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Non è colpa della pioggia

CAPITOLO 1

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Finora

Ci sono due tipi di persone. Quelle a cui piacciono le sorprese e quelle a cui non piacciono.

A me non piacciono.

Eppure ecco qui Aimee Polloch, mia amica da quando eravamo in prima, che entra della porta col baccano di un corvo d’estate. « Delsie, ho una sorpresa fantastica ».

Oh-oh.

« Allora, » comincia, « hai presente che io e Michael dovevamo andare a fare il provino per lo spettacolo estivo al Cape Playhouse ?»

« E dunque ?» le chiedo.

« Michael ha avuto una parte importante, ma io… io ho avuto il ruolo della protagonista ! La protagonista ! Ma ci pensi ?» Aimee è tremendamente seria. « Aspetta. Autografi. Credi che davvero qualcuno li vorrà ?»

« Credo che dovremo procurare un tappeto rosso che arriva fino alla porta di casa tua ».

« Non è uno scherzo ». Si piega leggermente in avanti. « Sai quanta gente famosa ha cominciato recitando in questo teatro ?»

Non è colpa della pioggia « Mi pare che tu me ne abbia parlato » dico sorridendo.

Aimee fa un grande salto, poi si mette davanti a me. « Ho davvero bisogno del tuo aiuto, però !»

« Del mio aiuto ? Perché dovresti avere bisogno del mio aiuto ? Sai che preferirei andare in deltaplano nel mezzo di una grandinata piuttosto che recitare ».

Scuote la testa. « Non mi serve che tu reciti, Delsie. Mi serve solo che mi aiuti con la parte. La commedia è Annie » dice, con gli occhi spalancati.

« Quella Annie ? Annie quanto-è-dura-la-vita ? Quella del film che abbiamo visto ?»

Lei alza gli occhi al cielo. « Era una commedia molto prima che facessero il film ».

« Non importa, Aims ». Sai che il teatro non fa per me ».

« Be’, è solo che vorrei proprio essere… » Agita la mano nell’aria come un prestigiatore. « Voglio essere au-ten-ti-ca ».

« E quindi ? Non capisco come ti potrei aiutare. Non sarebbe meglio Michael ?»

« No. Lui non mi può aiutare. Non come potresti farlo tu. Michael ha… una famiglia ».

Mi sento come una che ha inciampato ma non ha ancora toccato terra.

« Dimmi una cosa » dice. « Com’è… com’è per davvero… essere un’orfana ?»

Mi sembra di sentire il terreno muoversi.

Aimee si piega verso di me. E parla. Parla, parla. Dice qualcosa sul fatto che sono fortunata, mentre invece me ne sto semplicemente lí incastrata tra il desiderio di scomparire e quello di aiutarla. Vado in cerca di una risposta alla sua domanda, ma non ne ho.

Ho pensato a mia madre, ovviamente. Mi sono chiesta dov’è andata e dove è stata. Ma credo che Aimee abbia ragione : sono stata abbandonata… quindi sono un’orfana. Ma faccio la figura della stupida se dico che non l’ho mai veramente pensata cosí ?

Finora.