliaia di appassionati T

re giorni dedicati alla caccia e alla pesca, con 110 espositori in 22.000 metri quadri: sono i numeri dell’Hunting show e di Pescare, i saloni diventati punto di riferimento nazionale per cacciatori e pescatori, in programma alla Fiera di Vicenza da sabato 20 a lunedì 22 febbraio.

“Quando abbiamo immaginato una fiera della Caccia a Vicenzaha ricordato l’assessore regionale alla caccia Elena Donazzan - volevano che fosse non solo un momento di ritrovo tra cacciatori, ma che diventasse un punto di riferimento, un’eccellenza a livello nazionale e internazionale. Possiamo dire che è una sfida riuscita: in queste quattro edizioni l’Hunting show è sicuramente diventato un punto di confronto sui temi nazionali delle politiche

| L’assessore Elena Donazzan con il presidente della fiera Roberto Ditri

venatorie e per le problematiche della caccia. Il mondo venatorio è complesso e articolato. Sono convinta che l’opinione pubblica abbia bisogno di conoscerlo per poterlo comprendere”. In questo ambito si collocano due importanti iniziative: la cena di gala per la degustazione della selvaggina e del pesce organizzata sabato sera alla fiera con il coinvolgimento

dell’istituto alberghiero di Adria e del San Gaetano di Vicenza e il menù speciale dedicato a selvaggina e pesce che verrà proposto da 8 ristoratori vicentini valorizzando un’importante momento della cucina tradizionale veneta.

La fiera verrà inaugurata sabato alle 12.15. Nel programma dello stand della Regione del Veneto sabato ci sono le presentazioni dei volumi “401 ricette gastronomiche Lombardo-Venete”, “La selvaggina del Veneto nel piatto storie di caccia e ricette tradizionali” e “L’azzurro del Veneto nel piatto - Storie e ricette di mare, Delta e Laguna”. In collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie domenica alle 9.30 ci sarà un convegno scientifico dedicato alla rabbia silvestre.

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Saldi da Sogno

Bigazzi e i “magnagati”, quanta ipocrisia di Giuliano Corà

“

Direttamente dalla fabbrica spaccio maglieria uomo-Donna

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Tutto è relativo”, dice un adagio popolare, e qualche volta è anche vero. Per esempio: si può essere “relativamente” svegli, come il figlio di Bossi; “relativamente” tolleranti, come Paola Binetti; “relativamente” xenofobi, come Mario Borghezio. Esistono tuttavia categorie del reale che non ammettono la categoria del relativo, ma solo quella dell’assoluto: o una cosa o l’altra, o tutto da una parte o tutto dall’altra. Per esempio: come ognuno sa, non si può essere un po’ incinta. O ce l’hai o non ce l’hai, o ci sei rimasta oppure no, e magari ci starai più attenta la volta dopo.

Così pure, un’altra categoria che non ammette “relativismi” è quella dell’uccidere. Non si può uccidere un po’: o si uccide, si spegne una vita, si accetta di farlo e ci se ne dà anche una ragione, oppure si decide che uccidere è sempre e comunque male e ci si rifiuta comunque di farlo, senza se e senza ma, come va tanto di moda dire. Chiarito questo punto, proviamo ad incrociare queste nostre considerazioni con la vicenda di Beppe Bigazzi, il conduttore tv cacciato a furor di popolo (ma soprattutto a furor di Sottosegretario alla Salute Francesca Martini) dalla trasmissione “La prova del cuoco” per aver ri-

cordato l’antica abitudine toscana (ma anche noi veneti ne sappiamo qualcosa) di mangiare il gatto, ed aver addirittura citato l’antica ricetta del gatto in umido.

Facciamo alcune brevi premesse.

Primo. Pur non conoscendo assolutamente il signor Bigazzi - l’ho sentito nominare per la prima volta in vita mia in quest’occasione - dubito seriamente che col suo intervento intendesse davvero incitare gli spettatori a mettere in tavola il gatto di casa. Penso piuttosto che volesse ricordare quella che è stata non direi nemmeno una “tradizione”, quanto più che altro un elemento dell’antica cultura contadina (per fame ci si mangiavano anche le soéte, come ha raccontato Virgilio Scapin; figuriamoci se non si mangiavano i gatti). Quanto alla ricetta, anni fa la pubblicò anche il compianto Vicenza Abc di Matteo Rinaldi (da “La Cucina Vicentina” di Amedeo Sandri e Maurizio Fallopi, diceva l’articolo: non so se sia la stessa citata da Bigazzi). Un testo esilarante in vicentino stretto, che, pur essendo io un gattofilo fanatico, non che scandalizzarmi mi fece ridere di gusto. Secondo. Altre sono le cose che mi scandalizzano.

Per esempio, da quarant’anni vivo sui Colli Berici, e in questo lungo periodo ho avuto decine di gatti.

A parte i pochissimi fortunati che sono morti di una serena vecchiaia tutti gli altri me li hanno ammazzati i cacciatori, ma non per mangiarseli, bensì con la motivazione

che “i gatti rovinano la selvaggina” (sic).

Dopo di che, torniamo all’onorevole Martini ed alla sua L’antica ricetta del “gato in umido” ha fatto espellere crociata anti Bigazzi: il gourmet di Rai Uno dal piccolo schermo “massima severità”, La sottosegretaria Martini (Lega) e gli animalisti applaudono “delitto di istigazione a delinquere”, “epiMa perché non ci si indigna anche per polli, conigli e maiali? sodio inaudito per dimostrato non essere indolori afanche, in modi altrettanto atroci. la televisione pubblica” eccetera. fatto. E si consente al condannato Mia moglie, figlia di contadini, mi Se - e sottolineo il se, come Mina di ordinare un abbondante ultimo ha sempre raccontato: «Quando - l’intenzione del conduttore fosse pasto: magari a base di bistecche. mio padre portava i maiali a scanstata effettivamente quella, non La questione, insomma, non è di nare, io non andavo mai a vedere, e potrei che essere d’accordo. Detto chi si uccide, o di come lo si uccide: mi chiudevo in casa, ma li sentivo ciò, il punto però è assolutamenla questione è, puramente e semurlare da lontano, ed era straziante un altro, e la domanda da farplicemente, di uccidere o no. Conte». Li cuciniamo, perfino, in modi si anch’essa un’altra. Che cosa è divideremo perciò l’indignazione atroci. Ricordo la vicenda, qualche male: uccidere un gatto, o uccidere dell’on. Martini solo quando essa anno fa, dei due ristoratori vicenun animale in generale? E tornansi dichiarerà vegetariana; quando tini denunciati per aver conservato do al nostro incipit: si può uccidere andrà a liberare le aragoste chiuse degli astici vivi sul ghiaccio, facen“un po”? La gallina e il coniglio sì e negli acquari dei ristoranti; quandoli soffrire. Vero, ma nessuno si il gatto no? L’agnello e il capretto sì do andrà a tagliare le gomme dei chiese se per esempio non soffrano (tra poco è Pasqua, onorevole Martrasporti di animali, che estate altrettanto, se non di più, le aragotini: cosa metterà in tavola?) però e inverno sottopongono volatiste gettate vive nella padella: chi niente gatto? La mucca, il vitello, il li e bovini a sofferenze inaudite. lo ha fatto, dice che, pur essendo maiale sì ma non il gatto? E perché Ma tanto dopo vanno mangiati, e privi di organi fonatori, emettano il gatto no e la mucca e il maiale sì? quindi... (Secondo la stessa logica, perfino una specie di acuto lamenForse perché il gatto ci dorme sul negli ospedali si potrebbero usare to; o le cozze, le vongole e le lumadivano, è tanto carino e ci fa miao, i vecchi come cavie, tanto poi deche, buttate nell’acqua bollente. mentre la mucca è grossa e puzza vono morire. Ma questo è un altro Insopportabili ipocrisie, che ricordi merda? E il maiale è sporco, apdiscorso. O è lo stesso?!). Quando, dano molto le disquisizioni sulla punto come un maiale? insomma, il suo rispetto per la vita pena di morte di cui ci si diletta Ma non basta. Non solo ce li mananimale sarà incondizionato e tonegli USA. Dove un uomo viene giamo allegramente, gli animali tale. Altrimenti - ci perdoni, onorecondannato ad essere assassinasuddetti, e tanti altri che ho divole - queste ci sembrano solo tarto - il massimo della disumanità menticato, ma prima di mangiarli tuferie, buone soltanto a far parlar - però poi si cerca di stemperare li imprigioniamo in modi atroci, di sé i giornali (a proposito: anche questa disumanità inventando sottoponendoli a sofferenze inuil tartufo si mangia, ma almeno lui improbabili sistemi di esecuzione mane, perché tanto sono solo manon si lamenta...). “indolore”, che recenti studi hanno cellerie ambulanti. Li uccidiamo

Un Balzi nel vuoto Il consigliere Pd che invita a votare il candidato leghista alla Regione ha fatto esplodere un caso. Che pone un problema di fondo: se destra e sinistra dicono le stesse cose, che senso ha crederci ancora?

in questo periodo disponibili cappottini e vestitini in maglia Trendy 2010 sede spaccio: Via leonardo da Vinci, 16 - tel. 0444/482306 - Tezze di arzignano Orari: dal Lunedì al Venerdì dalle 14.30 alle 19.00, Sabato dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00

di Alessio Mannino

A

Vicenza la mesta campagna elettorale per le regionali è stata illuminata da un piccolo faro di luce. Un consigliere comunale del Partito Democratico, un trentenne cresciuto a pane e talk show politici, che parla con tutte le contorte e vagamente comiche fumisterie del politichese, ma che ci crede a tal punto da passare per stravagante bastian contrario ultramoderato,

ha osato dire la verità: il candidato del suo partito, Bepi Bortolussi (sostenuto anche da Idv, rimasugli sinistrorsi e venetisti anti-Lega), è la copia carbone dell’avversario leghista, il ministro dell’agricoltura Luca Zaia. E l’ha detto, lo scapestrato Luca Balzi, senza giri di parole e senza chiedere permesso, alla stampa. Non si è fatta attendere la reazione furente dei capi e capetti del Pd, sbugiardati da un soldato semplice che si è rifiutato di obbedire a testa bassa, che si è ribellato al all’obbligo di mentire a sé stesso e agli elettori. Non è che abbia detto un’eresia, l’ereti-

co Balzi: ha solo voluto rendere pubblico il proprio pensiero libero dall’ipocrita disciplina di partito.

Così come dovrebbe fare un qualsiasi uomo che ragiona e che ha un residuo rispetto per il mandato ricevuto, almeno secondo quanto insegna la teoria rappresentativa.

Che è, appunto, solo teoria. E proprio Balzi ne ha dato l’ennesima dimostrazione. Se fra i due maggiori schieramenti in campo in una battaglia per eleggere i rappresentanti, in questo caso, regionali, le differenze programmatiche sono pressocchè nulle, votare per l’uno piuttosto che per l’altro con la con-

vinzione di contribuire ad un’amministrazione diversa rispetto a quella “nemica” è come non votare per nessuno. Il giovane consigliere, naturalmente, non arriva a tanto, e infatti lo scandalo che ha messo in allarme i suoi zelanti superiori è che ha dichiarato che voterà Zaia: meglio l’originale della copia. Noi, no. Preferiamo astenerci dalla politica ridotta a duello sul copyright.

Come ci accade, del resto, da quella volta che abbiamo capito, e non ci vuole molto, che la ragione, la pura e semplice ragione, è la vittima designata delle molto più convincenti ragioni di potere e di fazione

dei partiti. Poiché i veri padroni della facciata democratica sono loro, i partiti-mafie che impongono l’omertà pena l’espulsione. La gabbia mentale della cosiddetta democrazia, tuttavia, impone di prenderli comunque a punto di riferimento. Il salto - noi l’abbiamo fatto - è non farlo più. Non crederci più e fino a quando, per dirla con Paolo Mieli, “il tappo non salterà”, far di tutto per sabotare il sistema.

Un salto nel vuoto? In natura i vuoti vengono sempre riempiti. Meglio o peggio, questo dipenderà dalla ritrovata libertà d’iniziativa dei cittadini non più sudditi.

183 del20 febbraio 2010 pag12

lettere

economia&mercati

numero

183 del20 febbraio 2010 pag13

numero

ViPiù

Ogm, una questione di libertà

economia&mercati

Grecia in crisi, l’euro traballa

olgo l’occasione per elogiare l’impostazione e i temi trattati dal vostro settimanale; almeno non ci sono le papppine preriscaldate di alcuni giornali.

Sono rimasto molto perplesso sulle due pagine dedicate ai cibi OGM. Si lascia molto spazio alla tesi favorevole, e si relega l’opposizione ai soli politici e associazioni ambientaliste con affermazioni generiche. Vorrei ricordare che la ricerca è finanziata dalle grandi multinazionali (consiglio vivamente di leggere il libro di Raj patel “I padroni del cibo”): la scelta del cibo è dettata da questi colossi attraverso prezzi, pubblicità, dislocazione dei supermercati, e posizione strategica delle merci sui bancali dei negozi. Si favorisce la nutrizione ipercalorica, si incolpa l’individuo per la sua obesità invitandolo a comprare light, ovviamente da loro.

Tutto questo nei paesi ricchi: in quelli poveri sfruttamento della terra e dei popoli con culture intensive. Risultato le popolazioni diventano poverissime, il loro salario non consente di comprare cibo buono, tutte le granaglie e soia servono ai mega allevamenti di suini e bovini. La fame e mal nutrizione sono aumentate, rispetto al passato, il cibo c’è ma non viene distribuito o peggio i salari sono insufficienti. Nel mondo sono aumentati i suicidi tra gli agricoltori anche negli stessi Stati uniti, le banche gli confiscano la terra per debiti accumulati.

Pertanto mi domando cosa combineranno con i prodotti OGM completamente nelle loro mani? Ora in Italia si attacca Zaia ma quasi sempre i ministri dell’agricoltura hanno inciso poco o danneggiato i nostri prodotti, soprattutto quelli

del sud. La speranza per invertire queste situazioni è mangiare meno carne, consumare prodotti locali e di stagione, riappropriarsi del piacere di cucinare un cibo sapendo chi lo produce e come.

Nel mondo stanno sorgendo varie associazioni anche collegate tra loro che si battono per un cibo migliore e accessibile a tutti. In molti casi sono entrate nel mercato con successo superando leggi capestro e accuse di comunismo.

Gennaro Solimeo Ho letto con interesse il vostro ultimo numero di VicenzaPiù. Sono rimasto però un po’ stupito dalle risposte del prof. Trainotti in materia, e dalla dimensione troppo localistica in cui viene affrontato l’argomento. Ecco perché.

Il proverbio cinese recita: “Dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnali a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”. Non sono affatto un esperto in materia di biotecnologie, ma l’aspetto più preoccupante degli OGM, rilevabile da chiunque legga le discussioni in merito, è il totale asservimento dell’agricoltore al potere delle multinazionali.

Madre natura benedice gli uomini con la possibilità di piantare semi ed averne cibo ogni anno. Con gli OGM si rischia di togliere questa possibilità all’uomo, ed ogni anno il contadino deve pagare una mutlinazionale per poter fare una nuova semina.

L’articolo di VicenzaPiù è interessante, ma sembra impostato tutto in un’ottica italiana, così finendo per non poter afferrare questo grande rischio. Infatti il presidente della Coldiretti giustamente accenna al problema del copyright, ma come ad un problema minore.

E infatti lo stesso prof Trainotti liquida la questione dicendo “già adesso i coltivatori, tutti i coltivatori, anche quelli contrari agli ogm acquistano le sementi di mais da tre quattro multinazionali”. Non credo proprio sia vero!

In Italia sarà così, ma cosa succederebbe se i contadini di paesi più poveri iniziassero a dover usare sementi ogm? Si avrebbe una ennesima colonizzazione economica a livello mondiale, che avvantaggia sempre le stesse potenze: Usa, Cina, ecc..

Ho trovato su internet un articolo di Confagricoltura in cui si tenta di sfatare “10 luoghi comuni sugli ogm”. Ma in realtà finiscono per confermare la paura che vorrebbero sfatare, perché (al punto 4) ammettono candidamente che si crea la dipendenza forzata dell’agricoltore ad acquistare ogni anno sementi da una multinazionale (che ovviamente sul mercato fa i prezzi e le condizioni che vuole e contro cui un agricoltore non ha nessun potere contrattuale né di altro tipo). E per contrastare tale aspetto non possono che timidamente affermare: “La ricerca no profit peraltro ha sviluppato anche Ogm non ibridi, che non impongono il riacquisto dei semi”.

Vale a dire: una goccia nel mare.

Come ho detto non sono un esperto dell’argomento, ma credo che si possa solo parlarne in termini globali, altrimenti non si coglie l’essenza della questione. A me l’idea che anche piantare semi diventi un atto sottoposto al potere delle lobby, delle multinazionali e dei loro bracci politici e militari, in assenza di una spiegazione che mi convinca del contrario, mette paura.

Cordialmente, Michele Stratta

idee del docente non mi convincoGentili lettori, no, ma le ho ritenute comunque vi ringrazio per gli apprezzaun contributo utile al dibattito. E menti, e anche per le critiche. in ogni caso non siamo mai stati Personalmente, sono d’accordo abituati a fare il settimanale con con voi: considero la coltivazioil bilancino. Quanto all’approccio ne di piante transgeniche un ritroppo localistico, è vero, ma doschio, non tanto e non solo per le vete sempre tenere presente che possibili conseguenze su salute e siamo un settimanale locale, e ambiente (tutt’altro che trascuradobbiamo comunque sforzarci di bili, a mio avviso, ma io non sono trovare un aggancio al territorio. un tecnico), quanto per il pericolo Infine, un’ultima cosa. Gli Ogm di consegnare un settore chiave fanno paura, a volte in modo ircome quello dell’agricoltura nelrazionale (in questo Trainotti ha le mani di pochi grandi gruppi ragione). Ma è tutto il sistema industriali. Detto questo, ho preagroalimentare ad essere zeppo ferito trattare l’argomento senza di distorsioni che parteggiare apertadovrebbero preocmente per una pocuparci anche più sizione o per l’altra: delle piante tranl’obiettivo principale sgeniche.

Siamo era infatti quello di Non solo Ogm: abituati a mangiare richiamare l’attenpolli che crescono in zione su un tema di le distorsioni quaranta giorni in cui ultimamente si causate una superficie infeè parlato poco, e sui dalla corsa a quella di un possibili cambiaall’iperproduzione riore foglio di carta, inmenti che potrebbevece che in sei mesi ro arrivare anche sono molte razzolando in meznelle nostre campazo ad un cortile; a gne, e di conseguengrigliare bistecche di vitelli a cui za sulle nostre tavole. A giudicare non è mai stato concesso di sgamdalle vostre lettere, l’obiettivo è bettare in mezzo ad un prato, per stato raggiunto. evitare che la loro carne diventi In quest’ottica si spiega anche troppo dura; ad acquistare pel’intervista al professor Trainotti. sci che sono stati imbottiti solo di Un vecchio adagio del giornalimangimi e cibi in scatola sulla cui smo dice che le fatiche del croniorigine non sappiamo nulla. Epsta non fanno notizia, ma spiegapure nessuno si preoccupa tropre come è nato quell’articolo può po quando, davanti ai banconi di essere utile. Quando ho iniziato a un supermercato, vede il petto di lavorare sull’argomento Ogm, ho pollo in offerta a 3 euro o le orate contattato l’Università di Padova, in promozione a 7 euro. Gli ogm, Veneto Agricoltura e l’Arpav: tra invece ci allarmano. Giusto, ma i tre, per motivi vari, l’unico a essono solo l’ultimo passaggio di sere disponibile in tempi compaun sistema di iperproduzione e tibili con le esigenze di stampa del sfruttamento intensivo che dogiornale è stato proprio il dipartivrebbe essere rivisto dalle radici. mento di biologia dell’Università patavina, che mi ha messo in conLuca Matteazzi tatto con il professor Trainotti. Le

di Giancarlo Marcotti

L

a profonda crisi nella quale è sprofondata la Grecia ha messo a dura prova la stabilità dell’eurozona e soprattutto ha manifestato tutte le debolezze di un’unione monetaria, ma non politica. Il risultato più evidente, ma non per questo di per sé negativo, è stato il ribasso dell’euro nei confronti delle altre principali monete ed in particolare del dollaro.

Questo ridimensionamento (il cambio eur/usd è passato da 1,45 di circa un mese fa all’attuale 1,36) non è dovuto soltanto alla crisi del paese ellenico, ma anche all’anemica economia del Vecchio Continente che ha difficoltà a riprendersi. Si è creata infatti una frattura evidente fra la ripresa statunitense (+5,7% il Pil nell’ultimo trimestre dell’anno) ed i segni meno fatti registrare da alcuni paesi del Vecchio Continente (Italia compresa) nello stesso periodo.

Occorre aggiungere, poi, che alla crisi greca si sono aggiunti i timori per altri stati attualmente tutt’altro che virtuosi, come la Spagna, l’Irlanda ed il Portogallo.

Aiuti sì, aiuti no E’ innegabile, però, che la situazione della Grecia era il vero banco di prova per la tenuta complessiva della moneta unica. Quel che è accaduto e ciò che sta succedendo deve essere raccontato un po’ nel dettaglio poiché non si legge con frequenza sulla stampa italiana.

Dopo che le autorità monetarie, come da copione, avevano detto che le leggi non permettevano un

aiuto economico da parte degli altri partners, la speculazione si era accanita sul debito pubblico del paese ellenico: i Cds (una specie di assicurazione sul rischio di default) erano schizzati a livelli mai toccati in precedenza ed i Governi dei maggiori paesi europei si sono trovati costretti a fare marcia indietro. La domanda da porsi è: questo cambiamento dell’atteggiamento è di facciata o di sostanza?

La domanda è lecita se si pensa, ad esempio, che nello scorso fine settimana in Olanda, alla Tweede Kamer del Parlamento, è passata una mozione in base alla quale “non un centesimo delle tasse degli olandesi dovrà essere stanziato per salvare la Grecia”. E non solo.

Nonostante Angela Merkel sia la promotrice dell’iniziativa di aiuto concreto, il Bundestag ha definito “illegale” il salvataggio di Atene.

Volete sapere inoltre cosa ne pensano i tedeschi di questa vicenda?

La Frankfurter Allgemeine Zeitung, uno dei giornali a maggior tiratura in Germania, ha promosso un sondaggio dal quale emerge che la quasi totalità dei contribuenti tedeschi è contraria a qualsiasi ipotesi di salvataggio.

Con la seguente motivazione: “Appare inaccettabile l’innalzamento dell’età pensionabile per i tedeschi a fronte del finanziamento a fondo perso della Grecia, quasi che i suoi cittadini possano godersi la pensione anticipata grazie alle nostre tasse”.

Rischio derivati Se i soldi non arrivano dall’Europa forse possono arrivare da altre parti? Macchè, il mega-fondo di riserva cinese Safe forte di un

capitale di 2,4 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari non sta scommettendo un solo yuan sulla Grecia.

Recentemente il New York Times ha anche tirato in ballo le maggiori banche americane, ree di aver contribuito a “nascondere” l’entità del debito con complesse operazioni in derivati. La cosa dovrebbe stupire solo chi non conosce i mercati finanziari: è inevitabile che spuntino derivati dove esiste un debito in quanto le operazioni di swap nascono appunto dove esiste un debito, meglio se di importo rilevante. Di queste operazioni i nostri enti locali, purtroppo, ne sanno qualcosa, vista l’abbondanza di sottoscrizioni fatte da Regioni, Province e Comuni italiani, spesso avendo come controparte banche inglesi.

Anche e soprattutto per questo motivo il nostro Paese non sembra indenne da rischi in conseguenza dell’ingente massa di contratti derivati con i quali i nostri Enti locali (ma solo loro?) hanno cercato di “mascherare” i propri bilanci fallimentari.

Gli scenari Torniamo però alla Grecia, se tutti dicono (a parole) che non verrà lasciata sola dagli altri partners europei, ma di fatto nessuno vuol tirare fuori un centesimo per contribuire a sanare la situazione, quali potranno essere gli sviluppi? Naturalmente nessuno è in grado di dare una risposta ad una simile domanda. Potrebbero però aprirsi scenari inquietanti.

Primo scenario: la Grecia esce dall’euro. Uno scenario non impossibile, ma le cui conseguenze sono facili da immaginare: in bre-

flickr.com/irene flickr.com/world economic

C

flickr.com/atli haroarson

Due lettori ci scrivono dopo gli articoli sull’agricoltura transgenica per contestare l’eccessivo spazio dato alle ragioni del sì E mettere in guardia contro il rischio di consegnare le nostre tavole al potere di poche lobby multinazionali

Al primo vero banco di prova, l’unione monetaria sta mostrando tutta la propria fragilità Ecco le cause e le possibili conseguenze di quanto sta avvenendo ad Atene Unica consolazione: le esportazioni potrebbero aumentare

ve tempo la speculazione si scatenerebbe su un altro Paese, sufficientemente debole, costringendo anche quello all’estromissione, e così via fino alla disgregazione completa della moneta unica.

Secondo scenario: si rimanda tutto a momenti migliori. La falla, visto che è grande in rapporto all’economia greca, ma limitata rispetto al complesso dell’eurozona (ricordiamo che la Grecia apporta un misero 3% al Pil della zona euro), viene tappata in maniera “non ufficiale” per una piccola parte e rimandata al medio lungo termine per la quota più rilevante. Insomma un nascondere la polvere sotto il tappeto: prima o poi salta fuori, forse, però, in un momento meno critico per l’economia mondiale.

Europa fragile La crisi greca ha messo a nudo tutta la fragilità dell’Europa, a maggior ragione se si tiene presente che le proporzioni, in termini finanziari, tutto sommato, sono modeste. Eppure alla prima difficoltà l’euro non sta reggendo.

Le motivazioni sono arcinote, ma le vogliamo ribadire.

Era inevitabile cominciare da

un’unione monetaria, ma doveva essere seguita, in tempi brevi, da un’aggregazione politica che di fatto non c’è. Nessuno vuole cedere la propria sovranità, quindi su ogni questione ascoltiamo tante voci anziché un coro. Occorre poi rilevare che, fissati dei parametri per poter entrare, questi dovevano essere fatti rispettare: non è andata così, prova ne è che è stata accettata l’Italia nonostante sia palesemente fuori dai limiti per quel che riguarda il debito.

Infine, le economie che sono state aggregate sono enormemente diverse tra loro e voi sapete bene che le diversità rendono più difficili le aggregazioni: non ci sono solo differenze culturali e religiose, ma proprio di “peso”. In economia una grossa azienda può incorporare una società molto più piccola, non può accettare una fusione “alla pari”.

Vogliamo, come sempre, concludere con un messaggio positivo.

Se la crisi greca ha affossato la moneta unica, perlomeno cerchiamo di approfittarne aumentando le nostre esportazioni, visto che i consumi interni dell’eurozona latitano e non contribuiscono certo a far risollevare l’economia.

cultura

ViPiù

Rumor, Bisaglia

e i comprimari rimasti nell’ombra flickr.com/one from rm

Dopo l’articolo sull’anniversario della morte dello statista democristiano, alcune riflessioni sul contesto storico-politico dell’epoca, sui personaggi di contorno e sulle varie anime del partito Una serie di aspetti ancora tutti da approfondire

| A sinistra, una riunione di una sezione della Dc negli anni 50. A destra Mariano Rumor (foto: Bundesarchiv)

o letto il testo che Alberto Belloni ha scritto in ricordo di Mariano Rumor sul vostro giornale del 6 febbraio scorso e non nascondo che mi ha suscitato parecchie perplessità.

Pur consapevole della necessaria brevità dell’intervento e con la dovuta concessione allo stile giornalistico, che già il titolo evidenziava, mi pare che qualche altra considerazione si potesse fare sul ruolo del personaggio a Vicenza magari tralasciando qualche notizia di carattere personale (dell’autore) decisamente di scarso interesse.

Il contesto cancellato Nulla si dice, ad esempio, dell’ambiente, della cultura e della realtà socio-economica che fu alla base dell’affermazione del politico vicentino e della sua scalata al vertice democristiano. Per andare più nello specifico, neanche compaiono le Acli, da lui fondate in provincia (assieme a don Vincenzo Borsato e Mario Spagnolo) e che presiedette per ben quindici anni: importantissima associazione cristiana, operante nel mondo del lavoro, a lungo luogo di formazione di sindacalisti e politici democristiani.

Ma i successi elettorali e non solo del leader Dc locale non si spiegano senza chiamare in causa il variegato, potente e ramificato complesso di organismi, associazioni, movimenti che costituiva, appunto, il mondo cattolico, vera base su cui egli poté edificare il suo potere e sicuro retroterra da

cui tessere, nel corso di alcuni decenni, l’insieme delle relazioni politico-amministrative egemoni nel territorio. E, in tale ambito, andrebbero ricordati adeguatamente l’influenza e il ruolo non solamente del Vescovo Zinato (1943-1971) ma di tutto un gruppo di esponenti della gerarchia cattolica vicentina, quali i mons.

Arena, Barbieri, Borsato, Sartori e Frigo, per citarne i più in vista, che molto si adoperarono, con il loro prestigio morale, in favore dell’appoggio alla Democrazia Cristiana.

La parabola discendente L’articolo, cui ci riferiamo, dà invece ampio spazio alla fase discendente della parabola politica e umana di Rumor, che, pare di capire, viene assimilato ad “alcuni uomini pubblici di grandi capacità. Gli ultimi veri professionisti della politica, nel senso migliore del termine”.

Infine, nello scandalo Lockheed, relativo alle tangenti americane ad alcuni partiti di governo, l’ex Primo ministro vicentino avrebbe avuto il ruolo di “capro espiatorio”; da lì imboccando poi un percorso di secondo piano con incarichi meno importanti nel partito e nello scenario nazionale.

Ma come mai, a livello locale almeno, un declino così rapido fu possibile? È dipeso tutto dall’erosione progressiva dei consensi attuata da Antonio Bisaglia, con metodi spregiudicati, verso quelli che un tempo erano stati i “fedeli” di Rumor o c’erano anche altri fat-

tori in gioco, divenuti sempre più importanti nel sistema politicoeconomico vicentino oltre che italiano? Al riguardo, bisognerebbe far presente, almeno, che la forte carica ideologica e partecipativa, che aveva condotto alla vittoria del 1948, non ebbe vita lunga neanche da noi, se si pensa che già negli anni Sessanta erano evidenti i segnali del progressivo sopravvento dei poteri economici e degli interessi corporativi sugli ideali e i programmi iniziali del partito, il quale aveva così, dopo De Gasperi, aperta un’altra fase. Su tale versante, il silenzio è completo e non si fanno ipotesi di sorta.

Le correnti vicentine Le stesse memorie di Rumor, del resto, si fermano al 1970 e sono tutte centrate sulle vicende della “grande politica” romana, trascurando in maniera assoluta le vicende e le lotte vicentine per il potere, sia a livello di partito che nelle sedi istituzionali del potere reale oltre che nelle numerose ramificazioni amministrative.

Egli, infatti, non accenna a schieramenti, che, partendo senz’altro dagli anni Cinquanta, già esistevano nel Vicentino e che si richiamavano, inizialmente, a politici di peso come Tosato (prestigioso professore universitario), l’avv.

Cappelletti (eletto tra i deputati alla Costituente), ai vecchi popolari Zampieri e Galletto, all’avv.

Geremia (vicino a Fanfani). Le minoranze interne finiranno successivamente per riunirsi sostanzialmente attorno alle forze di si-

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Cinque candeline e una nuova croce

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cultura

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nistra, acliste e della CISL, facenti capo ai sindacalisti Cengarle e a Guidolin, ma anche all’avv. Brogliato, molto sensibile alle istanze dei giovani e della cultura più aperta al dialogo con posizioni diverse.

La genesi del partito Altra questione rilevante sul piano storiografico: quanto e come la figura di Mariano Rumor è stata fondamentale nell’avvio della D.C. Vicentina? Finora su tale punto si hanno scarsissime indicazioni, basate soprattutto sui ricordi ormai sbiaditi di testimoni e “amici” di partito, più che su documenti e resoconti di fatti e avvenimenti pertinenti coevi.

Il tutto, insomma, si potrebbe riassumere così: lo scudo crociato a Vicenza era Rumor già dall’origine (estate 1944) oppure il brillante professore di liceo, rampollo di una famiglia cattolica locale che contava, è da considerarsi un comprimario fino alla fine degli anni Quaranta? E in quale maniera è potuto poi emergere decisamente fino a giungere al sostanziale controllo della formazione politica democristiana?

Necessaria rivisitazione Meriterebbe quindi che su questi temi si avviasse ormai, dopo tanti decenni, un serio e pacato dibattito al fine di ricostruire, in maniera possibilmente più obiettiva di quanto sinora avvenuto, fenomeni politici e personaggi che molto hanno contribuito alla storia nazionale del Novecento.

Per dare un’idea, un paio di volte viene citato da Belloni Quintino Gleria “tenuto… quasi come un consigliori. Tanto da tenerne a battesimo, Assunta, la secondogenita”.

Ma chi era costui? è naturale chiedersi. Ora, se dovessi rifarmi ad un colloquio, avuto nel 1980 con tale dirigente democristiano e aclista, veramente sarei molto a disagio nel valutarne lo spessore umano e l’apertura culturale: avevo chiesto di incontrarlo per motivi di studio socio-politici, ma il suo atteggiamento fu di netta chiusura verso le mie richieste di laureando. Una vera e propria sfinge, insomma...

E tanti altri importanti personaggi democristiani (i parlamentari Breganze, Valmarana, Oliva, Treu, Borin, Cengarle, Fornale, Corà innanzitutto, ma anche il portavoce delle Acli Dall’Armellina, Fioralpino Chiodi, Gino Rigon, gli avv.

Pellizzari e Marzot, Igino Fanton, non tralasciando Pino Sbalchiero e Delio Giacometti) cosa facevano, in quella fase storica, che compiti avevano, come si rapportavano al leader, come ne attuavano le linee, quale potere discrezionale avevano? Solo per accennare ad alcune non accademiche domande.

Dunque, l’auspicio è che non solo gli studiosi si sentano investiti da certe responsabilità culturali ma che anche i giornali possano contribuire, per la loro parte, alla diffusione di una cultura storicopolitica seria, documentata e possibilmente aggiornata.

Pino Contin

per il museo Diocesano A cinque anni dall’inaugurazione in arrivo una nuova opera Bilancio di un’avventura in controtendenza

I

l Museo Diocesano spegne le sue prime cinque candeline con l’inaugurazione di un nuovo pezzo di fascino e grande valore artistico: una croce astile del XIV-XV secolo offerta in deposito dalla parrocchia di Novoledo.

Inaugurare un Museo nel 2005, in anni dove le grandi pinacoteche storiche cercano una loro nuova definizione e all’interno di un panorama come quello vicentino che risente della presenza-assenza di un turismo spesso definito “mordi e fuggi”, si è rivelato tutt’altro che semplice. Il percorso è stato lungo: dalla prima intuizione dell’allora vescovo mons. Pietro Nonis, considerevole collezionista d’arte e appassionato di etnografia, molte ipotesi furono valutate e discusse per poter poi arrivare al nucleo originario del Museo.

Una prima commissione costituita valutando operatori culturali e storici vicentini, si sedette attorno ad un tavolo per discutere su come poter raccontare una storia millenaria, come quella della Diocesi di Vicenza, esprimendo attraverso le opere d’arte un percorso di fede e storia locale. Con l’allestimento sobrio e chiaro ideato dallo studio Tortelli e Frassoni, il museo fu quindi inaugurato il 19 febbraio 2005 nell’ala quattrocentesca de Vescovado.

In questi anni il museo ha cercato un dialogo con la città e il suo ter-

ritorio, per superare la diffidenza che talvolta si ha verso questi luoghi, oltre a intessere collaborazioni con altri musei, università e soprintendenze. Molte le iniziative che hanno animato le collezioni esposte, integrando o sostituendo alcuni pezzi per valorizzare soprattutto le operazioni di restauro delle opere d’arte. Molte anche le mostre, tutte di elevato livello.

Tutto con l’obiettivo di proporre un museo capace di esser una piazza aperta sulla città, un luogo di famiglia dove poter raccogliere continui stimoli. Così, oltre alle esposizioni Historia Christi e Tesori da santa Corona, si è dato spazio alla contemporaneità con il ciclo d’incontri Chi l’ha scritto?

Autori al Museo, arrivato alla seconda edizione, ma anche le Conversazioni attorno alle opere d’arte o la partecipazione a iniziative territoriali o intese istituzionali. Il vero gioiello del Museo, tuttavia, sono i tantissimi bambini e ragazzi che frequentano le sale e le iniziative pensate per loro e che vedono crescere di anno in anno la sintonia con le scuole e le famiglie.

Proprio per festeggiare con la città i cinque anni di quest’avventura, venerdì 19 febbraio alle 18.00, una nuova opera entrerà a far parte delle collezioni. La parrocchia di Sant’Andrea di Novoledo ha offerto in deposito una preziosa croce astile della fine del XIV secolo-

I Mangiamusica, uno spettacolo tutto da gustare

Al ridotto del Comunale continua la rassegna Domeniche di danza Un cuoco, due cameriere, un grande pentolone e tanta musica: ecco gli ingredienti del nuovo appuntamento

U

| La croce offerta dalla parrocchia di Novoledo è della fine del XIV secolo

inizi del XV perché possa essere ammirata dal pubblico. «La comunità di Novoledo è particolarmente affezionata alla sua antica croce gigliata, perché nella nostra parrocchia sintetizza secoli di storia e di vita, svoltesi attorno alla chiesa, dal quattrocento» comunica don Francesco Meneghello, parroco di Novoledo. «I nostri padri l’hanno venerata per generazioni e noi l’abbiamo gelosamente custodita e protetta, esponendola nei momenti più rilevanti della vita della nostra comunità. E’con gioia che accettiamo che essa sia valorizzata nel Museo Diocesano, perché con essa sia riconosciuta anche l’umile storia della nostra parrocchia, ricca di fede e tradizioni».

na musica da mangiare? Ebbene sì. Con lo spettacolo “I Mangiamusica”, in programma domenica 21 febbraio alle ore 16, al teatro comunale è in arrivo la musica che si mangia. L’idea, semplice e immediata è quella di giocare assieme a cucinare. Un cuoco, due cameriere, un enorme pentolone e tanti fantastici ingredienti per preparare la miglior musica possibile. Gli ingredienti non ci sono, ma si sentono, si ascoltano e si vedono attraverso il movimento e la musica. Il cuoco guida il gioco: chiede al pubblico quali ingredienti aggiungere, mescola e miscela il tutto e in conclusione offre da mangiare a tutti i presenti. Durante lo spettacolo i bambini verranno chiamati e coinvolti sulla scena per diventare a loro volta attori dello spettacolo e, alla fine, il divertimento è assicurato e tutti, ma proprio tutti, grandi e piccini, escono sazi e felici.

“I Mangiamusica” sono proposti dal Centro di Educazione alla Danza e alla Musica Mousike di Bologna, nato nel 1989 con lo scopo di promuovere e diffondere un’idea dell’arte a fini educativi e formativi. Il Centro è presente in

numerose scuole (dalla materna alle superiori) dove organizza laboratori di danza educativa scolastica e corsi di aggiornamento per insegnanti.

Lo spettacolo fa parte della rassegna “Domeniche di Danza”, ideata per far incontrare, in un giorno di festa, le generazioni di genitori e figli, nonni e nipoti. La rassegna propone spettacoli realizzati da giovani compagnie che coniugano originale ricerca registica ed ottima qualità tecnica. Si spazia dal contemporaneo al musical, al laboratorio-spettacolo, fino alla favola in danza, con un programma accattivante per tutte le età ed un progetto condiviso e supportato dall’Assessorato alla Cultura e dall’Assessorato alla Famiglia e alla Pace del Comune. La rassegna, continua il 21 marzo prossimo con lo spettacolo “Omaggio al cinema”, viaggio immaginario nel mondo del cinema d’autore: da Chaplin a Fellini, seguendo le più famose colonne sonore dei film che hanno fatto la storia del cinema. Consigliato per bambini della scuola primaria ed adolescenti. (Biglietti a 5 e 7 euro)

I nuovi, spettacolari mondi del contemporaneo Alla galleria YvonneArtecontemporanea arriva Selection 2010, con le opere di giovani artisti italiani

U

na mostra dedicata alle nuove tendenze del contemporaneo. Dove il concettualismo puro e astratto sta lasciando spazio ad una visione dell’arte intesa come esperienza estetica coinvolgente.

Si apre sabato 20 febbraio, alle 18,30, Selection 2010, la nuova rassegna allestita dalla galleria YvonneArtecontemporanea, per creare creare un percorso espositivo che dia, in un unico colpo

d'occhio, una panoramica sui nuovi artisti e sulle nuove tematiche della galleria.

Selection 2010 parte dal presupposto che l'arte deve coinvolgere dal punto di vista estetico per catturare l'intero mondo sensoriale dello spettatore, rendendolo partecipe di un processo emotivo in cui la quotidianità di ciascuno viene rielaborata. A livello internazionale, infatti, sta vincendo

una nuova visione dell’arte che sa essere coinvolgente e spettacolare. Creare nuovi mondi - come invitava a fare anche l'ultima Biennale di Venezia, Making worlds - è dunque quello che tenta di fare anche questa mostra. Con installazioni ambientali, fotografie che trasportano all'interno di digitalizzazioni oniriche, ricerche pittoriche che prendono senso nella loro serialità e ossessività.

Tra gli artisti invitati ci sono Paolo Angelosanto con i suoi scatti performativi in cui incarna un Cappuccetto rosso contemporaneo; Jasmine Bertusi con i suoi lightbox ottenuti da rielaborazioni fotografiche in cui estrapola gli edifici storici delle città e li decontestualizza in un limbo celeste e sospeso che li rende immortali; Gian Marco Capraio con

| Un’opera della serie “Roma”, di Jasmine Bertusi

i suoi paesaggi nordici e minimalisti; Daniela Perego con i suoi video; Luisa Raffaelli con le sue foto di donne dai capelli di fuoco. E poi ancora Luca Bidoli, Enrico Iuliano, Tamara Repetto e Cristina Treppo. La mostra rimarrà aperta fino al 3 aprile.

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Birth, un disco pieno di linfa nuova

Popcorn

Il vicolo cieco

di Jackson Con Amabili Resti il regista neozelandese sembra aver imboccato la strada dell’abisso Più che un film, una lagna dolciastra, insopportabile e senza senso

Gli appuntamenti Dopo anni di concerti e due demo, ecco il primo cd dei Lymph Interamente autoprodotto, ma con collaborazioni prestigiose e un sogno nel cassetto: “Sfondare all’estero con più concerti possibile” se si considera che la sua lavorazione ha impegnato i musicisti per circa due anni e mezzo. «Ci siamo costruti da zero nuovi studi Francesca Danda dio e sala prove, il che ha portato via un anno…» spiega Vito. A cui a musica vicentina si arricchisi è aggiunto il tempo necessario sce di nuova linfa. Con l’uscita per mettere in piedi collaboradel primo full lenght di una band zioni prestigiose, come l’apporto che, da anni, fa di sperimentaziodi Fabio Trentini, produttore dei ne e grinta la sua cifra stilistica.

Guano Apes, nel mixaggio di “SoStiamo parlando dei Lymph, al mething Invisible” (cavallo di batsecolo Vito Licari (voce), Giulio taglia dei Lymph) ed il mastering Bogoni (basso, tastiere e synth), finale, realizzato a Los Angeles da Luca Dal Lago (chitarre) e Tomun tale che porta il nome di Brian maso Dalla Fina (batteria). Che Gardner e che ha ladopo alcuni cambi di vorato tra gli altri line-up, moltissimi con Madonna, Nine live, due demo, un Inch Nails, Snoop Premio della Critica Dogg. a VicenzaNetMusic Rock Un’impresa non da e una finale all’I Tim alternativo poco, per un gruppo Tour (a Brindisi, da- condito locale: sarete stati vanti a 25 mila perprodotti da qualcusone) hanno pubbli- di elettronica no. «No no, il nostro cato in questi giorni e ricerca disco fa parte del il loro primo album, melodica (sempre più vasto, “Birth”. ndr) bacino degli “auQuattordici tracce di toprodotti”. Anche se, rock alternativo cona lavoro quasi ultimato, ci ha condito di elettronica e ricerca metattati l’etichetta Emmeciesse di lodica, contaminato dalle molte Schio per stamparlo». 300 copie influenze che agitano i 4 compoper iniziare, disponibili al cd store nenti: dal grunge all’elettronica, cittadino Radio Varsavia o in Indall’hard rock al metal. Una speternet sul sito della Emmeciesse. cie di concept che dal basso verso «Ma ci stiamo organizzando per l’alto trasporta l’ascoltatore in un mettere in piedi una distribuzione viaggio interiore tra sogni, dolori un po’ più seria» rassicura Vito. e istantanee di vita vissuta. Urlati Che, legato agli altri tre nel procon forza, suonati con professiogetto Lymph sin dal 2001 - quannalità e trasferiti con cura su di do più che al rock si dedicavano al un supporto audio che è scaturito Nu Metal -, è visibilmente soddida una vera e propria gestazione,

L

sfatto del disco d’esordio. «Stiamo ottenendo commenti del tutto positivi da chi ascolta i nostri brani sul Myspace, anche da Germania, Sudamerica, Giappone».

Eh sì, perché i Lymph hanno mire espansionistiche (scrivono i loro testi in inglese) e non ne fanno un mistero: «La più grande ambizione è riuscire a portare la nostra musica all’estero facendo più concerti possibile». Che è un po’ il sogno di moltissime rock band nostrane, giustamente asfissiate dalla chiusura e dall’impermeabilità del mercato musicale italiano. Dove ormai, se non metti sul piatto almeno 50 mila euro per partire (ed assicurarti la mega produzione/distribuzione del disco, il super video del singolo, la promozione d’assalto per sbarcare sulle frequenze radio “music control” e televisive di Mtv) non hai grandi speranze. Anche se fai dell’ottima musica. Il vicentino è però pieno zeppo di gruppi come i Lymph che, alla Don Chisciotte, sfidano il sistema ed investono senza risparmio (di tempo e idee, soprattutto) sulla propria musica, confezionando prodotti di alta qualità. E che, facendo dell’altro per sbarcare il lunario, inseguono l’obiettivo di trasformare la musica in lavoro. Anche organizzando nei minimi dettagli il release party di un disco. «A breve comunicheremo la data della grande festa» chiosa Vito. Consiglio ai rockettari più irriducibili: stay tuned sul loro Myspace!

sabato 20 JACK CANTINA E MAGMA FLUX Nuovo Bar Astra - contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo - musica rock disimpegnata Free entry

mercoledì 24 IL DINAMICO DUO Il Borsa Caffè - piazza dei Signori 26, ore 19 Concerto aperitivo - musica elettronica tra funk, soul e blaxploitation Free entry

sabato 20 LIZARD KING Osteria Miles Davis - strada di Polegge 114, ore 22 Concerto tributo ai The Doors Free entry

giovedì 25 CHANO Equobar - strada marosticana 350, ore 21.30 Concerto acustico tra canzone e poesia Free entry

sabato 20 REGARDLESS OF ME + PURE LUNACY Sabotage Bar - viale dell’Industria 12, ore 22 Doppio concerto sperimentale tra prog, metal e goth Free entry domenica 21 LA BLANCHE ALCHIMIE Panic Jazz Club - piazza degli Scacchi (Marostica), ore 21 Concerto contaminato tra chanson francaise, rock sperimentale, elettronica, folk e classica Free entry domenica 21 JOUJOUX D’ANTAN Bar Bukowski - corso Italia 9 (Valdagno), ore 22 Concerto indie sperimentale Free entry lunedì 22 FIGHTS & FIRES + SUPERFICIE RUVIDA Centro Tecchio - viale San Lazzaro 112, ore 21 Concerto punk hardcore dall’Inghilterra + concerto rap hardcore Offerta libera martedì 23 QUARION Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 22 Jazz not Dead Festival - hypnotic dance music Free entry

venerdì 26 MUSICA PER BAMBINI Nuovo Bar Astra - contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo - musica sperimentale elettro-pop schizofrenica da Piacenza, a seguire dj set Free entry venerdì 26 MARCO PAOLINI Teatro Astra - contra Barche 53, ore 21 Spettacolo tra musica e parole “La Macchina del Capo” Ticket (min. 15,00 - max 18,00 euro) venerdì 26 WORA WORA WASHINGTON + MEMORY LOST Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 22 Concerto indie electro + concerto wave rock Free entry venerdì 26 IDOLS ARE DEAD + SUSPIRIA Sabotage Bar - viale dell’Industria 12, ore 22 Concerto nu-metal + concerto hard’n’heavy Free entry venerdì 26 NEW CITY BOPPERS Osteria Miles Davis - strada di Polegge 114, ore 22.30 Concerto jazz Free entry

di Giuliano Corà

S

usie ha quattordici anni, una sorella più piccola, un fratellino più piccolo ancora, due amorevoli genitori, un inconfessato amore adolescenziale. Un giorno, mentre sta tornando da scuola, viene sequestrata ed uccisa da un serial killer di bambine, che vive nella casa di fronte alla sua, ma nell’aldilà la sua anima non trova pace. È colma d’odio per il suo assassino, non solo per averle strappato la possibilità di vivere quel primo romantico amore, e per aver distrutto la pace della sua famiglia, ma anche perché vede che ora sta ‘puntando’ la sorellina, che rischia di subire la stessa sorte.

Prima di aprire definitivamente le porte del paradiso, Susie dovrà

Sul comodino

così cercare di pareggiare i conti col mondo dei viventi, dopo di che i suoi amabili resti potranno alfine trovare pace. Lasciando stare la trilogia del Signore degli Anelli - a tutti può capitare un momento di genio - Jackson rischia davvero di rimanere il regista di un solo film, e dopo King Kong (2005), più che un film un videogioco, Amabili resti lo porta un passo più avanti sulla strada dell’abisso.

Che cos’è questo film? Un manuale di spiritismo: “Colloqui con gli spiriti: istruzioni per l’uso”? Un decalogo antipedofilia: “Il maniaco della porta accanto: mai accettare caramelle dagli sconosciuti”?

Oppure un pamphlet anti-atei: “Il Paradiso esiste: io ci sono stato”?

Di qualsiasi cosa si tratti, il risultato è una lagna dolciastra ed insopportabile, ma soprattutto un film ‘senza senso’, che cioè non ‘giustifica’ in alcun modo la pro-

pria esistenza. Tanto meno a livello fotografico. L’aldilà di Jackson è un pastrocchio inimmaginabile, che forse voleva imitare le scenografie oniriche di Al di là dei sogni (V. Ward, USA, 1998), ma che non ci si avvicina nemmeno. Il risultato è un frullato della più trita iconografia New Age, di Fantàsia (La storia infinita) e delle illustrazioni dalle rivistine dei Testimoni di Geova (con battute che potrebbero indurre al suicidio gli spettatori più ‘sensibili’: “Ma è bellissimo!”.

“Certo che è bellissimo: è il Paradiso!”), colmo di simbologie o spaventosamente banali (il naufragio delle navi in bottiglia) o astruse e incomprensibili (il crollo del gazebo). Tra l’altro, si ride a raffica, in quel paradiso (risatine un po’ ebeti, a dire il vero: sembra una riunione di Born Again Christians, e Nikki SooHoo sembra la caricatura di Hello Kitty), o si piange ad

annaffiatoio, e senza motivo, così, perché fa tanto anima in pena pentita. La sceneggiatura è la fiera dell’improbabile (e, trattandosi di colloqui coi fantasmi, avrei ben voluto vedere!): uno scava una buca in mezzo ad un campo piatto come una tavola, la attrezza e la arreda, e nessuno dal quartiere circostante vede niente?! Perché diavolo le gardenie appassiscono (e così appaiono nella foto)? Il tocco del Male?! Qual è l’elemento parlo di elemento ‘logico’, non di percezioni extrasensoriali - grazie al quale il padre e la sorella scoprono la colpevolezza del vicino?

Perché è viscido e antipatico?! Col che si arriva agli attori. Stanley Tucci, appunto, faceva prima ad attaccarsi al collo un cartello con scritto: ‘Sono un pedofilo viscido, ipocrita e antipatico’. Così com’è, fa solo ridere. Mark Wahlberg, che già nel 2008 ci aveva divertito

la sua parte in E venne il giorno (M.N. Shyamalan), riprova qui invano a ‘fare il serio’. E, dulcis (è proprio il caso di dirlo) in fundo, Saoirse Ronan è troppo di tutto: troppo adolescente-ingenua-aiprimi-amori, troppo figlia-felicedi-mamma-e-papà-buoni-e-felici, troppo sorrisi-occhionisgranatilacrimoni, troppo dolciastra e tenera, troppo di tutto. Invece che il cartello “Si avvertono gli spettatori che il film è proibito ai minori di 14 anni”, all’ingresso dovrebbero appenderne un altro: ‘Si avvertono i diabetici presenti in sala che la visione può provocare acute e pericolose crisi iperglicemiche’.

Anche voi, siete avvertiti.

AMABILI RESTI, P. Jackson, USA/GB/Nuova Zelanda, 2009-

Il marchio di Harvey

Nick’s Blues porta in modo inconfondibile il timbro del noto giallista inglese Ma questa volta non è un giallo...

di Giovanni Magalotti

L

o scrittore inglese John Harvey, autore di oltre novanta romanzi, non solo polizieschi ma anche di fantascienza, western, di spionaggio e persino per ragazzi, è noto qui in Italia quasi esclusivamente come giallista: le due serie che vedono protagonisti l’ispettore Charlie Resnick, della polizia di Nottingham, e l’ex ispettore Frank Elder, sono in corso di pubblica-

zione rispettivamente da Giano e Cairo Editore e hanno riscosso finora un certo consenso fra gli appassionati. “Nick’s blues”, uno degli ultimi volumi di Harvey, che arriva ora in Italia grazie a Mattioli 1885 nella traduzione di Sebastiano Pezzani, non è però un giallo, anche se porta in modo inconfondibile il marchio del suo autore.

Ambientato nella periferia di Londra, il libro racconta la vicenda del giovane Nick Harman, orfano di padre: quest’ultimo, un cantante blues in grado di “incantare gli

uccellini e farli scendere dal loro albero” è morto suicida quando il figlio aveva sette anni. Il giorno del suo sedicesimo compleanno, Nick riceve dalla madre una scatola in cui sono contenuti i pochi oggetti che il padre ha voluto lasciargli, e decide di iniziare a ricostruire, soprattutto incontrando chi ha suonato con lui, un ritratto della figura paterna che gli riveli, almeno in parte, chi era davvero.

Intorno a quella di Nick si sviluppano poi le vicende di Melanie, inaspettata ragazza madre, e di Steve e Ross, due giovani che fa-

ticano a uscire dalla spirale della delinquenza.

Di Harvey ci sono, senza dubbio, la passione per la musica (basti vedere con quanto affetto l’autore

ritragga il lento e faticoso apprendistato musicale di Nick) e lo stile “hemingwayiano”, che asciuga il testo da ogni facile retorica sulla vita nei bassifondi della città. Per il resto, “Nick’s blues” è il ritratto, sconsolato e senza comode scappatoie narrative, dell’incontroscontro di tante solitudini diverse, sullo sfondo di una metropoli grigia, oppressiva e apparentemente immutabile.

John Harvey, Nick’s blues, Mattioli 1885, 172 pp., € 16,00

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183 del20 febbraio 2010 pag19

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Tecnologia

68 NEWS IL TELEGIORNALE “ LIBERO DI PARLARE “

ORARI: 19,15 – 20,30 – 22,35 – 00,45 – 03,30 – 06,00 – 07,00 – 10,00

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Il declino dei software a pagamento Dal Mobile World Congress di Barcellona arriva un’indicazione chiara: sono in arrivo nuovi sistemi operativi open source alla portata di tutti Una sberla per Microsoft, e una rivoluzione per il mercato della tecnologia digitale

di Marco Milioni

I

n questo scorcio di metà febbraio i riflettori della stampa specializzata sono puntati sul Mobile World Congress di Barcellona.

Una vera e propria kermesse internazionale dedicata alla tecnologia e alla telefonia mobile. Area ormai alquanto vaga per un mondo digitale nel quale spesso l’interconnessione è un dato scontato. Tralasciando però la patina del marketing e l’accoglienza da vere e proprie hi-tech star che caratterizza i top manager delle aziende più prestigiose, dal forum in terra catalana, o da eventi più o meno contemporanei o ad esso collegati, stanno emergendo alcune tendenze precise. Fra queste un avvicinamento ulteriore e ormai codificato tra cellulari e pc portatili. Un matrimonio che avrà presto ripercussioni anche in casa Microsoft e dal

quale potrebbero essere concepiti figli pronti a mettere in discussione per sempre l’egemonia delle applicazioni a pagamento: per primi i sitemi operativi.

MeeGoo: Nokia e Intel sposi nel tempio di Linux Il quotidiano La Repubblica in un articolo del 15 febbraio è forse quello che ha sottolineato al meglio i cambiamenti in corso: «La prima novità [...] è il risultato degli sforzi congiunti di Nokia e Intel, strana coppia che ha rivelato al mondo il suo sistema operativo mobile, pensato per telefoni, netbook e ogni altra forma di connessione mobile, comprese le tecnologie per autovetture. Si chiama MeeGo ed è un OS basato su Linux, ottenuto dalla fusione dei progetti Maemo (Nokia) e Moblin (Intel)... Le due aziende sono rispettivamente il primo produttore di telefonia mobile e il leader mondiale nel campo dei microprocessori per computer, e l’inizio della collaborazione risale allo

flickr.com/huangliahui

CANALE UHF 68 : Vicenza – Treviso – Padova – Venezia – Parte di Verona e Rovigo CANALE UHF 56 : Asiago e Altopiano - Tonezza CANALE UHF 28: Arzignano – Montecchio Magg. – Altavilla Vic.na – Brendola – Lonigo Castelgomberto – Trissino – Altissimo - Crespadoro – Alta Valle del Chiampo CANALE UHF 37: Vicenza centro CANALE UHF 38: Valdagno CANALE UHF 47: Caltrano – Piovene Rocchette – Cogollo del Cengio – Arsiero e Alta Valle Astico CANALE UHF 60: Recoaro Terme CANALE UHF 58: Malo – Schio – Pievebelvicino – Valdagno – Cornedo Vic.no Valli del Pasubio – Torrebelvicino CANALE UHF 24: Posina – Laghi – Alta Valle Posina CANALE UHF 49: Chiampo – S. Pietro Mussolino

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scorso giugno. MeeGo sarà Open Source, liberamente modificabile e distribuibile, e avrà il supporto della Linux Foundation. La prima versione dovrebbe essere rilasciata nel secondo trimestre del 2010, quindi a brevissimo giro. Il nuovo concorrente di Chrome OS di Google e dei sistemi proprietari di Apple può contare su migliaia di applicazioni già pronte e quindi entra in campo con una certa sicurezza».

Le parole scelte dal giornalista Tiziano Toniutti sono eloquenti, le implicazioni facilmente comprensibili. MeeGoo infatti è a tutti gli effetti un sistema operativo Linux, quindi libero, manipolabile da tutti, gratuito. Il fatto che sia o sarà presto installabile sui computer della famiglia netbook (quelli grandi come un libro e che di solito non hanno il lettore dvd incorporato), non toglie che lo stesso sistema operativo potrà essere ospitato in macchine più grandi. Le quali, cellulari o pc che siano, beneficerebbero della benedizione di due colossi come Nokia e Intel. Quest’ultima, che di mestiere fa il costruttore di microprocessori, ovvero il cuore di ogni pc, avrà quindi ogni interesse, assieme alla Nokia, a vedere il “suo” Linux installato sui computer che si vendono nei centri commerciali e nei negozi specializzati.

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ZONE DI ASCOLTO

| l’ingresso della Mobile World Congress.

Qui sopra Steve Ballmer, amministratore delegato di Microsoft

Due sberle a Microsoft La novità è potenzialmente devastante per Microsoft, che con la filosofia del “paga tutto, paga sempre, paga comunque”, ha costruito la sua fortuna globale. La possibilità è concreta, ovvero cominciare a vedere scaffali su scaffali nei negozi pieni di macchinette, a costi più o meno competitivi, che non usano il sistema operativo Windows. Niente Windows, niente Office, niente Office (che spesso costa da solo più di un pc) niente soldi per Microsoft, la quale sta cercando di replicare col suo sistema operativo per telefonini che si chiama (che fantasia scarsa) Windows Phone 7. Un richiamo all’ultimo sistema operativo della casa, cioè Windows7. Microsoft però mantiene proprietario e non manipolabile il suo sistema operativo. E la cosa ha molti riflessi nella pratica perché quando tali software di gestione primaria sono scrutabili da una comunità mondiale di appassionati hanno il vantaggio che eventuali falle o difetti vengono sempre “guariti” in tempi brevissimi e a costo zero. La stabilità, la linearità, l’accuratezza, la sicurezza dei sistemi operativi della famiglia Linux sono ormai un assunto. E dopo avere conquistato fasce specialistiche come

server, server di posta elettronica, ora il mondo dell’open software si sta propagando verso gli utenti finali, che con la famiglia UbuntuLinux hanno già avuto un primo assaggio.

Cambio di passo Così la tendenza che sta uscendo da Barcellona (www.mobileworldcongress.com) appare ormai chiara. In futuro gli operatori e i programmatori faranno i grandi profitti non tanto vendendo il programma applicativo specifico, quanto vendendo materialmente le macchine (grandi o microscopiche che siano); oppure li faranno grazie agli sponsor che sfruttano a fini commerciali la piattaforma informatica (motore di ricerca, archivi remoti, posta elettronica, social network) che supporta l’utente, medio o avanzato che sia.

Cosa che per esempio fa Google.

Rimane poi una considerazione sulla connettività: ovvero l’intero collante strutturale del sistema.

C’è chi oggi sostiene che il servizio dovrebbe essere garantito a tutti a costo zero o assai basso, dagli enti pubblici. Altri sostengono invece che sia il mercato a garantire meglio utenti e cittadini. La partita, come quella per la privatizzazione dell’acqua, è in corso.

sport

183 del20 febbraio 2010 pag20

sport

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ViPiù

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Pallavolo/Fipav

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Il San Vitale non si ferma più Quindici vittorie in quindici partite del campionato di C femminile: questa la splendida cavalcata compiuta fin qui dalla società castellana.

Che ora sogna una promozione storica

Ciclismo

Le magnifiche 7 di Paolo Mutterle Nel panorama di un ciclismo sempre meno credibile e privato recentemente di uno dei suoi pochi personaggi veri (Franco Ballerini, grande cittì azzurro), c'è una riserva dove doping e ipocrisia restano marginali. Stiamo parlando delle granfondo, le competizioni amatoriali sulle lunghe distanze che coinvolgono migliaia di appassionati. Sportivi autentici, nel senso di ciclisti che vanno perlopiù a pane e acqua. Intendiamoci: anche qui l'agonismo non manca, alla fine viene stilata una classifica, e dove c'è un premio spesso c'è anche qualche furbo, o presunto tale. Ma in queste gare il nome dei vincitori interessa davvero poco alla maggioranza di chi partecipa per il proprio svago o per una gratificazione personale.

Valdagno e la tradizione Liotto Ad aprire la stagione sarà come ormai abitudine la Granfondo Liotto Città di Valdagno, giunta alla sua dodicesima edizione. Oltre alla classica da 135 chilometri è prevista una mediofondo da 96 km, e, novità del 2010, un percorso di 65 km aperto ai cicloturisti di età compresa tra i 10 e i 85 anni.

La quota di partecipazione è di 30 Euro per le iscrizioni effettuate fino al 2 aprile; 40 Euro per le iscrizioni a partire dal 3 aprile fino alle ore 9 del giorno di svolgimento della competizione. Le squadre che si iscriveranno in un'unica soluzione entro il 31 marzo con al-

meno quindici iscritti pagheranno 25 euro per iscrizione, mentre per il percorso cicloturistico la quota è ridotta a 15 Euro. Nel percorso lungo, con partenza e arrivo nella città laniera, sono previste le salite di Passo Xon, Monte Magrè (Zovo), Torreselle, Quargnenta e Passo Santa Caterina.

Schio, la novità È un debutto molto atteso quello della GF fi'zi:k, che prende il nome dal giovane marchio high tech, costola della storica Selle Royal. L'evento in programma il primo maggio precederà di 24 ore la già rodata Valleogra Mtb Race, andando a creare così una due giorni scledense "per tutte le ruote". A poco meno di tre mesi dal via le iscrizioni sono più di 1200; il plus, per chi si iscrive prima del 30 marzo, è la possibilità di avere il pettorale personalizzato con il nome. Anche qui sono previste una mediofondo da 83 chilometri e una granfondo da 141,5 km, con partenza e arrivo a Schio e le ascese della Barcarola, di Passo Sella (fra Laghi e Posina), Colle Xomo, Zovo e Faedo. La quota di partecipazione è di 25 Euro per chi iscrive entro il 29 aprile, altrimenti sale a 40 Euro.

Torna la Breganze Doc Una prova per veri intenditori: il pay-off della GranFondo Doc (così come il logo che rappresenta un ciclista stilizzato su un grappolo d'uva) fa subito pensare all'abbinamento tra lo sport e un territorio celebre per la produzione vinicola, dove spiccano Torcolato, Vespaiolo e Rosso di Breganze. In effetti l'evento organizzato da Studio Rx nasce proprio per

unire questi due ambiti e anche il percorso ricalca in parte quello enoturistico della Strada del Torcolato. Nella passata edizione i partecipanti sono stati circa mezzo migliaio. Dopo le prime pendenze di assaggio a Montecchio Precalcino e sulla Pedemontana fino ad Arsiero. il percorso medio (76 km) fa rientro alla base passando per Piovene Rocchette, Thiene e Zugliano, mentre il percorso lungo (134 km) si inerpica verso l'Altopiano con 12 chilometri di salita da Pedescala a Rotzo, passaggi nei comuni di Asiago e Marostica e ultima ascesa a Salcedo prima del traguardo posto in piazza Mazzini a Breganze. 25 Euro l'iscrizione fino al 7 maggio (20 per chi ha partecipato nel 2009), che diventeranno 35 alla vigilia della gara, in programma domenica 9 maggio.

Il calendario 2010 delle due ruote propone ben sette granfondo in provincia Alle tradizionali Città di Vicenza e Liotto Valdagno si aggiunge la novità della GF fi’zi:k

comportare novità nel percorso, che dopo la tradizionale ascesa di Monte Berico e San Gottardo proseguirà in direzione di Zovencedo, Brendola, Sovizzo e Monteviale, con le salite di Madonna delle Grazie e Priabona per tutti, e in più quelle di Sant'Antonio e Passo Xomo per il percorso lungo (totale di 157 chilometri). Iscrizioni a 30 Euro fino al 1 maggio, poi sovrattassa di 10 Euro.

Asiago e Monte Grappa I: non pervenute Nulla da eccepire sulla qualità dei percorsi e dei paesaggi, ma in quanto alla comunicazione la Fondo Rigoni Asiago e la Gf del Monte Grappa al momento lasciano parecchio a desiderare. Il sito che dovrebbe unire le due manifestazioni è fermo alle edizioni del 2009, ma cercando sul web si scopre che le gare saranno riproposte anche nell'anno corrente, esattamente il 13 giugno e il 4 luglio. I percorsi non dovrebbero subire modifiche, così come le quote di iscrizione di 25 euro. Per averne la certezza bisognerà ripassare tra qualche tempo sulla pagina www. granfondomontegrappa.com, nel-

la speranza che nel frattempo venga aggiornata.

Monte Grappa Challenge, pazzia e solidarietà Chi invece non lesina informazioni su internet è la Monte Grappa Challenge, evento un po' diverso da quelli fin qui descritti. Nata quasi per scherzo nel 2009, non si tratta di una gara competitiva, ma piuttosto di una sfida personale per mettere alla prova i propri limiti. Monte Grappa Challenge vuol dire infatti sfidare “la montagna” nel vero senso del termine, scalando nella stessa giornata da due a cinque versanti del monte sacro alla Patria, con un minimo di 110 chilometri con 3100 metri di dislivello per il percorso Base fino a un massimo di 270 km con oltre 8100 metri di dislivello per il percorso Extrastrong. In questo caso è consigliato dotarsi di fanali. Gli organizzatori hanno fissato un tetto massimo di 300 partecipanti, che pagheranno una quota di 13 euro fino al 1 luglio e di 15 euro successivamente. Le quote raccolte verranno interamente devolute alla ricerca dato che serviranno a finanziare l'attività di Sadve Onlus.

La Città di Vicenza... a Caldogno Sarà un maggio di fuoco per i cicloturisti vicentini e sulla carta il calendario potrebbe penalizzare l'ultima delle tre gare in programma, la Città di Vicenza arrivava alla sua edizione numero 10. Ma invece c'è da scommettere che come al solito la granfondo del capoluogo batterà ogni record, partendo dal già ragguardevole numero di 1800 partecipanti dell'ultiTutte le granfondo in provincia ma edizione. Quella GRAN FONDO LIOTTO - CITTÀ DI VALDAGNO 11 aprile 2010 del 2010 in realtà, pur mantenendo invariaGRAN FONDO FI:ZI’K 1 maggio 2010 to il nome, avrà per la GRAN FONDO DOC 9 maggio 2010 prima volta partenza GRAN FONDO CITTÀ DI VICENZA 16 maggio 2010 e arrivo nella nascente Cittadella dello Sport FONDO RIGONI ASIAGO 13 giugno 2010 di Caldogno. Lo spostaGRAN FONDO DEL MONTE GRAPPA 4 luglio 2010 mento non poteva non MONTE GRAPPA CHALLENGE

17 luglio 2010

di Alida Pretto

Q

uindici vittorie in quindici partite del campionato di serie C femminile, otto punti di vantaggio sulla seconda in classifica. È questo il biglietto da visita del Volley Club San Vitale di Montecchio Maggiore, che al suo terzo anno consecutivo nel massimo campionato regionale cerca la promozione passando direttamente dalla porta principale, dopo aver perso pagando un po’ l’inesperienza i play off dell’ultima stagione. A proposito: l’anno scorso tutte e cinque le formazioni di serie C maschile e femminile prime al giro di boa hanno poi mantenuto la testa fino al traguardo di aprile. Tutti nella società castellana sperano che la cosa si ripeti anche nella stagione in corso per poter così coronare il grande sogno. L’obiettivo era chiaro a inizio campionato, ma le pantere allenate dal duo Bianchin-Pigato non smettono mai di stupire e proprio la scorsa settimana la società ha ricevuto i complimenti dai tecnici e dirigenti del Top Volley, quarto

in classifica a pochi punti dalla seconda, ma piegato senza difficoltà da un gruppo solido e compatto.

Ed è proprio il collettivo la forza della squadra. “I nuovi innesti si sono subito integrati bene e tutte le ragazze danno il loro contributo - commenta coach Bianchin - Non siamo legati al rendimento di una o due atlete a cui vanno la maggior parte dei palloni e cerchiamo di consolidare sempre di più questa unione e cercare di renderla sempre più fluida, dinamica e soprattutto costante, perché quella è la difficoltà maggiore”.

A volte il difficile non è raggiungere la vetta, ma rimanerci... Cosa che sta riuscendo al Protecma San Vitale, che dalla quinta giornata non ha più abbandonato la testa della classifica, nonostante settimana dopo settimana le avversarie siano sempre più agguerrite.

Perché, si sa, psicologicamente giocare contro la prima della classe è la cosa più facile del mondo: nessuna pressione, nessuna tensione, tutto quel che viene è guadagnato; e allora se riesci a tenerle testa per un po’ l’adrenalina sale alle stelle e la determinazione e la voglia di tentare il colpaccio non si

placano finché non cade l’ultimo pallone. Proprio per questo le ragazze cercano di vivere alla giornata e di stare con i piedi ben saldi per terra, anche se è bello guardare tutti dall’alto al basso.

L’unica macchiolina di questa prima parte di stagione è l’eliminazione nei quarti di Coppa Italia (al tie break e con due set persi con il minimo scarto) ad opera delle rodigine del Guerrato Volley, formazione che tra l’altro si trova nello stesso girone delle castellane dove viaggia a metà classifica.

Proprio questa sera alle 21.00 il Protecma se le ritroverà dall’altra parte della rete e la voglia di vendetta (sportiva), non serve dirlo, è tanta. E sicuramente il felino nero che campeggia nel logo societario uscirà nel carattere delle atlete, che metteranno in campo ancora più grinta del solito.

Dietro di loro si muove un buon gruppo di atlete in erba che cresce anno dopo anno, cosa non facile in un paese come Montecchio Maggiore, dove le società che si dedicano alla pallavolo sono tre.

Il rinnovamento del settore giovanile è partito nel 2003, anno dal quale è in carica come presi-

dente Giuseppe Ghiotto (dopo due anni come direttore sportivo), e la maggior parte delle formazioni sono seguite da Martina Meggiolaro, ventiquattrenne giocatrice della prima squadra, laureata in Scienze Motorie ed ora iscritta ad Osteopatia: “Ci sono ragazze che hanno grandi potenzialità e sono sicura che se continueranno a lavorare con impegno, come stanno facendo adesso, potranno togliersi delle belle soddisfazioni”.

L’Under 14 ha chiuso il campionato con il terzo posto nel proprio girone ed un po’ di rammarico, dato che per il quoziente set è stata esclusa dalla seconda fase (sono state ammesse le prime 18 della classifica avulsa ed il San Vitale è arrivato ventesimo). Pronte ad iniziare la loro avventura le ragazze della terza divisione under 16.

Ben fornito, infine, il settore MiniVolley e BabyVolley.

Una società poco più che maggiorenne (è stata fondata nel 1991) ma ben solida e con dei sani principi: “La nostra società crede fermamente nei valori che la pallavolo può trasmettere, l’agonismo e la competizione, propri di qualsiasi sport, devono coesistere

| Le squadre del Volley Club del San Vitale.

In alto la Protecma di serie C

AI

VALDAGNO SCHIO BREGANZE CALDOGNO ASIAGO NOVE ROMANO D’EZZELINO

con la disciplina e il rispetto, delle propria squadra e dell’avversario, la cui mancanza è intollerabile spiega Ghiotto - Tuttavia è importante che vi sia spazio anche per la spensieratezza, propria dell’età giovanile, età a cui viene sempre riservato un occhio di riguardo, in quanto le sue esponenti non solo rappresentano il futuro, ma soprattutto permettono di valorizzare lo sport come strumento di crescita individuale. Per questo si cerca di intraprendere il più possibile il percorso “giovane”, ricercando atlete con potenzialità, a volte ancora inespresse, che possano maturare con una squadra, valutare i propri progressi e quelli delle compagne, per poi esprimere al massimo il loro talento e valorizzare quel gruppo che le aveva accolte, creando dei modelli per chi verrà dopo di loro. Speriamo quindi che diventino sempre più le ragazze che scelgono la pallavolo, con la sua eleganza unita a una realtà di gruppo che forse nessun altro sport può offrire, a cui noi tendiamo la mano, perché trovino una guida che possa far loro vivere questa splendida esperienza nel modo migliore”.

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183 del20 febbraio 2010 pag22

numero

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BAR “MON PLEN” Contrà Santa Barbara, 21

BAR “MINERVA” Contrà Santa Corona, 11

A.R.C.A CIRCOLO RICREATIVO Via Fagiani Ramiro,47

PASTICCERIA “RUDATIS” Contrà Santa Barbara, 29

PASTICCERIA “VENEZIA” Contrà Pescheria, 4

BODYLIFE PALESTRA Viale della Pace, 236

BAR “TAZZA D’ORO” Corso Palladio, 153

SEDE AIM Contrà Pedemuro San Biagio

CIRCOLO SPORTIVO ENERGI Viale della Pace, 232

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BAR/RISTORANTE “BOCCALETTO” Via Trieste, 81

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PASTICCERIA “ALIANI” Corso Fogazzaro, 163

PIAZZERIA DA LELLA Via Legione Antonimi,52

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BAR “MAGAZZINO DEL CAFFÈ” Contrà Manin

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ZONA EST E NORD

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Tel: 0444 - 923362; mail: info@manymedia.it

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183 del20 febbraio 2010 pag23

numero

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BAR “MERY’S BAR” Galleria Tiziano, 22 CENTRO ANZIANI “LA RONDINE” Via Calvi, BAR “SUSANNA” Via Calvi, 18 CENTRO COMMERCIALE PALLADIO Strada Padana verso Padova

ZONA OVEST BAR STUZZICO Via Mercato Nuovo, 29 BAR CARPE DIEM Via Quasimodo, 39 CENTRO HOBBY Viale S. Lazzaro, 87 EN PLEIN AIR Via Divisione Folgore, 2 PIZZA E PIZZA 2 Viale Trento, 314 PIZZERIA ALBERA Strada Pasubio, 13 PIZZERIA PANAREA Via Btg. Val Leogra, 38/V PIZZERIA CAPRICCIO D’ASPORTO

PIZZA SNACK Via E. Fermi, 80 ARTIGIANO DELLA PIZZA Viale San Lazzaro, 105

nome e cognome Davide Piazza età 59 anni luogo di nascita Vicenza titolo di studio Perito industriale

PIZZERIA LA PAUSA Viale San Lazzaro, 65 PIZZERIA MEXICO Viale Dal Verme, 158 ASSOCIAZIONE CORO E ORCHESTRA di VICENZA Viale Treno, 131 ASS CULTURALE THEAMA Via Nini Bixio, 4 ASS ITALIANA CULTURA E SPORT Via E. Fermi, 228 ASS. ITALIANA LOTTA PESI VICENTINA Via g. Carducci, 29 PALESTRA SPORT LIFE Via DivisioneFolgore, 37 CENTRO COMMERCIALE LE PIRAMIDI Torri di Quartesolo PALESTRA VICENZA FITNESS Via Olmo,49 - Altavilla RISTORANTE “2 FOGHER” Strada Pasubio, 2 FONTANA Strada Pasubio, 17 “PASTICCERIA SOLE” BAR “BABILONIA” Via Pecori Giraldi, 30 PASTICCERIA “VERONA” Via Legione Antonini CINEMA PRIMAVERA Via Ozanam, 11 BAR “CILLYLOUNGECAFFÈ” Via Btg. Val Leogra, 80 CENTRO SPORT PALLADIO Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 29 UIL Via Quasimodo, 47 BAR “CIRKUS” Via Enrico Fermi, 347 “RISTORANTINO GRAN CAFFÈ” Via Enrico Fermi STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale San Lazzaro, 106 BAR “MONTECARLO” Via Verona, 78 BAR “SARTEA” Corso San Felice, CENTRO COMMERCIALE AUCHAN PASTICCERIA “LA ROCCA” Corso San Felice, 255

Il tratto principale del mio carattere: Curiosità e perseveranza La qualità che preferisco in un uomo: Volontà e determinazione La qualità che preferisco in una donna: Sincerità Quel che apprezzo di più nei miei amici: La loro presenza, sempre… comunque !

Il mio principale difetto: Fidarmi troppo del prossimo La mia occupazione preferita: Dipingere Il mio sogno di felicità: La capacità di realizzare un opera degna di questo nome Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia: Perdere l’affetto dei miei cari Quel che vorrei essere: Attento conoscitore dell’arte contemporanea Il paese dove vorrei vivere: Il mio, l’ Italia Il piatto a cui non so rinunciare: I dolci - tutti I miei libri della vita: Il Gattopardo, Il nome della rosa I miei poeti preferiti: Giuseppe Ungaretti e Garcia Lorca

SCUOLA ARTE E MESTIERI Via Rossini, 60

I musicisti che mi piacciono di più: Giuseppe Verdi, Ennio Morricone

CSMR Via Vicenza, 204 - Altavilla

I miei pittori preferiti: Paul Cezanne, Vincent Van Gogh

professione Gallerista ruoli/incarichi Presidente Circolo di pittura “ La Soffitta” e presidente Associazione ART.U’- ARTISTI UNITI È stato un esponente della Lega Nord, assessore agli interventi sociali nella seconda giunta Hullweck segni particolari Innamorato dell’arte

I miei film preferiti: Il codice da Vinci, Mission Quel che detesto più di tutto: L’ipocrisia Il personaggio storico più ammirato: Alessandro Magno e quello più disprezzato: Stalin Il dono di natura che vorrei avere: Apprendere agevolmente le lingue straniere Come vorrei morire: Nel sonno Stato attuale del mio animo: Sereno Il mio prossimo impegno nella vita: Imparare ogni giorno una cosa nuova Il mio credo politico o ideale: Moderato di centro destra Cosa mi piace e cosa non mi piace di Vicenza: Mi piace la sua storia e le sue bellezze artistiche, non mi piace la troppa provincialità Cosa mi piace e cosa non mi piace dei vicentini: Mi piace la loro operosità e capacità di andare avanti nonostante tutto, non mi piace l’immobilismo della classe dirigente e l’atteggiamento ipercritico non costruttivo Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza: Le debolezze della gola Il mio motto: Nato per correre

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