Quindicinale 1057 - 14 dicembre 2023

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QUARTIER DEL PIAVE Morire sul lavoro. Perchè?

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Gli auguri addobbati del Quindicinale a tutti i lettori

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CONEGLIANO “La mia traversata nel deserto lunga 75 anni”

ISSN 2784-9716

Per fortuna c’è ancora Natale

1057 Informazione cultura e tempo libero Anno XLII n. 22 | 14 dicembre 2023 | € 2,50

Fondato da Dario De Bastiani nel 1982

Alba fotografata da Emanuela Da Ros

Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS TV - Periodico di informazione, cultura e tempo libero - Anno XLII n.22 - 14 dicembre 2023 - Euro 2,50 - Contiene I.P.

VITTORIO VENETO Una tappa del Giro in memoria di Longo

Ci credete? È ancora Natale

Scopri i regali riservati agli abbonati L’ABATE ASSASSINO

E altre storie di contrabbandieri, criminali e suicidi , di Pompeo Gherardo Molmenti

1 anno di Quindicinale

36,90€

Amanti delle storie oscure, dei delitti, dei tradimenti, dei complotti oltre la soglia di casa, degli avvelenamenti nel…brodetto, questo libro è per voi. Racconta infatti vicende truci ambientate nelle nostre terre, che hanno come protagonisti nomi noti: Marcantonio Brandolini (l’abate assassino), il conte Altan (che finì decapitato), la bella Vendramin (che si suicidò), l’uomo selvatico che mangiava solo erbe e che nessuno ha mai saputo se fosse un matto o un grande filosofo. Storie di secoli fa, vere e documentate che tengono col fiato sospeso, anche da un sorriso.

PÈDO ‘L TACON DE ‘L BUS

1 anno di Quindicinale

36,90€

ESCURSIONI PER TUTTA LA FAMIGLIA SULLE DOLOMITI A cura di Eleonora Solero e Mattia Pizzoli

Dolomiti, ed è subito meraviglia. Per i grandi, ma anche - forse soprattutto - per i piccoli. Due esperti escursionisti come Eleonora e Mattia hanno selezionato per tutti noi 45 tra le più belle escursioni da fare sulle Dolomiti. Per vivere la bellezza delle cime, dei pascoli, dei laghi, della natura d’alta quota in tutta sicurezza, senza rinunciare al piacere della sorpresa, dell’incanto, del bello di una flora e di una fauna uniche al mondo.

1 anno di Quindicinale

41,90€

Proverbi, modi di dire e soprannomi raccolti lungo il fiume Piave di Fulcio Bortot

1 anno di Quindicinale

41,90€

Anche il grande Umberto Eco, che non era veneto, a volte citava in dialetto l’espressione idiomatica che dà il titolo a questo libro. Pèdo ‘l tacon de ‘l bus è uno dei tanti modi di dire, autenticamente nostrani, che rimandano a una saggezza antica, ma ancora attualissima, a una filosofia del vivere che un po’ abbiamo perso per strada. Ma che riconosciamo come familiare. Un viaggio nei proverbi e nelle locuzioni de casada che ci fa sentire parte di una comunità sincera e che, con un sorriso, ci aiuta a cogliere la vera essenza della nostra vita.

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VAJONT QUELLA NOTTE IO C’ERO

Racconti di chi è sopravvissuto di Paolo Munarin A sessant’anni dalla catastrofe del Vajont - la più grave tragedia della nostra storia repubblicana per numero di vittime - una testimonianza condotta sul filo della memoria e dei racconti di chi si è salvato. A ricordare l’orrore del disastro che in quattro minuti di apocalisse spazzò via Longarone e tante frazioni contermini è uno dei longaronesi che miracolosamente si salvarono. Paolo Munarin il 9 ottobre 1963 non aveva nemmeno compiuto un anno. Ma l’eco dell’acqua, della luce irreale, il frastuono della distruzione echeggia ancora nel suo cuore.

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Cogliamo l’occasione per augurare a voi e alle vostre famiglie un buon Natale e un felice nuovo anno.

La redazione del Quindicinale

2024

PRIMO PIANO

È Natale, rallentiamo.

Tradizioni antiche da riscoprire nella Marca trevigiana Dai concerti alla gastronomia. Dagli abeti addobbati ai presepi (anche viventi). I simboli e la magia delle feste di Natale restano riferimenti atavici nei comuni.

Qualche indicazione su dove trovarli, da Conegliano a Vittorio Veneto passando per San Vendemiano

di Alberta Bellussi

I

n un mondo dove negatività, rabbia, cattiveria sono all’ordine del giorno approfittiamo di questo periodo per ritrovare positività e amore, per ritornare a vivere, un po’ con l’incanto dei bambini. Il Natale è magia, poesia, dolcezza, leggerezza, tenerezza; è tempo di attesa, il valore della lentezza; è ora che si celebra il grande evento: la nascita di Gesù Bambino.

“Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che nella vita non bisogna prendere nient’altro sul serio e che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle pochissime occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi”. (Robert Lynd) Natale è tempo di albero di Natale, di presepi, di mercatini, di canti, di cenoni, di regali, di bambini emozionati

e felici e di tantissime altre cose belle di cui abbiamo vitale bisogno per scaldare il nostro cuore e fare una carezza alla nostra anima.

A proposito lo sapete che l’albero di Natale vivente più grande d’Italia è il Cedro del Libano, nel piazzale della fortificazione dello splendido Castelbrando a Cison di Valmareno? Ha una circonferenza è di 5,2 metri e un’altezza di 22 e illumina, dall’alto della rocca, la Vallata per tutto il periodo natalizio Anche un altro albero grandissimo illumina il Quartier del Piave, dal 1993, ed è adagiato sulla collina di San Gallo, a Soligo: l’albero, disegnato sulla collina che d omina la valle del Soligo, è illuminato da un migliaio di lampadine, è alto 112 metri e largo 64 e lo si vede da un’area vastissima.

Ma chi porta i regali ai bambini in questa zona?

I bambini del Quartier del Piave sono

molto fortunati, arrivano un sacco di regali in questo periodo…sul Piave non si è fermato solo l’austriaco invasore: anche Babbo Natale fa fatica ad entrare. Eh già, il fiume che fa da confine tra varie cose, è anche il punto di separazione del mondo di Gesù Bambino, che porta i regali il 25 dicembre (lo stesso giorno di Babbo Natale) da quello di san Nicolò, che invece distribuisce doni il 6 dicembre, e di Santa Lucia che li porta il 13 dicembre. Lo spiega il sociologo Ulderico Bernardi nel suo libro “Cara Piave”.

Ma non è finita: nella notte del 5 gennaio arrivano altri doni, ad alcuni bimbi sono portati dai Re Magi, sacerdoti e indovini di religioni pagane, durante la festa dell’Epifania, mentre per altri arriva la Befana, una vecchia che giunge volando. Su una scopa. I bambini appendono sopra il caminetto una calza, affinché possa essere riem-

A Castelbrando si trova l’albero di Natale vivente più grande d’Italia

Giovedì 14 dicembre 2023 | 5 Il Quindicinale

PRIMO PIANO

La pista di pattinaggio di San Vendemiano

pita di giochi e dolciumi. Insomma c’è un gran traffico nel cielo sopra di noi in questo periodo tra slitte trainate da renne di Babbo Natale, la stella cometa che segna l’arrivo di Gesù bambino e la strada ai Re Magi, il carretto trainato dall’asinello di San Nicolò, la Befana con la scopa volante: speriamo riescano anche quest’anno a fare le loro consegne senza fare incidenti.

Tradizione culinaria natalizia A destra: il villaggio di natale di San Vendemiano nel 2018

Nella marca trevigiana c’è la tradizione, di retaggio religioso, di mangiare “di magro” durante la vigilia ossia senza l’utilizzo di carni rosse, bianche e insaccati. Nel cenone della Vigilia non potevano mai mancare i due piatti per eccellenza delle vigilie di magro: il primo sono i bigòi in salsa, ovvero i bigoli, che sono degli spaghetti grossi con superficie porosa, presenti nella cucina veneziana fin dal 1300, con un condimento povero ma gustoso a base di sardine o acciughe salate, cipolla bianca e olio. Il secondo piatto è il merluzzo, quello che viene dai mari del Nord, che in Veneto si chiama baccalà, e che può essere preparato sia “in umido” col pomodoro, alla vicentina in bianco o mantecato;

Il Quindicinale 6 | Giovedì 14 dicembre 2023

in tutte e tre le versioni accompagnato con polenta bianca moea o brustolada.

Nel pranzo di Natale, invece, nelle tavole trevigiane il pasto inizia sempre con un tagliere di affettati tipici della zona e verdure sottaceto spesso fatte in casa, seguito da riso dei sposi (i risi in brodo con i fegatini), sostituita negli anni dal risotto, da quello classico alla trevisana, con il radicchio rosso di Treviso, per concludere con altre preparazioni più elaborate.

Per secondo piatto non può mai

mancare il lesso. Che sia gallina, cappone, manzo o, la più prelibata, lingua salmistrata, e il muset de casada. Carni che vengono sempre accompagnate da svariate salse, tra le quali il tradizionale cren, la salsa verde e la mostarda veneta, a base di mela cotogna, frutta candita e senape forte; e di contorno purè e verdura cotta.

Il pranzo finisce con i dolci tipici della nostra tradizione: la pinza, nel trevigiano, poi relegata solamente alla festa dell’epifania e sostituita dal panettone e dal pandoro per Natale. La ricetta è talmente antica che l’etimologia della parola è incerta (anche se si pensa sia la stessa della pizza, ovvero pinsere, quindi “schiacciare”) e gli ingredienti sono semplicissimi: farina di mais e di frumento, fichi secchi, uvetta, gherigli di noci, semi di finocchio e grappa. Ne esistono due varianti: quella lievitata, diffusa nella destra Piave, e quella non lievitata, diffusa nella sinistra Piave, ma entrambe venivano avvolte nelle foglie delle verze e cotte sotto la cenere dei focolari (per la ricetta della pinza secondo Armando Zanotto, vedi a pag 63 di questo numero). E non manca mai nemmeno il mandorlato di Cologna veneta, che risale al XVI secolo, e fin dai tempi antichi era considerato il dolce natalizio per eccellenza che nasceva dalla sapiente combinazione di solo quattro elementi: mandorlato, uova, zucchero e miele.

Mercatini!

Da qualche anno, anche nel nostro territorio sono apparsi i mercatini di Natale, tipici dell’Alto Adige e dei pa-

PRIMO PIANO

esi del Nord Europa, che creano una bella atmosfera natalizia nei centri delle cittadine. I mercatini sono rallegrati da bancarelle, luci e stand di cibi dove è possibile passare dei piacevoli momenti di convivialità con gli amici.

Il tempo sembra fermarsi per qualche settimana; nelle bancarelle si possono comprare prodotti artigianali particolare, cibi, dolciumi colorati di ogni forma e colore, ascoltare musica natalizia e cori per gli angoli del paese, i bambini possono dare la loro letterina con i loro piccoli desideri a Babbo Natale e salire in qualche ruota panoramica o la romantica antica giostra dei cavalli.

La Magia del Natale a Conegliano si accende in via Carducci e Piazza Cima, con l’apertura della pista di pattinaggio in Piazza Cima fino al 7 gennaio. Venti casette, di cui sedici di cibi e bevande, tre di oggettistica e uno che rappresenta la casa di Babbo Natale all’interno del villaggio di Babbo Natale, intratterranno i cittadini e allieteranno le serate natalizie fino al 7 gennaio.

Magie d’inverno, il Natale a San Vendemiano, è ormai un appuntamento classico: arrivato alla 12esima edizione, anche quest’anno ospiterà la più grande pista di pattinaggio su ghiaccio della provincia, con i suoi 800 metri quadrati attorniata dalle casette e un sacco di eventi in questi giorni di festa.

Anche a Vittorio Veneto si festeggia pattinando sul ghiaccio. Il centro pullulerà di iniziative: otto casette gestite da pubblici esercizi e ristoratori, una pista per il pattinaggio sul ghiaccio e la casetta che servirà le frittelle.

E poi gli eventi a tema per bambini e non solo, e la musica. L’associazione Vittorio al Centro annuncia il ritorno del villaggio di Natale in piazza del Popolo fino al 7 gennaio. “Siamo feli-

ci di annunciare il ritorno del Villaggio di Natale a Vittorio Veneto – ha affermato il presidente dell’associazione Luca Marchiori alla presentazione dell’iniziativa -. Questo evento eccezionale, che si estenderà per un mese intero, offrirà una ricca varietà di spettacoli, concerti e attività natalizie.

Questo è un momento speciale per la nostra città e un’occasione per creare ricordi indelebili durante le feste natalizie. Nonostante le sfide che il mondo sta affrontando, siamo determinati a portare gioia e magia natalizia in ogni angolo di Vittorio Veneto. Il Villaggio di Natale rappresenta il calore e la tradizione che rendono questa stagione così speciale”. In piazza non solo l’attesa del Natale, ma anche quella del nuovo anno. L’associazione dà fin d’ora appuntamento per la sera del 31 dicembre: il capodanno in Centro città sarà scandito dalla musica e dall’animazione di Radio Piterpan.

I Presepi Nella nostra zona siamo molto legati al simbolo del Natale per eccellenza: il Presepe.

Preparare il presepe è un po’ come fare l’albero: ha tutto un suo rito che per alcuni appassionati diventa un’arte. Gioia e soddisfazione di piccoli e adulti la creazione del presepe, ognuno il suo con la sua personalizzazione, con delle costanti. Il rituale prevede: trovare il muschio, collocare le casette, le statuine, il gregge, i pastori, creare tutta la scenografia con carta colorata, sassi, ceppi per le montagne, e le lucine e diventa un momento di felicità per la famiglia nell’attesa di godere del risultato finale. Il nostro territorio, nel periodo di Natale, è disseminato di Presepi è il caso di dire paese che vai presepe che trovi. E di paesi ne

abbiamo tanti in Veneto e di brave persone che si occupano di allestirli ancora di più. Ad ogni Natale si rimette in scena la nascita di Gesù; mutano gli ambienti, i dettagli, i materiali, statici o viventi, tradizionali o moderni, sparsi nelle vecchie case di borghi poco conosciuti ma tutti illuminati da una buona stella, la Cometa, che risplende sulla culla di Gesù Bambino riscaldato dal fiato di un bue e di un asino, tra Giuseppe e Maria, e adorato dai Re Magi venuti da Terre lontane ... Un rito che rinnovandosi riempie il cuore di belle sensazioni che a volte, travolti dalla quotidianità, perdiamo di vista: alcuni meritano davvero una visita. A Conegliano il Presepio dei Frati (vedi l’articolo da pagina 58), a Mura di Cison di Valmarino fino all’8 gennaio lungo le vie della frazione troviamo molte rappresentazioni della Natività.

A Revine Lago andrà in scena il presepe vivente. Al Molinetto della Croda di Refrontolo si terrà la consueta Mostra dei Presepi nelle stanze del Molino.

La versione del presepe dei Frati Capuccini di Conegliano ambientato in Medio oriente

Concerti Il Natale è anche tempo di bellissimi concerti nelle chiese e nei teatri dei paesi; da qualche anno possiamo ascoltare i gruppi Gospel locali e anche d’Oltreoceano che ci portano con la solarità delle loro canzoni e delle loro tradizioni dentro al clima del Natale. A Conegliano ad esempio ci saranno gli splendidi cantanti de Il Gospel Choir of Harlem al Teatro Accademia, in programma per giovedì 21 dicembre, ma le occasioni musicali saranno veramente molte.

Lo sapete cos’è? Dovremmo stringerci le mani, o è Natale tutti i giorni o non è Natale mai. Buon Natale!

Giovedì 14 dicembre 2023 | 7

Il Quindicinale

Regala un Natale bio cose buone da condividere

Conegliano con bistrot via S. Giuseppe, 38/P

Vittorio Veneto

via Div. Nannetti, 156

NOTIZIE DALLA MARCA

Il Quindicinale è arrivato in ritardo?

Colpa delle poste: non funzionano!

Disservizi postali hanno causato diversi problemi e ritardi nel ricevimento del Quindicinale. L’appello della Redazione ai lettori perché segnalino disguidi alla redazione e a Poste italiane

I

l Quindicinale è arrivato? No! Non ancora! Che è successo?

Nelle scorse settimane il telefono della redazione del Quindicinale era caldissimo. Numerosi abbonati - e gliene siamo grati - hanno chiamato per avvisare che il numero del periodico era in ritardo. In ritardissimo. Che la cassetta postale, controllata a più riprese, era vuota. Dove’era finito il Quindicinale?

In redazione si è cercato di appurarlo. Chiedendo informazioni alle Poste italiane. Sì, perché il Quindicinale era stato impaginato, stampato, rilegato e portato in posta puntualmente per la spedizione come sempre. Il fatto è che le Poste per errore lo avevano spedi-

to negli uffici sbagliati. Interi enormi bancali di Quindicinali invece di arrivare a Vittorio Veneto, erano stati portati a Venezia con ritardi di giorni nella distribuzione!

Più volte abbiamo sollevato e rimarcato un problema che anche altri giornali hanno condiviso coi loro lettori. Un problema che riguarda il malfunzionamento delle Poste italiane. Un problema che gli abbonati al Quindicinale hanno provato a proprie spese. Succede sempre più spesso che il giornale arrivi in ritardo e in alcuni casi venga anche smarrito. A parte la promessa dei vertici delle poste che ci hanno garantito che nel 2024 tutto andrà liscio, sta di fatto che a fronte dei forti aumenti delle spese di spedizione, il servizio postale non funziona per nulla. A tutti gli abbonati che hanno perso dei numeri abbiamo provveduto ad allungare l’abbonamento.

Nel frattempo vi chiediamo scusa, sottolineando che stiamo facendo tutte le pressioni su Poste Italiane affinché garantiscano quanto meno il servizio di consegna.

L’appello della Redazione del Quindicinale ai lettori è questo: avvi-

sateci in redazione, e segnalatelo anche alle Poste, qualora il numero del periodico non vi arrivi puntualmente.

In questo modo speriamo di sollecitare un servizio adeguato. Grazie di nuovo a tutti gli abbonati.

Carlo De Bastiani

Il confezionamento del Quindicinale per la spedizione

Il meglio delle aziende dalla Marca Trevigiana Le eccellenze di Marca raccontate dai protagonisti TREVISO. Un libro che racconta la storia di famiglie, imprenditori, lavoratori e collaboratori che stanno dietro il successo delle nostre aziende. OggiTreviso in collaborazione con De Bastiani Editore hanno pubblicato “Eccellenze di Marca – Il meglio delle aziende dalla Marca Trevigiana”, un viaggio nel tessuto produttivo di tutta la provincia.

L’obiettivo di questa pubblicazione è quello di dare il giusto risalto a quel terreno fertile che ha dato vita, in decenni di lavoro, al mito del Nord-est

produttivo e trainante. Le aziende menzionate sono accomunate da una

caratteristica importante: tutte hanno qualcosa da raccontare, una peculiarità da evidenziare, una specialità da proporre.

E in tutti i casi è emerso un dettaglio non trascurabile: il valore aggiunto di queste eccellenze sono le persone. Ed è anche per questo motivo che questo libro rappresenta il primo “passo” di una lunga serie. Abbiamo cercato di scavare e di scoprire quello che si nasconde dietro quella che sembra la grigia routine lavorativa di tutti i giorni, per scoprire gli elementi che hanno portato queste aziende a diventare (veramente) dei punti di riferimento.

Il libro “Eccellenze di Marca” è disponibile in libreria, sul sito www. debastiani.it, su Amazon e sugli altri store online.

Inquadra il codice QR per visualizzare la scheda del libro “Eccellenze di Marca”

Giovedì 14 dicembre 2023 | 9 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Una tappa del Giro d’Italia in memor

La strada bianca sul Col Visentin battezzata recentemente via Renato Longo

L’idea di due vittoriesi e l’appello al territorio per concretizzare il sogno

di Claudia Borsoi A destra: Renato Longo

D

ue amici ed un sogno: portare una tappa del Giro d’Italia a Vittorio Veneto per ricordare Renato Longo, il campione del mondo ed italiano di ciclocross morto il 31 maggio a 85 anni. Precisamente un arrivo di tappa in un luogo inedito per la Corsa Rosa: il Col Visentin.

Alla sommità si arriverà percorrendo via Renato Longo, l’ex via del Col Visentin da poco intitolata dal comune di Vittorio Veneto al “campione della porta accanto”. E prima, il Giro passerà per San Lorenzo, dove Longo era

Il Quindicinale 10 | Giovedì 14 dicembre 2023

nato, comunità a cui era rimasto sempre legato. Una proposta che già è stata avanzata a Rcs, organizzatore della Giro d’Italia, trovando interesse e la volontà, in primavera, di fare anche un sopralluogo. Ora l’obiettivo è trovare chi contribuirà a sostenere economicamente questo sogno: serviranno almeno 250mila euro per portare l’arrivo di tappa a Vittorio Veneto.

L’idea è venuta a due sportivi vittoriesi, Roberto Piccin, ex campione di ciclismo, e Federico Pianca, appassionato di corsa a piedi. «Un’idea nata quasi per scherzo» ammettono ripercorrendo i primi passi mossi.

«Personalmente – dice Piccin – conoscevo bene Renato Longo essendo stato mio nonno, Giovanni Piccin, uno dei fondatori della Cicloturistica Vittorio Veneto», associazione vittoriese a cui Longo era tesserato ed è sempre stato legato, indossando la divisa della società quando inforcava la bici e percorreva le strade vittoriesi, e non solo, in sella alla sua due ruote. «Renato – prosegue Piccin – è stato campione di una disciplina sportiva che all’epoca non aveva la visibilità, anche mediatica, che ha invece oggi». Tutti ricordano

Longo per la sua semplicità, per l’umiltà, per esser stato un campione partito dal nulla – da ragazzino di notte lavorava come garzone in un panificio a Milano, di giorno di allenava – e che non ha mai fatto venire meno le sue radici e il suo legame con Vittorio Veneto.

«Era un grande uomo» sottolineano Piccin e Pianca.

Parlando insieme, è così maturato tra i due amici un doppio sogno, uno più concretizzabile, l’altro più impegnativo. Il primo è quello di realizzare una statua, o meglio un busto, che

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

ria di Renato Longo

ricordi Longo. «Ho già preso contatti con Mattia Trotta, l’artista che ha realizzato le statue di Pantani e di Gimondi.

L’idea – dice Piccin – è quella di realizzare un mezzobusto di Longo in acciaio corten, da collocare vicino alla chiesa di San Lorenzo». Obiettivo di questo progetto è il 2026. E sempre il 2026 ha come meta temporale l’altro progetto: portare l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia sul Col Visentin.

«La scelta del 2026 – spiegano i due sportivi – non è fatta a caso: sarà l’anno delle Olimpiadi invernali a Cortina.

E Vittorio Veneto, rientrante nel sito Unesco delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, si pone giusto a metà strada tra altri due siti Unesco: Venezia e le Dolomiti che, dalla cima del Col Visentin, possono essere osservate nelle giornate limpide». La scelta del 2026 permetterebbe anche di rendere concretizzabile il sogno: due anni, il 2024 e il 2026, serviranno per definire il progetto e reperire i necessari fondi.

«Sarebbe un arrivo di tappa inedito, mai proposto al Giro d’Italia – sottolinea, da ex ciclista, Piccin – e an-

che una salita dura, passando dai 130 metri sul livello del mare di Longhere (dove si imbocca la strada che sale in quota ndr) ai 1.763 metri della cima, percorrendo 17 chilometri con una pendenza media del 10% che è importante per una strada così lunga, come può essere la salita dello Stelvio». Da Longhere si percorrerebbero via del Landro, via Fais, borgo Menegon e da qui via Renato Longo, strada che è asfaltata fino a forcella Zoppei, per poi proseguire bianca. «Il fatto che l’ultimo tratto sia sterrato non è un problema, dal momento che già abbiamo visto tappe del Giro percorre strade di questo tipo – evidenzia Piccin -. Inoltre la strada che sale al Visentin è sufficientemente larga».

I contatti con Rcs sono già stati presi. «Hanno già mappato la salita e in primavera verranno a fare un sopralluogo» anticipano. L’idea potrebbe essere quella di fare una cronoscalata come quella fatta anni fa da Bassano al Monte Grappa, in questo caso da Vittorio Veneto al Col Visentin, ma con maggiori costi (il doppio almeno di un arrivo di tappa), o la più fattibile tappa. E su questa seconda ipotesi, Piccin e Pianca hanno già un’idea da mettere sul piatto. «Una tappa alpina da 170 chilometri almeno, partendo da Belluno, per proseguire verso Vajont, Barcis, Piancavallo, Sarone, il Cansiglio, poi Vittorio Veneto, la salita a San Lorenzo, passando davanti alla statua di Longo, quindi Conegliano, l’immancabile muro di Ca’ del Poggio, i laghi di Revine Lago e Tarzo, di nuovo a Vittorio Veneto e quindi il finale con la salita al Col Visentin ed

arrivo sulla sommità – dettagliano -.

Noi abbiamo pensato alla partenza da Belluno, ma si possono prendere in considerazione varie alternative, da Udine a San Daniele. L’importante è che ci siano Piancavallo, Cansiglio e naturalmente il Col Visentin. La salita sulla montagna vittoriese è interessante anche da un punto di vista televisivo, perché essendo questa montagna spoglia ben si presta alle riprese, riprese che poi potranno spaziare sulla pianura fino a Venezia e verso le Dolomiti.

Oggi infatti l’evento dalla qualità sportiva punta molto a quella mediatica, con l’obiettivo anche di promuovere un territorio. E nel nostro caso il sito Unesco delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene potrebbe avere molta visibilità essendo il Giro d’Italia – ricordano – l’evento sportivo più seguito e il ciclismo uno degli sport con la maggiore dimensione umana».

Per chi fosse interessato a collaborare per dare concretezza a questo progetto può contattare Piccin e Pianca via email a samarcanda14@gmail.com.

Qui sopra: la bozza del percorso proposto con partenza a Belluno e arrivo sul Col Visentin In alto a sinistra: Federico Pianca e Roberto Piccin

Giovedì 14 dicembre 2023 | 11 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Il teatro “Da Ponte” da Cassamarca a Il sì in aula a maggioranza il 23 novembre dopo un lungo dibattito incentrato sulle due differenti perizie che si discostano di oltre un milione di euro

Il teatro Da Ponte a Serravalle di Vittorio Veneto diventerà a breve di proprietà comunale

A destra: Roberto Tonon e Giulio De Antoni

I

l teatro “Da Ponte” passa da fondazione Cassamarca al comune di Vittorio Veneto.

A sancire l’acquisizione al patrimonio comunale dell’immobile è stato il voto (a maggioranza) del consiglio comunale del 23 novembre, arrivato quasi un anno e mezzo dopo la prima proposta di vendita avanzata dall’ente trevigiano rimasto sempre irremovibile, in tutto questo tempo, sul prezzo di 2,5 milioni di euro. Nemmeno la perizia commissionata dal comune all’ing. Pelliciari che ha quantificato il valore del “Da Ponte” in 1,5 milioni di euro iva inclusa, quindi un imponibile di 1.230.000 euro, ha smosso fondazione. Alla fine le parti sono convenute sulla seconda perizia commissionata dal comune all’Agenzia delle Entrate che ha quantificato il valore

Il Quindicinale 12 | Giovedì 14 dicembre 2023

in 2.449.000 euro iva esclusa, iva che non sarà versata allo Stato dal comune perché il teatro avrà una gestione di tipo commerciale.

In aula la discussione sull’acquisizione al patrimonio comunale del “Da Ponte” si è incentrata sulla differenza di prezzo fra le due perizie. «La peri-

Roberto Tonon

zia dell’Agenzia delle Entrante non si può considerare come verbo – ha affermato Roberto Tonon (Pd) -. Inoltre negli ultimi dieci anni abbiamo mantenuto noi vittoriesi l’immobile e nella perizia non viene riconosciuto quanto speso dal comune nel teatro in nome e per conto del proprietario. E poi il teatro può rimanere aperto solo perché il comune aveva concesso a Cassamarca di fare una parte degli impianti del teatro su suolo comunale. La procedura pasticciata inficia il desiderio di avere un teatro comunale». «Acquistare il teatro – ha detto Giulio De Antoni (civica Dus) - dovrebbe essere una festa per la città, però questa trattativa con Cassamarca lascia dell’amarezza in bocca. Umiliante per tutti i cittadini dover accettare imposizioni di

Giulio De Antoni

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

al Comune: bufera sul prezzo pagato

Da sinistra: Marco Dus, Gianantonio Da Re e Alessandro De Bastiani

Cassamarca: prezzo imposto, nome notaio imposto, per non parlare che hanno avanzato una richiesta di danni qual ora l’accordo non vada in porto. È possibile che dobbiamo accettare supini le prepotenze di Cassamarca?». «Se la proprietà ci avesse chiesto 5 milioni, avremmo fatto perizie fino ad arrivare ai 5 milioni? – si è chiesto il capogruppo Pd Marco Dus -. Noi compriamo il teatro al valore che vuole la proprietà, la trattativa non esiste». «Il prezzo lo fa di solito chi vende» ha affermato Gianantonio Da Re (Lega). «O compriamo il teatro o andiamo a fare la stagione teatrale al PalaFenderl» ha aggiunto. «Ma se c’è solo uno che compra – gli ha ribattuto Alessandro De Bastiani (Rinascita Civica) -, il prezzo lo fa chi lo compra. Quale delle due perizie è quella non corretta?». A replica il sindaco Antonio Miatto ha detto che di «tentativi di contrattualizzare in altro modo ne sono stati fatti a iosa, ma fondazione è stata sempre ferma sulla sua offerta di 2,5 milioni euro, che per loro è un favore. Il teatro o lo compriamo o viene chiuso o viene affittato, ma con un affitto superiore

alla rata annuale del mutuo».

Al momento del voto, Pd e civica Dus hanno lasciato l’aula dopo che la loro mozione, tesa a rivedere il prezzo e a riportare in aula il voto, era stata bocciata. «Non parteciperò al voto – ha spiegato De Antoni – per evidenziare il comportamento inaccettabile di fondazione». «Spero – l’auspicio di Dus – che la gestione possa essere continuata da chi lo gestisce attualmente.

Non siamo contro l’acquisizione, ma contro l’acquisizione a questo costo». Contrari invece i consiglieri di Rinascita Civica: «Votiamo contro l’arroganza di fondazione e l’offesa che fa a tutta la cittadinanza, contro lo spreco di 1,3 milioni di euro perché si poteva imporre la perizia dell’ing.

Pelliciari e contro la priorità di intervenire nel teatro, quando ci sono altre priorità più importanti, come la biblioteca civica e villa Papadopoli».

Prima del sì all’acquisizione, l’approvazione – sempre a maggioranza – dell’assunzione di un mutuo da 1,5 milioni di euro, a tasso zero per i primi 10 anni e a tasso del 4,70% per i successivi 5, per dare copertura finanzia-

ria insieme ai 949mila euro di avanzo di amministrazione all’acquisto del “Da Ponte”.

Dopo il sì del consiglio, seguirà il formale passaggio davanti al notaio che sancirà la compra-vendita. E all’indomani del voto in aula, Cassamarca ha dato avvio ai lavori di mascheramento degli impianti di aerazione posti sul retro della struttura così da poter ottenere l’agibilità totale che non era mai stata rilasciata proprio perché andavano sanate le irregolarità esistenti fin dall’apertura del teatro, cioè dal 2002.

Claudia Borsoi Antonio Miatto

Giovedì 14 dicembre 2023 | 13 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Il privilegio centenario Cesira, Wilma, Anna Maria.

Tre donne monumentali, sotto il profilo anagrafico.

Le prime due hanno compiuto i loro primi cent’anni. La terza li farà tra un po’. Intanto ha rinnovato la patente

S

ono passati in fretta i suoi primi cent’anni? Chi mi legge avrebbe fatto di meglio.

Avrebbe iniziato l’intervista a una giocosa centenaria vestita di giallo, coi capelli messinpiegati alla perfezione, con una domanda meno prevedibilmente sciocca.

Ma nella cucina della casa di Borgo Antiga a Formeniga dove ho incontrato Cesira e Wilma e Anna Maria (le centenarie) c’ero io. Coi capelli spettinati all’imperfezione e una sequela di curiosità minuscole di fronte a donne (due su tre, poi precisiamo meglio) che avevano superato il secolo: quell’entità di tempo che nei libri di storia ci appariva monumentale.

“No, cent’anni sono passati lentamente. Ma con tranquillità. Senza scosse. Mio marito mi ha voluto bene. Mi ha preso e ha fatto allontanare tutti gli altri pretendenti.”

di Emanuela Da Ros

Cesira Miraval, 100 anni compiuti il 30 novembre, sorride di fronte alle mie domande. Ha un portamento eretto, la pelle segnata appena da qualche ruga, gli occhi vivaci dietro gli occhiali dalla montatura gentile. Di nove fratelli è la sola ancora in vita. “La verità è che sono stata fortunata - risponde - . Ho avuto una vita lunga e serena, piena di affetto e di dolcezza.”

Nata a San Pietro di Feletto nel 1923, Cesira - a 25 anni - è emigrata in Svizzera (dove tornerebbe subito, anche a piedi, sostiene). A Zurigo faceva la domestica, masticando quel tanto di tedesco che le bastava per cavarsela anche fuori casa. Poi si è sposata con Angelo Marcon, che faceva il muratore, e l’ha portato in Svizzera con lei.

“Per pochi anni, perché il mio obiettivo era metter su famiglia. In Italia, dove Angelo aveva lasciato la sua mamma Giuditta, vedova.“

Anna Maria (la prima a sx) e Cesira (la prima a dx) in una foto d’epoca

Il Quindicinale 14 | Giovedì 14 dicembre 2023

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

di essere donne Cesira, Wilma e Anna Maria

Cesira il suo sogno l’ha coronato: ha avuto tre figli, Antonio, Lita e Paola.

E col passare degli anni, sette nipoti.

Oltre a fare la casalinga, a lavorare in campagna, quali sono state le sue passioni?

“La lettura! Oh, quanto ho letto! Ma anche il cinema, l’orto, i fiori. Ma il piacere che mi ha dato tenere la casa pulita ha superato gli altri: anche adesso adoro l’ordine!”

Nella cucina della casa di Formeniga, Cesira dà un bacio sulla fronte all’amica di una vita: Wilma Lot. Wilma da qualche tempo è costretta a stare su una sedia a rotelle e ha problemi di udito. Le mie domande le arrivano come un’eco e prima di rispondere mi chiede - o si chiede - perché mi trovo a casa sua e ho tutte quelle curiosità.

Wilma è nata il 12 novembre 1923 a Santa Maria di Feletto. Anche lei, a 24 anni, si è trasferita a Zurigo, a “tender ai tosatei”. Un anno dopo è tornata in Italia, a Formeniga, per sposare Martino Barattin. Con un abito

da sposa celeste. “Allora si faceva il matrimonio con un vestito normale, un abito elegante che si sarebbe potuto usare in altre occasioni.” “Un abito - aggiunge la figlia Nadia - che poi voltato e rivoltato ho usato anch’io, perché il riciclo di cui si parla oggi come fosse una novità, all’epoca era la consuetudine”. Wilma, un anno dopo le nozze, ha avuto Gianni. Il suo tosatel. Un bambino che però - a causa dello Statuto svizzero che vietava agli immigrati stagionali di tenere con sé la famiglia (e che è stato abolito solo nel 2002) - Wilma non avrebbe potuto portare a Zurigo, dove comunque la aspettava il lavoro e la possibilità di guadagnare qualcosa per costruirsi una casa e poter vivere con la sua famiglia, lontano dagli impegnativi suoceri.

Così Gianni per quattro anni cresce a Formeniga col papà Martino, vedendo la mamma solo una volta nell’arco dei 12 mesi. Nel 1967 nasce la seconda figlia, Nadia, e Wilma decide di stabilirsi definitivamente in Italia. Lavorerà

Dedicato a Giuseppe Bortoluzzi e a tutti gli Angeli Custodi (1948 - 2022)

Giovedì 14 dicembre 2023 | 15 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE in una fungaia, fino agli anni settanta, occupandosi dei figli e poi dei nipoti e da ultimo del pronipote Martino.

Anna Maria (sorella di Wilma) cent’anni non li ha ancora compiti: ne ha solo 93. Ha appena rinnovato la patente e ogni mattina va a fare la spesa con la sua auto. Anche Anna Maria ha conosciuto la Svizzera. Più a lungo delle sue quasi coetanee: a Zurigo ha vissuto per 21 anni, lavorando prima in fabbrica e poi in un ospedale. “Quando sono arrivata in Svizzera - ricorda - avevo 18 anni. Lì c’erano già mio padre e mia sorella, ma quando sono scesa alla stazione mi sono trovata sola, senza saver né parlar né taser”. Nel 1968 è tornata in Italia, col marito Pietro Faoro e i due figli Rosanna e Fabrizio, e presto - a 40 anni - è rimasta vedova. Oggi la sua passione restano la lettura, le galline, i nipoti e i pronipoti. “Faccio da mangiare per tutti se posso, per esempio la

polenta ogni domenica, ma non sono affatto una brava cuoca. Mi piace andare a pranzo fuori!”

C’è qualche segreto per arrivare a cent’anni così in forma?

“Nessun segreto - dice Cesira -. Se non quello di godere della vita ed es-

PIAZZA FIUME, 17

sere felici per quello che dà.”

Seguite un’alimentazione particolare?

“No - risponde Anna Maria - Io mangio quello che mi va, i dolci in particolare, e la mia glicemia è perfetta”.

Queste donne secolari avranno pure qualche difetto, no? chiedo alle figlie.

“Il mio difetto è che mi piace stare con gli altri, salutare chi incontro per strada, dare un po’ di ottimismo”, risponde Cesira.

“Anna Maria - precisa la figlia Rosanna - ha invece il “difetto” de far quel che la vol, senza dar retta a nessuno”.

Vi siete sentite discriminate come donne in un secolo di vita?

“No - dicono (con foga) le centenarie-.

Nel 1946 abbiamo partecipato alla prima votazione a cui erano ammesse le donne. E ogni votazione è stata una festa civile. Quando eravamo in Svizzera era una bella occasione per tornare, tra l’altro. E comunque il rispetto lo abbiamo avuto in casa e fuori. Essere donne è stato un privilegio.”

Cesira, Wilma e Anna Maria con le figlie

A sinistra: Wilma e il marito in una foto d’epoca

S. GIACOMO DI VEGLIA VITTORIO VENETO TEL. 0438 501352

Giovedì 14 dicembre 2023 | 17 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Arriva la Terapia intensiva a Vittorio?

Francesco Benazzi

Ricorrenze CARLO ZANCHETTIN n.13. 11. 1963 - m. 27. 12. 1998 25 anni sono passati ...ma il nostro ricordo non svanirà mai.

I tuoi genitori, la sorella Claudia e la nipote Aurora

GIANLUCA PESSOT n. 23. 6. 1970 - m. 24. 12. 2013

Oltre cinque milioni per attivare il servizio all’ospedale cittadino

A

rriva il reparto di Terapia intensiva all’ospedale di Vittorio Veneto che diventerà anche centro di riferimento per le cataratte per tutta l’Ulss2. Ad annunciarlo il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Francesco Benazzi, a margine dell’apertura ufficiale della nuova

Cittadella sanitaria di Treviso. “Non chiudiamo nessuna attività all’ospedale di Vittorio Veneto - spiega Benazzi - anzi avvieremo la Chirurgia maxillo-facciale che diventerà centro di riferimento nazionale per i tumori che riguardano testa e collo e implementeremo l’ospedale di comunità. Inoltre, grazie ad un contributo della Regione pari a 5,3 milioni di euro, saremo in grado di portare la Terapia intensiva anche all'ospedale di Vittorio Veneto che, fino ad ora, ne era sprovvisto”.

Discarica in centro o esperimento artistico?

D

ivano abbandonato in pieno centro. Il pezzo d’arredamento (scomposto) è “comparso” la notte del 27 novembre all’altezza dell’incrocio tra via Battisti e via Divisione Nino Nannetti, sul retro del Quadrilatero e di fronte alla sede della Polizia Locale. Inutile dire che il divano abbandonato ha attirato l’attenzione di diversi passanti, e qualcuno lo ha messo in posizione orizzontale e lo ha “rimontato”. Qualche buontempone ha ben pensato poi di aggiungere un cartello con lo stemma del Comune e la scritta “Prove tecniche di arredo urbano per migliorare le comodità dei nostri cittadini esperimento n. 2 Si prega di comunicare le vostre impressioni all’ufficio preposto”. Maleducati o artisti?

Sono 10 anni che ci hai lasciato.

Il ricordo del tuo sorriso e della tua allegria è sempre nel nostro cuore.

Una S.Messa sarà celebrata nella chiesa di Scomigo il 26 dicembre alle 9:30

MARISA DE NEGRI 16. 12. 2011 - 16. 12. 2023 Se sarai vento, canterai Se sarai acqua, brillerai Ovunque sarai, ovunque sarò In ogni gesto io ti cercherò Sei sempre con noi.

La tua famiglia

WALTER BRAIDO 21. 12. 2020 - 21. 12. 2023 Ti ricordiamo con affetto.

I genitori e il fratello

GIUSEPPE COLLODEL 16. 12. 2018 - 16. 12. 2023 Nella ricorrenza del quinquennio dalla tua scomparsa onorano la tua memoria di padre affettuoso e marito amorevole la moglie Maria Teresa e le figlie Luciana, Claudia e Renata. I familiari ringraziano quanti si uniranno a loro nella preghiera e nel ricordo.

Addio a Renato Dall’Anese

S

i è spento all’età di 65 anni Renato Dall’Anese, figura molto conosciuta e stimata in città. Si esibiva come intrattenitore in locali e durante eventi pubblici, e in città era conosciuto con il soprannome affettuoso di “Renato Barzeeta”. Alle spalle aveva una lunga carriera all'Enel, soprattutto presso le centrali di San Floriano e Soverzene, ma aveva lavorato anche in altri siti, in Italia e all'estero.

GIANNA DAL BO n 21. 3. 1946 - m. 27. 12. 2021 A due anni dalla tua scomparsa, il tuo ricordo è sempre vivo in noi.

Ci manchi.

La tua famiglia

Giovedì 14 dicembre 2023 | 19 Il Quindicinale

freodaczionualse

La storica agenzia vittoriese è tra le 100 migliori agenzie UnipolSai

Largo G. Bortolotto, 1 VITTORIO VENETO 0438 57876 agenzia@fondiariavv.it comunicazioni@pec.martaassicurazioni.it

www.martaassicurazioni.it

UN PREMIO PRESTIGIOSO PER MARTA ASSICURAZIONI

M

arta Assicurazioni è tra le 100 migliori agenzie Unipol Sai in Italia. Il 27 novembre la storica agenzia vittoriese ritirerà il prestigioso premio a Torino. “Questo premio è un segno tangibile del nostro impegno – dichiara Elena Marta, che gestisce l’azienda insieme ad Andrea Grillo -. Sono contenta come donna, come madre e come imprenditrice”.

Nata a Vittorio Veneto all’inizio degli anni ’90 con l’arrivo nell’allora “Fondiaria” di Antonio Marta, l’agenzia è diventata rapidamente un’importante realtà assicurativa consolidata nel territorio. Oggi l’azienda ha sedi anche a Godega di Sant’Urbano, Pieve di Soligo e Oderzo e gestisce diverse mandanti, tra cui principalmente UnipolSai e altre Compagnie più piccole o di nicchia. La sede principale è rimasta invece presso l’ex bar Alpino di Vittorio Veneto. La famiglia Marta ha trasmesso la sua passione per il settore assicurativo attraverso le generazioni, e oggi Elena e Andrea portano avanti con impegno il ruolo di guida. "Pur essendo presenti in un territorio che non è capoluogo, siamo riusciti a conquistare questo riconoscimento – ricorda Elena -. Il nostro obiettivo è quello di fornire una consulenza approfondita al cliente: purtroppo negli ultimi tempi questo concetto è un po’ inflazionato, e noi stiamo cercando in tutti i modi di rilanciarlo. Vogliamo che i clienti possano dormire sonni tranquilli sapendo di poter contare su un servizio che mette al centro

le persone e le aziende”. L'agenzia offre una gamma completa di servizi, dall'analisi dell'estratto conto previdenziale per individuare soluzioni personalizzate alla tutela dell'abitazione con una protezione h24 da eventi come grandine, incendi, furti o catastrofi ambientali. Inoltre attraverso una rete di Centri convenzionati Unisalute vengono inoltre garantiti piani sanitari e prestazioni a tariffe scontate.

“Voglio ringraziare tutto il mio team, che è composto da professionisti altamente qualificati che contribuiscono al successo continuo della nostra azienda – aggiunge Elena -. Un ringraziamento speciale va ad Andrea Frescura, Marco Bon, Marida Braido, Michela Moz, Roberta Piai, Elma Karabegovic, Marco Da Ros, Thomas Favero, Erica De Stefani, Deborah Nicaretta, Antonio Zamai, e Serena Tomasi, Deborah Pasquini, Claudio Salamon, Irene Mian, Alberto De Vecchi ”.

Negli anni l’agenzia vittoriese è diventata un vero e proprio punto di riferimento in tutto il territorio della Marca Trevigiana: già più di 5.400 clienti hanno infatti scelto di rivolgersi a Marta Assicurazioni e di usufruire dei suoi servizi. L’importanza di avere una buona assicurazione è emersa in tutta la sua importanza negli ultimi mesi, caratterizzati da eventi atmosferici imprevisti e, in alcuni casi, devastanti. “Cerchiamo di essere sempre al fianco dei nostri clienti nel momento del bisogno, soprattutto in casi come questi”, conclude Elena.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

“La palestra Bortoluzzi è al collasso” La denuncia delle criticità giunge da parte di Mirella Balliana

Incendi dolosi

Mirella Balliana

N

C

anestri rotti e pavimentazione bucata. Se all’esterno pare tutto in ordine, mettendo piede nella palestra da poco intitolata alla memoria del medico Giuseppe Bortoluzzi ci sono varie criticità da risolvere.

Lo ha evidenziato ancora una volta in consiglio comunale la consigliera Mirella Balliana (Rinascita Civica).

«106mila euro per fare il Natale mi stanno bene – ha detto Balliana con riferimento allo stanziamento fatto dalla giunta per sostenere luminarie ed eventi natalizi -, ma da tre anni ci sono situazioni, come le palestre, che non vengono sistemate. Tra tutte, la palestra “Bortoluzzi”: quando si entra, ci si trova di fronte ad una situazione di degrado. I canestri non vengono manutentati da quattro anni, manutenzioni ordinarie, dalle strutture, alle strade ai marciapiedi, che mancano in tutta la città. Anche il parquet del pavimento è rotto nel mezzo e

quando si corre sale la polvere che viene respirata: una situazione al collasso». «Ha ragione consigliera Balliana – ha replicato in aula il vicesindaco Gianluca Posocco -. Come assessore allo sport ho tentato di prendere la via della gestione delle palestre alle associazioni sportive, ma la riforma dello sport ci ha bloccato e risulta difficile procedere in tal senso. Certo è che i canestri della “Bortoluzzi” sappiamo come sono, come pure il separatore.

Cercherò di impegnarmi affinché almeno queste due cose vengano sistemate entro fine anno. Non il pavimento, c’è un investimento superiore e con le risorse di bilancio non riusciremo a fare i lavori entro fine anno». C.B.

ell’inverno del 1973 tutto l’arco collinare di Vittorio Veneto, dalle Perdonanze fino a Piadera, fu teatro per alcuni giorni di una serie impressionante di incendi favoriti anche dal forte vento. La difficile opera di spegnimento si protrasse a lungo coinvolgendo vigili del fuoco, guardie forestali, carabinieri e i militari della locale caserma “Gotti”. Le fiamme divorarono centinaia di ettari di bosco e di prato causando danni ingentissimi. Ben presto si estesero anche ai vicini comuni di Tarzo e Fregona. Gli abitanti di Sonego furono svegliati nel cuore della notte dai lugubri rintocchi della campana a martello perché l’incendio minacciava di estendersi all’abitato.

Sull’origine dolosa degli incendi non vi furono dubbi di sorta, anche perché non poteva essere un caso che tutti (una decina) fossero scoppiati simultaneamente.

50 ANNI FA a cura di Ido Da Ros

Buone feste e felice anno nuovo Via Carducci 23 - VITTORIO VENETO

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Tutti i giorni orario continuato, chiuso il lunedì mar - ven: 8 -19 / mer: 8 -20 / gio - sab: 8 -17

Giovedì 14 dicembre 2023 | 21 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Chi ripagherà la piazza?

Per la Soprintendenza la responsabilità dei materiali è della ditta costruttrice, e tocca al Comune porre rimedio

L

a responsabilità sull’esecuzione dei lavori della pavimentazione dell’area a parcheggio di piazza Meschio, quella realizzata con le mattonelle che si sono in parte giù alzate, è dell’impresa che eseguì i lavori e della direzione dei lavori. A dirlo, in una lettera a risposta dell’interrogativo posto da uno dei residenti, è la Soprintendenza.

Il cittadino nelle settimane scorse aveva scritto all’ente per evidenziare lo stato in cui versa la pavimentazione.

Più volte il sindaco Antonio Miatto aveva spiegato che la scelta di quella finitura per l’area a parcheggio – mattonelle in cemento posate sul terreno e tra le quali è cresciuta (o avrebbe dovuto crescere) l’erba – era da imputare alla Soprintendenza. Ma

Il Quindicinale 22 | Giovedì 14 dicembre 2023

l’ente rimanda al comune.

“Resta confermata la responsabilità della ditta produttrice in caso di materiali o prodotti che non rispondano nella pratica alle funzioni per cui sono commercializzati. Trattandosi, a quanto è dato comprendere, di pavimentazioni atte a fungere da stallo per parcheggi di autovetture, si ritiene che, per il tramite della direzione lavori e della impresa esecutrice, i rilievi del caso vadano rivolti alla suddetta, a tutela ed eventuale reintegro dei fondi pubblici impiegati – scrive la Soprintendenza al cittadino -. Si ritiene infine che, nel rispetto dei valori storico-artistici della piazza, verificati con D.M. 17/09/2009, la previsione di misure compensative o sostitutive di elementi costruttivi che, per i motivi anzidetti, siano risultati mal eseguiti e/o inadeguati, resti a carico del Comune interessato a cui vanno indirizzate le segnalazioni del caso”.

«Dopo che l’assessore Bruno Fasan mi aveva detto che il comune non ha responsabilità in quanto i materiali scelti per pavimentare gli stalli di piazza Meschio li aveva imposti la

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Soprintendenza e che la ditta che aveva eseguito i lavori materialmente, dopo esser stata contattata più volte dal comune per intervenire o comunque capire cosa fare visto che c’è una garanzia lavori, aveva detto che i lavori sono stati eseguiti a regola d’arte, per cui è colpa dei materiali scelti che non sono idonei, ho scritto alla Soprintendenza, che dopo vari solleciti mi ha risposto. Ora chi paga? Chi ha la responsabilità? Possibile che ci sia un continuo scarica barile tra le

parti?» si chiede il cittadino.

Nulla dunque si muove in piazza Meschio. Per ora su uno dei parcheggi è arrivata solo – ormai un mese fa - una transenna con divieto di sosta in uno degli stalli con pavimentazione danneggiata e un paletto storto.

Azione che però non dà risposte alle richieste dei cittadini preoccupati per la sicurezza di quell’area e per dei lavori che a distanza di pochi anni già manifestano delle criticità.

Claudia Borsoi

LETTERE Degrado in città Abbiamo tutte le carte in regola per partecipare al concorso CITTÀ’ IN DEGRADO con grosse possibilità di aggiudicarsi il primo posto nella Marca gioiosa. Le vie hanno un manto stradale rattoppato e pieno di solchi e buche, i marciapiedi non son da meno e la vegetazione privata invade beata il suolo pubblico oscurando la vista al guidatore e costringendo il pedone a scendere dal marciapiede sebbene il codice della strada all’ art 29 preveda sanzioni per il privato che non ottemperi alle disposizioni venendo meno alla sicurezza della circolazione e del pedone. Far rispettare ciò che è previsto dal codice della strada dovrebbe rientrare fra i compiti della

polizia municipale come sanzionare chi guida usando il cellulare o sosta per un tempo superiore a quello indicato dal parchimetro.

Il percorso pedonale denominato ‘meschietti’ poco dopo l’ imbocco da via Antonello da Serravalle è unesempio di vegetazione sporgente che costringe il pedone a camminare sul ciglio sprovvisto di parapetto che dà sul Meschio. Per non inciampare di notte si è costretti a camminare con torcia in mano, ma girare con cesoie per farsi varco tra la vegetazione mi sembra eccessivo come sperare in un adeguato intervento delle autorità competenti, è piu facile far cassa con sanzioni sulle soste.

Luigia Dal Moro, Vittorio Veneto

Giovedì 14 dicembre 2023 | 23 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Se bestemmi ti straccio ABBIGLIAMENTO ACCESSORI

Cose dell’altro mondo succedono qui: a Ceneda, Colle Umberto, Orsago…Più esatto dire che succedevano.

Ma neanche tanto tempo fa: quando era un peccato morale e mortale bestemmiare, mettersi i pantaloni (se si era donna), ballare e scoprirsi le braccia.

Tutto raccontato e documentato nel bel libro di Ido Da Ros “Vittorio Veneto disse no”

Gloria e Cosetta S augurano Buone Feste

Il Quindicinale 24 | Giovedì 14 dicembre 2023

ul fatto che l’abito faccia o no il monaco ci sarebbe da argomentare. Ma sull’abito indossato da una donna storicamente c’è solo da stigmatizzare. Lasciando perdere i giudizi-delirio di un amministratore regionale sulla felpa di Elena Cecchettin (sorella di Giulia) - peraltro la stessa felpa indossata dalla maggioranza dei ragazzi - è interessante (e triste, e irritante, e allarmante) ricordare come l’attenzione delle istituzioni, a cominciare dalla Chiesa, si sia sempre concentrata sui vestiti indossati da una donna. Il vescovo di Ceneda Zaffonato, nel 1943 (giusti 80 anni fa) - lanciò un appello a tutte le ragazze: Allungate le vostre vesti!

Sintetizzava quello che il suo predecessore, mons. Beccegato, aveva stabilito nero su bianco: le donne devono entrare in chiesa con le gonne sotto il ginocchio, le braccia e il collo coperto; pure le bambine non devono avere le braccia nude… e invitava i giovani

cattolici a “schernire e fischiare le scostumate incontrate per strada”.

Nel 1928 la donna compiva peccato se indossava i pantaloni: se lo faceva non doveva essere ammessa ai sacramenti.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

il contratto d’affitto “La donna è donna - si diceva - e tale deve rimanere. Un popolo che arriva a identificarla all’uomo è destinato alla decadenza”.

Parole sante, nel senso che venivano dai vescovi. Di buono, a un secolo di distanza, c’è che l’identificazione, ovvero la parità di genere, è ancora un obiettivo da raggiungere - vedi l’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile - e quindi la decadenza (ma pensa un po’) è imputabile ad altri fattori.

Le curiosità che avete trovato in apertura sono tratte da un “libello” (l’autore lo chiama così, ma in realtà è un formidabile libro-documento) appena pubblicato da Ido Da Ros, dal titolo Vittorio Veneto disse no. No alla bestemmia, no al ballo, no alla moda indecente, Grafiche De Bastiani editore, edito in sole 70 copie.

L’ho letto avidamente. E consiglio i fortunati che riusciranno ad appropriarsi di una delle settanta copie di non lasciarsi sfuggire questo viaggio nei No, questo non si fa, che ci propone Ido. A iniziare dalla bestemmia.

Spulciando i giornali di un secolo fa, il nostro storico ci fa sapere che contro le bestemmie era nata una lega, anzi tante leghe. A Ceneda la lega antibestemmia nel 1900 contava 700 soci. Ma ce n’era una anche a Osigo, Vazzola, Scomigo, San Martino di Colle Umberto. Ovunque nascevano leghe contro la bestemmia considerata da alcuni un “prodotto di importazione”: tesi smentita dal fatto che i tedeschi per esempio - bestemmiavano in italiano. Dal 1914 - in concomitanza con l’inizio della Grande Guerra - fu ban-

dita anche la Crociata antibestemmia (che poi ebbe il placet di Mussolini).

Negli anni, serravallesi (soprattutto) e cenedesi spesero un fracco di soldi per striscioni antiblasfemia e per organizzare eventi e concorsi contro la pratica. Persino da NewYork arrivò un vaglia bancario a sostegno della causa che veniva veicolata nelle chiese (il parroco di Combai, che aveva ordinato pure la chiusura delle osterie, fece far la comunione a 920 fedeli…e per raccattarne un numero così elevato li fece venire da fuori) o nei comuni (a Colle Umberto si propose di stracciare il contratto di locazione non a chi non pagava l’affitto, ma a chi bestemmiava).

Tra tante leggi e anatemi e manifestazioni antiblasfemia, si continuava comunque a bestemmiare: lo facevano gli uomini e le donne come “la bestemmiatrice di San Floriano” finita sui giornali con nome e cognome.

Una battaglia persa per mezzo secolo (forse per sempre), visto che a metà

del 900 il numero di bestemmie proferite ogni giorno era di circa un miliardo; che bestemmiavano il 40% dei maschi, il 30% delle donne e il 10 % dei bambini. Papa Luciani, nel 1960, paragonò la bestemmia al colera e col sorriso sulle labbra scrisse che c’erano tanti intercalari senza disturbare Dio: eserciti di oche, saette, orchi e orchesse. Dire Orco cane insomma era lecito e non faceva male all’Altissimo né ad altri.

Fosse tutto qui. E il ballo? Per decenni venne considerato pratica abominevole, tanto da far intervenire i carabinieri a fermare i balli clandestini, che procuravano - sostenevano negli ambienti cattolici - ogni genere di mali, come la polmonite. Quanto alle donne, era ovviamente tutto più grave: se ballavano diventavano aliene dai doveri familiari e materni.

Altro che prima ballerina alla Scala… fino a un secolo fa il posto della donna era sotto la scala. Domestica e sociale.

Emanuela Da Ros

Un cartello d’epoca contro la bestemmia Nell’altra pagina: Ido Da Ros e la copertina del suo ultimo libro

Giovedì 14 dicembre 2023 | 25 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

I saldi? Tengano conto del cambiamento climatico Beatrice Paludetti, riconfermata presidente FedermodaConfcommercio di Treviso riflette sulle prospettive del commercio di categoria

N

uovo mandato e nuovo corso per Federmoda - Confcommercio della provincia di Treviso: Maria Beatrice Paludetti di Vittorio Veneto è stata riconfermata alla presidenza. Per il prossimo mandato la affiancheranno i due vicepresidenti: Luigi Bariviera di Conegliano ed Ennio Bincoletto di Oderzo, insieme ai consiglieri Giancarlo Pupin, Enrico Barcè (entrambi di Trevisoo), Marta Gerolimetto (di Castelfranco), Fiamma Polin (di Montebelluna) Claudio Tirindelli (di Volpago).

Nell’insieme, il Consiglio è espres-

sione di tutto il territorio provinciale.

Molti i punti al centro dell’interesse della categoria, una delle categorie storiche di Confcommercio, oggi alle prese con la richiesta di ricollocare l’inizio dei saldi al vero termine della stagione, al 27 gennaio, in considerazione del cambiamento climatico.

La presidente Maria Beatrice Paludetti ha snodato gli aspetti salienti del rilancio dei negozi di moda: il tema del ricambio e la carenza di percorsi

professionalizzanti per i venditori, il cambiamento intergenerazionale dei consumatori, la convivenza tra negozio fisico e l’ acquisto on line, il proliferare delle grandi superfici di vendita, il caro affitti e la tenuta del commercio di prossimità, in un contesto sociale e culturale in cui la moda appare sempre più come un “concetto ampio” che comprende vari elementi distintivi e che diventa sempre più creazione di un proprio stile.

Maria Beatrice Paludetti (in camicia rossa) con il consiglio direttivo di Federmoda Confcommercio di Treviso

Giovedì 14 dicembre 2023 | 27 Il Quindicinale

P

assione, esperienza, tradizione e innovazione dal 1987 fanno della Macelleria Breda il connubio perfetto. Continua il nostro impegno cercando di dare il meglio alla nostra clientela. Rimane solida la nostra missione: carni di prima scelta e a km0 per garantire la provenienza oltre che la qualità. Scegliamo direttamente e personalmente nell’Az. Agricola di Dam Devis e ne curiamo la macellazione e la preparazione per il banco.

Non mancano in negozio i nostri preparati facili e veloci per chi ha poco tempo da dedicare alla cucina, le selezioni di formaggi, vini e pregiati prodotti locali.

Nel fine settimana primi deliziosi che seguono la stagionalità.

Qualche esempio? Lasagne zucca e salsiccia oppure lasagne radicchio di Treviso e salsiccia e il nostro immancabile spiedo.

L’autunno ha dato inizio agli insaccati di nostra produzione e quindi salsicce, coppe, soppresse. L’e-commerce della macelleria è stato rinnovato con una navigazione più semplice, che permette alla clientela di farsi consegnare direttamente a casa, con catena del freddo garantita, l’ordine effettuato online. Un sito di acquisti che ha riscontrato parecchio successo, dando la possibilità anche ai clienti più lontani di assaporare i prodotti ricevendoli comodamente a casa.

Per il Natale come di consueto un ricco Menù, sia cotto che crudo, prenotabile sia nel punto vendita di Sarmede che di Vittorio Veneto (Macelleria Sarmede 0438/959267 - Macelleria Vittorio V.to 0438/ 689583) Ringraziamo di cuore la nostra clientela per la fiducia che negli anni continua a riporre nel nostro lavoro spingendoci sempre a voler fare meglio!

Cogliamo l’occasione per augurarvi Buone Feste!

Vi aspettiamo come sempre in negozio.

Lo staff Macelleria Breda Luca

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Il miracolo dell’acqua a Natale Le casette dell’acqua da oltre un anno sono chiuse.

Ma dovrebbero riaprire per le feste. Stop alle monetine: pagamento con scheda elettronica

“

Entro fine anno saranno riattivate”.

Il sindaco Antonio Miatto annuncia l’imminente ripristino della funzionalità delle tre casette dell’acqua chiuse da settembre 2022.

I tre distributori si trovano in piazza XXV Aprile a Meschio, in via Leopardi a Ceneda e in piazza Fiume a San Giacomo di Veglia. Nelle prossime settimane, non appena i lavori di riattivazione saranno ultimati, torneranno ad erogare acqua naturale e frizzante.

Per riattivare le casette dell’acqua il comune si è affidato alla ditta Bwt

Italia di Milano. L’intervento di manutenzione straordinaria è costato 30mila euro. Sempre a questa ditta ha affidato per un anno la gestione delle tre casette dell’acqua per una spesa di 6.234 euro. A carico del gestore c’è la fornitura di acqua potabile ed energia elettrica, l’addizionamento di CO2, il processo di filtrazione dell’acqua prelevata dalla rete pubblica, disinfezione e sanificazione degli accessori, controllo e manutenzione delle componenti, pulizia dell’erogatore e degli spazi circostanti.

«Funzioneranno con pagamento elettronico, con possibilità di ricaricare la tessera in una delle tre casette – spiega il sindaco -. Abbiamo eliminato la possibilità di pagamento con denaro in contante visti i precedenti: più di una volta le casette sono state mandate in tilt proprio con dei tentativi di scasso finalizzati ad impadronirsi dei centesimi contenuti nei distributori».

Giovedì 14 dicembre 2023 | 29 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Panevin alla francese Cordignano esporta oltralpe la tradizione dei falò ...e della “vecia” CORDIGNANO. La tradizione trevigiana del Panevin da alcuni anni ha oltrepassato le Alpi per arrivare fino nella regione francese dell’Occitanie nel dipartimento della Haute-Garonne vicino a Tolosa. Diversi anni fa infatti il Comitato del Gemellaggio di PinsJustaret presieduto da Gilberte Soulié fece un viaggio a Cordignano durante il quale assistette ed apprezzò questa nostra usanza locale tramandata da generazioni. Si pensò quindi che questa tradizionale festa intorno al falò potesse diventare un ulteriore momento d’ unione tra italiani e francesi e tra le lontane comunità di Cordignano e Pins Justaret. Il Panevin venne proposto e acceso la prima volta a Pins Justaret in Haute-Garonne nel gennaio del 2010 riscuotendo molto interesse e curiosità. Da quell’anno i vari comitati del gemellaggio vicino a Tolosa hanno deciso di farlo tutti gli anni a turno. Si è così creato il “G7” for-

mato dai paesi gemellati con i comuni italiani: Auterive (Fontanelle), Eaunes (Casier Dosson), Labarthe (Breda di Piave) Lagardelle/Lèze (Bassano in Teverina), Pins Justaret (Cordignano), Saubens (Trichiana) e Venerque (Rivoli Veronese), tutte zone dove vivono e si sono ben inseriti molti figli di emigranti partiti nel dopoguerra dalle terre trevigiane in cerca di fortuna. Per questo sabato 6 gennaio 2024 un panevin verrà a cceso a Auterive dalle ore 18 sull’ Esplanade de la Madeleine. Un corteo di bambini accompagnato dalla banda del paese accoglierà la Befana (sorcière) intorno al grande falò fatto sugli argini del fiume Ariège. Le persone presenti riscaldate dal fuoco del Panevin potranno assaggiare la squisita e ormai famosa pinza la cui particolare ricetta è stata trasmessa dalle cuoche di Cordignano. Verranno intonati inoltre dei canti tradizionali italiani e guardando le faville sarà recitata la filastrocca “Se le fuische le va a matina, ciol su el saco e va a farina, se le fuische le va a sera, polenta pien caliera”. Anche in versione francese. I.Q.

iDance in festa

Colle Umberto. Ottimo risultato per Alex Salvador e Alice Chiocchi (direttori tecnici dell’associazione sportiva iDance) al campionato mondiale di danza sportiva. I due atleti hanno gareggiato nella categoria professionisti e hanno conquistato il nono posto. Il campionato si è svolto domenica 26 novembre a Malmedy, in Belgio. R.S.

Giovedì 14 dicembre 2023 | 31 Il Quindicinale

freodaczionualse

LA CONOSCETE LA STORICA “FIORERIA DEL GATTO”?

Noemi Tonon e la sua creatività festeggiano i 30 anni di attività

A

San Giacomo di Veglia è un’istituzione: tutti lo conoscono, lo amano e lo riempiono di coccole quando si recano a comprare i fiori dalla sua padroncina, la storica fioraia Noemi Tonon. Di chi stiamo parlando? Ma del gatto Cen, il dolcissimo tigrotto che da 9 anni, a suon di fusa, aiuta i clienti della fioreria Fiori e Colori a scegliere mazzi pregiati e composizioni dalle mille tonalità e profumi.

Non è un caso se in città il negozio è stato ribattezzato “la fioreria del gatto”: prima di lui, un altro adorabile felino dal pelo rosso è stato per 18 anni la mascotte dell’attività.Grazie a loro, e al prezioso aiuto della collaboratrice di una vita, Lyudmyla, Noemi gestisce ogni giorno un via vai di clienti che sanno di poter andare sul sicuro: fiori recisi, piante, articoli da arredamento, spettacolari composizioni… Ogni desiderio è soddisfatto in un’esplosione di profumi e forme.

Era il 28 dicembre del 1993 quando Noemi creò e mise in vendita la prima composizione di Fiori e Colori e oggi, esattamente trent’anni dopo, la passione rimane la stessa: “Trent’anni fa ho realizzato il mio sogno, ciò che fin da bambina mi appassionava e che mi permette di dar sfogo ogni giorno alla mia creatività in mille modi differenti”, racconta la titolare.

Online i clienti definiscono Noemi e Lyudmyla delle vere e proprie artiste e, bisogna dirlo, il loro fiore all’occhiello sono proprio le composizioni fantasiose, in cui il colore la fa da padrone con armonia e vivacità. La fioreria eccelle però anche nei servizi offerti al cliente: “Siamo sempre disponibili per consegne a domicilio, servizi funebri e matrimoniali, lauree e altri eventi speciali – assicurano le fioraie – e offriamo anche il servizio faxiflora, con cui trasmettiamo gli ordini dall’Italia all’estero, così da agevolare completamente il cliente, che può così affidare in mani sicure il suo regalo anche da migliaia di chilometri di distanza”.

Con Natale alle porte, il negozio comincia a tingersi di rosso e il profumo dei mille fiori si è già mescolato all’invernale odore di pino… E anche Cen, con il suo collarino scarlatto, è pronto a consigliare il miglior regalo da mettere sotto l’albero!

Via Caviglia, 21 VITTORIO VENETO 0438 912127

VITTORIO VENETO E VITTORIESE Flash De Biasi lascia l’Azerbaigian Denunciato bracconiere Vittorio Veneto. Un’operazione dei Carabinieri Forestali ha portato alla scoperta di un bracconiere con il conseguente recupero di cinque uccelli (lucherini e prispoloni) tenuti prigionieri nelle gabbie. I militari, dopo aver individuato il cacciatore di frodo, hanno proceduto al sequestro delle attrezzature utilizzate per la cattura.

Al bracconiere è stata contestata l’ipotesi di reato prevista dall’art.

3 della legge 157/1992.

Lobato in mostra Vittorio Veneto. Fino al 4 febbraio 2024 presso la Galleria Civica Vittorio Emanuele II sarà possibile visitare la mostra “Feliz Navidad!”, con esposti i persongaggi del presepe di Arcadio Lobato e dei suoi alunni di Sarmede, curata da Claudia Meneghin. Orari: venerdì, sabato e domenica (e festivi) ore 10-12 e 15-17, o su prenotazione. Ingresso 5€ (ridotto9 3€).

Info: www.galleriavittorio.it

Il tecnico di Sarmede: “Vorrei una squadra che mi permetta di lottare per i primi posti” SARMEDE. Dopo poco più di tre anni alla guida dell’Azerbaigian, Gianni De Biasi (allenatore di calcio originario di Sarmede) ha deciso di lasciarne il ruolo di Comissario Tecnico.

In precedenza dal 2011 al 2017 era stato CT dell’Albania.

L’addio è arrivato nonostante un percorso con discreti successi: “Abbiamo fatto 7 punti in un girone a 5 squadre, in una qualificazione europea, abbiamo fatto cinque vittorie consecutive, cosa che non era mai avvenuta prima. Sono stati tre anni di risultati e di esperienze che ho vissuto con serenità in un ambiente dove ci sono alcuni giocatori interessanti”. Il tecnico italiano ai microfoni di Sky si dice però desideroso di fare un salto di qualità. “Spero per l’esperienza che ho e per ciò che ho dimostrato di poter trovare una selezione che mi dia possibilità di lottare per arrivare ai primi posti e di qualificarmi per qualcosa”. Ma sembre nel giro delle nazionali di calcio: “Mi

piace ormai la dimensione delle nazionali, impegni concentrati ma distanti che ti permettono di lavorare in maniera mirata”. E chiude, parlando del suo futuro: “C’è qualcosa e speriamo che si concretizzi ma finché non si è firmato meglio non parlare”.

De Biasi ha parlato anche dell’Italia di Spalletti ai microfoni di Sky Sport: “Spalletti ha tantissima esperienza anche all’estero, trova un’Italia che non è la squadra più forte in Europa ma ha un gruppo che riesce a tirare fuori il meglio nei momenti di difficoltà”.

Gianni De Biasi

F

BALLIANA GIOIELLI Dal 1972 Orafi per passione

foto di: Renato Vettorato

Buone Feste

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Giovedì 14 dicembre 2023 | 33 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Sulle ali della fantasia Inaugurata a Sarmede la 41esima edizione della mostra dedicata all’illustrazione per l’infanzia SARMEDE. L’evento che ogni anno porta a Sarmede migliaia di visitatori si rinnova con la quarantunesima edizione della Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia “Le Immagini della Fantasia”. Il 19 novembre scorso si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione. “Sarmede è diventata nel tempo un punto di riferimento internazionale del mondo dell’editoria per l’infanzia. Dobbiamo ringraziare per questo il fondatore Štěpán Zavřel e tutti coloro che rendono possibile l’iniziativa ancora oggi, lavorando con tenacia e intensità – ha dichiarato alla cerimonia di Larry Pizzol, sindaco di Sarmede -. Quest’anno la tematica “Orizzonti e confini” ci tocca particolarmente, ci porta al presente, a quello che sta accadendo nel mondo. Per questo vorrei dedicare questa edizione a tutte le bambine e a tutti i bambini che in questo momento soffrono, perché la loro infanzia torni a essere rispettata. È un pensiero autentico che ognuno di noi porta nel cuore”.

Uberto Di Remigio, presidente della Fondazione Štěpán Zavřel è poi intervenuto: “Una mostra così importante si può realizzare solo con dei validi compagni di viaggio che sono riusciti a sostenere negli anni l’iniziativa, permettendo a un piccolo paese di 3.000 abitanti di trasformarsi nella vetrina internazionale dell’illustrazione. Oggi il compito della Fondazione è anche quello di difendere il valore dell’illustrazione che si declina perfettamente nel tema di quest’anno “Orizzonti e

confini” e che si sposa con l’orizzonte del padre fondatore, la libertà. Štěpán Zavřel diceva ‘io sono un apolide, ho le mie radici a Praga, ma il mio fusto e i miei rami fioriti sono a Rugolo di Sarmede’. Zavřel ci ha insegnato che l’arte non ha confini e questo è proprio il senso della mostra”.

Ha poi annunciato il nuovo progetto che permetterà di aprire le porte della Casa della Fantasia tutto l’anno, non soltanto per la durata della Mostra: “Realizzeremo grazie alla collezione della Fondazione Štěpán Zavřel un museo di storia dell’illustrazione per l’infanzia dedicato alla seconda metà del Novecento. Sarà un’operazione molto importante per il territorio e per le giovani generazioni di illustratrici e illustratori. Tutto questo grazie a un mecenate di origine sarmedese che sosterrà il progetto”.

La mostra rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2024. Info: www. fondazionezavrel.it

La mostra

L’ospite d’onore

L

L

a mostra rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2024 presso la Casa della Fantasia a Sarmede. In esposizione 350 opere di 28 illustratrici e illustratori di 15 Paesi diversi. Orari: da martedì a venerdì: 9.00 - 18.00; sabato, domenica e festivi: 10.00 - 18.00; lunedì: chiuso.

Chiusa il 24/25/31 dicembre 2023

’ospite d’onore è Svetlin Vassilev, nato a Ruse in Bulgaria nel 1971, con oltre cinquanta titoli tradotti in diverse lingue. Ha illustrato le lettere di Charles Dickens, i testi di Ray Bradbury, William Shakespeare, Herman Melville, i classici Peter Pan, Don Chisciotte, Il Barone di Münchhausen.

Svetlin Vassilev, Il piccolo musicista, testo di Alexandra Mitsiali, Kite Edizioni, 2023

Via Menarè 119 SCOMIGO DI CONEGLIANO TEL. 0438 208007 Giovedì 14 dicembre 2023 | 35 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Nuova rotatoria a Pinidello

Qui a fianco: l’incrocio che diventerà una rotatoria e il sindaco Roberto Campagna

Apertura del cantiere prevista per la primavera CORDIGNANO. La Giunta comunale ha approvato il progetto esecutivo per la realizzazione di una rotatoria all’intersezione tra la Strada Provinciale 71 e le comunali via Trento e via Montenero, in località

Il Quindicinale 36 | Giovedì 14 dicembre 2023

Pinidello. L’importo per l’opera è di 325mila euro, 132.500 dei quali saranno finanziati grazie a un contributo provinciale, mentre i restanti 192.500 verranno coperti con risorse comunali già destinate alla realizzazione della rotatoria. L’apertura del cantiere è prevista per la prossima primavera, dopo che sarà stata espletata la procedura di gara per l’affidamento dei lavori.

“La presenza di fabbricati e di attività

di ristorazione con i relativi accessi, di recinzioni che riducono la visibilità e la velocità con cui si corre sulla provinciale nonostante il limite imposto di 50 chilometri all’ora rendono difficili e soprattutto pericolose le manovre di attraversamento dell’incrocio.

Da qui l’esigenza di intervenire per migliorare le condizioni di sicurezza del nodo”, ha dichiarato il Sindaco Roberto Campagna.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE La scomparsa di Adriana

Fregona. Adriana Marcon è morta giovedì 16 novembre.

Rimasta presto orfana, assieme al fratello Dino, ha affrontato la vita con tenacia e coraggio. Cresciuta alla scuola della militanza politica, in Lotta Continua da giovane e poi in CGIL, si è fatta conoscere e stimare dai lavoratori e iscritti alla CGIL di Vittorio Veneto e Conegliano, prima come impiegata alla Piccin Autotrasporti e poi per tanti anni come funzionaria nella Camera del Lavoro.

Arriva la fibra Cantiere aperto a Fregona fino all’autunno 2024

FREGONA. Dopo la copertura per i cellullari, oggetto negli ultimi anni di tante battaglie in zone rimaste a lungo scoperte come le Fratte e il Pizzoc, a Fregona arriva ora anche la fibra ottica, quindi la connessione ad internet superveloce.

A fine novembre sono iniziati i lavori curati da Open Fiber e da ditte da lei delegate. Sfruttando la rete dell’illuminazione pubblica esistente e realizzando chilometri di nuovi scavi, tutto il territorio, dal Cansiglio alle Fratte, verrà cablato. E si parte proprio dalle aree più periferiche, per poi proseguire con le borgate, quindi le zone centrali dove si trovano scuole, municipio, biblioteca e centro sociale per dotare le utenze di connessione ad internet super veloce.

A novembre l’assessore con delega all’innovazione Andrea Falsarella, insieme ai colleghi Sandro Dottor e Giovanni Andreetta, ha avuto l’atteso incontro di avvio lavori con Open

Fiber e l’impresa incaricata per la posa della fibra ottica. Quindi il cantiere si aperto. «La posa della fibra ottica interesserà 2.100 unità immobiliari e richiederà 32 chilometri di nuovi scavi che si sommeranno a quelli dedicati già esistenti che sfruttano la rete interrata dell’illuminazione pubblica. I lavori – spiega l’assessore Falsarella - si protrarranno fino all’autunno 2024. Con questo progetto, il cui obiettivo è coprire le aree bianche dette anche “a fallimento di mercato”, un occhio di riguardo è stato dato alle strutture di proprietà comunale, quindi scuole e biblioteca, ambulatori medici, municipio, centro sociale di Mezzavilla, grazie all’obbligo di fornitura del servizio agli edifici pubblici e, non da meno, sarà utile per un eventuale servizio di videosorveglianza ai varchi e nei luoghi sensibili del paese». C.B.

Andrea Falsarella

Giovedì 14 dicembre 2023 | 37 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE La Domenica del Corriere dedicata alla disgrazia che coinvolse Antonio Frare

La morte tra i ghiacci

La storia di Antonio Frare, finanziere morto tragicamente nel 1899 tra i monti di Como. In attesa di una intitolazione di una via o un edificio a Fregona FREGONA. C’è una storia sconosciuta a molti, quella di Antonio Frare, nato a Fregona nel 1863 da Francesco e Caterina Favri. Non sappiamo molto della sua storia privata, immaginiamo che abbia vissuto l’infanzia sulla Pedemontana veneta, prima di arruolarsi del Corpo della Regia Guardia di Finanza l’11 marzo 1886, proveniente dal 55° Reggimento di Fanteria di Torino.

Antonio probabilmente scelse la carriera militare, infatti, nel 1894 troviamo nei registri il suo passaggio al Circolo di Torino, evento certificato dal trasferimento nel 1896 al Circolo di Menaggio, in provincia di Como.

Qui Frare ebbe compiti differenti, tra

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Il Quindicinale 38 | Giovedì 14 dicembre 2023

le operazioni di fondovalle e il presidio dei confini. Dal 1870 si era resa necessaria la lotta al contrabbando di tabacco, che era divenuto un serio problema lungo il confine italo - svizzero. Sulle montagne sopra il lago di Como, come lungo parte dell’arco alpino, vennero costruite delle casermette in altura, lungo i punti di passaggio, strategici avamposti delle stazioni di fondovalle.

Il 25 gennaio 1899 Antonio Frare era di presidio lungo il confine, insieme a nove compagni guidati dal maresciallo Broccoli, vicino al distaccamento di Sommafiume. In località Roccoli, presso l’Alpe Albano, all’altitudine di 1.750 metri s.l.m., una valanga sorprese nel pomeriggio il drappello, facendoli prima sbattere contro il cornicione di roccia e poi scendere per oltre 500 metri nel vallone che cadeva sulla valle del rio Albano Basso. Miracolosamente, uno degli agenti riuscì a rimanere a monte aggrappandosi ad una roccia, potendo così chiedere soccorso. Nella disgrazia perirono Antonio Frare

CERAMICHE MOSAICI MARMI E PIETRE

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

e Federico Gherardini, mentre gli altri rimasero seriamente feriti. Le salme vennero portate nel cimitero di Garzeno, dove tuttora riposano e una lapide ricorda il loro sacrificio.

La storia rimase sepolta per decenni, sino a quando nel 1969 Giancarlo Dall’Antonia, originario di Conegliano, prestò servizio militare al distaccamento dei finanzieri di Giovo, nel comune di Garzeno.

Lassù, tra inverno ed autunno, per dieci mesi svolse attività con l’unità cinofila, scontrandosi spesso con gli spalloni mentre presidiava il confine.

Nelle lunghe esplorazioni, spesso incontrava la lapide commemorativa di Antonio Frare, rimanendo incuriosito di trovare quel nome così familiare così distante da casa.

Negli anni Novanta Giancarlo ritrovò la figura di Antonio Frare, grazie a delle ricerche di un commilitone studioso che voleva onorare i finanzieri caduti in servizio. Registri comunali e parrocchiali, distretti militari e giornali, vennero analizzati minuziosamente sino ad incrociare i dati; collaborando,

riuscirono a trovare documentazione che confermava l’origine fregonese di Frare, operazione che i rivelò difficile per una certa dispersione delle fonti.

Dal 2013 la Sezione coneglianese dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia sostiene l’intitolazione di una strada, una piazza o un edificio di Fregona, alla memoria

di questo sfortunato caduto, grazie alla legge del 1927 che lo prevede.

Purtroppo, ancora non è stata trovato l’adeguato spazio, si spera che nel prossimo futuro Antonio Frare venga ricordato e onorato adeguatamente, seppur tardivamente, dal suo paese, dopo aver perso la vita così distante da casa.

Michele Zanchetta

Giancarlo Dall’Antonia (a destra) insieme a due comilitoni

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CONEGLIANO E CONEGLIANESE

“La mia traversata nel deserto lunga

Renato Varese nel suo studio

È stato senza dubbio l’artista per eccellenza del Novecento coneglianese e oggi, a novantasette anni, Renato Varese ha ancora tanta voglia di raccontarsi e raccontare la solitudine dell’uomo della strada, con cui ancora si identifica nonostante i successi.

D

alle ceramiche e i ferri battuti nella Contrada Granda della sua Conegliano ai dipinti e le grafiche donati al Museo di Ca’ Pesaro, dalle sculture in vetro esposte nella casa-museo di Peggy Guggenheim alle mostre negli Stati Uniti. Senza dimenticare il piatto in rame battuto visto per caso da uno sceicco a Venezia e finito nella sua collezione in Arabia Saudita.

Renato Varese ha fatto un po’ di tutto nella sua lunga carriera e le sue opere hanno girato il mondo, ma oggi, a novantasette anni, il ricordo commosso di chi ha creduto sinceramente in lui vale più dei tanti riconoscimenti.

Perché in fin dei conti, come lui stesso confida, non è la gloria che conta ma il sapere “di non essere passato invano”.

Il Quindicinale 40 | Giovedì 14 dicembre 2023

Maestro, in settantacinque anni ha prodotto tante opere e sperimentato svariate tecniche artistiche: dove ha trovato ispirazione per un’attività così feconda?

Ho avuto la sfrontatezza di provare tanti tipi di arte, e anche nella pittura la necessità di farmi strada mi ha fatto misurare in diversi soggetti, ma le opere che più sento mie sono le grandi tele. In questi quadri racconto la solitudine dell’uomo e il suo nascere perdente, ed è questa la mia ispirazione: mio padre, un maniscalco, mi insegnò a rispettare il lavoro e le difficoltà che ognuno affronta da solo nel compierlo, e partendo da quell’idea decisi di seguire con la mia arte l’uomo della strada e le sue traversie.

di Fabio Zanchetta Sono opere dal grande valore tecnico, ma dicono tante cose e hanno una simbologia complessa: sono piaciute fin da subito?

Col tempo si è capito che sono i quadri che mi rappresentano di più, però tante volte mi è stato detto che sono belli ma tristi. Hanno avuto successo più immediato altri soggetti, per esempio la serie delle “Venezie” che iniziai a dipingere per farmi notare dalle gallerie.

Le grandi tele nascono invece da una necessità interiore e sono un racconto della nostra società in cui esprimo la mia partecipazione alla solitudine umana Quindi lei ha sentito in prima perso-

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

a 75 anni”

na questa solitudine, nonostante la vicinanza della famiglia e le amicizie nel campo dell’arte?

Assolutamente. La mia carriera è stata una traversata nel deserto lunga 75 anni. Mi iscrissi all’Accademia di Venezia ormai cinquantenne, troppo giovane per l’ambiente artistico dei grandi del primo Novecento e troppo vecchio per gli avanguardisti. Così ho dovuto imparare a camminare da solo.

Non sono mancati comunque importanti sostenitori, che ruolo hanno avuto per lei? È stata la fiducia di alcuni critici a permettermi di andare avanti, soprattutto durante gli anni veneziani. Ho avuto la fortuna di essere amico di Luigi Tito, figlio di Ettore e lui stesso grande artista. Era titolare della cattedra di Nudo all’Accademia e un giorno, in un momento di difficoltà e senza che lo conoscessi, mi prese da parte e mi esortò a continuare a dipingere, perché vedeva del genio in me. Tempo dopo riconobbe in una mia opera una di quelle “giuste per passare alla storia”, come diceva Virgilio Guidi: era il quadro “Il Vescovo Verde” del 1974, che quest’estate, cinquant’anni dopo, è entrato nella collezione del Museo Mario Rimoldi di Cortina.

A Venezia le hanno pure dedicato

Un’opera di Varese a Cibiana di Cadore

una tesi di laurea, come è successo?

Anni fa scrissi a Giuseppe Mazzariol, docente di Storia dell’arte contemporanea a Ca’ Foscari, e gli chiesi di scrivere per me un testo critico per essere presentato nelle gallerie d’arte.

Visitò il mio studio qui a Conegliano e rimase stupito, ma non riuscì mai a scrivere quel testo perché morì pochi mesi dopo. Passarono gli anni e Manlio Brusatin, suo successore alla cattedra, inviò una studentessa, Lara Campardo, per fare quella tesi: aveva trovato nella scrivania di Mazzariol un bigliettino che diceva di tenermi d’occhio perché ero un bravo pittore.

Cominciò lì la lunga lista di articoli e testi che la riguardano?

Proprio in quegli anni mi stavo allontanando da Venezia perché mi ero reso conto di aver compiuto un mio cammino da artista ed era ora di lasciare qualcosa di scritto. Sentendomi uno dei perdenti che dipingo non cercavo la gloria, ma volevo poter dire di non essere passato invano per questa vita.

Solo che fino ad allora avevo pensato solo a dipingere ed esporre, e mai ad organizzare il mio materiale, così credetti di non poter aiutare quella studentessa. Ci aveva pensato mia moglie, la mia grande fortuna, a ordinare tutto, così fu possibile scrivere la tesi e

Opera di Varese posta all’interno dell’hotel Canon d’Oro

iniziare a raccontare la mia storia.

Prima e dopo Venezia c’è la sua città: come è stato essere un artista a Conegliano?

Ho fatto tante cose anche qui. Da giovane per guadagnare qualche soldo iniziai a fare il decoratore per le feste danzanti che si tenevano nei locali cittadini. Anni dopo con un amico fondai uno studio tipografico che rimase in attività per una ventina d’anni, e lì realizzai anche dei manifesti che sono finiti nella collezione di Ferdinando Salce a Treviso. Qualche anno fa mi sono dedicato al ferro battuto e ho creato le insegne per alcune trattorie come L’Oca bianca, Città di Venezia e Al Castello. Ho vissuto anche di altri lavori nella mia vita, ma l’arte è sempre stata un mestiere per me.

Come le piacerebbe essere ricordato dalla sua Terra?

Conegliano mi ha già fatto dei grandi regali: le belle mostre a Palazzo Sarcinelli, la possibilità di realizzare il rosone interno del Duomo (donato dal Rotary Club nel 2016) e l’aver ricevuto il premio civico “Cima” per aver portato il nome della città nel mondo.

E le mie opere sono entrate nelle collezioni dei più importanti musei del territorio, quindi posso ritenermi soddisfatto.

Due insegne realizzate per due locali di Conegliano, il ristorante Città di Venezia e la trattoria L’Oca Bianca

Giovedì 14 dicembre 2023 | 41 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

È mancato don Antonio Prai

La Comunità Giovanile piange il suo fondatore

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A destra: don Antonio Prai in una foto di repertorio

a Comunità Giovanile di Conegliano ha appreso la triste notizia della morte il 23 novembre scorso di don Antonio Prai, don Toni per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Da circa tre anni, malato, era ricoverato in una casa di cura per salesiani anziani a Castello di Godego.

Don Toni Prai, salesiano e sacerdote operaio durante gli anni ’70, è stato il fondatore della Comunità Giovanile di Conegliano. Nel 1976 avviò la prima esperienza di accoglienza di giovani in difficoltà, per poi strutturare e qualificare l’attività residenziale di comunità terapeutica per ragazzi, sempre molto giovani, con problemi di dipendenza nella sede di Parè.

Una comunità di piccole dimensioni al fine di privilegiare la relazione diretta con tutti i giovani e mantenere un clima familiare; la continua ricerca di relazioni e rapporti con il territorio, a partire dalla collaborazione attiva con il sistema dei servizi e con tutte le atre realtà della rete territoriale; l’attenzione al cambiamento dei bisogni e alla conseguente revisione della metodologia adottata; e, infine, l’attenzione a “non barattare” i bisogni dei ragazzi con le necessità economiche e organizzative della comunità. Sono questi i principi ispiratori

Il Quindicinale 42 | Giovedì 14 dicembre 2023

che ha portato avanti durante il suo impegno, sui quali ancora oggi si basa l’agire della Comunità Giovanile.

Don Toni Prai è stato il responsabile della Comunità Giovanile fino al 1994.

Continuò il suo impegno nei confronti dei ragazzi in difficoltà nella Comunità “La Viarte” di S. Maria la Longa (Ud). Poi è stato il parroco della Parrocchia “Bearzi” di Udine. Il suo ultimo impegno è stato presso la parrocchia salesiana di Trieste.

Nel territorio di Conegliano, durante la sua lunga permanenza come responsabile della Comunità Giovanile, ha svolto un importante ruolo di ascolto e riferimento per tanti giovani in difficoltà e tante famiglie che avevano bisogno di un supporto. Al contempo è stato un grande aggregatore, aprendo la Comunità Giovanile al territorio, favorendo così processi inclusivi e di socializzazione. La sua scomparsa arriva al termine dell’anno di festeggiamenti del quarantesimo compleanno della Associazione Comunità Giovanile, fondata sempre da lui nel 1983.

In occasione del compleanno della Associazione Comunità Giovanile, è stato prodotto il libro “Ricorda questo tempo” dove è raccolta la storia della Comunità Giovanile e alcune testimonianze su don Toni di coloro che lo hanno conosciuto da vicino. La Comunità Giovanile ricorda con affetto e riconoscenza don Toni Prai.

CONEGLIANO E CONEGLIANESE Flash Arrestato per estorisione Conegliano. Lo minaccia di rendere pubblico un video in cui è con una minorenne: arrestato un uomo. L’episodio risale a due anni fa, il 22enne è stato accusato di estorsione.

Lite furibonda in centro Conegliano. Lite in pieno centro domenica 19 novembre sera.

Intorno alle 21:30 il diverbio è stato registrato di fronte a un noto locale del centro in via XX Settembre. Due uomini, appena usciti dal locale dopo aver mangiato, hanno improvvisamente iniziato a litigare e a urlarsi addosso, attirando l’attenzione di passanti e avventori. Subitaneo l’intervento di due pattuglie di Carabinieri, chiamati dal proprietario del ristorante, che hanno riportato la quiete.

Scivolata fatale Conegliano. Elio Collodel, 75 anni, ex medico di famiglia e odontaiatra di San Pietro di Feletto ha perso la vita il 19 novembre scorso dopo essere scivolato dal sentiero 928 del Cimon da Piai, che stava percorrendo assieme a un amico. L’uomo lo aveva sentito gridare e, giratosi, lo aveva visto ruzzolare a lato del percorso per decine di metri, non riuscendo più a vederlo né a sentirlo.

L’intervento del Suem di Pieve di Cadore ha potuto solo constatare constatare il decesso di Collodel

Il Natale di Conegliano Ritorno al passato per le manifestazioni natalizie: quest’anno trovano casa tra viale Carducci e piazza Cima

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un po’ un ritorno al passato quello de “La Magia del Natale a Conegliano” di quest’anno: la sede infatti della consueta manifestazione è stata spostata in via Carducci e in Piazza Cima. Ad aprire le danze il 3 dicembre scorso è stata l’apertura della pista di pattinaggio in Piazza Cima, che allieterà grandi e piccoli fino al 7 gennaio Presenti anche venti casette, di cui sedici di food&drink, tre di oggettistica più la casa di Babbo Natale all’interno del villaggio natalizio, che intratterranno le serate invernali coneglianesi. La vera sorpresa di quest’anno è stata però l’apertura dei festeggiamenti con la parata di Natale che si è tenuta lo scorso venerdì 8 dicembre dal piazzale San Martino alla Gradinata degli Alpini, alla presenza di circa 600 figuranti tra musiche, balli ed esibizioni.

Per i più piccini troviamo le attrazioni quali la giostra dei cavalli, la ruota panoramica, oltre alla super pista di pattinaggio che quest’anno è tornata in Piazza Cima.

Ad accompagnare il villaggio di Natale ci saranno diversi eventi culturali trasversali, a partire dalla mostra di Giorgio De Chirico che nelle giornate di sabato 16 dicembre alle ore 11.15, domenica 17 dicembre alle

ore 16.15 e sabato 6 gennaio 2024 alle ore 16.15 offrirà una visita guidata gratuita (max 25 persone, per info ufficio Iat). Dal 7 dicembre inoltre è stata inaugurata a Galleria 900 anche la mostra “L’abitazione immaginata - Le immagini della fantasia 39 di Sarmede”. Contemporaneamente nell’androne di Palazzo Sarcinelli è presente l’esposizione dei presepi realizzati dalle scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado con il concorso “Decora il Natale” promosso da Savno. Presso l’Oratorio dell’Assunta è stata allestita anche la mostra “Ritrovare il Presepe in noi”. Nei fine settimana di dicembre, in varie zone del centro storico ci sarà “Natale da Fiaba” dedicato ai racconti di fiabe per bambini.

Infine, il 17 dicembre torna in città l’immancabile “Santa Klaus Run”, una passeggiata che vuole dipingere di rosso con tanti Babbo Natale tutta la città.

Viale Carducci in veste natalizia visto dalla ruota panoramica

Giovedì 14 dicembre 2023 | 43 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE I nuovi contenitori sperimentali per l’olio vegetale

La raccolta dell’olio, resa faci Potenziata la raccolta dell’olio vegetale esausto: al via un progetto sperimentale in 5 comuni del bacino

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partito ufficialmente lunedì 27 novembre scorso il nuovo progetto sperimentale di Savno dedicato alla raccolta dell’olio vegetale esausto. Una ventina di nuovi contenitori, in fase d’installazione nei cinque Comuni “test” (Godega di Sant’Urbano, Cordignano, Orsago, Sarmede e Colle Umberto), forniranno un servizio sempre più capillare e comodo per il cittadino.

Questi speciali contenitori, di nuova tipologia rispetto a quelli precedentemente utilizzati consentiranno di conferire l’olio senza sporcarsi, servendosi di un apposito sportello: il materiale oleoso, infatti, non dovrà essere versato come in passato direttamente nella bocca del contenitore, ma al suo interno in normali bottiglie o flaconi in plastica ben chiusi. Questo

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sistema consentirà di evitare dannosi sversamenti, preservando il decoro e la pulizia dell’area in cui si trova la “campana”. “L’olio così raccolto in modo sicuro e pulito, quindi, potrà essere successivamente trasformato in risorse rinnovabili, contribuendo a preservare il nostro patrimonio ambientale – commenta il presidente di Savno, Giacomo De Luca - Raccogliere l’olio in modo differenziato è un dovere: la depurazione delle acque inquinate da olio richiede dispendi energetici di trattamento fino a 3kWh per ogni kg di olio impropriamente smaltito, ai quali si sommano inevitabilmente i costi per la manutenzione dei depuratori”.

Una volta testato il progetto, la nuova raccolta verrà perfezionata e progressivamente estesa in tutti i Comuni del bacino Sinistra Piave. “In ogni caso l’olio alimentare esausto potrà essere sempre conferito anche presso tutti i Centri di Raccolta di Savno” ricorda il presidente di Savno.

I contenitori “pilota” si potranno trovare a Godega di Sant’Urbano (piazza Combattenti e Reduci; piazzale Nikolajewka a Pianzano, all’ingresso

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

ile del parcheggio della stazione dei treni; via del Millennio a Bibano, di fianco alla casetta dell’acqua), Colle Umberto (San Martino, piazza Guglielmo Marconi vicino alla casetta dell’acqua; via Garibaldi, presso il parcheggio delle scuole medie; viale Roma, presso il campo sportivo), Sarmede (via Pertini, vicino al contenitore Humana nel parcheggio del cimitero; Palù, via Borgo Palù dietro alla chiesetta di San Pancrazio; Montaner a Borgo Gava, vicino ai contenitori di farmaci scaduti, davanti alla Banca Prealpi), Orsago (piazza Oberdan, vicino alla casetta dell’acqua dietro al municipio; via Borgo Basso, nel parcheggio delle scuole medie; via Battisti, nel parcheggio della stazione dei treni) e Cordignano (via Leopardi, vicino contenitore al Humana e alla gelateria San Marco; Villa di Villa, via Hermada vicino al contenitore Humana; Ponte della Muda, via Montepiana, vicino al contenitore Humana e chiesa; Pinidello, via Pasubio Nord, vicino al contenitore Humana presso l’incrocio Vecchia Filanda).

Campioni di rifiuti La sinistra Piave a gestione Savno è il bacino che produce meno rifiuti in Veneto

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el Rapporto Comuni Ricicloni Veneto 2023 di Legambiente Veneto, presentato lo scorso sabato 25 novembre, in occasione dell’ottava edizione di Ecoforum Veneto, spicca il risultato ottenuto dal territorio a gestione Savno. Con solamente 65 kg di rifiuto a smaltimento prodotto pro capite all’anno, ovvero costituito da scarto da RD, materiale secco, ingombrante, e proveniente dallo spazzamento stradale, infatti, quello della Sinistra Piave è stato riconosciuto a livello regionale come il Bacino territoriale più virtuoso.

Un record a livello veneto che si conferma anche nell’ammontare di rifiuto complessivo prodotto: 351 kg a persona all’anno. “Il lavoro svolto negli anni da Savno di concerto con le amministrazioni comunali per sensibilizzare la popolazione rispetto alle tematiche dello sviluppo sostenibile

continua a restituire i risultati sperati. Per noi successi come questo sono motivo di grande orgoglio, ma crediamo debbano esserlo soprattutto per i circa 300 mila residenti nei nostri 44 Comuni soci, senza il cui impegno potremmo fare ben poco”, osservano i presidenti di Savno, Giacomo De Luca, e del Consiglio di Bacino Sinistra Piave, Roberto Campagna Di conseguenza, di rilievo anche il risultato ottenuto da Savno per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata realizzata nei Comuni serviti, che raggiunge l’87,9 per cento. Una menzione particolare per le graduatorie destinate ai Comuni sotto i 5 mila abitanti e tra i 5 mila e i 15 mila, che vedono rispettivamente nei primi quattro posti tre realtà a gestione Savno (Cappella Maggiore, Miane e Sarmede) e il primo posto di Colle Umberto, seguito in terza e quarta posizione da Salgareda e Fontanelle.

Giacomo De Luca

Giovedì 14 dicembre 2023 | 45 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Una vita dedicata ad am Antonella Caniato, scrittrice e regista teatrale coneglianese, racconta la sua lunga esperienza nel campo del teatro amatoriale, dai testi scritti fin da giovanissima ai laboratori in cui è convinta che le persone, soprattutto gli adolescenti, possano sbocciare

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ntonella Caniato ha dedicato la vita alla sua passione più innata, quella per il teatro. Ha scritto testi originali e messo in scena dei classici, ha recitato e insegnato a recitare a più persone di quante riesca a ricordarne, soprattutto ha avvicinato a questo mondo giovani, adulti e anziani, convinta che salire sul palco e diventare qualcun altro sia il modo migliore per trovare se stessi.

L’autrice coneglianese è stata infatti l’anima di vari gruppi di teatro amatoriale: per diciassette anni ha coordinato il laboratorio teatrale dell’ITIS Galilei, agli inizi degli anni Duemila ha fondato due compagnie, I Costretti e Oltreconfine, la prima composta da genitori e dedita a spettacoli per bambini, la seconda da ex-studenti interessati a forme più impegnate e sperimentali di recitazione. I due gruppi si sono poi fusi nella compagnia Costrettioltreconfine che è ancora in attività e di cui Antonella è stata direttrice artistica fino al 2016, per poi dedicarsi per qualche anno al gruppo dei Redivivi e più recentemente a un gruppo nato all’interno dell’Università degli Adulti che sta portando uno spettacolo nelle case di riposo.

Il suo è un impegno totalizzante nel teatro, come è nato?

Ho iniziato come scrittrice di testi teatrali, poi sono diventata regista. L’aver lavorato come docente nelle scuole superiori mi ha poi fatto capire che il teatro può essere uno strumento didattico molto potente, e da lì è nato il mio impegno nei laboratori teatrali. Io stes-

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sa nel corso degli anni ho frequentato vari corsi, esplorando differenti aspetti di quest’arte: dalla recitazione alla scenografia, passando per le musiche e persino la creazione di maschere di scena.

Prima ancora di tutto questo, come è nato il suo amore per il teatro?

La scrittura teatrale è un qualcosa di innato in me, fin da giovanissima l’ho usata per esprimermi e mi è sempre stato facile creare un testo teatrale avendo in mente un argomento. Da bambina organizzavo scenette da recitare con gli amici, e un giorno, alle elementari, ricordo che ci assegnarono un tema, “La mia cartella”. Si trattava semplicemente di descrivere il contenuto, ma io mi immaginai un tribunale in cui questo contenuto mi processava per come trattavo la cartella. Era un’idea che mi piaceva molto ma la maestra, una suora, non la capì e non sapeva come giudicarle quel tema, per lei era troppo strano.

L’attività di regista la appassiona altrettanto?

Mi diverte e la trovo molto utile in fase di scrittura perché mi permette di avere sempre in mente la messa in scena e andare dritta al punto. Mi capita anche di mettere in scena opere di altri, classici di Feydeau, Wilde e De Filippo ad esempio: in questo caso si tratta in primo luogo di estrapolare il senso che si coglie nel testo, e può diventare un’interpretazione di tutti quegli elementi che vi compaiono, per esempio l’oggettistica, l’ambientazione, ma anche il tipo di recitazione. Il regista può

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

mare e far amare il teatro

giocare sul taglio e la compressione dell’originale e l’introduzione di elementi nuovi al punto dal creare di fatto un nuovo testo.

Poi c’è l’aspetto didattico del teatro.

Perché ci crede così tanto?

Nei laboratori che ho organizzato per le superiori ho scoperto che il teatro può essere uno strumento per superare le proprie paure e difficoltà e per alcuni sviluppare un interesse per la scuola che altrimenti non ci sarebbe. Non a caso molti degli studenti che frequentavano quei laboratori erano impegnati anche come rappresentanti di classe o di istituto, e a distanza di anni ne ho ritrovati alcuni che ricordavano ancora quei momenti come l’unica esperienza positiva del periodo.

Ricordo di aver seguito ragazzi con svariate difficoltà, che poteva essere la scarsa rendita scolastica o la timi-

dezza, o anche balbuzie e problemi comportamentali. In particolare ricordo un ragazzo che veniva considerato ingestibile dagli altri docenti: io riuscii a dargli una motivazione e responsabilizzarlo, e in definitiva conquistare la sua totale fiducia. È questo il punto: salire sul palco per interpretare un’altra persona o comunque entrare a far parte di un meccanismo in cui è essenziale esserci non solo per se stessi ma anche per gli altri alla fine riesce a tirare fuori il meglio a dei ragazzi di quell’età.

Funziona così bene anche con persone di età differenti?

Dipende. Insegnare alle elementari e medie è sicuramente differente perché il ruolo da ricoprire è diverso e bisogna soprattutto mantenere calma e ordine. I giovani adulti poi hanno una loro vita da costruire, fatta di relazioni e lavoro, e a loro è più difficile far capire l’im-

portanza di esserci e di rispettare l’impegno fino in fondo. Più in là con gli anni, con gli adulti che hanno una vita stabile e con i pensionati, anche se per motivi diversi la coscienza di questo impegno è già più avvertita.

Ma in definitiva il teatro è una cosa che può aiutare un po’ tutti?

Sì, è una cosa in cui ci ho sempre creduto, e il motivo per cui mi sono dedicata così tanto ai laboratori. Ho insegnato a più persone di quanto riesca a ricordarne, e visto alcune con grossi problemi di comunicazione diventare bravi attori, altre malate evadere dal quotidiano e dimenticare quello che le affliggeva. Insomma, come dico sempre ai ragazzi quando si sale sul palco si superano tutti i problemi e non si deve avere più paura, perché si diventa letteralmente un’altra persona.

Fabio Zanchetta

Da sinistra: Antonella Caniato, il cast dello spettacolo “L’importanza di chiamarsi Ernesto” della Compagnia i Redivivi, un momento dello spettacolo messo in scena dall’Università degli Adulti

Giovedì 14 dicembre 2023 | 47 Il Quindicinale

Uno speciale menù di Natale a casa tua da asporto su prenotazione si accettano prenotazioni fino al 21 dicembre (ritiro: domenica 24 dicembre fino alle ore 18.00)

antipasti

• Roast beef profumato al ginepro con verdure in agrodolce e burrata • Tortino di baccalà e patate • Scrigno di salmone affumicato con salsa al miele e senape • La nostra tarte tatin vegana

sughi

• Ragù bianco di faraona e noci • Sugo alla zucca Delica e funghi shiitake (vegano) • Pesto di pomodori secchi di Sicilia e nocciole (vegetariano)

primi piatti

• Lasagna con radicchio tardivo di Treviso, taleggio e speck • Lasagna vegana con radicchio tardivo di Treviso e tofu affumicato • Orzotto con zucca ed amaretti

secondi piatti

• Hummus di cavolo nero con zucca infornata alle erbe e mandorle • Reale di manzo brasato con castagne e funghi • Faraona confit speziata al profumo di arancia • Baccalà alla vicentina • Faraona al forno con verze e funghi

contorni

• Polenta alla piastra • Puré rustico di patate

con bistrot ARIELE CONEGLIANO via S. Giuseppe, 38/P T. 0438 370642

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Siamo tutte Giulia Le riflessioni raccolte dopo la morte di Giulia Cecchettin, l’ultima vittima di una violenza di genere che non accenna a fermarsi

F

lashmob. E manifestazioni antiviolenza organizzate in ogni città.

E molte altre iniziative per sensibilizzare e sostenere le vittime di aggressioni. E panchine rosse (a Vittorio Veneto, ai giardini, fino a dodici anni fa c’erano già, ma poi la “politica” le aveva fatte ridipingere - e rimpiangere).

Molto si muove - si è mosso - dopo il delitto di Giulia Cecchettin, che ha sconvolto e rattristato tutti noi, acuendo (se possibile) i timori di essere - soprattutto - donne.

Giulia Cecchettin e le 102 vittime di femminicidio registrate nel 2023 hanno dimostrato - se ce ne fosse stato bisogno - che la violenza è ancora qui.

Che si rivolge verso le donne (ma non solo), che è fatta di parole, modi di dire, gestacci (accettati passivamente) e gesti efferati.

Ma ciò che le istituzioni o le associazioni fanno per arginare o curare una

piaga sociale che sembra sempre più infetta ha l’esito sperato?

“Non so se qualcosa cambierà dopo la morte di Giulia - dice la diciottenne Nausicaa Pagotto. - Non ho grande fiducia. . “Proviamo sgomento, indignazione e rabbia - dicono Brigitte Hendrich, Eleonora Della Giustina e Gabriella Dal Cin. “Viene da pensare che noi genitori abbiamo delle colpe nei confronti dei figli che abbiamo voluto fossero il top o che la responsabilità sia della società consumistica in cui viviamo: il mito del possesso non si è limitato agli oggetti, ma anche alle persone”. “Ho una figlia di 18 anni - commenta Manuela Valerio - e non sono solo turbata, ma spaventata. Per una violenza che dilaga con sempre più ferocia”. “Sono una mamma single - dice Roberta Spena - e sono preoccupata, ferita, mortificata come donna. Dobbiamo ancora lottare per avere libertà e dignità”. Silvia Mazzon, 37 anni, evidenzia la carenza di un’intelligenza affettiva. “Il lavoro di sensibilizzazione e l’educazione all’affettività dei figli maschi - chiosano le psichiatre Valeria Piasentin e Cristina Santin - deve continuare e diventare più profondo e radicato”.

Per la pittrice Claudia Buttignol la via del perdono e della comprensione non sono più percorribili”

“Questa tragica vicenda - commenta la giornalista e counselor Francesca Nicastro - sia un’occasione per ripensare i modelli educativi: nell’istruzione viene dato troppo spazio allo sviluppo cognitivo e all’acquisizione di nozioni; è invece prioritario far sperimentare ai ragazzi i sentimenti che ci rendono umani, come la gratitudine e la compassione, e i valori che danno direzione alle scelte e senso all’esistere. Serve aiutare le persone, soprattutto i genitori, a conoscersi in profondità, a gestire le proprie emozioni e a trasmettere questi strumenti ai figli.

Si può fare molto nelle scuole e nelle famiglie adottando, ad esempio, la comunicazione nonviolenta. Serve poi un patto tra istituzioni locali - Ulss, comuni, scuole, famiglie- per la riduzione dell’uso e la gestione consapevole delle nuove tecnologie, che per caratteristiche intrinseche ci rendono più superficiali, frettolosi, disattenti, sordi ai bisogni nostri e degli altri.”

Emanuela Da Ros

Eleonora Della Giustina, Gabriella Dal Cin e Brigitte Hendrich

Manuela Valerio

A sinistra: Nausicaa Pagotto e Francesca Nicastro

Giovedì 14 dicembre 2023 | 49 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Morire sul lavoro. Perché?

L’opinione dei sindacati sulle vittime del lavoro.

A partire dall’ultima, Anila Grishaj, morta a 26 anni su un macchinario per l’imballaggio

di Roberto Grigoletto prese e di tutto il mondo del lavoro di sviluppare la cultura della sicurezza a partire da maggiori investimenti sia in formazione ma soprattutto in adeguamenti tecnici che favoriscano la prevenzione”.

Anila Grishaj, morta a 26 anni mentre stava lavorando

M

orire a 26 anni, per i soldi. Non per quelli destinati alle tasche degli operai. Per quelli invece che i “paroni” non spendono, o investono poco o impiegano male per garantire ai dipendenti la sicurezza. Soprattutto per scongiurare le morti tragiche sul lavoro. Che sono tante, che sono troppe. Nella Marca propulsiva del Nordest produttivo e opulento, costellato da una rete di piccole e medie imprese assurta rapidamente a modello, da gennaio ad oggi di morti sul lavoro se ne piangono già dieci; cinquantacinque in Veneto; cinquecentonovantatre in Italia.

Anila Grishaj l’ultima in ordine di tempo: uccisa dal macchinario per l’imballaggio che le ha schiacciato le vertebre verticali. “Bocon” di Pieve di Soligo è la ditta di surgelati

Il Quindicinale 50 | Giovedì 14 dicembre 2023

nella quale era impiegata, un centinaio di dipendenti e due stabilimenti a Treviso, dove però il sindacato non è mai riuscito a mettere piede; vana la ricerca anche di un iscritto. Messa in sicurezza degli ambienti di lavoro, protocolli, mansioni: se ne occuperà la magistratura. Ma è frustrante riproporre ogni volta le stesse domande che rimangono inevase passata la tragedia.

Concordano i segretari confederali della Marca.

Massimiliano Paglini (Cisl): “Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci, non c’è nulla di ineludibile o di inestinguibile soprattutto se, come nel caso del nostro Paese, esiste un sistema normativo d’avanguardia. Avere però buone leggi non basta se non vi è una rivoluzionaria volontà delle im-

Gianluca Fraioli (Uil): “I dati sono sconfortanti ma non bisogna rassegnarsi. Al contrario bisogna impegnarsi ancora di più: noi come sindacato crediamo che non esistano incidenti sul lavoro inevitabili, a prescindere dalle diverse tipologie di lavoro, e l’obiettivo “zero morti sul lavoro” (che è un nostra campagna di sensibilizzazione ) è un risultato conseguibile se considerato prioritario per tutte le parti interessate”.

Mauro Visentin (Cgil): “Non esiste la fatalità. Gli incidenti e le morti sul lavoro non capitano per caso ma perché la sicurezza viene dopo rispetto alla produttività”.

Avidità? Far “schei”: questo il modello esemplare della piccola e media impresa a Treviso e nel Nordest? “Ci sono aziende e aziende, fabbriche e fabbriche…” Alcune sono attente alla prevenzione. Ma altre? “Guardano prima di tutto al business, al risultato economico”.

Non può essere però che ci si debba rassegnare. La rotta nemmeno

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

voi sindacati riuscite ad invertirla?

Magari predisponendo qualcosa di diverso dal solito, di più drastico piuttosto, per provare a interrompere questa spirale di decessi sul luogo di lavoro…

Massimiliano Paglini (Cisl): “Non escludiamo nulla di fronte a questa spirale di morti ed infortuni gravi che continuano a crescere anche nel trevigiano. Ribalto la domanda a imprese e datori di lavoro: sono disposti a fare atti straordinari assieme al sindacato per osteggiare morti e infortuni sul lavoro? Non solo buoni accordi che, non possiamo negare, si sottoscrivono in molte aziende, ma azioni straordinarie che rappresentino concretamente la volontà di contrastare questa piaga?”

Gianluca Fraioli (Uil): “Penso che le motivazioni per cui si assiste ad un aumento del fenomeno sia dovuto ad un insieme fattori cha vanno da una necessità ( da parte di alcune aziende) di recuperare quanto perso durante la fase del Covid ( anche se i dati di oggi rendono anacronistica questa motivazione) ad un limitato controllo da parte degli organi proposti come loSpisal che oggi devono fare i conti con una preoccupante scarsità di personale che ne condiziona l’operatività: a questo si lega la necessità di insistere sulla for-

mazione non solo in ambito lavorativo ma anche in quello scolastico per preparare le nuove generazioni al mondo del lavoro. Già stiamo operando in tal senso ma credo si possa fare di più”.

Mauro Visentin (Cgil): “Vogliamo parlare con i lavoratori; dobbiamo capire quanto sanno davvero di sicurezza negli ambienti di lavoro. Bisogna far capire loro che neanche la macchina di ultima generazione è sicura. Ma qui c’è l’urgenza di fare un salto culturale: né datori di lavoro né dipendenti possono continuare a pensare: “Ma vuoi che capiti proprio nella mia azienda?; “Ma vuoi che succeda proprio a me?”

Finché poi il morto ci scappa davvero”.

Una rivisitazione delle legislazione in materia di sicurezza sul lavoro potrebbe essere un passo importante da muovere?

Mauro Visentin (Cgil): “I sindacati confederali si sono sempre assunte le priore responsabilità. Se però una parte di questo Paese continua a considerarli zavorra…”

Gianluca Fraioli (Uil): “Stiamo chiedendo da tempo l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. Non è sicuramente la soluzione ma certamente un passo in avanti e un segnale forte.

Ritengo necessario e non più procrastinabile aprire un tavolo con tutte le parti, datoriali ed istituzionali, per entrare non solo nel merito dei problemi della nostra provincia ma anche, se necessario, modificare o integrare i protocolli esistenti”.

Da sinistra: Massimo Paglini della CISL, Gianluca Fraioli della UIL e Mauro Visentin della CGIL

Massimiliano Paglini (Cisl): “Quello che serve adesso è chiamare a cimento tutte le istituzioni e in particolare la parte datoriale perché faccia azioni straordinarie per pretendere da talune aziende del settore di appartenenza che trattino la vita dei propri dipendenti come la cosa più sacra da gestire, non come un ‘dettaglio’ nel sistema della produzione e del business. Si tratta di cambiare modello di sviluppo e di renderlo umanamente sostenibile.

Da sole, è certamente vero, le parti sindacali non bastano. Datori di lavoro, dipendenti, politica, stampa, associazione familiari delle vittime, opinione pubblica: non bisogna abbassare la guardia, attutito il clamore e spenti i riflettori sull’ultima, ma anche stavolta evitabile, tragedia. Di tante leggi, più o meno urgenti e talvolta su temi così rilevanti, un provvedimento legislativo serio sulla prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro potrebbe essere messo a punto dai parlamentari trevigiani e del Nordest.

Giovedì 14 dicembre 2023 | 51 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Cantiere all’oratorio FOLLINA. Sono iniziati a novembre i lavori di risanamento conservativo e di recupero funzionale dell’oratorio di San Tomio appartenente alla parrocchia di Follina. L’intervento finanziato con fondi Pnrr sarà ultimato entro la fine dell’estate.

Salvo il genoma delle viti PIEVE DI SOLIGO. Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco docg ha attivato una raccolta di materiale proveniente dalla potatura di vecchi ceppi di vitigni di glera piantumati prima della metà degli anni ‘70 e ancora presenti nei vigneti del territorio comunale di Pieve di Soligo.

Il fine della raccolta è preservare il genoma unico delle vecchie viti.

Presepi in cammino

Bocconi avvelenati A mettere in guardia i cittadini è il comune di Pieve di Soligo PIEVE DI SOLIGO. “Possibili bocconi avvelenati” recita l’avviso diffuso a metà novembre dal comune di Pieve di Soligo dopo che erano arrivate segnalazioni di sospetti bocconi in particolare dalla frazione di Solighetto.

“Essendo tali eventuali sostanze pericolose anche per l'uomo si invitano – recita l’avviso comunale - tutti i genitori a vigilare con attenzione sui bambini, che non raccolgano ed ingeriscano materiali sospetti; tutti i proprietari di cani a controllare tramite guinzaglio i movimenti dell’animale ed a proteggerlo con la museruola; tutti i proprietari di altri animali domestici di limitarne, per quanto

“Ti PremiAmo”

FARRA DI SOLIGO. Anche quest’anno una mappa raccoglie i presepi realizzati da cittadini, negozianti e associazioni lungo le vie delle frazioni e visitabili fino al 6 gennaio 2024. La mappa può essere scaricata dal sito www.farra.it.

Manutenzioni in cimitero FARRA DI SOLIGO. Concluso nel cimitero di Soligo il rifacimento di parte della copertura di alcuni settori dei loculi che il maltempo dei mesi scorsi aveva danneggiato. Inoltre sono stati tinteggiati i bagni e una parte del magazzino, pure danneggiati dalle infiltrazioni.

possibile i movimenti; tutti i cittadini in caso di osservazione di sospetti sintomi di avvelenamento rivolgersi immediatamente al 118 per le persone ed al veterinario per gli animali; tutti i cittadini di non raccogliere e segnalare prontamente all'Ufficio Ambiente (tel. 0438.985.326) o alla Polizia Locale (tel. 0438.985.346) o ai Carabinieri (tel. 0438.82120 o 112) materiali sospetti, possibilmente georeferenziando la posizione del ritrovamento con il cellulare”.

“Si segnala a chi avesse inavvertitamente sparso sostanze velenose per la lotta ai ratti in modalità non corrette (a tale proposito è possibile contattare l’Ufficio Ambiente Comunale tel.

0438.985.326), creando una situazione di pericolo anche per l’incolumità pubblica, che di tali modalità di distribuzione sono un reato penale” ricorda il comune.

Wilma Lot 12 novembre 2023 Tanti auguri alla signora Wilma che il 12 novembre ha festeggiato i suoi 100 anni, attorniata dai suoi cari.

REFRONTOLO. Promuovere gli acquisti nei negozi di vicinato. Ha questo obiettivo il concorso “Ti PremiAmo” che coinvolge le attività commerciali – negozi, bar e ristoranti – dei comuni di Follina, Refrontolo, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Sernaglia della Battaglia, Moriago della Battaglia e Vidor.

Fino al 31 dicembre facendo degli acquisti nelle attività aderenti si ricevono una o più cartoline: in palio 72 buoni d’acquisto per un montepremi di 8mila euro.

Estrazione il 5 gennaio 2024.

Vendita e Assistenza 0438 580339

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QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Buon compleanno biblioteca!

Da trent’anni ha sede in piazza Vittorio Emanuele II

La biblioteca di Pieve di Soligo

PIEVE DI SOLIGO. Festeggia i suoi primi trent’anni di vita la biblioteca comunale “Giacomo e Maria Battistella”. Un compleanno che la città di Pieve di Soligo ha deciso di celebrare con un ricco programma di eventi apertisi a novembre e che si concluderanno il 18 dicembre, data di inaugurazione della nuova sede di piazza Vittorio Emanuele II donata alla comunità da Maddalena Battistella Moccia. «Una serie di iniziative – spiegano dalla biblioteca – volte a valorizzare e a vivere insieme questo

luogo che fornisce servizi, ma che ha un valore sociale e culturale centrale nella nostra città come spazio d’incontro e di relazione».

Prima del 1993 «la biblioteca era ospitata nella scuola media “Toniolo” e non aveva dunque una propria sede – ricorda il vicesindaco con delega alla cultura Luisa Cigagna -. Poi con la donazione della casa di famiglia da parte di Maddalena Battistella Moccia, con lascito testamentario affinché l’immobile fosse destinato ad attività culturali e per i giovani, ecco che la biblioteca, 30 anni fa, ha avuto una sua sede, intitolata ai genitori della donatrice».

In questi trent’anni ogni amministrazione comunale pievigina ha investito sulla biblioteca. «La svolta – spiega il vicesindaco – è avvenuta una quindicina di anni fa, quando c’è stata una implementazione del personale, perché prima c’era solo una bibliotecaria. Nel mio mandato dal 1999 al 2004 è stato fondato il gruppo di lettori. Poi via via

sono nati i vari gruppi di volontari che animano la biblioteca con letture ed attività, promuovendo la lettura in ogni fascia di età. Nel 1999 è nata la sala lettura per bambini e si è fatta promozione capillare della lettura fin dai primi mesi di vita anche con il progetto “Nati per leggere”. Di anno in anno le attività sono aumentate. Nel 2022 con un contributo statale abbiamo acquistato l’Apecar con cui portiamo i libri nelle scuole, in casa di riposo e nelle piazze. E la “fame” dei nostri lettori è aumentata. Ora avremo bisogno di ampliarci…».

Tra i progetti futuri ci sono «estendere il patto di lettura sottoscritto con alcune associazioni e scuole lo scorso anno – fa il punto Cigagna -; avvicinare attraverso tutte le forme di linguaggio artistico le persone alla lettura; fare della biblioteca una piattaforma di condivisione, non un deposito di libri, e attraverso i libri incontrarsi e condividere idee, un’esigenza che dopo il Covid si è fatta più evidente. Fare dunque della biblioteca un luogo di confronto e di integrazione fra persone».

Per celebrare questi trent’anni è stato stampato un segnalibro, impreziosi-

PRODUZIONE E VENDITA SALOTTI SARTORIALI

Il Quindicinale 54 | Giovedì 14 dicembre 2023

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Nuova scuola per Col San Martino to dalle mani abili delle “Uncinetto Girls”, e una cartolina che verrà consegnata ai bambini delle scuole d’infanzia e delle scuole primarie per raccogliere i loro auguri e i desideri per la biblioteca che li accompagnerà nella loro crescita umana e culturale.

Tra i prossimi eventi In biblioteca venerdì 15 dicembre, alle 17 per i bambini da 1 a 4 anni, e sabato 16, alle 10 per i bambini da 5 a 11 anni, letture animate con i Bruchi e Bruchini dei libri, gruppo di lettrici volontarie. Chiuderà lunedì 18 dicembre alle 20.30, nel teatro Careni, il concerto-spettacolo “Gli anni del tempo matto. Canto per un pianeta in prestito” con Erica Boschero, Sergio Marchesini e Vasco Mirandola (ingresso libero), spettacolo che affronterà con leggerezza ironia e passione i temi del rapporto tra l’umanità e l’ambiente attraverso le parole di Italo Calvino, Dino Buzzati, Andrea Zanzotto, Mariangela Gualtieri, Gianni Rodari, Stefano Benni, Ermanno Cavazzoni.

Claudia Borsoi

Pronta per settembre 2025 FARRA DI SOLIGO. «Promessa mantenuta» afferma il sindaco Mattia Perencin dando il via ai lavori di costruzione della nuova scuola primaria di Col San Martino. Sorgerà sempre in via Treviset, dalle ceneri della vecchia “Rodari” abbattuta un anno fa. Sarà una struttura realizzata secondo le più moderne tecnologie in campo strutturale ed energetico. Costerà complessivamente quasi quattro milioni e mezzo di euro. A novembre il cantiere è stato ufficialmente consegnato alla ditta vincitrice della gara d’appalto, quindi i lavorihanno preso avvio. «Aver ottenuto il finanziamento Pnrr specifico per la realizzazione della nuova scuola primaria di Col San Martino è stato un risultato molto importante per questa amministrazione: in termini economici è il più grosso contributo che il nostro

comune ha ottenuto negli ultimi anni» afferma Perecin con riferimento ai 3,1 milioni di euro ottenuti. Per dare copertura al restante milione e 340mila euro, 700mila euro arrivano da un contributo del conto termico Gse e 640mila euro dall’avanzo di amministrazione. «Ho lavorato incessantemente per questa scuola – ricorda il sindaco -. Erano anni che si parlava della nuova scuola e, ricordando la situazione economica del comune di qualche anno fa e le vertenze giudiziarie in cui l’ente era coinvolto, posso dire che l’attuale amministrazione ha sicuramente dato una svolta importante all’attività del comune, ottenendo importanti contributi, iniziando e terminando molte opere pubbliche. Questa nuova struttura sarà operativa per l’anno scolastico 2025/2026 e ci permetterà finalmente di eliminare i container che dal 2017 fungono da immobile scolastico». C.B.

La consegna dei lavori da parte dell’amministrazione comunale alla ditta che ha vinto l’appalto

Giovedì 14 dicembre 2023 | 55 Il Quindicinale

FOCUS BUONE FESTE!

Per fortuna c’è ancora Na Gli auguri addobbati del Quindicinale a tutti i lettori, che ringraziamo per l’amicizia, l’affetto e - a volte - per la pazienza!

P

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Il Quindicinale 56 | Giovedì 14 dicembre 2023

er fortuna c’è (ancora) Natale.

Natale infilato giusto in mezzo all’inverno per rendere meno grigiumata la stagione. Mentre scrivo questo biglietto di auguroni ai lettori, mi chiedo dove ho archiviato gli addobbi. I vecchi addobbi. Quelli che hanno la mia età (forse ne è rimasto uno solo: un babbonatalino di plastica sbreccato, ora parzialmente ricucito con lo scotch, che a me è sempre sembrato un amuleto, di più: il simbolo per eccellenza dei miei Natali), quelli che hanno qualche decennio (le elegantissime palline di vetro di Annalisa: forse pure di quelle ne è rimasta integra una), quelli recenti, acquistati qua e là perché erano simpatici e forse indistruttibili (spoiler: niente è indistruttibile), quelli che escono scompigliati dallo scatolone sgangherato probabilmente ficcato a forza nel sottoscala e sembrano dirti - con la voce di Vasco - Io sono ancora qua, eh già.

Gli addobbi natalizi sono comunque meravigliosi. Danno luce e piglio di

festa alla casa che, per quanto mi riguarda, sarà scapigliata anche sotto Natale. L’intento - disatteso in genere - è quello di mettere in ordine almeno i divani, il tavolino, la scrivania, l’angolo della stanza che - qui soffia un vento nipotesco - sembra un parco giochi domestico. Ma già so che sotto Natale ordine e pulizia non saranno una priorità. Sarà più impellente ricordare lo spirito dei Natali passati - quelli di quando ero piccina o neanche tanto piccina, ma avevo accanto chi non c’è più - e far rivivere quella sensazione di allegria condivisa, e affetto, calore, generosità e leggerezza un po’ a tutti.

Per questo, gli auguri strampallatissimi (sì, con due elle, perché dentro ci sono le palle da addobbo) che vorrei fare ai lettori del Quindicinale più che eleganza, avranno spensieratezza e amicizia. Quella vera.

Quella che da quarantadue anni lega questo periodico a chi ci segue, ci vuole bene, e chiude un occhio - a volte due - sui nostri refusi, sulle notizie accelerate o troppo sintetizzate, sulle manchevolezze o le scelte editoriali che magari spiazzano o piacciono sì, però.

Dopo gli eventi e le difficili situazioni che hanno segnato - forse ce ne rendiamo conto parzialmente - la nostra recentissima storia collettiva, cercare ritrovare, meglio - valori e esperienze

BUONE FESTE! FOCUS

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che orientino è quanto mai necessario.

E il Natale, coi suoi simboli e riti e tradizioni, è un riferimento da cogliere al volo, al bello.

Nell’ultimo numero dell’anno del Quindicinale lettori e abbonati troveranno quindi tante notizie e informazioni e riflessioni e finestre su questa ricorrenza, che è davvero glocale - tanto per usare una parola sgangheratella - che illumina le metropoli dei

cinque continenti e i piccoli borghi della Marca trevigiana, le hall dei palazzi e l’atrio nella nostra casa.

E veniamo agli auguri, che sono il cuore delle feste: la redazione del Quindicinale e di Oggi Treviso li rivolge con intensità e simpatia a tutti i lettori. Che per tutti sia un Natale bellissimo e che il 2024 porti gioia e amore. Soprattutto amore.

Emanuela Da Ros e la Redazione del Quindicinale

Giovedì 14 dicembre 2023 | 57 Il Quindicinale

FOCUS BUONE FESTE!

Il presepio è la mia vita Stefano De Nardo da oltre 50 anni cura la realizzazione del presepio del monastero di Sant’Antonio dei Frati Cappuccini di Conegliano, guidando un’equipe che da decenni crea meravigliosi scenari

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Il Quindicinale 58 | Giovedì 14 dicembre 2023

ra il 1965 quando i frati allestirono per la prima volta il presepio, con grandi statue, all’interno della chiesa dedicata a Sant’Antonio. In quegli anni il compianto fra’ Galdino, attivissimo e instancabile, girava la città e le vicinanze con le sue attività legate al monastero, intessendo relazioni umane e spirituali con i fedeli.

Conosceva la famiglia di Stefano De Nardo, in particolare il padre, e ammirava l’arte nel fare il presepe in casa.

Ad affiancarlo Stefano, cui a partire dal 1972 il frate chiese di allestire un presepe nel monastero insieme all’artista Gianni De Marchi.

In quell’anno nacque una tradizione che perdura ancora ai giorni nostri, da oltre 50 anni Stefano De Nardo studia, progetta, costruisce e ricostruisce il presepio, che cambia ogni Natale, mantenendo però l’ambientazione per tre - quattro anni.

L’attuale locazione, sotto la sala San Francesco, nasce nei primi anni Ottanta, quando padre Mario De Stefani, priore del monastero, decide di far costruire una nuova ala

verso sud. Sua è anche l’idea di un ipogeo per il presepio, mentre alla realizzazione partecipa la ditta edile Pradal, che offre il lavoro e la costruzione dell’ingegnoso doppio soffitto per aggirare il problema di impedimento della visione d’assieme che avrebbe comportato la serie di colonne davanti al presepe.

Ogni anno, Stefano e la sua squadra iniziano a pensare ad un nuovo allestimento, magari ispirandosi a simili esposti in altri luoghi; di certo, il modello primigenio è il presepe di Greccio, dipinto da Giotto nella basilica superiore di Assisi tra il 1295 e il 1299, e che illustra quello allestito con figuranti da San Francesco in provincia di Rieti.

Per prima cosa Stefano costruisce

BUONE FESTE! FOCUS Stefano De Nardo alle prese con i preparativi per il presepio dei Frati Capuccini

un modellino in scala 1:10 del presepe, ma la maggior parte delle volte il progetto iniziale subisce forti modifiche, perché in fase realizzativa ci sono molte difficoltà che via via si palesano.

I primi presepi, pur semplici e più piccoli, avevano una costruzione anche dell’ambiente, con le scenografie e i personaggi di contorno, fatti in gesso e polistirolo. Le tematiche sono state varie nel corso degli anni, sono rimasti famosi gli scenari inediti come il Giappone, il Polo Nord, la Persia e quello a tema marino, ma

Giovedì 14 dicembre 2023 | 59 Il Quindicinale

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Il Quindicinale 60 | Giovedì 14 dicembre 2023

anche quelli più tradizionali sono apprezzati.

La campagna veneta con i campi coltivati, le case coloniche e le dolci colline sullo sfondo, un ambiente familiare ai fedeli, che possono vedere proiettato nella loro quotidianità il miracolo della nascita di Cristo. Ma anche la montagna, con i tipici campanili tirolesi e le case con i tetti spioventi e le strutture in legno, un ambiente vacanziero, a ricordare che Cristo nasce in ogni luogo e in ogni luogo è presente.

E’ fondamentale la scelta di luoghi diversi, incontra spesso il favore dei visitatori, stupiti e incuriositi da quegli scenari, anche turistici, come le città di mare e specialmente Venezia, con i suoi archi a sesto acuto, il gotico fiorito e i palazzi che si specchiano sui canali.

Sono ambientazioni che, nel volgere di cinque decenni, hanno riscosso un successo clamoroso grazie alla capacità inventiva di Stefano e della sua squadra, sempre pronti a cimentarsi in nuove sfide; si legge in questo senso il desiderio di portare la Sacra Famiglia a Conegliano, infatti, per qualche anno la città del Cima diventa quinta di scena, che emoziona per i particolari curatissimi degli edifici rappresentati.

Negli ultimi due anni Stefano e il suo team hanno riportato ad est il presepe e gli scenari sono ritornati quelli del Vicino Oriente, deserti abbaglianti

e una serie di strette gole con edifici monumentali. Riconosciamo la bellissima Petra, capitale del regno dei Nabatei, ma anche le vie dei mercanti dell’antichità e le strade che collegavano l’Asia con Africa ed Europa.

La cura dei particolari, come sempre, è minuziosa, grazie allo studio delle murature originali e all’inventiva, che porta a mescolare tecniche del modellismo, antica passione di Stefano, con altre della decorazione: qui bisogna saper sagomare, disegnare e modellare, ma anche fare calchi e dipingere con tratto naturalistico le scenografie. Appare incredibile che un lavoro tanto professionistico sia svolto da volontari, ma la cifra della loro bravura sono gli anni spesi a fare, costruire, inventare e anche…sbagliare.

Ogni materiale è una sfida: polistirolo, polistilene, dash e legno, ma anche intelaiature in metallo e grandi scenografie dipinte a mano con cura certosina. Ma un presepe animato non è solo immagine, ci sono effetti sonori, musica e sfumature per alternare il giorno alla notte. Questo lavoro, un tempo assicurato da registratori e luci, ora è facilitato dall’uso di proiettori e computer che ripetono precisamente e a tempo ogni effetto.

L’acqua rimane un elemento fondamentale, la sua presenza, come le macchine ad azione meccanica in legno, sono le firme del lavoro di Stefano

BUONE FESTE! FOCUS Stefano De Nardo alle prese con i preparativi per il presepio dei Frati Capuccini

e dei suoi collaboratori. All’inizio le statue utilizzate venivano dalla Val Gardena, intagliate da un maestro scultore del legno, mentre ora sono opere di Mauro Marcato, un maestro del settore di Curtarolo che costruisce

e assembla ogni singola figura.

Anche quest’anno il presepe sarà inaugurato la notte del 24 dicembre e durerà sino alla prima domenica di febbraio.

Michele Zanchetta

Giovedì 14 dicembre 2023 | 61 Il Quindicinale

FOCUS BUONE FESTE!

Un Natale all’insegna delle crudité Tempo di radicchio: ecco tre idee natalizie firmate Armando Zanotto per portarlo in tavola con il pesce crudo

La tartare di salmone

Il Quindicinale 62 | Giovedì 14 dicembre 2023

Ingredienti per 4 persone: 200 gr di tonno (o salmone o branzino a seconda della ricetta) pulito dalle spine, dalla pelle, leggermente sciacquato nell’acqua salata di mare, sgocciolato e poi asciugato, tagliato a piccoli cubetti (abbattuto per una notte nell’abbattitore, al mattino posizionato nel frigo per essere poi consumato la sera; in mancanza dell’abbattitore potete farvelo preparare anche dalla vostra pescheria di fiducia), il sugo di mezzo limone, un cucchiaio di olio evo, pepe macinato al momento, sale, due cespi di radicchio rosso di Treviso tardivo (o dieci foglie di radicchio di Castelfranco, quelle al centro della rosa che sono le più buone; o 4 belle foglie di radicchio variegato di Castelfranco che, quello che si trova a metà della rosa, dolcemente lavate ed asciugate senza esser strappate) spuntati dalle cime e di parte della radice, tagliato a joulienne molto sottile, lavato ed asciugato, qualche chicco di melagrana, facoltativo.

TARTARE DI TONNO E RADICCHIO DI TREVISO Un accoppiamento felice per le nostre papille gustative che mescola il dolceamaro del radicchio con quel gusto del tonno inconfondibile. Procedimento: togliere il tonno dal frigorifero, conditelo con il succo del limone, l’olio e pepe e sale macinati al momento.

Mettete le foglie del radicchio in una coppa di vetro oppure in una ciotola col fondo con parti uguali di tartar di tonno, arricchito con qualche chicco di melagrana. Portate in tavola che mangiate insieme alle foglie di radicchio.

TARTARE DI SALMONE CON LE ROSE DI CASTELFRANCO Queste rose così predisposte per il salmone aggiungono una nota di gusto piacevole. Togliere il salmone dal frigorifero, conditelo con il succo del limone, l’olio e pepe e sale macinati al momento. Portate in tavola che mangiate insieme alle foglie di radicchio.

BUONE FESTE! FOCUS La tartare di tonno

La pinza della befana

Q

TARTARE DI BRANZINO ADAGIATO SULLA ROSA DI CASTELFRANCO Procedimento: togliere li branzino dal frigorifero, conditelo con li succo del limone, l’olio e pepe macinato al momento. Mettete le foglie del radicchio in una coppa di vetro oppure in una ciotola col fondo dove in parti uguali mettete la tartar di branzino, arricchito con qualche chicco di melagrana.

Portate in tavola che mangiate insieme alle foglie di radicchio.

uesto dolce è tradizionale e fortunatamente ancora presente nelle nostre tavole. Una volta era usanza assistere al falo’ della zona organizzati in occasione della befana, i cosidetti Pan e Vin, e assaggiare le sette qualità di pinza in esse offerte. Una consuetudine secondo gli anziani veneti di buon auspicio.

Qualcuno rispetta ancora oggi questa tradizione; ogni famiglia prepara le sue pinze speciali, ogni una con ingredienti diversi a seconda del luogo. C’è chi usa la zucca, chi non adopera il lievito, chi non mette l’arancio, chi non mette lo strutto e così via. Io vi svelo la ricetta della mia famiglia.

Ingredienti: 200 gr di farina di grano turco gialla, 200 gr di farina di frumento 00, 200 gr di burro, 1 uovo, 200 gr di zucchero, 350 gr di uvetta, 200 gr di fichi secchi, 1 bicchiere di latte, semi di finocchio a vostra discrezione, 1 bicchierino di grappa, 1 bustina di lievito, la buccia ed il succo dell’arancio, 1 pizzico di sale, vino.

Preparazione: disponete la farina a forma di fontana su un tavolo di marmo o su una spianatoia, unite il lievito, l’uvetta messa a bagno nel vino, i fichi secchi tagliati a pezzi, i semi di finocchio, la scorza dell’arancio grattugiata, la grappa, il succo dell’arancia, un pizzico di sale e l’uovo. Impastate il tutto per bene, versando del latte caldo in modo da rendere il composto bello morbido ed omogeneo. Foderate una teglia da forno con l’apposita carta da forno e versateci il composto.

Infornatelo a temperatura a 170 gradi per circa 1 ora. Per monitorarne la cottura introducete uno stuzzicadente, non appena lo stuzzicadente dovesse risultare asciutto, sapete che la pinza è pronta.

Questa pinza va servita fredda tagliata a fette e disposta su un bel piatto rotondo di ceramica.

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Giovedì 14 dicembre 2023 | 63 Il Quindicinale

FOCUS BUONE FESTE!

Veneto e Campania stretti attorno

In queste pagine: alcune scene del presepio di Villa dei Cedri di Valdobbiadene, curato da Maurizio Ruggiero e i suoi collaboratori

Maurizio Ruggiero racconta il presepe artistico di Valdobbiadene a Villa dei Cedri, dove un paesaggio da favola accoglie l’incontro tra due tradizioni lontane e ci insegna un rapporto genuino con quello che ci circonda

G

iunto alla quattordicesima edizione, la decima ospitata a Villa dei Cedri, il presepe artistico di Valdobbiadene continua a crescere, e grazie all’intuizione del suo ideatore Maurizio Ruggiero si prepara a celebrare un abbraccio più grande che mai tra la tradizione veneta

Il Quindicinale 64 | Giovedì 14 dicembre 2023

e quella campana.

Originario di Minori, sulla Costiera Amalfitana, docente in Veneto da più di vent’anni e da lungo tempo residente a Valdobbiadene, Maurizio è conosciuto come un grande animatore culturale del territorio, visto il suo impegno in prima persona tra musica,

spettacoli teatrali e appunto il presepe artistico visitabile a Villa dei Cedri.

Una tradizione ormai molto nota e apprezzata anche al di fuori dal comune, non solo per le sue ragguardevoli dimensioni che lo rendono uno dei più importanti del circondario, ma anche per l’inedito incontro tra gli scorci di Valdobbiadene, ricreati con incredibile precisione, e i ricordi della terra di origine del suo ideatore.

In vista della prossima inaugurazione che si terrà il prossimo 16 dicembre, l’anima di questo bellissimo progetto racconta cosa aspettarsi quest’anno e

BUONE FESTE! FOCUS

alla Natività

quanto impegno richiede mantenere viva questa tradizione, da cui un po’ tutti potremmo imparare il rispetto per il paesaggio.

Ormai il presepe artistico di Villa dei Cedri è una tradizione apprezzata e consolidata, ma voi ogni anno trovate nuove idee: quest’anno cosa c’è da aspettarsi?

Il titolo dell’edizione di quest’anno sarà “La tradizione negli occhi di un bambino”, e si riferisce a una scena che abbiamo deciso di inserire: un gruppo di nonni e genitori con figli in braccio che guardano verso il presepe, un modo per dire che questa è una tradizione che non può morire, deve continuare a trasmettersi di generazione in generazione. Poi ci sarà una visio-

ne più ampia del territorio locale, non solo Valdobbiadene e le sue borgate, ma anche Piazza dei Signori a Treviso e Piazza San Marco a Venezia. Al centro come al solito la Natività, questa volta inserita in un borgo medievale montano che si sviluppa in altezza e, mentre scendono dal cielo stuccato della Villa, sette bellissimi angeli che ci sono stati prestati dal maestro Antonio Sorrentino.

Anche quest’anno ci sarà quella caratteristica impronta campana che ha reso così unico il vostro presepe tra quelli proposti nel nostro territorio?

Si ritroverà la scenografia della Costiera Amalfitana, e poi nel blocco centrale quei riferimenti estetici al presepe napoletano del Settecento,

quello che nasce in concomitanza con la scoperta di Pompei e si riempie di rovine antiche che richiamano la caduta del paganesimo. Ma tipicamente napoletane saranno anche le scene di osteria e di vita popolare e l’architettura spontanea arroccata sulle montagne. Poi i meravigliosi angeli del maestro Sorrentino sono pezzi unici di alto artigianato che riproducono arte napoletana settecentesca, e vanno a sommarsi alle quattrocento statuine in terracotta di Nicola Moliterno che già avevamo.

Insomma sarà come al solito un bel pezzo di tradizione campana portata a Valdobbiadene.

E tutto attorno l’abbraccio del paesaggio veneto in un incontro che, grazie al tuo lavoro di ambasciato-

Auguri

di Buone Feste Viale della Vittoria , 132 - VITTORIO VENETO - 0438 551812 Giovedì 14 dicembre 2023 | 65 Il Quindicinale

FOCUS BUONE FESTE!

In queste pagine: alcune scene del presepio di Villa dei Cedri di Valdobbiadene, curato da Maurizio Ruggiero e i suoi collaboratori

re della Costa Amalfitana nel territorio del Prosecco, non è più improbabile. Il presepe è un modo quindi per celebrare tradizioni e paesaggi geograficamente distanti?

La nostra è, prima di tutto, una celebrazione della bellezza del paesaggio italiano. Il presepe mostra paesaggi immacolati, semplici, dove l’opera dell’uomo si sposa perfettamente con quella della natura. Un ritorno alla semplicità che esprime l’umiltà delle persone che popolano queste terre e educa alla bellezza e ci permette così di imparare a riconoscerla e rispettarla.

C’è un grande gruppo di lavoro dietro questo progetto?

In realtà siamo un piccolo gruppo

Il Quindicinale 66 | Giovedì 14 dicembre 2023

di volontari che si autofinanziano.

Iniziamo a lavorare al presepe verso settembre, poi man mano che ci avviciniamo a dicembre il lavoro diventa più intenso e spesso la sera si esce dal lavoro per venire qui a Villa dei Cedri a lavorare ancora, magari finendo alle undici di sera. Non siamo molti ma siamo affiatati e desideriamo fare un dono alla nostra comunità, per una questione di passione, di fede e di un pizzico di follia, che è necessaria per immaginarsi un presepe così grande!

Ricreate tutto da capo ogni anno?

Ogni anno costruiamo qualcosa di nuovo e ci possono arrivare anche dei prestiti come quest’anno, ma in realtà fortunatamente riusciamo a conservare e riadattare alle esigenze la maggior

parte del materiale di cui disponiamo.

Parliamo di circa cinquecento pezzi scenografici e quattrocento statuine in terracotta.

Senti che questo tuo grande progetto sta avendo successo? E cerchi di trasmettere questa tradizione alle nuove generazioni?

Sono partito da piccoli presepi realizzati prima per le scuole, poi per il comune, e via via fino alla decisione dell’amministrazione Fregonese di darci un piano di Villa dei Cedri.

Una scommessa vinta visto che nelle precedenti edizioni abbiamo quantificato poco meno di diecimila visite in due mesi. Per quanto riguarda le nuove generazioni, ho cercato di comunicare ai miei studenti que-

BUONE FESTE! FOCUS

sta mia passione personale, e loro si sono resi conto di quanto impegno c’è dietro, ma anche quanta pazienza. Quest’anno sono riuscito a coinvolgere una classe del Liceo Artistico di Montebelluna: con loro sto ricostruendo Piazza dei Signori a

Treviso vista da uno scorcio di Porta San Tommaso. Inoltre ho organizzato un laboratorio per bambini per insegnare a realizzare una tipica casa contadina delle colline trevigiane da utilizzare in un presepe.

Fabio Zanchetta

Giovedì 14 dicembre 2023 | 67 Il Quindicinale

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l benessere di ogni persona è una volontà, una ricerca di sé stessi e un obiettivo da raggiungere. Uno degli strumenti che abbiamo a disposizione è uno stile alimentare corretto e bilanciato, argomento sempre più oggetto di curiosità ma anche a rischio di interpretazioni offerte da persone non professionalmente qualificate. Proprio in prossimità delle festività natalizie, dove ci troveremo spesso in situazioni di convivialità e prelibatezze culinarie, iniziamo quindi a fare magari più movimento all’aria aperta e ad affidarci al consiglio di nutrizionisti, dietisti o colleghi farmacisti per indicazioni corrette su come comportarci a tavola ogni

giorno. In Farmacia al Meschio avete sempre la possibilità di consultarvi ogni giorno con i nostri dottori al banco o prendere appuntamento per una consulenza più approfondita.

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Emozioni uniche nel rispetto di mari e oceani

A Vittorio Veneto diventi un provetto sub

N

egli ultimi decenni, grazie ad attrezzature sempre più semplici ed affidabili, l’uomo ha potuto effettuare immersioni per i più svariati motivi: lavoro, studio, fotografia, immersioni ricreative. A Vittorio Veneto c’è una scuola di immersione affiliata all’Agenzia NADD dove è possibile approcciarsi al mondo del sub e seguire un corso riconosciuto a livello internazionale, al termine del quale viene rilasciato un brevetto per le immersioni. La scuola, con sede a Serravalle, conta diversi istruttori e guide subacquee, ha all’attivo una trentina di soci ed è impegnata tutto l’anno con lo svolgimento di corsi a tutti i livelli.

“Vittorio Veneto Sub nasce nel 1991 grazie alla passione del mare di quattro amici – racconta Carmine Alfieri, uno dei soci

informazione pubblicitaria

– e offre la possibilità di effettuare immersioni in posti straordinari. Non servono particolari doti fisiche, né saper nuotare”. La scuola è inoltre abilitata nel rilascio di brevetti a persone con disabilità fisiche, anche gravi. I corsi si svolgono a Serravalle per la parte teorica, mentre esercizi e allenamenti vengono svolti nella piscina di Belluno, che è profonda 5 mt.

Durante l’anno, poi, sono diverse le uscite che la scuola organizza con i propri soci alla scoperta dei fondali più belli, sia in Italia che all’estero. La sede è aperta al pubblico ogni venerdì dalle 21.00

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L

a passione per il buon cibo è affare di famiglia… Famiglia Renosto!

Era il lontano 1965 quando Gioconda e Carlo hanno dato vita, a Resera di Tarzo, all’osteria di famiglia, che nel giro di pochi anni si è trasformata in Trattoria Da Carlo, un locale con cucina dove i piatti strizzano l’occhio alla tradizione culinaria veneta, facendo risaltare al massimo, sotto il palato, ingredienti di prima qualità quasi totalmente fatti in casa e coltivati entro un chilometro dalla trattoria. Grazie agli insegnamenti di mamma e papà, la figlia Katia è oggi alla guida dell’attività, aiutata da Dennis e dalla sorella Luigina nella gestione e preparazione delle specialità: “Proponiamo da sempre una cucina casalinga molto semplice – raccontano – fatta di pasta fresca fatta in casa, insaccati di nostra produzione, verdure di stagione dell’orto di mamma Gioconda, farina e patate provenienti da una realtà locale e tanta carne alla griglia che cuciniamo sul suggestivo caminetto al centro della sala”.

Le specialità non mancano neanche a fine pasto, con l’”Erba Luisa”, una grappa aromatizzata preparata in casa e lo squisito gelato alla vaniglia con uvette sotto grappa.

Aperta a Natale con menù fisso e anche all’ultimo dell’anno per una cena in cui la stagionalità la fa da padrone, Trattoria Da Carlo è il luogo ideale per godersi la tranquillità tra i colli di Tarzo.

Trattoria da Carlo Via Resera 61, Tarzo (TV) | Tel 0438 586894

Giovedì 14 dicembre 2023 | 69 Il Quindicinale

RUBRICHE & WEB IL CIBO: LA PRIMA MEDICINA

I

Problemi Sociali a cura di Michele Cais

ppocrate, medico greco (famoso per i suoi metodi di ricerca e cura) nato nel 450 a.C., padre della medicina, diceva che il cibo è il più potente farmaco a disposizione dell’uomo. “Per questo sono convinto - diceva - che una efficiente terapia è quella che si pratica in cucina”. Dieta, in greco, significa “stile di vita”. Nel mondo aumentano cardiopatie, diabete e tumori, e oggi si parla tanto del riscaldamento globale che è un’enorme minaccia, ma non parliamo abbastanza di un’altra grande e concreta minaccia che è quella dell’assistenza, che sarà sempre più ingovernabile.

Recentemente è comparsa sulla stampa la notizia di una ricerca eseguita nel Regno Unito i cui risultati dimostravano come il regolare consumo di yogurt fosse associato a un minore rischio di sviluppare il diabete. Risultati di questo genere sicuramente suscitano grande interesse tra il pubblico. Da qualche tempo ad esempio, lo yogurt è pubblicizzato

come un mezzo per ridurre il colesterolo e aiutare la flora intestinale. Che le verdure (fresche) debbano essere alla base di un’alimentazione sana è stato ripetuto all’infinito. La verdura assicura un buon apporto un buon apporto di vitamine, sali minerali e fibra (quest’ultima importante per la regolarizzazione delle funzioni intestinali, e ridurre l’assorbimento di grassi e zuccheri).

Quella dell’effetto protettivo della yogurt nei confronti del diabete è un’altra delle tante osservazioni concernente le proprietà degli alimenti. E non è, ovviamente l’unico esempio.

Una riduzione del rischio del diabete è stata anche associata al consumo del caffè. Come noto questa bevanda, tanto cara alla nostra tradizione, contiene caffeina, ma anche altra sostanze il cui ruolo benefico sullo organismo è ancora in fase di studio. Come tutti i farmaci però anche l’alimentazione non può fare miracoli e va utilizzata con parsimonia e attenzione.

Pensioni: l’aumento 2024

C

i sarà l’aumento delle pensioni per il prossimo anno?

L’indice basato sulla variazione percentuale degli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, rilevata dall’Istat in via definitiva nei primi nove mesi del 2023 e stimata per l’ultimo trimestre si discosta poco dal 5,6% utilizzato nel disegno di Bilancio 2024. L’indice provvisorio di rivalutazione dei trattamenti pensionistici nel 2024 sarà pari al 5,4% il meccanismo di adeguamento dei trattamenti pensionistici alla variazione del costo della vita sarà analogo a quello utilizzato quest’anno. L’aumento del 5,4% sarà riconosciuto solo ai pensionati che ricevono fino a quattro volte il minimo, mentre per valori superiori l’adeguamento si ridurrà sempre più.

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ei solito andare a fare camminate in montagna, sei un appassionato di pietre e minerali, ma alle volte è difficile identificarle?

Da oggi con Rock Identifier basterà fotografarle e scoprirai in che pietra ti sei imbattuto nella tua classica escursione domenicale o magari ti farà capire che tipo di gemma è quella incastonata nei tuoi gioielli.

Questa applicazione è gratuita e disponibile al download negli store di smartphone Android e iOS. E’ completamente in italiano e presenta un’interfaccia semplice e intuitiva. Dopo averla installata e avviata potete iniziare a fare le vostre ricerche e troverete delle schede dettagliate e completa per più di mille rocce e minerali.

Viene specificato il tipo di pietra o minerale, la sua formula chimica, il grado di durezza, il colore e la presenza di proprietà magnetiche. Proseguendo,

Il Quindicinale 70 | Giovedì 14 dicembre 2023

in basso della stessa scheda, trovate i minerali appartenenti allo stesso gruppo minerale, una galleria di immagini della pietra in questione, una mappa con le località dove ci sono maggiori concentrazioni.

Tornando alla homepage dell’app troviamo interessanti video e diversi articoli per comprendere come identificare i diversi minerali ad occhio nudo.

Nella barra in basso trovi infine il tasto che ti permette di accedere alla funzionalità più importante dell’applicazione ovvero quella dell’identificazione diretta della pietra tramite la fotocamera del tuo smartphone.

Ti basterà inquadrare la pietra e scattare la foto, Rock Identifier identificherà la pietra e ti porterà sulla scheda per conoscerne le sue proprietà.

Se vuoi saperne sempre di più sulle pietre e sui minerali perché ti appassionano, quest’app fa proprio per te.

RUBRICHE & WEB TRA SEXYTOYS E SMARTPHONE W I SEX TOYS I Sex Toys potrebbero essere prescritti per curare alcune patologie femminili?

Dall’analisi di una serie di studi si dimostra come l’auto erotismo abbia dei benefici sulla salute perineale della donna anche e soprattutto con l’utilizzo dei sex toy.

E’ stato dimostrato che i vibratori risultano addirittura terapeutici per rinforzare il pavimento pelvico. Finalmente a livello culturale qualcosa sta cambiando. Il processo di evoluzione della società fa sì che pian piano l’autoritarismo femminile diventi proprio un oggetto di ricerca. Nello specifico è stato un gruppo di specialisti in medicina pelvica e chirurgia ricostruttiva che si occupa di pazienti sempre con patologie pelviche molto complesse come anche i disturbi del tratto urinario e altre disfunzioni del pavimento pelvico a studiare proprio i vibratori.

Valutati i benefici sono stati trovati 18 studi, un campione ancora piccolo di pazienti ma che ha posto le basi per fare delle affermazioni.

Come quella di definire i benefici sul dolore sessuale della terapia vibratoria attraverso i sex toy vibranti, anche

come rinforzo del pavimento pelvico e miglioramento dell’orgasmo.

SEMPRE AL TELEFONO? Situazione critica. Lui/lei sta sempre al telefono e oltre che ripetergli/le di non farlo non sappiamo più cosa fare.

Questa cosa vi urta i nervi soprattutto mentre digita compulsivamente sui ta-

sti del cellulare, o al ristorante ascolta i messaggi vocali oppure controlla non si sa bene cosa. Qualcuno ha addirittura due cellulari. Dunque la prima cosa da fare è esprimere il dolore che ti sta causando. Potrebbe rendersi conto di quanto ti sta influenzando la perdita di interesse nei tuoi confronti e la scelta del cellulare alle vostre conversazioni.

Digli/le chiaramente come ti fa sentire quando lui/lei trascorre così tanto tempo con il telefono.

E’ stato dimostrato che la dipendenza da smartphone può portare all’isolamento vero e proprio e di conseguenza peggiora sia l’umore che la qualità della comunicazione e della relazione.

Viene detta Internet addictions la dipendenza dal cellulare. La paura di perdersi qualcosa, l’ansia di essere tagliati fuori da ciò che sta succedendo nel mondo.

E poi c’è un’ossessione verso ciò che stanno facendo gli altri. Insomma colmare un vuoto interiore in modo sbagliato. Una dipendenza che è alla base di tutte le dipendenze. E dei litigi.

Ma è molto semplice risolvere il problema. Darsi delle regole e rispettarle, pena una punizione decisa insieme.

Tabù a cura della dott.ssa Fanni Guidolin Consulente Sessuale Specialista nella riabilitazione delle disfunzioni pelvi perineali Enterostomista

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RUBRICHE & WEB IL CUORE ROSSO CHE PORTA FORTUNA AGLI INNAMORATI

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il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

o sai che a Venezia c’è un cuore rosso di pietra che porta fortuna agli innamorati, per trovarlo bisogna andare nel Sestiere di Castello nel Sotoportego dei Preti.

Dietro a questo cuore c’è una leggenda un po’ particolare che narra come in quel luogo abitasse un giovane pescatore. Una notte mentre tornava dalla pesca trovò impigliato, nelle sue reti, una sirena; la trainò a riva. Lei disse di chiamarsi Melusina. I due parlarono per molte notti e finì che si innamorano e decisero di sposarsi. La sirena però si fece promettere che non si sarebbero mai visti di sabato prima del matrimonio. Il pescatore accettò, ma preso dalla voglia di vedere la sua amata, un sabato si recò in riva per vederla e trovò un serpente. Il serpente allora raccontò di essere Melusina colpita da un maleficio, dal quale si sarebbe liberata con il matrimonio. I due si sposarono ed ebbero tre figli, ma Melusina morì giovane e il pescatore rimase solo con i tre figli da mandare avanti.

Tuttavia, ogni volta che il pescatore tornava a casa la trovava completamente sistemata. Per capire chi lo aiutasse una sera tornò a casa prima e vi trovò un serpente in cucina, che uccise per lo spavento. Da quel momento la casa non fu più messa in ordine e solo

allora egli capì che il serpente era l’anima della sua sirena che tornava ogni giorno per aiutarlo. In ricordo di questi grande amore fu messa appunto nel Sotoportego dei Preti la pietra rossa a forma di cuore che, se toccata, si dice che porti fortuna agli innamorati.

LE PREGHIERE DELLE MONACHE PER I DESIDERI DEI FEDELI

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La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

A destra: la chiesa dei Santi Fermo e Rustico a San Giacomo di Veglia

a chiesa dei Santi Fermo e Rustico a San Giacomo di Veglia chiude l’abitato a sud, poco distante dalla parrocchiale del paese. Nacque come cappella gentilizia della villa di campagna dei conti Calbo – Crotta, originari della Lombardia e patrizi della Serenissima dalla metà del XVI secolo, quando divennero gestori delle ricche miniere della Valle Imperina nell’Agordino.

La prima fonte che ne parla è del 1646, ma a quel tempo era ricordato solo San Fermo, infatti, San Rustico venne aggiunto solo nel 1738.

Ci sono diverse ipotesi sull’origine della dedicazione, la più accreditata è che fossero due martiri cristiani nordafricani, vissuti verso la metà del III secolo d.C. e morti durante le persecuzioni degli imperatori Decio e Valeriano. E’ interessante come, a poca distanza, sia presente la medesima dedicazione ad una chiesa nella piccola frazione di via dei Soldera, sulle colline ad ovest di Carpesica.

L’edificio attuale fu ricostruito dopo

Il Quindicinale 72 | Giovedì 14 dicembre 2023

il bombardamento della notte del 29 aprile 1945, durante il quale le truppe tedesche lo rasero al suolo. Su iniziativa condivisa, subito dopo la guerra si iniziò a pensare al nuovo oratorio, che venne consacrato il 29 aprile 1953, esattamente otto anni dopo la distruzione, alla presenza del paese, delle autorità civili ed ecclesiastiche con il vescovo Zaffonato.

L’abside venne decorato con un grande affresco dal pittore Elio Casagrande

di ispirazione rinascimentale: una Madonna in trono circondata da angeli, insieme ai martiri Rustico e Fermo, con le palme in mano, che rappresentano il martirio. Le monache di clausura del vicino convento cistercense dei SS. Gervasio e Protasio sono legate a questo luogo, infatti, in un angolo della chiesa una cassettina raccoglie i pizzini con i desideri del cuore dei fedeli, cui le religiose dedicano preghiere affinché si avverino.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

cultura, arte & spettacolo

ANTHONY MORGAN’S INSPIRATIONAL GOSPEL CHOIR OF HARLEM

Giovedì 21 dicembre, 21:00 Conegliano, teatro Accademia The Inspirational Choir of Harlem di Anthony Morgan è un gruppo dal sound versatile, che spazia dal Gospel, Jazz, Pop, al R&B, che esprime attraverso il dono della voce e della musica. È nato sotto la direzione di Anthony Morgan, un artista di grandissimo talento, che pazientemente ed accuratamente ha selezionato alcune delle voci più uniche di New York. I membri dell’ICH hanno suonato nei più importanti cori gospel al mondo ed hanno partecipato a varie produzioni discografiche e cinematografiche e hanno condiviso il loro talento con nomi importantissimi della musica Gospel e R&B mondiale come Ike & Tina Turner, Stevie Wonder, Diana Ross, Aretha Franklin, Yolanda Adams, Cindy Lauper, Gladys Knight, Bono & U2.

Biglietti: www.ticketone.it Info: 800 188603,www.scoppiospettacoli.it

ABSTRACT

GIORGIO DE CHIRICO

NATALE IN PROVINCIA

La mostra “Giorgio de Chirico. Metafisica continua”, in programma a Palazzo Sarcinelli fino al 25 febbraio, porta, per la prima volta, un nutrito gruppo di capolavori del Maestro italiano nella città di Conegliano. Le prestigiose stanze rinascimentali di Palazzo Sarcinelli rappresentano la cornice architettonica ideale per l’esposizione delle opere di un artista che ha sempre saputo confrontarsi originalmente con il passato artistico italiano.

La mostra riserva un ampio focus alla stagione neometafisica (1965-1976 ca.) – di cui Fondazione de Chirico possiede la più importante e completa collezione al mondo – in cui l’artista torna a elaborare i temi che popolavano le opere del primo periodo metafisico (1910-1918).

Oltre a presentare i motivi più noti, i prestiti selezionati metteranno in evidenza la gamma di tecniche in cui si è cimentato il maestro: pittura, disegno, acquerello, scultura e litografia.

Info: www.artikaeventi.com/dechirico

Nella Marca Trevigiana sono iniziati i festeggiamenti per il Natale: sono tantissimi gli appuntamenti e gli eventi organizzati in tutta la provincia.

Anche quest’anno sarà un tripudio di luci, casette, attrazioni, mercatini e festeggiamenti per il Capodanno in piazza. Per questo OggiTreviso ha creato il focus “Natale di Marca”, con tutti gli eventi natalizi a Treviso, Castelfranco, Conegliano, Mogliano, Montebelluna, Oderzo, Quartier del Piave e Vittorio Veneto. Ma non è tutto: all’interno dello speciale, infatti, ci saranno anche notizie, curiosità e appuntamenti da tutto il Nordest, soprattutto per quanto riguarda i mercatini. Natale di Marca è dedicato a tutti gli appassionati del Natale, o anche a chi vuole sapere com’è possibile trascorrere qualche ora di relax, magari facendosi una pattinata sul ghiaccio o un giro sulla ruota panoramica. Il focus verrà costantemente aggiornato.

Lo trovate qui: www.oggitrevisofocus.it/ nataledimarca2023

Fino al 25 febbraio 2024 Conegliano, Palazzo Sarcinelli

Periodo Natalizio Provincia di Treviso

Inquadra il codice QR per consultare tutti gli eventi natalizi della provincia!

Giovedì 14 dicembre 2023 | 73 Il Quindicinale

RUBRICHE & ANNUNCI INVOLTINI DI SPECK CON ZUCCA, RUCOLA, MOZZARELLA Ingredienti per 4 persone: 12 fette di buon speck, 200 gr di polpa di buona zucca cotta in forno e passata al setaccio, 100/150gr di rucola selvaggia, 2 piccole mozzarelle di bufala, pepe verde.

In cucina con Armando Zanotto

Preparazione: Componete un involtino per volta, prendete 3 fette di speck ed adagiatele su di una teglia, avvicinarle una con l’altra, copritele leggermente con la crema di zucca, le foglioline di rucola strappata, la mozzarella a piccoli pezzettini, una macinata di pepe verde.

Avvolgete con cura lo speck a forma di involtino e così procedete con gli altri. Disponete su 4 piatti con un leggero specchio di crema di zucca con foglioline di rucola.

Portate subito in tavola.

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

Narrano le cronache che Dante e Giotto s’incontrassero a Padova sui ponteggi della Cappella degli Scrovegni, nota famiglia padovana di usurai (uno, Reginaldo, viene collocato dal poeta fiorentino nel settimo cerchio dell’Inferno). Si racconta che, invitato a casa del pittore, Dante notasse la bruttezza dei figli e in modo provocatorio e inelegante chiedesse: “Maestro, come mai voi fate immagini così belle di persone lontane da voi e invece così brutte di chi vi è vicino?” Gli rispose Giotto in modo guascone: “Quia pingo de die, sed fingo de nocte”: perché dipingo alla luce del giorno e scolpisco nel buio della notte. Vero o falso l’aneddoto, mai risposta fu così felice.

ANNUNCI

Vittorio Veneto. Zona Centro - Rustico di 200 mq diposto su due livelli da trasformare in abitazione. L’immobile è situato in centro città comodo a tutti i servizi e grazie al proprio giardino gode di privacy e tranquillità grazie ad una posizione appartata. Informatevi in agenzia e visitate l’immobile per capire la potenzialità e il risultato di questo acquisto. Euro 90mila. Agenzia C’è Casa, via Rizzera 407, Vittorio Veneto. Tel 0438 57774.

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Periodico di informazione, cultura e tempo libero Iscritto al n. 480 del registro stampa del tribunale di Treviso il 17/12/1981 e al n. 3086 del registro nazionale della stampa il 24 /04/1991 Editoriale il Quindicinale srl .

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Il Quindicinale 74 | Giovedì 14 dicembre 2023

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393.1547873.

ISSN 2784-9716

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