VicenzaPiù n.108, 14 giugno 2008

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Direttore editoriale Giovanni Coviello

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona

Anno 3 - Numero 108 - Sabato 14 giugno 2008

Coop nere

Povertà allo scoperto di Giovanni Coviello

L’aria che si respira in giro non è certo delle migliori, e non mi riferisco alla polveri sottili, ma al peggioramento generale della situazione economica. Quello che ormai appare chiaro a tutti - e non solo a chi magari veniva tacciato di essere una Cassandra - è che “a vivere in condizioni di estremo disagio sono spesso gli appartenenti agli ex ceti medi: operai, pensionati o genitori senza coniuge. Che nei casi più estremi sono passati dall’ufficio alla strada”. (continua a pagina 5)

Giustizia in crisi

Il ricorso alle cooperative è sempre più diffuso.

Ma spesso nasconde il rischio di sfruttamento del lavoro nero e immigrazione clandestina.

L’analisi dei sindacati e le denunce dei lavoratori: “Abbiamo paura”

di Francesco di Bartolo

Il Tribunale per i minorenni di Venezia rischia la paralisi: al secondo posto in Italia per mole di attività, nella classifica delle risorse umane e finanziarie però precipita a uno sconfortante ultimo posto. Con una decisione clamorosa, la presidente Adalgisa Fraccon ha disposto che le nuove domande di adozione nazionale e internazionale da questo mese e fino alla fine di agosto verranno accantonate. Proprio così: lasciate lì, ferme. E’ solo un esempio dello stato di sfascio in cui versa la giustizia italiana.

da pagina 8

Bottene: “Variati, niente scherzi”

a pagina 4

Fiera, sorpresa: gli orafi in comitato

a pagina 5

Giustizia, tribunale in eterno collasso

Caccia al mistero, Vicenza capitale dei giochi di ruolo

da pagina 6

da pagina 16

tutte le partite del vicenza calcio in diretta

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(continua a pagina 7)

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lettere

Lettera aperta a Variati da Cattaneo (Sì Dal Molin): “Il referendum? Si faccia. Ma alziamo il quorum” Il quesito ipotizzato? “Sintassi borbonica vetero-democristiana”

Cattaneo: “Zona 4 cenerentola.

Dal Molin, si confondono i cittadini” Caro Signor Sindaco, permetta di rivolgermi direttamente a Lei come, d’altra parte, Lei stesso ha più volte detto in campagna elettorale, tanto che qualche nostro amico ha sostenuto che Lei assumesse, a volte, l’atteggiamento pastorale: lasciate che i fanciulli vengano a me.

Noi non siamo proprio dei fanciulli ma comunque vogliamo, se possibile, venire a Lei con i nostri pensieri e, perché no, con le Sue pro-

messe. Quelle stesse che ha fatto a tanti cittadini della nostra zona, quella che un tempo nemmeno tanto lontano, si chiamava Circoscrizione n.4: ad esempio stiamo aspettando che salti fuori dal cappello a cilindro il coniglio che risolve i problemi del prolungamento di via Aldo Moro. Vi sono ben due comitati interessati a questo, naturalmente con ipotesi diverse tra loro, ma spetta proprio a Lei decidere quale delle due ipotesi sarà accet-

Il gazebo informativo del comitato Sì Dal Molin

Fatti, personaggi e vita vicentina www.vicenzapiu.com info@vicenzapiu.com Direttore Editoriale GIOVANNI COVIELLO direttore@vicenzapiu.com Direttore Responsabile GIAMPAOLO ZORZO Editori PIÙ MEDIA SRL Corso Padova, 12 – Vicenza amministrazione@piu-media.com & EDIZIONI LOCALI SRL via Nizza, 8 – Verona Redazione di Vicenza Corso Padova, 12 Vicenza tel. 0444 923362 - 922766 Fax 0444 926780 redazione@vicenzapiu.com Redazione LUCA MATTEAZZI l.matteazzi@vicenzapiu.com ALESSIO MANNINO a.mannino@vicenzapiu.com Redazione sportiva TOMMASO QUAGGIO t.quaggio@vicenzapiu.com PAOLO MUTTERLE p.mutterle@vicenzapiu.com

Collaborano: ANDREA ALBA ANDREA BASSO DANIELE BINAGHI MARTA CARDINI FRANCESCO CAVALLARO FEDERICA CEOLATO GIULIANO CORÀ STEFANO FERRIO GIOVANNI MAGALOTTI Opinionisti: ALBERTO BELLONI FRANCESCO DI BARTOLO MATTEO RINALDI Redazione di Verona Via Nizza, 8 Pubblicità Corso Padova, 12 – Vicenza tel. 0444 923362 – 922766 Fax 0444 926780 info@piu-media.com Stampa Stampato da Pentagraph Srl via Tavagnacco, 61 33100 Udine Autorizzazione Tribunale di Treviso n. 1132 supplemento di Treviso Sette del 14 giugno 2008

Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al Registro Nazionale della stampa n.8857 del 15-12-2000

tata, e forse Lei ne troverà una terza che metterà pace tra le due o scatenerà una guerra. Poi vi sono i marciapiedi, anzi non ci sono, a Saviabona, la riqualificazione dell’intera area urbanistica, ed ancora la sistemazione della viabilità all’Anconetta.

Le periferie, si sa, sono periferie, cioè si trovano distanti da Piazza dei Signori, ma anche lì vi abitano cittadini vicentini con pari (almeno lo si spera) diritti di quanti abitano in Corso Palladio, che poi son proprio pochini.

Se guardiamo a Parco Città son dolori, un mucchio di Il progetto di una delle casematte Usa per la nuova base al Dal Molin montagnole e poi…?

Già che ci siamo lo facciamo l’area del Dal Molin previa centi elezioni per la sua poo no questo benes d e m a n i z z a z i o - sizione contro la costruzione detto referendum ne...” mi sembra delle nuova Base Americana sul Dal Molin, ma una “perla” che a Vicenza. In qualsiasi parte senza sotterfugi e La questione ha sfoderato in della nostra Città non solo bizantinismi, sen- vera: questa doman- nella zona del Dal Molin . za mettere limiti da tutte le sue Noi non abbiamo nessuna se i vicentini capacità vetero- preclusione nei suoi conal quorum: perché solo 35.000 sono d e m o c r i s t i a n e fronti ma vogliamo chiarezmila? Perché non antiamericani utilizzando una za, perché il tema Dal Molin a 50.000, magari oppure no sintassi borbo- è importante. E lei lo sa. a 80.000 vicennica per cercare tini chiediamo di confondere Roberto Cattaneo papale papale di quei cittadini che portavoce comitato Sì Dal Molin dire SI o dire NO alla Base l’hanno sostenuto nelle reconsigliere provinciale PdL Americana, non ad un a qualsiasi trasformazione urbanistica che sarebbe poi un marchingegno per non far vincere, o perdere nessuno sulla questione vera, quella che farebbe sapere, una di Artini Roberto & C. s.a.s. volta per tutte, se i vicentini sono antiamericani oppure TELEFAX - FOTOCOPIATORI no.

ATTREZZATURE PER UFFICIO Perché Signor Sindaco la verità sta proprio in questo: concessionario esclusivo mentre magari Lei desidera ricercare una soluzione tecnica al problema, una soluzione che veda la possibilità di spostare la base da una parte all’altra della città, per gli amici del No Dal Molin, dalla signora Bottene ai signori Pavin, Albera, Jackson, questo è del tutto insufficiente: loro vogliono che tutti, ma proprio tutti gli americani se ne vadano da Vicenza e dall’Italia.

Sono per la pace totale. Magari sotto le bandiere dell’Islam. via Lago Maggiore, 2 Chiedere infatti ai vicentini 36077 TAVERNELLE DI ALTAVILLA VICENTINA (VI) se l’Amministrazione CoTel. 0444.371531 0444.334027 - Fax 0444.370922 munale “deve attivarsi per www.copymac.it - E-mail: info@copymac.it provvedere all’acquisto del-

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fatti&notizie La Bottene (No Dal Molin) spera nella consultazione Ma ancor più nella determinazione dei contrari: “Andremo fino in fondo”

Vicentini, non ci sono solo gli schei E a Variati: “Niente giochetti” DI ALESSIO MANNINO

La delibera contro la Ederle 2 ormai è sul tavolo. Ma come finirà la questione Dal Molin, questo è tutto da vedere.

Il Presidio, con la voce della neo-consigliera Cinzia Bottene, continua a dar credito ad Achille Variati. Ma con un avvertimento: se dovesse lavarsene le mani, si aprirebbe “una stagione difficile”.

Asse Roma-Washington Il pericolo che incombe sul percorso ideato dal nuovo sindaco per mettere i bastoni fra le ruote agli Americani è infatti l’inefficacia. Un ordine del giorno contrario a quello del 26 ottobre 2006 che diede parere positivo all’insediamento, la richiesta di moratoria dei lavori, una consultazione simil-referendaria da tenersi a ottobre: il programma ipotizzato nella delibera variatiana soddisfa, almeno sulla carta, i No Dal Molin. “Siamo d’accordo sull’impianto della proposta, anche se ci sono cose che vanno perfezionate”, spiega la Bottene, cucendosi però la bocca su quali siano queste ‘cose’. Basterà una delibera consiliare per dare il segnale di stop al Congresso Usa e al governo italiano? “La forza di un atto simile è notevole, una delibera è un atto importantissimo”. Resta il forte dubbio che dopo due anni e un iter inoltratosi ormai fino all’aggiudicamento

dell’appalto edilizio, non sia sufficiente a far tornare indietro la macchina italo-statunitense. “Bisogna vedere se intendono rispettare la volontà di una città, se non lo facessero sarebbe un sopruso, un’ingiustizia”. Il richiamo, quindi, è etico ancora prima che politico.

Il possibile neo-commissario governativo per il Dal Molin, Mauro Fabris (passato al centrodestra anche se disarcionato dalle liste del Pdl), ha dichiarato che una consultazione aveva senso due anni fa, mentre ora è tardi. Sostenendo che si tratti di un escamotage con cui Variati si sia assicurata la vittoria al ballottaggio. La Bottene si scalda: “Innanzitutto direi a Fabris che due anni fa non ci è stato permesso di fare il referendum, negando ai cittadini la possibilità di esprimersi. Non solo, anche i documenti ci sono stati negati. A tutt’oggi in Comune non esiste nemmeno un progetto della base sul lato ovest regolarmente depositato. Se lo tenevano a casa, forse. Quindi Fabris sarebbe meglio dicesse queste cose all’amministrazione precedente, che non ha voluto far esercitare un diritto democratico”.

Il Sindaco deve dimostrare la sua indipendenza dal Pd

Quale quorum?

Un diritto che Variati vorrebbe legare a un quorum di 35 mila voti. “Non sono d’accordo. Prima di tutto il quorum non è richiesto dal regolamento. E poi in democrazia è chi va a votare che decide, chi non va a votare non dice sì, semplicemente non si esprime”. Ma la Bottene va oltre: “Io dico che in questi due anni la città si è già espressa: con le manifestazioni prima e col cambio della maggioranza in Comune ora, visto che la posizione di Variati sul Dal Molin non è ambigua”. Certo

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che un sondaggio formato lettera non è il massimo della forza politica… “Ci saranno modalità che prevedono i seggi, vedrete.

Le cose si devono fare seriamente”.

Contro il Pd Sempre per la serietà (e chiarezza): come si colloca Cinzia Bottene nell’aula consiliare? Opposizione, fiancheggiamento…?

“Formalmente faccio parte della minoranza, ma non ho niente a che spartire con la minoranza di centrodestra, ovviamente.

Sono in una sorta di neutralità. Mi ritengo cioè libera di votare di volta in volta secondo le idee che rappresento, senza direttive, lacci o lacciuoli”. Lacci che invece legano la maggioranza consiliare di Achille al Partito Democratico, di cui il sindaco è uno dei massimi esponenti regionali. E le cooperative emiliano-romagnole vicine al Pd si sono cuccate l’appalto della base.

“Noi l’avevamo sempre detto che sarebbe andato alle coop”, replica la Bottene, “e questa è la conferma degli interessi economici del Pd. La Cmc di Ravenna e la Ccc di Bologna, d’altronde, ci hanno detto candidamente che loro sono imprese, che non gliene frega niente della carta etica e che devono fare profitto”. Ma allora Variati e il Pd vicentino quanto dovranno spingersi per essere coerenti con l’impegno preso con la città? Dovranno buttare la tessera alle ortiche? “In campagna elettorale Variati ha promesso di essere il sindaco dei vicentini, non del Pd. Dovrà dimostrare la sua indipendenza dal partito. Posso dire quello che farei io: andrei fino in fondo, senza nessun altro padrone che la mia città”.

Ostruzionismo Certo che la strada indicata nella delibera deve affrontare la strettoia di tempi militarizzati: dal 1° luglio le chiavi del Dal Molin saranno nelle mani degli Usa, e in estate i lavori potrebbero cominciare in barba alla consultazione. Ma perché Variati, fra le opzioni possibili, non mette in conto di praticare quella più a portata di mano ma anche dai sicuri effetti immediati, cioè l’ostruzionismo? “Come proibire l’accesso dei mezzi pesanti alle strade adiacenti all’area, certo. Per far questo il sindaco potrebbe far valere la sua responsabilità per la salute dei cittadini, visto l’impatto della base ad esempio sulla falda acquifera”. Ma lui l’ostruzionismo non l’ha mai preso in considerazione. “E’ vero, non ne ha mai parlato. Ci vuole la volontà. Noi lo abbiamo chiesto, vedremo”.

Cattaneo e Giometto Intanto su questo più o meno probabile ‘referendum’ le armi del Sì e del No tornano a sparare cannonate polemiche. “Il portavoce del Sì Roberto Cattaneo invita all’astensione? E’ vergognoso che qualcuno inviti a rinunciare a un diritto di democrazia. Sarà che in due anni il No ha avuto decine di occasioni per dimostrare di essere maggioritario in città, mentre il Sì sarebbe ora che mostrasse i suoi numeri, invece di un Cattaneo che seduto in

Cinzia Bottene poltrona ogni tanto manda un comunicato”. E vai con la bordata: “L’unica volta che hanno combinato qualcosa è stato quando hanno attraversato per qualche ora le strisce pedonali davanti alle Ederle, ed erano 70 dipendenti della caserma. L’onere della prova andrebbe rovesciato, prima di parlare”.

Quanto all’ultimo arrivato nella schiera dei favorevoli, ossia Giometto (che da questo giornale aveva definito la Bottene una “casalinga isterica”), la pasionaria no base lo liquida così: “Di solito quando le persone vanno in pensione si dedicano ai viaggi o alla cultura. Giometto invece ha deciso di alimentare il folclore. Lo fa, lo ha detto lui stesso, per difendere interessi personali, visto che la figlia lavora come dirigente alla Ederle, è sposata con un americano e sua nipote è cittadina americana. Io ho molte cose serie di cui occuparmi, e fra queste non rientra il signor Giometto, che con offese e insulti dimostra totale mancanza di argomentazioni”.

non ci sia”. Vaglielo a spiegare al centrodestra, ma anche al rappresentante dei parlamentari veneti del Pd, Massimo Calearo. “Con Calearo non abbiamo proprio niente da dirci. E non mi si venga a dire che siamo comunisti, per piacere. Io comunista non lo sono mai stata in vita mia”.

Ma nella chiacchiere da bar rimangono le dimostrazioni fatte dai ragazzi vicini ai centri sociali… “Il nostro è un movimento variegato, è noto. Decine di sacerdoti ci appoggiano: comunisti anche loro? Ma poi abbiamo contestato tutti: Berlusconi, Prodi, Rutelli, Veltroni, anche la Cosa Rossa alla loro costituente a Roma”. Però appoggiando Variati uno potrebbe dire che vi siete legati al centrosinistra. “Ma quale centrosinistra? Dov’è il centrosinistra? Il Pd non è centrosinistra. E’ come il Pdl ma manca una ‘elle’. A Roma l’opposizione è una fotocopia della maggioranza”. In effetti, Veltroni è favorevole al Dal Molin Usa.

sono tali solo per antiamericanismo (“i xe tuti comunisti”). “Chi la pensa così lo fa perché manca l’informazione. Non esistono acquirenti Usa nei negozi vicentini, lo abbiamo anche dimostrato con un sondaggio. Il 41% delle spese delle basi americane le paghiamo noi cittadini italiani. La tangenziale nord che doveva essere un regalo degli americani costerà 500 milioni che pagheremo sempre noi. E poi gli allacciamenti, le fognature. I consumi verranno pagati ad Aim a cifre irrisorie. Salterà la pista, l’aeroclub, il rugby non sa dove andare, per non dire dell’inquinamento della falda, il cui pericolo venne scongiurato sessant’anni fa proprio costruendovi la pista. In più l’appalto alle coop dimostra come l’indotto

c’è un grandissimo senso di comunità. Purtroppo i vicentini – e i veneti – hanno sviluppato un’altra cultura: quella del business. Ragionano col portafoglio. Invece i soldi non sono tutto, ci sono valori più importanti.

Ma poi qui i soldi nemmeno ci sono, perché non c’è ritorno economico!”, sbotta. La Bottene si dice “non pessimista: più passa il tempo, e più la gente è determinata. E se non dovesse essere tenuto in conto il referendum, che noi vinceremo, continueremo a esserci. Anzi, si apriranno problemi maggiori. E sarà con questi che dovrà fare i conti Variati. Se dovesse dire: io ho fatto tutto il possibile, e se ne lavasse le mani, si aprirebbe una stagione molto, molto difficile”. Il sindaco del Pd è avvertito.

Abbiamo Valori contestato In definitiva, chiediamo alla battagliera Cinzia, i tutti.

Informare vicentini hanno le palle Il centroPerò Giometto qualche per fare come i valsusini, o firma la raccoglie. E in sinistra? come i campani di Chiaiacittà i favorevoli sono con- Una no? O sono i soliti pecorovinti che il raddoppio Usa fotocopia del ni amanti del quieto viveporterà schei, difenderà “Sono realtà diverse. centrodestra re?

Vicenza, e che i contrari In Val Susa e a Chiaiano

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fatti&notizie Nasce un comitato tra le aziende clienti della Spa, che vogliono far sentire la loro voce sulle prossime scelte. “Recuperiamo il dialogo con il territorio”

Fiera, mossa a sorpresa degli orafi: “Un comitato per farci sentire” DI LUCA MATTEAZZI

Sulla Fiera gli orafi escono allo scoperto. E dopo le polemiche e il dibattito che sono seguiti a Charm, l’edizione di maggio della tradizionale fiera del settore, decidono di muoversi in prima persona per tornare a far sentire la loro voce sulle decisioni della spa di viale dell’Oreficeria. La novità è che sono stati avviati i contatti per creare un comitato in cui dovrebbero riunirsi una buona parte delle aziende del settore, una sorta di comitato clienti che si muove al di fuori delle varie associazioni di categoria per dare suggerimenti e consigli. E per cercare di risolvere alcuni dei problemi nati con il nuovo corso lanciato dall’ex amministratore delegato Maurizio Castro.

proprie azioni. La prospettiva, che aveva preso quota dopo le dichiarazioni del presidente Schneck sulla volontà della Provincia di fare cassa cedendo alcune partecipazioni azionarie, è però stata stoppata da un’intervista del presidente della Fiera: dalle pagine di “Milano Finanza” Dino Menarin ha infatti annunciato l’intenzione di procedere alla fusione tra Fiera spa e Immobiliare Fiera, anche per rendere più difficili eventuali scalate.

Il comitato Tutto finito, dunque?

Nient’affatto. Il 28 maggio gli imprenditori che si erano trovati per valutare la fattibilità di un ipotetico acquisto hanno deciso di seguire un’altra strada, cogliendo al volo un suggerimento messo sul piatto da Marilisa Zen, presidente della Federorafi vicentina: “Stiamo lavorando per creare un comitato dei clienti italiani della Fiera, un comitato che vuole diventare un interlocutore serio e autorevole con cui discutere le scelte strategiche della Fiera”, spiega Gabriella Centomo, l’imprenditrice che si è fatta carico di portare avanti l’iniziativa. Iniziativa che, è bene precisarlo, si muove in modo indipendente rispetto a qualsiasi associazione di categoria, sebbene la stessa Centomo sia all’interno di Federorafi . In pratica si tratta di costituire

“Vogliamo essere un interlocutore serio e autorevole con cui discutere”

Il retroscena La decisione è stata maturata in una riunione della fine di maggio, in cui una cinquantina di aziende si erano trovate per discutere in realtà di un’altra prospettiva: da mesi, infatti, tra addetti ai lavori si discuteva di una possibile cordata di orafi in grado, con il sostegno di qualche banca, di acquistare una quota della Fiera spa. Magari anche una quota maggioritaria se, oltre alla provincia, anche Comune e Camera di commercio avessero preso in considerazione la possibilità di cedere tutte o parte delle

un gruppo di aziende non solo vicentine (al progetto si stanno interessando anche gli altri distretti nazionali dell’oro e dei gioielli, Arezzo e Valenza su tutti) che vorrebbero riaprire il dialogo con i vertici della spa: per correggere le incomprensioni che hanno dato il via alle proteste degli ultimi mesi, ma anche per essere protagonisti attivi delle decisioni che interesseranno il futuro della Fiera.

“Non è un’iniziativa contro qualcuno, anche se so già che cercheranno di dipingerla così – spiega ancora la Centomo -. è un’idea nata per valorizzare il nostro lavoro e il nostro settore. E anche la Fiera di Vicenza, perché se è vero che ci sono aziende che stanno pensando di andarsene da qui, è altrettanto vero che ce ne sono molte che invece vogliono continuare a lavorare con la Fiera, che ha ancora un grande appeal ed è ancora considerata un simbolo del made in Italy. Noi vogliamo riprendere in modo costruttivo quel dialogo che negli ultimi tempi forse si è un po’ interrotto, rafforzare il legame con il territorio, riprendere il filo di un discorso che negli ultimi tempi è stato un po’ lasciato da parte”.

Gli obiettivi Nessuna polemica dunque, anche se non è difficile leggere dietro la mossa degli orafi i riflessi delle proteste degli ultimi tempi. Dal malcontento per il nuovo corso avviato con trasformazione in spa (rassegne con nomi in inglese senza alcun riferimento alla città, eventi programmati lontano da Vicenza), alla delusione per il mancato coinvolgimen-

to nelle decisioni di una categoria che, da sola, assicura alla fiera buona parte del fatturato (23 milioni su 28). “Se le categorie hanno scelto come loro rappresentante all’interno del cda il presidente della Coldiretti, che è una persona perbene ma che non conosce di certo il nostro settore, vuol dire che qualcosa probabilmente non funziona”, riconosce la Centomo.

Ecco allora la decisione di muoversi in prima persona. Magari cercando una sponda nella nuova amministrazione comunale, con cui ci sono già stati alcuni contatti. “Ci sono due assessori come Ruggeri e Giglioli che hanno competenza e conoscenza del tessuto imprenditoriale vicentino e dei suoi equilibri – aggiunge

la Centomo -. Spero che sappiano volare alto e che sappiano rapportarsi con il mondo imprenditoriale anche senza filtri”.

E il progetto di acquisto della proprietà della spa? Per ora rimane in stand-by, ma non è accantonato. “Aspettiamo di capire che cosa si vuole fare – conclude la Centomo -. a noi gli immobili non interessano, e se quindi c’è davvero la volontà di fare la fusione tra Fiera e Immobiliare non ne parliamo più. Se invece non sarà così, allora se ne può ragionare”.

Nel giro di qualche settimana il comitato dovrebbe essere costituito e pronto a far sentire la propria voce. Intanto si aspetta la reazione da parte dei vertici della Fiera e delle istituzioni coinvolte.

Povertà e sicurezza, il vero antidoto è il lavoro segue dalla prima Lo scrive, su La Repubblica di mercoledì 11 giugno, l’inviato a Schio Giampaolo Visetti che, nell’attacco dell’articolo, mette a fuoco anche un’altra verità non più nascondibile: “ Nel cuore di una delle aree più ricche del Paese torna l’allarme povertà. In Veneto l’indice di disuguaglianza tra chi ha poco e chi molto è il più alto del continente”, annota. E subito dopo 3 pagine fotografano un dramma a cui i veneti e i vicentini non erano più preparati, dopo aver superato da decenni un passato di privazioni.

Dati, considerazioni e dichiarazioni descrivono la “frana in movimento”. Una su tutte è quella di don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas diocesana, che denuncia: “Se anche il Veneto comincia a non farcela più a stare dentro significa che l’Italia ha rinunciato ad affrontare la sua emergenza più drammatica”. Ma quello che ancor di

più dovrebbe far riflettere (drammaticamente e responsabilmente) è che se prima i pasti della carità erano serviti a “immigrati, barboni, prostitute e drogati” ora “le ronde della Lega”, che “controllano chi entra e chi esce (dalle mense dei poveri, n.d.r.) e distribuiscono volantini con scritto ‘Via la feccia e i fannulloni’, scoprono che la ‘feccia’ è sempre più ‘padana’, sempre più ‘normale’, sempre più ‘occupata’”.

Solo che oggi anche chi è occupato con lo stipendio normale non ce la fa più, e peggio ancora va per i separati, che ai costi personali devono aggiungere quelli ‘accessori’ di assegni familiari e quant’altro. Per cui a breve i matrimoni verranno tenuti in piedi dall’impossibilità di sostenere i costi della separazione molto più che dai richiami della Chiesa su sacralità e indissolubilità. Dramma nel dramma, come rivela Giampaolo Visetti sottolineando un’altra verità sotto gli occhi di tutti, anche da noi “la povertà è una colpa, una malattia, una

vergogna. Chi si macchia di questo reato deve nascondere il suo sigillo. O fuggire”.

Il grave è che sulla povertà speculano, arricchendosi, in tanti. Come certe agenzie interinali, grazie al lavoro e allo sfruttamento di chi ne ha bisogno con costi e condizioni al di là della legalità, o come certe pseudocooperative, come anche noi documentiamo all’interno. O ancora come certe cosiddette finanziarie dai prestiti apparentemente facili, in realtà spesso fasulli o usurai; finanziarie che, però, non fanno peggio eticamente di molte banche che, gestendo il credito a privati e a piccole e medie aziende con sempre maggiori difficoltà e a condizioni sempre più pesanti, alimentano un circolo che non fa altro che peggiorare la situazione. Lo fanno dando sempre più soldi a chi già ne ha (magari per pure speculazioni finanziare, che poi a livello macroeconomico, come nel caso dei derivati e del petrolio, fanno schizzare i prezzi anche dei beni di prima necessità,

accrescendo quindi la povertà generale) e sempre meno (e a condizioni peggiori) a chi ne avrebbe bisogno: per continuare la propria attività, che spesso è anche la propria vita, per rilanciarla (anche per i propri dipendenti) sulla base di garanzie che non siano solo quelle di chi ha case e capannoni (cioè soldi), ma idee e buona volontà, sia pure da valutare e soppesare con giusta attenzione.

In questo quadro anche i nuovi poveri commettono errori, per fuggire dalla realtà, spendendo cifre che non dovrebbero per telefonini, gratta e vinci, fumetti e figurine di calciatori, sottraendole, per l’illusione di benessere di un momento, a beni di prima necessità di cui poi sono costretti a privarsi. Cosa fare? In attesa di messaggi e, soprattutto, di azioni che a livello nazionale e locale ridiano un po’ di ottimismo a chi può investire e non solo speculare (ma ci vorrà tempo per sentirne gli effetti), bisogna che ci abituiamo ad affrontare il fenomeno del-

la nuova povertà. Chi si trova in difficoltà rimboccandosi le maniche ancora una volta, e chi gestisce la ricchezza recuperando un minimo di eticità e di solidarietà verso chi quelle maniche se le rimbocca o è pronto a rimboccarsele se qualcuno gliene darà la possibilità. E soprattutto non si nascondano i politici e gli imprenditori di Vicenza e di tutta l’Italia affrontando con troppe energie falsi o, spesso, esagerati problemi, come gli extracomunitari e la sicurezza.

Gli stessi imprenditori e gli stessi politici che magari negano risorse alla creazione di quel lavoro che ridarebbe la vera sicurezza quotidiana e che ridurrebbe le sacche di una delinquenza purtroppo sempre più diffusa, questo è vero; non perché a praticarla sono gli immigrati, ma perché è la povertà (senza nazionalità) il primo serbatoio da cui attingono quelli che della delinquenza sono i manovratori.

Giovanni Coviello

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approfondimenti

A Vicenza c’è un giudice ogni 23 mila abitanti: un record negativo a livello nazionale. I ritardi si accumulano e le proteste pure Ma nessuno ha ancora fatto nulla

Tribunale, emergenza “assoluta” Ma a Roma si girano i pollici DI LUCA MATTEAZZI

Tribunale lumaca. Che la situazione della giustizia vicentina sia talmente critica da diventare un caso nazionale, non è una novità. Sono anni che avvocati, magistrati e organi di informazione lanciano grida d’allarme e organizzano proteste (clamorosa, un paio di anni fa, la simbolica richiesta di fallimento del tribunale avanzata dagli avvocati). Miglioramenti, però, non se ne vedono, anzi. E le difficoltà rimangono quelle di sempre.

A cominciare dalle carenze di organico: a Vicenza mancano cancellieri, in particolare nelle posizioni di vertice, ma soprattutto mancano i giudici. L’organico del tribunale conta 27 magistrati, che devono assicurare una giustizia regolare ad un bacino di circa 625 mila utenti: in pratica, c’è un giudice ogni 23 mila abitanti. Un dato che colloca Vicenza in fondo alle classifiche nazionali; tanto per fare qualche paragone, a Padova c’è un giudice ogni 19 mila abitanti, a Verona e Brescia ce n’è uno ogni 18 mila, a Bologna uno ogni 12 mila, a Genova uno ogni 9mila, a Roma uno ogni 6 mila. Il tutto a fronte di una dinamismo economico e sociale che vede invece Vicenza ai primi posti in Italia: “Nell’area di competenza del tribunale vicentino – ricordava in un documento di qualche mese fa il presidente del tribunale Giuseppe Bozza – ci sono 18 mila industrie con 150 mila addetti, e 14.500 attività commerciali con 40 mila addetti.

L’economia è inoltre caratterizzata da un reticolo di imprese artigiane che, secondo i dati delle Confartigianato, ammontano a 26.821, con una media di 5 dipendenti. Nonostante tutto ciò, il numero dei magistrati è sostanzialmente rimasto immutato dal periodo postbellico, quando la provincia di Vicenza era in gran parte votata all’agricoltura. È giunto il momento di prendere atto che una società altamente industrializzata produce una conflittualità sconosciuta in realtà rurali, e che si accentua nei periodi di crisi”.

Per essere al passo con la media

La sede del Tribunale di Vicenza

nazionale, a Vicenza servirebbe un organico di 42 giudici: un’ipotesi “irrealizzabile”, come scrive lo stesso Bozza. Ma per tamponare la lacune più grosse e uscire “dall’emergenza più assoluta” (sempre parole di Bozza) potrebbero

bastarne cinque. Altrimenti la situazione è destinata a peggiorare, nonostante gli sforzi degli addetti ai lavori. Oggi come oggi, tanto per fare alcuni esempi, c’è un unico giudice che deve fare i conti con tutta la “marea delle tutele e delle amministrazioni di sostegno”; due i magistrati che si occupano del settore lavoro, e che pur esaurendo qualcosa come 1200 cause all’anno, se ne ritrovano altre 3 mila in sospeso (come dire che avrebbero lavoro per i prossimi tre anni anche se non si aprisse più nemmeno un contenzioso); 11, infine, i magistrati che seguono tutto il settore civile e che devono fare i conti con 5000 nuove cause ogni anno.

“Questo è il settore più critico – annota il presidente del tribunale

di protesta di cittadini esasperati -, ove si rilevano i ritardi più eclasono continue. Eppure è agevole tanti proprio a causa della carenza spiegare perché una causa che a dell’organico. Al momento questo Roma o a Milano viene decisa in settore non è in grado di dare ritre o quattro anni qui ne richieda sposte tempestive alla domanda almeno il doppio: se a Roma vi è di giustizia; basta poi una piccola un giudice ogni 6490 abitanti, non avversità per creare situazioni cui c’è da stupirsi che lì dove c’è un non si sa come fare fronte”. giudice ogni 23 mila Basta che un magiabitanti si impieghi il strato vada in materquadruplo del tempo nità, o si ammali, per per la decisione”. mandare tutto in tilt. “Sono Negli ultimi giorni Anche perché i giu- i tempi l’emergenza tribunale dici non vengono so- lunghi della è tornata a far discustituiti, e le pratiche giustizia tere. E, come già avrimangono in sospe- che creano venuto in passato, dai so e rinviate di mesi. disagio vertici del ministero Nel 2005, per una serie di coincidenze sfa- negli utenti” sono arrivate rassicurazioni e promesse vorevoli, i giudici del di interventi. Bisogna civile si ritrovarono però vedere se restein quattro, con una ranno solo buoni propositi o se montagna di 1500 cause a testa sul si riuscirà finalmente a fare qualgroppone; adesso si è scesi a 1000cosa. Per evitare la beffa, come la 1100, ma i tempi rimangono inevidefinisce Bozza, di trovarsi con un tabilmente lunghi. tribunale nuovo di zecca “in gran “Sono i tempi lunghi della giustiparte inutilizzato per mancanza di zia che creano disagio negli utengiudici e di personale”. ti – prosegue Bozza -: le lettere

La storia. Il racconto di una vicentina con cause che si trascinano da anni: “L’unica è armarsi di pazienza”

“Tempi infiniti. Ma non è solo colpa dei giudici” “Se uno si aspetta di vedere risolto tutto in tempi rapidi, nel giro di un anno o due, meglio che se la metta via: non esistono cause veloci, nemmeno per le cose più semplici”. Non ci vuole molto per sentire commenti del genere: basta fare un giro dalle parti del tribunale, e sentire cosa ne pensano le tante persone che hanno quotidianamente a che fare con la macchina della giustizia.

Come F. E., che da una quindicina d’anni a questa parte, ormai, a Santa Corona e dintorni è quasi di casa. E a lei, tutto sommato, è andata pure bene: perché i tempi lunghi sono dovuti più che altro all’accumularsi di cause diverse, e non al dilatarsi esasperante di un singolo contenzioso.

Tutto comincia nel 1993, con una “banale” domanda di separazione. Tra ricorsi, perizie, controperizie, bisogna arrivare al 1998 per avere una sentenza del giudice: cinque anni, quando la media italiana, secondo i dati diffusi in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2008, è di circa mille giorni. “Se devo essere sincera, i tempi lunghi sono stati causati soprattutto dai tentativi della controparte di tirarla lunga”, commenta

lei. Anche se poi la burocrazia giudiziaria ci ha messo del suo: “I giudici, effettivamente, sono oberati di lavoro – continua -, così le udienze vengono fissate a distanza di anni e le sentenze non si sa mai quando arrivano. E poi ogni passaggio ha tempi tecnici molto lunghi: a volta trenta giorni, a volte due mesi, a volte sei.

Uno non lo immagina, finché non ci si trova in mezzo: anche recentemente, un testimone che era venuto in tribunale mi ha chiesto, al termine della deposizione, se era tutto finito e quando si sarebbe saputo qualcosa. Gli ho che la prossima udienza era in programma nel 2010, e che l’unica era armarsi di pazienza”.

Già, perché la vicenda non si è mica conclusa nel ’98. Dalla causa madre se ne sono poi generate altre: per il rimborso delle spese dei figli, per questioni

relative alla casa. E così, poco alla volta, gli uffici del palazzo di giustizia sono diventati familiari. “La vicenda che si è trascinata più a lungo è un contenzioso davanti al giudice di pace per il pagamento di vecchie spese – aggiunge F. E. -. È partita nel 2004, l’ultima udienza è stata nel febbraio del 2007, e a distanza di quasi un anno e mezzo stiamo ancora aspettando la sentenza.

Questo perché nel frattempo sono arrivati tutti i ricorsi per le multe di Altavilla, e prima c’erano anche tutta una serie di contenziosi legati alle proteste degli allevatori contro le quote latte. E quindi è ancora tutto fermo; e sì che si tratta di una cosa davvero semplice”. Stessa situazione per una causa legata alla proprietà della casa. “Anche qui – prosegue – siamo partiti nel 2004.

C’è stata una nuova udienza qualche settimana fa, e la prossima, che dovrebbe anche essere l’ultima, è stata fissata

per il 2010, tra due anni. Perché prima il giudice non avrebbe materialmente il tempo di esaminare il fascicolo”.

E dire che stiamo parlando di cause di famiglia, che sono relativamente semplici e che hanno di solito una corsia preferenziale. Per altre questioni, come per certi contenziosi sull’eredità o per certe cause civili tra aziende e istituzioni vari, i tempi si allungano ancora di più: vuoi perché quando la materia è molto tecnica le perizie e le “indagini” richiedono più attenzione, vuoi perché a volte bastano intoppi banali per far slittare tutto di mesi. Basta un’indisposizione del magistrato in occasione di un’udienza per accumulare un ritardo difficile da recuperare. Oppure che il giudice venga dirottato verso il settore penale, per dare una mano ai colleghi con le questioni più urgenti, perché si debba ricominciare tutto daccapo, o quasi. E intanto i cittadini aspettano.

Arrabbiati o, molto più spesso, rassegnati. “Se l’avvocato è corretto, ti avvisa su come stanno le cose. E non resta che aspettare”.

L.M.

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approfondimenti

L’analisi. I vuoti di organico sono l’aspetto più evidente delle difficoltà del sistema giudiziario Ma la questione di fondo è l’inefficienza della pubblica amministrazione. Che mette a rischio tutto il paese

Intercettazioni e carenza di fondi I falsi problemi della giustizia segue dalla prima Generalmente il cittadino non percepisce la drammaticità e la gravità della crisi. Se ne rende conto quando, purtroppo, ha a che fare con essa per un procedimento qualsiasi, dalla domanda di adozione a una controversia con il vicino o con il datore di lavoro.

Qualche giorno fa ero proprio presso il Tribunale per i minorenni di Venezia e la presidente mi ha detto: “Una catastrofe. Non so usare altra espressione per definire lo stato disastroso in cui versa una delle strutture più importanti per quanto riguarda la gestione della giustizia. È un delitto arrivare a questi punti e lo è ancor più non fare nulla per risolvere la situazione. In poco più di un anno ho perso otto persone fra cancellieri e operatori arrivando a una scopertura rispetto all’organico effettivo che supera il 40 per cento. Su trenta addetti sono 18 quelli attualmente in servizio e se si calcola che di questi sette sono part-time, uno a tempo pieno è segretario provinciale di un’organizzazione sindacale che lo porta a essere presente di fatto due giorni alla settimana, ecco che la scopertura reale va ben oltre il 50 per cento. In queste condizioni emergenziali c’è solo da sperare che qualcuno non si ammali per lo stress con cui si è costretti a operare tamponando quotidianamente di qua e di là chiedendo al personale di spostarsi da un ufficio all’altro.”

Parole sconcertanti. La dottoressa Fraccon ha continuato: “Qui è peggio di un manicomio e utilizzo questa pa-

rola con cognizione di causa. I sette magistrati, compresa la sottoscritta, hanno raddoppiato i procedimenti definiti ma la maggior parte si accumula e resta da notificare. È una vergogna. Un’ingiustizia nei confronti dei cittadini veneti. Sono loro che ci rimettono: i bambini, le famiglie, la gente onesta.”

Ma che razza di Pese è il nostro? Com’è possibile che in una democrazia moderna sia assente l’amministrazione della giustizia?

Vediamo un po’ di numeri e partiamo dal Tribunale per i minorenni di Venezia. Se la media italiana vede un giudice minorile ogni 284mila abitanti e un cancelliere ogni 60mila, a Venezia tale rapporto sale vertiginosamente arrivando a un giudice ogni 700mila abitanti e a un cancelliere ogni 140mila.

Non molto diversa è la situazione della giustizia a Vicenza: in tutto 27 magistrati. Per dare un’idea basti pensare che a Varese c’è un magistrato ogni 16mila abitanti, a Lucca uno ogni 13mila abitanti, a Roma uno ogni 6mila abitanti, a Milano uno ogni 8mila abitanti. A Vicenza il rapporto è: un magistrato ogni23mila abitanti. Eppure i vicentini non sono cittadini di serie B e hanno gli stessi diritti dei milanesi o dei romani!

Per non parlare poi delle carenze nell’organico ausiliario. Mancano cancellieri, dattilografi, commessi, ufficiali giudiziari. Certo, è vero che nella pubblica amministrazione c’è un problema di produttività: ci sono lavoratori che si sacrificano e altri che, purtroppo, fanno finta di

I tempi lunghi fanno comodo a tanti: avvocati, assicurazioni, politici

Le intercettazioni sono un problema che interessa solo una certa classe politica

lavorare, ma sta di fatto che la gran parte del personale non è addestrato all’utilizzo delle nuove tecnologie: negli uffici giudiziari c’è gente che ha paura di mettere le dita su una tastiera! Eppure l’informatica potrebbe dare un grande aiuto.

E’ allora un problema di risorse? No. Le risorse pubbliche non sono scarse, ma sono in linea con la media di altri paesi dell’Europa a 15, che hanno però tempi dei processi di molto inferiori. Non è quindi in una carenza di spesa la radice dell’inefficienza della nostra macchina giudiziaria. Emerge dai dati (fonte: Rapporto The European Commission for the Efficiency of Justice) che è la composizione della spesa a risultare differente da quella degli altri paesi: il 77 per cento del budget dei tribunali è assorbito dalle retribuzioni dei magistrati e del resto del personale. Per l’Austria questo rapporto è del 55 per cento, per la Francia del 54 per cento, per Germania e Svezia del 60 per cento. Le soluzioni per incrementare l’efficienza dal lato dell’offerta vanno, perciò, cercate più in una razionalizzazione

della spesa e dell’organizzazione generale del settore, che in un aumento della quantità di risorse da impegnare. Sicuramente un radicale riforma agli inizi comporta notevoli costi, ma dopo i vantaggi sono per tutti.

Oramai c’è una vasta letteratura che documenta con un grande numero di dati statistici quanto tempo in più il cittadino deve aspettare per avere un po’ di giustizia, e quante persone semplicemente rinunciano a chiedere giustizia a causa delle lungaggini del processo italiano e delle conseguenti elevatissime spese: sette-dieci anni per avere giustizia. Chi paga? È nell’interesse degli avvocati questo allungamento del processo. È nell’interesse delle compagnie assicurative.

E’ nell’interesse della casta politica avere una giustizia inefficiente. Ma il punto chiave è un altro: la debolezza della pubblica amministrazione italiana. Un Ministro di qualche anno passato, Sabino Cassese, aveva fatto un’indagine su quanti giorni all’anno un cittadino impiega a combattere la pubblica amministrazione: fra i quindici e i venti giorni lavorativi,

ogni anno, per andare a uffici pubblici. No, bisogna andare a un altro ufficio. No, ci vuole questo pezzo di carta. No, ci vuole il timbro di quell’ufficio. No, bisogna versare l’F23 in banca o alla posta. E così via.

Questa inefficienza, questa mancanza di semplicità della pubblica amministrazione si riversa sulla giustizia e questa diventa una cosa lunghissima.

Si impiega gran parte del personale ausiliario in attività inutili. Mancano la semplicità, la velocità, la concretezza. Ci vuole la semplificazione delle attività, la velocità delle procedure.

I problemi veri non sono quelli legati alle intercettazioni telefoniche o alla separazione delle carriere: questi sono problemi che interessano una certa classe politica che non vuole che i magistrati indaghino su certi affari e che, perciò, ha tutto l’interesse che la giustizia resti in crisi. Il problema di fondo è la pubblica amministrazione, che tuttora non funziona.

E un paese che non ha una pubblica amministrazione efficiente è un paese destinato a diventare sempre più povero.

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DI ANDREA ALBA

Lavoro nero, sfruttamento degli irregolari, nessuna garanzia: il mondo delle cooperative è in profonda trasformazione. Il caso vicentino

Lavoratori sfruttati e sottopagati: le coop e la solidarietà scomparsa D’Angelo sono la manodopera ideale per chi è dedito allo sfruttamento: facilmente ricattabili per il permesso di soggiorno, poco sindacalizzati, scarsamente a conoscenza dei propri diritti, vigenti, e poi è gente che ha assoluto bisogno di lavorare.

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La cooperativa è una forma societaria nata in Italia alla fine del diciannovesimo secolo, e incoraggiata nel Dopoguerra dalla Costituzione: l’obiettivo di queste società è far sì che i lavoratori che le compongono come “soci” mettano insieme il proprio lavoro e le proprie forze, e migliorino le proprie condizioni occupazionali e retributive riuscendo al contempo a collocarsi sul C’è del marcio mercato come forza pronelle coop Massimo D’Angelo duttiva di maggiore imporLe società sane ovtanza. Le società mutualiviamente ci sono: stiche vivono tuttavia negli «Chi prova ad essere onesto non accede all’indennità di ultimi anni un profondo soffre la concorrenza, slea- disoccupazione, e in genere Il settore dei trasporti è uno di quelli in cui il ricorso alle coop è più diffuso mutamento, secondo alcuni le, di chi sfrutta i lavoratori la quota associativa è così analisti del comparto. Se ne Filt Cgil, ovvero del setto- e molto spesso la coope- e gli stranieri senza permes- scarsa da non dare diritto è accorto anche il governo, re dei trasporti su gomma rativa svolge realmente la so di soggiorno – continua a vere remunerazioni». In che infatti proprio in tempi e rotaia. «Quanto affermo funzione mutualistica che è D’Angelo – anche a Vicenza pratica, l’extracomunitario recenti ha avviato alcune ri- vale solo per un sotto-set- l’obiettivo di questa forma abbiamo infatti organizza- “tipo” in questi casi resta forme del settore. La legge tore del comparto della societaria, inoltre ci sono zioni del tutto rispettabili, per strada. E magari non 142 del 3 aprile 2001, con cooperazione, le coop che in certa misura control- cito ad esempio “Cooperati- gli rimane che affidarsi, particolare riferimento alla si occupano di spostamento li dai sindacati. va Leone” o “Eu- nuovamente, agli stessi che posizione del socio lavora- merci e logistica – precisa Ma tutto ciò che rocoop” che ha hanno “dismesso” la coop in tore, il protocollo sul Wel- –. In Veneto verifichiamo esula dalla sfera “Chi prova 500 dipendenti, cui lavorava. «Gli Osservafare del 23 luglio 2007 e so- un’esternalizzazione da di queste asso- ad essere che applicano i tori possono essere un priprattutto il protocollo sulla parte del mondo dell’im- ciazioni datoriali onesto contratti e le leg- mo passo verso la soluzione cooperazione del 10 ottobre presa verso queste società è fuori control- soffre la gi e si trovano a di queste questioni – condello scorso anno, testo sot- a livello esponenziale. Tnt, lo, e purtroppo competere clude D’Angelo – purtropconcorrenza, dover toscritto oltre che da sin- Sda, Ups: lo fanno le case si tratta di una con chi non lo fa. po quello di Vicenza è stato dacati e governo anche da di spedizioni italiane, euro- “fetta” molto sleale, di Diventa una sor- istituito ormai da qualche Confcooperative, Legacoop pee, internazionali, ma lo ampia del com- chi sfrutta i ta di “dumping mese ma per tutta una see A.G.C.I., le asfa ormai chiun- parto». lavoratori e sociale”. Inoltre rie di motivi, più o meno sociazioni nazio- “In Veneto que abbia merci gli stranieri” la cooperativa complessi, di fatto non ha nali di categoria. nei magazzini e Le cifre in caso di debiti ancora avviato la propria verifichiamo debba immetter- D’Angelo snocIl protocollo del non va in falli- attività di vigilanza. Dob10 ottobre scor- un’esternala su strada». ciola dati: nell’ambito del- mento, viene dismessa con biamo riunirci, sia fra sinso in particolare lizzazione la cooperazione ci sarebbe un atto degli amministra- dacati che con gli altri enti ha istituito degli da parte La corsa al ri- circa un milione di occupa- tori, che poi possono “rici- e associazioni datoriali che osservatori pro- del mondo basso ti, in Italia; di questi, ben clarsi” in altre cooperative. lo compongono, e rilanciarvinciali sulle so- dell’impresa Fino a qua, ov- la metà è impiegata pres- Peraltro il socio lavoratore lo seriamente». cietà mutualistinon so coop dedite al facchiverso le coop viamente, che proprio per c’è niente di sba- naggio, cioè alla logistica prevenire abusi a livello gliato. Il pun- e allo spostamento merci. da parte di per- esponenziale” to è, secondo il «In provincia di Vicenza ci sone disoneste sindacalista, che sono circa 30 cooperative di dello strumento della coo- «per far funzionare questa questo settore, con in tutto perazione. macchina viene favorita 5mila occupati. La vita meuna forma di cooperazione dia di una cooperativa è di I settori a rischio che offra prezzi sempre più un anno, e fra queste orga«Purtroppo, molte coope- bassi, quindi con una forza nizzazioni vi è una concorrative non sono iscritte e lavoro facilmente ricatta- renza spietata per l’acquinon fanno riferimento alle bile, a basso costo e molto sizione dei cantieri. Spesso tre organizzazioni nazionali flessibile. Gli extracomuni- non osservano nemmeno le Confcooperative, Legacoop tari si prestano particolar- normative fiscali. Stipendi e A.G.C.I. E purtroppo l’Os- mente a questo caso. E la ai dipendenti? Di fatto si servatorio istituito qui a cooperazione stessa diven- configura come un lavoro a Vicenza dal governo di fat- ta terreno di sfruttamento. chiamata, senza un salario to non è ancora “partito”». Nell’ambito delle associa- mensilizzato». I lavoratoA parlare è Massimo D’An- zioni datoriali predette ci ri stranieri, in particolare gelo, sindacalista vicentino sono ovviamente controlli i centro africani, secondo

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inchiesta La denuncia del lavoratore di una cooperativa: un caso da manuale di come, anche nel mondo della mutualità, si nascondano abusi e pratiche illegali

Truffe, minacce e firme false Storie di ordinario sfruttamento Il verbale riportato di seguito ben rappresenta l’ “abc”, il “manuale” di come uno strumento di mutualità reciproca fra lavoratori, nato per migliorare le condizioni di vita e lavoro degli stessi (strumento che del resto anche oggi spesso adempie ancora pienamente ai propri obiettivi originali, specie quando aderente alle organizzazioni di categoria), può diventare un mezzo di oppressione, ricatto e sfruttamento se posto in mano a persone senza scrupoli. Si tratta di una denuncia fatta da un cittadino extracomunitario presso le forze dell’ordine.

Dal testo sono stati tolti tutti i riferimenti che potessero portare all’identificazione del denunciante, e dell’epoca in cui i fatti sono stati segnalati.

I lavoratori stranieri sono spesso le vittime più facili delle “false” cooperative

se tutte in regola, nell’altra lavorano anche il sabato e coop (…) lavorano operai la domenica, inoltre d’acedili, nella coop (…) altri cordo con il commercia40 uomini, nella coop (…) lista fanno le buste paga altri operai ma di circa 1500 euro ma agli Manodopera non so quanti: operai di fatto poi danno in nero tutte sono gesti- 800, 900 euro». A questo «A partire dal te direttamente punto, il denunciante spiegiorno (omissis) “Le buste dal mio parente ga che per il parente non sono diventato paga sono e da un suo fami- è certo la “prima volta”: r a p p r e s e n t a n t e di 1500 liare. Di questi anni prima aveva già aperdella cooperatioperai ce ne sono to una coop a suo nome, euro, ma ai va (...). Premetto 26 che lavorano lavorando con clandestini. che al momento lavoratori ne presso la (nome Nel 2002 il governo però della costituzio- vanno 800” di un’azienda impone la regolarizzazione ne sono stato acmolto nota) nel- delle situazioni di clandecompagnato dal lo stabilimento stinità, con apposita legge. notaio da un padi (…), tra loro Il datore di lavoro prende rente, (…): dal momento in ce ne sono quattro di clan- la palla al balzo: «Ha fatto cui l’attività è stata aperta destini, gli altri lavorano fare le domande di permesegli ha preso in mano tut- in nero. Infatti gli stessi so per circa 250 persone e to quello che riguardava la lavorano utilizzando i do- per ognuna chiedeva 4mila gestione, senza mai farmi cumenti di altri operai che euro. Dopo aver fatto tancontrollare la documenta- lavorano presso (…)». Se- ti soldi ha fatto fallire la zione amministrativo/con- gue un elenco di ditte che cooperativa». Una volta tabile né spiegarmi che atti impiegano manodopera regolarizzata, infatti, la erano quelli da me sotto- senza documenmanodopera non scritti dal notaio. Lui e un ti o in nero delle era più sufficiencongiunto falsificavano la coop gestite dal “Ci sono temente “elamia firma per qualsiasi or- parente. stica”.

Meglio falsi dine o incartamento, come ricominciare da pure per i blocchetti degli Il ricatto del imprenditori capo con nuovi assegni intestati con cui permesso di che lavoratori clanpagavano gli operai». Ad soggiorno destini, in un’alspeculano un certo punto chi denun- «Il capo di tutti anche sui tra coop prontacia l’accaduto però viene questi operai è permessi di mente fondata del tutto estromesso dal- (…), che falsified affidata a un soggiorno” la gestione, subisce anche ca i permessi di congiunto quale minacce fisiche perchè non soggiorno camtitolare. La desi azzardi ad avvicinarsi biando la foto e nuncia prosegue più alla sede. Mentre il pa- fotocopiandoli per poi por- con una serie di nomi di rente moltiplica le gestio- tarli presso i vari cantieri imprese ancora oggi esini: «Nella coop (…) lavora- e far vedere che gli operai stenti, che impiegano tale no 70 donne di cui non so sono in regola. Gli operai manodopera.

Furti simulati e compravendita di case A l m e n o una di queste aziende è sicuramente in malafede.

E le storie di truffe si intrecciano. «Le coop avviate dal mio parente lavoravano e lavorano tutt’ora anche per la ditta (…). Il titolare ha venduto veicoli da lavoro al mio parente, e due autovetture di marca (…). Due capi operai, nel mese di (…), si sono accordato con questa persona per far risultare rubati tre veicoli in modo da farsi risarcire dall’assicurazione. Presso questo

signore ci sono tre operai che lavorano tutti i giorni dalle dieci di sera alle sei del mattino, uno è clandestino e gli altri potrebbero lavorare in nero». Con tutti questi traffici, nel frattempo, il parente che gestisce 4 cooperative e che fa pagare migliaia di euro i permessi di soggiorno (per poi lasciare la gente sulla strada) si è arricchito non poco. E si sta pian piano trasformando in un immobiliarista: «Ha comprato 5 case di cui una con la moglie, sita a (…) dove attualmente abitano, un’altra a (…) la quale è stata venduta tre mesi fa e l’ultima che è stata venduta circa un anno fa a (…). Dovrebbe aver comprato 20 giorni fa, per sentito dire, un’altra casa. Preciso che attualmente ho paura che mi possa succedere qualcosa, il mio parente continua a minacciarmi e non riesco a stare tranquillo».

A. A.

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fatti&notizie Scorrettissimo. Il centrodestra interroga su questioni di cui è stato responsabile fino a ieri. Inciucio Meridio all’orizzonte. Hüllweck ancora al nuovo teatro?

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Nuvole, cambi della guardia E casa Vianello

DI ALESSIO MANNINO

consigliere dell’Ipab scegliendo il posto per cui è stato votaOpposizione sulle nuvole to alle elezioni, ossia quello di L’opposizione di centrodestra consigliere comunale. Il presiparte maluccio. Essì che di op- dente dell’ente assistenziale, posizione c’è sempre bisogno, Gerardo Meridio, nicchia. Cosa per definizione. Affidata com’è aspetta? Probabilmente di esa una schiera di ex assesso- sere lasciato lì dalla magnaniri che nella loro carriera sono mità di Variati, che pare ben sempre e solo stati tali (Zocca, disposto verso l’opposizione Franzina, Abalti, Sorrentino, tanto da lasciare l’ex assessore Cicero), o a semplici esponenti Magaddino (Pdl) a capo deldi partito (Zoppello, Meridio), l’assemblea di coordinamento oppure a grandi eminenze che di Aim Acqua Spa. Variati si è nella testa hanno le capitali detto disponibile a far restare europee (Dal Lago, ma soprat- Meridio nel suo feudo dell’Ipab tutto Sartori), il primo approc- purchè non remi contro: “se gli cio dai banchi della minoranza obbiettivi coincidono non sono non brilla per finezza e acume contrario al fatto che ci siano critico. Un esempio su tutti: responsabilità in capo a uomil’interrogazione di Zocca e Sor- ni non strettamente di magrentino su Aim relativa al caso gioranza” (La Domenica di Giglioli-Marghera. Fa un certo Vicenza, 7 giugno 2008). In un strano effetto leggere che i due, documento della Regione sugli rispettivamente enti quali l’Ipab, c’è responsabile del scritto chiaro che bilancio e vicesinesiste incompatibidaco della giunta lità fra poltrone di Hullweck, chieda- Rucco ha consigliere comuno lumi sull’opera- fatto bene a nale e consigliere to del neoassessore dimettersi d’amministrazioed ex advisor Gian- dall’Ipab. ne. Il fatto è che ni Giglioli: non poperso il Meridio cosa Meridio, tevano farlo quanfeudo, rimarrebbe do la maggioranza aspetta? senza dote politica. di centrodestra da Lo spoil system ha essi stessi imperun senso: quello di sonata esprimeva far cambiare aria il vertice di Aim nelle stanze che che chiamò il trio Giglioli-Xau- sono di tutti, e non solo di una sa-Borra come consulenti del persona o di un gruppo di pocda? Non era forse il loro sin- tere. L’ideale sarebbe mettere daco, Enrico Hullweck, l’azio- persone slegate da ogni gruppo nista unico della multiservizi di San Biagio? Ancora più specie, poi, fa quella richiesta di “produrre tutti i documenti, perizia compresa, relativi all’atto di acquisto del ramo di azienda, alla bonifica del sito, allo smaltimento dei rifiuti presenti, e ogni altro costo sostenuto per il mantenimento della piattaforma” di Marghera. Proponiamo di far recapitare ai due incauti consiglieri di opposizione il numero di telefono dell’ex cda (forzista-aennista-leghista) di San Biagio. Oppure di domandare a loro stessi dov’erano tutti questi anni, visto che i soldi dei cittadini di Vicenza li amministravano loro, non qualcun altro.

Spoil system Francesco Rucco ha fatto la cosa giusta: s’è dimesso da Enrico Hüllweck

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Vianello quanto meno chiarisse il suo ruolo, non che venga premiato senza colpo ferire. Delle due l’una: o Aim non versa nel disastro di cui parla Variati, oppure coloro che l’hanno gestita nell’ultimo quinquennio (dirigenti compresi, come Vianello) devono essere tutti messi in standby fino a un chiarimento definitivo.

Gerardo Meridio

di potere. Meridio, per il solo fatto di aver gestito l’istituto di San Pietro come un feudo personale, andrebbe rimosso. Ma per metterci uno competente e disinteressato, ancor meglio se cane sciolto. Non un altro Meridio, anche se questa volta di centrosinistra. Pare che la cosa non sfiori la mente né dei capi della maggioranza né di quelli dell’opposizione.

Casa Vianello Variati sta procedendo con una certa circospezione nelle nomine di enti e società controllate dal Comune. Può essere un bene o un male a seconda di chi installerà nei posti di coman-

Cultura hullweckiana Sabato 21 giugno, per la prima volta, Vicenza vivrà un momento che in molte città europee è un successo da anni: una giornata dedicata alla musica, con concerti e negozi aperti fino a mezzanotte. Merito, bisogna dirlo, del vispo neoassessore alla cultura Matteo Quero.

Vuole dare subito un segnale di do. Su Aim ci si aspetta che netta discontinuità, Quero. Fa dia seguito alla promessa elet- bene. Questa città è esangue, torale di nominare un vertice sotto il profilo di una sana vivadi tecnici, di manager. Ubaldo cità di piazza. Deve però vederAlifuoco, dato come prossimo sela coi buchi di bilancio alla presidente dell’ex cultura (400 mila municipalizzata, euro) lasciati dal non lo è. Ha fatto suo predecessore un lavoro tecniEnrico Hüllweck, camente pesante Il direttore che tutto preso conel fare le pulci ai dal suo moAim Vianello m’era conti Aim in questi numento postumo, anni, ma questo dovrebbe il nuovo teatro, non lo rende un chiarire il s’era dimenticato tecnico. Dovrebbe suo ruolo di curare il resto. farlo un semplice Ecco, se vogliono buon consigliecambiare le costure di minoranza manze di quieto (con molto temvivere inciucista po a disposizione che albergano in e preparati suggeritori). Ma è questa farisaica Vicenza, dalle sulla voce dell’attuale diretto- parti della giunta potrebbero re di San Biagio Dario Vianello richiedere quel che Quero decome nuovo direttore generale nunciava come necessario a del Comune che bisognereb- noi di VicenzaPiù alla vigilia be sgombrare il campo da un delle elezioni: la rimozione di equivoco. Se è vero quel che va Hüllweck da presidente della ripetendo il sindaco da prima fondazione del teatro. Perché è di essere eletto, e cioè che Aim chiaro, no? Se l’estate vicentiè allo sfascio (“parte da sotto- na (ma anche l’autunno e l’inzero”), non si capisce come si verno) soffrirà per mancanza possa promuovere Vianello. di schei, la colpa è sua. E alloChe stando a quel che dice di ra cosa ci sta a fare ancora lì? lui l’assessore con delega pro- Un contentino per ringraziarlo prio ad Aim, Giglioli (uno che dell’opera faraonica destinata conosce bene Vianello per a sobbarcare di altri debiti il averci lavorato fianco a fianco budget culturale del Comune? come advisor, e che lo stima “Diremo che è inaccettabile come persona “preparata, cor- che a presiedere la fondazione retta, leale”), è sempre stato al teatrale non sia il sindaco in corrente di tutto quanto avve- carica. Se fosse una persona niva a San Biagio negli ultimi, decente, Hüllweck dovrebbe ticontestatissimi anni. Una scel- rarne le conseguenze”: Matteo ta di opportunità vorrebbe che Quero, 26 aprile 2008.

T R Fatti, personaggi e sport vicentino SPO Direttore editoriale Giovanni Coviello

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 Filiare di Verona

Anno 3 - Numero 66 - Sabato 14 giugno 2008 Supplemento al settimanale VicenzaPiù n°108

Il Bassano sconfitto nella finale playoff vede sfumare la promozione in C1 Ultima speranza, i ripescaggi

Volley 1 La toscana Alice Santini arriva alla Minetti Infoplus

Game Over

pagina 12 DI FRANCESCO CAVALLARO

Volley 2 Trissino: un anno davvero buono pagina 13

Atletica Per l’AV un 5° posto che vale “oro” pagina 14

Pugilato Romina conquista il 2° posto a Terni pagina 14

Ci eravamo tanto illusi che il Bassano ripetesse contro il Portosummaga un’impresa stile San Marino.

Purtroppo ci sbagliavamo. I ragazzi di Glerean (o per lo meno quelli che resteranno) giocheranno anche l’anno prossimo in serie C2, dopo aver sfiorato la promozione nella serie C che conta. Brucia da morire un finale del genere; a quattro giornate dal termine della stagione regolare Pavesi e compagni erano primi a 66 punti, a +3 dalla Reggiana. Poi sanno tutti come è andata a finire. I giallorossi hanno perso le restanti quattro partite e i granata li hanno superati nel finale scalzandoli dalla testa della classifica. C’era ancora la speranza play off. C’era, appunto. Contro il San Marino il Bassano è riuscito a ribaltare il 2 a 0 dell’andata (3 a 2 al Mercante, un miracolo sportivo); non ce l’ha fatta invece contro i veneziani: sconfitta 3 a 2 in trasferta e 2 a 1 in casa.

Facendo due calcoli il Bassano – fra finale di campionato e spareggi promozione – ha perso sette delle otto partite disputate. E allora è anche giusto così: è imperdonabile rimanere senza benzina sul più bello. Rimane comunque una grande stagione.

Non si conquista a caso la Coppa Italia di serie C (umiliato 5 a o il Benevento, vincitore dell’altro girone di serie C2) e la Coppa Disciplina. L’anno prossimo la società potrà ripartire su solide basi e portare avanti quel progetto che prevede il salto di categoria nel brevissimo periodo.

E mister Ezio Glerean? Il tecnico ha un contratto che lo lega ai colori giallorossi fino al 2010; nelle scorse settimane radio mercato lo dava già sulla panchina del Verona, in serie C1. A questo proposito il presidente Roberto Masiero spazza via ogni dubbio: «Il nostro allenatore resta al 2000 per cento. Tutti lo cercano, noi ce lo teniamo stretto. Così vale anche per i giocatori: chi è ancora sotto contratto non si muove da qui». Lui, il diretto interessato, si concede ai

Un’azione vincente della partita contro il San Marino, purtroppo non sufficiente per agguantare la promozione

cronisti dopo un personale silenzio stampa durato tre settimane. «Desidero ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto – attacca il mister -; siamo dispiaciuti per non aver raggiunto il traguardo che ci aspettavamo. Pazienza, è andata così. Non ce lo meritavamo, soprattutto per tutto ciò che di buono abbiamo mostrato fino a primavera. Lo scorso 8 giugno ho visto tanta gente triste sugli spalti, così anche i miei giocatori; l’esito degli spareggi ci dà torto, ma dobbiamo accettare la sconfitta. Ripartiremo l’anno prossimo con ancora più entusiasmo».

L’allenatore non lo ammette direttamente. Tuttavia, dà per scontato che sarà alla guida del Bassano anche fra poco più di un mese, alla ripresa degli allenamenti. Un buon segno: significa che ci crede, ha sposato in toto il progetto della dirigenza. Intanto si fa un gran parlare di ripescaggi. Alcune squadre potrebbero risultare non regolarmente iscritte alla serie C1 a causa di mancati adempimenti fiscali. Se lo stesso Glerean non ci spera più di tanto («Sono solo fantasie, dobbiamo pensare di ripartire dalla serie C2»), il direttore generale Massimo Tolfo è più possibilista. «In caso do-

vesse aprirsi uno spiraglio del genere ci faremo trovare pronti – commenta il dirigente -; non mi faccio delle illusioni, ma è pur sempre una possibilità. Chiaro che salire in C1 sul campo ha tutto un altro sapore. In ogni caso

stiamo lavorando per capire se ci sono dei margini all’interno dei quali può rientrare il Bassano». Verrebbe restituito ai giallorossi ciò che è stato loro tolto sul campo. E sarebbe fatta, sportivamente parlando, giustizia.

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14 GIUGNO 2008 Volley. Alice Santini sbarca alla Minetti Infoplus, con Tirozzi l’accordo è in via di definizione, e per fine giugno è attesa la tredicesima. In settimana test per Monika Kucerova

La generazione Mila e Shiro colpisce ancora DI PAOLO MUTTERLE

Vent’anni dopo le Olimpiadi di Seul tanto inseguite dalla Mila Hazuki, Alice Santini arriva a Vicenza e corona il suo di sogno, ovvero quello di giocare nel massimo campionato italiano.

Unico cruccio: non potrà vestire l’adorata maglia numero 7 (già occupata da Stefania Dall’Igna), ma spera che il 9 le porterà altrettanta fortuna. Fiorentina sia di nascita (“di Firenze centro… non di Scandicci, deh!”) che di tifo calcistico, da piccola ha iniziato come molte ragazzine con la ginnastica artistica, e come tante altre un cartone animato giapponese l’ha convinta ad andare in palestra a provare quel bagher che in tv per Mila sembrava così difficile. Invece è lecito pensare che ad Alice riuscisse benino: a 15 anni debutta in B2, a 17 viene premiata come migliore giocatrice alle finali nazionali di categoria e viene convocata a tre collegiali della nazionale pre-juniores. A 18 sale in B1 con San Casciano e quattro anni più tardi arriva a Cremona nella serie cadetta. Nel

La Santini è alla sua prima esperienza in A1

frattempo studia ed è ormai prossima alla laurea in Scienze Motorie. Oggi, a 24 anni, si affaccia con tanta umiltà al prestigioso palcoscenico della serie A1.

181 cm di simpatia toscana “So che devo migliorare molto e che partirò un gradino dietro a chi ha più esperienza di me, ma sono qui per giocarmi le mie carte come è nel

mio carattere.

Il beach? Va bene divertirsi ma io non lo faccio solo per partecipare, anche quando gioco a Risiko il mio obiettivo è sempre quello di vincere”. Che dire di un’atleta così? Il sogno di qualunque allenatore, soprattutto se a umiltà e sincerità la schiacciatrice toscana unisce una grinta fuori dal comune, dote difficile da allenare ma importantissima in uno sport come la pallavolo. Se poi a queste si aggiunge una simpatia smisurata e una parlata che sembra uscita da un film di Pieraccioni, lo spettacolo è assicurato, sia in campo che fuori. A partire dal Sand Volley 4x4, dove era già stata (pre)notata l’anno scorso sia da patron Coviello che da coach Baraldo. Sarà una delle pedine di punta della stagione sulla sabbia ormai ai nastri di partenza.

Schedina vincente Con Santini la Minetti Infoplus sale a quota 11 giocatrici, con Tirozzi (accordo in via di definizione, la proposta è biennale) fa 12, e non è escluso che per fine giugno il presidente regali anche la tredicesima. La settimana prossima sarà da queste parti in prova per l’indoor Monika Kucerova, schiacciatrice classe 1983, 185 centimetri per 70 kg. Nelle ultime tre stagioni ha giocato in Austria con il Post Schwechat, disputando due edizioni della Champions League.

L’esperienza internazionale le arriva anche dalle convocazioni con la selezione delle Repubblica Ceca, suo paese d’origine. I primi video mostrano una giocatrice grintosa e dalla mano pesante, insomma, potenzialmente il martellone che attualmente manca ma per il quale non sono previste follie.

Se il provino confermerà questi dati, la rosa potrebbe essere presto completa; un tredici

magari non milionario - ma visti i tempi i tifosi vicentini possono essere felici di avere una squadra in A1 per l’undicesimo campionato consecutivo - che dovrà però aspettare il completamento del mercato prima di ricevere stelline e stellette. Perché quel che è certo è che i pezzi da novanta se ne andranno o sono già scappati via (Gruen, Poljak, Gioli, Francia, Sheilla solo per fare alcuni nomi), ma chi arriverà, per molte squadre e con il campionato allargato a 14, è a tutt’oggi un’incognita.

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14 GIUGNO 2008 Volley. Il Rollmac centra l’obiettivo salvezza in un girone di ferro Domenica 22 giugno la Festa finale della società a Selva di Trissino

Pallavolo Trissino un anno senza rimpianti DI ANNA MOLON

(UFFICIO STAMPA FIPAV)

Ad un anno esatto dalla trasferta bavarese a cui presero parte una quarantina di persone della Pallavolo Trissino, lo scambio si ripete.

Dopo che i nostri concittadini, l’anno scorso, erano partiti alla volta della cittadina tedesca per ufficializzare un gemellaggio sportivo con la società di pallavolo di Neu Ulm, a settembre le cugine teutoniche dell’Under 18 verranno a Trissino, e già tutto il direttivo locale è in fermento per dare il più accogliente benvenuto a tutto il gruppo tedesco.

Senza sosta le attività dell’instancabile e dinamica società trissinese, che ha operato quest’anno con 6 squadre nei campionati provinciali femminili:

con la 1^ divisione femminile che ha centrato l’obiettivo salvezza con due giornate d’anticipo, mettendo a segno quattro vittorie a bottino pieno (3-0 contro l’Angarano Azzurra, Arzignano, Fulgor Thiene e l’Inglesina Altavilla). Con l’Under 18 allenata da Simone Dalla Vecchia, l’Under 16 di Alberto Bertacco, l’Under 14 allenata da Anna Dalla Vecchia, l’Under 13 di Miriam Grigoletto che ha disputato le finali nazionali PGS conquistando il 3° posto, e l’Under 12 seguita da Marco Zanatta.

La squadra di punta del Trissino, la prima divisione femminile, è stata ringiovanita con tre atlete del settore giovanile e si è trovata a gareggiare in “un girone di ferro”, come lo definisce il vicepresidente Stefano Masiero, con squadre agguerrite e tecnicamente dotate che si sono date filo da torcere per l’intero campionato. Il Rollmac guarda quindi al suo quartultimo posto senza troppa amarezza, ma con la

La compagine Under18

soddisfazione di aver dato il massimo, soprattutto nel girone di ritorno che ha portato da solo 19 punti dei 30 totali accumulati nel corso della stagione.

A dare nuova linfa all’umore un po’ sconfortato del sestetto di punta di casa Trissino, c’è stato ad appena un mese dal fischio d’inizio della stagione il cambio di guardia Le ragazze della 1^ squadra targata 2007-2008 alla guida della prima squadra. A sostituire Mister Urbani nato PGS (Polisportive Giovanili Saè arrivato Simone Dalla Vecchia, già lesiane) dove negli ultimi anni sono in forza alla società con il compito stati conquistati importanti riconodi guidare l’Under 18. Under 18 che, scimenti a livello nazionale: nella dopo essersi classificata miglior sescorsa stagione le ragazze dell’Under conda, si è aggiudicata l’ingresso ai 18, dopo aver superato le fasi regioquarti di finale, andando a battersi nali, si sono aggiudicate il 1° posto contro mostri sacri del calibro di Alalle finali nazionali. Anche quest’antavilla, Vicenza e Bassano. no l’Under 18 si è confermata una Traguardo di tutto rispetto squadra solida e tecnicamente prepaanche per le ragazze dell’Unrata, e pur non riuscendo a bissare il der 13 di Miriam Grigoletto successo dell’anno scorso salendo sul che, dopo aver superato i podio, ha ottenuto un dignitosissimo quarti di finale, sono arrivate quarto posto. a disputare le semifinali proCome degna sintesi di tutte le attivivinciali contro la Pallavolo tà sportive che si svolgono in quel di Arzignano e il Cassola.

Trissino, per la prima volta tutte le 15 L’Under 14 invece, dopo aver società della zona si sono riunite dal vinto la prima fase ed essere 23 maggio al 2 giugno per organizarrivata agli ottavi di finale, è zare la Festa dello Sport Trissinese, incappata in una giornata no, promossa dall’amministrazione coprecludendosi risultati più munale di Trissino. lusinghieri.

Un evento fortemente voluto dall’AsLe squadre giovanili hanno sessore allo Sport Stefano Rancan partecipato anche al campio“per promuovere non solo la pratica

agonistica ma soprattutto l’aggregazione giovanile e la capacità di fare gruppo”.

La manifestazione si è svolta negli impianti sportivi comunali (impianti da tennis, impianto calcistico, palestra superiore delle scuole medie e palazzetto dello sport), ed ha avuto nel corso della settimana dei momenti precisi, dove ogni disciplina sportiva ha avuto l’occasione di dare spettacolo con dei saggi e delle gare.

Nell’ampio programma c’è stato anche un momento dedicato allo sport praticato dai diversamente abili, curato dall’Associazione H81 di Vicenza.

L’ultimo appuntamento della stagione è fissato per domenica 22 giugno, con la Festa finale della società, che si concluderà con la consueta grigliata a Selva di Trissino. Una tradizione che pare porti bene all’affiatato gruppo sportivo guidato dal presidente Giovanni Barco.

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14 GIUGNO 2008 Atletica. Ai nazionali a squadra L’AV centra il quinto posto d’Italia con la squadra allievi Tommaso Renso trascina i berici ad un prestigioso traguardo

Gli allievi dell’Av si fanno onore: un quinto posto che vale ben di più DI TOMMASO QUAGGIO

Lo scudetto dei campionati nazionali a squadre della categoria allievi è andato per la quinta volta in sette anni a Bergamo. Ma per gli atleti del presidente Christian Zovico c’è la soddisfazione di confermarsi ancora una volta nella griglia delle prime sei formazioni del panorama nazionale, dietro a colossi come Rieti, Modena e Fiamme Gialle. Il miglior protagonista della seconda giornata è stato Tommaso Renso che per un centesimo non è riuscito a bissare negli 800m l’oro della prima giornata dei 1500. Renso ha siglato il primato personale anche nel doppio giro di pista chiudendo le proprie fatiche in 1’56”91 in una gara decisamente ricca di spunti agonistici. Nei 300m finali il portacolori berico sembrava dover difendersi dagli attacchi di un paio di avversari che lo inseguivano ma all’uscita della curva, che l’avrebbe portato al rettilineo finale, ha acceso il turbo bevendosi l’atleta che lo precedeva e giungendo ad un metro dal vincitore.

Hanno fatto la loro parte Eugenio Incerti nei 400hs conclusi al quarto posto con il nuovo e significativo primato personale di 56”52 e Andrea Cracco che è giunto anch’egli ad un passo dal podio nel

Thomas Galvan e Tommaso Renso martello con 52,97m. Note positive dalla staffetta 4x400 che ha chiuso al quinto posto in 3’28” grazie ad un brillante Enrico Gaspari, Alberto Tomasi, Tommaso Renso e Eugenio Incerti. Molto bravo anche Giacomo Sartori che nei 3000m pur sbriciolando il proprio primato portato a 9’13” ha ottenuto un settimo posto dovuto essenzialmente alla forza degli avversari che l’hanno preceduto. Nono nel peso Matteo Toffanin con 11,10m.

Undicesimo Lorenzo Martini nell’alto con il personale di 1,75m e penultima piazza anche per Thomas Galvan che nel lungo non ha trovato il feeling con la pedana come nel primo giorno di gara: 5,94m la misura dell’atleta di Bolzano

La classifica finale 1 Atletica Bergamo p. 163; 2 At. Cariri p. 153; 3 Fratellanza Modena 151,5; 4 Fiamme Gialle Simoni p. 149; 5 Atletica Vicentina Noaro Costruzioni p. 126,5; 6 Saf Atle-

tica p. 120; 7 Riccardi Milano p.

120; 8 Centro Torri Pavia p. 114,5 9 Monatari p. 106; 10 Udinese Malignani p. 105; 11 Marathon Ts p. 102; 12 Trieste Run 90,5

Clicca!

Le squadre allievi di Imola (sopra) e Cinisello (sotto) Viceninto. Nei 200m Jacopo Paccagnella si è espresso in 23”53 ma che l’hanno relegato alla dodicesima piazza. Gli atleti berici eguagliano così il risultato dello scorso anno e confermano il valore del gruppo tecnicamente orchestrato da Sergio Cestonaro.

Le giovani ragazze dell’AV Banco Desio Veneto impegnate a Imola nella finale A1 (società tra il 13° e 24° posto in Italia) hanno faticato a salire la classifica non riuscendo ad avvicinarsi ai primi posti, ma sono state significative a livello individuale alcune prestazioni e soprattutto sono stati colti nuovi record personali.

Da sottolineare l’eccellente prova della bravissima Linda Padovan, che ha conquistato l’oro nei 2000 siepi con il primato di 7’57”, e dell’astista Vittoria Giudicelli chaìe ha superato l’asticella posta a quota 2,90m (suo nuovo record). Nel salto in alto Anna Colombo con 1,50m ha chiuso al 4° posto, mentre nei 1500 Erica Greco ha firmato il personale a 5’02”66 e conquistato il 5° posto. Stesso piazzamento nel salto triplo con 10,95m per Irene Gasparini.

www.adige.tv Per avere le notizie del Nord Est

La pugile vicentina è arrivata seconda agli assoluti di boxe femminili di Terni

Romina, pugni d’argento Brava Romina! La pugilessa vicentina è arrivata seconda agli assoluti di boxe femminili di Terni, categoria 63 kg. E ora ci dovrà come minimo pagare una birra media; due settimane fa le abbiamo dedicato una pagina in occasione del suo esordio in una competizione nazionale. In fondo forse anche noi le abbiamo portato fortuna. Alla vigilia Romina aveva detto che no, “non mi sento favorita. Sono solo una goccia in un mare pieno di pugilesse più competitive di me”. Brava, carina e pure modesta.

Che volete di più? A Terni la ventitreenne ha battuto in semifinale la romana Manuela Mercenaro per 23 a 21; si è poi giocata la finalissima contro Gelsomina Morano, un mostro sacro della boxe (la napoletana ha vinto 18 degli ultimi 23 incontri disputati, fate voi). Per l’atleta della Queensberry boxe Vicenza va comunque benissimo così.

Due giorni prima di partire alla volta di Terni ci aveva confidato un mezzo segreto: “Per me è già un sogno par-

le migliori pugilesse di tutta Italia.

In Veneto sto andando molto bene; a livello nazionale sono quinta, ho ancora molta strada da fare. Spero di poter migliorarmi da qui in avanti”. Ebbene sì, Romina Merenda ci è riuscita benissimo nell’intento.

Forse non se lo aspettava nemmeno lei; tanto che poco prima del match contro Mercenaro si è anche emozionata. Poi però ha fatto vedere a tutti di che pasta è fatta. Pazienza se si è fermata sul più bello: la vittoria è solo rimandata. Alessandro Santamaria, il suo allenatore, è chiaramente soddisfatto per il risultato.

In occasione del secondo posto di Romina si toglie però un sassolino dalla scarpa: “Mi auguro che la nuova amministrazione comunale di Vicenza riservi maggiore attenzione alla boxe, soprattutto in termini di strutture”. A buon intenditor poche parole. Intanto godiamoci l’exploit della nostra Romina. Augurandoci che questo sia solo l’inizio di una lunga serie.

tecipare agli assoluti italiani. Sarà un’occasione per confrontarmi con

F.C.

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14 GIUGNO 2008

storie

Una passione che cresce a due passi da casa: zero consumi, pochissima spesa e un divertimento senza età

Velisti... alla deriva Sul lago di Fimon svolto soprattutto il ruolo di alcova notturna. I vicentini venivano il venerdì sera, infrattavano l’auto ai bordi della strada e amoreggiavano tra le occhiate severe dei tordi, le occhiate disinteressate dei ramarri e quelle interessate dei guardoni. Più che un’oasi di pace e tranquillità, un drive in senza lo schermo.

Poi la rivoluzione: grazie all’impegno degli ambientalisti la strada fu finalmente chiusa al traffico.

Ci furono rivolte e sommosse. Chi giurava che la chiusura al traffico avrebbe definitivamente ucciso il lago. Chi scommetteva sulla morte del turismo e degli affari per le attività della zona.

Divertirsi con poca spesa scoprendo tesori sconosciuti. E magari una passione che vi porterà ad attraversare mari e oceani. Il tesoro sconosciuto si chiama lago di Fimon: per molti anni regno incontrastato di pescatori e innamorati notturni, oggi ospita una nuova categoria di appassionati, i velisti.

La vela è quello sport che un vicentino neanche immagina di poter fare a due passi da casa. Ma è soprattutto uno sport che vi permette di essere tutt’altro che sportivi. I velisti sportivi infatti sono una minoranza. L’uno per cento forse. Gli altri passano le La rinascita del lago. Gli affari ore seduti in pozzetto e... Come in effetti crollarono. dite? Sì, pozzetto Per un mese, forse è un nome piuttodue. Poi, ripresero sto inquietante. Ma quota e decollarono. niente paura: è solo Libero dalle auto, il primo di una lunga La cosa più il lago si trasformò. serie. Se vi balenasse Senza auto e moto l’idea di salire a bor- importante ad alzare polvere do, sappiate che do- da fare in tutto intorno, divenvete fare i conti con barca? tutti gli altri: dodici- Chiacchierare tò non soltanto più bello ma anche più mila termini imposvivo. Oggi, da aprile sibili, da amantiglio a novembre, il sabaa winch passando to e la domenica doper bompresso, buvete chiedere permesso per una gliolo e strambata. semplice passeggiata. La strada è percorsa avanti e indietro da Velisti per caso. In pozzetto innamorati mano nella mano, che si fa? Andiamo con ordine. Si ciclisti ruota nella ruota, podisti, chiacchiera. Si timona. Si chiacfamiglie, campeggiatori, naturichiera. Si cerca un filo di vento. Si sti, pescatori. chiacchiera. Si cazza (questo terE non basta. Da qualche anno il mine lo conoscete perché lo avete lago lo vivete anche a pelo d’acsentito nei film di Fantozzi). Si qua. Potete noleggiare una barca sospira. Si chiacchiera. a remi e percorrerlo in lungo e in Insomma avete capito che la cosa largo. Ma anche dominarlo sfrutpiù importante da fare in barca è tando la forza del vento. E spenchiacchierare. dendo, incredibile ma vero, molto Eppure la vela piace, e non solo di meno. ai chiacchieroni. Perché potete avere otto anni oppure venti.

Vento matto, scuola seria.

Quaranta oppure ottanta. Per“Ma fammi ridere: a vela al lago ché potete essere milionari o in di Fimon!” Questo è il commenbolletta. Perché potete amare la to più classico che ricevo quando compagnia o la solitudine. Perché racconto a qualcuno che, ogni costa pochissimo. E soprattutto tanto, passo qualche ora cazzanperché vi divertite. do (ma soprattutto cazzeggiando) a Fimon. Comprensibile. Sembra Meno motore, più amore. La piccolissimo, il lago. Sembra. In vela a Vicenza fa rima con il lago realtà provate a fare il giro a piedi Fimon, dove ha la sua base la di: ci vuole un’ora. E a vela, se Lega Navale Italiana, associanon c’è vento forte, ce ne vogliozione che promuove la passione no due. Con un vantaggio non da per la vela. La Lega Navale ha in poco se volete imparare a veleggestione un porticciolo con una giare: il vento, al lago di Fimon, fa dozzina di derive pronte all’uso. quello che vuole. Non è mai regoPer trent’anni il lago di Fimon ha

lare, semplice, costante. Arriva da est, poi improvvisamente cambia direzione e giunge da ovest, poi cala, poi aumenta, poi... Niente di strano: colpa dei colli che lo circondano e costringono il vento a continui cambiamenti. Una manna per il velista, costretto a regolare continuamente le vele, a cambiare andature, a inseguire il refolo d’aria per non piantarsi in mezzo al lago.

Perché il bello sta proprio qui. Se perdete il vento, la barca si pianta. E non ci sono remi né motore ad aiutarvi. Restate là, in mezzo al lago, in attesa di catturare un filo d’aria per tornare in porto. Così vi tocca imparare per forza. © Cesare Gerolimetto

DI MATTEO RINALDI

Naufraghi e siluri. Non è mica sempre così. Ci sono giornate in cui il vento vi porta letteralmente Una romantica vela sul lago di Fimon. Ma quando il vento gira, largo all’avventura via. Se non state attenti, la barca tranquilli, avevano accolto le siresi rovescia e finite in acqua. Il miche abbiamo nel sangue. Un certo ne con un dialogo surreale: glior modo per imparare, dicono Pigafetta partì proprio da qui per “Che succede? Serve aiuto?” i vecchi lupi di lago. Ma forse è il andare a scoprire da protagoni“Veramente siamo venuti noi ad miglior modo per tornare un po’ sta mondi inesplorati. E l’acqua aiutare voi!” bambini e un po’ meno schizzinoè un elemento che abbiamo in “Ma noi stiamo benissimo!”. si. A finire in acqua a Fimon (io ci gran quantità a portata di mano: I naviganti erano piuttosto offesi sono finito, si capisce) si scopre, dal lago di Garda a ovest al mare giacché tra di loro spiccavano due nell’ordine, che: Adriatico a est. marinai di lungo corso, anime a) Nessun pesce siluro vi assale.

2) Per scoprire che si può viaggiadella vela al lago: il comandante Lo so che è una paura cretina, ma re senza consumare. Sulla terra Giorgio Xodo, presidente vicena noi uomini moderni vengono due sono i sistemi che abbiamo tino della Lega Navale Italiana, e questi timori, altroché. Basta finiper muoverci senza consumare.

Renzo Corradin, navigatore che re in acqua una volta sola e passa La bici o i piedi. Grandi sistemi, ha affrontato mari e oceani di tutper sempre. che richiedono però energia. La ti i tipi. Con le derive (ovvero le b) L’acqua è acqua, non acido. vela permette di percorrere dipiccole barche, quelle che si usaIl terrore di noi terrestri è che il stanze eccezionali senza neanche no al lago) è assolutamente norcontatto con fiumi e laghi provola fatica di pedalare o camminare. male finire in acqua ogni tanto. chi malattie veneree immediate.

Vale la pena solo per questo.

Anzi doveroso.

Macché. L’acqua del lago è perfi3) Per imparare a far niente, no pulita. Se nessuno spendendo ancora meno. Questa fa il bagno è per colè una ragione che a noi veneti Tre buone ragiopa delle erbacce, una pare un disvalore. Ma non è così. ni per veleggiare. carezza inquietante Riscoprire la Dovremmo al contrario imparare Perché andare a vela ma del tutto inno- nostra storia, ad apprezzare l’improduttività, con tutte le attività cua. almeno una volta ogni tanto. La che ci sono in giro? imparare a c) Basta raddrizzare viaggiare senza Vi indico tre semplibarca è ideale: se non c’è vento la barca e tornare a spesso non ce n’è), se ce n’è ci ragioni: 1) per riconsumare e scoprire un po’ della (e bordo. troppo, o anche se c’è il giusto Lo scorso mese di a far niente ma siete in compagnia, la barca nostra storia; 2) per aprile il lago è bal- spendendo a vela è un posto meraviglioso imparare a viaggiare zato agli onori della ancora meno senza consumare; 3) per far niente. C’è un tizio di cui cronaca perché un non ricordo il nome che pontifiper imparare a far signore molto preca da anni sulla cultura del fare. niente spendendo muroso aveva visto una barca Autostrade, ponti, fabbriche... ancora meno. rovesciarsi in mezzo al lago. SpaMolto sensato e convincente.

1) Per riscoprire un po’ di storia. ventato, aveva chiamato soccorso Eppure non mi convince. Vado a L’Italia non è il Paese di santi e col telefonino: “Naufragio! Una vela. Il costo di un pomeriggio a navigatori? Siccome sul tema barca affonda e alcuni anziani ripelo d’acqua neanche ve lo dico, santi ultimamente siamo piuttoschiano di annegare!”. perché mi vergogno. Informatevi. sto impreparati, almeno sulla naIn men che non si dica erano arCosta di più un caffè e brioche al vigazione vale la pena di darsi da rivate ambulanze, forze dell’ordibar. E lasciate al signore, e a chi fare. Veleggiare significa riscoprine e pure i pompieri. I naviganti, la pensa come lui, elicotteri, more un valore tipicamente italiano che stavano rientrando fradici ma toscafi e alta velocità.

- ma anche veneto e vicentino -

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giovani Quattro ragazzi vicentini organizzano cacce al tesoro e giochi di ruolo Da hobby per gli amici a professione che coinvolge aziende e centinaia di persone

www.minettigroup.com DI ILARIO TONIELLO

31 ottobre 2007, notte di Halloween.

Tra i tanti personaggi mascherati che bazzicano il centro cittadino ci sono anche dei gruppi che corrono da un punto all’altro della città alla ricerca di indizi e segnali, cercando di tradurre misteriosi messaggi cifrati o capire che monumento o che vicolo palladiano si nascondano dietro a sibilline descrizioni. Sono i partecipanti di The Day, una mastodontica caccia al tesoro che si è svolta tra il centro di Vicenza e località di provincia.

Un evento a cui hanno partecipato 24 squadre da 5 componenti ciascuna.

Alla ricerca del mistero

Delitti e tesori nascosti Avventurieri per un giorno L’originale iniziativa è il frutto della passione di quattro vicentini: Simone Ariot, Giovanni De Toni, Mattia Albiero e Francesco Marcuzzi. Tutto cominciò diversi anni fa quando Ariot, insieme ad un amico, organizzò una “cena con delitto” durante la notte di Halloween.

Una dozzina di persone passò la serata immergendosi in un romanzo giallo dal vivo, con tanto di assassino nascosto tra gli invitati. L’anno successivo si realizzò un evento più complesso: un weekend trascorso in una casa nascosta nel bosco. Ovviamente il luogo era stregato e avvolto da misteri che i partecipanti hanno dovuto risolvere uno ad uno.

“In Italia sono pochi quelli che organizzano eventi simili, e inoltre sono competizioni molto costose per i partecipanti – dicono gli organizzatori –. Invece noi proponiamo un’esperienza ad alto impatto emotivo chiedendo solo quel-

Cluedo e weekend nel mistero, tutto il menù di The day Caccia al tesoro. “Locations suggestive, tranelli diabolici, prove culturali d’alto livello in una corsa contro il tempo”. Dei semplici giochi organizzati per i bambini conservano solo il nome. Gli organizzatori lavorano sulla preparazione e lo svolgimento per creare una vera avventura. Il prossimo appuntamento di questo tipo sarà il LeoHunt organizzato per il Minitalia-Leolandi Park di Bergamo il prossimo 5 luglio.

Weekend nel mistero. Sono eventi realizzati su misura ad altissimo contenuto emotivo, studiato per stupire e coinvolgere le persone fino a provocare il terrore. Per questo evento occorre presentare un certificato medico e non essere affetti da disturbi cardio-circolatori (film consigliato per farsi un’idea “The game” regia di David Fincher con Michael Douglas).

The Day. È una fuga da qualcuno, una caccia ad un misterioso obiettivo che si rivela a poco a poco, mentre i partecipanti raccolgono indizi. I concorrenti, divisi per squadre, non sono mai del tutto

al corrente della loro identità e partecipano inconsapevolmente alla creazione dell’evento a partire dalla fase progettuale. Essi sanno che hanno le ore contate ma non conoscono pienamente la loro condizione di cacciatori o cacciati.

Paura e mistero sono gli elementi principali.

Cene col delitto. Ricorda una versione “dal vivo” del gioco Cluedo. Una serie di persone si ritrova in una località isolata, di sera. Generalmente gli abiti sono formali o a tema (le ultime cene erano ambientate negli anni ’30). I partecipanti devono aiutare l’ispettore Paddleton, un detective non proprio brillante, a risolvere un misterioso omicidio. Per poi scoprire che l’assassino si nasconde tra i commensali.

Per le aziende. Sono in corso dei progetti, ancora segretissimi, per realizzare dei giochi di ruolo per aziende, un modo diverso per realizzare la classica cena annuale oppure per migliorare lo spirito di squadra e la motivazione tra i manager.

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Il team The Day, ovvero Simone Ariot, Giovanni De Toni, Mattia Albiero e Francesco Marcuzzi, durante la serata ambientata negli anni ‘30

lo che basta per ammortizzare proprietaria del parco, voleva le spese”. Per partecipare alla provare ad inserire un gioco grande caccia al tesoro basta- più adulto nella struttura, deno 15 euro, 35 per dicata a un pubbliuna cena con delitco di bambini e fato, compresi alcumiglie. Le iscrizioni ni gadget. Eppure Il prossimo sono già aperte nel sono gare molto evento nostro sito theday. complesse che ri- si terrà it e il costo di parchiedono lunghi a Bergamo tecipazione sarà di tempi di prepara14 euro compreso il 5 luglio. zione. “Abbiamo l’ingresso, che da tutti già un lavoro Le iscrizioni solo costa 19”. A a tempo pieno. Per sono aperte poco a poco la pasThe Day, la gransione si sta trasforde caccia di Halmando in una vera loween scorso, ci professione. siamo dovuti trovare ogni sera per diversi mesi di seguito – Più cosmopoliti di Bolospiega Simone Ariot –. Inoltre gna ci vogliono grandi competenze Francesca Piana, bolognese, in tutti i campi”. ha partecipato alla caccia al teProfonda cultura umanistica, soro della notte di Halloween forte conoscenza del territorio, con la Banda Guillet. “Il mio passione per enigmi e sciarade sono necessari per l’ideazione dei rompicapi che traghettano i partecipanti da un punto all’altro del gioco. Ma anche le materie scientifiche non vanno trascurate: calcolare come si muoveranno le squadre per incrociare i percorsi richiede complicati calcoli matematici.

Inoltre la comunicazione attraverso i nuovi media (internet, video, cellulari) è fondamentale. Così è nata la grande caccia di fine ottobre scorso ma anche la prossima che si terrà nel parco giochi Minitalia Leolandia di Bergamo. “Zamperla, la ditta produttrice di giostre The Day Halloween 2007: Omnipotent Team

ragazzo è vicentino e mi ha portata a ‘forza’ in questa follia – racconta –. Una delle caratteristiche del gioco è stata la totale mancanza d’informazioni, a parte dei video che a cadenza regolare erano pubblicati sul sito internet. Avevamo intuito che c’entrava in qualche modo una ricerca nel centro storico e ci siamo portati dietro dei borsoni pieni di libri di storia e architettura della città. In realtà non sono stati necessari e il materiale distribuito dagli organizzatori era più che sufficiente, a patto di riuscire a decifrare gli enigmi”. Francesca è rimasta colpita dalla partecipazione berica: “Una cosa del genere a Bologna sarebbe impensabile. Innanzitutto per questione di sicurezza non mi fiderai di girare di notte nel

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centro storico, cosa che qui è invece possibile. Se il gioco fosse stato organizzato nella mia città le persone di passaggio avrebbero sicuramente ostacolato i gruppi, mentre i vicentini, anche quelli che non conoscevano dell’evento, ci hanno osservato incuriositi, quasi facendo il tifo per noi”. La seconda parte del gioco è stata la più “paurosa” visto che bisognava visitare case diroccate, ex ospedali psichiatrici abbandonati, chiese sconsacrate e altri “allegri” posti sperduti tra le brume della provincia. “Qui non ho The Day Halloween 2007: i 5 alimenti avuto paura, anzi, ho trovato un caro ricordo dell’infanzia co Gogna, la nostra bolognese – spiega, a sorpresa, France- fischiettava dalla felicità. sca –. Tra i colli bolognesi ab- Anche Luca Messina, milanebondano case diroccate e ville se, è stato trascinato dalla dolabbandonate. Vice metà vicentina sitarle come prova nella folle notte di coraggio, mainsieme al gruppo gari di notte, è un Genio Guastatori. passatempo dei “Dal punto di vigiovani”. Insomsta organizzativo ma, mentre i vici siamo trovati centini battevano un po’ imprepai denti dalla paura rati – confessa –. visitando la “sataLa seconda parnica” Villa Bedin te della caccia, Aldighieri nel par- Un momento della caccia ambientata nella

YouTube e MySpace, i nuovi campi di “guerra” La sfida delle squadre che hanno partecipato a The day è cominciata molto prima della notte di fine ottobre. Lo scontro reale tra i vicoli berici è stato anticipato da un altro combattimento più virtuale ma non per questo meno feroce: una serie di sberleffi e guanti lanciati attraverso i social network di YouTube e MySpace.

Un fenomeno non previsto che ha sorpreso gli stessi ideatori del gioco.

“Il web è fondamentale per la realizzazione di questi progetti – raccontano gli organizzatori – perché è l’unico mezzo per raggiungere una grande quantità di persone e trasmettere velocemente le informazioni. Oltre al sito internet theday.it, perno di ogni nostra attività, abbiamo creato anche un nostro spazio su MySpace (il famoso sito sociale in mano a Rupert Murdoch) e caricato dei video di presentazione su YouTube (il più grande archivio on-line di filmati)”. E qui scatta la reazione imprevista.

Poco prima della gara si stavano formando i gruppi di partecipanti e il sito theday.it rilasciava informazioni col contagocce (ovviamente per aumentare la suspense tra i giocatori). Uno di essi ha realizzato un video in cui

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giovani

The day su YouTube

“sfidava” gli altri presentando, allo stesso tempo, i membri del team. In poco tempo altri ragazzi hanno risposto con ulteriori filmati e pagine web di presentazione, inondando di messaggi pure il forum di The day. “Ci ha sorpreso l’incredibile creatività dei partecipanti – fa notare l’organizzatore Simone Ariot –. I gruppi si sono iscritti con nomi fantasiosi e hanno creato un “microcosmo” di nomi e storie, realtà fittizie ma tutte coerenti e interessanti”. In poco tempo sono spuntati siti internet, blog, video. “Su 24 squadre 18 hanno realizzato un sito internet e ben 16 hanno creato dei video – continua Ariot – Alcune squadre erano dotate di telecamere, computer portatile, connessione a internet via cellulare e hanno aggiornato il loro sito in tempo reale durante la notte”.

La squadra è di moda

provincia, ci ha sfiancato. Era freddo, umido e in pratica bisognava attraversare campi.

Molti si erano preparati con abbigliamento tecnico, forse è stata la scelta migliore. In ogni caso è stata un’esperienza fantastica che difficilmente potrò vedere dalle mie parti. Milano è una città troppo grande per organizzare un evento del genere. Le dimensioni di Vicenza e la varietà dei luoghi, con un centro storico ricco e compatto e una grande provincia che si estende già da pochi chilometri dal centro, sono ideali. È stato bellissimo: mi sono già iscritto per la prossima caccia che si terrà a Bergamo”.

Pronti per Halloween 2008 Quali sono i segreti per vincere? “Bisogna essere organizzati. Ogni membro deve avere una funzione specifica – spiega Simone Ariot –. Prendete i vincitori all’evento di Halloween: è un gruppo di amici che ha frequentato insieme le superiori ma che poi ha preso strade diverse durante la laurea. Uno dei ragazzi è un fisico, un altro è laureato scienze umanistiche. C’è un medico e anche un ingegnere. Sono tutti appassionati sportivi con una discreta preparazione atletica.

Ognuno è specializzato in un campo specifico e formavano un gruppo compatto e organizzato che riusciva a suddividersi i compiti”.

The Day ha creato un gruppo di appassionanti pronti a seguire gli organizzatori in ogni avventura. E all’orizzonte si prospettano nuove iniziative. È quasi certa la caccia per Halloween 2008. Siamo riusciti a strappare qualche informazione dagli organizzatori: “Siamo ancora in alto mare con la progettazione, ma sarà l’esperienza più grande e complicata mai realizzata – rivelano–. Il numero di partecipanti sarà un po’ ridotto ma l’evento durerà più giorni. E gli enigmi saranno diabolici”.

I partecipanti si sono calati completamente nella parte e l’estetica dell’evento è stata curata tanto quanto organizzazione e preparazione fisica. Ecco allora I cinque alimenti (5alimenti.blogspot. com) dotati di elegante berretto d’ordinanza con una “V” gigante cucita sopra a mo’ di stemma.

Oppure gli inquietanti The rippers club (ciclierma. it/theday), cinque spietati assassini della Londra Vittoriana, con tanto di corpetti e stiletti trasportati nella Vicenza d’oggi. I Yuppie Killers (yuppiekillers.blogspot. com) hanno le idee chiare: nella home page del sito campeggia un elegante doppiopetto, ventriquattr’ore e un’accetta pronta

all’uso, immaginiamo per ostacolare i gruppi concorrenti. I 4 e mezzo, con le loro maschere in lattice, ci ricordano i B movie messicani con protagonista El Santo.

Omnipotent Team (myspace.com/ldlentertainment) e Banda Guillet hanno preferito tute mimetiche e look da commando.

Look stregonesco, con mantelli e cappelli a punta, per Le Pinte e i Grifon d’oro (myspace.com/grifondoroteam).

Il gruppo tutto femminile delle Solite ignote, infine, ha optato per un accessorio molto semplice che sottolinea il loro anonimato: un bel paio di occhiali da sole (nel bel mezzo della notte) per ogni membro della spedizione.

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opinioni

Paolo Sorrentino firma un capolavoro che mostra un Andreotti trasfigurato a simbolo della politica marcia e corrotta Che spiega i disastri italiani come la Gomorra campana

Il Divo, un Paese allo sfascio e il ghigno del Potere DI GIULIANO CORÀ

Per chi come me è ormai pericolosamente vicino ai sessanta, è difficile sottrarsi, nei primi minuti di proiezione, all’impressione di stare assistendo non ad un film ma ad un’antologia di telegiornali degli anni Settanta, Ottanta e Novanta: dal settimo governo Andreotti nel 1991, all’indietro ai delitti Pecorelli, Ambrosoli, Moro, Calvi e Sindona, o in avanti al delitto Falcone, e ai processi da cui Andreotti, incriminato per molti di questi delitti, uscirà assolto ed assolutamente pulito.

Tuttavia, questa falsa sensazione svanisce in fretta, e prestissimo si comincia a rendersi conto di trovarsi davanti ad un film ‘vero’.

canto. Non si tratta di una “puntata del Bagaglino: questa è una tragedia greca, dove tutti indossano le maschere che nascondono le logiche, i rituali, il teatro del potere” (Alberto Crespi, L’Unità, 24/5). Giuste, dunque, le caratterizzazioni, giusti gli eccessi, giusti i ‘tipi’: perché qui, appunto, non si fa della pura, semplice, banale – e forse anche inutile – satira (“Che la satira sia in grado di incidere sulla realtà è un’illusione da giovani moralisti. Satira, arte e cultura servono solo a chi le pratica, come la ginnastica”: Michele Serra). No: qui si racconta come l’Italia di oggi sia stata costruita ieri, da quali uomini, da quali passioni ‘inconfessabili’. Prima, anzi unica, quella del potere, che pervade questi uomini, e il Divo, fin nella più intima fibra, non lasciando spazio ad altro. Macchine, a-morali molto più che immorali, finalizzate alla conservazione di se stesse e dell’Ente Supremo cui fanno riferimento, che certamente non è Dio, perché “Dio non vota”, ma è appunto quel Potere che domina le nostre vite – la Vita, verrebbe da dire – quel Potere ‘globale’ molto prima che venisse inventato il termine. Per cui, tra parentesi, secondo noi Crespi sbaglia quando si chiede: “Già a Lugano, chi ci capirà qualcosa”? Significa ridurre il film nella peggiore delle ipotesi appunto

Il regista sceglie non di “scendere in campo”, ma semplicemente di raccontare

Satira profonda Il Divo di Paolo Sorrentino è geniale, gelido e difficile. Non ‘emoziona’, ma colpisce, provoca ematomi nell’animo e nella mente, che richiedono giorni per essere metabolizzati. Come bene ha scritto Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera del 23/5, è un’opera “sull’idea di Potere e, solo di conseguenza, su chi, quel potere, lo incarnò al massimo grado”. Giustamente, quindi, Andreotti non è ‘quello vero’, ma una ‘maschera’, un simbolo, e maschere sono tutti coloro che gli scorrono ac-

ad una stravista satira tv, nella migliore ad una docu-fiction sugli anni della Dc; quando invece, probabilmente, chiunque al mondo abbia riflettuto sulla realtà che lo circonda e sui meccanismi che la muovono, potrà riconoscere ne Il Divo elementi ‘universali’, o appunto, se preferite, globali.

La giusta distanza Comunque, se per questo film è giustificato, da un punto di vista ‘morale’ e storico, il richiamo al grande cinema civile di Rosi, Petri, Pontecorvo, Maselli e tanti altri, non lo è per lo stile. Quel cinema ‘faceva politica’.

Qui, ancora una volta – e mi riferisco a quella che a me sembra l’assoluta e voluta ‘apoliticità’ di Gomorra di Garrone – il regista sceglie non di ‘scendere in campo’, ma semplicemente di raccontare: è quella “giusta distanza” che, genialmente, ancora Mereghetti gli attribuisce su Ciak di giugno. Garrone l’ha fatto coi modi del grande cinema d’autore, Sorrentino lo fa con gli stilemi dell’opera pop, che da allora è cresciuta, divenendo spesso linguaggio folgorante e apodittico (quale miglior ‘simbolo’ del potere, in fondo, del Joker?).

Forse entrambi hanno percepito il pericolo insito in quel tipo di cinema: l’impostazione ideologica, che, sia pur sempre trasfigurata - almeno per quel che riguarda i migliori - in impegno civile, rischiava comunque di far velo alle ‘verità’ raccontate. E’ difficile, anzi impossibile, dir questo di Garrone, e nella fattispecie, di Sorrentino, che scrive un film ‘assurdo’, delirante ed esplosivo, cui nemmeno Berlusconi, nelle sue paranoie antibolsceviche, potrebbe mai dare del ‘comunista’, ma che del potere e della politica italiane ci dice più di quanto mai abbia fatto la Sinistra coi suoi artisti (spesso) ‘di regime’.

Alle origini di Gomorra Violentemente surreale, il film sceglie questa chiave raffinata per non immergersi nel sangue e nell’ennesimo pamphlet antidemocristiano.

Ferocemente grottesco, ci obbliga ad un sogghigno amaro, e scopriamo che de te fabula narratur. Sconsolati ci guardiamo attorno, e ci chiediamo se per caso, come canta Renato Zero ad un Andreotti che lo guarda impassibile, quelli non fossero comunque, in un certo senso, “i migliori anni della nostra vita”. Usciti da pochi giorni dalla visione di Gomorra, è inevitabile che la mente corra, quasi automaticamente, ad un confronto

Andreotti (Toni Servillo) in Parlamento, immobile mentre intorno si scatena la gazzarra

tra i due. Non tanto estetico e stilistico – di questo, anche se minimamente, abbiamo già detto – quanto culturale e politico. Ed una considerazione ci si presenta, forte e tragica: che questi due film, queste due ‘storie’, sono molto meno distanti tra loro di quanto possano apparire ad un esame superficiale. Parlando chiaro: l’Italia di Gomorra esiste perché è esistita, ed esiste, l’Italia del Divo. La seconda ha implicato la prima, l’ha costruita parallelamente, ne è stata l’Omega.

All’ombra minacciosa del Divo non si consumavano solo i più eclatanti delitti politici della storia italiana del dopoguerra: si avvelenava e cementificava un territorio ed un Paese, si distruggevano retaggi antropologi-

co-culturali, si spazzavano via i vecchi valori per sostituirli con quelli nuovi del Mercato e del Progresso.

Perché in fondo, non sarà un ‘caso’ se il Divo siede ancora su quegli scranni. Al caso non crede lui per primo, bensì alla volontà di Dio. Noi, più volgarmente, pensiamo invece alla volontà di chi del Divo, e degli uomini come lui, si è servito per fare del nostro Paese ciò che esso è oggi. Sembrava impossibile, dopo anni di scoregge e rutti, di sentimentini da soap, di onanismi mentali, sembrava impossibile che il cinema italiano fosse ancora capace di scalare queste vette. Come dice Piera De Tassis, la direttrice di Ciak, “dopo aver visto Gomorra e Il Divo, qualcosa dovrà pur cambiare”.

Il Divo e Gomorra sono molto meno distanti tra loro di quanto possano apparire ad un esame superficiale

Sorrentino usa Andreotti come simbolo del Potere

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economia

Il settore bancario statunitense sta attraversando uno dei suoi momenti più difficili E le politiche monetarie della Bce non fanno che aggravare la situazione

Banche Usa in crisi nera E l’Europa non aiuta DI MARCO ZACCARIA

ed europee indebitatesi a tasso variabile per acquistare casa.

2. Tali difficoltà si sono presto tradotte in un numero di pignoramenti immobiliari che ha avuto un impatto negativo sul mercato immobiliare americano, dove si sono riversate, a quotazioni particolarmente basse, tutte le abitazioni pignorate.

Le tempeste che hanno colpito il nord del nostro Paese negli ultimi tempi non sono state le sole a farci aspettare l’estate più a lungo del solito.

Tempeste ben più devastanti 3. Le banche hanno dovuto inihanno colpito l’intero settore ziare a svalutare pesantemente finanziario monle proprie attività diale andando a a rischio, ovvero i ridimensionare propri crediti (e in pesantemente il La crisi del alcuni casi persino valore delle ban- credito e ricapitalizzarsi per che di tutto il mon- l’innalzamento il grave impatto a do. La situazione livello patrimoniaè illustrata dal- dei tassi le). l’andamento di un europei hanno indice americano generato 4. Le banche handenominato US Fi- una spirale no quindi guadanancial, indice che gnato molto meno raccoglie i maggio- negativa e sono state cori istituti di credito strette a rivedere d’oltreoceano. i tassi di crescita La crisi del credito che ha col- previsti per l’anno in corso e pito le banche di tutto il mondo per il 2009. E questo ha com(UBS e Citigroup in testa), uni- portato una forte contrazione tamente all’innalzamento dei di valore. tassi europei che sicuramente non ha aiutato le imprese a ri- 5. La crescente domanda di pesollevarsi, ha generato una spi- trolio dai Paesi asiatici ha inrale negativa che cercherò di nalzato i prezzi del greggio fino riassumere in 8 punti: a livelli mai visti in precedenza (superando le aspettative di 1. L’innalzamento dei tassi ha qualsiasi analista finanziario); provocato difficoltà di rimbor- e l’apprezzamento dell’euro doso per le famiglie americane vuto in parte all’innalzamento

dei tassi, non ha certo aiutato a rallentare questo processo di rincaro, visto che il petrolio è quotato in dollari (e se il dollaro vale poco, il prezzo sale).

6. L’apprezzamento del petrolio ha comportato una raffica di incrementi di prezzi in tutta Europa che hanno fatto impennare l’inflazione (oltre al costo del carburante).

7. La Banca Centrale Europea (Bce), per contenere l’inflazione, ha dichiarato di voler ulteriormente alzare i tassi.

IPERMERCATO

La situazione economica attuale non è proprio delle migliori

VIA LANZA

8. Alzando i tassi, però, la Bce contribuirà a far diminui- L’innalzamento dei tassi ha provocato difficoltà di rimborso per le famiglie americane re ulteriormente i consumi e farà ancora apprezzare l’euro, laro (esattamente quello che profitti futuri piuttosto magri. portando l’Europa a produrre avverrà con l’aumento dei tassi E questo potrebbe costituire meno (esporteremo di meno in Europa) non farà altro che una buona chance per gli inper l’euro caro rispetto alle al- alimentare questo processo in- vestitori. Osservando gli indici tre valute); di conflattivo. In questa del settore, si notano i segnaseguenza le azienparticolare occa- li di acquisto generati dalla de guadagneranno L’inflazione sione, quindi, sa- combinazione di 3 oscillatori meno (o cresce- attuale non rebbe meglio non che negli anni passati hanno ranno poco) impelimitarsi ad appli- suggerito il posizionamento dendo alle banche dipende care le regolette nel settore bancario proprio di avere gli stessi dall’aumento che si imparano quando si respirava una forte profitti degli anni dei consumi, all’università, ben- tensione sui mercati. In queprecedenti. ma dai rincari sì usare la testa per sto momento particolarmente comprendere che buio per le banche mondiali, La situazione, in- delle materie occorre fare esat- sembra siano venute a crearsi somma, sembra prime tamente il contra- le condizioni per un minimo destinata a pegrio. da cui potrebbe partire una giorare. Ricordo Intanto, il prezzo reazione rialzista per l’indice che quando frequentavo il dell’indice US Financial sconta bancario americano, esattacorso di economia monetaria già sia quanto accaduto negli mente come già accaduto più internazionale all’università ultimi mesi che uno scenario di volte in passato. ho studiato il meccanismo per cui, alzando i tassi di interesse all’interno di una nazione, l’inflazione scende. Sembrerebbe un caso da manuale: il particolare che Trichet, il gran capo della Bce, si è però dimenticato di analizzare è che l’inflazione che sta colpendo l’Europa non è generata da eccessi di spesa (consumi alle stelle), bensì da un rincaro delle materie prime che generano, per effetto cascata, un aumento dei prezVia Lanza, 41 - Vicenza Ovest zi dei prodotti finiti. In buona Prenotazione tavoli: 393.1365903 sostanza i beni non sono più Infoline: 0444.560264 cari perché la gente compra di Aperto da MARTEDÌ a SABATO più del solito rendendo la dodalle 23,00 alle 4,00 manda molto superiore all’ofwww.plazalapdance.com ferta, ma perché chi estrae le AUCHAN materie prime le fa pagare più care; e poiché le materie prime vengono scambiate in dollaMILANO VENEZIA ri americani, un aumento del VICENZA OVEST valore dell’euro rispetto al dol-

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edicola

Tratto dalla stampa locale o nazionale, un articolo che fa riflettere, discutere o arrabbiare. O anche divertire

La sporca guerra dei bracconieri veneti un branco e all’ improvviso vedi Dice che «anche gli animali pianun animale colpito da una fucilata. gono». Poi si corregge. «Forse Con le carabine di precisione, non sono io che piango, quando vedo capisci nemmeno da che parte sia gli occhi di un camoscio in agonia partito il colpo». E’ anche scrittore, colpito al ventre da un bracconiere. il guardiacaccia vicentino («non Questi delinquenti usano una palla metta il nome del mio paese, le di piombo grande come una noce guardie non sono molto amate e - si chiama brenneke - che non laa qualcuno hanno anche bruciato scia scampo, qualunque parte colla macchina»). Ha scritto Ho visto pisca. E io devo usare la pistola per piangere gli animali e altri libri non fare soffrire più l’animale». sulla sua vita di «nemico naturale Giancarlo Ferron, quarantacinque dei bracconieri». «Arrivi anche a anni, è un guardiacaccia della Proodiarli, questi delinquenti. Quanvincia di Vicenza. «Non ci sono più do vai nel bosco e trovi la femmina i bracconieri per fame, quelli che di capriolo uccisa dal laccio di acpartivano a mezzanotte per le cime ciaio, ti senti male. Le apri il ventre dei monti per essere pronti all’ e scopri che il giorno dopo avrebalba quando gli stambecchi iniziabe partorito due piccoli. Lo sanno, no il loro pascolo. Ci sono invece i bracconieri, che è tanti delinquenti che sempre la femmina a uccidono gli animali guidare il branco, ed per sfidare la legge, Come si fa a è lei a morire perché per fare vedere che tagliare con al laccio prima sono più furbi dei un coltellino arriva degli altri. Cerca di guardiacaccia.

Sfiliberarsi e si strozdano il mondo per l pancia di za». Ci sono anche le poter dire: io sono il un tordo favole alla rovescia, padrone della mon- vivo solo per montagne del tagna, se qualcosa capire se sia sulle Pasubio. Il film La mi piace la prendo e volpe e la bambibasta. Fra di loro ci maschio o na qui ha un finale sono anche dei mala- femmina? tragico. Una bimba ti di mente. Ma come adotta un cucciolo di si fa a tagliare con un volpe, lo tiene in casa e lo coccola. coltellino la pancia di un tordo Quando è adulta, la volpe va nel bovivo solo per capire se sia maschio sco e trova un pezzo di carne appeo femmina? Vedere se ci siano o no so a un albero. Salta per morderlo le gonadi - dicono - è l’ unico modo e rimane appesa a un uncino, come per conoscerne il sesso. Solo il maun pesce all’ amo. Viene trovata dal schio canta e viene messo in gabbia guardiacaccia Ferron, che non dirà come richiamo di altri uccelli. La mai nulla alla bambina. «No, non femmina finisce allo spiedo». è la fame a spingere i bracconieri.

Quando li prendi, o stanno zitti o Non è ancora stata raggiunta la dicono: “Le bestie le abbiamo sempace, fra le guardie e i ladri di anipre prese così”. Sono organizzati mali. Il bracconaggio resiste in tutbene, in grosse compagnie. Tengota Italia, isole comprese. Non abno caprioli o lepri nei freezer della bandona i vecchi strumenti - il fuzia o dell’ amico. E anche quando li cile, la rete, la trappola, la tagliola prendi con le mani nel sacco, non - e ne utilizza di nuovi: la carabina rischiano quasi nulla. Se pagano che uccide a quattrocento metri, i un’oblazione fra i mille e i duemila visori notturni, i mirini telescopici, euro, c’ è l’ estinzione del reato. Se i fari delle auto. «Una volta almeno c’è la denuncia penale, quasi sem- dice Giancarlo Ferron - il bracpre arrivi davanti al giudice quanconiere faceva fatica. Ore e ore di do il reato è già prescritto. La licencammino notturno per arrivare alla za di cacciatore viene sospesa solo preda. Adesso il cacciatore di frodo se un individuo viene trovato tre usa il fuoristrada, in un quarto d’ volte con uccelli protetti. E anche ora arriva ovunque. Ha il telefoniin questo caso non vengono tolte no, per restare in contatto con altri le armi. E’ una battaglia impari, la bracconieri ed essere informato nostra. Nel vicentino ci sono ventisulla presenza delle guardie. Nelle mila cacciatori e quaranta guardie, notti di luglio i fari dei fuoristrada, e noi dobbiamo occuparci anche di nei prati di alta montagna, abbacave, miniere, pesca, funghi, agrigliano lepri e caprioli. Gli animali turismi. Sì, lo so che mi chiamano vedono la luce, credono sia sorto “il guardiacaccia bastardo, uno che il sole all’ improvviso e per la menon la risparmierebbe nemmeno a raviglia si bloccano come statue. A suo padre”. Ma quando trovi il cavolte sei appostato per controllare

moscio sventrato da una pallottola, per l’ uomo che ha sparato non puoi avere nessuna comprensione». «Impiccheranno Giordi con una corda d’ oro / è un privilegio raro / rubò sei cervi nel parco del re / vendendoli per denaro». Alessandro Bettosi, comandante del Noa, il Nucleo operativo antibracconaggio della Forestale, nei corsi di formazione per le guardie cita sempre questa canzone di Fabrizio De André.

Uccellini mutilati dagli “archetti spezzagambe” dei bracconieri

«Un tempo si rubava al re, oggi allo Stato. Il bracconaggio è camsono dieci roccoli autorizzati dalla biato perché non c’è più la necesProvincia e altri venticinque sono a sità di portare un po’ di carne su Vicenza. In teoria, funzionano così. tavole troppo povere ma resta, Gli uccelli finiti nella rete vengono purtroppo, la “tradizione”. Si metconsegnati alla Provincia che li tono le reti per catturare pettirossi paga otto euro l’uno al concessioe fringuelli nel Bresciano, per l’annario del roccolo e poi li regala ai tica “polenta e osei”, si cacciano i cacciatori per essere usati come righiri in Calabria». A Bivonci e Stichiamo. Ma c’è il mercato nero. Balo, nella Locride, con l’operazione sta consegnare alla Provincia solo “Piatti indigesti”, in due ristoranti una parte degli uccelli e nascondesono stati trovati i ghiri già cucire le altre catture. Un maschio che nati ma ancora con testa e coda, canta, in questo mercato non tanto per essere riconosciuti dai clienti nascosto, viene pagato dai venti ai che, pagando caro, non volevano cinquanta euro. Il gestore del rocessere truffati. «Si mangia l’ istricolo diventa ricco. Certo, anche ce in Toscana, si mettono reti e qui, per distinguere il tordo maroccoli sulle isole, dove si posano schio dalla femmina si fa un’incigli uccelli sfiniti dalle sione per vedere se ci migrazioni. In nome sono le gonadi e poi della “tradizione” si Non si si richiude la pancia commettono crimini costruirebbero con una goccia di atche non hanno nestaccatutto. Gli uccelli costose suna giustificazione. destinati al richiamo E poi ci sono gli atti macchine vivono malissimo. vandalici. Si mettono automatiche In natura cantano bocconi avvelenati per spiumare all’ arrivo della prinei parchi protetti mavera, ma questi gli uccellini per tenere lontano i sono tenuti al buio predatori. Ma i boc- se non ci per mesi e mesi fino coni messi per i lupi fosse mercato all’ autunno quando finiscono per uccidedovranno richiamare, come è successo re gli uccelli di passo. nel parco nazionale dell’ Abruzzo, Appena vedono la luce si mettono anche un’orsa che ancora allattava a cantare, credono sia finalmente i cuccioli». Pettirossi, cinciallegre, arrivata la primavera. Li chiudono capinere, pispoloni nelle campain gabbie piccolissime. Si ammagne veronesi sono chiamati «quelli lano perché non possono mai fare del becco gentile». «I bracconieri il bagno e dopo poco tempo si ladicono che sono i più buoni - spiesciano morire». Sarebbe vietata, la ga Francesco Di Grazia, delegato “polenta e osei” con uccelli locali. regionale della Lipu e coordinatore «Ma basta comprare un pacco di delle guardie volontarie di Verona passeri o fringuelli congelati che - perché mangiano insetti. Ne fanarrivano dalla Tunisia o dai Paesi no strage per la “polenta e osei” che dell’ Est, tenere la fattura e se c’è sarebbe vietata ma ancora resiste, un controllo dire che gli uccellini perché le norme antibracconaggio (comprati dal bracconiere) arrisono lassiste e chi fa controlli viene vano dall’ estero. è per questo che visto come un guastafeste». Gli ucnoi, quando facciamo i controlli, celli vengono presi con le reti che andiamo a vedere anche nei bidoni sono messe fra arbusti e alberi. «Ci della spazzatura e spesso troviamo sono quelle illegali e anche quelle le piume. è successo anche in un che, solo in apparenza, sono in reristorante di Roncà. In frigorifero gola. Qui a Verona ad esempio ci c’erano mille fra capinere, passeri,

lucherini e anche un picchio verde.

I bracconieri prendono cinque euro per un uccellino di dodici grammi, penne comprese. Il ristoratore fa uno spiedino con cinque uccellini e lo vende a cinquanta euro, e così tutti ci guadagnano. Non si tratta certo di casi isolati. Basta dire che si possono comprare anche le macchine automatiche per spiumare gli uccellini. Non si costruiscono macchine così costose se non c’è mercato». Ci sono trappole crudeli nel museo del bracconaggio al castello di Bardi. C’è il “bussolotto”, un cono di corteccia che veniva infilato nel terreno con dentro chicchi di granoturco; il fagiano o il gallo cedrone beccavano il mangime e la loro testa restava bloccata dalla colla di vischio. C’ è la “fossa lupaia” per catturare i lupi; si scavava una buca profonda, si copriva con rami e arbusti; il lupo veniva attirato da un’ esca viva - un cane o una pecora - e cadeva nel fossato.

C’è l’”archetto spezzagambe” che mutila gli uccellini che si posano su un ramo. C’è il gancio che soffoca i caprioli. «Anch’ io da piccolo - confessa il sindaco, Pietro Tambini, settant’anni - facevo il bracconiere.

Noi bambini andavamo a cercare i nidi dei merli per rubare i piccoli poco prima che imparassero a volare. La mamma li preparava in umido. I grandi cacciavano la volpe mandando il fumo nella tana, poi la uccidevano con un colpo alla gola, per non rovinare la pelliccia.

Ma erano anni in cui solo chi emigrava trovava da mangiare e chi restava doveva arrangiarsi». Oggi non serve l’ingegno per costruire un archetto che spezza le gambe o soffoca gli uccelli. Nel veronese si comprano già fatti, di plastica. E se la trappola non funziona, c’ è sempre la carabina che uccide a quattrocento metri.

Jenner Meletti da La Repubblica 1 giugno 2008

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14 GIUGNO 2008

aziende&associazioni

Aziende. La Mecc Alte di Creazzo in prima fila nello sviluppo di uno degli scali più importanti del Sudest asiatico

Porto di Singapore, i container lavorano vicentino Uno dei più grandi porti del Sud-est asiatico si colora di biancorosso. Il gruppo Mecc Alte, azienda di Creazzo che è tra i leader mondiali nella produzione di alternatori sincroni, si è infatti aggiudicata una importante gara d’appalto lanciata dalla Port of Singapore Authority, la società che gestisce una buona fetta dei servizi portuali dell’ex Indocina e che, nel solo scalo di Singapore, sposta qualcosa come 35 milioni di container all’anno. La commessa consiste in una fornitura di 76 alternatori, per un valore di un milione di euro, ma questo potrebbe essere solo un antipasto, visto che all’orizzonte c’è il rinnovo di tutte le tremila macchine gestite dalla Psa. E il valore dell’operazione potrebbe

L’enorme porto di Singapore

così volare a 40 milioni di euro. Decisivo, per il successo dell’azienda vicentina, un fattore che in tempi di caro petrolio e nuove sensibilità ambientali si rivela sempre più determinante: il risparmio energetico. “Abbiamo soddisfatto le esigenze della PSA grazie a degli alternatori a velocità variabile con re-

Il presidente di Apindustria: “Diamo più competenze al territorio in materia di organizzazioni, orari, salari e sicurezza”

golatori digitali messi a punto nel nostro stabilimento di Creazzo, frutto di un’esperienza elettromeccanica ed elettronica integrata anche da ricerche universitarie e di una politica di investimenti da 75 milioni di euro portata avanti con costanza dal 2000 – spiega il presidente di Mecc-Alte Diego

Carraro -. Abbiamo vinto la gare perchè nostri alternatori portano un risparmio sul consumo del carburante pari al 45% giornaliero per ogni unità rispetto a quelli tradizionali. Oggi, con il rincaro vertiginoso del petrolio, non è da trascurare”.

Un risultato importante, dunque, per un’azienda che si sta consolidando sempre più a livello internazionale. Dopo aver registrato nel 2007 un fatturato di 120 milioni di euro (in crescita del 4 per cento rispetto all’anno precedente), la Mecc Alte ha infatti assorbito nella propria gestione l’americana Magil, azienda da 20 milioni di fatturato. Che va ad aggiungersi alle altre sedi e filiali già presenti in Francia, Inghilterra, Germania, Spa-

gna, Australia e Cina, per un totale di oltre 650 dipendenti. “La Magil rappresenta la nostra vera chiave d’accesso per il mercato americano da 250 milioni di dollari e completa la strategia che ci ha portato in pochissimi anni a controllare completamente la distribuzione dei prodotti a livello globale – conclude Carraro -. Abbiamo già in programma grandi idee: instaurare una sinergia per la rifornitura del mercato statunitense attraverso il nostro stabilimento produttivo in Cina, per esempio. Confidiamo inoltre che, smaltita la crisi dei mutui subprime e col ritorno del dollaro ai forti livelli precedenti, ci sarà un vantaggio monetario per il nostro Gruppo nel brevemedio periodo”.

Ascom. In distribuzione l’ottava edizione della guida con informazioni e curiosità su tutta la provincia

Contratti, le pmi chiedono Conoscere Vicenza, il decentramento il territorio a portata di mano Anche le piccole e medie imprese vicentine chiedono al Governo di accelerare nel cammino verso la riforma dei contratti di lavoro. Per aggiornare un sistema, oggi basato sui contratti nazionali, che mostra sempre più limiti e che sta creando non poche difficoltà alle aziende. La strada da seguire, invece, è quella del decentramento, come spiega il presidente di Apindustria Vicenza Filippo De Marchi. “Non ci si può affidare semplicemente a slogan o dogmi, ma occorre riflettere bene sul perché decentrare, cosa decentrare, e come farlo. Ma soprattutto, se e come il decentramento contrattuale può costituire effettivamente uno strumento di maggiore competitività del sistema.

Nel nostro paese assistiamo attualmente ad una situazione paradossale nella quale le norme a tutela della flessibilità sono talmente “rigide” nell’applicazione da risultare difficilmente utilizzabili nella realtà. Per questo motivo mantenendo sostanzialmente invariata questa impostazione la negoziazione di secondo livello continuerà a trovarsi in una posizione meramente sussidiaria rispetto a quella nazionale».

Il decentramento, invece, - secondo Apindustria Vicenza - può as-

sumere una valenza positiva per la competitività del sistema nella misura in cui serva a modulare i salari ed i costi del lavoro in maniera adeguata alle realtà produttive dei diversi territori, al costo della vita e, dove possibile, alla produttività delle singole aziende. «Noi riteniamo – prosegue De Marchi - che sia possibile costruire un modello basato su un contratto nazionale “leggero”, che definisca i minimi normativi ed orienti la contrattazione decentrata, e su un contratto di secondo livello, alternativamente aziendale o territoriale, assegnando al livello territoriale maggiori competenze su temi quali la flessibilità organizzativa, l’orario di lavoro e lo stesso salario variabile, ma anche sulla valorizzazione della professionalità attraverso la formazione permanente, nonché sul tema sempre più fondamentale della prevenzione e della sicurezza del lavoro. Su un tema così delicato è quindi fondamentale che si attui un confronto serio ed urgente con tutte le Associazioni di Categoria, le organizzazioni sindacali e il Governo, un confronto nel quale certamente Apindustria farà la sua parte con la consueta attenzione e impegno».

Una guida agile e ricca di informazioni. Pensata per i turisti, ma che strizza l’occhio anche ai vicentini. Sarà distribuita nei prossimi giorni in alberghi, ristoranti, bar e uffici turistici la nuova edizione di “Conoscere Vicenza e Provincia”, la guida realizzata da Editrice Veneta in collaborazione con la Confcommercio per fornire uno strumento al tempo stesso pratico e piacevole a chi vuole pianificare un soggiorno o una gita nel vicentino. Come in ogni edizione, anche in quella del 2008 si trovano notizie sui principali monumenti da visitare, su orari di apertura e costi dei biglietti di entrata dei musei, sulle strutture ricettive, su eventi, ricorrenze, feste e tradizioni nelle varie località, oltre ai consueti numeri “utili” e indicazioni pratiche per chi non conosce bene il territorio vicentino.

Quest’anno inoltre nella sezione di Vicenza un oc-

chio di riguardo è riservato al Cinquecentenario della nascita del Palladio, mentre in provincia sono state aggiunte alcune pagine dedicate a Camisano Vicentino. Sono stati, inoltre, rinnovati rispetto alle preceden-

ti edizioni della guida, i capitoli sull’enogastronomia: in particolare quello sui vini è ordinato in base alle “strade del vino”, cioè seguendo i precisi percorsi tracciati lungo le zone doc Breganze, Colli Berici e Gambellara.

informazione settimanale e molto di più ®

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23 Carciofini sott’odio

Il rompiballe di Alessio Mannino In un Paese di smemorati, di voltagabbana, di amici di tutti e di nessuno, di moralisti a corrente alternata e di opinionisti a libro paga che se la danno da spiriti liberi, noi siamo dei travaglisti impenitenti. Marco Travaglio è uno dei pochi che vale la pena di leggere e ascoltare. E’ uscito un libro-intervista che Claudio Sabelli Fioretti ha sottotitolato con l’azzeccato nomignolo ‘Il rompiballe’. Perché è così che dovrebbe essere un giornalista: solo e sempre un rompiballe. Eccone qui un distillato. Per farvi venir voglia di chiamare certi altri giornalistucoli (anche vicentini) col loro nome: leccapiedi.

Le persone innamorate del potere: “Non riescono mai a essere tranchant. Tengono annodati sempre tutti i fili. Non le sopporto”. Giustizialismo (?): “Io sono per la certezza della pena. Tutti dovremmo esserlo. La pena ha senso se viene scontata. Non ha senso che la scontino solo la povera gente e i terroristi”. Adriano Sofri: “Se fosse andato avanti l’andazzo del complotto e della sua innocenza avrebbe avuto senso fare un libro che dicesse: «Signori, fate quello che volete, graziatelo, non graziatelo, ma non venite a raccontare che è innocente perché non sta né in cielo né in terra». Tabù: “Il tabù più inviolabile è il rapporto tra la mafia e la politica.

E’ una cosa sulla quale non si scherza. In televisione non si è potuto dire bene, pienamente, con dovizia di particolari che una sentenza ha stabilito che Andreotti è stato mafioso fino al 1980 e si è salvato per la prescrizione. … Un altro tabù è che non si può dire che la Mondadori appartiene a Berlusconi solo perché è stata scippata ai suoi legittimi proprietari, De BenedettiCaracciolo-Scalfari, corrompendo un giudice tramite Previti”. Anticomunismo: “io sono anticomunista oggi come lo ero allora. Però non c’è più il comunismo, e quindi non mi sembra il caso di perdere tempo. Sarebbe come schierarsi contro i cartaginesi”. Destra: “Se non fosse Berlusconi il capo della destra, io starei lì! In Francia voterei a occhi chiusi per uno Chirac, un Villepin”.

Bertinotti: “Quando vedo Bertinotti, l’ultima cosa che mi viene in mente è il comunismo”. Idoli: “Massimo Fini, uno dei pochi idoli viventi che ho, un giorno si è trovato nello studio del direttore del «Tempo» con cui collaborava. A un certo punto è entrato Paolo Cirino Pomicino, anche lui collaboratore del «Tempo» sotto lo pseudonimo di Yanez. Il direttore disse: «Ti presento il nostro collaboratore Pomicino». Pomicino gli tese la mano e Massimo disse: «A lei la mano non la stringo». E se andò. Massimo è un grande”. Killer: “non sono un killer: sono un rompicazzo, quello che vuoi, ma a 360 gradi”.

14 GIUGNO 2008

tempo libero

Popcorn. La riscoperta del grande cinema: Ettore Scola e il suo C’eravamo tanto amati. Cast d’eccezione per una storia di testimonianza sociale

Il dopoguerra fra piccoli eroismi e grandi ipocrisie DI GIULIANO CORÀ

Tutti ringraziamo film come Gomorra e Il Divo, non solo per il loro valore intrinseco ma soprattutto perché abbiamo creduto (sperato?) di vedere in quei due capolavori il segno di un Rinascimento del cinema italiano dopo anni di commediole trash e onanismi sentimentali ed intellettuali. Proprio per questo, è giusto ogni tanto ricordare le radici, forti e nobili, cui questo sperato Rinascimento può far riferimento. Per esempio, il cinema di Ettore Scola, per esempio l’epocale C’eravamo tanto amati (1974), che è forse il suo film più bello.

Nelle vicende dei tre ex partigiani dopo la guerra, negli anni della ricostruzione, non c’è solo la storia d’Italia degli anni ’50 e ’60: c’è anche, autentica e semplice, la ‘storia’ di tutti noi, delle nostre ipocrisie, dei nostri compromessi e dei nostri valori quotidiani. Scola racconta il suo affetto per la gente e per il Paese, gli errori, le cattiverie, ed anche i ’beaux gestes’, ma soprattutto il semplice ‘eroismo’ di ogni giorno, di chi non si fa troppe domande e tira avanti, costruendo faticosamente ma ‘con giustizia’ l’esistenza sua e della società che lo circonda. Narrativamente semplice e discorsivo, il film si impenna in quel magico finale metafisico, quasi un richiamo ultimo e sobrio alla meditazione ed alla riflessione.

Non solo. Scola qui dimostra anche che non esistono cattivi

Nicola (Stefano Satta Flores) a Lascia o raddoppia?

attori ma solo cattivi registi.

Questo vale per Nino Manfredi, abitualmente ‘cantore’ della volgarità plebea; per Stefania Sandrelli, solita a recitare solo esibendo tette e culo; ma anche per Stefano Satta Flores, ottimo attore, invece, ma ‘minore’, che di rado è stato valorizzato come qui. Gassman è grande, come sempre, ma soprattutto da rimarcare è la prova di Aldo

Fabrizi, che ha dimostrato ancora una volta – vecchio e malato, a pochi anni dalla morte – quale grandissimo e sensibile attore fosse, nonostante pochi registi se ne fossero resi conto (ricordiamo la sua eccezionale interpretazione in Roma città aperta), e fosse invece sempre stato utilizzato per particine al limite del farsesco e del caricaturale.

Sul comodino. Quattro ragazzi alle prese con una serie di fatti inspiegabili. Trama mozzafiato, ma lo stile lascia a desiderare

Orrori e vecchi misteri nella campagna romagnola DI GIOVANNI MAGALOTTI

a fronteggiare in prima persona gli enigmi, alla ricerca di un Nel luglio del senso che forse non esiste. Cosa 1969, una serie sta realmente succedendo a di inspiegabili Lancimago? E perché, trent’aneventi turba ni dopo, uno di questi ragazzi, L a n c i m a g o , ormai adulto, tornerà in paese un paesino di con il giovane figlio? campagna in Il nuovo romanzo di Eraldo p r o Baldini, scritto insieme vincia ad Alessandro Fabbri, di Ravenna: la frutta recente vincitore del marcisce in modo inpremio Campiello Giospiegabile, gli animali si vani, racconta una storia ribellano furiosamente ricca di suggestioni, che ai loro padroni e alcuintroduce una venatura horror in un contesto ni sanguinosi incidenti contadino apparentemietono vittime innoEraldo Baldini mente ovvio e consueto, centi. Sulle campagne aleggiano gli spiriti di tragedie facendolo vibrare di oscuro miantiche sepolte dal tempo, men- stero. I personaggi hanno una tre la superstizione sembra aver loro vivacità e la scansione delle trovato un nuovo respiro. Quat- vicende è accurata, al punto da tro ragazzi, impegnati a seguire costringere il lettore a non molin quei giorni alla TV lo sbarco lare il libro prima dell’ultimo dell’uomo sulla luna, si trovano colpo di scena.

D’altra parte, però, si nota una certa trascuratezza di scrittura, con approssimazioni e ridondanze, soprattutto nei dialoghi, sorEraldo Baldini prendenti in un autore dele Alessandro Fabbri l’esperienza di Baldini. La Quell’estate curiosità di scoprire come si di sangue e di luna risolverà la vicenda perdura Einaudi, 264 pp., € 15 senza dubbio fino all’ultima pagina, ma si scontra pro-

gressivamente con il disagio per l’inadeguatezza della stesura. È come se, preoccupati di avvincere a tutti i costi il lettore senza lasciargli un attimo di tregua, gli

autori si fossero un po’ dimenticati che per scrivere un buon libro non basta una storia interessante: ci vuole pure un livello di stile sempre controllato.

VERONA TOUR BUS

Romeo Percorso turistico nel centro storico di Verona con fermata in collina per vista panoramica della città, durata un’ora e mezza. Biglietti in vendita sull’autobus.

Autobus da 30 posti con aria condizionata e dotato di cuffie per l’illustrazione del percorso in lingua italiana, inglese, tedesca, francese e spagnola.

The tour leads you through the historical centre of Verona with a stop on a nearby hill for a view over the town. Total time: 1,5 hours.

Air-conditioned bus with 30 available seats equipped with headphones to guide you through your tour in english, french, german, italian or spanish.

Rundfahrt durch den historischen Stadtkern von Verona mit Aufenthalt auf einem Hügel, um einen Ausblick über die Stadt zu haben.

Dauer: 1,5 Stunden.

Klimatisierter Bus mit 30 Plätzen und mit Kopfhörern für die Erklärung der Rundfahrt auf deutsch, englisch, französisch, italienisch und spanisch.

Per informazioni e prenotazioni: ATV Azienda Trasporti Verona Lungadige Galtarossa 5 Verona Tel. 045 8057811 romeo@atv.verona.it www.atv.verona.it Oppure rivolgersi alla reception del proprio hotel.

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HANNO DETTO

Arriverà a casa dei vicentini una lettera, con la formulazione della nostra domanda che, ovviamente, non può che essere di stampo patrimoniale, e dove si chiederà se si vuole che il Comune acquisisca l’area strategica in questione. Chiarisco però che poi la scheda si porterà nel seggio di appartenenza residenziale perché stiamo parlando di una consultazione seria, fatta nei crismi di legge. Insomma, chi pensa di votare due volte o di mandarci una cartolina per posta, si sbaglia.

Le proteste per il numero elevato dei voti che chiedo? Rispondo dicendo che la questione è importante e di conseguenza anche la partecipazione dei vicentini lo deve essere.

2008

Achille Variati Il Corriere del Veneto 12 giugno 2008

Diventare stelle della pallavolo. Divertendosi.

Quando nel ’94 arrivò per la prima volta in parlamento, [Berlusconi] disse: “Vi confesso che ho un complesso d’inferiorità”. Gli risposi: “Io invece sono superiore senza complessi”. (…)

E’ il miglior governo possibile per lui: a parte qualcuno della Lega, sono tutti suoi dipendenti, e si compiacciono del fatto di essere inferiori. Le interviste della Carfagna sono meravigliose: non fa che ringraziare Berlusconi, come se fosse diventata ministro per grazia divina.

Vittorio Sgarbi Vanity Fair 4 giugno 2008

Joy Volley Camp 2008 La Minetti Infoplus Vicenza (la squadra di A1 femminile del gruppo Joy Volley Vicenza) organizza il Joy Volley Camp da domenica 29 giugno a sabato 5 luglio 2008 con sessioni di allenamento dedicate a ragazze e ragazzi dagli 8 anni in su. Una settimana intensa con gli stessi allenatori che hanno portato ai massimi livelli il settore giovanile del gruppo sportivo vicentino.

Una settimana di divertimento, grazie all’animazione e ai giochi che rendono la permanenza piacevole e appassionante.

Allenamenti • Formazione specifica con allenamenti mirati anche per palleggiatore e libero • Presenza delle ragazze della Minetti Infoplus di A1 Femminile che metteranno la loro esperienza a disposizione dei giovanissimi • Lo staff tecnico di altissima qualità, lo stesso delle squadre del gruppo Joy Volley, sarà diretto da Michele Marchiaro, già primo allenatore dell’Under 18 Ottica Padrin Vicenza.

Svago Allenamento ma anche divertimento. Il camp alterna le sessioni di volley con altre attività formative come nuoto, canoa, tiro con l’arco e molto altro, approfittando di strutture qualificate come il parco acrobatico Anthares World. E ogni sera sarà arricchita dalla divertente animazione del team Joy Volley.

Il camp sarà organizzato a Caluso (Torino). La località si trova nel Canavese, regione di dolci colline, laghi e castelli.

Circondati da boschi e alte vette le giovani promesse della pallavolo troveranno il luogo ideale per concentrarsi sugli allenamenti studiati appositamente per loro dallo staff Joy Volley.

Joy Volle V y y, esperienza e qualità nella formazione sportiva Joy Volley V è un gruppo sportivo che schiera 14 squadre dirette, tra cui la Minetti Infoplus, regina della A1 femminile, la Palladiogroup. it Vicenza V , forza emergente della B1 maschile e la Novello Fidas V Vicenza , dinamica squadra di B1 femminile.

Joy Volley V y affilia altre 30 società in tutta Italia e all’estero, i Joy V VolleyCenter r, sparsi da Palermo a Pordenone, Francia e Inghilterra.

Il settore giovanile è famoso per il ricco vivaio, trampolino di lancio per molte atlete (come Monica De Gennaro, Stefania Dall’Igna, Valentina Bedin, Giusy Astarita, V Giada Marchioron, Valentina V T Tirozzi i) che ora giocano in A1, A2 e in nazionale. Le giovanili del Joy Volley Vicenza hanno conseguito V grandi vittorie, come 1 scudetto assoluto under 19, 1 scudetto assoluto under 18, 1 scudetto di lega A under 17, 1 scudetto di lega under 18, 2 scudetti di beach volley 4x4 under 17 e tanti titoli e finali provinciali e regionali.

Tutti i partecipanti saranno omaggiati con un abbonamento semestrale gratuito al mensile Pallavolo Supervolley e a PallaVolley, periodico del gruppo Joy Volley

Contattateci per maggiori informazioni Joy Volley Camp 2008 c/o Joy Volley Vicenza - Settore Giovanile - PalaRewatt - Via Goldoni, 32 - 36100 Vicenza telefono: 0444 925537 - fax: 0444 937675 - email: d.tagliabue@volleyvicenza.it Per anni abbiamo vissuto di un’economia dello spreco e della spazzatura. Un terzo del pane che fino adesso si produce da noi ogni giorno viene buttato via. Ma tra poco sarà la Terra stessa che ci costringerà a mettere giudizio. Come dice Evelyne Pieller: “Non sarà la fine del mondo, ma del nostro mondo”. E aggiungo un’affermazione di Jorge Luis Borges: “Non credo più al progresso. Che sia un progresso?”

Ermanno Olmi Il Sole 24 Ore 1 giugno 2008

SERIE A1 FEMMINILE

www.joyvolleyvicenza.it • volley@volleyvicenza.it