Il Quindicinale 1063 - 28 marzo 2024

Rinasce la passerella sul Monticano

QUARTIER DEL PIAVE

971609

A pag 11

1063 Informazione cultura e tempo libero Anno XLIII n.6 | 28 marzo 2024 | € 2,50

Fondato da Dario De Bastiani nel 1982

W la fattoria!

Mirko e Damiano di “Anticamente”, azienda di Roncade

Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS TV - Periodico di informazione, cultura e tempo libero - Anno XLIII n.6 - 28 marzo 2024 - Euro 2,50 - Contiene I.P.

Qui è zona rossa

Mirella Balliana guida la coalizione del centrosinistra

772784

CONEGLIANO

9

Ex Carnielli ferma

Vittorio Veneto: la prima candidata sindaco è donna ISSN 2784-9716

VITTORIO VENETO

PRIMO PIANO

Pancia mia, fatti fattoria I giovani che si occupano di agricoltura? Un mix tra zolle e social. Il radicchio tardivo? L’eroe dei nostri campi. La vera sostenibilità? La scelta quotidiana e coraggiosa di agricoltori che fanno i salti mortali per conciliare passione, terra, ideali, bilancio e famiglia, tra… vacche burline, figli disabili e animali di bassa corte.

di Emanuela Da Ros

R

adicchi e buoi dei paesi tuoi.

Che ci sia un fondo di verità negli atavici proverbi? La discussione è aperta. Con un suggerimento (personale): teniamoli per buoni, ma aggiorniamoli. Perché anche la tradizione è cosa umana, e come tale soggetta alle inevitabili trasformazioni degli esseri viventi - uomini, boschi e api - oltre che della società.

L’antipastino di frivola saggezza serve a introdurre un progetto bellissimo. Un volume che uscirà a breve dal titolo La spesa in fattoria, che è una guida al ben-essere, ben-alimentarsi, ben-fare.

A realizzarlo, scarpinando curiosa di fattoria in fattoria, è stata la giornalista Sara Armellin.

L’autrice 43 anni e tre figli (Martino di 9 anni, Vittorio di 12 e Pietro di 13 anni), Sara si definisce una trevigiana Doc, perché - afferma - sono nata a due

passi dalle mura di Treviso e ho sempre amato nel profondo il nostro meraviglioso territorio. Pur avendo studiato fuori regione e viaggiato molto per studio e lavoro, sono sempre tornata con il cuore colmo di riconoscenza ai vini, ai cibi, ai fiumi, alle colline e alle prealpi trevigiane”.

Quando la si sente parlare di aziende di Marca, vien voglia di emularla, di andarle a cercare, di conoscerle tutte. A una a una.

“Amo le espressioni sincere e autentiche dei territori, che si incarnano nei prodotti della terra e del genius loci di chi quelle terre le lavora e le protegge: è per questo che provo una sorta di venerazione nei confronti degli agricoltori, che hanno l’onere e l’onore di gestire i doni di Madre Terra, facendo ogni giorno i conti non solo con le mille avversità di un’attività imprenditoriale, ma anche e soprattutto con la straordinarietà della Natura, indomabile e generosa. Il loro ruolo è prezioso e unico per la salvaguardia del territorio, per l’alimentazione genuina di tutti noi, e anche per l’economia nazionale.”

Sara, qual è il tuo ortaggio preferi-

to? Parto da questa domanda quantistica, ma il volume Spesa in fattoria spazia tra i molteplici prodotti della natura (e dell’uomo): dalla birra agli insaccati, alle creazioni artigianali. Eppure gli alimenti verdi, quelli che la Terra ci dona quasi spontaneamente, sembrano imprescindibili. Sei d’accordo?

Il mio ortaggio preferito è il Radicchio Tardivo: pur essendo io una perfetta onnivora, con una gran passione per la selvaggina e i formaggi, non potrei mai rinunciare alle verdure, che ho sempre consumato in abbondanza crude e cotte. Inutile dire che i miei cibi del cuore meritano di essere accompagnati da vini e birre…insomma, sono una buongustaia! Ma la mia passione enogastronomica è mal bilanciata da un pollice che definire nero è dire poco: sono ahimé una pessima ortolana. Ho un piccolo orto in cogestione con i nonni, ma le zucchine quando mi vedono si suicidano…forse perché sanno che con me hanno vita breve.

E’ per questo che amo andare a procurarmi il cibo all’origine e ho sempre frequentato i produttori.

Oltre al cibo tendiamo a nutrici di

La famiglia Marcon di “Borgo Sus”, di Nervesa della Battaglia

Giovedì 28 marzo 2024 | 3 Il Quindicinale

PRIMO PIANO

Sara Armellin

A destra: Marco dell’agribirrificio “Birr’é”, di Paese

parole chiave come sostenibilità, tracciabilità…Hanno davvero senso? O rispondono alla moda o ai bisogni del momento?

La sostenibilità è oggi una di quelle parolone che pare quasi d’obbligo inserire in tutti i company profile: se leggiamo la descrizione di una qualsiasi azienda, da quella che produce intimo fino alla più grande multinazionale, sostenibilità e goal dell’agenda 2030 sono citati da tutti. Termine quindi inflazionato. Ma la vera sostenibilità è altro. Sono le scelte concrete, reali: l’ho respirata con Vitale, che alleva due vacche da latte in mezzo ai vigneti per poter contare su concimazione organica di origine garantita a portata di mano; con Katy che conosce le sue pecore una per una e le porta a pascolare sulle rive di Fregona per contribuire alla pulizia del territorio; con Marina, che nella sua fattoria è riuscita a conciliare figlio disabile, papà anziano, due vacche burline e decine di animali di bassa corte. Questa è vera sostenibilità: scelte coraggiose nella vita di ogni giorno, di agricoltori che fanno i salti mortali per conciliare passione, terra, ideali, bilancio e famiglia Tu hai una fattoria? O ne frequentavi una da bambina? Negli albi illustrati e nei testi prescolari la fattoria e i suoi abitanti hanno spesso un ruolo importante. Crescendo la fat-

Il Quindicinale 4 | Giovedì 28 marzo 2024

toria – con le sue ricchezze – diventa però spesso estranea alla nostra quotidianità, al nostro stile di vita.

La sostituiamo col supermercato e dimentichiamo la magia. Perché?

Disattenzione, fretta o condizionamenti?

Purtroppo nel condominio dove sono nata avevo a disposizione solo un piccolo giardino condiviso, che per me era giungla, bosco e savana, ma in realtà era poco più di un fazzoletto di terra con qualche albero. Però ho avuto la fortuna di avere dei genitori che hanno sempre creduto nella sana alimentazione e mi mandavano a prendere, in bicicletta, le uova e le verdure da un contadino ad una manciata di chilometri da casa: la bellezza della nostra provincia!

Poi i fine settimana, durante le gite fuoriporta o nelle vacanze estive, fin da piccola ho sempre frequentato malghe e cantine, e di conseguenza ho sempre consumato cibi genuini.

Purtroppo la maggior parte dei consumatori, strozzati e ingabbiati da stili di vita frenetici, ricorrono alla grande distribuzione per riempire il frigo di casa, mettendo di conseguenza in tavola cibo non esattamente fresco e dallo scarso profilo organolettico.

Volendo fare un esempio: per un mio cliente seguo un progetto didattico rivolto le scuole primarie: incontro centinaia di bambini che non sono in grado di elencare più di 10 nomi di frutta e verdura o che non hanno mai assaggiato gli ortaggi più semplici, come il porro o il caco. Ma magari hanno sono vestiti all’ultima moda: sembra che sia più importante dedicare tempo ed attenzione all’acquisto di ciò che si indossa rispetto all’acquisito di ciò che ci nutre.

Il tuo viaggio nelle fattorie di Marca iniziato col Quindicinale ti ha portato in cento realtà diverse. Gli incontri più belli? Curiosi? Inaspettati?

Tutto è partito dalla voglia di narrare le storie agricole che inevitabilmente emergevano durante le mie spese in fattoria: infatti acquistando direttamente dal produttore ho avuto l’opportunità di poter chiedere come vengono alimentati gli animali, perché il formaggio che stavo acquistando aveva una determinata occhiatura, quali erano i motivi per cui coltivavano mele e non pere… una chiacchiera tira l’altra e così ho iniziato ad accogliere e raccogliere aneddoti, testimonianze, confidenze. La maggior parte delle aziende che ho incontrato hanno dimostrato grande voglia di narrarsi, anche se con alcune ho dovuto un po’ faticare per convincerli a farsi ritrarre in fotografia: una sorta di riluttanza all’esposizione mediatica, legata non sempre e solo a indole di riservatezza, ma quasi alla paura di non essere compresi. Ecco, ho riscontrato una difficoltà a comunicare le scelte agronomiche, quasi che alcuni fossero stanchi di spiegare ai consumatori/clienti perché nel punto vendita non ci sono le arance o perché, se piove per due settimane di fila, è difficile andare a raccogliere il radicchio nel campo. Ma a mio avviso non bisogna mai smettere di spiegare e rispiegare..

Come definiresti le fattorie di Marca? Hanno una propria identità? E com’è il loro stato di salute?

Nelle 100 e più aziende che ho incontrato, un tratto comune è la consapevolezza da parte degli agricoltori e allevatori di essere custodi di una tradizione: l’agricoltura, per quanto possa essere migliorata con investimenti in-

PRIMO PIANO novativi, affonda sempre le radici nella terra. E nulla come la terra, con le stagioni e le sue dinamiche, ci riporta alla nostra natura animale. Ecco allora che passato e presente sono inevitabilmente legati. Ci sono poi i giovani: che bellezza le nuove generazioni! Ho incontrato tantissimi ventenni – trentenni che stanno prendendo in mano i campi dei nonni, in uno schema abbastanza diffuso che vede appunto gli avi mezzadri che hanno riscattato a fatica le terre; i genitori, nati negli anni 50, che sono andati a lavorare in fabbrica, quasi in un volontario allontanamento dal precedente passato contadino; e i nipoti che ora, consapevoli della ricchezza valoriale del lavoro agricolo, hanno la possibilità di sostituirsi ai nonni nella gestione dei tanti o pochi campi di famiglia. Sono tanti questi giovani che, in un mix tra zolle e social, stanno cercando la loro strada nell’agricoltura: l’entusiasmo c’è, sarà interessante seguirli negli anni per capire se sono centometristi o fondisti.

Al top dei prodotti sostenibili e… di Marca cosa metteresti?

Indubbiamente il radicchio rosso tardivo: è l’espressione di laboriosità, tradizione e innovazione del territorio veneto. Mi ha sempre affascinato la storia – leggenda legata alla scoperta della tecnica dell’imbianchimento, arrivata qui insieme ai giardinieri olandesi. Come solo noi veneti sappiamo fare, abbiamo colto un’opportunità e la abbiamo fatta nostra. Così la semplice cicoria è diventata un prodotto dalle caratteristiche organolettiche eccelse, conosciuto e apprezzato anche

all’estero.

Il tuo libro aiuta a conoscere realtà a chilometri zero che spesso ignoriamo. In che modo ci aiuterà ad avvicinarci ad esse?

Il motivo principale che mi ha spinto a raccogliere le storie e corredarle con una sorta di “carta d’identità” dell’azienda agricola è stato proprio quello di invogliare le persone a inforcare biciclette, indossare scarpe comode e andare a scoprire queste aziende: infatti con il pretesto di una spesa, si ha spesso la possibilità di entrare in un piccolo nuovo mondo, fatto sì di gusto, ma soprattutto di sostenibilità, ritmi lenti, natura. Nessuna pretesa quindi di scrivere una guida di recensioni e stelline: questa raccolta di racconti è piuttosto un invito alla scoperta e all’esplorazione del nostro magnifico territorio, degli agricoltori che lo valorizzano e del cibo autentico che inevitabilmente vi porterete a casa.

La stagionalità è ancora sentita oggi? Le stagioni classiche non si riconoscono, ma i prodotti tradizionali ci potrebbero orientare?

L’agricoltura a pieno campo è stagionalità. Le vendite a bordo campo sono un libro aperto su questo concetto, ormai snaturato dai supermercati: andare a fare la spesa da un contadino fa capire che uva e zucchine a Capodanno sono “contro natura” in Veneto, a meno che non si ricorra a prodotti esteri, frigo conservati o derivanti da serre del sud. Nulla contro il mercato libero, non sono discorsi ideologici, ma quando si parla di ortofrutta, la freschezza e il gusto devono essere messi

prima di tutto. E’ chiaro che acquistare una zucchina a gennaio significa avere in casa un ortaggio con tanti chilometri e giorni di frigo sulle spalle: non possiamo stupirci se sarà quindi cara e non molto gustosa.

Spesso incontro bambini che sostengono di non mangiare frutta e verdura perché “sono cattive o non sanno da niente”: chissà se hanno mai assaggiato un ortaggio maturato al sole e raccolto in giornata?

Il punto vendita di “La Bottega in Campo” di Marcon

ze alimentari, alla nostra salute. Le offerte variegate e appetibilissime delle cento fattorie di Marca sono sostenibili, tracciabili: si possono toccare con mano, vista e gusto.

La copertina di “Spesa in fattoria”, il nuovo libro di Sara Armellin edito da De Bastiani

Fare la spesa in fattoria

“

La spesa in fattoria”, a cura di Sara Armellin, De Bastiani editore, propone un viaggio documentato in cento aziende agricole della Marca Trevigiana.

Grazie a schede monografiche che ne evidenziano caratteristiche e produzione tipica, e un corollario di immagini e storie che entrano dentro la tradizione e le peculiarità di ciascuna. Una guida che si sfoglia come un album: utile, chiara, esaustiva. Uno strumento prezioso per riscoprire le eccellenze agricole del territorio: ortaggi, frutta e verdura, composte, carni e insaccati o bevande realizzate

con prodotti rigorosamente a chilometri zero. Un libro che profuma di natura, genuinità, freschezza e immedesimazione. Le cento aziende agricole trevigiane presenti riflettono i sapori, le tradizioni, il gusto autentico del nostro territorio. Della nostra storia collettiva e personale.

Insieme al bello e al buono che la terra ci propone, grazie alla passione, alle conoscenze e all’esperienza di chi la fa fiorire e produrre per noi, troviamo in questa preziosa carrellata di fattorie e attività agricole le storie e i personaggi che sentiamo familiari. Vicini alle nostre esigen-

Giovedì 28 marzo 2024 | 5 Il Quindicinale

NOTIZIE DALLA MARCA

Espulso!

Gianantonio Da Re

Toni Da Re fuori dalla Lega dopo aver dato del cretino al segretario Salvini

I

l “cretino” dato al segretario federale Matteo Salvini, ma che nel sentire di chi l’ha detto aveva il senso di un “te se mona” che si dice in veneto, è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso secondo il direttivo regionale della Lega, perché già nei mesi scorsi Gianantonio Da Re, europarlamentare, nel Carroccio dal 1982, già segretario provinciale e regionale del partito, non aveva nascosto la propria linea di pensiero in contrasto con quella del

Giancarlo Gentilini

verso una scissione interna per dare voce alle sue due anime, quella “lighista” e quella salviniana. Aspetto che si manifesterà alle amministrative di giugno e poi alle europee che per Da Re saranno il termometro per l’attuale gradimento del partito a guida Salvini.

L’europarlamentare auspica per questo un nuovo segretario federale.

A Vittorio Veneto, comune di cui il “Baffo” è stato sindaco dal 2009 al 2014, ci potrebbe essere la prima reale manifestazione di una scissione del partito. Il primo dato certo è che il nome di Da Re non sarà nella lista della Lega. Ma lui alle amministrative ha detto che ci sarà e di voler sostenere Gianluca Posocco come candidato sindaco «Se il candidato sindaco è quello che sarà proposto da Stefani (il segretario regionale che ha votato a favore dell’espulsione di Da Re ndr), io non lo sosterrò, chiunque esso sia – avverte Da Re -. Non ho nulla contro nessuno, contro il segretario nazionale sì.

Appoggerò tutti, meno il candidato di Stefani». Una posizione che potrebbe aggravare l’unitarietà del centrodestra alle prossime amministrative.

Intanto il coordinatore regionale di Forza Italia, Flavio Tosi (ex leghista espulso a suo tempo proprio da Da Re), gli tende la mano: «Se Toni decidesse di venire con noi, saremmo solo che felici». I corteggiamenti sono iniziati, ma intanto Da Re rimane fedele (nel cuore) agli ideali del partito che l’ha espulso. Claudia Borsoi

“La Lega di Salvini ha ucciso i nostri valori” Giancarlo Gentilini commenta l’espulsione di Toni Da Re dal partito di Salvini. “Bisogna aver coraggio di chiudere col passato.”

“

Io credo che la Lega gentiliniana o di Gobbo o di Da Re non abbia più nulla a che fare con quella salviniana.

Quest’ultima è un partito, mentre la

Il Quindicinale 6 |

“Capitano”. E così giovedì 7 marzo il direttivo regionale, a maggioranza (14 a favore, 4 contrari), ha votato per l’espulsione del “Baffo” dalla Lega. «Non esco dalla Lega Nord, ma dalla Lega Salvini» ci ha tenuto a precisare all’indomani Da Re, anche se la Lega Nord è oggi una scatola vuota e con un debito di 49 milioni di euro.

«Potrò anche non avere la tessera, ma io ho la Lega Nord nel cuore» ha evidenziato l’europarlamentare. Ci sarà un ricorso contro il provvedimento? «Non lo faccio – dice - perché nella Lega Salvini Premier non ci sono i probiviri. Il ricorso lo faccio a chi? Al postino che passa?». E all’espulsione dalla Lega Salvini Premier potrebbe ora seguire anche quella dalla Lega Nord.

Da Re spiega di aver dato voce a quello che è il malessere di una parte della base che non si riconosce più nella Lega Salvini Premier che nelle ultime votazioni ha perso consenso.

«Non rinnego – precisa Da Re - il partito nazionale voluto da Salvini, perché un partito territoriale se vuole incidere deve essere a Roma ed entrare nella stanza dei bottoni, però trasformare la Lega Nord in Lega Salvini Premier e fare la Lega Ponte di Messina, no: a noi il ponte delle arance non serve. È molto meglio il ponte di Vidor dove transitano tutti i prodotti delle nostre industrie artigiane e agricole. Dalla Lega Nord alla Lega Sud: questo è il vero errore fatto dal segretario». Il Carroccio pare essere indirizzato

Giovedì 28 marzo 2024

nostra era un movimento spontaneo, ammirato in tutto il mondo e non un partito prezzolato”.

Dopo l’espulsione di Da Re, Giancarlo Gentilini tuona contro “la Lega di Salvini”, che è - ribadisce - “un partito, non un movimento, in cui non ci si riconosce più. La politica ha corrotto tutto. Ha trasformato un movimento vivo e vivace in un partito prono che ha ucciso - ed è proprio un omicidio - gli ideali che avevano ispirato il movimento.

A suo parere si riprenderà mai la

Lega? Non credo, perché quando si è distrutta una cosa è impossibile ricostruirla…Anche gli uomini passano.

Gentilini non c’è più. Compirò 95 anni il prossimo agosto e ho fatto il mio tempo, ma ho segnato la storia.

Toni Da Re però è ancora giovane…

Sì, ma a un certo punto bisogna avere il coraggio di chiudere col passato. Altrimenti si fa come il presidente americano che vuol guidare una nazione anche se fatica a reggersi in piedi..Si invecchia, tutto invecchia…anche l’entusiasmo. E.D.R.

NOTIZIE DALLA MARCA

Le aggressioni a medici e infermieri Violenza contro gli operatori sanitari: nel 2023 segnalati 700 episodi nella Marca

I

l 12 marzo scorso ricorreva la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, fenomeno con numeri variabili a livello italiano, europeo e internazionale, tuttavia in crescita e, a volte, sottostimato. Nel corso della loro attività lavorativa anche gli operatori dell’Ulss 2 Marca trevigiana sono esposti al rischio di affrontare un'esperienza di violenza da parte di pazienti ricoverati o altri soggetti, che può consistere in un’aggressione, anche verbale, o altro evento dannoso comportante lesioni personali di varia entità.

Le aggressioni verbali e/o fisiche segnalate dal personale Ulss2 nel 2023, tramite procedure e strumenti appositamente predisposti, sono state circa 700, in maggioranza rivolte verso operatrici donne, causando in una quarantina di casi un infortunio. Ecco che allora assume un significato importante,

proprio in questa Giornata, la decisione di sottoscrivere nel prossimo futuro un Protocollo operativo, d’intesa con la Prefettura di Treviso, per rafforzare la collaborazione nella tutela degli operatori sanitari da aggressioni o atti di violenza definendo le modalità di attivazione delle Forze dell'Ordine per garantire il loro tempestivo intervento.

L’Ulss2 monitora costantemente gli episodi che vengono segnalati, incoraggia l’analisi dei luoghi di lavoro e dei rischi correlati nonché l’adozione di iniziative e programmi volti a prevenire gli atti di violenza come specifici corsi di formazione rivolti al personale.

Le situazioni di rischio da aggressione che si verificheranno, in particolare, presso i Pronto Soccorso, i Punti di Primo Intervento, gli ambulatori di Continuità Assistenziale, i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), i Centri di Salute Mentale (CSM), i Servizi di Diagnosi e cura per le tossicodipendenze e i Servizi per l’Infanzia, adolescenza, famiglia e consultori afferenti all’Azienda sanitaria verranno segnalati alle Forze di Polizia territoriali più vicine, in modo da assicurare un immediato collegamento e un rapido intervento

in caso di bisogno. “Non si possono tollerare episodi di violenza nei confronti di coloro che ogni giorno si dedicano all’assistenza, alla cura e al rapporto con l’utenza - dichiara il direttore generale, Francesco Benazzi -. Ringrazio il Prefetto di Treviso e le Forze dell’Ordine per il supporto continuo e la collaborazione preziosa che ci forniscono. Mi auguro che questa Giornata aiuti a far crescere la consapevolezza del rispetto che meritano ogni giorno gli operatori sanitari”.

Isabella Loschi

Lavoratori in nero

Treno a levitazione

Treviso capitale cultura?

TREVISO. I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Treviso hanno effettuato diversi controlli nel territorio provinciale per verificare la regolare occupazione dei lavoratori ed il rispetto della normativa di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. I controlli sono stati svolti in diversi settori, dall’edilizia ai pubblici esercizi. L’attività di vigilanza ha permesso di riscontrare la presenza di 5 lavoratori impiegati “in nero”, intenti a svolgere attività lavorativa all’interno di cantieri edili ed esercizi pubblici e inadempienze in 13 aziende della Marca. Complessivamente, i controlli effettuati hanno permesso di riscontrare molteplici violazioni, per un totale di 180.000 euro di multe.

TREVISO. Ha percorso due chilometri sui binari della ferrovia Adria-Mestre, alla velocità di 70 chilometri orari, senza stridore e senza rumore, portando un veicolo di una tonnellata e consumano un chilowatt. Si tratta del primo prototipo al mondo di trasporto a levitazione magnetica applicato a un'infrastruttura esistente, studiato dalla IronLev, azienda hi-tech di Treviso. Ironlev è una nuova tecnologia chiamata “levitazione ferromagnetica passiva”, che produce un campo con cui il 'vagone' - ma anche altri mezzi che devono scorrere come serramenti, finestre, ascensori, scaffali metallici - viene sospeso su pattini magnetici, e due rotelle "afferrano" il profilo del binario, così da evitare scivolamenti o deragliamenti.

TREVISO. Treviso non ce l’ha fatta. Alla sua candidatura a Capitale italiana della Cultura per il 2026 la giuria ha preferito quella de l’Aquila. Il commento di Luca Zaia: “Ci abbiamo creduto e abbiamo portato avanti questo progetto con tutte le forze che Treviso e il Veneto meritano. Non aver ottenuto il massimo podio in questa corsa, però, non nega la bontà delle sinergie messe in campo e di una progettualità che ha fatto selezionare la città tra le finaliste. Il lavoro fatto non si esaurisce perché sarà certamente volano per nuove prospettive e una sempre maggior valorizzazione del nostro territorio grazie al grande impulso di questa esperienza.

Giovedì 28 marzo 2024 | 7

Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Viaggiare mi ha insegnato a fermar Filippo Arnaudo e il motore della sua disabilità.

Nato con una rara forma di distrofia muscolare, Filippo, ventiquattrenne graphic designer vittoriese, non ha mai camminato.

Ma col tempo - grazie alla sua carrozzina motorizzata (la prima volta che l’ha caricata nella stiva di un aereo ha temuto più per l’incolumità del mezzo!) ha conquistato la libertà di viaggiare e seguire le sue passioni.

Che dice di sé? “Sono un ragazzo fortunato” Filippo Arnaudo

di Emanuela Da Ros

F

ilippo, Pippo o Fillo. Nella vita quotidiana e nella videoanedottica che posta sui social, Filippo Arnaudo, 24enne graphic designer, ha almeno tre nomi che lo identificano.

Ma a dirci qualcosa di lui sono soprattutto i tatuaggi che ha sulle braccia, dove spiccano le parole felicità, abilità, sorrisi.

Filippo, nel tatuaggio che hai sulla mano, hai cancellato il prefisso alla parola disabilità. Perché?

Ho deciso di tatuarmi la parola disabiIl Quindicinale 8 | Giovedì 28 marzo 2024

lità senza il prefisso perché penso che la parola disabilità venga molto spesso usata con un’accezione negativa. Il prefisso dis sta a significare qualcosa di negativo, difettoso, ma io non mi sento tale. Ciò che realmente condiziona la nostra libertà e ci rende disabili è la società che ci circonda, le città inaccessibili, la segregazione scolastica e l’ignoranza.

Nato a Vittorio Veneto, 24 anni fa, Filippo abita in città con la sua famiglia, due gatti, Sissi e Matisse, e il bassotto Harry. Dopo il diploma alla scuola internazionale di grafica di Venezia, fa il graphic designer freelance. “Un lavoro - dice - che è frutto della passione per l’arte e che mi permette di esprimere al meglio quello che provo, i miei sentimenti, le mie emozioni, le mie paure.”

Guardano i tuoi profili social mi pare che tu sia anche un appassionato di viaggi… È vero! Nonostante la mia disabilità

non mi sono mai precluso nulla. In questi anni ho visitato molte capitali europee e mi sono spinto fino alle isole Canarie. Certo, organizzare un viaggio per me non è sempre facile e rilassante soprattutto quando si tratta di prendere un aereo. La preoccupazione principale è sempre per la mia carrozzina elettrica che deve andare in stiva e il mio terrore è che possa danneggiarsi.

Altro problema è che devo stare seduto come un normale passeggero e questo crea notevoli disagi soprattutto alla mia schiena. Quando ho affrontato il mio primo viaggio in aereo ero spaventato a morte per la ‘salute’ della mia carrozzina più che per la mia.

Tutte queste difficoltà non mi hanno bloccato: viaggiare mi ha insegnato a fermarmi, a rallentare, a guardare le cose belle che ho intorno.

Alla tua prima carrozzina hai dedicato un post di ringraziamento…ma l’hai chiamata “la bestia”...

Sono nato con una rara forma di distro-

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

rmi. Per guardare le cose belle fia muscolare, non ho mai camminato autonomamente e fin da quando avevo cinque anni ho iniziato a spostarmi in carrozzina. Ricordo ancora la mia prima carrozzina di colore rosso Ferrari e poi via via altre tonalità finché è arrivata la prima carrozzina elettrica (verso i 10 anni) che mi ha cambiato la vita: finalmente potevo essere autonomo negli spostamenti. Le chiamano carrozzine elettriche per un motivo: sono potenti e io la mia l’avevo chiamata “ la bestia”. Per chi non usa la carrozzina, potrebbe sembrare solo il modo con cui spostarsi dal punto A al punto B, ma coloro che usano la carrozzina sanno che è molto più di questo. Io e la mia “bestia” ne abbiamo fatte tante insieme: il primo dei tanti tatuaggi, la maturità, i diciott’anni, gli innumerevoli concerti e il diploma alla scuola di grafica. Lei c’era in tutti i viaggi in giro per il mondo, con lei ho preso aerei, treni, navi. Si è dovuta adattare a me e al mio corpo e io la porterò sempre nel cuore perché la mia prima carrozzina a motore è stata una compagna che mi ha permesso di essere libero e indipendente.

Ti sei diplomato all’artistico Munari: quali ostacoli - se ci sono stati - hai incontrato a scuola?

Ho frequentato la scuola primaria alla Pascoli, poi le medie alla Cosmo e il liceo artistico Munari. Tutto sommato durante il mio percorso scolastico non ho mai riscontrato grossi problemi: ho un ricordo bellissimo delle mie maestre e dei miei compagni della scuola elementare. Con alcuni di loro siamo ancora in contatto. Forse i primi problemi li ho incontrati al liceo, soprattutto con alcuni compagni. Talvolta mi

sono sentito escluso e diverso. Ma se alcuni mi hanno fatto sentire diverso, molti mi sono stati vicini, sempre disponibili ad aiutarmi, e sono amici tutt’ora. Ovviamente le barriere architettoniche non sono mai mancate ma non sono state un grosso ostacolo.

Che cosa ha voluto dire essere un bambino disabile alle elementari?

C’è stato qualche episodio o momento difficile? E essere un adolescente su una carrozzina?

Le mie maestre della scuola elementare sono state bravissime a creare un clima inclusivo. Certo, talvolta avrei desiderato dare un calcio al pallone ma ricordo che i miei compagni mi facevano fare l’arbitro e subito ritornava il sereno.

Crescendo le cose si sono un po’ complicate anche perché il mio fisico ha cominciato a subire cambiamenti perciò ci sono stati periodi di ricovero ospedaliero, interventi e nuove abitudini di vita. Ma grazie alla mia volontà, ai miei genitori e a mia sorella

sono riuscito a superare questi momenti. Dal punto di vista relazionale l’adolescenza è per tutti un periodo complicato e lo è stato anche per me.

Quali sono stati i paesi più accoglienti che hai visitato?

Tra i paesi più accessibili c’è la Spagna, ma anche Londra e Parigi.

Spesso i problemi li ho incontrati in Italia. Questo mi dispiace, ma nel nostro paese non c’è ancora la cultura del turismo accessibile. Non esiste l’attenzione per le persone con disabilità.

Anche nella mia città ci sono ancora numerose criticità sia dal punto di vista architettonico che culturale. Ogni qualvolta devo andare in un ristorante devo prima accertarmi che vi sia la possibilità di entrare in carrozzina, per andare in posta devo essere sicuro che l’ascensore funzioni, per prendere il treno devo andare a Conegliano perché a Vittorio non esiste il servizio di assistenza. Non parliamo poi degli autobus cittadini che sono praticamente inaccessibili così come molti marciapiedi e spazi pubblici.

Il tuo sogno nel cassetto?

Non è tanto un sogno, ma un progetto: sensibilizzare le persone sul tema dell’inclusione e della disabilità. Credo che solamente quando tutti avremo le stesse opportunità sia lavorative che sociali allora potremmo definirci un paese civile.

Hai conosciuto il valore dell’amicizia, la forza dell’amore familiare… ma ti sei mai innamorato?

No… ma non mi precludo nulla. Mi sento un ragazzo fortunato, nonostante le difficoltà che posso avere non mi sento assolutamente diverso.

Filippo Arnaudo a Londra e a Venezia

A sinistra: i tatuaggi di Filippo Arnaudo

Giovedì 28 marzo 2024 | 9 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Ex Carnielli ferma ABBIGLIAMENTO ACCESSORI

Hello spring “In cinque anni dalla giunta Miatto solo una timida dichiarazione di intenti, nulla di più”

S

ono passati quasi cinque anni da quando l’area ex Carnielli veniva acquistata all’asta da Ali Immobiliare.

Cinque anni, denunciano i consiglieri di opposizione Mirella Balliana (Rinascita Civica) e Giulio De Antoni (civica Dus) che hanno partecipato all’ultima seduta della commissione consiliare ex Carnielli, in cui poco o nulla è cambiato: la bonifica da cromo esavalente presente nel terreno deve essere ancora eseguita e in municipio il privato non ha ancora depositato un progetto urbanistico per l’area.

«Se è vero che dal sito sono state rimosse le parti crollate di alcune tettoie ed è stato asportato l'amianto, ultimamente anche quello contenuto nel parapetto della terrazza, constatiamo che non si è provveduto ancora al piano di caratterizzazione ambientale del sito, necessario per prendere le decisioni realizzabili e sostenibili per la bonifica dell'area – affermano Balliana e De Antoni -. Dopo le richieste di nuovi campionamenti, avanzate da Arpav nel 2023, si sono svolte quattro ulteriori campagne di indagini per verificare l'andamento dei valori. Gli ultimi dati rivelano un ridimensionamento dei valori degli inquinanti in alcuni pozzi pur rimanendo gli stessi fuori noma, mentre in altri pozzi i valori rimangono molto elevati».

Nel corso della commissione, la dirigente comunale ha portato i dati dei campionamenti eseguiti nei pozzi comunali presenti all’interno dell’ex Il Quindicinale 10 | Giovedì 28 marzo 2024

caserma Gotti e sempre finalizzati a rilevare la presenza degli inquinanti, in particolare il cromo esavalente, presente con livelli sopra i limiti di legge, ma inferiori a quelli dell’ex Carnielli.

«Il sindaco – riferiscono i consiglieri presenti all’incontro - ha dichiarato che tutto è fermo perché manca l'accordo tra i tre proprietari dell'area del comparto, limitatamente ad una piccola striscia di terreno per realizzare la strada di accesso da via Dante al comparto stesso». «È evidente – concludono - che la soluzione di questa emergenza ambientale ancora presente nel cuore della nostra città, non può più essere rinviata. Abbiamo chiesto al sindaco di assumere con decisione i necessari provvedimenti amministrativi per superare questa inerzia che dura ormai da 5 anni». Tra le proposte avanzate dai consiglieri quella di procedere con un esproprio del terreno necessario a fare la strada così da dare un’accelerata all’intervento urbanistico, e alla bonifica, nell’ex Carnielli.

Flash Aerocampo: lievitano i costi Vittorio Veneto. Brutte notizie per lo studio di fattibilità finanziaria sull’aviocampo di San Giacomo: il pool di professionisti che ha vinto il concorso progettuale per quell’area d’enorme potenzialità ha decretato che ad oggi la spesa per trasformare i sogni in solide realtà ammonterebbe a 16 milioni di euro: poco tempo fa le Autorità parlavano di 12 milioni.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

La prima candidata sindaco è donna Mirella Balliana guida la coalizione del centrosinistra formata da quattro liste

N

ata in Sudafrica, ma cresciuta a Vittorio Veneto. Diploma Isef, insegnante di educazione fisica e attiva da sempre in varie associazioni.

Consigliere comunale per Rinascita Civica, in questi cinque anni in aula tra i banchi dell’opposizione si è battuta, in particolare, per il decoro della città, per gli interventi sugli impianti sportivi, in primis le piscine, contro la cementificazione del territorio e la vendita del parco Dan. Mirella Balliana, 52 anni, è la candidata sindaco per la coalizione di centrosinistra. Ad inizio marzo è stata la prima ad ufficializzare la candidatura in vista delle amministrative dell’8 e 9 giugno. Al momento a sostenerla ci sono quattro liste, ma potrebbe aggiungersene anche una quinta.

Nella coalizione di centrosinistra, alla fine, è prevalsa l’anima civica indicando Balliana. «Accettare di essere la candidata sindaco non è stato facile – ammette -. Lo faccio con entusiasmo e con profondo senso di responsabilità. E non mi sento sola, perché sono circondata da persone competenti». A sostenerla in questa corsa quattro liste: Rinascita Civica-Partecipare Vittorio, Partito Democratico, Progetto Vittorio Futura e Vittorio Vive in Europa.

Appoggio esterno, senza una lista, viene dato anche da Europa Verde e dal Movimento 5 Stelle. Quattro i pilastri

per Balliana: ascolto, partecipazione, trasparenza e competenza. Tra le priorità il coinvolgimento dei giovani e dei cittadini quando si tratterà di assumere decisioni importanti per la città. «Non come – afferma la candidata – ha fatto l’attuale amministrazione che sugli interventi Pnrr sulla Gotti e sulla Val Lapisina non ha condiviso nulla con i cittadini».

Il gruppo è al lavoro dall’estate sul programma. Si parla di famiglie, giovani, cultura, decoro, sanità, ambiente, programmazione, mercato immobiliare, turismo, mobilità.

La nuova civica Progetto Vittorio Futura, guidata da Giulio De Antoni e Adriano Botteon, pone in particolare l’accento sui giovani: fare di Vittorio Veneto una destinazione Erasmus per l’alternanza scuola-lavoro, istituire nuovi Its, cioè istituti tecnici superiori per la formazione post diploma, creare spazi ad hoc per i ragazzi, per lo studio e la socialità. Vittorio Vive in Europa sottolinea invece come la città debba recuperare la sua vocazione turistica, anche in relazione al sito Unesco delle colline del prosecco.

Il Pd evidenzia la necessità di assumere politiche a favore delle famiglie e il problema della difficoltà di trovare casa a Vittorio Veneto con un mercato immobiliare ormai stagnante.

Per Rinascita Civica-Partecipare Vittorio l’ospedale di Vittorio Veneto deve essere potenziato nei servizi ai pazienti e villa Papadopoli non va venduta, bensì recuperata ed inserita in un contesto culturale e in rete con la biblioteca, servizio che deve rimanere a Ceneda.

Claudia Borsoi

Mirella Balliana, candidata sindaco a Vittorio Veneto per il centrosinistra

Una sala per Tina Anselmi

Il cane inconsolabile

Cappella Maggiore. La sala del Centro sociale comunale è stata dedicata a Tina Anselmi, prima donna Ministro della Repubblica.

Son intervenuti all’intitolazione la nipote dell’on. Anselmi, Emanuela Guizzon, che ne ha raccontato tratti di vita, e Francesca Meneghin, che con l’Anselmi condivise l’impegno nel sindacato e nella attività politica”.

el 1994 la vicenda di un cane suscitò la commozione di tutti i vittoriesi. Un bastardino dallo sguardo triste aspettava da due anni il ritorno a casa degli anziani padroni, marito e moglie, con i quali aveva vissuto per tanto tempo. I coniugi erano morti da due anni, ma il povero animale non aveva mai smesso di aspettarli. Seduto fuori dell’abitazione di Rindola Alta, scrutava la strada nella speranza di vederli ricomparire. I vicini di casa, a turno, gli portavano da mangiare e si prendevano cura di lui. Nessuno era mai riuscito a farlo allontanare dal suo posto di vedetta.

Una volta solo aveva lasciato l’abitazione per fare una visita all’officina di Santa Giustina, dove il padrone aveva lavorato. Una breve occhiata in giro, poi ritornò verso casa dove continuò ad attendere invano i suoi padroni.

N

TRENTA ANNI FA a cura di Ido Da Ros

Giovedì 28 marzo 2024 | 11 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE Il bar Genny chiude?

Una discarica senza fine Il giudice stabilisce che al comune spetta un risarcimento da oltre mezzo milione di euro.

La ditta, però, impugna il decreto ingiuntivo

G

iannina Dal Piva, storica proprietaria del bar “Genny” della Galleria al Cavallino, ha deciso di fermarsi. La 65enne ha raggiunto l’ambito traguardo della pensione tre anni fa, ma ha sempre continuato a lavorare. Ora, dopo 27 anni di attività e tanti sacrifici, ha scelto di riposarsi. “Ho messo in vendita l’attività e c’è già stato qualche contatto – spiega Giannina -. Spero di riuscire a cedere il bar, non voglio chiuderlo.

Ho già dato la disdetta per i muri, il contratto scadrà il 30 giugno”.

In tutti questi anni Giannina è sempre stata presente e ha lavorato incessantemente, circa 14 ore al giorno dal lunedì al sabato.

D

ifficile mettere la parola “fine” alle vicende che ruotano attorno alla discarica di Forcal.

Con la morte del titolare della ditta Crp, incaricata alla chiusura dell’ex cava di via Trementina, la questione, già annosa, si è ulteriormente complicata. Il compito di completare l’opera – i privati attendono dalla fine degli anni ’80 di poter rimettere piede sui loro terreni – è passato al comune. Per questo l’amministrazione comunale ha deciso di avviare un’azione civile monitoria, cioè di recupero crediti, contro gli eredi della ditta.

Il giudice del tribunale di Treviso ha dato ragione al comune, riconoscendogli oltre mezzo milione di euro di risarcimento a copertura dei lavori già eseguiti. La ditta, con gli eredi, ha

però deciso di impugnare il decreto ingiuntivo. E così a febbraio all’amministrazione comunale non è rimasto che costituirsi in giudizio.

«Crp non ha voluto rispondere a quelli che sono i suoi obblighi, lasciando tutto in mano al comune – spiega il sindaco Antonio Miatto alle prese con quella che è l’ultima grana storica della città, questione che avrebbe voluto chiudere prima della fine del suo mandato -.

Il comune ritiene di avere ragione e gli obblighi che si era assunta Crp restano in capo ai suoi eredi insieme all’eredità.

Come comune stiamo insistendo con il giudice per poter “aggredire” Crp e avere soddisfazione nel recuperare di denaro anziché opere. Alla luce della citazione, ci siamo costituiti in giudizio: la causa va avanti». Nel frattempo, non conoscendo i tempi dell’azione legale, il comune darà corso ai lavori di chiusura della discarica beneficiando di un finanziamento Pnrr di 1.288.000 di euro che copriranno buona parte dei costi. Claudia Borsoi

La discarica in via Trementina a Forcal ad oggi

Giovedì 28 marzo 2024 | 13 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Azzerati gli interessi del mutuo per il “Da Ponte” Le casse comunali risparmieranno circa 600mila euro. All’Istituto per il credito sportivo si guarda ora anche per le piscine

«

Una bella notizia» per le casse comunali e anche per le tasche dei cittadini. Così l’ha definita il sindaco Antonio Miatto che, a fine febbraio, ha avuto la conferma dall’Istituto per il credito sportivo che gli interessi sul mutuo richiesto per l’acquisto del teatro “Da Ponte” sono stati azzerati.

Il comune aveva chiesto a fine 2023 il prestito, ad un tasso agevolato, di un milione e mezzo di euro per acquistare, integrato da fondi propri, il teatro di Serravalle da Ca’ Spineda, società direttamente collegata a Fondazione Cassamarca. «I nostri uffici – dà atto il sindaco Miatto – sono riusciti a valuta-

Da Dora e Cinzia

Buona Pasqua www.abbigliamentobarbapapa.it

Il Quindicinale 14 | Giovedì 28 marzo 2024

re anche la possibilità di avere ridotti o annullati gli interessi sul prestito. E ci sono riusciti, raggiungendo i previsti parametri: bravi! I circa 600mila euro dell’ammontare totale degli interessi ci sono stati quindi abbonati». Una buona notizia, dunque, per le casse comunali. «Quei 600mila euro li avevamo spalmati negli anni di durata del mutuo – spiega il vicesindaco con delega al bilancio Gianluca Posocco -, dunque 40mila euro all’anno di cui ora beneficerà la spesa corrente. Sempre all’Istituto per il credito sportivo stiamo formalizzando la richiesta di un mutuo per coprire la spesa di 1,3 milioni di euro per gli interventi di efficientamento energetico e messa a norma sismica delle piscine comunali. Speriamo di riuscire ad ottenere il prestito e di azzerarne gli interessi.

Le piscine necessitano poi di un intervento sulle vasche, per stimati 2-3 milioni di euro. Il prossimo sindaco non avrà impedimenti da punto di vista di bilancio e potrà investire su questi impianti sportivi». Claudia Borsoi

I Lions per la pediatria

Vittorio Veneto. Il Lions Club cittadino ha consegnato dei giochi didattici, da tavola e non, ai bambini della pediatria di Conegliano, con il service “Un sorriso per i bambini”. “Il gioco - affermano Alberta Pianca, Giovanni Barbantini e Patrizia Liviero, rispettivamente presidente, segretario e consigliere del Lions di Vittorio Veneto consente ai bambini ed ai ragazzi di sviluppare i loro talenti e di relazionarsi fra loro così da sentirsi certamente meno soli nel corso della loro degenza”.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE Flash Orchestrali cercasi

Bancomat esploso

Nuovo progetto dell’UniPinto, che punta a formare un’orchestra

L

Vittorio Veneto. Furto col botto quello del 4 marzo scorso a San Giacomo di Veglia: ignoti hanno fatto saltare il bancomat in piazza Fiume, danneggiando gravemente due degli uffici interni della filiale di Banca della Marca. Magro il bottino: “Nel bancomat non c’era molto denaro, qualche migliaio di euro” ha fatto sapere Banca della Marca.

Addio “profe sportivo” Vittorio Veneto. Cordoglio nel mondo dell’insegnamento e dello sport vittoriese per la morte di Giovanni Baccichet, il “profe sportivo”. Aveva 87 anni e si è spento il 5 marzo scorso dopo un paio di mesi di malattia.

a prima dozzina di musicisti ha già iniziato le prove. Ma si punta ad arrivare ad almeno 20 strumentisti per dare avvio all’orchestra UniPinto, nuovo progetto dell’Università per la formazione continua.

Sotto la direzione del maestro Paolo Pessina, il progetto sta prendendo vita. «Tutto nasce – spiega il presidente di UniPinto, Sandro Perin – da un’idea di una nostra allieva, Mila Sartori, che suona il pianoforte e che ha coinvolto il maestro Pessina, noto direttore d’orchestra, nel progetto di dare vita ad un’orchestra. Una proposta che il consiglio direttivo ha subito accolto con favore, così come l’amministrazione comunale. Ora siamo alla ricerca di orchestrali, musicisti non per forza diplomati, ma che abbiano un livello medio-alto. Attualmente ci sono 12 musicisti che hanno aderito, molti di loro sono lavoratori, per questo le prove si tengono alla sera, dopo le 20. Al momento abbiamo due

flauti, due violini, un clarinetto, tastiere ed altri fiati. Mancherebbero ancora degli archi. L’obiettivo è di arrivare almeno a 20 orchestrali e dopo l’estate iniziare con i primi concerti». Chi volesse aderire al progetto o saperne di più può contattare la segreteria dell’UniPinto allo 0438.1962587, dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 17.

L’anno accademico 2023/24 è partito sotto i migliori auspici.

«Attualmente – aggiorna il presidente – gli iscritti sono 310, cento in più rispetto allo scorso anno. Gli incontri e le ore di lezione sono aumentati.

Ed abbiamo riattivato, con successo, il Cineforum, un’attività storica, ma stoppata con la pandemia: già 50 le adesioni. Le attività ci stanno dando tanta soddisfazione». Claudia Borsoi

Sandro Perin

Il simbolo dell' Amore Viale della Vittoria, 219

I VITTORIO VENETO -TV I tel. 0438.53897

Giovedì 28 marzo 2024 | 15 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Amazzonia e Cansiglio unite Davi Kopenawa e il suo “Effetto Farfalla” per salvaguardare le foreste

L

e foreste, pilastri fondamentali per la sopravvivenza del nostro pianeta, sono in pericolo. Dall’Amazzonia al Veneto, opposti angoli del mondo, sorgono iniziative e progetti per preservare i nostri polmoni verdi e le comunità che vi abitano. È a questo scopo che l’Associazione “Il mondo di Tommaso” sta promuovendo nel nostro territorio una serie di incontri con Davi Kopenawa, leader degli indios Yanomami del Brasile, popolo nativo della foresta amazzonica e attualmente vittima di un atroce genocidio.

Kopenawa parlerà del progetto “Effetto Farfalla”, nato dall’idea che il minimo battito d’ali di una farfalla possa scatenare un uragano dall’altra parte del mondo.

Qualcuno potrebbe pensare che sia soltanto una metafora, ma la realtà è che il concetto riflette perfettamente l’effetto dei cambiamenti climatici in atto. Il progetto mira a proteggere le foreste pluviali e le comunità indigene che le abitano.

Per Toio De Savorgnani, Raffaele Luise

e Michele Boato, sostenitori del progetto “Effetto Farfalla”, conservare le foreste è una priorità assoluta: le culture umane hanno a lungo considerato le foreste come ostacoli da eliminare, ma ora è chiaro che senza di esse l’umanità non può sopravvivere.

E così due foreste così lontane, l’Amazzonia e il Cansiglio, non sono mai state più vicine, tanto da unirsi in un comune intreccio di cause ed effetti: l’Amazzonia è la più grande foresta pluviale del mondo, il Cansiglio è una terra di confine tra pianura e montagna, tra Veneto e Friuli, un luogo che racchiude in sé aspetti di grande interesse come la geologia l’archeologia, la botanica, la storia, la selvicoltura.

Davi Kopenawa porterà la sua testimonianza in Veneto con una serie di incontri dal 5 al 7 aprile 2024.

Venerdì 5 aprile, presso il Rifugio Vallorch, all’interno della foresta del Cansiglio, Kopenawa e Carlo Zacquini, missionario della Consolata in Brasile, saranno a disposizione per incontrare il pubblico, in particolar modo i ragazzi delle scuole superiori e dell’università; al termine della giornata si terrà una cena di beneficenza.

Seguiranno, nei giorni successivi, due convegni con focus sull’Amazzonia: il primo, sabato 6 aprile dalle 16 nel Convento San Francesco Della Vigna a Venezia; il secondo domenica 7 aprile sempre dalle 16 al Parco Fenderl in Via San Gottardo 91 a Vittorio Veneto.

Sarà un’opportunità irripetibile per incontrare un difensore delle foreste e sostenere un progetto fondamentale per la vita sulla Terra.

Davi Kopenawa (Martin Bureau / AFP)

Giovedì 28 marzo 2024 | 17 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Seggi chiusi, seggi traslocati

Ricorrenze

Novità per chi votava a Formeniga, Nove e Santi Pietro e Paolo

D

ue sedi elettorali soppresse – Nove e Formeniga -, una che invece trasloca, rimanendo comunque nel quartiere di Santi Pietro e Paolo.

Novità per gli elettori delle sezioni 5, 19, 20, 21, 26, 28 e 33 in occasione delle votazioni dell’8 e 9 giugno.

La Val Lapisina perde il seggio che veniva allestito nell’ex scuola elementare di Nove. I circa 600 elettori della sezione elettorale 5 andranno a votare nel seggio collocato nella scuola primaria “Manzoni” di via Marcinelle, a Forcal. La sezione elettorale 33, circa 850 elettori, traslocherà dalla scuola dell’infanzia di Formeniga alla scuola primaria “Costella” di via Mascagni, nei Vendran. «Su indicazione del ministero dell’interno abbiamo cercato di concentrare le sedi in cui andare a votare – spiega il sindaco Antonio Miatto -. Inoltre a Nove, immobile di solito chiuso, ad ogni elezione si pone il problema di avere acqua calda e bagni riscaldati come prevede il ministero per le forze dell’ordine impegnate nella custodia del seggio».

Infine nuova sede elettorale per

ARMANDO DA ROS E MARGHERITA DAL BO Vi pensiamo sempre con amore Emanuela, familiari e amici

gli elettori delle sezioni 19, 20, 21, 26 e 28 che erano collocate nell’ex scuola primaria “Zanette” a Santi Pietro e Paolo, ora sede dell’Agenzia delle Entrate. Queste sezioni vengono collocate, sempre nel quartiere, nella palestra comunale di via Berlese. «L’indirizzo del ministero è di non fermare le lezioni per le votazioni, cioè, potendo, di non occupare spazi scolastici – evidenzia il sindaco -. Credo che in futuro si andrà sempre più in questa direzione, occupando spazi pubblici come le palestre, anche se questo comporta uno sforzo organizzativo maggiore: non essendoci aule come in una scuola, in una palestra vanno creati spazi separati tra un seggio e l’altro». C.B.

GIUSEPPE RECCHIA n. 19. 7. 1924 - m. 3. 4. 2018 I tuoi cari ti ricordano sempre con affetto.

ALCIDE GAVA 29. 3. 2010 - 29. 3.2024 Sono passati tanti anni, ma il vuoto che hai lasciato è incolmabile, con immutato affetto.

Maria Teresa, Alessandra, Giordana

Si è spento Roberto Scapinello L’ ex titolare dell’Ami Ami di Vittorio Veneto non si era più ripreso completamente dopo un grave incidente automobilistico nel 2020

L

a notizia della prematura scomparsa di Roberto Scapinello, 62 anni appena compiuti lo scorso 21 febbraio, ha destato profondo cordoglio a Vittorio Veneto dove era molto conosciuto, avendo gestito per alcuni anni il locale in centro “Ami Ami”.

Dopo l’esperienza imprenditoriale di successo in città si era trasferi-

to in Slovenia avviando una nuova attività e dove il 3 marzo 2020 era rimasto coinvolto in un gravissimo incidente automobilistico, mentre stava andando a lavoro, dal quale non si era più ripreso completamente.

Dopo una degenza di alcuni mesi in Slovenia era stato trasferito in una struttura sanitaria in Veneto, per la convalescenza. Da li quindi in una casa di riposo dove molti amici vittoriesi andavano a fargli visita. “Era una persona solare e quando non ci si vedeva eravamo in contatto sui social – racconta l’amica Federica Sacilotto – Dopo l’incidente non si è più ripreso completamente e anche a livello psicologico è stato come se in lui si fosse spento qualcosa. Una

Qui a fianco: Roberto Scapinello

vicenda triste: sono molto dispiaciuta, era una bella persona”. Roberto, “Roby” per gli amici, lascia la figlia Martina, la sorella Maria Paola con Angelo e Niccolò oltre a tanti parenti e amici che lo ricordano con grande affetto e stima. Ingrid Feltrin Jefwa Giovedì 28 marzo 2024 | 19 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Viale Carducci nella storia

Viale Carducci in una fotografia del 1940

Dai palazzi liberty sino alla torre del castello, l’iconico viale della stazione è una delle cartoline più note della città del Cima. Con il nuovo progetto di pedonalizzazione diventerà la piazza cittadina, dopo che già dalla fine dell’Ottocento è il nuovo centro.

Ora si proietta verso il futuro, a quell’area ex Zoppas che sarà la vera Conegliano del XXI secolo

L

o storico coneglianese Adolfo Vital ci ricorda che nel 1854, per creare la sopraelevazione di via Carducci, venne impiegato del terreno che proveniva dal colle del castello, precisamente “…tolto dal fondo della Castagnera presso la Madonna della Neve”. Possiamo comprendere l’enorme lavoro svolto sporgendoci dal Brolo di San Francesco verso ovest, osservando lo sbancamento che interessò tutto il versante del colle poco a monte del convento. Quel terreno doveva sopraelevare di circa cinque metri l’area a sud del centro storico, che è a circa 56 – 57 metri s.l.m., per giungere sino Il Quindicinale 20 | Giovedì 28 marzo 2024

ai 61 – 62 m odierni dei binari della stazione e di Viale Carducci. Quando inizieranno i lavori per la nuova piazza e il sottopassaggio davanti alla stazione, sarà importante valutare quanti resti archeologici sono stati distrutti inconsciamente allora e trasportati a far da massicciata oltre 150 anni fa.

Se riavvolgiamo il nastro del tempo fino al medioevo, sappiamo che Conegliano aveva il suo termine cittadino nel Refosso, il canale artificiale che cingeva la città murata da Porta Monticano a Porta Rujo. Oltre questo limite, non mancavano gli insediamenti extra moenia, ovvero fuori dalle mura, ma erano concentrati vici-

di Michele Zanchetta no ai molti conventi e monasteri che animavano la vita sociale ed economica della città. Il centro di Conegliano era nell’odierna Piazza Cima, che ospitava il mercato, le assemblee e anche le punizioni pubbliche. Per parte dell’età moderna, l’asse Duomo – Comune è stato il cuore della città, che guardava con distacco la campagna che la circondava.

Se osserviamo le stampe del Settecento e del primo Ottocento, la città ha un limite ben chiaro: l’odierna via Colombo è il confine con la natura, i boschetti, i filari di gelso con i fossati, i campi coltivati, i frutteti e i prati pieni di animali al pascolo.

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

L’alba della nuova Conegliano arriva solo nel XIX secolo, quando dopo secoli di sovrapposizioni e reimpieghi delle vecchie mura, trasformate in case e palazzi, nel 1838 si decide di aprire la città alta verso il basso, con la costruzione della Salita alle Pescherie Vecchie, che nel 1950 verrà sviluppata nella Gradinata degli Alpini.

La seconda metà dell’Ottocento vede lo svilupparsi delle ferrovie in Europa e anche nel nordest si vuole modernizzare e velocizzare gli spostamenti, non da ultimi quelli militari, dato che l’Impero Austroungarico temeva le sommosse nel Lombardo – Veneto, regno satellite della corona viennese. A partire dagli anni Quaranta, a piccoli tratti, la ferrovia risale da Mestre verso nord in direzione Udine e nel 1855 viene inaugurata anche la stazione di Conegliano.

Il progetto di creare la linea sopraelevata su un aggere o un viadotto, opera ingegneristica rivoluzionaria, si rivelerà una scelta felicissima, perché permetteva (e permette tutt’ora) il passaggio delle strade senza bloccare il traffico. Andrebbe ricordato l’ingegner Eleno Gerola, che progettò tutto l’impianto, mentre andrebbe lasciato al dimenticatoio chi, solo pochi anni fa, propose di spostare la stazione a sud e trasformare l’intero tratto in tangenziale per le auto…

Nella seconda metà del XIX secolo la nuova conformazione urbanistica, con il dosso per viale Carducci, diede l’occasione per una nuova spinta edilizia in città: ecco quindi la costruzione di nuovi palazzi ai lati del viale, purtroppo fortemente devastati durante le due guerre. Come ha giustamente sottolineato Luciano De March con la costruzione della sede della Cassa di Risparmio, all’opposto della stazione e in linea con San Rocco, si realizza “una visibile simbiosi tra i due simboli cardine del progresso: la ferrovia e il capitale bancario”.

Viale Carducci sarà l’asse di contatto per tutto il Novecento, con i suoi caffè e le sue botteghe, ma specialmente quando gli Zoppas creeranno il grande polo industriale, a sud della stazione, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

E’ importante leggere, nella visione urbanistica tipicamente novecentesca,

la funzione di trait – d’union tra città storica e città industriale, anche in relazione ai problemi del traffico sorti già negli anni Ottanta, con la necessità di bretelle parallele alla ferrovia (via Colombo e via Vespucci), per alleggerire il centro da una morsa continua di auto e smog. Per risolvere i problemi di questo genere si guarda a esempi simili, dove le chiusure hanno salvato i centri, sotto molteplici aspetti.

In centro a Conegliano la questione dello spopolamento, di abitanti e negozi, è un argomento molto sentito e l’idea del centro commerciale naturale ha spesso creato forti tensioni, per la paura che nuove chiusure di strade potessero creare ulteriori disaffezioni. Ma se guardiamo bene alla vicina Treviso, dove i problemi sicuramente

non mancano, possiamo però comprendere come una seria politica pedonale del centro ha portato ad una rinascita della frequentazione delle vie tra Sile e Cagnan, e con essa ad un fiorire di attività commerciali e culturali.

Forse a Conegliano ha paura di cambiare e che si volga così verso la morte del centro? La chiusura di viale Carducci sarà parte di un progetto ben più ampio, con una nuova viabilità e, si spera, nuovi parcheggi più accessibili agli utenti e vicini ai negozi, sì da facilitare tutti. dalle famiglie ai giovani, a camminare per il centro, tra palazzi e chiese, apprezzando il piacere di prendere un aperitivo, o comprare una camicia, semplicemente facendo una passeggiata.

Viale Carducci nel 1913 e nel 1942. Si nota la trasformazione della “Salita alle Pescherie Vecchie” in scalinata.

Successivamente, nel 1950, la scalinata verrà arricchita e intitolata agli alpini, assumendo il nome di “Gradinata degli alpini”

Giovedì 28 marzo 2024 | 21 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Rinasce la passerella sul Monticano

Dopo quindici anni di annunci e rinvii parte finalmente il cantiere per il ponte pedonale di via Settembrini.

Sarà un gradito ritorno

Il ponte sul Monticano esistito fino agli anni Ottanta del secolo scorso: entro l’estate la “nuova” versione

N

on è certamente il cantiere più importante che i coneglianesi hanno atteso negli ultimi decenni, ma sicuramente è una delle opere più volte annunciate e rimandate nella memoria recente: la passerella sul Monticano nel tratto di argine tra viale Istria e viale Italia diventerà realtà entro l’estate, concludendo finalmente la ciclopedonale Emanuele Filiberto tra via Settembrini e via Maggior Piovesana.

Il progetto, che ha richiesto un investimento di poco meno di 500 mila euro è quello approvato dalla precedente giunta nel 2020: un ponte di circa quaranta metri da argine a argine rivestito in acciaio corten (materiale noto per il particolare effetto “ruggine” ma anche per la sua resistenza alla corrosione) e arricchito da due corrimano con illuminazione a led.

Del ponte “delle torri verdi” in realtà se ne parla da ben prima del 2020, addirittura da prima che fosse costruito il caratteristico centro polifunzionale di via Battisti e poco dopo la posa dell’al-

Il Quindicinale 22 | Giovedì 28 marzo 2024

tra grande passerella sul Monticano, quella di Campolongo: fu una delle richieste fatte a gran voce da cittadinanza e opposizione quando la giunta Maniero trasformò il canale Emanuele Filiberto in una pista ciclopedonale che si arresta, a tutt’oggi, sulla rampa in via Fratelli Bandiera, poco oltre via Vital. Da allora, è proprio il caso di dirlo, ne è passata di acqua sotto i ponti: il progetto entrò a far parte dell’accordo tra il comune e la Conegliano Iniziative Immobiliari spa come impegno di cui la società avrebbe dovuto farsi carico nell’ambito della costruzione dei “Sette Borghi”. A causa del fallimento della società di borghi ne furono costruiti solo due, Borgo Porta e Borgo Monticano, con torri verdi ma nessuna passerella. La palla passò all’amministrazione Zambon, che si portò a casa quasi 190 mila euro tramite polizza fideiussoria per l’impegno mancato della società ormai in liquidazione giudiziaria.

Dieci anni e una manciata di amministrazioni dopo quei fondi serviran-

no finalmente a finanziare, almeno in parte, il ponte tanto atteso, che tra le altre cose aggiungerà un importante tassello al più ampio progetto dell’itinerario naturalistico GiraMonticano.

E, spiega chi i percorsi ciclopedonali dei dintorni li conosce bene, basterebbero pochi altri accorgimenti per ampliare le vie a disposizione della mobilità lenta: per esempio costruendo un ponticello anche in località Tre Acque, per permettere di attraversare il Ruio e creare così un itinerario ad anello tra gli argini.

Ma per chi in città ha la memoria un po’ più lunga parlare di passerelle sul Monticano non è esattamente una novità: proprio nel punto in cui si sta costruendo quella nuova per più di mezzo secolo ne è esistita già una in cemento armato. Se ne trovano le prime tracce in carte militari e foto d’epoca degli anni Trenta e Quaranta, prima della costruzione del ponte di viale Istria, quando la zona all’inizio di via Settembrini era nota come “Alle Crode”, perché l’ansa del Monticano era rinforzata con alcuni grandi massi che i coneglianesi amavano utilizzare come spiaggia ad uso popolare.

Questa passerella rimase in uso almeno fino agli anni Settanta, poi cominciò a poco a poco a crollare e diventare instabile, fino alla rimozione totale verso la fine degli anni Ottanta. Fabio Zanchetta

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

La cultura della solidarietà A Scomigo, frazione collinare di Conegliano sul confine con Vittorio Veneto, una fervida attività associativa coinvolge tantissime persone, sia del paese che provenienti da fuori. Una rete di relazioni umane e di amicizia che permette la realizzazione di moltissimi progetti di richiamo anche internazionale

S

e Conegliano è la città delle associazioni, per il grande numero presente in città, Scomigo ne è sicuramente il borgo. Da decenni, nella frazione collinare, cinque associazioni organizzano eventi di grande richiamo. Sembra incredibile come un così piccolo insediamento, di meno di mille abitanti, riesca a coordinare tante manifestazioni in ambito diverso.

L’Associazione Sant’Elena, presieduta da Alessio Sperandio, dal 1985 è il cuore pulsante delle attività, con i suoi 115 soci gestisce l’area ricreativa vicino al campo sportivo e organizza le feste di Sant’Elena a e San Pietro, i patroni della frazione, la festa della birra, la righea di Pasqua e il concerto di Natale. Inoltre, con attività parallele, raccoglie fondi per finanziare le attività parrocchiali e dell’asilo.

L’AVIS di Scomigo è stato fondato nel 1958 ed ha sempre avuto una grande partecipazione. Il capogruppo Emanuele Serafin con orgoglio ricorda che, nel 2023, l’associazione contava ben 170 donatori su una popolazione di poco meno di mille abitanti della frazione, una rapporto altissimo che potrebbe essere sicuramente un record. E’ co-organizzatore del Concerto di Natale e del torneo di calcetto a giugno a San Pierin, svolgendo un’attività benefica anche in occasione della consegna dei doni di San Niccolò.

Il Gs Sanson, guidato da Ivano Azzalini, è stato fondato nel 1983 da Teofilo Sanson e per anni ha avu-

to un’anima instancabile in Andrea Barro, ex ciclista professionista. Sin dalla fondazione organizza una gara per dilettanti di richiamo nazionale e internazionale, infatti, in passato era una delle prove di preparazione al mondiale. E’ una competizione con un circuito ad anelli di 160 km di grande richiamo, percorsi interamente sulle colline di Scomigo e Ogliano, che nel passato ha messo in luce futuri campioni come Damiano Cunego.

L’A.N.A. di Ogliano è la presenza più longeva sul territorio, infatti, come racconta con orgoglio il capogruppo Giandomenico Dal Bo tra tre anni festeggerà il secolo di vita. Gli alpini, con la consueta generosità senza fine, si occupano del decoro pubblico del centro di Ogliano e dei cimiteri, provvedendo alla loro pulizia e sfalcio diverse volte all’anno. Nella loro sede organizzano eventi culturali, quali degustazioni, conferenze e manifestazioni culturali. Aiutano famiglie e aziende in difficoltà, occupandosi anche dei servizi alla popolazione durante le manifestazioni e della raccolta fondi per l’asilo parrocchiale di Ogliano.

L’Associazione Piccoli Ceramisti opera sul territorio dalla fine degli anni Cinquanta grazie agli insegnamenti del maestro Pietro Barro, che allora insegnava ai suoi allievi ad esprimersi con la scultura. Il presidente Renzo Salvador ci ricorda che da allora migliaia di studenti e appassionati hanno

frequentato i laboratori, alcuni di loro hanno anche trasformando una passione in una professione. L’associazione opera anche nel mondo del volontariato, svolgendo lezioni rivolte presso scuole di ogni grado, istituti di recupero, comunità terapeutiche, enti benefici e carceri. A settembre il centro di Scomigo viene chiuso e arrivano ceramisti da tutto il Triveneto per la festa dell’associazione. Periodicamente vengono organizzate mostre tematiche nel territorio e realizzate nuove sculture per il Percorso della Ceramica, che collega i tre nuclei abitativi di Scomigo, ovvero l’area della chiesa con San Pierin e il Menaré.

Ma come fa una così piccola frazione ad organizzare tanti eventi? Con la cultura dell’aiuto reciproco, che nasce dai rapporti di amicizia che legano le persone, una sinergia della periferia, tipicamente rurale, che nei grossi centri è praticamente scomparsa.

Ogni manifestazione necessita di grandi sforzi, per cui le altre associazioni arrivano in aiuto con persone e competenze: dal servizio chiusura strade a quello cucina, dai parcheggi al disporre i tavoli, dalla logistica dei visitatori alla pulizia.

Un ingranaggio perfettamente oliato, che da decenni promuove il territorio e aiuta chi ha bisogno, un numero di volontari sempre crescente che orgogliosamente lavora per mantenere viva la tradizione. Michele Zanchetta

Da sinistra: Renzo Salvador (Ceramisti), Ivano Azzalini (GS Sanson), Giandomenico Dal Bo (Gruppo alpini), Alessio Sperandio (Sant’Elena), Emanuele Serafin (Avis)

Giovedì 28 marzo 2024 | 23 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

I restauri di San Biagio a Baver Tornano al loro splendore gli affreschi alle pareti della chiesetta

L’inaugurazione dei restauri della chiesa di San Biagio a Baver, frazione di Godega di Sant’Urbano

GODEGA DI SANT’URBANO. La chiesa di San Biagio a Baver è un gioiello medievale del nostro territorio, posta lungo una via di antico transito che collegava Oderzo con Ceneda.

Le fonti la nominano per la prima volta nel 1398, ma sicuramente que-

Il Quindicinale 24 | Giovedì 28 marzo 2024

sto edificio ha un’origine più antica, se il borgo di Baver è citato sin dal 1181. La chiesa ha un esterno sobrio, mentre all’interno ospita uno splendido ciclo di affreschi tardo quattrocenteschi, con santi e scene tratte dall’Antico e Nuovo Testamento.

Grazie alla sensibilità della famiglia Dal Cin, proprietaria della chiesa, e della locale Associazione Culturale Borgo Baver ODV, San Biagio e la vicina Locanda della Nave hanno avuto una rinascita con eventi culturali nel campo della musica, dell’arte e della storia. Intervistato, il presidente dell’associazione Roberto Netto ci ha raccontato dell’opportunità vista in un bando regionale per beni di interesse storico e artistico in zone rurali, con fondi PNRR, che la chiesa di San Biagio è riuscita a vincere.

I primi restauri, avvenuti all’inizio degli anni Novanta, furono conser-

vativi per evitare perdita e rovina dell’edificio e dei suoi affreschi, ma da allora una serie di interventi sono stati effettuati, finanziati con capitale privato dalla famiglia Dal Cin e dalla Cassamarca. I nuovi interventi hanno interessato completamente l’edificio, sotto la direzione della funzionaria della Soprintendenza Pregnolato, la Cooperativa Diemmeci di Villorba ha effettuato i restauri delle pareti e degli affreschi, mentre l’archeologa Rossella Brera ha condotto indagini esplorative al fine di ricostruire le fasi più antiche di San Biagio.

Il 28 gennaio 2024 è stato presentato il restauro e offerta la visita guidata agli affreschi, mentre sabato 3 febbraio, per la festa di San Biagio, è stata celebrata una messa da S.E. Mons.

Corrado Pizziolo, vescovo della diocesi di Vittorio Veneto.

Mancano pochi particolari per definire completo il recupero dell’edificio, che è tornato all’antico splendore e si configura come uno dei migliori esempi di collaborazioni tra pubblico e privato.

Michele Zanchetta

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Quattro giovani, un Maggiolino, 16mila chilometri e 45 giorni L’avventura di Lorenzo, Luca, Leonardo e Lorenzo che parteciperanno al Mongol Rally GODEGA DI SANT'URBANO. L’idea deve essere nata più o meno come nella canzone frdi Gino Paoli, quella che parla dei “quattro amici al bar”. Un’idea abbastanza folle, se si considera che i protagonisti di questo lungo viaggio sanno davvero poco di motori e di avventure in automobile. Lorenzo Basile, Luca Farina, Leonardo Pomè e Lorenzo Ballarin sono però determinati, appassionati e spensierati, e forse tutte queste caratteristiche risulteranno più utili delle competenze nel settore meccanico.

Il prossimo 14 luglio partiranno da Praga per partecipare al Mongol Rally, una corsa lunga 16.000 chilometri compiuta a bordo di mezzi improbabili e sgangherati. I quattro ragazzi, che lavorano tra Milano e Venezia in aziende che si occupano di consulenza, utilizzeranno un Maggiolino Mexico dell’82. Il regolamento del Mongol Rally, infatti, è molto chiaro: si possono utilizzare solo veicoli di almeno 10 anni e con una cilindrata inferiore ai 1200 cm3.

“Attraverseremo 13 paesi in un mese e mezzo – spiega Lorenzo Ballarin, che abita a Godega di Sant’Urbano -. Passeremo attraverso la Turchia, l’Asia Centrale e il Mar Caspio. In questo viaggio, come recita il regolamento, “you’re completely on your own”: questo significa che bisognerà

arrangiarsi in tutto e per tutto. Quando ci troveremo ad attraversare i deserti del Turkmenistan e dell’Uzbekistan, le valli del Kirghizistan e le lande della Mongolia, il viaggio diventerà particolarmente duro, ma siamo disposti anche a spingere la macchina pur di arrivare in fondo”.

I quattro ragazzi stanno già sistemando l’auto e rimediando tutto il necessario per il viaggio. “Per preparare la macchina ci muoviamo tra Modena e Conegliano nel fine settimana”, aggiunge Lorenzo.

I percorsi del Mongol Rally sono sostanzialmente tre: quello che passa at-

traverso la Russia, quello che attraversa il Mar Caspio e quello che “taglia” l’Iran. Il punto di arrivo, invece, si trova a Ulan Udè, in Siberia. “Saremo lontani dalle zone di guerra – assicura Lorenzo -. A breve confermeremo l’itinerario e ci procureremo tutti i visti necessari”. Al termine della gara l’auto tornerà a Praga in treno, mentre loro raggiungeranno la capitale ceca in aereo. Lì recupereranno il Maggiolino e rientreranno in Italia. “La cosa che ci stimola di più è la filosofia della gara, perché ti costringe a perderti e ad abbracciare l’ignoto”, conclude Lorenzo.

Roberto Silvestrin

Uno strumento in più: i Caffè Alzheimer

La banda dei trattori

Conegliano. I Caffè Alzheimer nascono nella convinzione che il benessere psicologico e la conservazione dei ricordi siano aspetti fondamentali per una vita di qualità, soprattutto per gli anziani. Da qui l’idea di luoghi sicuri e informali, nei quali trovarsi e respirare accoglienza e accettazione. Ecco i prossimi appuntamenti, il mercoledì mattina dalle ore 9.30 alle ore 11.30: 27 marzo c/o Libreria Settimo Binario, Via Cavour, 34; 17 aprie e 15 maggio c/o Caffè al Teatro, Piazza Cima, 3; 12 giugno e 10 luglio c/o Arte del caffè Via M. Giunti, 19A. Possono partecipare persone con demenza e il proprio Caregiver. Per info 348 8466008. Organizza Istituto Padre Pio di Tarzo.

Conegliano. La “banda dei trattori” ha colpito nuovamente approfittando di una notte piovosa, rubando due trattori all’officina condivisadel Consorzio Agrario di Treviso e Belluno. Si sospetta che la banda possa provenire dall'Est Europa, agendo di notte e trasferendo la refurtiva all'estero.

Nella foto: Lorenzo Basile, Luca Farina, Leonardo Pomè, Lorenzo Ballarin

Giovedì 28 marzo 2024 | 25 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

2000 anni fa nel Quartier del Piave…

Veduta del Quartier del Piave

A partire dal II secolo a.C. i Romani arrivarono nel nostro territorio ed iniziarono una continua attività di bonifica per un miglioramento ambientale, che portò ad un lento ma inesorabile mutamento. Purtroppo, i dati sono pochi e spesso i resti sono andati dispersi, ma rimane uno dei luoghi dell’Altamarca dove la presenza romana ha lasciato tracce ben evidenti nel paesaggio

L

A destra: Ponte romano vicino a Sant’Anna

a vasta piana compresa tra colline settentrionali e Piave, durante la preistoria e la protostoria, era una landa boscosa e spesso paludosa, sia a causa delle improvvise alluvioni portate dai torrenti collinari, sia in conseguenza delle numerose divagazioni del Piave, che scavava e apportava materiale ghiaioso e sabbioso.

Una delle attestazioni più note della presenza romana attraverso il Quartier del Piave è quella viaria, seppur le ipotesi siano diverse e in perpetuo mutamento. Se in passato si pensava che la via Claudia Augusta Altinate, costruita nel I secolo a.C., seguisse il Piave e una volta arrivata all’immissione del Soligo ne risalisse la valle verso nord, varcando le Prealpi grazie al Passo Praderadego, da diversi anni un approccio più scientifico ha aperto a nuove ipotesi. L’interpretazione dei dati archeologici ha portato a supporre che attraversasse il Quartier

Il Quindicinale 26 | Giovedì 28 marzo 2024

del Piave in direzione Vidor, per poi dirigersi verso Feltre.

Negli ultimi anni si fa strada sempre più l’idea che in realtà la via Claudia Augusta Altinate non sia mai esistita, perché quello che vediamo è in realtà un pezzo della Oderzo – Trento, su cui si innesta una strada di collegamento proveniente da Altino. In effetti, non sono mai stati trovati tracciati di strada che potessero far pensare ad una strada consolare, i cui tratti distintivi di solito sono ampie carreggiate in lastricati o ghiaia ben battuta, fossati di scolo e aree di sosta lungo l’asse.

Di certo di grande fascino sono i Ponti Romani tra Colfosco e Sant’Anna, sei attraversamenti di torrenti minori che si possono ancora ammirare, attestati all’età romana ma sicuramente restaurati in fasi diverse nelle epoche successive. Una bella passeggiata lungo il Soligo e poi il Piave, partendo dalla chiesa di Sant’Anna ai Mercatelli, permette di poterli ammirare e in parte

di Michele Zanchetta percorrere, si conservano infatti sia le arcate che parti del percorso rettilineo sopraelevato al riparo dalle piene del fiume.

Fuori dagli abitati lungo le strade si trovavano le necropoli, ovvero le aree sepolcrali, dove venivano inumati credenti di ogni fede della Roma classica: dagli dèi dell’Olimpo al dio Mitra venuto dall’Asia, da Iside e Osiride ai primi fedeli cristiani, qui trovavano l’ultimo sonno i Romani. Una necro-

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

poli in uso tra II e V secolo d.C. è stata individuata a est di Vidor, mentre a Moriago nel fondo Vendramini sono state trovate sette tombe ad inumazione con corredi funebri. Sembrano poste lungo un asse viario che si dirigeva verso Falzè – Sant’Anna, mentre un altro pare provenisse da Pieve e puntasse verso Sernaglia, come dimostrerebbero resti di tombe trovate a San Tiziano e Cao di Villa, appena ad ovest del centro di Pieve di Soligo.

Infine, non si può non menzionare i rinvenimenti di materiale legato a tombe, purtroppo disperso, rinvenuto nei pressi della chiesa di Falzé di Piave, anch’essa posta lungo l’asse stradale che attraversava il Quartier del Piave da Sant’Anna in direzione di Moriago.

nonostante una serie notevoli di eventi naturali ed antropici. Qui si visse la crisi arrivata alla fine dell’Impero Romano, le invasioni barbariche, l’abbandono dei campi e degli abitati, con l’avanzare degli incolti altomedievali che durarono secoli e si trasformarono in boschi fitti e paludosi. Il XII secolo vide l’alba di un nuovo giorno, con l’opera di bonifica perpetrata dei monaci benedettini di Santa Bona di Vidor, che ricostruirono in parte quella maglia di bonifiche, sovrapponendosi all’opera, vecchia di oltre un millennio, degli antichi Romani.

Rimane nell’ombra la presenza degli abitati, totalmente scomparsi ai nostri giorni: forse si trattava di un insediamento sparso di agricoltori – allevatori, ma sicuramente qualche nucleo con concentrazione di abitazioni

esisteva. Con ogni probabilità, visti i rinvenimenti seppur sporadici, nella zona di Pieve di Soligo, dove nel medioevo si svilupperà un centro raccolto attorno alla chiesa ed al castello, di cui purtroppo non rimangono più tracce.

Forse anche lungo la strada che correva ai piedi dei colli, di frequentazione preromana, nacquero borghi che, purtroppo, non hanno lasciato traccia, seppur siano stati trovati resti romani sia nell’area delle torri di Credazzo, che a Col San Martino, che a Farra di Soligo nei pressi della chiesa di Santo Stefano. Un possibile insediamento, di cui però non abbiamo alcuna conferma, forse poté svilupparsi nella zona di Vidor, dove è stata trovata la necropoli, nei pressi del guado del Piave, dove non a caso nacque nel medioevo l’abbazia di Santa Bona.

Qui sopra: i palù del Quartier del Piave A sinistra: Il chiostro romanico dell’abbazia di Santa Bona a Vidor

Le Vedette con le Torri di Credazzo

Altra importante traccia è nel paesaggio, i Romani quando giunsero nel Quartier del Piave iniziarono a bonificare le terre e scavare canali per drenarle, tracciando la centuriazione con campi rettangolari fiancheggiati da fossi. Nel libro “L’ultima centuriazione” Luigi Ghizzo ed Eddy Della Betta sono riusciti a riconoscere quanto rimane di quella organizzazione fondiaria, seppur disegnata oltre due millenni fa. Appare stupefacente scoprire che semplici carraie interpoderali siano frequentate da millenni, Giovedì 28 marzo 2024 | 27 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Nona edizione per il premio Toniolo Al via il premio Giuseppe Toniolo: candidature entro il 31 luglio, cerimonia finale lunedì 7 ottobre

Il busto di Giuseppe Toniolo nel duomo di Pieve di Soligo

PIEVE DI SOLIGO. In linea con il tema generale della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio, “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”, e con i contenuti della XXI Settimana Sociale della diocesi di Vittorio Veneto, incentrati su “Democrazia è partecipazione”, la nona edizione del Premio Giuseppe Toniolo rende omaggio nella sua ispirazione a uno dei motivi fondamentali del pensiero e dell’azione del grande economista e sociologo cattolico Giuseppe Toniolo, promotore delle Settimane Sociali nel nostro Paese, a partire da Pistoia nel 1907.

“Partecipare alla costruzione del bene comune: tra democrazia e sociale, la lezione per l’oggi del beato Giuseppe Toniolo” è infatti il titolo del concorso 2024, sempre legato alla figura dell’insigne docente trevigiano (1845 - 1918) salito agli onori degli altari nel 2012, le cui spoglie mortali sono custodite nel Duomo di Pieve di Soligo.

Promotore e organizzatore del Premio 2024 è l’Istituto Diocesano “Beato

Il Quindicinale 28 | Giovedì 28 marzo 2024

Toniolo. Le vie dei Santi”, coadiuvato dalla Diocesi di Vittorio Veneto. La sezione “Pensiero” premia i lavori, le iniziative e gli esempi concreti di carattere scientifico, divulgativo o culturale che costituiscono un contributo significativo alla diffusione dell’attualità del pensiero del Beato Toniolo in riferimento al tema annuale. La sezione “Azione & Testimoni” premia persone, associazioni ed espressioni sociali che si sono distinte per esemplarità e concretezza nell’impegno di promozione del valore della cultura cristiana come realtà fondamentale e costruttiva della vita buona della comunità. La sezione “Giovani” riconosce l’attività svolta da giovanissimi e giovani, dai 15 ai 25 anni, che risiedono, studiano, lavorano o sono impegnati a livello ecclesiale e civile nel territorio della diocesi di Vittorio Veneto, e che siano ritenuti meritevoli per il loro originale apporto alla realtà del tema annuale, singolarmente o in gruppi e associazioni.

La data del 31 luglio 2024 segna il termine ultimo per la presentazione delle candidature per la selezione, che avrà la cerimonia finale lunedì 7 ottobre 2024, alle ore 20.45, nell’auditorium comunale Battistella Moccia di Pieve di Soligo.

Info: pagina Facebook dell’Istituto Beato Toniolo, www.beatotoniolo.it, info@beatotoniolo.it.

Flash

Nuovo bando a sostegno delle imprese CISON DI VALMARINO. L’amministrazione comunale, per il terzo anno, mette a disposizione oltre 30mila euro a fondo perduto per le spese di gestione o di investimento sostenute dalle imprese del territorio. Bando completo sul sito internet del comune.

Scadenza 10 maggio 2024.

Soggiorni climatici estivi

TARZO. Iscrizioni aperte per i soggiorni climatici che scandiranno l’estate 2024. Tra le mete ci sono Jesolo e Bellaria Igea Marina a giugno, Sappada a luglio e poi Abano Terme tra fine agosto ed inizio settembre.

Adesione all’ufficio servizi sociali del comune previo appuntamento telefonico al numero 0438.926411.

Riaperta la sp 152 tra Combai e Guia MIANE. Ha riaperto dopo quattro mesi la strada provinciale 152 interrotta tra Combai e Guia dopo che il maltempo di inizio novembre aveva provocato l’apertura di una voragine a fianco al ponte sul torrente Raboso.

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Bocconi pieni di chiodi PIEVE DI SOLIGO. Una serie di segnalazioni riguardanti bocconi con chiodi sparsi nelle vie del centro di Pieve di Soligo ha scatenato un’indagine della polizia locale e ha portato il caso in Procura. Le segnalazioni riguardano la presenza di polpette contenenti viti di metallo nelle vie tra via Papa Luciani, via Gentileschi e via Salvioni, tutte adiacenti in una zona residenziale vicina al centro cittadino. Il sindaco Stefano Soldan ha invitato i proprietari di animali domestici a limitarne i movimenti e ha esortato i cittadini a non raccogliere nulla ma a segnalare prontamente alla polizia locale e ai carabinieri eventuali scoperte sospette.

Il posizionamento di esche o bocconi contenenti veleni o oggetti pericolosi per gli animali costituisce reato, punibile con la reclusione da 3 a 18 mesi e una multa da 5.000 a 30.000 euro.

La morte di mons. Balliana

Mons.

Agostino Balliana

Per mezzo secolo è stato cappellano militare FARRA DI SOLIGO. Cordoglio nella diocesi di Vittorio Veneto per la morte, avvenuta nella mattinata del 28 febbraio acorso, in ospedale a Conegliano, di monsignor Agostino Balliana. Nato a Col San Martino (Farra di Soligo) nel 1929 e ordinato sacerdote in Cattedrale a Ceneda nel 1955, per quasi mezzo secolo è stato cappellano militare. Dal 1955 al 1957

don Agostino era stato cappellano a San Giacomo di Veglia, quindi l’incarico di cappellano militare fino al 2006, concludendo il suo servizio come ispettore generale del servizio spirituale alle Forze Armate. Era rimasto ispettore generale emerito delle Forze Armate. Dal 1990 era anche prelato d’onore del papa. Rientrato in diocesi, era stato collaboratore parrocchiale a Francenigo di Gaiarine (dal 2006 al 2013) e poi nelle parrocchie di Cappella Maggiore, Sarmede e Anzano (dal 2013 al 2019). Claudia Borsoi |

Quella maledetta vacanza in alta quota Un albergo misterioso e inquietante il protagonista del romanzo TARZO. Silvia Perin è una giovane tarzese laureata in Psicologia a Padova, che ha pubblicato il suo primo romanzo, “Quella maledetta vacanza in alta quota”, ispirandosi ad un viaggio fatto anni prima con i suoi compagni in cui aveva alloggiato in una struttura che le aveva lasciato una particolare sensazione di inquietudine.

Il libro inizia con la convocazione in commissariato dei due protagonisti, Alma e Tommaso, che vengono interrogati dalla polizia sui fatti accaduti durante la loro settimana bianca a Livigno. Così, attraverso dei flash back, veniamo trasportati con loro in una vacanza che dovrebbe

essere spensierata e divertente ma che invece diventerà tragica, concludendosi con la morte di un loro caro amico.

L’atmosfera del libro misteriosa e a tratti inquietante dell’albergo ricorda alcune trame a metà tra il giallo e il romanzo gotico, adatto ad un pubblico giovane. Alma e Tommaso sono due ragazzi molto sensibili, entrambi hanno dei segreti che pian piano scopriremo, la scelta di Silvia Perin di far loro raccontare in prima persona quei giorni in montagna ci rende facile immedesimarsi con le loro emozioni, i loro timori. La trama è emotivamente coinvolgente, leggendo il racconto dei due ragazzi ci sembra di sbirciare il loro diario in cui annotano sia quello che accade sia quello che provano. Seguendo le loro vicende ci si affeziona ai protagonisti e ai loro amici, ci si intenerisce quando sono

A sinistra: Silvia Perin e la copertina del suo primo libro

in difficoltà, lo stile fresco e ricco di dettagli dell’autrice ci fa sembrare di essere lì, a Livigno, con loro. G.D.L Giovedì 28 marzo 2024 | 29 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Qui è “zona rossa”

Abbazia

Individuati i punti precisi del territorio attraversati dalla faglia: ora gli interventi edili potranno ripartire FOLLINA. Dopo un paio d’anni di stop, coincisi con gli accertamenti e gli studi eseguiti sulla faglia attiva e capace che attraversa il territorio comunale di Follina, gli interventi edili come ristrutturazioni e costruzioni di nuovi edifici possono ripartire.

Tutto infatti era stato stoppato in attesa di avere il preciso quadro di quella che è stata definita come “zona rossa”, cioè il punto attraversato dalla faglia, frattura delle rocce della crosta terrestre da cui si originano i terremoti.

«Siamo arrivati a chiudere lo studio – fa il punto il sindaco di Follina Mario Collet -, individuando la faglia che passa dove c’è la strada provinciale che da Follina porta a Miane. Ora abbiamo dato corso in regione, tra i primi comuni, all’adozione della normativa che darà nuovamente modo a tutti i cittadini che hanno già

Il Quindicinale 30 | Giovedì 28 marzo 2024

in corso progetti o restauri all’interno dell’area della faglia, attiva e capace, di proseguire nel rispetto delle normative antisismiche. In questi due anni tanti sono i progetti rimasti fermi».

La faglia attraversa poi il centro di Follina e prosegue verso Cison, interessando aree per lo più agricole.

La normativa prevede un vincolo di rispetto per la costruzione di nuovi edifici nei 15 metri a monte e a valle della faglia attiva e capace. «I rilievi, i carotaggi e le trincee scavate ci hanno permesso di stabilire con precisione dove passa la faglia nel nostro territorio e quindi di sbloccare tutte le altre zone – afferma il sindaco -. Da un paio d’anni tutti gli interventi edili, se non di manutenzione ordinaria, erano fermi a Follina».

A breve sarà portato in consiglio comunale anche un aggiornamento al piano di gestione del rischio alluvioni che da oltre un anno blocca gli interventi edili nella zona di Valmareno e nella zona industriale verso Cison.

«Grazie agli ultimi studi fatti – conclude Collet – anche qui andremo ad approvare come intervenire all’interno di questa area». Claudia Borsoi

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Cammino Unesco, superata quota 2.300 camminatori

FARRA DI SOLIGO. Oltre 2.300 camminatori provenienti da 29 Paesi diversi nei primi 7 mesi di vita. Questi i dati diffusi dall’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rispetto al flusso e all’andamento del Cammino delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, inaugurato l’8 luglio 2023. Il 50% è arrivato da fuori Italia. Il Cammino sarà tra i protagonisti delle giornate “Cammini aperti” in programma il 13 aprile a Farra di Soligo.

Benefici dell’attività fisica FARRA DI SOLIGO. Per il ciclo di incontri “3 serate con 3 autori” il 4 aprile Silverio Valerio, medico dello sport, illustrerà i risvolti positivi dati dal camminare. Appuntamento alle 20.30 nell’auditorium Santo Stefano. Ingresso libero.

Nonna Margherita ha fatto 100

FARRA DI SOLIGO. Grande festa il 2 marzo all’istituto Bon Bozzolla per i cento anni di Margherita Carron, nata a San Zenone degli Ezzelini e fino a due anni fa residente a Moriago della Battaglia dove per molti anni ha lavorato la terra con il marito.

Collet punta al tris Il sindaco uscente di Follina si ricandida FOLLINA. «Mi ricandido per un impegno morale: devo portare a termine le opere già iniziate». Mario Collet, sindaco dal 2014 del comune di Follina (e in precedenza dal 1987 al 1990 a seguito della dimissione dell’allora sindaco), annuncia la sua ricandidatura alle amministrative dell’8 e 9 giugno. Punta al terzo mandato consecutivo alla guida di Follina. «Nei prossimi cinque anni – dice - vorrei finire le tre opere che non sono riuscito a portare in porto in questo mandato: la nuova piazza di Follina, il restauro di palazzo Barberis e il recupero dell’ultima ala dell’ex collegio San Giuseppe dove ora si tro-

va il municipio. Sento il dovere morale di concludere questi lavori che per il Covid e per altri motivi sono andati per le lunghe».

Collet ha mosso i suoi primi passi nella vita amministrativa di Follina negli anni Ottanta con la Democrazia Cristiana. Nel 1985 l’incarico di vicesindaco, nel 1987 quello di sindaco. Dal 1990 per tre mandati è stato consigliere comunale di opposizione.

Poi la pausa e il rientro nei “giochi” candidandosi a sindaco nel 2014 e avendo la meglio sul secondo arrivato per soli 7 voti. Nel 2019 la riconferma, raccogliendo quasi il 70% delle preferenze. Ora punta al terzo mandato, alla guida di una civica, conscio fin d’ora che non sarà l’unico candidato sindaco per Follina: uno, se non due, i possibili sfidanti. C.B.

Mario Collet

Cison, passo “San Ubaldo” corretto. Ma non dappertutto La segnalazione del nostro lettore Noè Zanin.

Il sindaco: “Vero, ma il lavoro non è stato terminato” CISON DI VALMARINO. Ad inizio febbraio la provincia di Treviso sostituiva i due cartelli posti all’imbocco dell’abitato di Tovena che erratamente indicavano, già da diversi anni, il passo di San Boldo con la dicitura “San Ubaldo”. Un nostro lettore, il tovenese Noè Zanin, precisa che quell’intervento «non ha eliminato completamente la contraddizione/ confusione della segnaletica, perché nella parte bassa dei due segnali, appena sopra al segnale di divieto di transito a 2200 metri per camion e roulotte, permane ancora la scritta “passo San Ubaldo”». «Inoltre – aggiunge - colgo l’occasione per segnalare che dopo la piazza di Tovena all’imbocco della strada per il San Boldo, sulla destra, vi è ancora il segnale con la scritta “passo San Ubaldo”. Spero che chi di dovere si adoperi per l’eliminazione

delle contraddizioni nella segnaletica che, se rimane così, può generare confusione, specialmente per le persone che vengono da fuori per gustare le nostre belle zone». «Quanto segnalato dal signor Zanin anche in municipio è vero, ma il lavoro non è stato terminato – replica e rassicura il sindaco Cristina Da Soller -. Appena possibile la provincia interverrà anche per la sostituzione della dicitura errata posta negli altri cartelli». C.B.

I lavori di sostituzione dei cartelli stradali con l’indicazione del passo “San Ubaldo”

Giovedì 28 marzo 2024 | 31 Il Quindicinale

FOCUS PASQUA

Felici come un uovo!

Tradizioni di Pasqua?

Battete un colpo. O due. O quanti ne volete. Purché cogliate l’uovo al balzo, non ci sono limiti alla creatività. Ma soprattutto a una festa che promette rinascita, serenità, e un sorriso

C

i sono tradizioni che vanno rispettate. No, non lo impone nessuna legge. Se non quella della memoria, che - non scritta, non codificata - vale più della fallace giurisprudenza umana.

La tradizione nostrana ha a che fare con le uova.

Uova di cioccolato, prima di tutto.

L’avete comprato il vostro? Da un paio di mesi sugli scaffali dei supermercati le uova dall’incarto stracolorato hanno sostituito i panettoni.

Impossibile non imbattersi in un tre-

Il Quindicinale 32 | Giovedì 28 marzo 2024

spolo di uova incellophanate. Per quanto mi riguarda, è impossibile non metterne almeno uno nel carrello. Io abbonderei con la quantità, se poi non dovessi sorbirmi i mugugni dei familiari, meno affezionati di me all’arte del procacciamento dell’uovo di cioccolato.

Eppure quanta bellezza c’è in quel prodotto dall’involucro acchiappante e - in genere - dalla sorpresa deludente?

Lo scorso anno - ho questo vago ricordo - le uova che vedevo finire nei carrelli erano spesso quelle griffate Ferragnez. Poi c’è stato lo scandalino e tutte quelle vicende poco patinate, su cui non vi annoio dato che le conoscete meglio di me, e quelle uova sono finite in tribunale. Chissà se i giudici le hanno aperte tutte.

Quest’anno le uova sono tornate a essere meno social, ma ugualmente pubblicizzate. Ci sono quelle dei Superpigiamini, dei Paw Patrol e di Sam il Pompiere. E poi quelle dai consumati marchi cioccolatosi. E quelle “sostenibili”. Quelle che se le compri pensi Be’, ho aiutato un pezzo di mon-

PASQUA

do. E hai la coscienza in pace. Più o meno.

Ci sono le uova artigianalissime, di pasticceria, quelle “a vista”, che promettono il cioccolato senza mascherarlo.

Quelle che se le posi sulla scrivania, proprio davanti al computer, ti ricordano che la dieta, il digiuno intermittente, l’alimentazione ipoglicemica non fanno per te.

E ci sono le uova colorate, di cialda e zucchero, che da bambino trovavi nel cesto sopra il bancone del panificio e polarizzavano la tua attenzione. Altro che baguette.

Ovviamente ci sono anche le uova di gallina. Fondamentali. Da rassodare e colorare o decorare. Per fortuna mio nipote Pablito ha la passione per gli stickers, quindi anziché sdoganare tempere e pennelli e colori commestibili decorerò i gusci con i piccoli adesivi che ora trovo sui muri, sulle ante dei mobili o sulle maniche dei vestiti.

Le uova stickerate saranno trendyssime. L’importante è che siano sode al punto giusto. Uova da righea, per intenderci. A tal proposito devo ricordarmi di procacciare quelle fresche,

quelle delle galline felici di Gino, ad esempio.

Gino mi fa venire in mente che, oltre alle uova, Pasqua si celebra col capretto. Da scadente animalista quale sono, preferirei vedere agnelli e capretti belare tranquilli su un prato di primule, piuttosto che arrostiti tra foglie di salvia e rametti di rosmarino, ma tant’è: so già che sarà più probabile incontrare la seconda versione dei miti quadrupedi. D’altronde Gino sostiene che l’economia circolare è etica. Il capretto nasce, cresce e finisce in pentola.

Per fortuna viene poi dimenticato dall’arrivo della colomba. Anch’essa rivisitata culinariametaforicamente. O - ebbrezza del palato - dalla fugazza.

Che è - diciamocelo - l’apoteosi della Pasqua è servita.

Che ho dimenticato? Tutto quello che non è commestibile: i rametti di ulivo, di pesco in fiore, e - ma vedi un po’ - il significato di una festa che dovrebbe rallegrarci nell’intimo, visto che Pasqua è sinonimo di risurrezione, rinascita, risveglio, premessa del buon tempo.

Quindi affidiamoci a questi valori. Noi

FOCUS

della Redazione del Quindicinale auguriamo a tutti i lettori di essere felici come una Pasqua! Come tante Pasque.

Di ritrovare il sorriso. E, nell’uovo decorato, una sorpresa decorosa. E.D.R

Giovedì 28 marzo 2024 | 33 Il Quindicinale

FOCUS PASQUA La Passione di Cristo a Revine Lago nella prima metà degli anni ‘70

Cento e più anni di Passione A Revine un centinaio di persone tengono in vita una tradizione.

Il decano è Adelio Grava che interpreta Pilato da 57 anni REVINE LAGO. Le prime tracce, che affiorano dagli archivi parrocchiali, datano l’appuntamento al 1921. Con gli oltre cento anni di storia alle spalle, la Passione di Cristo portata in scena a Revine è tra le più antiche del Veneto e forse l’unica oggi ad essere mantenuta ancora in vita, di generazione in generazione. Un tempo era il parroco di Revine a coordinare il gruppo di interpreti, oltre cento figuranti a cui si aggiungono tecnici e costumisti. Oggi, è il Comitato Sacre Rappresentazioni a tenere in vita l’appuntamento.

DUE STOP. «In questo secolo e più di vita, la nostra Passione ha subito due stop: il primo di 16 anni, nel 1992, quando l’allora parroco monsignor

Il Quindicinale 34 | Giovedì 28 marzo 2024

Ros, che per decenni aveva curato tutto, lasciò la parrocchia di Revine.

Senza di lui si perse questa tradizione.

Ripartimmo nel 2008, decidendo di passare la gestione ad un comitato, visto che il cambio periodico di parroco non permetteva di dare una continuità – ripercorre Boris Bottega, ora alla guida del gruppo e regista -. Nel 2008 un gruppo di persone capitanate da Cesare Grava, l’ultimo ad interpretare Gesù nel 1992, decise di riprendere la sacra rappresentazione vivente. Chiedemmo un contributo a Banca Prealpi per rifare i costumi perché ormai erano vecchi e quelli dei soldati, ad esempio, erano fatti in cartone. Riprendemmo in mano le scene, arricchendo il copione, rimasto sempre fedele fin dall’inizio al Vangelo di Matteo, con musiche e qualche effetto luminoso. Poi il secondo stop nel 2020 con la pandemia, per riprendere l’anno successivo».

DAL POMERIGGIO ALLA SERA. Il sagrato della chiesa di San Matteo a Revine e poi la collina dove si trova il santuario di San Francesco da Paola, dove viene messa in scena la crocifis-

PASQUA

FOCUS

La Passione di Cristo a Revine Lago tra la fine dei ‘50 e i primi dei ‘60

IDROCLIMA DA RE S.N.C. di Da Re Maurizio & C. Riscaldamento Condizionamento Impianti solari Gas Via G. Marconi, 5 - Tel. Fax 0438 585420 FREGONA - TV / idroclimadare@gmail.com

sione ben rendendo la salita al Golgota, hanno sempre fatto da cornice a questa Passione di Cristo. Ma un tempo, fino agli anni Settanta, la rievocazione veniva messa in scena nel pomeriggio, non potendo contare sull’illuminazione e le tecnologie che ci sono oggi. «Fu monsignor Ros a pensare per primo ad una scenografica messa in scena con il buio – ricorda Bottega -. Riuscì a coinvolgere l’Esercito. I militari posizionavano delle fotoelettriche sul colle Monte Baldo, il colle di fronte a Revine, luci che illuminavano a giorno il paese. E da lì si è poi proseguito sempre con la messa in scena di sera».

CENTO INTERPRETI. Coinvolti un centinaio di figuranti, tra loro anche molti giovani. La gran parte sono revinesi, ma c’è anche chi arriva da fuori comune. Le prove quest’anno hanno preso avvio a febbraio. Il decano degli interpreti è Adelio Gava che interpreta Pilato da ben 57 anni, da quando di anni ne aveva 19. C’è infatti la tradizione di tenersi la parte per molti anni, anche perché non è sempre facile trovare persone pronte a mettersi in gioco, per passione, come attori. «Più facile – non nasconde Bottega – trovare chi reciti le parti minori o faccia il soldato.

Le parti recitate più impegnative sono quelle di Gesù e di Pilato e non è stato facile fare la sostituzione di Gesù: nel recitare bisogna essere credibili». Ad interpretare Gesù già da alcuni anni c’è Gioele Bernardi. Gli attori, dai soldati a Pilato, vestono costumi d’epoca. I ladroni come Gesù vengono crocifissati semi-nudi. Tutto deve essere il più reale possibile. «La fortuna d’oggi – ammette Bottega, che un tempo faceva uno

dei due ladroni e che ha iniziato come figurante quando di anni ne aveva 10 – è che non ci sono più gli inverni rigidi di un tempo. Alla sommità del colle, percorrendo la via crucis, si sale praticamente in mutande. Oggi per fortuna ci sono creme riscaldanti che un tempo non c’erano…».

SCENARIO UNICO. A rendere unica questa rappresentazione è il contesto in cui si inserisce. Il sacrato della chiesa di San Matteo e la collina, con il percorso della via crucis che sale al santuario, sono ambientazioni naturali per le scene che narrano gli ultimi momenti di Gesù in vita. Spente le luci dell’illuminazione pubblica, fari e torce nell’oscurità della sera creano una suggestione unica. Una vera e propria opera teatrale con attori non professionisti, ma che per passione sanno trasmettere emozioni agli spettatori. Il sentiero che si inerpica sulla collina fino al santuario, e che viene percorso da Gesù trascinando la pesante croce in legno, ben rende la salita al Golgota. Un Calvario naturale, sulla cui sommità Gesù, con a fianco i ladroni, viene crocifisso. Una scena che nel buio della notte e illuminata dai fari si staglia sullo strapiombo della collina.

Fioreria Agraria Moret

L’EDIZIONE 2024. Due gli appuntamenti quest’anno: domenica delle Palme, 24 marzo, alle 20.30 e venerdì santo, 29 marzo, sempre alle 20.30 (in caso di maltempo rinvio a domenica di Pasqua, 31 marzo, sempre alle 20.30).

L’appuntamento con ingresso libero è sul sagrato della chiesa. «Non ci resta che confidare nel meteo» l’auspicio di Bottega.

Claudia Borsoi Giovedì 28 marzo 2024 | 35 Il Quindicinale

FOCUS PASQUA

Pasquetta!

Occhi puntati al cielo per il tradizionale appuntamento di convivialità e allegria

D

opo le solenni celebrazioni della Pasqua, gli italiani si preparano per un evento altrettanto importante: la Pasquetta.

Questo giorno, noto anche come Lunedì dell’Angelo, è caratterizzato da un’usanza radicata nella cultura italiana: fare pasquetta. Si tratta di un’occasione per trascorrere del tempo con amici e familiari all’aria aperta, celebrando l’arrivo della primavera e godendo di cibo, risate e convivialità.

Meteo permettendo.

La Pasquetta è più di una semplice giornata di riposo dopo le festività pasquali. È un momento per allontanarsi dalla routine quotidiana e immergersi nella natura rigogliosa che caratterizza la stagione primaverile. Le persone in tutta Italia approfittano della Pasquetta per organizzare gite fuori porta, picnic nei parchi, passeggiate in campagna o escursioni in montagna.

L’usanza di fare pasquetta ha origini antiche, risalenti a tradizioni pagane legate alla celebrazione della primavera e al rinnovamento della vita dopo l’inverno. Nel corso dei secoli, questa pratica si è trasformata, mantenendo però il suo spirito di gioia e condivisione.

Una delle attività più comuni durante la Pasquetta è il picnic all’aperto.

Se una volta le famiglie preparavano ceste piene di prelibatezze gastronomiche: salumi, formaggi, pane fresco, torte e dolci pasquali, negli ultimi anni

Il Quindicinale 36 | Giovedì 28 marzo 2024

a farla da padrone ci pensa l’ormai immancabile grigliata, che sia a casa, in aree attrezzate o durante una passeggiata in montagna.

Oltre ai picnic, molti scelgono di trascorrere la Pasquetta immersi nella

PASQUA

natura, godendosi il bel tempo e le bellezze paesaggistiche che l’Italia ha da offrire. Le spiagge, i parchi nazionali, i laghi e le montagne diventano mete popolari per le escursioni e le passeggiate. È il momento ideale per fare una passeggiata lungo la costa, esplorare sentieri nel bosco o raggiungere cime panoramiche per ammirare lo spettacolo della natura in fiore.

Non mancano le manifestazioni folkloristiche e le sagre organizzate in molte località italiane in occasione della Pasquetta. Queste feste offrono l’opportunità di scoprire le tradizioni locali, gustare piatti tipici della regione e partecipare a spettacoli e intrattenimenti per tutte le età.

La Pasquetta è anche un momento di ricarica e relax dopo le tensioni delle festività pasquali. Dopo giorni di pre-

FOCUS

parativi, pranzi e cene elaborate, la Pasquetta offre l’opportunità di rilassarsi e rigenerarsi, riprendendo contatto con la natura e con se stessi.

Inoltre, la Pasquetta rappresenta un’occasione preziosa per rinsaldare i legami familiari e sociali. Riunirsi con amici e parenti all’aperto, condividere esperienze e momenti di gioia, rafforza i legami affettivi e alimenta il senso di comunità.

In un mondo sempre più frenetico e connesso digitalmente, la Pasquetta ci ricorda l’importanza di rallentare, di godere delle piccole cose e di trascorrere del tempo di qualità con le persone care. È un’usanza che rinnova lo spirito e rafforza il tessuto sociale, rendendo la Pasquetta una delle tradizioni più amate e radicate nella cultura italiana.

Giovedì 28 marzo 2024 | 37 Il Quindicinale

RUBRICHE RIFORMA FISCALE

N

el numero scorso facevo riferimento ad alcuni nuovi decreti (per la verità sono 141) apparsi sulla Gazzetta Ufficiale, e per motivi di spazio concessomi, mi limito a elencarne solo alcuni…

Problemi Sociali a cura di Michele Cais

G) LA BOLLETTA elettrica passa al mercato libero dal 1° luglio prossimo, sarà la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica e si dovrà scegliere un’offerta del mercato libero entro tre anni.

H) FATTURA ELETTRONICA ESTESA A TUTTI I FORFETTARI: cioè obbligo di fatturazione generalizzato per i contribuenti che applicano il regime forfettario, con la sola esclusione di medico e operatori sanitari.

I) IVA al 10% su prodotti per l’infanzia e l’igiene femminile in seguito alla soppressione delle norme che prevedevano l’aliquota 5%, i prodotti per

la protezione dell’igiene femminile e i prodotti alimentari per la prima infanzia e i pannolini vengino assoggettati all’aliquota iva del 10%.

L) RESIDENZE FISCALI, Ai fini Irpef, si considerano residenti le persone, che per la maggior parte del periodo d’imposta, considerando anche le frazioni di giorno, hanno il domicilio o la residenza nel territorio dello Stato o che sono ivi presenti.

M) DONNE VITTIME DI VIOLENZA. Fino al 2026 è riconosciuto uno sgravio contributivo totale in favore dei datori di lavoro privati, che assumono donne disoccupate vittime di violenza, beneficiarie del reddito di libertà. Lo sgravio è previsto per un massimo di 8mila euro annui e per la durata di ventiquattro mesi (per i tempi indeterminati), di dodici mesi (per i contratti a termine) e di diciotto mesi (per le trasformazioni a tempo indeterminato).

N) IMPORTO PENSIONE nuovo importo per la vecchiaia con il contributivo. Per chi ha il primo contributo previdenziale accreditato dal 1996 in poi, e quindi è soggetto integralmente al metodo contributivo, la pensione di vecchia agli attuali sessantasette anni si consegue se l’importo dell’assegno delle pensioni non è inferiore all’assegno sociale.

0) SCELTA DONNA: Vi accede chi ha maturato, entro il 2023, almeno sessantuno anni di età e trentacinque di contributi. Restano invariate le altre condizioni. Legge 213/2023 comma 138) P) ANAGRAFE TRIBUTARIA: si trovano e dichiarano reddito un – da partite IVA- che dichiarano meno di 1,250 euro lordi il mese. Si tratta di autonomi…e professionisti…e piccole aziende.

IL BUSSOLÀ

I il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

Bussolai sono i biscotti tipi dell’Isola di Burano. Il loro nome deriva dalla tipica forma a ciambella con al centro un buco che in dialetto veneziano si dice “buso”.

La tradizione vuole il bussolà come dolce pasquale, accuratamente preparato nelle case e portato a cucinare dai fornai. Riposto poi nelle credenze. In passato, proprio per il loro aroma vanigliato venivano utilizzati anche per profumare i cassetti della biancheria.

Secondo antiche leggende, questi biscotti venivano preparati in casa dalle mogli dei pescatori e dei marinai.

Quando i mariti partivano per mare, ne portavano con sé in grandi quantità, perché erano molto nutrienti e si conservavano bene, indurendosi appena con il trascorrere del tempo. Questa usanza si diffuse talmente tanto che qualcuno iniziò a produrli per venderli. Fu così che da biscotti dei marinai, i Bussolai vennero presto consumati da tutti gli abitanti di Venezia specialmente in prossimità della Pasqua.

Riscossero talmente tanto successo

Il Quindicinale 38 | Giovedì 28 marzo 2024

pucciare) nel vin santo o nello zibibbo.

Le versioni del bussolà sono tante gli ingredienti sono sempre gli stessi variano invece le quantità di burro o quelle dello zucchero oppure la quantità delle uova. Quelli che si vedono in commercio sono di un bel colore giallo e per questo si possono utilizzare uova a pasta gialla.

che conquistarono il palato proprio di tutti, anche quello delle Suore del Convento di San Maffio. Si racconta, infatti, che nel XVI secolo le ecclesiastiche ricevettero l’ordine di diminuire le spese per l’acquisto dei Bussolai dato che ne consumavano troppi. Difficile resistere alla tentazione, dato che il convento sorgeva nell’Isola di Mazzorbo, a pochi metri da Burano, il maggior centro di produzione di questi biscotti.

Allo stesso impasto si può dare la forma di una esse; la famosa Esse buranea. Questo dolcetto era comodo da “mogiar” (ammollare, nel senso di

INGREDIENTI: 300 g di burro, 600 g di zucchero, 1 kg di farina, 12 tuorli d’uovo, 10 g di sale, 6-7 g di lievito, 1 bicchierino di mistrà, 1 bustina di vanillina.

PREPARAZIONE: Porre la farina sulla tavola: versare al centro lo zucchero, il burro fuso, il sale e il lievito sciolto in un po’ di acqua tiepida. Tagliare la pasta a pezzetti per formare dei piccoli cerchi vuoti al centro. Sistemare i Bussolai su una teglia coperta da carta forno e infornare a 180° per 15 minuti. Abbassare poi la temperatura del forno a 150° e cuocere per altri 10 minuti. Sfornare anche se sono un po’ soffici dato che s’induriscono raffreddandosi.

RUBRICHE DESIDERI E FANTASIE

U

no degli aspetti chiave della curiosità sessuale è riconoscere e accettare i propri desideri sessuali. Questo può essere un processo difficile, soprattutto in una società che spesso stigmatizza la sessualità o la considera un tabù.

Tuttavia, capire cosa ti eccita e cosa no è necessario per esplorare la tua sessualità in modo significativo. Ciò significa essere onesti con se stessi e riconoscere che i tuoi desideri sono validi e importanti. Distinguiamo però i desideri dalle fantasie. Se i primi vanno comunicati e discussi con il partner, le seconde non vanno mai confessate, sono solo funzionali all’eccitazione personale, e guai se non ci sono. È anche importante ricordare che i desideri sessuali sono complessi e sfaccettati e possono cambiare nel tempo.

Potresti scoprire che ciò che pensavi ti piacesse un tempo non ti eccita più o che ci sono nuove cose che ti interessa esplorare. Abbracciare la fluidità dei tuoi desideri può aiutarti a rimanere aperto a nuove esperienze ed evitare

di provare vergogna o senso di colpa per aver cambiato idea.

Quando sei consapevole di ciò che desideri e di ciò di cui hai bisogno, puoi comunicare tali desideri al tuo partner e lavorare insieme per esplorarli. Ciò

può portare a un’esperienza sessuale più appagante e soddisfacente per entrambe le parti coinvolte. È importante ricordare che la comunicazione è fondamentale in qualsiasi relazione sessuale e che essere aperti e onesti riguardo ai tuoi desideri può aiutare a creare fiducia, complicità e intimità.

Tuttavia uno dei maggiori ostacoli all’esplorazione della sessualità sono proprio la vergogna e il senso di colpa.

La società ci ha insegnato da tempo che il sesso è qualcosa da nascondere o di cui vergognarsi, e questi messaggi possono essere difficili da sfatare.

Pensiamo ad esempio ad un adolescente che frequenta un partner del sesso opposto e che ad un certo punto desideri provare un’esperienza sessuale con un partner dello stesso sesso, senza necessariamente sentirsi omosessuale o bisessuale. E’ importante ricordare che l’esplorazione e il desiderio sessuale sono naturali e normali. Non c’è niente di intrinsecamente sbagliato nel voler esplorare la propria sessualità nella dignità e nel rispetto che ci contraddistinguono.

Tabù a cura della dott.ssa Fanni Guidolin Specialista nella riabilitazione delle disfunzioni pelvi perineali Consulente Sessuale

I MIRACOLI DI SANT’ANTONIO

S

ant’Antonio alla Rizzera si trova lungo la strada Alemagna, tra San Giacomo di Veglia e Vittorio Veneto; quando fu costruita si trovava in aperta campagna, con sporadiche abitazioni lungo la strada e case coloniche tra i campi. Abbiamo attestazione della presenza di un oratorio già nel Cinquecento, ma già nel corso del XVII secolo venne ricostruito perché ridotto ad un rudere.

L’edificio attuale è a pianta ottagonale, costruito sulla rilevata dell’Alemagna, che correva all’asciutto rispetto al piano di campagna. Ha un presbiterio profondo ad oriente, in parte sospeso grazie ad un sistema di volte che permettevano una solida fondazione. Nella parte sud ha un agile campaniletto, caratterizzato da archi alla base e cella campanaria sormontata da tamburo. L’esterno è semplice, con alternanza di finestroni e porte di accesso, mentre l’entrata centrale è sormontata da una statua

di Sant’Antonio predicante. La luce illumina l’interno anche grazie a lunette e oculi disposti lungo i lati, mentre il tetto è spiovente coronato da una doppia cornice di stucco.

L’interno è elegante, con pilastri angolari coronati da capitelli corinzi che reggono la volta a spicchi, decorata con stucchi monocromi. Nel profondo presbiterio c’è un altare lapideo policromo, con statue di santi che affiancano San Antonio con il bambino.

Sant’Antonio proteggeva dal male e nel corso dei secoli l’interno si è arricchito di diversi quadri: essendo una chiesa meta di pellegrinaggi, sono fioriti gli ex voto, offerti da fedeli miracolati in forma di gioielli e di quadri rappresentanti l’evento.

Incidenti con carri e investimenti con il treno, cadute rovinose e salvataggi, con dovizia di particolari e descrizioni sono illustrati gli eventi dove il Santo ha posto la sua mano protettrice.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

A sinistra: la chiesetta di Sant’Antonio alla Rizzera

Giovedì 28 marzo 2024 | 39 Il Quindicinale

RUBRICHE SULLE TRACCE DEGLI ANTICHI SCALPELLINI

Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

F

regona è certamente una meta molto conosciuta grazie al parco delle Grotte del Caglieron. Qui le colline della pedemontana si uniscono con le alte pareti del Monte Pizzoc, creando un miscuglio incantevole di prati, valli e colline attraversate da antichi sentieri. Il nostro itinerario ci permetterà di apprezzare questa splendida zona, entrando tra storici borghi un tempo popolati dagli abili scalpellini che estraevano la preziosa pietra dalle grotte. La partenza è fissata in piazza Maronese, dove c’è ampia disponibilità di parcheggio.

Seguiamo il Sentiero n. 1037B che scende tramite un tratto ciottolato alquanto ripido verso il Pont de Fer, posto in un profondo vallone dove vi è la congiunzione dei torrenti Carron e Caglieron.

Risaliti dalla parte opposta e superato un pianoro dove vi è un’area ricreativa, giungiamo a Borgo Breda. Poco prima, Le Colline del Prosecco di Conegliano

e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel

territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone.

Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto.

I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,

georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali.

I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

Grado di difficoltà: escursionistico Punto di partenza ed arrivo: Fregona, piazza Maronese

scendiamo di qualche metro e prose- Fregona e sulla pianura trevigiana. guiamo a nord incontrando il Borgo del- Proseguiamo sulla Cal dei Cavai che ci lo Scalpellino (m 284) costituito da due porterà a Borgo Piai dove seguiremo la vecchie case di pietra. Raggiunta la pro- provinciale per le Grotte del Caglieron, vinciale, seguiamo il Sentiero nostra prossima meta. Per evidel Castello n.1037A che sale tare il traffico, poco più avanti ripido nel bosco ad ovest del percorreremo la vecchia strada Monte Castello (m 465) e più comunale coincidente con via avanti ci innestiamo su strada Sottocastel. Superato un pontiasfaltata arrivando a Borgo cello in legno nei pressi dell’inSonego. Superata la chiesa e fo point, iniziamo la visita del GPS E INFO un ponte sul torrente Carron, Parco delle Grotte del Caglieron svoltiamo a sinistra su via Borgo Sonego dopo aver sottopassato un ponte di pieche ci guiderà attraverso magnifici scor- tra. Seguiamo una lunga passerella in leci del paese, quindi entriamo nuovamen- gno che si snoda vertiginosamente lungo te nel bosco sulla Strada di Caslir e poco la forra in un contesto incantevole: il tordopo, in località Pralis, ci innestiamo rente nella sua azione erosiva sulla rocsulla Strada del Santo che scende da cia, ha creato nel corso del tempo delle Cadolten. Seguendo a destra via degli pozze d’acqua, i “caglieron”, che a loro Alpini, incontriamo un’area panoramica volta generano delle bellissime cascain località Col de Vaca dove avremo una telle alte parecchi metri. Al termine del splendida visuale su Osigo, Montaner, percorso, il sentiero attrezzato ci conduce nei pressi di un antico mulino, oggi trasformato in ristorante, e di un piccolo mulinetto. Dal parcheggio di sosta, ritroviamo il sentiero di andata n.1037B che ripercorreremo ritornando a Fregona.

Tempo richiesto: 3h Aumento di quota: m 449 Distanza: km 8,3 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47

Il Quindicinale 40 | Giovedì 28 marzo 2024

E

Variante del Castello di Piai Sul Monte Castello sono presenti i ruderi di una fortezza, citata come castello vero e proprio nel 1221, quando Fregona fu concessa in feudo ai Da Camino da parte del vescovo di Belluno. Sotto la loro signoria, il “Castrum Fregone” conobbe il massimo splendore in un periodo compreso tra il XIII e la fine del XIV secolo, dopodiché il fortilizio perse la sua importanza militare per essere quindi abbandonato. Tempo di percorrenza: 10’, distanza: km 0,4.

cultura, arte & spettacolo

ABSTRACT

PRIMAVERA DEL CONEGLIANO FUTURISMO DI CARTA: HELMUT NEWTON. LEGACY VALDOBBIADENE PROSECCO I DECENNI DELL’AEROPITTURA Fino al 24 novembre 2024 Fino al 9 giugno 2024 Varie località

Fervono i preparativi per la nuova edizione della manifestazione che, con le sue 16 Mostre del vino, intende far vivere al pubblico la vera essenza delle colline dove nascono le bollicine più conosciute al mondo. Una rassegna fortemente collegata al territorio, come dimostra il nuovo nome che da oggi identificherà la manifestazione: Primavera del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, l’itinerario culturale e gastronomico che, dal 16 marzo al 9 giugno, racconterà l’Alta Marca, i suoi piccoli borghi, i vigneti che decorano i pendii e le operose cantine che hanno reso celebre il vino del territorio.Le prossime date: San Pietro di Barbozza. 30 marzo - 14 aprile: Mostra del Cartizze e Valdobbiadene DOCG Col San Martino. 9 - 28 aprile: Mostra del Valdobbiadene DOCG Conegliano. 12 - 14 aprile: Conegliano DOCG Street Wine and Food.

Info: www.primaveradelprosecco.it

Fino al 30 giugno, Treviso, Museo nazionale Collezione Salce

Venezia, Le Stanze della Fotografia

Il Museo Nazionale Collezione Salce propone, fino al 30 giugno, “Futurismo di carta”, parte seconda, con il sottotitolo “Immaginare l’universo con l’arte della pubblicità”.

La mostra, curata da Elisabetta Pasqualin con la collaborazione di Sabina Collodel, è dedicata agli anni che precedono il secondo conflitto mondiale, quando, tra il 1930 e il 1940, il futurismo raggiunge l’apice del suo sviluppo, con l’aeropittura che, trasposta in grafica, esalta il volo e le imprese aviatorie, la vista dall’alto per riplasmarsi nell’avvicinamento al surrealismo.I manifesti, e altrettanto la pittura, riflettono il clima del momento. In un’Italia che sta trasformandosi da paese agricolo a industriale, con l’industria aereonautica e quella automobilista al centro della scena.

Info:www.collezionesalce.beniculturali.it

Dopo le mostre a Palazzo Reale a Milano e all’Ara Pacis di Roma, Newton sbarca a Venezia con la più completa esposizione di opere che ripercorrono la sua intera vita umana e lavorativa.

La retrospettiva HELMUT NEWTON. LEGACY, in programma dal 28 marzo al 24 novembre 2024, è a cura di Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia di Venezia.

Lo stesso giorno, al primo piano dello spazio espositivo, apre al pubblico la mostra Out of Focus che presenta gli ultimi dieci anni di ricerca fotografica dell’artista Patrick Mimran attraverso una serie di opere inedite, mai esposte in Italia. Fino all’11 agosto 2024, il pubblico potrà ammirare le sue trentatré fotografie in bianco e nero di grandi dimensioni, la maggior parte associate a tre più piccole e a colori.

Info: www.lestanzedellafotografia.it

Vendita e Assistenza 0438 580339

370 3702195

Via Mescolino 12 - CAPPELLA MAGGIORE - g.s.macchine@gmail.com Giovedì 28 marzo 2024 | 41 Il Quindicinale

RUBRICHE & ANNUNCI INVOLTINI DI SARDELLE AL PROFUMO DI FOGLIOLINE DI PEPE SELVATICO È bello prendere confidenza con i vecchi sapori e qui vi invito ad assaggiare la fragranza delle sardelle, che devono essere appena pescate, abbinate alle foglioline di senape danno nuove sensazioni.

In cucina con Armando Zanotto

Ingredienti per 4 persone: 20 bellissime sardelle grosse e fresche, 30 gr di foglioline fresche di pepe selvatico pulite e lavate, 1 cucchiaio di erba cipollina finemente tagliata, 1 cucchiaio di mollica di pane grattugiata, 4-5 cucchiai di olio aromatico all’aglio orsino, sale e pepe Preparazione: squamate e pulite le sardelle eliminando loro la testa; apritele, togliete la spina e dividetele in due filetti, lavatele e asciugatele, insaporite di sale e pepe macinato al momento, impastate le erbe con la mollica di pane e un po’ d’olio.

Disponete su tutti i filetti un pochino

di queste erbe, arrotolateli per bene e fissateli con uno stuzzicadente, adagiandoli in piedi in una pirofila, passateli con un po’ d’olio. Infornate

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

Mancano alcuni mesi alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la campagna elettorale imperversa sfinendo l’uomo comune con il mettere sul tappeto temi che poco o nulla interessano. Tutti i partiti giocano una partita che non coinvolge l’Europa, bensì i rapporti di forza in ambito nazionale; sembra di vivere in una realtà surreale, nella quale a dettare la linea sono i sondaggi, non sempre veritieri, e la sarabanda che si scatena sui social a denigrare l’avversario e a contendersi il consenso degli elettori. A poche centinaia di chilometri dai nostri confini vi sono guerre cruente che si possono estendere e noi ci balocchiamo con le percentuali di voto. Consoliamoci ripercorrendo il mito di Europa, la fanciulla amata da Zeus che dà il nome al nostro continente; sua è l’immagine che vediamo in trasparenza sulle banconote che usiamo tutti i giorni.

la pirofila a temperatura di 210°C per 10 minuti circa. Portate subito in tavola guarnendo con un po’ di foglioline di pepe.

ANNUNCI Vendo attività (gelateria da asporto) nella parte ovest della Germania. No perditempo.

Chiamare al 392 1963615 Vittorio Veneto. Vendesi stabile attualmente adibito a negozio in zona Frati in via Garibaldi, situato in edificio storico ristrutturato, pavimen- to antico e travatura a vista. Circa 100mq. Tel 0438 53258.

Vittorio Veneto. Cercasi appartamento anni ‘70-’80-’90 per acquisto, munito di ascensore e riscaldamento autonomo. Zona centro o Costa di Vittorio Veneto, purchè vicino ai servizi. Tel 347 2668688 Vittorio Veneto. Signora cerca abitazione in affitto con un po’ di verde a Vittorio Veneto o paesi vicini. Tel 347 3756363 Vendesi smielatore in acciaio, capienza 4 favi, usato poco, come nuovo. Euro 100. Tel 339 2686916

Inquadra il QRCode con il tuo smartphone per abbonarti!

Periodico di informazione, cultura e tempo libero Iscritto al n. 480 del registro stampa del tribunale di Treviso il 17/12/1981 e al n. 3086 del registro nazionale della stampa il 24 /04/1991 Editoriale il Quindicinale srl .

Viale della Vittoria, Galleria IV Novembre, 4 - Vittorio Veneto (TV), Contatti: Tel 0438.550265 | E-mail: redazione@ilquindicinale.it Siti internet: www.oggitreviso.it | www.ilquindicinale.it Direttore responsabile Emanuela Da Ros Stampa Grafiche De Bastiani snc. Via Marco Polo, 14 - Godega S. Urbano (TV) Abbonamenti e pubblicità Telefono: 0438.550265 Via internet: www.ilquindicinale.it Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al R.O.C. (Registro degli Operatori di Comunicazione) N 016571

Il Quindicinale 42 | Giovedì 28 marzo 2024

Signora di Corbanese cerca lavoro come pulizie in privato o nei locali, automunita, no perditempo, se interessati tel. 340 9805891.

Vittorio Veneto. Signora italiana automunita si rende disponibile per accompagnare persone per commissioni. Tel.: 342 0790457 Signora italiana automunita cerca lavoro come colf, assistenza anziani. Esperienza in casa di riposo, disponibile anche per sostituzioni e in ospedale. Tel 340 6042733.

ISSN 2784-9716

Cerchi annunci?

Hai annunci da pubblicare?

Vai su www.quice.it !