VicenzaPiù n.169, 31 ottobre 2009

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n° 169 31 ottobre 2009 euro 0,50

Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi

In edicola il sabato

Ammazzarsi di lavoro

Dalla Marlane di Praia a Mare alla Galvanica di Tezze la morte di decine di operai ha dato il via a due inchieste della magistratura Sotto accusa c’è soprattutto la mancanza di sicurezza nelle fabbriche La storia dei due casi Ciàcole

C

Il fu modello Nordest

’era una volta il modello Nordest, studiato nelle università e portato in palmo di mano da politici ed economisti. Non è passato molto tempo, ma rischiamo che di quel sistema non resti che qualche brandello di muro.

Ci hanno pensato prima la globalizzazione e poi la crisi, a incrinare un modello in realtà cresciuto in modo caotico, disorganico e confusionario. E basato soprattutto sul lavoro e sulla competizione a basso costo. Infine si sono aggiunte le indagini della magistratura.

I casi di inquinamento di cui parliamo in questo numero sono solo un esempio, perché gli ultimi mesi non ci hanno fatto mancare nulla: grazie al lavoro delle forze dell’ordine sono venute a galla presunte frodi in settori trainanti come quello della concia e delle costruzioni, a cui si aggiungono adesso gli arresti eccellenti di questi giorni relativi al fallimento Ristocenter e alla compravendita del casale di Longara, casale già finito al centro della bufera politica sull’Ipab – una vicenda, sia detto tra parente-

si, che ha ancora molti punti da chiarire.

Sarà sicuramente vero che la gran parte degli imprenditori opera in modo corretto, mettendo in quel che fa anema ‘e core. Fino a prova contraria, tra l’altro, pure gli indagati sono tutti innocenti.

Però, in tante discussioni su come rilanciare l’economia del mitico Nordest, accanto a parole d’ordine ormai abusate come ricerca, innovazione, sinergie e fare squadra, bisognerebbe forse inserire anche una seria riflessione sul nostro concetto di legalità.

flickr.com/Aaron Escobar

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Bretella, Torre Girardi, Com’è difficile ecco l’alternativa il privato: essere atei Bocciata “Vendo al Comune” nella città bianca pag pag pag 3 8 20

il fatto

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Bretella, l’alternativa c’è Fra le 700 e più osservazioni respinte in blocco dal Comune ce n’era una particolare: un progetto meno invasivo ed economicamente conveniente (sponsor: Italia Nostra) Perché rifiutarlo a priori?

| In alto, la campagna tra il Villaggio del Sole e il Biron. A destra traffico in viale del Sole (foto di Michele Biscaro) riante, che evita di tagliare a fette Costabissara circumnavigandola attraverso zone agricole e naturali fino al Moracchino. Il Comune bedi Alessio Mannino rico l’ha approvata a fine ottobre cestinando in blocco una montagna di osservazioni (758, per i è perso il conto degli anni in l’esattezza). Fra queste, però, ce cui si è parlato della bretella n’è una che merita di essere dissePonte Alto-Isola Vicentina alterpolta da un precoce oblio. nativa alla strada provinciale 46 Si tratta di un progetto completaPasubio fra l’Albera e Costabissamente diverso, ideato sette anni ra. Venti tutti, forse anche trenta: fa da un ex tecnico della Provinuna generazione. Solo nel 2001 si cia oggi in pensione, il geometra è entrarti nel vivo col raggiungiGiuseppe Mattiello. Una volta dimento di accordi preliminari fra ventato socio di Italia Nostra, l’asProvincia (che sgancia i soldi del sociazione ambientalista guidata finanziamento), Regione Veneto, dalla professoressa Giovanna Autostrada Brescia-Padova e CoDalla Pozza Peruffo mune di Vicenza nel ha fatto suo il piano, cui territorio la nuoseguita da Sinistra va variante di collee Libertà. Dal congamento si estenderà fronto con questo, nella sua gran parte.

Il tracciato la variante ufficiale Per il capoluogo, inne esce, sotto tutti fatti, il passaggio di prevede i profili (invasività, tir nella zona di viale una galleria impatto ambientale, del Sole, con l’inqui- di 800 metri copertura econominamento atmosferico e acustico che vi in viale del Sole ca, logistica) con le viaggia sopra, è stato In linea con il Pat ossa rotte. Il tracciato di Provincia uno dei problemi più e Comune è lungo arroventati dell’ul5 km e 300 metri. timo decennio. Il Quello di Mattiello 3 km e mezzo. plurisindaco forzista di CostabisIl primo intercetta solo il traffico sara, Giovanni Maria Forte (che proveniente da sud-ovest, cioè da è anche consigliere provinciale) è viale del Sole, mentre il secondo sempre stato contrario al progetto anche quello da Vicenza est perelaborato a partire dal 2001 (deché invece di passare dove scorre nominato Da Rios dal nome del la Dioma, vicino ai Colli Lessini progettista), perché prevedeva il e insomma più a ovest possibile, taglio del suo paese in più punti. solca una linea che costeggia i fiuLa sua opposizione diede vita ad mi Bacchiglione ed Orolo arrivanun epico duello con l’allora presido a 70 metri dall’aeroporto Dal dente della Provincia, la leghista Molin, finendo per collegarsi alla Manuela Dal Lago, con l’uno che futura tangenziale nord. Per far rinfacciava all’altra la responciò, tuttavia, si prevede una galsabilità dell’eterno stallo. Alla leria artificiale di 800 metri lunsvolta si è giunti solo nel gennaio go viale del Sole che inizierebbe di quest’anno, quando Forte e la dopo l’incrocio delle Cattane per Provincia presentano la nuova va-

S

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riemergere in viale Diaz. L’idea troverebbe immediato riscontro nel Pat presentato di fresco, che proprio lì segna una galleria.

Capitolo finanziamenti. La variante Mattiello costerebbe quanto quella approvata: intorno ai 30 milioni di euro. Con la differenza, però, che mentre per la galleria inserita nel Pat il Comune difficilmente disporrà dei 20 milioni necessari, con quella di Mattiello si potrà chiederli alla Provincia.

Se non addirittura, come ci dice lo stesso geometra, «si potrebbe farla rientrare fra i costi di compensazione per la tangenziale nord, visto che il mio tracciato ci si ricollegherebbe, rendendo tra l’altro superflua l’ulteriore “bretellina” necessaria per consentire l’accesso al Dal Molin dalla futura complanare nord». Ma andiamo avanti. Mentre la strada pensata in Provincia attraverserebbe zone densamente abitate (Fornaci a Costabissara e San Giovanni a Vicenza, dove si stanno infatti formando due comitati contrari) e insisterebbe su aree verdi con dentro Villa Zileri, il complesso monumentale e il bosco delle Maddalene e le risorgive della Seriola, quella sponsorizzata da Italia Nostra invaderebbe una porzione molto meno problematica, secondo la logica, spiega Mattiello, «di seguire i corridoi già presenti, come i fiumi o le strade presenti, come la complanare sud». Inoltre, e non è un particolare di poco conto sotto l’aspetto dei tempi di costruzione, nella soluzione alternativa, che consuma meno territorio, bisognerebbe mettere in conto meno espropri.

Cioè, presumibilmente, meno ricorsi al Tar (ai quali alcuni residenti investiti dalla variante stanno già pensando).

«Il mio progetto è nelle mani di Gianni Rolando e dell’assessore Tosetto, che è mio amico, da almeno quattro anni, e in passato lo proposi ai Ds», rivela Mattiello.

Si vede che non li ha convinti. In realtà il Comune, ritengono quelli di Italia Nostra, ha fretta di far andare in porto la

La logica è seguire i corridoi già esistenti come strade e fiumi

variante in Regione prima del semestre bianco, ovvero i sei mesi che precedono il rinnovo elettorale del consiglio regionale e del presidente che succederà a Giancarlo Galan. Un periodo nel quale si blocca tutto. Loro, in ogni caso, promettono di continuare a dar battaglia.

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Collaborano: ANDREA ALBA ALBERTO BELLONI FRANCESCO CAVALLARO FEDERICA CEOLATO GIULIANO CORÀ FRANCESCA DANDA FRANCESCO DI BARTOLO ANDREA FASULO GIULIA GALVAN GIOVANNI MAGALOTTI MATTEO RINALDI GIULIO TODESCAN Impaginazione e grafica Mosè Foto Design Via Bosco, 4 31010 Maser (TV) tel. 0423 950385 info@edimose.it Giornale chiuso in redazione alle ore 12,00 di giovedì 29 ottobre 2009.

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Le morti “nere” Processo al Nordest Dalla Calabria al bassanese, due indagini della magistratura si concentrano sui possibili legami tra lavoro in fabbrica e decessi di operai In tutti e due i casi coinvolte aziende vicentine

di Luca Matteazzi Due storie lontane centinaia di chilometri, eppure unite da una sottile linea nera. Nera come il colore della morte. Perché quello che accomuna Praia a Mare, piccolo paese affacciato sul mare di Calabria, e Tezze sul Brenta, sono due indagini sulle storie di operai che sarebbero morti a causa delle condizioni in cui erano costretti a lavorare. Due esempi di “miracolo industriale” che si trasforma, nel silenzio e nell’indifferenza generali, in incubo. Il primo è il caso della fabbrica calabrese della Marlane, che a fine settembre ha portato ad una serie di avvisi di reato per omicidio colposo e disastro ambientale per quattordici persone; il secondo è quello della ex Tricom Galvanica di Tezze, da anni al centro di indagini per l’inquinamento delle falde acquifere e per i decessi di alcuni lavoratori. In tutti e due i casi ci sono di mezzo veleni, tumori e complicati percorsi giudiziari. E in tutti e due i casi c’è qualcosa di vicentino.

Marlane, Calabria Ma andiamo con ordine. La Marlane è tornata ad occupare le cronache, anche nazionali, in queste settimane (ne ha parlato, ad esempio, La Repubblica), in seguito alla conclusione delle indagini e alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Paola, in provincia di Cosenza. Ma la storia parte da ben più lontano. La fabbrica, infatti, viene creata negli anni 50 come Lanificio di Maratea dall’industriale biellese Stefano Rivetti, e lavorava soprattutto per forniture militari. Nel 1969 lo stabilimento viene ceduto al gruppo Eni-Lanerossi, che apporta alcune modifiche fondamentali: da un lato introduce i primi sistemi per il trattamento dei fanghi e per l’ossigenazione dei reflui,

dall’altro abbatte però tutte le pareti divisorie, creando un unico ambiente di lavoro. Il risultato fu che i fumi delle sostanze utilizzate nel reparto tintoria poterono così diffondersi anche agli altri settori.

Il racconto “Dal 1959 al 1963 le misure di sicurezza all’interno delle fabbriche non si conoscevano proprio però Maratea aveva solo la tessitura e l’incollaggio e non aveva altri tipi di lavorazione nocive – ha raccontato al sito internet Sciroccorosso Luigi Pacchiano, un ex dipendente Marlane a cui i tribunali hanno riconosciuto l’origine professionale del tumore che l’ha colpito -. Dal 1963 al 1966 sono uscito per motivi personali dalla fabbrica. Nel 1966 sono rientrato e nel 1969 fummo trasferiti a Praia a mare. Che si chiamava Marlane.

Qui c’era la filatura, la tintoria, il fine saggio. Quando siamo arrivati noi la fabbrica è stata cambiata totalmente. Arrivando noi hanno smantellato tutti i muri divisori che prima dividevano i vari reparti e tra questi la tintoria che nella metà degli anni 60 era divisa dagli altri reparti. E così la Marlane di Praia a Mare diventò un unico ambiente. La tessitura e l’orditura che arrivarono dalla fabbrica di Maratea vennero inserite fra la filatura e la tintoria e il fine saggio senza alcuna divisione. Io facevo l’orditore, cioè quelli che preparano l’ordito per la tessitura. E lavoravo a due tre metri di distanza dalle macchine della tintoria.

Senza, come dicevo prima senza misura di prevenzione né di protezione. In questa situazione vi ho lavorato fino all’11 novembre del 1995. per questioni di salute sono dovuto uscire dalla fabbrica”.

Sotto accusa ci sono sostanze come le ammine aromatiche, ma anche l’amianto, che secondo alcuni lavoratori era usato nell’impianto frenante dei telai (versione sempre contrastata dall’azienda).

Fatto sta che, dagli anni ’70 in

| A sinistra un’immagine della Marlane di Praia a Mare (dal sito sciroccorosso.org). Qui sopra due iniziative del Comitato per la salute di Tezze sul Brenta

poi, si calcola che alcune decine di operai (a seconda delle stime si oscilla tra i quaranta e i centocinquanta decessi) si siano ammalati, e poi siano deceduti, a causa di tumori alla vescica, ai polmoni, all’utero. Tumori che, è questa l’accusa, sarebbero stati provocati proprio dalle sostanze con cui si entrava in contatto in fabbrica, senza adeguate misure di prevenzione. Inoltre, lo stabilimento di Praia a Mare sarebbe anche l’origine di un colossale inquinamento della zona circostante.

Le indagini Le prime indagini sono partite nel 1999. Intanto la Marlane aveva cambiato nuovamente proprietà ed era entrato nella galassia del gruppo Marzotto, che aveva acquistato la Lanerossi dall’Eni nel 1987. Per questo, tra gli indagati, oltre al sindaco di Praia a Mare Carlo Lomonaco (che era stato per quindici anni responsabile della tintoria a cavallo tra anni ’70 e anni ’80) e ad alcuni responsabili locali dello stabilimento, ci sono oggi anche alcuni dei vertici Marzotto degli ultimi quindici anni (Lorenzo Bosetti, Antonio Favrin, Jean De Jeagher, Silvano Storer e Pietro Marzotto). Da parte sua, il gruppo di Valdagno ha sempre sostenuto che, da quando è entrata in possesso della fabbrica, ha effettuato tutti gli investimenti necessari per migliorare la sicurezza delle condizioni di lavoro. Se ci anche ci fossero delle responsabilità, questa andrebbero cercate nelle gestioni precedenti. Toccherà ora al processo stabilire come sono andate le cose.

Tezze La storia di Tezze sul Brenta e del caso Tricom Galvanica è più vicina, nello spazio e anche nel tempo.

La fabbrica, realizzata dalla Junior costruzioni metalliche, nasce infatti nei primissimi anni ’70, in origine come “semplice” azienda metalmeccanica. Già nel 1973,

però, la ditta ottiene l’autorizzazione per costruire, in un nuovo appezzamento di terreno adiacente al nucleo di partenza, un impianto galvanico per la cromatura dei suoi prodotti, impegnandosi a rispettare precisi requisiti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute (tra le altre cose, si assicurava la presenza dell’impianto di depurazione e il contenimento degli scarichi di cromo esavalente).

Buone intenzioni che sono rimaste sulla carta. Perché gli impegni, come ha appurato la magistratura negli anni seguenti, non sono stati rispettati: i reflui della lavorazione che uscivano dalle vasche di depurazione, ad esempio, venivano scaricati nella roggia Brotta, un piccolo corso d’acqua che passava fuori dall’azienda e che correva a fianco della strada. “In sintesi - si legge nella sentenza emanata nel 2006 dal tribunale di Padova, sezione di Cittadella - in roggia Brotta sono confluiti dapprima i reflui produttivi della zona (per circa dodici anni quelli della Cromatura Zampierin – Tricom), poi le acque piovane di dilavamento dei medesimi insediamenti produttivi”.

Acque sporche Non ci volle molto per capire che qualcosa, da quelle parti, non andava. Le prime comunicazioni giudiziarie per l’inquinamento dell’acqua sono del 1977; nel 1979 la Provincia revoca alla Tricom l’autorizzazione per continuare con gli scarichi industriali, ma il Comune di Tezze, guidato all’epoca da Rocco Battistella (che al di fuori della vita politica era dipendente proprio della Tricom) concede due autorizzazioni provvisorie, e in ogni caso gli scarichi continuano anche dopo, come raccontato in un verbale dei Nas di Padova del febbraio del 1981. Per tutti gli anni ‘80 continuano le segnalazioni di inquinamento da cromo esavalente nell’acqua dei pozzi nei comuni a sud di Tezze come Fontaniva e Cittadella. Ma il caso rie-

splode solo nel 2001, quando a Cittadella si trova acqua contaminata da cromo in due pozzi e il Comune ne vieta l’utilizzo a parte della cittadinanza. Partono nuovi esposti, nuove denunce e nuove indagini, che sfociano in un processo avviato nel 2003 e conclusosi nel 2006 con una sentenza di condanna a due anni e sei mesi per avvelenamento colposo per Paolo Zampierin, il proprietario della Galvanica Pm (ex Tricom), condanna poi “condonata” dall’indulto.

La sentenza “Anni di indagini ed infine la perizia collegiale Cozzupoli, Vergnano, Sironi – si legge sempre enlla sentenza del tribunale padovano - hanno validato l’ipotesi dell’accusa che di seguito si anticipa sinteticamente.La causa della contaminazione è stata individuata all’interno del perimetro aziendale della INDUSTRIA GALVANICA PM; il focal point si trova nel sottosuolo e nella falda sottostante tale perimetro. Il focal point è “un’enorme pastiglia” di Cr 6+ ed altri metalli pesanti (soprattutto nichel e Cr 3+) formatasi sotto l’insediamento produttivo da ultimo denominato Industria Galvanica PM, nella zona industriale di Tezze sul Brenta. Le dimensioni della “pastiglia” sono state concretamente definite solo nel 2005: è un tronco di cono di matrice ghiaiosa e sabbiosa, con la base minore rivolta verso l’alto, la cui altezza raggiunge i 22- 25 metri. [....] Questa è la spiegazione dei rilevamenti di Cr 6+ nella acque attinte da pozzi privati nei comuni di Cittadella, Fontaniva, Tezze sul Brenta”.

Impianti colabrodo E ancora, più avanti. “Venivano rilevate vistose carenze impiantistiche e comportamentali. Ad esempio, in molti casi i collegamenti tra le vasche di produzione e la rete di evacuazione delle acque da trattare verso l’impianto di depurazione

erano tubazioni mobili “di tipo volante”, come tali suscettibili di utilizzazione anche per NON passare attraverso il sistema di trattamento; le canalette di evacuazione in cemento non potevano accogliere reflui acidi senza corrodersi lasciando percolare soluzioni di Cr 6+ nel sottosuolo, come la verifica a impianti fermi e vasche evacuate ha confermato dapprima visivamente (sino a marzo 2004) e poi con gli esiti analitici dei carotaggi eseguiti nei punti in cui la compromissione della capacità di tenuta del substrato era visibile; v’erano una diffusa scarsa manutenzione degli impianti ed una diffusa compromissione strutturale del materiale di contenimento: le vasche (si constaterà nel 2004) “avevano un po’ di buchi tappati” (pg. 140), pur apparendo visivamente a tenuta.

Ancora, il sistema di captazione delle polveri emesse dalla molatura finale dei pezzi (c.d. “sistema a ciclone”) era molto poco efficiente e le polveri, perciò, uscivano tramite fessurazioni in atmosfera (e tramite l’acqua piovana potevano essere uno dei possibili veicoli verso la linea di evacuazione delle acque piovane); infine lo stoccaggio di materie prime, anche tra loro incompatibili, avveniva in disordine entro il reparto produttivo”.

I tumori Il risultato è quello che oggi anche le istituzioni definiscono or-

mai come uno dei casi di inquinamento da cromo esavalente più rilevanti in Europa. Ma l’inquinamento delle falde acquifere è solo un aspetto della vicenda.

Sempre nel 2001 sono partite anche le prime denunce da parte di parenti di persone che avevano lavorato all’interno della Tricom Galvanica e che erano morte per tumore ai polmoni, una malattia che può essere causata dall’esposizione a metalli pesanti come appunto il cromo e il nichel.

L’ipotesi è che quegli operai (si parla di una quindicina di casi) si siano ammalati proprio a causa delle condizioni di lavoro all’interno della fabbrica, che sarebbero state prive delle più elementari norme di sicurezza. Secondo alcuni studi effettuati dall’Ulss 3 di Bassano, l’incidenza di questo tipo di tumori tra gli ex operai sarebbe almeno tre volte più elevata della media nazionale. Su questo sta indagando la procura di Bassano, che dal 2006 ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo plurimo, lesioni gravi, omissioni di difese e cautele contro disastri e infortuni sul lavoro e violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro. Quattro gli indagati: Adriano Sgarbossa, Paolo Zampierin, Adriano Zampierin (tutti e tre avevano incarichi di rappresentanti e responsabili dello stabilimento) e Rocco Battistella.

No archviazione Nel gennaio del 2008 il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione del caso. Contro questa ipotesi si sono però battute le parti civili, guidate dal Comitato per la salute di Tezze sul brenta - un gruppo di cittadini che da anni segnala il problema e si batte perché venga fatta chiarezza sia sull’inquinamento, sia sulle cause dei decessi – che ha presentato delle nuove perizie. Lo stesso scenario si è ripetuto anche nel 2009, di fronte ad una seconda richiesta di archiviazione. Con successo, perché nel luglio di quest’anno il giudice per le indagini preliminari ha sostanzialmente sconfessato le perizie utilizzate fino a quel momento dalla procura(secondo cui, in sostanze, le morti erano riconducibili al vizio del fumo) ritenendole “superficiali, sbrigative e incoerenti” e ordinato nuove indagini. Il caso, insomma, è ancora aperto. “Quello che chiediamo noi – spiega Emanuele Bonin, uno degli esponenti del comitato -, è solo una cosa: giustizia per i morti. E acqua pulita per chi è rimasto: episodi del genere non devono più accadere, e questo processo può costituire un precedente importante”.

Andare avanti, però non è facile.

Un po’ perché il movimento non ha mai trovato una sponda nella politica, se non in modo saltuario e sporadico (la leghista Mara

Bizzotto aveva presentato un’interrogazione nel 2003 ed è tornata sul caso anche recentemente, l’anno scorso si erano mossi alcuni parlamentari dell’Italia dei Valori; ma tutto si è fermato lì).

Un pò perché, anche da parte della stessa cittadinanza, l’atteggiamento prevalente è l’indifferenza, quando non il distacco. All’ultimo incontro con i familiari delle vittime, convocato dal Comitato in vista del proseguimento delle indagini, si è presentata una sola delle persone coinvolte. “Una volta c’era il timore di perdere il lavoro – spiega Bonin -. Adesso è come se certi traumi fossero ormai metabolizzati, e non se ne volesse più parlare”.

La testimonianza Così il tutto viene portato avanti da quei pochi che hanno accettato di esporsi. Come Silvio Bonan, che nel libro Morti Bianche scritto da Samanta Persio raccontava così la vicenda di suo padre: “Mio padre ha lavorato quasi trent’anni presso la Tricom, nel reparto di cromatura. Prima di lui sono deceduti altri colleghi, una ventina. Avevano cominciato tutti allo stesso modo, un po’ di tosse, sangue dal naso. Ma mio padre pensava di salvarsi in tempo. Non faceva altro che ripetere: “Non vedo l’ora di andare in pensione!”. Era convinto che andando via da quel posto sarebbe stato salvo. Però le

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cose sono andate diversamente..…

Ho iniziato a raccogliere testimonianze di colleghi operai, a chiedere analisi ed è iniziata una causa dove la mia famiglia si è costituita parte civile. Ho fatto diversi sopralluoghi. Mi sono reso conto che i reparti non erano separati tra di loro: in un unico stanzone c’era il reparto di imballaggio, di cromatura, di verniciatura, di pulitura, ecc. Chiunque poteva ammalarsi, nessuno utilizzava guanti, mascherine, non c’erano sistemi di protezione.…Oltre al cromo esavalente e al nichel sono stati trovati ben sette tipi di cianuro, piombo, soda, e composti, acido cianurico….Dalle vasche, dove avveniva la cromatura, saliva una nebbia persistente. L’intera area lavorativa era un bagno di cromo esavalente, l’operaio camminava in una fanghiglia, il pavimento in cemento era stato corroso e i veleni sono filtrati nel terreno inquinando persino le falde acquifere.…Oggi la mia famiglia, insieme a poche altre, porta avanti questa battaglia per veder riconosciuto il danno ai nostri cari. Purtroppo non riceviamo molta solidarietà, né dall’opinione pubblica, né dai giudici che vogliono archiviare il nostro caso”.

Rispetto a quando rilasciava queste parole la partita sembra essersi riaperta. E anche i giudici sembrano più intenzionati a fare chiarezza.

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Il mistero della torre La controversa Vela (o Torre Girardi) oggi è un immobile svalutato Ora il privato dice: lo vendiamo al Comune al prezzo di costo E denuncia l’odissea attraversata negli ultimi quattro anni Collegata, secondo Elena Girardi, all’intenzione di farne la nuova sede della Camera di Commercio | Elena Girardi

di Alessio Mannino Il silenzio è il miglior modo per tutelare i propri affari. Ma a volte il silenzio può esserne anche la tomba in cui lasciarli definitivamente affossare. Per difendere i suoi, Elena Girardi ci ha concesso quest’intervista. Perché le campane vanno sempre sentite, nei limiti del possibile, tutte. Soprattutto quando suonano a morto, come oggi accade per la Vela, conosciuta anche col nome di Torre Girardi.

Caso chiuso?

La Girardi Spa, infatti, è la proprietaria del grattacielo omonimo che svetta a Vicenza ovest. Forte della concessione per uso industriale rilasciata nell’estate 2003 dall’assessorato all’urbanistica (ai tempi a guidarlo c’era il forzista Maurizio Franzina) la società allora gestita dal fratello di Elena, Enrico Girardi, costruisce il palazzo per farne degli uffici, secondo quanto disposto dal Tar dopo il ricorso per veder riconosciuta la possibilità di destinarlo a uso direzionale. La macchinosa vicenda politico-giudiziaria che ne scaturì, col centrosinistra capitanato dall’ex consigliere Ubaldo Alifuoco a denunciare alla magistratura la destinazione d’uso di fatto direzionale, il mancato rispetto dell’altezza (due piani in più rispetto ai 25 metri consentiti) e la mancanza di standard (parcheggi) e la Provincia guidata da Manuela Dal Lago ad annullare i permessi con tutto il seguente andirivieni fra Tar e Consiglio di Stato, si è conclusa in due tempi: dapprima, nell’aprile dell’anno scorso, col permesso dell’edilizia privata che concedeva un’altezza di 25 metri ad uso perentoriamente industriale e obbligava alla demolizione degli ultimi due piani e alla rinuncia ai ricorsi; poi, nel giugno di quest’anno con la sanzione decisa dall’attuale amministrazione Variati: la Girardi paghi 940 mila euro in cambio il permesso è ripristinato e il caso è chiuso.

Affidamento Non del tutto, in realtà. A parte la

ding di Roma, intermediaria delle battaglia ingaggiata dal Comitato Camere di Commercio italiane per Anti-abusi di Fulvio Rebesani e la compravendita di immobili. Era Paolo Crestanello, secondo i quali stato reso noto, infatti, il bando di la torre sarebbe abusiva in quanto concorso per il trasferimento deltale perché violerebbe il vincolo la sede della Camera vicentina. ambientale legato al corso d’acqua «Mio fratello Enrico si incontrò coi Roggia Dioma, in questa storia mediatori e arrivarono alla defic’è una parte di verità non anconizione di una cifra d’acquisto del ra venuta alla luce. Tutt’altro che palazzo: circa 7 milioni di euro», un dettaglio, visto che qualcosa ricorda la Girardi. Fra gennaio e in più dell’amarezza è rimasta ai febbraio Alifuoco e altri consiglieri Girardi. I quali hanno visto moridell’opposizione di centrosinistra re Enrico, nel natale 2005, pochi (tra cui Quaresimin, Rolando, giorni dopo la sospensione dei laCangini, Soprana, Guaiti e Dalla vori stabilita dalla Provincia. E che Pozza) presentarono varie interora hanno nella sorella Elena una rogazioni su altezze in eccesso e erede che non sente la vocazione standard mancanti né ha l’intenzione di (la prima richiesta di fare la “palazzinara”. chiarimenti è del noSi sfoga la Girardi: vembre 2004, le altre «Oggi mi trovo con sono concentrate tra un immobile pratiSu tutta gennaio e marzo). In camente invendibile. ballo c’era anche il Più i lavori andavano questa storia Pua (Piano Urbaniavanti e più il Comu- sarà un giudice stico Attuativo), nel ne doveva curarsi dei a valutare frattempo proposto danni che derivavano diritti, lesioni dai Girardi. Per l’asda ll’a nnu lla mento sessore Franzina un della Provincia. Non e danni Pua non era possibile è il privato che ogni perché non lo era la giorno deve andare destinazione d’uso direzionale in negli uffici comunali a chiedere e zona industriale, tuttavia si doveva a richiedere dovendo presentare eseguire la sentenza del Tar che afsvariante domande di sanatoria fermava il contrario dando ragione che non trovavano accoglimento». al privato. Quanto ai 25 metri di Ed aggiunge: «Esiste un princialtezza, basta dare un’occhiata nei pio di correttezza e buona fede in dintorni per vedere come altre ben senso oggettivo, che imponeva ed più note aziende li abbiano abbonimpone alla pubblica amministradantemente superati. A fine marzo zione di tenere conto e di tutelare Alifuoco con gli altri consiglieri ingli affidamenti da essa generati». via un esposto alla Provincia e alla Il cosiddetto diritto di affidamento Procura. Intanto – e siamo in auè questo: quando un cittadino ottunno – «si susseguono gli incontiene un’autorizzazione, dovrebbe tri fra noi e gli intermediari della avere anche la garanzia che non gli Camera di Commercio» e «per si cambino le carte in tavola lungo metterci al riparo dalle contestala strada. Fuor di metafora, la Vela zioni, nell’ottobre 2005 di nostra è stata bloccata per anni (in tutiniziativa presentammo un proto: quattro) senza arrivare ad un getto di Pua». Ma, sottolinea, «la giudizio definitivo sulla questione nostra proposta è rimasta letteraldell’altezza consentita. I parchegmente morta in qualche cassetto». gi, infatti, troverebbero posto in un’area adiacente, l’ex Stimac, acLa Provincia dice no quistata dalla Girardi Spa anche Il 16 novembre 2005, «come un per uso pubblico tra il 2004 e il fulmine a ciel sereno», arriva la 2005. sospensione da parte della Provincia, a cui seguì il 9 dicembre Pua nel cassetto l’annullamento della concessioMa lo snodo oscuro lo si ritrova ne edilizia. La Girardi ricorre al agli inizi. Nel gennaio 2005, quanTar e il titolare Enrico, racconta do la costruzione procede ormai la sorella, «pensò di chiedere un da un anno e mezzo, la società colloquio direttamente alla Dal viene contattata dalla Tecnohol-

Lago, per andare subito al vertice, da chi comanda insomma. Ma non ce l’ha fatta, perché il 25 dicembre morì d’infarto. Mio fratello prima di morire mi confidava d’essere stato molto impressionato, perchè persone del settore, ma di fuori Vicenza, gliel’avevano detto: se ti è accaduto questo, vuol dire che c’è lo zampino di qualcuno. Sono andata io, supportata dai collaboratori dell’azienda, a parlare con la professoressa Dal Lago il 27, e lei mi disse che “chi sbaglia deve pagare”. I miei avvocati cercarono un accordo. Nell’area adiacente che avevamo acquistato tra il 2004 ed il 2005 anche a tale scopo, mettevamo a disposizione secondo il prg 3 mila metri quadri per i parcheggi ad uso pubblico. In un secondo incontro ne vennero richiesti quasi 4 mila metri quadrati secondo un’altra norma posteriore, quindi ben 1000 metri quadrati in più, e la Dal Lago ci propose di metterlo a disposizione anche per la Fiera lì vicina». Nelle settimane successive i legali e i tecnici della Girardi si incontrarono a più riprese con quelli di Palazzo Nievo. Giunti ad un’intesa, restava da firmare l’atto d’obbligo finale. Il 2 marzo 2006, in una Conferenza dei Servizi organizzata dalla Provincia in cui il Comune non si presenta, alla Girardi viene comunicato che nessun atto sarà firmato. Motivo: «il Comune aveva nel frattempo deliberato l’impossibilità di adottare il Piano Urbanistico Attuativo promosso dal privato, e per l’avvocato della Provincia questo significava che non c’era lo strumento urbanistico adatto».

Accanimento Scomparso Enrico Girardi e avviatosi il tira e molla legale, l’azienda si contorce in un avvitamento finanziario che ai giorni nostri vede la Vela in mano ai creditori. «Quello che mi indigna», dice Elena, «è che dopo queste traversie il Giornale di Vicenza, giornale degli industriali cui mio fratello era associato, abbia mostrato un vero accanimento contro di noi, arrivando persino ad intimare al sindaco Variati di non raggiungere un accordo con noi, come ha fatto il direttore Antonacci. Il quale anzi si è permesso di suggerire la

demolizione degli ultimi due piani.

Mentre, uno, non ci sono limiti di altezze secondo le norme del piano Marconi nella zona industriale; due, non si può giudicare l’opportunità amministrativa e tecnica di una demolizione quando lo stesso perito dell’attuale amministrazione dice che non è possibile; tre, si erge a giudice di una contesa senza averne i titoli». La Girardi annuncia che, arrivati a questo punto, «abbiamo proposto al Comune di acquisire l’immobile con l’area intorno al puro costo. Rinunciando così ad ogni guadagno. Se la città ritiene che questo bene sia stato realizzato ledendo l’interesse pubblico (anche se ciò è tutto da dimostrare), noi abbiamo accettato di perdere anche i soldi che ci abbiamo messo». E preannuncia il ricorso ai magistrati: «Su tutta questa storia sarà un giudice, deputato a questo scopo e non altri improvvisatisi tali, a valutare diritti, lesioni e danni».

Acquisto fatale Un interessamento alla Vela c’è anche stato, per la verità. «Ma l’abbiamo ritenuto ingiurioso: 2 milioni e mezzo di euro. Il valore dell’immobile con l’area, per dare una cifra di buon senso, allo stato attuale si aggira sui 9 milioni circa», sostiene la signora. La quale, in attesa di rifarsi una vita («dovrò trovarmi un altro lavoro, e le assicuro: non nell’edilizia»), fa un’ultima riflessione: «Se non ci fosse stato questo accanimento mediatico, la soluzione tecnica si sarebbe trovata. Io chiedo: a chi è giovato?

Certamente la nostra trattativa è saltata, l’azienda è entrata in crisi di liquidità e la Camera di Commercio ha acquistato, come abbiamo potuto apprendere dal Giornale di Vicenza il 12 settembre 2007, per 16 milioni e 450 mila euro un edificio di 6250 metri quadrati in zona Pomari, contro i nostri 7 milioni allo stato grezzo (10 finito) richiesti per 5 mila metri quadrati di superficie. Il costruttore fino a pochi giorni fa era nel cda del Giornale di Vicenza». Il riferimento è a Gaetano Ingui, che ha vinto la gara con la sua Incos realizzando la nuova sede dell’ente camerale su un’area della Pei Spa, riconducibile sempre a lui.

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Un ateo nella sacrestia d’Italia è molto forte, e un circolo molto attivo c’è anche a Verona. Quindi Vicenza si trova un po’ in mezzo, in più, essendo nota come “sagrerimo, non chiamateli mangiastia d’Italia”, in questa città non è preti. «Noi non siamo contro il facile far passare le nostre ragioni, clero in sé, ma contro le sue ingequelle della laicità dello Stato. In renze nella società. Cioè contro il città abbiamo una cinquantina di fatto che le credenze religiose apiscritti, ma quest’anno abbiamo partenenti a una qualsiasi religiopreferito non partecipare con i gane siano imposte a tutti i cittadizebo alla giornata dello sbattezzo. ni tramite le leggi. Sono cose che Nel 2008 invece abbiamo fatto i troviamo nel Corano, non nei pabanchetti in piazza, e in un gioresi laici». Giovanni Gualtiero è il no abbiamo raccolto circa venti presidente dell’Unione degli Atei moduli di sbattezzo, che abbiamo Agnostici Razionalisti di Vicenmandato alla curia. Non sono poza: Uaar ne è l’acronimo, divenuto che comunque le persone che mi familiare ai più grazie alla camscrivono durante l’anno per avere pagna che dall’anno scorso i cirinformazioni su come sbattezzarcoli territoriali dell’associazione si». La pratica dello portano avanti con sbattezzo è molto banchetti e moduli facile: una lettera al specifici, quella delparroco della chiesa lo “sbattezzo”. Che presso la quale si è però non è l’unico In questa città stati battezzati, in cui interesse dell’«unica non è facile si chiede di «annotaassociazione nazio- far valere re la propria volontà nale che rappresenti le ragioni di non far più parte le ragioni dei cittadella Chiesa cattodini atei e agnostici», della laicità lica», una fotocopia come si legge sul loro dello Stato della carta d’identisito (HYPERLINK tà, e il gioco è fatto “ht tp://w w w.uaar. (si possono anche it/”www.uaar.it). «Il chiedere informazioni scrivendo circolo di Vicenza è nato sei anni a HYPERLINK “mailto:vicenza@ fa, e io sono iscritto da quattro, uaar.it”vicenza@uaar.it o andanda quest’anno sono il presidente do nella sede dell’associazione a racconta Gualtiero -. L’associazioOlmo, in via Olmo 41, dalle 16 alle ne è stata fondata a Padova, dove

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17). Entro quindici giorni la parrocchia è obbligata a rispondere con una raccomandata in cui assicura di aver annotato la richiesta sul registro dei battezzati. L’anno scorso a livello nazionale furono 1032 i moduli raccolti, quest’anno 820, ma con un ottimo risultato di Milano, che da sola ne ha raccolti 150. Ma com’è vivere da atei, agnostici e razionalisti dichiarati, nella città più “bianca” del Veneto bianco, dove la sagoma della basilica di Monte Berico sembra vigilare silente dall’alto le vicende politiche e sociali? Ma anche dove, secondo un recentissimo studio dell’Istituto Rezzara, oltre il 70% dei giovani ha il proprio punto di riferimento nel bar e nel pub, mentre sono sempre meno i ragazzi che frequentano la parrocchia. «Si vive mangiandosi un po’ il fegato - scherza Giovanni Gualtiero, sessant’anni, un passato da militante del Pci fino alla svolta della Bolognina, grande amante delle camminate in montagna -. La chiesa qui è una vera forza, molto organizzata sul territorio. Ma allo stesso tempo c’è un’ignoranza spaventosa fra chi frequenta le chiese. La maggior parte dei cattolici lo sono solo di facciata, perché il papà, la mamma e i nonni erano battezzati e quindi lo sono anche loro, ma al di là di questo non sanno niente

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Sesso, sms e legalità

Cosa ne pensano i ragazzi

Gualtiero -. Non ci opponiamo della religione. Ho alcuni amici affatto ai luoghi di culto. QuelTestimoni di Geova, una religione lo che non potremmo accettare che estremizza alcuni aspetti del sarebbe l’imposizione per legge cristianesimo e che sta avendo un di una supposta volontà di Dio, vero boom, anche a Vicenza. Sono come indossare il burqa». Niente aggressivi, suonano a tutte le case, sbattezzo quest’anno, quindi, ma e arrivano a rifiutare l’attività sogli atei berici non stanno con le ciale perché sono convinti che Dio mani in mano. «Fare i banchetti alla fine li salverà e sistemerà tutin piazza sarebbe stato un eccesto. Loro ad esempio, per assurdo, sivo dispendio di energie per noi. considerano la Chiesa cattolica il Quest’anno abbiamo preferito male assoluto. Noi dell’Uaar non fare un lavoro di tipo culturale, di la pensiamo così: per noi la Chiecui nella nostra città c’è grande bisa è un’istituzione creata dagli sogno - continua il presidente del uomini, che in quanto tale ha un circolo -. In novembre abbiamo potere troppo forte nella società organizzato tre iniziative ai chioitaliana. Vedi, per fare un esemstri di Santa Corona». Tre sabati, pio, tutti i soldi dell’otto per mille. alle ore 17, in compagnia di tre Loro giurano che vengono reinveprofessori universistiti per i più poveri, tari per sviscerare i ma non esiste alcun temi della laicità: il 7 controllo su questo, novembre Giangiore pensiamo che ai gio Pasqualotto, dobisognosi vada in Non siamo cente di storia della realtà solo una pic- contro il clero filosofia all’Universicola parte». E come Ma non tà di Padova, parlerà la mettiamo con i accettiamo di «Buddismo, relimusulmani? Quella gione laica»; il 21 noislamica è una re- le ingerenze vembre si discuterà ligione emergente, nella società di «Darwin, dalla tela seconda ormai in ologia naturale alla Italia per numero lotta per l’esistenza» di seguaci, e questo con il filosofo Fabio Grisenti; il provoca continue tensioni sociali, 28 novembre sarà Franco Fasulo, a partire dalle ricorrenti polemiprofessore di storia moderna a Pache sulle moschee. «Per me posdova, a proporre una lezione sulla sono aprire tutte le moschee che «Storia dell’Inquisizione». vogliono anche a Vicenza - dice

sembra ad esempio per certi versi sfatata, e per altri no. Mentre risulta del tutto evidente l’antipatia di Andrea Alba per la politica italiana, o forse per il modo in cui viene proposta sulQuello che proprio non possono la stampa. Solo l’11,27 per cento accettare? Il danneggiamento di degli intervistati (uno su dieci), beni pubblici, e le frodi al fisco. infatti, dichiara di leggere tutti i Gli immigrati? In Italia ce ne sono giorni o quasi un quotidiano d’introppi. E le cose preferiscono di formazione, e un altro 10,59 per gran lunga dirsele faccia a faccia: cento dichiara di leggere quasi né per telefono, né via sms. E’ il riogni giorno un quotidiano sportitratto, per molti aspetti inatteso, vo. Emerge, alla stessa domanda, dei giovani vicentini che emerge che ben il 32,34 per cento (tre su da una recentissima indagine delsette) non legge mai giornali, e la cooperativa sociale vicentina più della metà (54,87 per cento) Cosmo, “Adolescenti e comunicanon legge mai giornali di sport. Le zione”. percentuali di “non lo leggo mai” salgono vertiginoL’indagine samente se l’oggetto Lo studio è stato della domanda sono condotto nell’inversettimanali d’opiniono 2009 in 51 su 70 Pochissimi ne, familiari o femdelle scuole superiori leggono i minili, mentre quasi della provincia, coin- quotidiani un ragazzo su dieci volgendo attraverso Colpa delle legge settimanali raun questionario 1780 diotelevisivi. La peralunni del secondo notizie centuale di ragazzi anno, per lo più ra- o di come sono che legge la stampa gazzi tra i 15 e i 16 scritte? quotidiana è quindi anni nati nel 1993 molto bassa. E’ intee 1994 (ma ci sono ressante notare che anche studenti nati è altrettanto bassa la propensione nel 1991 e 1992), distribuiti equaalla lettura di notizie di politica, mente come provenienza fra tutte di economia e le pagine culturale aree del Vicentino. L’indagine li: le prime vengono lette “molto “Adolescenti e Comunicazione” spesso” solo dal 6,99 per cento deè stata coordinata dal prof. Giugli intervistati, le seconde appena seppe Pellegrini. Secondo gli audal 4,24 per cento, la cultura viene tori, “i dati evidenziano giovani letta dal 6,5 per cento. Parimenti, sempre più abituati a socializzare sono altissime le percentuali di attraverso l’informatica e la tecchi non legge mai queste notizie: nologia (cellulari, chat, social netil 44,31 per cento per la politica, works) ma legati alla famiglia, al ben il 52,74 per cento l’economia, gruppo dei pari e non indifferenil 38,58 per cento le pagine di culti ai valori, dai quali vogliono far tura. La domanda è spontanea: dipendere le loro azioni”. Il docuil problema sono le notizie in sé, mento di sintesi è disponibile sul o il modo in cui vengono riferite? sito www.cosmosociale.it E’ una domanda che dovrebbero porsi sia gli operatori del settore Giornali e politica sia i politici stessi: la cosa curiosa, Da una prima occhiata ai risultati come può confermare qualsiasi emergono aspetti curiosi. Anzianimatore, è che quando di polititutto, l’attenzione alla stampa: la ca coi quindicenni si parla, anche tradizionale opinione comune dei in gruppo, si riscontra molto integiovani che leggono solo le notiresse. zie di sport (quando le leggono)

flickr.com/facemePLS

Un’indagine che ha coinvolto quasi 1800 studenti delle superiori ritrae l’atteggiamento dei giovani vicentini verso la comunicazione Tra conferme (l’antipatia per la politica scritta) e qualche sorpresa (meglio il faccia a faccia degli sms)

Intervista a Giovanni Gualtiero, presidente del circolo cittadino dell’associazione degli Atei e degli agnostici razionalisti: “Qui la Chiesa è una vera forza, ma molti cattolici lo sono solo di facciata”

di Giulio Todescan

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focus

(86,82 per cento), assumere farmaci per migliorare le prestazioni sullo sport o al lavoro (83,65 per cento), provare una volta ecstasy in discoteca (83,51 per cento), fare a botte coi tifosi dell’altra squadra (81,77 per cento), avere rapporti sessuali a pagamento (79,28 per cento), dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna (78,79 per cento). Per contro, i giovani vicentini hanno le idee molto chiare su matrimonio, pirateria informatica e in certa misura ubriachezza: pure molto alta: il 34,50 per cento. il 90,77 per cento degli intervistaBen il 37,2 per cento è “molto d’acti giudica accettabile la convivencordo” dichiarando che gli straza senza matrimonio, l’utilizzo nieri portano via posti di lavoro ai di materiale pirata software, cd disoccupati italiani, il 28,48 per o video (79,30 per cento si trova “abbacento), e il fatto di stanza d’accordo” con ubriacarsi (accettaquesta affermaziobile per il 63,27 per ne; il 33,8 per cento Danneggiare cento). degli intervistati si beni pubblici? dichiara “per niente” Inaccettabile sms d’accordo sul fatto Nessun problema Generazione Infine, la comunicache gli immigrati vizione via cellulare. vono in condizioni a scaricare Per gli adolescenti difficili ed è compito video e (come per tutti) è degli italiani aiutarli, software ormai un accessoil 32,79 per cento si rio indispensabile, dichiara “poco d’actuttavia la spesa cordo”, quindi è su (dichiarata) risulta ridotta: solo posizioni leggermente più mode10 euro al mese per il 37,29 degli rate. Similmente, ben il 33,69 per intervistati, da 10 a 20 euro per cento degli intervistati non è “per il 43,46 per cento. La stragranniente d’accordo” sulla dichiarade maggioranza delle risposte, zione “gli immigrati che vivono in alla domanda “come lo usi più Italia contribuiscono ad un arricfrequentemente”, va agli sms: il chimento culturale”, e il 33,18 per 99,29 per cento. Il linguaggio abcento è “poco d’accordo”. breviato, tipico degli sms, sempre più spesso si trasmette a quanto Il confine dell’inaccettabile viene scritto sui quaderni o sui Guardando a quello che i giovani temi: il 32,17 per cento dei ragazvicentini giudicano inaccettabile, zi dichiara di usare “spesso” le o accettabile, le sorprese sono noabbreviazioni degli sms anche in tevoli. In testa come “non accettaquesti contesti, il 41,31 per cenbile” c’è infatti il “produrre danni to risponde “a volte”, il 26,52 per a beni pubblici”: non lo accettano cento “mai”. Una sorpresa, in quel’88,62 per cento degli intervistasto caso, si ha quando i ragazzi ti. I ragazzi vicentini risultano spiegano come trovano più facile disciplinati, e consapevoli: le voci comunicare le proprie emozioni: che seguono come “inaccettabili” il 62,33 per cento preferisce farlo sono infatti prendere qualcosa da faccia a faccia. Subito dopo ci sono un negozio senza pagare (87,60 gli sms: la forma preferita per il per cento), guidare dopo aver as30,5 per cento. sunto alcol oltre i limiti consentiti flickr.com/made underground

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Il tabù del sesso Un altro dato curioso viene dal dialogo con i genitori. L’argomento più ricorrente in assoluto sono gli hobby, o lo sport, seguito dalla scuola, successi personali e anche dal futuro del giovane in questione. La “bestia nera” nel dialogo con il padre però, persino nel 2009, è ancora il sesso. Il 79,79 per cento degli intervistati non ne parla mai, seguito da un 13,64 per cento che ne parla “a volte”. Non dissimile il dialogo con la madre: lì l’argomento più frequente è la scuola (il 38,19 per cento ne parla “sempre”), ma il sesso è ancora tabù, anche se in misura leggermente inferiore: il 67,46 per cento non ne parla mai, il 24,60 per cento ne parla “a volte”, alle categorie “spesso” e “sempre” rimane un misero 8 per cento circa.

Troppi immigrati?

I ragazzi vicentini mostrano invece opinioni precocemente “polarizzate”, ma anche inattese, sull’immigrazione. La grande maggioranza (63,69 per cento) si dichiara “molto d’accordo” nel dire che in Italia ci sono troppi immigrati. Nella colonna “sono molto d’accordo” la percezione delle troppe presenze è però subito seguita dalla percentuale (38,17 per cento) di quelli “molto d’accordo” sul fatto che gli stranieri che da tempo lavorano in Italia e pagano le tasse dovrebbero ottenere la cittadinanza. La percentuale di quelli “abbastanza d’accordo”, su questa stessa affermazione, è

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economia&mercati

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ViPiù

economia&mercati

Una cambiale democratica

Finanza ed economia reale un mondo a due velocità

flickr.com/edoardo tacconi

Vino analcolico, l’Orgasmatron dei poveri Sta per arrivare sul mercato il vino senza alcol in lattina Per limitare gli sballi - e i morti - del sabato sera, però, occorre andare alle cause: che stanno in una vita precaria, incerta e senza valori

I

flickr.com/daspaddy

l vino come la Coca Cola: a questo siamo arrivati. In lattina, deanalcolizzato, manipolato secondo il marketing più fighetto, il succo di Bacco verrà messo in commercio col brand Winezero (ma che originalità!) inventato da due giovani vicentini, Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini.

I due hanno convinto la casa enologica spagnola Emasin a lanciare

sul mercato i loro vini come già si è tentato di fare con scarso successo col prosecco. E’ il momento giusto, hanno pensato: con tutto questo gran parlare degli effetti malefici dell’alcol, far bere i giovani diventa una missione per cui val la pena di provarle tutte. Fino a non capirci più niente. Né di vino, né di giovani.

Vino virtuale I Greci antichi usavano annacquare quello loro, fortissimo, per poterne libare il gusto e l’ebbrezza a lungo. Difatti chi lo donò agli uomini, dice la mitologia, fu Dioniso, dio protettore, si direbbe oggi, dello sballo. Perché al di là del sapore e del piacere che di per sé ne deriva, bere vino serve a darsi una botta di vita, a estraniarsi per un po’ da questo mondo, a cullare i pensieri nelle rilassanti sensazioni che prorompono grazie dall’alcol nel sangue. Ognuno a modo suo e a misura propria, s’intende. Ma un vino analcolico è come fare sesso virtuale. Come l’Orgasmatron di Woody Allen: sembra che lo fai, e invece non stai facendo niente.

Troppi morti Dopo un simposio, però, gli ateniesi e gli spartani non dovevano prendere l’auto per tornare a casa.

«Ormai in Veneto l’alcol è diventato una vera e propria piaga - ha spiegato il comandante della Polstrada veneta Pietro Saga, a pochi giorni dal suo pensionamento - e sono anch’io veneto quindi non lo dico per accusare e basta. Sem-

plicemente non è possibile che il 30 per cento degli incidenti che si verificano tutti i giorni sulle nostre strade sia causato da persone ubriache, percentuale che sale fino al 50 nei giorni festivi o il sabato sera» (Corriere del Veneto, 27 ottobre 2009).

Le cause Ciò fa capire una cosa: che i ragazzi l’ubriachezza la vogliono, la cercano, la desiderano. E quando si arriva a questi tassi d’allarme, significa che non è sul problema in sé stesso che bisogna agire, ma sulle cause. E le cause stanno tutte nello spastico regime di vita a cui questa gioventù ben poco canaglia si è assuefatta: incertezza sul lavoro, che non è quasi mai una passione ma una necessità, famiglia appiccicosa e castrante, assenza di grandi scopi, di una fede ideale, di un senso profondo.

E una rassicurante coltre d’idiozia tecnologica (sms, facebook, youtube, tv) che ruba il bene più prezioso: il tempo. Mettiamoci nei panni di un giovane di 20-25, anche 30 anni: se l’unico valore dominante è non averne nessuno

all’infuori dei soldi da bruciare per togliersi ogni sfizio, se la televisione-mamma inculca i modelli dei tronisti e dei grandifratelli, se chi sta al potere addita come ideale uno stile di vita fatto di piaceri senza dovere, se la società non ha pudore ad autorappresentarsi come un bordello di gente che sgomita e mette sul mercato la dignità e pure il culo, se un progetto di vita è impossibile perchè la precarietà, lavorativa ed esistenziale, è imperante: dico, ma un povero ragazzo cosa volete che faccia arrivato al “weekend”, se non bere come una spugna, farsi di droga e correre dietro all’effimero? Non è una giustificazione, sia chiaro. E’ che uno, quando arriva il sabato, ne ha i coglioni pieni. E dunque chi diavolo mai se la berrà, quella robaccia in lattina? Si prevede un mesto fallimento.

Alessio Mannino

I pezzi di questa pagina sono pubblicati e commentabili su www.vicenzapiu.com

flickr.com/David Paul Ohmer

Forse non ci speravano nemmeno loro. Inutile negare che, all’interno del Partito Democratico, si guardava con un po’ di apprensione all’esito delle primarie di ieri.

Se l’affluenza fosse stata bassa, sarebbe stata l’ennesima mazzata per un partito che dalla sua fondazione non ha fatto che subire batoste. Invece, in una splendida giornata autunnale, circa tre milioni di persone hanno perso un po’ di tempo per depositare nelle urne la scheda con il nome del loro segretario. A Vicenza sono state quasi 5400, circa 500 in più rispetto a tre anni fa. C’è da chiedersi chi gliel’abbia fatto fare. In due anni di vita, il partito demo-

economica? Quale la sua linea di politica estera, ad esempio sui conflitti in Iraq e Afghanistan, o sul “nostro” Dal Molin? Qual è la posizione sulla politica energetica e sul ritorno al nucleare? E sui temi cosiddetti “etici”? O ancora, per restare su un argomento più locale, cosa pensa di fare il Pd alle regionali della prossima primavera? E si potrebbe continuare.

Eppure, nonostante tutto, i voti sono stati tanti. Un gesto della disperazione, forse, dopo un anno e mezzo di Berlusconi ter. Ma pure un segno che attorno al progetto del Pd c’è ancora molta speranza. Gli elettori di centrosinistra hanno consegnato nelle mani di Bersani (a dalle nostre parti della vicentina Rosanna Filippin) l’ennesima cambiale. Bisognerà vedere se, una buona volta, i politici la pagheranno. E soprattutto come.

flickr.com/sinistra e libertÃ

di Luca Matteazzi

cratico ha ottenuto indubbiamente risultati importanti: riuscire a fare cadere un governo amico (Prodi), perdere clamorosamente le successive elezioni e consegnare così il paese nelle mani dell’odiato Berlusconi con una maggioranza parlamentare quasi bulgara non è cosa da poco. Per il resto, però, non ha lasciato traccia, e ancora oggi non si capisce bene cosa sia.

Anche in questa campagna per le primarie di programmi si è parlato poco o nulla: al di là di formule generiche e buone per ogni occasione (il riformismo, il miglioramento della scuola pubblica, del sistema pensionistico, di quello sanitario, ec...), o di espressioni difficilmente comprensibili ai non addetti ai lavori, la posizione del partito sulle tematiche più importanti è rimasta un mistero. Qual è la ricetta del Pd contro la crisi

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numero

Come mai, nel pieno della crisi più grande del dopoguerra, i titoli delle borse volano?

Dal fattore b (di barometro) all’effetto elastico, ecco i perché di uno dei paradossi dell’economia moderna

di Giancarlo Marcotti

Q

uella che stiamo vivendo è la più grande crisi economico/ finanziaria del dopoguerra, una affermazione che vede concordi, praticamente all’unanimità, gli economisti dei cinque continenti.

Sulle motivazioni che hanno portato al disastro globale, che è sotto gli occhi di tutti, sono stati usati fiumi di inchiostro e non vogliamo aggiungere anche il nostro.

Sono diventati così di uso comune termini assolutamente sconosciuti soltanto un anno fa, dagli ormai celeberrimi Mutui subprime, agli oscuri CDO (Collateralized Debt Obligations) per non parlare poi dei misteriosi, e per questo ancor più pericolosi, CDS (Credit Default Swaps). La crisi ha portato alla ribalta anche nuovi personaggi che sono diventati molto popolari. Uno su tutti il Professore della New York University, Nouriel Roubini, Bocconiano doc, al quale viene generalmente riconosciuto il merito di essere stato il primo ad aver previsto, più di due anni fa, l’attuale crisi. Roubini è diventato così una specie di “Guru”, conteso a suon di migliaia di dollari dalle TV di tutto il mondo. Peccato che da allora non ne abbia più azzeccata una.

Non intendiamo dilungarci in questa sede, ma dei sedicenti Guru che ciclicamente emergono in campo finanziario (anche in possesso di titoli accademici), vorremmo tornare a trattare più diffusamente in una prossima occasione.

Il paradosso delle borse Ciò sul quale vorremmo concentrare la nostra attenzione, in questo articolo, è un apparente paradosso: in questo tanto vituperato 2009 praticamente tutte le Borse mondiali stanno facendo registrare rialzi mai visti in precedenza.

Qualche esempio?

In India il principale indice di Borsa, il Sensex, da inizio anno, sta guadagnando il 74,25%, ma non è andata male neppure a chi ha investito ad Hong Kong, l’indice Hang Seng infatti cresce del 57,01% e il

Kospi di Seul al momento guadagna, nell’anno in corso, il 45,86%.

Sono indici troppo esotici?

D’accordo guardiamo a casa nostra e nelle vicinanze, Milano +20,35%, Francoforte +19,33%, Parigi +18,34% e Londra +18,23%.

Il peggiore, si fa per dire, è il più celebre, ed anche il più vecchio, indice di Borsa del mondo, lo statunitense Dow Jones che comunque al momento sta mettendo a segno un rialzo del 13,63%. Risultati che appaiono ancor più straordinari se confrontati con i titoli di Stato i cui rendimenti sono praticamente nulli.

E non è finita, se il raffronto fosse fatto non partendo da inizio anno, ma dal 9 marzo (giorno di minimo delle Borse mondiali) queste performances mediamente dovrebbero essere moltiplicate per quattro.

Limitiamoci a Piazza Affari: il nostro indice principale, il Ftse Mib, che raccoglie i 40 maggiori titoli quotati alla Borsa di Milano, il 9 marzo valeva 12.621 punti, al momento in cui scrivo questo articolo quota 23.421 punti con un incremento quindi dell’85,57% in meno di otto mesi, mai vista in precedenza una cosa simile!

Il barometro Come si spiega allora una disparità così accentuata tra la situazione economica generale ed i mercati finanziari? A nostro avviso la risposta è abbastanza scontata: i mercati finanziari non sono un termometro dell’economia, bensì un barometro. Con questo intendo dire che i corsi borsistici non sono determinati dalle valutazioni attuali delle singole aziende, bensì dalle loro prospettive future.

Analogamente al prezzo di un titolo obbligazionario, che viene calcolato come valore attuale dei flussi futuri (cedole e rimborso del capitale), le quotazioni di un titolo azionario sono determinate dalle prospettive di utili futuri della società.

Per questo motivo si dice che i mercati finanziari anticipano ciò che accade nell’economia reale, il rialzo al quale abbiamo assistito in questi mesi starebbe quindi ad indicare che le attuali previsioni

sui futuri utili aziendali sono decisamente superiori rispetto alle stesse stime fatte ad inizio anno.

Naturalmente stime e previsioni sono soggette ad una buona dose di aleatorietà, e potrebbero rivelarsi sbagliate; fortunatamente il futuro non lo conosce nessuno, nemmeno i sedicenti guru.

L’effetto elastico Quanto detto, ancorché vero, non giustificherebbe però la forza relativa del movimento rialzista in atto, in altre parole: perché la crescita dei listini di tutto il mondo, negli ultimi mesi, è stata così forte?

Anche in questo caso la risposta ci pare scontata: perché in precedenza era stato troppo violenta l’ondata ribassista. I mercati hanno reagito così con l’effetto elastico: più viene tirato e più, al momento del rilascio, scatta in senso contrario.

Le forti riduzioni che gli indici azionari avevano subito nel corso del 2008 erano giustificate dall’affacciarsi all’orizzonte di una crisi che, di lì a poco, si sarebbe manifestata in tutta la sua gravità, ma i crolli verticali ai quali abbiamo assistito nei primi settanta giorni del 2009 erano determinati dall’ipotesi di scenari eccessivamente catastrofici.

Ad inizio marzo infatti si dava quasi per scontato il default di diversi stati dell’Europa dell’Est, default che avrebbe portato sull’orlo della bancarotta anche le nazioni maggiormente esposte verso quell’area (l’Austria in particolare). Nel nostro paese le banche che negli anni precedenti avevano acquisito diversi Istituti nell’area dell’ex blocco sovietico, hanno vissuto momenti estremamente delicati (ricordate l’AD di Unicredito Profumo costretto ad andare al TG1 per tranquillizzare i correntisti sulla solidità del Gruppo?).

Oggi quasi più nessuno ritiene probabili eventi così apocalittici, anzi, qualcuno comincia ad intravedere la famosa luce in fondo al tunnel, anche se la maggior parte degli economisti ritengono che la ripresa sarà lenta e faticosa.

Non sono però ancora spariti del tutto i catastrofisti che, approfittando di alcune giornate di ritrac-

ciamento per le Borse, rialzano la voce preannunciando l’arrivo di una seconda ondata della crisi finanziaria di una portata tale da far sembrare la prima “poco più di una crisi condominiale”.

Nel campo finanziario nulla può essere escluso a priori, noi ci li-

mitiamo a constatare che costruire è certamente più difficile che distruggere, come sanno bene i gestori di locali pubblici riempirli richiede molto tempo e fatica per svuotarli, invece, basta un attimo ed una persona che urli: al fuoco, al fuoco!!!

Le parole dell’economia

I derivati Secondo la definizione che ne dà la Banca d’Italia sono “derivati” quei contratti che insistono su elementi di altri schemi negoziali (quali valute, tassi di interesse, tassi di cambio, indici di borsa) e il cui valore economico deriva dal valore del titolo sottostante o degli altri elementi di riferimento.

Uscendo quindi dal linguaggio tecnico la caratteristica dei derivati è che il loro valore cambia al variare di un’attività sottostante che può essere di natura finanziaria, come un tasso di interesse, il prezzo di una merce ecc. o creditizia come appunto un merito di credito.

In origine gli strumenti derivati nascono per puri scopi di coper-

tura, in altre parole servono per cautelarsi da rischi, e quindi sono stipulati come un vero e proprio contratto di assicurazione. Successivamente però si scopre che possono assumere anche una valenza speculativa, cioè si pongono in essere con lo scopo di ottenere profitti a breve termine.

Sotto questo profilo i derivati diventano strumenti molto rischiosi in quanto alcune tipologie degli stessi possono produrre perdite anche superiori al capitale investito.

Insomma, strumenti di protezione se usati correttamente, distruttori di finanze se utilizzati in maniera impropria.

L’autore Giancarlo Marcotti, che da oggi cura la nuova rubrica di Economia e Finanza di VicenzaPiù, è nato a Codogno e si è laureato in Scienze statistiche ed economiche all’Università di Padova discutendo una tesi in econometria.

Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti istituti finanziari. Rigoroso fautore dell’applicazione di un approccio scientifico ai mercati borsistici, storicamente poco incline all’utilizzo di strumenti derivati, è una voce spesso fuori dal coro e basa il proprio lavoro sullo studio delle serie storiche e dei processi stocastici. È direttore di Finanza In Chiaro (www.finanzainchiaro.it), oltre che curatore della rubrica “I Mercati” e redattore della sezione “Portafoglio”

nella quale, giornalmente, riporta le scelte di investimento effettuate.

I suoi editoriali daranno ai nostri lettori spunti di riflessione su finanza, aziende, Borsa, banche e sugli altri aspetti dell’economia, e saranno inseriti e commentabili su www.vicenzapiu.com. La sezione divulgativa spiegherà termini e fatti finanziari ed economici di cui si legge sempre più spesso, ma di cui non si ha spesso chiaro il significato. Un ringraziamento particolare va quindi a Giancarlo Marcotti per aver accettato di collaborare con VicenzaPiù per la nuova rubrica di Economia e Finanza.

Fermata Ferrovieri

reportage

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reportage

Porta di accesso alla città, quartiere operaio per definizione area di confine tra la zona industriale e quella residenziale Viaggio in un microcosmo nato sull’immagine del treno

testo e foto di Marco Zorzanello

Il nome del quartiere Ferrovieri sembra uno strascico romantico dell’epoca industriale, in cui intere aree della città erano microcosmi legati all’attività industriale, produttiva che li si era insediata. L’arsenale ferroviario ne era il fulcro - quasi la locomotiva - e le unità abitative costruite per le famiglie di operai e dipendenti gli avamposti esterni - o più semplicemente le carrozze di seconda classe. Negli anni ’70 il rosso era il colore politico di questo quartiere seppur il PCI non avesse la maggioranza era il rione dove il Partito Comunista raggiungeva il suo picco percentuale nella bianca Vicenza democristiana.

Oggi i Ferrovieri sono un quartiere integrato nella città, legato quasi simbolicamente da una passerella sopra i binari, dove i vecchi “vagoni” - il complesso delle case cosiddetto Brescia - convivono con i nuovi condomini mentre gli operai con la schiena rotta d’un tempo, in riposo al circolo anziani, coabitano con gli immigrati che se la spaccano ora. Se oggi del PCI non si ha più notizia, il Comitato di quartiere NoWisco, costituitosi contro la creazione di una discarica di materiale tossico all’interno della vecchia officina dell’Arsenale, diviene il nuovo colore politico che caratterizza quest’area della città.

Radicamento e nuova immigrazione, sana urbanizzazione e palazzi dormitorio; i Ferrovieri sono una delle porte d’ingresso a Vicenza, un quartiere borderline tra zona industriale e città vecchia.

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cultura

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ViPiù

cultura

Ad librandum,

Palladio

la magia dei libri d’arte

costruzione di un mito

Per tutto novembre, in cinque sedi espositive, una mostra dedicata agli intrecci tra il libro e l’arte

L’immagine di Vicenza non è sempre stata associata a quella del Maestro Per oltre un secolo, anzi, l’architettura vicentina fu quasi anti-palladiana In un libro il percorso che ha portato la città ad identificarsi con il suo genius loci

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n modo nuovo di vedere i libri. Per chiudere in bellezza il mese dedicato alla lettura, l’assessorato alla cultura del Comune ha organizzato “Ad librandum: libri dipinti, d’arte e d’artista”, una mostra che si apre sabato 31 ottobre e che ha come tema il libro dipinto, presentato in varie forme. Sono cinquantaquattro gli artisti coinvolti, che interpretano lettere in libertà, pagine disegnate, copertine dipinte e dipinti che rappresentano libri, testi inresinati, incerottati, che volano via o sul punto di librarsi in aria. La mostra si articolerà in cinque luoghi della città: Casa Cogollo detta del Palladio (corso Palladio, 165); Valmore studio d’arte (contrà Santa Croce, 14); libreria GallaLibrarsi (contrà delle Morette, 4), l’Officina arte contemporanea

Rinascenza, a monumenti come la Loggia Zeno del Vescovado”.

La rivoluzione incompiuta Poi arrivò palladio, con le sue architetture grandiose e il suo linguaggio innovativo. Ma, di nuovo, sarebbe sbagliato pensare che la sua rivoluzione urbano non sia affermata in breve tempo. Anzi, alla fine del Cinquecento molte delle più importanti realizzazioni palladiane, dalla Basilica a palazzo Chiericati, erano cantieri aperti e ancora incompiuti. “Quando Palladio muore il suo progetto di rinnovamento urbano è sostanzialmente un fallimento, e a nessuno sarebbe venuto in mente di fregiare Vicenza del titolo di città del Palladio – continua lo studioso -. Tra la fine del Cinquecento e il Seicento cambia il contesto economico, con la controriforma muta l’atmosfera sociale e culturale, cambia anche la committenza, e Vicenza si presenta molto più sobria. A parte le ville, che conservano un certo splendore, con Scamozzi prima e poi con Pizzocaro, in città si afferma un modo di costruire che predilige edifici severi, lineari, rigorosi, a volte quasi militareschi. Si arriva così al famoso paradosso che mentre l’Europa andava ingemmandosi di edifici dal sapore spiccatamente palladiano, Vicenza è quasi antipalladiana. O comunque, per tutto il Seciento non è certo palladiana”.

La costruzione del mito Le cose cambiano a partire dal Settecento. Significativamente, a partire dal contributo di un archi-

| In alto palazzo Trissino al Duomo, esempio dell’architettura severa del Seicento.

Sotto: il loggiato della Basilica, fonte di ispirazione ancora oggi

tetto arrivato da fuori città come Francesco Muttoni, che spiana la strada al palladianesimo di personaggi come Ottavio Bertotti Scamozzi, Ottone Calderari, Antonio Piovene. “L’idea di Vicenza come città del Palladio è un procedimento che si sviluppa a posteriori – continua Trevisan -. E questa vocazione, poi, rimane ; non solo nell’architettura del Novecento, ma anche in quella contemporanea”. In effetti, come documenta la parte finale del libro, richiami palladiani continuano a far capolino qua e là anche ai nostri giorni: frontoni, colonne, serliane che appaiono in moderni condomini, a decorazione di palazzine di uffici, come abbellimento per hotel e residence. Persino nel nuovo tribunale, nel ritmo delle finestre del primo piano, si nota un richiamo nemmeno troppo velato al loggiato della basilica palladiana. “L’eredità palladiana è imprescindibile

per chi lavora in città, nel bene o nel male. Dico nel male perché a volte, proprio per distaccarsi da questo pesante bagaglio culturale, si rischia di scivolare verso sfide dagli esiti deludenti. Come con il nuovo teatro, o con il nuovo palazzo di giustizia, che non hanno alcune legame con il contesto che li circonda: non c’è più il dialogo con le preesistenze architettoniche”.

Alla fine, dunque, Vicenza può essere definita città del palladio oppure no? “Oggi non può che essere così – conclude Trevisan -.

Quello che ho tentato di approfondire è che le cose non sono sempre andate in questo modo. Il mito palladiano si è formato a partire dal ‘700, e poi è resistito. Prima di questo, però, anche se tutti si erano accorti dell’importanza del lavoro Palladio, la città ha quasi voluto negarlo, bandirlo”.

il lupo di Francesca Marzorati, le “enciclopediae pictae” di Beatrice Pasquali. E ancora quadri con i libri di un futuristico color arcobaleno di Salvo, le lettere in libertà di Elisabetta Vignato, altre opere di Tino Stefanoni, Gian Marco Montesano, Arcangelo, Francesco Bocchini, Paolo Grassino, Fathi Hassan e foto di Maria Lucrezia Schiavarelli.

La seconda sezione presenta i “libri d’artista”, testi che perdono la loro funzione e forma originale trasformandosi, per opera di artisti, in veri oggetti d’arte tridimensionali. In questa parte Umberto Chiodi “mette in scatola” poesie di William Blake, Michele Giangrande incerotta un volume misterioso, Luca Coser ordina sotto resina libri inventati. Inoltre sono presenti opere di Tho-

mas Ruff, Mirko Baricchi, Marco Neri, Elisa Rossi, Salvatore Scafiti, Willy Verginer, Bruno Lucca e Daniele Monarca, Enrico Minato, Marco Prestia, Vincenzo Rusciano, Mirco Marchelli, Adriano Persiani, Marotta&Russo.

La terza parte riguarda i “libri d’arte”, volumi che non perdono peso e composizione tipografica, ma assumono valore “d’arte” grazie a immagini e manomissioni inserite da artisti. Dislocate nelle cinque sedi espositive vicentine, si troveranno opere di Marco Fantini, Albano Morandi, Simone Pellegrini, Eros Bonamini, Piero Maffessoli, Enrico Mitrovich, Giovanni Turria, Giuseppe Iannello, Luciano Caruso, Lia Drei, Roberto Sanesi, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Anna Boschi, Rodolfo Vitone, e alcuni dei

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na caccia al tesoro in piena regola per i quartieri della città. Con enigmi, misteri e indovinelli da risolvere a colpi di intuito, erudizione e tecnologia. E con il fascino particolare che deriva

dall'atmosfera stregata della notte di Halloween. Gli ingredienti per un'edizione particolare ci sono tutti: e infatti sono oltre 500 gli iscritti, provenienti anche da fuori città, che parteciperanno all'evento organizzato per il terzo anno consecutivo dall'associazione di promozione sociale The day communication (www.theday.it).

L' evento, pensato per squadre da 4 a 10 partecipanti, si svolgerà all' interno del comune di Vicenza ed è interamente ispirato al film del 1979 "I guerrieri della notte" di Walter Hill.

Una particolare

attenzione è stata inoltre riservata alle realtà legate alla comunicazione, alla tecnologia e alla suspance.

La città sarà suddivisa in 7 quartieri per entrare all'interno dei quali è necessario superare delle prove di intuizione logica, cultura umanistica e scientifica. Dentro i quartieri sono inoltre disseminati indizi di carattere alfanumerico (almeno 5 per zona) ai quali è attribuito un punteggio diversificato sulla base della difficoltà nel ritrovarle. La partenza avverrà alle ore 19.00 da Campo Marzio

primi libri editi da Bruno Munari.

L’inaugurazione con l’apertura degli spazi espositivi è in programma sabato 31 ottobre dalle 17 alle 18.30. Seguirà alle 19 un “momento cocktail” alla galleria A2-AndreA Arte ContemporaneA. La mostra sarà poi visitabile dall’1 al 29 novembre con ingresso libero a tutte le sedi espositive (per alcune è necessario fissare un appuntamento).

L’angolo della poesia

Menù del tempo Il calendario, il menù del tempo, non racconta nulla per più di un anno.

Chi non è arrivato alla fine, in fondo è fortunato.

Quello successivo non accetta prenotazioni.

Gli usi impongono che si debba festeggiare l’anno che muore.

E’ invero poco elegante Una danza macabra dei sopravvissuti.

Una fricassea di piselli, un soufflé di siliconi da mettere in formalina per la divina Venere.

Nella notte di Halloween una caccia al tesoro ispirata al celebre film coinvolgerà oltre 500 partecipanti

L. M.

| Da sinistra, alcuni esempi di motivi palladiani nell’architettura contemporanea: in viale Verona, a Lisiera, a San PioX e nel nuovo tribunale

(contrà Carpagnon, 17), A2- AndreA Arte ContemporaneA (via dell’Edilizia, 56).

La mostra è suddivisa idealmente in tre sezioni, ognuna delle quali presenta una diversa tipologia di opere. La prima sezione espone i dipinti che hanno come oggetto i libri: troviamo quelli attraversati da formiche di Andrea Buglisi, altri con risvolti più macabri dipinti da Ana Bagayan; quindi tele che rappresentano una biblioteca monumentale di Andrea Chiesi, lettori in Central Park di Aldo Damioli, la “Banca senza titoli” di Andrea Di Marco, l’apocrifa ma virtuosa riproduzione di un’opera Ed Ruscha di Pietro Capogrosso, i personaggini settecenteschi di Vanni Cuoghi, l’omaggio a De Chirico di Mark Kostabi, l’iperrealismo di Paolo De Biasi, cappuccetto e

The day: caccia ai guerrieri della notte

flickr.com/dionhinchcliffe

stra città. Primo fra tutti Goethe Dire che Vicenza è la città del Palche, giunto a Vicenza verso la fine ladio è un’affermazione tanto codel Settecento, in pieno clima nemune da essere ormai diventata oclassico, rimane immediatamenuno stereotipo. Ma come si è arrite affascinato dalle architetture vati a questo punto? E soprattutto, palladiane (“C’è qualche cosa di siamo davvero sicuri che Vicenza veramente divino nei suoi disegni: sia davvero la città del Palladio? perfettamente come è la forma per Una riflessione su questi interun grande poeta, che dalla verità rogativi, e anche un tentativo di e dalla finzione plasma una terrisposta, arriva da un volume in za cosa, la cui esistenza fittizia ci uscita in questi giorni per i tipi rapisce”). Allo scadere del Secolo della Sassi edizioni e intitolato dei Lumi, dunque, l’immagine del“Vicenza: arte, architettura e paela città è già legata a quella dello saggio”. Più del titolo, che potrebscalpellino padovano diventato arbe far pensare all’ennesimo libro chitetto. Ma sarebbe sbagliato risul patrimonio artistico di città durre Vicenza solo a Palladio. Già e provincia, è rivelatore il sottodue secoli prima, agli inizi del Cintitolo: “La rappresentazione di quecento, Giovanbattista Dragonuno spettacolo urbano”. “Perché – zino da Fano descrispiega l’autore Luca veva nel suo poema Trevisan, ricercatore “Nobiltà di Vicenza”, del dipartimento di una città fatta di “suDiscipline storiche, perbi palazzi istoriaartistiche, archeolo- Frontoni ti. /con fondamenti a giche e geografiche colonne punte adamantine,/ dell’università di Veportici, archi, colonrona -, non avrebbe e serliane ne e tempii ornati / di avuto senso fare il fanno capolino porfiri e di pietre sersolito libro classico anche in edifici pentine,/ d’intagli, di con il racconto crorilievi e di pitture,in nologico dell’evo- contemporanei varie fogge, a comluzione di Vicenza. passi e misure”. E, Ho quindi preferito poco, più avanti, parla di palazzi interrogarmi sul perché Vicenza con le facciate che “fiammeggiaè la città del Palladio, e cercare di van di fino oro”. “Bastano pochi analizzare se Vicenza è davvero la minuti a Goethe per comprendere città del Palladio. O almeno se lo è la filosofia e l’arte di Palladio – sempre stata”. spiega Trevisan -, ma anche prima dell’intervento dell’architetto Dalla carta alla pietra la città aveva qualcosa da dire. E È il titolo del primo capitolo del linon di poco conto: pensiamo alle bro. Non a caso: il punto di partenchiese duecentesche, ai palazzi goza di questo viaggio tra storia, ville tici come la Cà d’Oro o i palazzi di e palazzi sono infatti i racconti di contrà Porti, a quelli della prima alcuni visitatori illustri della no-

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flickr.com/ecodallaluna

cultura

e le squadre, tutte in maschera considerando la ricorrenza di Hallween, saranno dotate di navigatore satellitare, torce, macchina fotografica digitale e block notes.

Sono ammessi tutti i mezzi di trasporto, da quelli a trazione meccanica alle proprie gambe.

L' evento, alla sua terza edizione, si concluderà in una location segreta (un esercizio di ristorazione) con una cena per tutti i 500 partecipanti. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.theday.it.

Un Dulcamara può offrire l’elisir dell’eterna giovinezza, fondamento dell’amor profano.

“Venite Signore e Signori, vergini in fiore e giovani gagliardi.”

Vecchi e nuovi amanti, coniugi e adulteri.

Il tempo sovrano si può ingessare, acquistando l’orologio a mano che oltre a procedere implacabile può ritornare indietro.

Magia faustiana del coniglio nel mondo di Alice.

Ivan Tondelli Avete una poesia o un racconto che vi piacerebbe veder pubblicato?

Inviatecelo a redazione@vicenzapiu.com

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L’uomo che voleva ingannare il Diavolo

Popcorn

Videoarte glocale in nome della pace

Gli appuntamenti sabato 31 NDJAKASS FALL Nuovo Bar Astra - contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo - musica jazz psichedelica Free entry

Fotografia sperimentale, installazioni audiovisive, net-art A Schio si apre il Glocal Digital Fest, una rassegna dedicata al mondo dell’arte digitale Tra le opere esposte, la Torre della Pace, una torre virtuale ideata come reazione all’11 settembre | Alcune delle opere esposte a Schio.

In alto a destra la Torre della Pace

di Francesca Danda Dal reale al virtuale attraverso l’arte contemporanea, per denunciare gli orrori della “civiltà” globalizzata... in un contesto decisamente locale. Quello scledense, che a conferma di una vitalità culturale estranea ad ogni provincialismo promuove una rassegna inedita e prestigiosa. Schio Glocal Digital Fest è il titolo della manifestazione promossa dal Comune assieme all’associazione Kinema di Roma, che aprirà i battenti sabato 31 a Palazzo Fogazzaro, offrendo al pubblico vicentino un’opera esclusiva proveniente dalla capitale. È la “Torre della Pace”, una videoinstallazione collettiva di immagini elettroniche che raccoglie, fin dal 2002, contributi dei più grandi maestri della videoart mondiale come Nam June Paik, Robert Cahen, Woody e Steina Vasulka, Studio Azzurro, Mario Sasso e Fabrizio Plessi. Un work in progress ideato in reazione alla strage dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle sotto la cura del critico e storico Marco Maria Gazzano per contrapporre il linguaggio delle nuove arti alla follia della guerra.

Una torre virtuale entrata nell’immaginario collettivo da quando è stata proiettata per la prima volta, l’11 gennaio 2002, contro una facciata del Palazzo della Civiltà Italiana all’EUR, che con l’occasione si è mutata in una scultura luminosa di immagini elettroniche in movimento, fotografie dall’Afganistan e dalla Fototeca FAO: una per ogni arcata del celebre edificio voluto dal Duce. Non per affermare un’italianità di eroi, ma un’umanità di critici, artisti e pensatori che si fanno portavoce del valore della pace e del dialogo tra diversi. Attraverso quello spazio in continua espansione che è il mondo digitale, crocevia veramente democratico di esperienze, progetti e fermenti artistici, oggi in netta contrapposizione con i media tradizionali. «Una risposta alle tendenze omologanti e oppressive della “globalizzazione” economica, militare, culturale e mediatica» spiegano gli organizzatori, che prende avvio da quelle stesse tecnologie (radio, tv, video, web, satelliti) utilizzate per mantenere lo status quo della violenza, universalmente intesa. Con una collocazione particolarmente significativa, come sottolinea lo stesso Gazzano: «Una manifestazione internazionale orientata alla videoarte in una Città come Schio

dimostra la centralità di ciò che un tempo sembrava periferico…».

Parola d’ordine “glocalizzazione”, quindi. Ed infatti l’esposizione della famosa torre verrà corredata da una mostra di fotografia sperimentale, installazioni audiovisive, videoart, sound art e net-art per dare spazio ad artisti “in via di emersione”, con particolare attenzione a giovani promesse vicentine e venete tra cui Nicola Bettale, Giulia Conzato, Anna Visini, Lia Cecchin, Paolo Tonon e Mauro Alberti. Si parte sabato 31 alle 18.30, con l’inaugurazione della rassegna affidata alla performance sonora Strange Pic-nic di Lino Strangis con Sami Rahal e Filippo Torre: suoni di un pasto all’aperto che, processati dalle macchine, diventano pura intuizione musicale. Per proseguire, alle 22, con il concerto degli scledensi Eterea Post Bong Band, interpreti di un post-rock elettronico del tutto innovativo e, non a caso, sperimentatori di linguaggi spiazzanti in campo digitale. Come la presentazione del loro nuovo album Epyks 1.0 in diretta streaming lo scorso 16 settembre. L’esposizione rimarrà aperta, gratuitamente, tutti i sabati e le domeniche fino al 15 novembre. Per informazioni www.schioglocaldigitalfest.eu

sabato 31 DADAJAM + KASSYUS CLAY Equobar - strada marosticana 350, ore 21 Concerto post rock dalla Germania + concerto indie rock contaminato Free entry sabato 31 WIT MATRIX Teatro Comunale Città di Vicenza - viale Mazzini 39, ore 21.15 Serata benefica per la lotta contro la fibrosi cistica - concerto tributo ai Pink Floyd Ticket (euro 14,00) sabato 31 APPLE OF SODOM Sabotage Bar - viale dell’Industria 12, ore 22 Concerto tributo a Marilyn Manson Free entry sabato 31 HALLOWEEN PARTY Totem Club - via Vecchia Ferriera 135, ore 23.30 Notte di festa e musica - consumazioni omaggio per chi arriva mascherato - pre-party al Sartea dalle 21.30 Ticket domenica 1 AFFORDABLE HYBRID + THE JUNCTION Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 21 Disaster Week Festival - concerto post punk dalla Svezia + concerto indie punk Free entry

lunedì 2 YES Teatro Comunale Città di Vicenza - viale Mazzini 39, ore 21 In the Present tour - concerto dello storico gruppo rock progressivo Ticket (euro 52,00) martedì 3 MIKE HUCKABY Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 21 Serata elettronica from Detroit con il famoso esponente del sound deep & house Free entry mercoledì 4 STEVE COLEMAN & FIVE ELEMENTS Panic Jazz Club - piazza degli Scacchi (Marostica), ore 22 Concerto jazz con Steve Coleman (sax), Jen Shyu (voce), Jonathan Finlayson (tromba), Tim Albright (trombone), Thomas Morgan (basso), Marcus Gilmore (batteria) Free entry giovedì 5 SMASH IT UP + KASSYUS CLAY + TWO HALF CANS + AGUIRRE Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 21 Disaster Week Festival - concerto punk dalla Svezia + concerto indie rock + concerto post punk + concerto garage rock Free entry giovedì 5 VICENZA ROCK CONTEST Route 66 - via Dal Ponte 128 (Marola), ore 22 Rassegna musicale - concerti di Reddish Balcony (hard rock), Masonry Debris (hard rock), Randa Banda (rock italiano), Earth (rock) + cabaret Free entry venerdì 6 SMELLING SPIRITS Sabotage Bar - viale dell’Industria 12, ore 22 Concerto tributo ai Nirvana Free entry

Il regista Terry Gilliam non riesce nel miracolo Parnassus è un film artificiale, dalle ambizioni irrisolte e con un uso eccessivo di effetti speciali

di Giuliano Corà Parnassus è il padrone di un carrozzone di artisti girovaghi che peregrina per le periferie delle città. Vecchio di millenni, ha ottenuto dal Diavolo l’immortalità e anche l’Imaginarium, uno specchio magico che costituisce il clou del suo spettacolo. Chi vi entra vede ‘realizzati’ tutti i suoi desideri, e può scegliere se seguire la strada ‘buona’ - più difficile, che lo conduce all’autentica scoperta di se stesso - o quella ‘cattiva’, più facile, che lo porta alla rovina. Ma il diavolo non dà nulla per nulla, lo sappiamo, e il prezzo richiesto questa volta a Parnassus è molto alto: si tratta dell’anima di sua figlia Valentina. Ma - sappiamo anche questo - al Diavolo piace an-

che giocare, per cui egli propone a Parnassus un’ultima scommessa: la ragazza sarà di chi per primo riuscirà a conquistare cinque anime. La partita è aperta, e per la libertà della ragazza non combatterà solo suo padre, ma anche Anton, il tuttofare della compagnia, il bravo e simpatico Andrew Garfield, di lei da sempre innamorato. Qual è, dunque, la morale di questa storia? Molte sono le considerazioni da fare, la prima delle quali mi pare fondamentale.

Questo film era spasmodicamente atteso, in quanto ultimo film di Heath Ledger, in alcune scene sostituito, come tutti sappiamo, da un trio di celebri amici. Tuttavia ciò l’ha caricato di aspettative troppo forti e assolutamente fuori luogo, quasi che, essendo morto durante le riprese, Ledger avesse dovuto qui far miracoli, anzi fare del film stesso un miracolo. Così

non è stato, e obiettivamente nessuno può dire che questa sia la sua interpretazione migliore, il suo canto del cigno: troppo facile sarebbe citare il dolore e la bellezza del suo personaggio in Brokeback Mountains (A. Lee, 2005), o l’immensa sofferenza della parte breve ma folgorante che aveva avuto in Monster’s ball (M. Forster, 2002). Così, ripercorrendo il film, la performance che torna alla mente più della sua è quella della bella e misteriosa Lily Cole.

Ma nemmeno a Gilliam, questa volta, il miracolo è riuscito, quel miracolo cui pure si era avvicinato moltissimo con la meravigliosa avventura della bambina Jeliza in Tideland (2005), assieme alla Leggenda del Re Pescatore (1991) il suo capolavoro. Parnassus è prima di tutto un film dalle ambizioni irrisolte: di ‘problematiche faustiane’, ha parlato qualcuno, e

francamente mi pare che davvero si sia esagerato. Come pure, ambigua e confusa ne appare l’interpretazione. Riflessione sul libero arbitrio, sul diritto dell’uomo a forgiare il proprio destino? Mah...

Parabola sull’insopprimibilità della vita (“Nessuno può fermare la storia”), che nemmeno il Diavolo può pensare di sottomettere?

Mah di nuovo: si cerca invano, nelle due ore del film, un chiaro filo conduttore. Ma, soprattutto, quello che spesso risulta insopportabile è l’eccesso, la bulimia di effetti speciali di un film che sulla artificialità è costruito quasi interamente. Si ha l’impressione che da queste nuove possibilità, da questi moderni giocattoli (da queste diavolerie?) Gilliam si sia fatto prender la mano e travolgere senza misura, al punto che, in tanta visionarietà finta, i momenti più magici e misteriosi sono

forse proprio quelli ‘concreti’, in cui il carrozzone approda in periferie buie e sporche, o in vecchi capannoni in rovina. Siamo lontanissimi dal mistero del Re Pescatore, lontani perfino dall’onirico mondo di Tideland, in cui quegli effetti, usati con misura e abilità qui non ripetute, aggiungevano fascino al sogno. Verrebbe da dire: questo non è più cinema, se non fosse che sempre più spesso il cinema batte quella strada. Dobbiamo rassegnarci, e riconoscere di essere dei passatisti? O continuare a rimpiangere chi, fino a pochissimi anni fa - e ancor oggi, per fortuna - il cinema lo fa con le immagini e la fotografia?

Parnassus - L’uomo che voleva ingannare il diavolo, Terry Gilliam, Francia/Canada, 2009

Spartaco, i retroscena della rivolta

Sul comodino

Quella guidata dal gladiatore tra il 73 e il 71 a.C. fu la guerra servile più devastante della storia di Roma Barry Strauss la ripercorre con piglio narrativo e con una rigorosa ricostruzione delle fonti

di Giovanni Magalotti “Quella di Spartaco fu la più famosa rivolta di schiavi dell’antichità, e probabilmente anche la più grande. Coinvolse l’Italia meridionale, svelò quanto Roma fosse potenzialmente priva di difese in casa, provocò nove sconfitte di eserciti romani e tenne in scacco la più grande potenza militare dell’antichità per due anni.

Come fu possibile? Come poterono i ribelli avere successo così a lungo? Perché alla fine fallirono?

E perché l’unica superpotenza mondiale dell’epoca lasciò che un problema simile le crescesse dentro casa?”

Da questa premessa, seguendo poi le direttrici indicate dai diversi interrogativi, prende le mosse “La guerra di Spartaco”, scritto da Barry Strauss, docente alla Cornell University e già autore in Italia di un paio di pubblicazioni

dedicate alla Grecia antica, uscite sempre per l’editore Laterza.

Dopo un’esaustiva panoramica sulla situazione dell’Impero romano al tempo dell’insurrezione armata guidata da Spartaco, il volume si sviluppa in modo tradizionale, raccontando gli albori della rivolta, il suo contrastato sviluppo e i suoi tragici esiti. L’aspetto che preme sottolineare è il piglio narrativo impresso dall’autore al saggio. Strauss abbina a una rigorosa ricostruzione delle fonti, un ritmo

serrato che in alcuni momenti fa assomigliare il libro a un potente romanzo storico. In questo senso, il testo si offre non solo agli addetti ai lavori, interessati ad approfondire in modo scrupoloso l’argomento, ma anche ai semplici curiosi, desiderosi di perdersi per qualche ora fra le pieghe di una storia (della Storia).

Barry Strauss, La guerra di Spartaco, Laterza, 274 pp., € 19,00

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Infertilità di coppia

Privacy e marketing telefonico due pesi e due misure

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Il 15 per cento delle coppie non riesce ad avere figli Ecco quali sono le cause e le possibili terapie

C

flickr.com/fabrisalvetti

on il termine di infertilità di coppia si intende il mancato raggiungimento della gravidanza dopo un anno di rapporti sessuali regolari e non protetti. Ne soffre il 15% delle coppie che desiderano avere figli e il suo riscontro aumenta con l’avanzare dell’età della coppia (a 30 anni è sterile una coppia su sette, oltre i 40 una su tre). Le cause dell’infertilità possono dipendere da svariati problemi: il 35% proviene da problemi di infertilità del partner femminile, un altro 35% da problemi di infertilità del partner maschile mentre nel 25% dei casi esiste un problema congiunto. In una piccola percentuale il problema rimane inspiegabile. Ne deriva che esso va esaminato e studiato da un’equipe

multidisciplinare in grado di identificare tutte le possibili cause che impediscono alla coppia di avere figli e di seguirla nella scelta delle diverse tecniche di fecondazione medico assistita.

Le cause La fertilità maschile è legata alla quantità e qualità del seme prodotto e/o al non regolare deflusso dello spermatozoo lungo le normali vie di deflusso L’esame del liquido seminale ed eventualmente un’ecografia scrotale per escludere un varicocele, sono i primi esami che consentono di orientare lo specialista andrologo verso ulteriori indagini o mirate terapie farmacologiche e/o chirurgiche.

Le cause di infertilità femminile

complesse, indirizzate a patologie particolari come lo studio della frammentazione del DNA dello spermatozoo.

Le tecniche Individuata la causa preminente di sterilità, alla coppia vengono consigliate terapie di complessità diversa in base al problema da superare. Presso il Centro vengono applicate sia tecniche di primo livello che tecniche di secondo livello.

Le tecniche di primo livello comprendono l’induzione dell’ovulazione con rapporti programmati e le inseminazioni intrauterine.

Le tecniche di secondo livello vengono consigliate in presenza di occlusione tubaI servizi rica bilaterale e/o in Il Servizio PMA, A 30 anni presenza di alterazioProcreazione Medini severe del liquido ca Assistita, del Cen- è sterile seminale. Comprentro medico Palladio una coppia dono la fertilizzaziodi Vicenza, ha ini- su sette ne in vitro convenziato la sua attività Oltre i 40 anni zionale (FIVET), la nel 1994, partendo iniezione intracitogià con le tecniche una su tre plasmatica di sperpiù avanzate sia per matozoi (ICSI) e la la diagnosi che per iniezione di spermatozoi morfoloil trattamento della sterilità. Dal gicamente selezionati (IMSI). gennaio 1995 era già possibile efNella FIVET, dopo una stimofettuare presso la struttura trattalazione farmacologia, gli oociti menti con tecnica ICSI (iniezione vengono prelevati con l’ausilio intracitoplasmatica di spermadell’ecografo, controllati in labotozoi), all’epoca eseguibili solo in ratorio e messi a contatto (insieme pochi centri in Italia e in nessuna nella provetta) con gli spermatostruttura sia pubblica che privata zoi. Dopo due giorni dal prelievo del Veneto. degli oociti è possibile effettuare Il centro di PMA si occupa della il trasferimento in utero degli emdiagnosi e della terapia della steribrioni che si sono sviluppati. lità di coppia. Gli specialisti offroNella ICSI, consigliata in presenno alla coppia un iter diagnostico za di un fattore severo di sterilità adeguato per l’inquadramento del maschile, un singolo spermatozoo “problema sterilità” sia nell’amviene iniettato con uno strumento bito maschile che femminile particolare all’interno della cellupartendo dalle cose più semplici la uovo. La scelta dello spermatocome dosaggi ormonali, ecografie zoo da usare viene fatta osservanpelviche e analisi basale del liquidolo a ingrandimenti di 400 volte. do seminale fino a metodiche più

In assenza di spermatozoi (azoospermia) è possibile tentare il prelievo di spermatozoi direttamente dal testicolo (TESE). Gli spermatozoi recuperati vengono crioconservati ed utilizzati successivamente per un trattamento ICSI. La IMSI è una tecnica innovativa di ICSI: tramite un microscopio particolare collegato ad un computer è possibile scegliere gli spermatozoi ad un ingrandimento di 6800 volte potendone così valutare la “qualità” in modo più approfondito. Viene consigliata dopo cicli di ICSI senza gravidanza, in presenza di elevate percentuali di frammentazione del DNA dello spermatozoo e aborto ripetuto.

In tutte le tecniche di secondo livello solo 3 oociti vengono messi a contatto con gli spermatozoi. Tale limitazione nel numero è resa obbligatoria dalla legge 40/2004.

Per poter essere sicuri nella scelta dell’oocita “migliore” il centro utilizza uno strumento particolare e altamente sofisticato chiamato poloscopio che permette di controllare la presenza di una struttura all’interno dell’oocita indice della sua maturità e capacità di sviluppo successivo. Gli oociti non utilizzati, se di buona qualità possono essere congelati per trattamenti successivi.

Dott.ssa Lidia Diotallevi Specialista in Andrologia e Patologia della Riproduzione Umana Responsabile Scientifico e del Laboratorio di PMA Centro Medico Palladio

Pagina publiredazionale realizzata in collaborazione con Cmsr Veneto Medica

di Marco Milioni

«

Sono Monica di Fastweb, Le interessa chiudere col canone Telecom?... Buon giorno sono Andrea di Telecom, le interessa spendere meno in bolletta?... Sono Susy della Fashion Project, accetta in regalo un capo firmato?...

Scusi chi è il titolare di questa utenza telefonica?... È interessato ad un buono sconto per un viaggio in Egitto?... Le interessa sapere come dimagrire al costo di un caffé al giorno?... Salve sono Katy della Global Interaction Executive, parliamo di risparmio energetico?...». Chi non ha mai imprecato quando, specie sul telefonino, arrivano chiamate del genere? La proroga che permetteva alle aziende di telemarketing di derogare al dettato della legge sulla privacy sta per scadere. Molti, compresi quelli che hanno visto rifilarsi truffe e simili, tirano un sospiro di sollievo. Ma attenzione.

All’orizzonte c’è una legge ancora più dura ed umiliante per i singoli utenti.

Il casus belli La querelle nasce dopo il monito lanciato dall’Unione Nazionale dei Consumatori (Unc). Nel centro del mirino dell’associazione è finito il disegno di legge (relatore il senatore Lucio Malan del Pdl) che mira a convertire in norma dello Stato il decreto legge 135 del 2009 relativo agli obblighi comunitari.

Lo stesso Malan infatti, presso la commissione affari istituzionali, è ideatore dell’emendamento 20.0.2 il quale di fatto aumenta il campo a disposizione del telemarketing aggressivo. Con l’emendamento infatti si ribalta il criterio vigente per il quale, in ossequio alla privacy, il telemarketing è consentito solo previa richiesta o autorizzazione del consumatore. Pertanto

la modifica introdotta dal senatore in pratica vieta alle agenzie di promozione ogni iniziativa solo in presenza di uno specifico divieto da parte del singolo utente. Di più, tale divieto deve essere ribadito all’azienda che possiede i nostri dati o che effettua la promozione, ogni due anni. In mancanza di diniego formale le aziende saranno autorizzate per legge a bombardare gli utenti grazie a dati personali che ormai vengono scambiati in una vera e propria borsa delle informazioni sensibili.

L’urlo nel silenzio A parte alcune iniziative dell’Italia dei Valori però l’opposizione al momento non sembra molto interessata a mettersi di traverso.

Tant’è che l’Unc è partita lancia in resta diramando un dispaccio di fuoco a firma del segretario generale Massimiliano Dona: «Per tutelare il diritto alla privacy dei cittadini chiediamo al governo di ritirare l’emendamento 20.0.2...

Questo emendamento - continua Dona - rischia di favorire il telemarketing aggressivo e la violazione della privacy dei consumatori perché proroga di circa due anni gli effetti di un precedente emendamento, che consente fino al 31.12.2009 alle società di teleselling di utilizzare per comunicazioni commerciali i dati dei consumatori in deroga alla normativa sulla privacy... Inoltre, l’emendamento Malan prevede anche l’introduzione del meccanismo dell’opt-out per l’utilizzo dei dati personali degli utenti, per cui il consumatore sarà costretto a segnalare la volontà di non ricevere telefonate commerciali direttamente al Garante della privacy». Insomma l’Unc non lo dice espressamente ma tra le righe descrive l’emendamento non solo come un’aberrazione giuridica, ma anche un regalo alle compagnie di televendita.

flickr.com/gcoldironijr

In Parlamento è in discussione un disegno di legge che potrebbe facilitare le campagne di pubblicità telefonica Con buona pace delle battaglie in difesa della privacy E le proteste delle associazioni dei consumatori, cadono nel vuoto

Punto informatico Anche Punto informatico, prestigioso magazine dedicato al web e alla tecnologia digitale, punta l’indice contro l’emendamento Malan. La rivista elettronica per vero non è nemmeno molto contenta della mediazione proposta dall’Idv per la quale il diniego potrebbe essere dato una volta per tutte.

E questo convincimento è motivato in modo dettagliato: «Il rischio che all’indomani dell’approvazione della legge i nostri telefoni ricomincino a squillare come prima e più di prima è, dunque, elevato. Esiste, tuttavia, un fronte del no che potrebbe evitare di veder completamente sacrificata la privacy dei cittadini italiani sull’altare degli interessi economici di uno spauruto gruppo di società di telemarketing che, probabilmente, daranno anche lavoro a qualche migliaio di persone ma che, sin qui, hanno “maltrattato” il diritto alla privacy di centinaia di migliaia di cittadini...»

Punto Informatico però non si ferma e alza il tiro: «Si tratta di un “fronte del no” moderato che propone una soluzione di

compromesso, rinunciando, in partenza, a combattere - come forse, pure, sarebbe stato giusto ed auspicabile - una battaglia di principio per scongiurare il rischio che nel nostro Ordinamento, in relazione al solo telemarketing, trovi ingresso il principio dell’opt-out ovvero quello in nome del quale il trattamento dei dati personali dell’interessato è consentito salvo che questi non manifesti una volontà di segno contrario... È infatti evidente che attraverso tale previsione gli estensori dell’originario disegno di legge mirano a far sì che gli utenti ed i consumatori, con il passare degli anni, dimentichino di rinnovare la propria manifestazione di volontà negativa e finiscano così con il tornare a rappresentare ghiotti obiettivi per le campagne di telemarketing».

A mezza bocca si è sostenuto in parlamento che l’emendamento punta, tra le altre, a dare uno stimolo all’economia in un momento di grande sofferenza a livello nazionale. «Ma siamo sicuri che la ripresa passi attraverso il telemarketing e le molte “sole” che spesso questo veicola? E soprattutto Malan non fa parte di un partito i cui leader da anni difendono a spada tratta le ingerenze nella privacy del cittadino? La battaglia in nome della privacy va bene quando è in arrivo un’indagine su mazzette con relative intercettazioni e va male quando ci sono in gioco i particolarissimi interessi delle compagnie di teleselling e dei loro mandanti?». Questa è la considerazione che da giorni gira negli ambienti delle associazioni dei consumatori. Fino ad oggi però nessun parlamentare della opposizione le ha fatte proprie.

Repliche Dal governo frattanto, come dall’entourage di Malan non sono arrivati commenti ufficiali.

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Cause e rimedi

vanno ricercate in cause anotomiche o funzionali a carico dell’apparato riproduttivo femminile.

Spesso derivano da disfunzioni ormonali associate ad alcuni disturbi complessi degli organi riproduttivi (es. ovaio policistico) e/o a patologie endocrine e metaboliche. Inoltre il 30% delle donne affette da infertilità presenta l’endometriosi, una malattia cronica complessa caratterizzata dalla presenza in altre sedi, del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, che può essere curata (con farmaci e/o chirurgicamente) e grazie al ricorso delle tecniche di fecondazione assistita l’infertilità ad essa legata, superata.

169 del31 ottobre 2009 pag19

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Pallavolo / Fipav

Aperta la stagione del volley

Più forte,

Obiettivo 400 squadre

Gavazzi!

Gli appuntamenti AS VICENZA - NBA ZENA GENOVA Campionato Italiano Serie B Eccellenza Maschile - 5a giornata.

PALALAGHETTO: ORE 18.00

SABATO 31 OTTOBRE Hockey Inline ASIAGO VIPERS - DIAVOLI Campionato Serie A1 - 4a giornata. Sull’Altopiano un altro atteso derby tra Rigoni di Asiago e Caoduro Vicenza. Vipere già in testa nei confronti stagionali dopo la vittoria in Supercoppa vs. Stefanoni e compagni.

ASIAGO, Impianto di via Cinque: ORE 20.30 DOMENICA 1 NOVEMBRE Tennis VENETO BANCA SOL - T.C. VITERBO Campionato Italiano Serie A1 Femminile - 5a giornata. Le ragazze di Luca Costalonga, scivolate al terzo posto dopo il turno di riposo, ospitano sui campi di via Monte Zebio le campionesse d’Italia in carica. Nelle file laziali anche la milanese Francesca Schiavone, numero due del tennis italiano, e la mestrina Tathiana Garbin.

RIVER CLUB: ORE 9.00

La favola del giovane valtellinese alla sua prima esperienza da professionista Dal bancone di un bar di Renate (serie D) alla chiamata del calcio che conta “A tornare indietro non ci penso proprio”

Vicenza punta a superare il record della scorsa stagione, quando 399 formazioni hanno preso il via nei campionati provinciali In partenza anche il minivolley

di Andrea Ragazzi

P

are che alla firma del suo primo contratto professionistico, per il Vicenza, l’estate scorsa, avesse quasi le lacrime agli occhi.

Poi ci ha messo poco, Davide Gavazzi, classe ’86, valtellinese di Talamona (comune di 4500 anime a 20 km da Sondrio), a scrollarsi di dosso l’emozione e ritagliarsi il ruolo di “sorpresa” della squadra di Maran. In un continuo crescendo di apprezzamenti e fiducia nei suoi confronti, il dilettante ex Como e Renate sta diventando sempre più atleta professionista, apprezzato soprattutto per la duttilità. Dote che gli ha permesso finora di giocare da trequartista, da seconda punta, da esterno nel centrocampo a 3 o a 4, a destra o a sinistra è indifferente. Tolta la maglia e gli scarpini, Davide è un ragazzo semplice e dai valori forti.

Quello che probabilmente gli ha permesso di superare indenne il salto dalla periferia al centro città del calcio.

Partiamo dalle tue radici.

Dici Valtellina e pensi bresaola e pizzoccheri. Che rapporto hai con la tua terra?

“La Valtellina è terra dura, da subito impari che se vuoi fare qualche cosa devi andare via. Le possibilità di lavoro distano un’ora e mezza, due ore di auto, non si regge a lungo da pendolari”.

E fugge anche chi insegue un sogno.

“Il mio era quello di giocare a pallone, come tanti bambini, anche se dalle mie parti sarebbe stato più naturale buttarsi sulla montagna, lo sci. Oppure sul ciclismo, come mio cugino Francesco, classe ’84, gregario alla Lampre”. (Nessuna parentela, invece, con Pierino Gavazzi, sprinter bresciano degli anni ’70 e ’80, ndr) Niente sci, dunque, né due ruote, nei sogni del piccolo Davide, ma calcio. Come inizia l’avventura?

“A pochi chilometri da Talamona, a Morbegno, c’era una scuola calcio affiliata al Milan. Io ero bravino, così il primo contatto con il calcio che conta l’ho fatto con i giovanissimi rossoneri. Allievi, Beretti e Primavera li ho fatti a Como, scivolato in D, poi due anni a Renate, stessa categoria”.

Nel frattempo, però, due brutti infortuni ti avevano tarpato le ali.

“Sì, il primo anno a Como la rottura di un crociato, mentre il primo a Renate una lesione muscolare da trauma, sul genere di quella che l’anno scorso è costata mesi di lontananza dai campi al mio compagno Di Cesare”.

Come li hai affrontati?

“Con il sostegno fondamentale della famiglia. Oltre ai miei, ho un fratello un po’ più vecchio, cui sono molto legato e che porto sempre con me quando scendo in campo. Il mio numero di maglia è il 79, il suo anno di nascita. E con

la famiglia, gli amici, che nel momento del bisogno mi hanno regalato un grande appoggio. Lontano dal campo ti prende lo sconforto, ma sapere che chi ti vuol bene non ti molla e non ti fa mollare è decisivo”.

Da peones delle trasferte quali siamo, abbiamo un’immagine in mente: BresciaVicenza è finita, esce Caracciolo (centravanti delle rondinelle) con il suo Suv, dal parcheggio del Rigamonti.

Dietro ci sei tu, a piedi, vai incontro ad alcuni amici, che sembrano usciti fuori dal bar del paese, e che ti canzonano divertiti per il tuo cronico ritardo.

“Mamma mia quanto mi hanno massacrato quel giorno, dicevano che ero stato eterno a cambiarmi…

Senza le amicizie sarei morto, loro conoscono la mia storia, tutto di me. I miei affetti (anche la moro-

sa è delle sue parti, ndr) mi danno serenità e sicurezza. Quando le cose ti girano bene è facile avere la gente intorno, ma loro c’erano anche quando non andavano”.

A Renate per mantenerti gestivi un bar, si dice lo chiudessi in tutta fretta per andare ad allenarti.

“Non esageriamo, dai! Intanto erano i miei e mio fratello a gestirlo. E poi io ci lavoravo di mattina, qualche volta capitava anche la domenica. D’altra parte quella è zona di passaggio per il turismo sciistico, d’inverno è pieno di gente che sale all’Aprica, il lavoro non mancava di sicuro. Io stavo sparando le ultime cartucce per provare ad entrare nel calcio che conta, la mia famiglia mi garantiva di poterci provare, collaborare era il minimo che potessi fare”.

Restando in tema di lavoro, di questi tempi si parla molto di posto fisso, è il tuo conterraneo Tremonti (nativo di Sondrio) ad aver lanciato l’argomento. Tu sei l’esempio di un “precario” appena baciato dalla fortuna. Come giudichi la realtà di giovani che, come te, si affacciano al mondo del lavoro senza certezze?

“Qui torniamo all’importanza della famiglia, credo che tutto dipenda da quali scelte si viene messi in condizione di fare. Io ho frequentato una scuola privata per dedicarmi al calcio: i miei mi hanno aiutato in tutti i modi ad inseguire il mio sogno e nei momenti in cui

volevo mollare erano loro a farmi tenere duro. Ma mi rendo conto di essere un privilegiato. Non tutti hanno questo supporto familiare e allora è dura, non ci si può esprimere per ciò che si è e le scelte diventano obbligate”.

Immaginiamo per un attimo che il Vicenza Calcio, o chi per esso, non fosse mai arrivato. Come sarebbe proseguita la tua vita?

“Beh, dai - sorride Davide - mio fratello un posto al bar me lo tirava fuori”.

E invece è arrivato il Lane.

Che cosa hai provato la prima volta in B, a Bergamo, contro l’Albinoleffe?

“Sorpresa, grande emozione.

Non me l’aspettavo, il mister mi ha detto che avrei giocato la sera prima o la mattina stessa, non ricordo nemmeno. Mi ha reso felice soprattutto la sua fiducia nei miei confronti, affatto scontata”.

Lunedì sera contro il Mantova è arrivata la tua prima rete in biancorosso.

“Sinceramente avrei volentieri scambiato il mio gol con i tre punti. Avrei potuto andare a segno anche nel primo tempo con un po’ più di freddezza. E comunque meritavamo di vincere”.

Questo incontro, non a caso, avviene in un bar. Le hai restituite le chiavi di quello che gestivi a Renate?

“Sì, sì, restituite, per il momento sono concentrato a far bene il calciatore, a tornare dietro il bancone non ci penso proprio”.

di Alida Pretto

E’

iniziata ufficialmente da qualche settimana la stagione sportiva 2009/10 del volley provinciale, con i campionati under 16 e under 18 che, come consuetudine, hanno aperto le danze ai primi di ottobre. Saranno otto mesi all’insegna dello sport conditi da tanto divertimento e da un pizzico di sano agonismo, nei quali la FIPAV Vicenza si augura di superare il numero record della scorsa stagione, nella quale sono scese in campo 399 squadre (65 maschili e 334 femminili) a dimostrazione della grande cultura pallavolistica della nostra provincia, seconda in Veneto solo a quella di Padova.

Anche le formazioni under 14 hanno già iniziato il loro cammino, mentre le giovanissime e i giovanissimi nati dal 1997 al 2000 cominceranno l’avventura da novembre. Per molti si tratterà dell’esordio assoluto sul campo regolamentare.

A cercare di difendere i titoli provinciali conquistati nella scorsa stagione saranno Vicenza e Schio per le categorie under 18, 16 e 14 rispettivamente femminile e maschile; mentre nell’under 13 proveranno a fare il bis e respingere la concorrenza il Grifone e il Volley Ardens.

L’attenzione maggiore, però, è come sempre puntata sull’inizio dei campionati di prima divisione, che al termine del combattutissimo ed emozionante percorso di ventidue giornate, con termine il 15 maggio, decreteranno le tre società promosse in serie D (due

VENERDI’ 6 Informazione sportiva ORLANDO PIZZOLATO Ultimo appuntamento del ciclo di incontri organizzati da Puro sport culture con il patrocinio dell’assessorato allo sport. Il vincitore della maratona di New York 1984 e 1985 parlerà di “Metodologia di allenamento nella maratona”.

ZANE’, Centro socio-culturale: ORE 20.30

Corso arbitri da metà novembre Inizierà verso la metà di novembre il corso per aspiranti arbitri federali di pallavolo, che si terrà nei locali del Comitato Provinciale FIPAV di Viale Trento a Vicenza.

Al corso possono partecipare tutti coloro che hanno compiuto i 16 anni, in possesso del diploma di licenza media di primo grado, di buona condotta morale e civile e di idonea costituzione fisica.

Chi ha la qualifica di segnapunti federale e partecipa al corso di arbitro di società che inizia lunedì, ha la possibilità di diventare aspirante arbitro federale integrando il corso con solo quattro lezioni aggiuntive.

Si ricorda, infine, che la figura di dirigente e/o atleta è perfettamente compatibile con quella di aspirante arbitro.

Al motto “Lo sport è arbitro... fischia per lo sport” il comitato invita quindi gli appassionati di pallavolo a partecipare per diventare così parte integrante di questo sport, per mettersi in gioco e per vedere il volley da una prospettiva diversa.

Per informazioni ed iscrizioni potete scrivere una mail a arbitri@fipavvicenza.it o telefonare il lunedì sera dalla ore 19.00 alle ore 21.00 alla Segreteria del comitato al 0444.291868.

flickr.com/Adi Setiawan

| Davide Gavazzi impegnato contro l’Ascoli (foto Mirco Riello-Vipress). A sinistra con la maglia del Renate

femminili e una maschile, salvo variazioni da parte del comitato regionale). Saranno dodici le squadre maschili al via, esattamente il doppio quelle femminili, divise come sempre in due gironi.

A fare da apripista saranno La Bussola Volley Cesuna e Riviera Volley, che scenderanno in campo questa sera nell’anticipo del campionato femminile, mentre per tutte le altre l’esordio è rinviato a sabato prossimo 7 novembre.

Nella stessa data inizieranno l’avventura anche le squadre iscritte alla seconda divisione (36 femminili e 14 maschili), mentre le ultime a scendere in campo saranno quelle dalla terza divisione, al via a fine novembre.

Per favorire la partecipazione ai campionati di divisione a squadre giovani, anche quest’anno il comitato provinciale ha indetto il campionato di Terza Divisione Under 20 maschile e femminile e Under 16 femminile, quest’ultimo rivolto esclusivamente alle società che hanno partecipato al campionato di categoria. Questi campionati speciali inizieranno a febbraio e consentiranno l’accesso diretto al campionato di divisione superiore.

Non bisogna poi dimenticare il settore del minivolley, trampolino di lancio per i futuri pallavolisti che avranno l’occasione di disputare nel corso della stagione dei minitornei di minipartite su minicampi con minipalloni... Tutto sarà mini, ma di certo non l’entusiasmo dei giovani aspiranti Mila e Shiro e dei genitori, che non risparmieranno incoraggiamenti e tifo. Come al solito saranno loro, gli atleti in erba, i protagonisti del finale di stagione, con la festa dedicata che farà da cornice all’assemblea conclusiva delle società.

Pallavolo RAMONDA MONTECCHIO NOVELLO VICENZA Primo derby stagionale per le Sorelle Ramonda, il terzo per la Novello Fidas che ha già perso punti con Noventa Vicentina e con S. Vito. La classifica dice Montecchio (9 punti), ma le biancorosse di Marchiaro (4) sono in crescita.

ALTE DI MONTECCHIO, PalaCollodi: ORE 18.00

www.orlandopizzolato.com

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| Francesca Schiavone

SIGGI SCHIO - GEOVILLAGE OLBIA 4a Giornata Campionato Serie A1 Maschile. Scledensi in cerca di punti salvezza contro la forte squadra sarda dell’ex promessa Daniele Bracciali.

T.C. SCHIO: ORE 9.00

SABATO 7 Calcio VICENZA - GROSSETO Campionato Serie B 13a giornata STADIO MENTI: ORE 15.30

Calcio VALDAGNO - ARZIGNANO Si attende il pubblico delle grandi occasioni allo Stadio Dei Fiori per la partita di richiamo del campionato di Eccellenza.

Nello stesso girone a Cavazzale si affrontano in contemporanea Cavazzale e Marano.

VALDAGNO: ORE 14.30

DOMENICA 8 Rugby RANGERS VICENZA - MONSTER RUGBY I ragazzi di Crestani e Cipriani dopo il riposo cercano il riscatto sull’erba di via S. Antonino contro la formazione di Piazzola sul Brenta.

CAMPO A.GOBBATO: ORE 14.30

Calcio SOVIZZO - MONTECCHIO S.P. Altro derby tra i più sentiti della provincia, quello della girone B di Prima Categoria. Le due squadre neroverdi sono separate da pochi chilometri e da un solo punto in classifica.

SOVIZZO: ORE 14.30

Volley femminile MINETTI BPVI - CARIPARMA Campionato Serie A2 - 5a giornata. Banco di prova impegnativo per Pacca e compagne: arriva il Parma delle ex Santini e Conti e della mancata biancorossa Natalia Brussa. Un test che dirà di più sulle potenzialità della truppa di Marasciulo.

PALAREWATT: ORE 18.00

Basket FAMILA SCHIO - NAPOLI VOMERO Campionato Italiano Serie A1 Femminile - 4a giornata.

SCHIO, PalaCampagnola: ORE 18.00

| Orlando Pizzolato

distribuzione

Diventa quotidiano www.vicenzapiu.com

VicenzaPiù è in edicola il sabato, consultabile sul sito: www.vicenzapiu.com la domenica, e successivamente in distribuzione nei seguenti punti:

CENTRO STORICO STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale Milano, 104 STAZIONE FTV Viale Milano, 138 STAZIONE FERROVIARIA LIBRERIA MONDADORI presso Stazione Ferroviaria LIBRERIA MONDADORI Piazza delle Erbe, 9/A PASTICCERIA “ALBERTONI” Via Paolo Lioy, 32 BAR “CAFFÈ COMMERCIO” Piazza Biade, 22 BAR “MON PLEN” Contrà Santa Barbara, 21

169 del31 ottobre 2009 pag22

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“BAR ITALIA” Galleria Pozzo Rosso, 19 BAR “VICENZA” Corso Palladio BAR “BORSA” Piazza dei Signori COMUNE- PALAZZO TRISSINO Corso Palladio, 98 BAR “GARIBALDI” Contrà Cavour, 7 RISTORANTE “DAI NODARI” Contrà Do Rode, 20 BAR/PASTICCERIA “SORARÙ” Piazzetta Palladio, 17 BAR “ILLY” Contrà Muscherie BAR “CAFFÈ ROMA” Corso Fogazzaro BAR/RISTORANTE “IRIS” Corso Fogazzaro, 33 BAR “SAN LORENZO” Corso Fogazzaro, 62

PASTICCERIA “RUDATIS” Contrà Santa Barbara, 29

PROVINCIA - PALAZZO NIEVO Contrà Gazzolle, 1

BAR “TAZZA D’ORO” Corso Palladio, 153

BAR “PEGASUS” Piazza Matteotti, 8

BAR “NAZIONALE” Galleria Porti, 7

BAR “BARASTRA” Contrà Barche, 14

BAR “MAGAZZINO DEL CAFFÈ” Contrà Manin

UNIVERSITÀ Contrà Barche, 57

BAR “ALLE 2 COLONNE” Piazza dei Signori RISTORANTE “MALVASIA” Contrà delle Morette, 9 LIBRERIA GALLA LIBRARSI Contrà delle Morette BAR “OVO SODO” Contrà Pescherie Vecchie, 16

SEDE AIM Contrà Pedemuro San Biagio BAR/PASTICCERIA “FOGAZZARO” Corso Fogazzaro

PASTICCERIA “ALIANI” Corso Fogazzaro, 163

BAR “SCRIGNI” Piazzale De Gasperi, 8

BAR “MINERVA” Contrà Santa Corona, 11 PASTICCERIA “VENEZIA” Contrà Pescheria, 4

BAR “SUSANNA” Via Calvi, 18

NEGOZIO “FORMAGGI TIPICI” Riviera Berica

CENTRO COMMERCIALE PALLADIO Strada Padana verso Padova

ZONA EST E NORD

ZONA OVEST

BAR “CAPRICE” Galleria ParcoCittà

FONTANA Strada Pasubio, 17

BAR “TORRIONE” Porta Castello, 3

STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale Trieste

“PASTICCERIA SOLE”

BAR “CASTELLO” Piazza Castello

BAR “PALAZZETTO” Via Anconetta, 46

SEDE CISL Contrà Cabianca, 20

PASTICCERIA “ARTIGIANA” Via Medici, 69

LIBRERIA GALLA Corso Palladio 11

BAR “PIGAFETTA” Contrà Pescaria PASTICCERIA “BOLZANI” Corso Padova, 146 PASTICCERIA “GAMBARATO” Contrà Porta Padova, 105

MACELLERIA “ZANELLATO” via Medici, 50 STAZIONE DI SERVIZIO Q8 via Medici PALESTRA INJOY Strada Marosticana, 24

BAR “IV NOVEMBRE” Via IV Novembre, 79

EQUOBAR Strada Marosticana, 350

BAR “BAR DEGLI ANGELI” Via IV Novembre

STAZIONE DI SERVIZIO TOTAL Viale della pace

ZONA SUD

PASTICCERIA “VIALE DELLA PACE” Viale della Pace, 106

BAR “BAR CLASSICO” Via Giaretta, 21

TRIBUNALE Contrà Santa Corona

PASTICCERIA “GALLA” Riviera Berica, 84

RISTORANTE “2 FOGHER” Strada Pasubio, 2

SOCIETA’ GENERALE MUTUO SOCCORSO Corso Palladio, 186

PASTICCERIA “SAN FRANCESCO”

Tel: 0444 - 923362; mail: info@manymedia.it

BAR/RISTORANTE “BOCCALETTO” Via Trieste, 81

PASTICCERIA “LA VICENTINA” Corso San Felice e Fortunato

BAR “LOSS BAR” Via Prandina, 1

LIBRERIA TRAVERSO Corso Palladio, 172

Editoria, comunicazione uffici stampa e marketing

“BOUTIQUE DEL PANE! Corso Fogazzaro, 142

BAR “CHIERICATI” Corso Palladio

BAR “MERCATO” Contrà Pescherie Vecchie, 25

LIBRERIA GIUNTI Corso Palladio, 186

distribuzione

FIDAS Via Baracca, 204 PASTICCERIA “VACCARI” Via Vaccari, 85 SEDE CGIL Via Vaccari, 128 STAZIONE DI SERVIZIO API Via Fusinato BAR/GELATERIA MONTE BERICO Via X Giugno, 84

BAR “DOLCE VITA” Strada Cà Balbi, 236 PASTICCERIA “TOMMINI” Strada Cà Balbi, 313 BAR “AVVENIRE” via Nicolò Vicentino, 60

BAR “BABILONIA” Via Pecori Giraldi, 30 PASTICCERIA “VERONA” Via Legione Antonini CINEMA PRIMAVERA Via Ozanam, 11 BAR “CILLYLOUNGECAFFÈ” Via Btg. Val Leogra, 80 CENTRO SPORT PALLADIO Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 29 UIL Via Quasimodo, 47

Il tratto principale del mio carattere Forse il dinamismo, ma lo lascerei dire agli altri

La qualità che preferisco in un uomo L’allure, l’onestà intellettuale La qualità che preferisco in una donna La purezza, l’indipendente eleganza di una femminilità non ostentata e il saper essere un po’ autoironica Quel che apprezzo di più nei miei amici Il loro essere così diversi l’uno dall’altro Il mio principale difetto So essere raramente spensierato La mia occupazione preferita Molte e svariate, dipende dalle stagioni (suonare, andare al mare, vagare in moto in campagna, cucinare...)

Il mio sogno di felicità Vivere al mare, in un Mulino Bianco che non esiste, con qualche variante avventurosa in più

“RISTORANTINO GRAN CAFFÈ” Via Enrico Fermi

Quel che vorrei essere Quello che sono, più spensierato

BAR “SARTEA” Corso San Felice, CENTRO COMMERCIALE AUCHAN

LA BOTTEGA ARTIGIANA DEL PANE Via Zugliano, 49

PASTICCERIA “LA ROCCA” Corso San Felice, 255

BAR “MERY’S BAR” Galleria Tiziano, 22

SCUOLA ARTE E MESTIERI Via Rossini, 60

CENTRO ANZIANI “LA RONDINE” Via Calvi,

CSMR Via Vicenza, 204 - Altavilla

nome e cognome Simone Ariot età 29 (30 a Natale) luogo di nascita Arzignano titolo di studio Laurea in lettere, qualche corso e master post lauream professione Insegnante di lettere al Liceo Quadri, copywriter, ideatore e organizzatore di eventi segni particolari Un po’ troppi interessi e il tempo per gestirli non basta. Amo le cose vecchie (auto, moto, mobili, film, …). Suono due strumenti e pratico quattro sport. Sono stato il più giovane insegnante d’’Italia

Ariot

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia Perdere l’autonomia (in tutti i sensi)

BAR “MONTECARLO” Via Verona, 78

numero

Simone

BAR “CIRKUS” Via Enrico Fermi, 347

STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale San Lazzaro, 106

169 del31 ottobre 2009 pag23

botta&risposta

Il paese dove vorrei vivere Carloforte, una piccola isola sarda Il piatto a cui non so rinunciare Molti, il pesce in generale e (almeno in questo preciso istante) la farinata ligure I miei libri della vita Divina Commedia, Promessi sposi, De Brevitate Vitae, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, molto Verne, Jack Frusciante è uscito dal gruppo (da adolescente), molti classici in generale I miei poeti preferiti Ungaretti, Rimbaud, Montale, Dante, Leopardi, Belli, Catullo I musicisti che mi piacciono di più Ben Harper, Jack Johnson, Nine Simone, João Gilberto, Gianmaria Testa, Maroon 5, Chopin, Bach, Einaudi

I miei pittori preferiti E. Hopper, Mondrian, Modigliani, Persano I miei film preferiti Mediterraneo, Marrakech Express, Il grande freddo, I Goonies, il postino, Seven Quel che detesto più di tutto Gli arricchiti e l’arroganza strafottente Il personaggio storico più ammirato Ottaviano Augusto e quello più disprezzato forse Bush

Il dono di natura che vorrei avere Saper disegnare molto bene Come vorrei morire Sereno e con la certezza di aver lasciato qualcosa a qualcuno

Laboratorio di assistenza tecnica Server e sistemi di rete Pc assemblati e delle migliori marche

Stato attuale del mio animo Stressato e stupito che a qualcuno possa interessare qualcosa di me Il mio prossimo impegno nella vita Magari averne uno solo. Oggi (31/10) la realizzazione del The day III senza impicci Il mio credo politico o ideale Liberale progressista, senza bisogno di localizzazione a destra o sinistra Cosa mi piace e cosa non mi piace di Vicenza Amo la dimensione umana, alcuni piccoli esercizi storici, le colline e quel po’ che rimane della campagna. Odio i capannoni e la carenza di parcheggi e il poco spazio che si lascia alle nuove iniziative, alla cultura Cosa mi piace e cosa non mi piace dei vicentini Mi piace la loro concreta propensione all’obiettivo, la consapevolezza dell’essere provinciali, non mi piace l’ostentazione dell’ignoranza, l’incapacità di aprirsi al nuovo e il pensare che ruoti tutto intorno a un capannone Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza Quelle commesse per amore e per trovare se stessi Il mio motto Siate realisti, chiedete l’impossibile (Camus/Che Guevara)

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