Il Quindicinale 1077 - 14 novembre

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I fatti, le idee e i personaggi

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PRIMO PIANO

Manager per passione (e umiltà) La prestigiosa rivista Forbes l’ha inserito tra i 100 migliori top manager italiani per il 2024, ma con lo stile e la compostezza che lo caratterizzano lui si smarca dall’ovation di congratulazioni. “A Vittorio Veneto - commenta - mi conoscono soprattutto come il marito di 'Antonella (Caldart, ndr)' ”. Incontro con Gianni Zoppas, che ha lavorato con (non “per”) imprenditori e personaggi del calibrone di Luciano Benetton, Gianfranco Zoppas, Giancarlo Zanatta,

di Emanuela Da Ros

G

iovanni o Gianni? Zoppas Il nome di battesimo è Giovanni, ma tutti mi chiamano Gianni.

La rivista Forbes ti ha inserito tra i 100 migliori top manager d’Italia per il 2024. Già l’etichetta “top manager”, il ruolo così definito, ti mette al vertice, con connotazioni “di punta”, che sembrano alludere a un’ascesa, una scalata ma, appunto, soprattutto una cima che in qualche modo influenza - da un punto di vista privilegiato? - la prospettiva dello sguardo, dell’operare. Essere poi uno dei 100 top manager acuisce di più la sensazione …che dovresti

Diego Della Valle, Oliviero Toscani, Flavio Briatore… senza mai perdere di vista le sue radici (mantiene l’accento de Vittorio pure quando parla in inglese…).

E senza mai (o quasi mai) indossare la cravatta. In quest’intervista racconta le sue scelte, ricorda gli insegnamenti dei prof del Flaminio (e promuove il liceo classico) e, come se fossero suggerimenti, regala tanti consigli preziosi. Uno tra tutti: “mai fare piani, meglio pianificare”…E risponde proprio a tutto. Anzi, no provare o magari quella che altri provano quando si relazionano con te. Che cosa vuol dire per te questo titolo? E questo riconoscimento?

Vedere riconosciuta la propria professionalità fa chiaramente piacere, ma se si usa il paragone dell’essere “sulla cima”, bisogna sempre considerare che su quella cima ci si deve essere arrivati. E arrivarci, per chi non viene calato dall’alto, è un esercizio continuo di focalizzazione e tenacia, fatto di momenti esaltanti e di passaggi deprimenti: insomma, la vita…La cosa importante è agire sapendo, come diceva Churchill, che “il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti”. In tutto questo, se si ha ben presente la fragilità di quello che siamo, non c’è spazio per l’arroganza: essere semplici è la normalità, nella coscienza che da soli non si va molto lontano.

Hai frequentato il liceo classico Flaminio a Vittorio e poi la Bocconi a Milano. Dalla piccola città alla metropoli (patinata). È stato difficile? La formazione a Milano ti ha

cambiato? Eppure, ascoltando le tue interviste, a parte la pacatezza, la semplicità, l’umiltà nel proporti - che apparentemente stride con l’immagine “canonica” del top manager - si avverte che hai mantenuto la dizione veneta, anzi vittoriese, pure quando ti esprimi in inglese.

Che sei rimasto ancorato alle tue radici. Sono così forti? l’appartenenza alla tua terra d’origine la senti tenacemente? E qual è il più bel ricordo che hai del Flaminio?

Aver potuto frequentare un liceo classico lo considero il più grande privilegio avuto nella mia formazione culturale. Aver frequentato il Flaminio, con i suoi “mitici” professori - ne cito uno per tutti: don Mario Possamai - è stato qualcosa in più: è stato come avere a disposizione una biblioteca “parlante” di altissimo livello. E i più bei ricordi hanno proprio a che fare con le lezioni di alcuni di questi insegnanti: come scordare le origini della tragedia greca spiegate dal prof Sorge o la poetica del Pascoli nelle parole del prof Toffoli o la descrizione del tempio greco nella visione quasi onirica del

Gianni Zoppas

Giovedì 14 novembre 2024 | 5 Il Quindicinale

PRIMO PIANO

Gianni Zoppas con la famiglia

prof Possamai? Momenti irripetibili…

Passare da Vittorio Veneto a Milano, alla fine degli anni ’70, ha avuto le sue complicazioni che però, tutto sommato, sono state una palestra. Erano anni di grande fermento politico e sociale e chi, come me, ha avuto la possibilità di coniugare tutti questi incredibili impulsi con una formazione universitaria di primo livello ne ha tratto spunti importanti, una vera lezione di vita.

Lezione di vita che recita: non tradire le tue origini, ascolta più che puoi e sii umile (umile, non remissivo). Non è scontato, non è facile, non sempre ci si riesce: è un esercizio quotidiano.

Dopo aver lavorato per le più importanti aziende multinazionali, ora sei Ceo di Tecnica Group spa, società che ha sede a Giavera del Montello, di proprietà della famiglia Zanatta.

In che cosa consiste il tuo lavoro?

Il gruppo di cui sono AD fa più di 500 milioni di fatturato e conta su circa 4000 dipendenti, annovera tra i suoi marchi Moon Boot, Nordica, Tecnica, Blizzard, Rollerblade e Lowa.

L’obiettivo del mio lavoro è definire e gestire la strategia del gruppo: il posizionamento dei marchi sul mercato, l’offerta di prodotto, l’organizzazione dell’azienda. Come sono solito dire il mio è l’ufficio che si occupa di risolvere i problemi, più o meno grandi, per riuscire a rendere le nostre attività delle attività di successo. Fare questo implica “decidere” e decidere è la cosa più difficile che ci sia, ma anche la più gratificante.

Il Quindicinale 6 | Giovedì 14 novembre 2024

Sei ritenuto uno dei migliori top manager per la lunga carriera, ma forse soprattutto per i successi più recenti: dopo la pandemia le aziende che seguivi hanno avuto una crescita esponenziale in termini di fatturato e addetti. Controcorrente rispetto ad attività che invece, a causa del Covid, sono entrate in crisi. Te l’aspettavi? O è stata una sorpresa anche per te? Oltre al talento manageriale, quali elementi contribuiscono al successo professionale? l’intuizione? la fortuna?

Raggiungere risultati di successo non è qualcosa che ci si può aspettare o meno: è piuttosto qualcosa che si deve pianificare in modo adeguato.

Si valutano il contesto (i mercati) e l’organizzazione che si ha a disposizione (le donne e gli uomini che compongono un team fanno la differenza) e si definiscono gli obiettivi (e questo è l’esercizio più complesso), sapendo comunque che i piani sono fatti per essere disattesi e che solo chi riesce a rimodularli nei modi e nei tempi giusti può avere successo. I piani non servono, serve pianificare…Una parte la gioca anche la fortuna ma, come diceva un mio vecchio capo, “la fortuna è una questione di carattere”.

Hai 66 anni: alcuni dei tuoi compagni di scuola o amici pensano alla pensione. Tu? Fino a quando pensi di lavorare? E quante ore lavori in genere? E, ancora, come ti distrai?

In realtà io sono già tecnicamente un pensionato, ma finchè mi diverto ho il

privilegio di poter continuare a fare un lavoro bellissimo che mi permette di stare a contatto con le persone e con i fatti del mondo. Il mio lavoro, poi, è fatto più di qualità che di quantità: per fortuna il mondo del workaholism (“drogati” di lavoro, ndr) è finito da un pezzo…

Il “negozio”, infine, richiede anche “l’ozio” ed il mio consiste nel pensare e leggere oppure leggere e pensare: mi piacciono molto la saggistica, di vario genere: da quella storica a quella politica/filosofica, ma anche il suo posto ce l’ha anche un po’ di poesia.

Passo indietro. Gianni da piccolo che voleva fare? che passioni aveva?

Perché hai fatto il classico? Spinto dai genitori o dagli insegnanti? E poi perché Economia politica?

Da piccolo non avevo dei sogni particolari per il mio futuro: ero una forza della natura ed ero concentrato sul combinarne di tutti i colori, avendo avuto la più classica delle infanzie tra l’oratorio (il Convento dei Frati di san Francesco) e le infinite giornate trascorse nella “piazzetta” sotto casa.

Quindi il Liceo Classico: per chi voleva seguire una formazione generale e amava poco le materie scientifiche, era la scelta obbligata. Questa è una cosa che oggi mi fa sorridere perché all’università, tra Matematica generale e finanziaria, Statistica e Ricerca Econometrica ho fatto più di 10 esami a carattere quantitativo e anche con ottimi risultati. È la forza di un liceo classico: impari che con il giusto metodo niente è impossibile, si può fare tutto.

Quando è stato il momento di decidere quale Università frequentare, sapevo per certo che Medicina non era fatta per me: avevo visto i tomi di Anatomia che aveva dovuto sorbirsi mio fratello Marco. Avevo anche voglia di andare oltre Venezia e Padova, i classici luoghi dello studio universitario dei vittoriesi. Milano quindi era perfetta e a Milano c’era questo corso di Economia Politica il cui solo nome mi affascinava. E così a settembre del 1977 mi sono trasferito a Milano.

Hai sposato Antonella Caldart: vi siete innamorati tra i banchi del Flaminio? Con lei hai avuto due figli, Tommaso e Giacomo. Quanto ha contato avere Antonella come compagna di vita? Quanto è importante la famiglia?

Ho conosciuto Antonella, mia moglie (anche se a Vittorio Veneto sono io

PRIMO PIANO suo marito…) nel 1980 quando ero già all’università. Allora è nato il nostro sodalizio: lo chiamo così perché l’amore, se non ha un progetto, penso duri poco…e dopo tanti anni siamo ancora assieme e crediamo entrambi che la famiglia abbia un valore fondamentale. La vita non è rose e fiori e avere un luogo dove si può essere sinceri sino in fondo, senza remore è il presupposto per riuscire a superare le difficoltà e le asperità, cercando di vivere in modo sereno ed equilibrato.

Abbiamo due figli sì: Tommaso, laureato in Giurisprudenza, vive in Sardegna e fa l’imprenditore nel mondo dello sport velico, e Giacomo, laureato in Medicina, vive a Ferrara dove si avvia a diventare uno psichiatra.

Grazie al tuo ruolo hai avuto in passato e tuttora hai a che fare con personaggioni di spicco (Del Vecchio, Benetton, Della Valle…), e con situazioni, ambienti professionali internazionali. Come ci considerano all’estero? Come vedi l’Italia di oggi?

Nel corso della mia carriera ho lavorato con imprenditori e personaggi famosi (Luciano Benetton ed i suoi fratelli, Gianfranco Zoppas, Giancarlo Zanatta, Diego Della Valle, Renzo Rosso, Gildo Zegna ma anche Oliviero Toscani, Flavio Briatore…e tanti altri, anche stranieri, alcuni magari meno conosciuti ma altrettanto importanti, come monsieur Arnault, per dirne uno) e da tutti ho imparato qualcosa di particolare ma in tutti ho trovato qualcosa di simile: non c’è risultato che si possa raggiungere senza coerenza, applicazione e passione.

Il contesto nel quale ho lavorato è sempre stato quello internazionale e devo dire che mentre noi italiani siamo molto considerati nella nostra singolarità (in particolare per un’innata capacità di risolvere pressoché qualunque problema) il nostro Sistema Paese all’estero è visto come molto debole.

Qualcosa è stato fatto negli ultimi anni per ovviare a questa debolezza ma siamo ancora incapaci di presentarci all’estero come “Paese”, siamo ancora vittime del nostro campanilismo regionale o locale. E quello che vedo ancora oggi non mi lascia sperare in un cambio di rotta.

Nel tuo lavoro, anche in prospettiva futura, evidenzi l’importanza della sostenibilità e forse della solidarietà. Che pensi di una società dove invece accoglienza significa spesso

reclusione, respingimento? dove è considerato un reato soccorrere le scialuppe in mare? dove è reato universale la maternità surrogata, dove la violenza entra quotidianamente nella cronaca e dove continua a esserci un divario sempre più forte tra ricchissimi e poveri…Insomma hai fiducia nel futuro, nelle persone?

Senza fiducia non esiste futuro: questo semplice assunto viene messo a dura prova ogni giorno. Personalmente ho una grande fiducia e una grande considerazione dei giovani, ai quali ho sempre cercato di dare spazio per esprimersi. Allo stesso modo non credo nelle “quote rosa”, che mi sanno molto da autolavaggio delle coscienze; credo invece nel dare pari opportunità a chi ha conoscenze e competenze. Nelle aziende nelle quali ho avuto ruoli direttivi, giovani e donne hanno sempre trovato spazio per ruoli coerenti con le loro capacità.

Ci sono anche temi più genericamente sociali con i quali ci confrontiamo giornalmente (l’immigrazione, il welfare, il supporto alla maternità…): può sembrare incredibile ma oggi la richiesta di risposte e la loro mancanza cronica è tale che è alle aziende che viene chiesto di supplire svolgendo un ruolo di “privato sociale” sempre più importante.

Noi, come aziende private, stiamo già facendo e possiamo fare ancora molto ma abbiamo bisogno di muoverci all’interno di una visione “di sistema” che in molti casi è assente e che a volte non considera neppure il sano realismo, al di là dell’eventuale matrice valoriale.

Un esempio: il tasso di natalità anche in Italia è in picchiata: per alcune mansioni non si trovano operatori, la

sostenibilità del nostro sistema pensionistico è su una via a dir poco critica…

Piaccia o meno, la decrescita felice è utopia, perché a chi deve mangiare e scaldarsi e magari godere di un po’ di felicità, non si possono offrire come alternativa la bellezza dell’alba e del tramonto. E quindi? Quindi bisogna uscire, ad esempio, dagli stereotipi dell’immigrato irregolare portatore di problemi, da quello dei giovani scansafatiche, del fastidio per le donne che vogliono avere dei figli, per entrare in una visione realistica fatta di obiettivi e regole da definire e far rispettare.

Mi permetto - a ragion veduta, credimi - una critica al nostro sistema Paese: troppi obiettivi e poche priorità, troppe regole e pochi controlli, tanti proclami ma poca certezza della pena…

Ultimissime domande - e capirai perché sono in coda (e perché sotto la coda nascondo la testa) -: nelle foto ufficiali non hai mai la cravatta.

Non è un po’ il segno distintivo del manager? E - infine - quanto guadagni?

L’abito non fa il monaco: la cravatta, grazie a Dio, oggi non è più uno status symbol ma solo un accessorio che si indossa, se è il caso, per piacere personale o per educazione. In generale, per strano che possa sembrare, il mondo è sempre meno sensibile all’apparenza e sempre di più alla sostanza: e questo, sia pure con tutte le sue contraddizioni, è qualcosa che ci stanno insegnando i ragazzi della generazione Z. Meno chiacchiere, meno simboli e più coerenza e sostanza.

Ogni tanto però anche il monaco indossa l’abito: quando incontravo monsieur Arnault, la cravatta la indossavo anch’io! e ne ho anche di belle…

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Gianni Zoppas in azienda

La copertina di Forbes dedicata ai Top manager

Il Quindicinale

NOTIZIE DALLA MARCA

Ti rottamo l’auto

L

a Regione Veneto ha lanciato il Bando Auto 2024 per promuovere la mobilità sostenibile e migliorare la qualità dell’aria.

L’iniziativa prevede un contributo a fondo perduto per i cittadini che rottamano veicoli inquinanti per acquistare mezzi a basse emissioni, con importi che variano da 2.000 a 8.400 euro.

Chi può accedere agli incentivi?

Il bando si rivolge ai residenti in Veneto che, con un reddito ISEE non superiore a 50.000 euro, siano intenzionati a rottamare un veicolo inquinante e ad acquistarne uno nuovo a basse emissioni. È necessario essere intestatari o co-intestatari di entrambi i veicoli (quello da rottamare e quello nuovo), e ogni nucleo familiare può presentare una sola domanda.

Inoltre, chi aveva già partecipato al

Il Codice QR per il modulo informativo

Il Quindicinale 8 |

Bando Auto 2023 senza completare l’acquisto può ripresentare la domanda per il 2024, a patto che soddisfi i requisiti previsti.

Quali veicoli possono essere rottamati o acquistati?

Sono ammessi alla rottamazione veicoli di categoria M1 (quidni destinati al trasporto di persone, con almeno 4 ruote e massimo 8 posti a sedere, oltre a quello del conducente) con classe ambientale fino a Euro 4 per benzina, bifuel o metano e fino a Euro 5 per diesel. Il nuovo veicolo, invece, deve essere sempre di categoria M1, di classe Euro 6D o superiore, e non superare i 40.000 euro più IVA. Per la rottamazione di veicoli Euro 4 (benzina, bifuel o metano), l’acquisto è limitato a veicoli elettrici puri, a idrogeno o ibridi con emissioni di

Esperienze (scolastiche) in malga

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in programma la seconda edizione di “Malghe didattiche sul Monte Grappa”, esperienze professionali per studenti delle classi 3° e 4° delle Scuole Secondarie di II grado della Provincia di Treviso. Alcuni malgari si sono messi in gioco anche quest’anno, accettando di ospitare uno o più studenti che desiderino fare un’esperienza lavorativa e didattica nelle loro strutture nella stagione dell’alpeggio 2025 nel periodo che va dal 16 giugno al 31 luglio 2025. I docenti referenti possono inviare il modulo di interesse o adesione disponibile al QR-code qui a fianco entro il 30/11/2024.

Giovedì 14 novembre 2024

Incentivi Auto Veneto 2024: come ottenere il contributo per la mobilità sostenibile CO2 inferiori a 100 g/km.

Come viene calcolato l’importo del contributo?

Il contributo varia in base all’alimentazione e alle emissioni di CO2 del nuovo veicolo, calcolate secondo il metodo WLTP, nonché alla fascia ISEE del nucleo familiare. L’importo base è aumentato come segue: - Fascia A (ISEE < 25.000 euro): importo base moltiplicato per 1,2 - Fascia B (ISEE tra 25.001 e 40.000 euro): importo base moltiplicato per 1,1 - Fascia C (ISEE tra 40.001 e 50.000 euro): importo base invariato Come e quando presentare la domanda?

Le domande devono essere inoltrate online sulla piattaforma Re-Start, disponibile sul sito della Regione Veneto, fino alle ore 12:00 del 20 dicembre 2024. È necessario allegare la copia dell’ISEE ordinario 2024 e inviare la richiesta tramite il tasto “INVIO”, ricevendo conferma di avvenuta trasmissione sulla propria PEC. Criteri di assegnazione La graduatoria verrà pubblicata entro il 4 febbraio 2025 sul BURV, tenendo conto della situazione economica e del comune di residenza. I residenti nei comuni che hanno adottato misure per migliorare la qualità dell’aria dal 2020 riceveranno un punteggio aggiuntivo.

A parità di punteggio, sarà considerata l’ordine cronologico di arrivo delle domande.

Arriva Giuseppe Stucky Treviso. Un nuovo ispettore televisivo (impersonato da Giuseppe Battiston) è sbarcato in città: è Giuseppe Stucky, protagonista della nuova serie del regista Valerio Attanasio ispirata ai romanzi di Fulvio Ervas. È andato in onda mercoledì 30 ottobre su Rai 2.

NOTIZIE DALLA MARCA

Addio a Donadon, il “pifferaio magico” Leader nel campo della derattizzazione, con le sue innovative esche ha sconfitto i topi delle più grandi metropoli

S

i è spento il 27 ottobre scorso, all’ospedale di Treviso, il noto imprenditore trevigiano Massimo Donadon, pioniere nel campo della derattizzazione. Aveva 91 anni.

Aveva fondato la sua azienda, la Mayer Braun Deutschland, in viale Brigata Marche a Carbonera, specializzata nella produzione di esche e prodotti per eliminare i topi. L’azienda in oltre 50 anni di attività è diventata punto di riferimento mondiale per la derattizzazione anche di grandi città. Da Londra a New York, da Tokyo a Dubai, le maggiori metropoli sono derattizzate grazie alle formulazioni di esche ideate da Donadon.

“Il segreto per eliminare i topi?”, si legge sul sito dell’azienda - “Conoscere le abitudini alimentari delle persone”.

Da qui Donadon è partito creando le “magiche ricette” rigorosamente made in Italy per catturare i tipo di tutto il mondo.

Anche il presidente della regione Luca Zaia ricorda Massimo Donadon con queste parole: “Ci lascia un simbolo dell’imprenditoria veneta, cresciuta grazie all’ingegno ed arrivata in tutto il mondo, mantenendo però salde le radici nella nostra terra”. “Nel settore era un’autorità, tanto da esser stato chiamato anche a New York nel 1997 e da lì in tutto il mondo – prosegue Zaia -. Sua l’idea geniale di adattare le esche all’alimentazione e al luogo in cui proliferavano i roditori, rendendole efficaci ben oltre il prodotto chimico fino ad allora in uso. Donadon ha portato ovunque la capacità imprenditoriale della nostra terra, con uno stile speciale, elegante, competente, real-

mente veneto. Le mie condoglianze alla moglie Cristine, al figlio Massimo e a tutti coloro che nei decenni lo hanno apprezzato e stimato”.

Isabella Loschi

Massimo Donadon

Rotte invernali Ryanair

Scuole sostenibili premiate Green Schools Competition: vincono l’istituto Città della Vittoria di Vittorio Veneto, il Giorgi-Fermi e il RiccatiLuzzatti di Treviso TREVISO. La compagnia aerea low cost Ryanair ha annunciato i voli delle nuove rotte invernali 2024 in partenza dall’aeroporto Canova di Treviso e Marco Polo di Venezia. Dallo scalo di Treviso sono stati attivati i voli per Lanzarote (un volo a settimana), Stoccolma-Arlanda (2 voli), Birmingham (2 voli), Copenaghen (2 voli) e Lisbona (2 voli). Ryanair opererà 16 rotte da e per Venezia e 39 rotte da e per Treviso. È attivo anche il collegamento Trapani - Venezia, con 2 voli a settimana.

TREVISO. Sono stati 9 gli istituti superiori trevigiani per un totale di 300 studentesse e studenti coinvolti nelle attività e nei laboratori edlla “Green Schools Competition”, il concorso rivolto alle scuole superiori del territorio e ideato dalla Provincia di Treviso per sensibilizzare studenti e docenti sui temi del risparmio energetico e della tutela dell'ambiente.

Nell’Auditorium del Sant’Artemio si è svolta la cerimonia di premiazione dell’11a edizione del concorso che ha valutato gli elaborati consegnati dagli “Energy Team”, ovvero dai gruppi di lavoro formati dagli studenti, insegnanti e tecnici della Provincia inca-

ricati di seguire il progetto di ciascuna scuola partecipante, premiando i migliori in tre categorie. Il montepremi totale messo a disposizione dall'ente provinciale è di 15.000 euro, somma che gli istituti possono investire per acquistare materiali, dispositivi o altra strumentazione utile a migliorare la didattica, secondo le loro necessità.

La gara trasforma gli istituti della Provincia in veri e propri “campus sostenibili”, fucine per lo sviluppo di una nuova mentalità orientata alla sostenibilità, alla riduzione delle emissioni e dei consumi.

A vincere la categoria Formazione l’Isis Città della Vittoria di Vittorio Veneto; vincitore della categoria Comunicazione l’Isis Giorgi-Fermi di Treviso e vincitore della categoria Azioni Concrete l’Istituto tecnico Riccati-Luzzatti di Treviso.

Assegnati anche i premi ai migliori Energy Team: al 1° posto l’istituto Città della Vittoria, al 2° il Giorgi-Fermi” di Treviso, al 3° il Riccati-Luzzatti.

I.L. Giovedì 14 novembre 2024 | 9 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE Alessandro Lena sulla catena montuosa dell’Himalaya

Un medico alpinista sul Il medico vittoriese Alessandro Lena è appena tornato da una spedizione scientifica sull’Himalaya.

Una “missione” che gli ha permesso di coniugare la passione per la montagna con quella della medicina.

I risultati dello studio permetteranno di sapere che cosa succede al nostro corpo ad alta quota. Nell’attesa, dal 1° novembre, il dottor Lena prenderà servizio come medico di medicina generale al De Gironcoli

di Emanuela Da Ros

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rentuno anni compiuti lo scorso primo luglio, Alessandro Lena dal 1 novembre è uno dei medici di medicina generale del De Gironcoli. Una passione, quella per la medicina, che ha intuito fin dal liceo Flaminio (anche grazie al fratello Enrico, anestesista) e che gli ha fatto superare brillantemente gli studi a Trieste (con una tesi sulla valutazione ecoassistita dei pazienti con scompenso cardiaco), lavorando per un periodo anche nel reparto di chirurgia generale ad Haifa, Israele.

Dottor Alessandro Lena, la tua esperienza sull’Himalaya potrebbe essere definita “una spedizione scientifica ad alta quota”. Eppure la definizione non chiarisce ciò che realmente hai compiuto, come ricercatore, salendo oltre i 6.500 metri di una delle cime più inaccessibili con zaino, tenda, corde, attrezzatura da scalatore e un ecografo… Che altro hai portato con te?

La componente scientifica della spedizione è sempre stata il cardine e il primum movens di quest’esperienza, che non si è mai posta come obiettivo quello di arrivare in cima “a tutti i costi”, quanto piuttosto di portare a casa risultati da un punto di vista di ricerca in alta quota. La cima del Kedar Dome è a 6800 metri, noi siamo arriIl Quindicinale 10 | Giovedì 14 novembre 2024

vati fino a 6600. L’ascesa progressiva fino a Campo 2 si prestava molto bene per gli studi che andavamo a fare, e nonostante la cima non fosse così inaccessibile da un punto di vista alpinistico, il summit push di 1200 metri, a 6000 metri di altitudine, la rendeva sicuramente insidiosa. Tenda e corde per fortuna sono stati trasportati dagli sherpa: con noi portavamo tutto il materiale personale, tecnico e scientifico, quindi il mio ecografo portatile, fonendoscopio, sfigmomanometro e pulsiossimetro, per la misurazione dei parametri vitali.

Quando è stata effettuata la spedizione?

Siamo partiti il 13 settembre da Milano e rientrati l’11 ottobre.

Chi c’era con te?

Con me erano presenti Giorgio Martini (farmacista della Val di Cembra) Maria Grandesso (specializzanda di Anestesia e Rianimazione all’ospedale di Udine) e Romeo Uries (infermiere del Pronto Soccorso di Alba).

Quali le condizioni in cui avete lavorato?

Le condizioni meteo che abbiamo trovato per fortuna sono state splendide, arrivando giusto nel periodo postmonsonico. Abbiamo cercato di eseguire le ecografie del torace durante il giorno, in modo che in tenda non facesse troppo freddo a torace scoperto.

La sera, quando il sole calava, l’escursione termica era davvero notevole, andando immediatamente sotto zero.

Certo, la notte in cui siamo partiti per fare la cima, la temperatura non si è scostata dai -20 gradi; siamo partiti alle 23 e arrivati a 6600 m alle 8 di mattina, e lì, con la neve sopra al ginocchio e dopo aver fatto 1000 metri di dislivello, che a quella quota non sono così “banali”, abbiamo deciso

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

tetto del mondo per motivi di sicurezza di scendere e rientrare al Campo 2. Lì ho avuto modo di analizzare meglio il mio piede destro che presentava un principio di congelamento al terzo dito, che per fortuna la mattina dopo mi ha comunque permesso di scendere fino al campo base, e da lì fino a Gangotri (circa 30 km). Non è tuttora guarito, ci vorrà ancora qualche settimana, ma per fortuna si è limitato all’ultima falange del dito medio.

I risultati delle ricerche a cosa serviranno?

Gli studi sul tessuto muscolare saranno utili per capire come il muscolo si modifica in uno stato di ipossia, ovvero in carenza di ossigeno; ma se pensiamo alle cause di ipossia l’altitudine è solo una di queste. Allo stesso modo, se pensiamo a quante persone ipertese frequentano la montagna ogni giorno possiamo capire quali risvolti possa avere riuscire bene a capire quali modifiche biochimiche e ormonali ci sono alla base delle modifiche pressorie in alta quota per permettere a tutti di vivere la montagna in sicurezza.

Avevi con te il telefonino che però spesso non era utilizzabile. Come comunicavi con i tuoi familiari? con gli amici?

Dal momento in cui abbiamo lasciato Gangotri, per circa 3 settimane, non abbiamo avuto connessione. Non mi è stato possibile portare con me il mio satellitare perchè in India è vietato da diversi anni, per cui l’unica possibilità era chiedere in prestito il satellitare della nostra guida, con il quale mandavo un messaggio per aggiornare la mia ragazza, Lucrezia, sui nostri spostamenti e lei informava famiglia e amici. Sapevamo entrambi che no news, good news (“nessuna nuova, buona nuova”, ndr), ma l’ansia era comunque presente soprattutto nei giorni del summit push in cui, a causa di un messaggio che non è mai arrivato, non hanno ricevuto notizie per quattro giorni. Ci siamo impegnati per cercare di dare nostre notizie alternandoci almeno ogni due giorni.

Dall’Himalaya sei approdato a Conegliano, al De Gironcoli, come medico di medicina generale. Hai sempre voluto fare il medico?

La volontà di fare medicina è nata all’ultimo anno di liceo e per fortuna

è cresciuta di anno in anno senza mai spegnersi, grazie anche a mio fratello Enrico, anestesista, che un po’ mi ha aperto la strada e indicato il percorso da fare.

Domanda tecnica: come sta la montagna (in generale)? se fosse un tuo paziente…che paziente sarebbe?

Forse la domanda più difficile di tutte.

La montagna soffre, a tutte le quote, l’immagine che noi proiettiamo su di essa, è vittima delle nostre ambizioni, dei nostri progetti, e se vogliamo an-

che del nostro egoismo. La montagna per me è un paziente domiciliare, di quelli che non ti chiamano così spesso per andare a trovarlo, e che però quando lo incontri senti che stai facendo più bene a te che a lui. E’ anche un paziente fragile, nella cui casa entriamo in punta di piedi e dopo esserci tolti le scarpe. Gli diamo del Lei, per rispetto, ma lui vorrebbe che gli dessimo del Tu. Non chiede di essere curato, e se vogliamo curarlo è perché ci teniamo davvero.

Il team posa per una foto ricordo

Uno dei campi base per l’ascesa al Kedar Dome

Giovedì 14 novembre 2024 | 11 Il Quindicinale

freodaczionualse

COME CALZARE UN SECOLO

Compie

100 anni la

fondatrice

del negozio Paludetti

Calzature

Informazione pubblicitaria

SERENA WINES 1881

H

a compiuto il 14 novembre 100 anni Maria Paludetti, la fondatrice, con il marito Francesco deceduto in un incidente nel 2007, dello storico negozio di calzature Paludetti in Viale della Vittoria a Vittorio Veneto. La storia di quel negozio è innanzitutto una storia d’amore: l’amore fra Francesco, giovane soldato italiano di stanza a Tolmino, un borgo sloveno lungo le rive dell’Isonzo, durante la Seconda Guerra Mondiale, e Maria, una ragazza del luogo che lo incontrava nella trattoria gestita dalla sua famiglia. Maria s’innamorò di quel giovanotto vittoriese, serio e dolce, e s’innamorò delle scarpe che costituivano il mestiere di quel giovanotto: scarpe prodotte artigianalmente e scarpe vendute nei mercati del Bellunese. Dopo mille peripezie e travagli (fu persino deportata dai tedeschi nel campo di Alatri perché sospettata di “attività sovversive”, e ne fuggì rocambolescamente), alla fine del 1945 Maria riuscì a raggiungere Francesco a Vittorio, a sposarlo e ad aprire insieme nel 1946 il loro primo negozio di calzature, in Viale della Vittoria, a pochi metri dall’attuale sede.

Un lungo sodalizio, nutrito di un affetto saldo e profondo e animato dalla passione inesausta per le “loro” scarpe. Con le loro proposte, con la loro idea di un’eleganza sobria e composta eppur sofisticata e “complessa”, Maria e Francesco hanno segnato la “personalità estetica” della nostra Città e definito un certo profilo di “vittoriesità”.

Dell’attività di famiglia, Maria è sempre stata protagonista, con un ruolo centrale non solo nelle decisioni di prodotto, ma anche in quelle economiche. Sempre presente in negozio, eppure madre forte e attiva di quattro figli, regina anche della casa e di una fitta rete di relazioni parentali. E va anche ricordato come ella abbia sempre voluto accanto a sé collaboratrici donne, assunte alla loro prima esperienza lavorativa e rimaste poi in negozio sino al loro pensionamento.

Maria Paludetti è davvero il simbolo, tradizionale e modernissimo insieme, della centralità propulsiva del ruolo delle donne nella comunità veneta: passione per il lavoro, moralità severa, generosità sociale, responsabilità, sobrietà, amore per cose belle e ben fatte. Una testimonianza da imitare.

Viale della Vittoria - VITTORIO VENETO - T. 0438 57038

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Si chiude l’era Biz: “Anni importanti e qualificanti” L’ex amministratore unico di Vittorio Veneto Servizi traccia un bilancio dei suoi mandati e saluta gli ex collaboratori

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Fare l’amministratore unico di Vittorio Veneto Servizi è stato importante e molto qualificante”.

Roberto Biz saluta l’ambiente che ha amministrato per quasi nove anni e approda nel Bellunese, dove lavorerà come amministratore delegato di Bellunum, la società che si occupa della gestione e dello smaltimento dei rifiuti. Lascia al suo successore, Mario Pietro Enrico Coletti, un’azienda in piena salute e in costante crescita. “In questi anni il valore delle farmacie è passato da 4,2 milioni a 6 conferma Biz -. Il 2024 è stato migliore rispetto all’anno precedente, siamo cresciuti anche quando il mercato aveva un andamento negativo”. L’ex amministratore parte dalle cifre, perché - come dice lui stesso - è “l’uomo dei numeri”. “Ho sempre avuto un occhio di riguardo per il bilancio, perché se le farmacie non avessero fatto numeri, il Comune avrebbe dovuto coprire eventuali perdite - conferma Biz -. Se non fa cassa, un’attività sta lavorando contro l’interesse comune.

Le farmacie comunali sono inserite in

un sistema concorrenziale e devono vedersela con i privati, si tratta di una situazione complessa. Il personale ha compreso e sposato questa filosofia, alla fine è il gruppo che fa la differenza”. Guardando indietro, l’ex amministratore della società vittoriese ricorda alcuni punti fondamentali dei propri mandati: “Abbiamo introdotto l’orario continuato e ampliato l’orario di apertura della farmacia del Centro, e questo ci ha garantito un grande successo. Poi ricordo la realizzazione della farmacia di Costa e il restyling di quella del Centro, realizzato chiudendo l’attività per soli 20 giorni. La farmacia dell’Alpago, invece, rappresenta un aiuto alla redditività della società e ci ha permesso di fare economia di scala”. “Non mi pento di nessuna delle cose che ho fatto, anche perché, oltre ai numeri, abbiamo messo in campo tante iniziative nel sociale - aggiunge -. Abbiamo sostenuto la Lilt e la Piazzoni, e in una sera abbiamo attivato il mezzo che accompagna le persone e consegna pasti e farmaci”.

Ora Biz, esperto di gestione fiscale e diritto societario, continuerà ad occuparsi delle proprie attività. E poi c’è la nuova sfida rappresentata dall’amministrazione della Bellunum Holding. “Ringrazio l’ex sindaco Roberto Tonon, che mi ha consentito di fare i primi passi nel mondo delle farmacie, e il suo successore Antonio

Roberto Biz

Che cinema, ragazzi!

Bruno Barel Procuratore

VITTORIO VENETO. Bruno Barel, avvocato vittoriese, è stato nominato Primo Procuratore di San Marco dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Nominati anche i nuovi componenti del consiglio d’amministrazione.

Miatto, che mi ha dato la possibilità di continuare il percorso - conclude Biz -. Poi voglio ringraziare i miei collaboratori: so che a volte non è stato facile lavorare con me, perché sono una persona che pretende, ma si sono spesi per la società e sono sicuro che continueranno a farlo”.

Roberto Silvestrin

N

Armida Salvador e Cesare Gaiot Congratulazioni per il vostro 60° Anniversario di Matrimonio dai figli, i nipoti, i pronipoti e parenti tutti!

el 1954 erano in funzione a Vittorio Veneto ben quattro sale cinematografiche: due a Serravalle (Rossini e Varietà) ed altrettante a Ceneda (Verdi e Impero). Se si voleva assistere a un bel film c’era solo l’imbarazzo della scelta. Una domenica di dicembre di quell’anno, ad esempio, vennero proiettati questi quattro film, che sono entrati a far parte della storia del cinema: “Come sposare un milionario”, con Marylin Monroe; “Ballata selvaggia”, con Gary Cooper; “I deportati di Botany Bay”, con James Mason; “Vacanze romane”, con Gregory Peck e Audrey Hepburn.

SETTANTA ANNI FA a cura di Ido Da Ros

Giovedì 14 novembre 2024 | 13 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Farmacie comunali: Biz lascia, arriva Co Il manager dalla doppia nazionalità nominato da Balliana

Mario Pietro Enrico Coletti

M

ario Pietro Enrico Coletti è il nuovo amministratore unico della Vittorio Veneto Servizi srl, la società interamente partecipata dal comune di Vittorio Veneto titolare delle farmacie comunali. L’ha nominato il 18 ottobre scorso il sindaco Mirella Balliana. Rimarrà in carica per il triennio 2024-2027 subentrando a

Il Quindicinale 14 | Giovedì 14 novembre 2024

Roberto Biz, che ha guidato la società negli ultimi due trienni, prima nominato dal sindaco Roberto Tonon, poi dal sindaco Antonio Miatto.

A cavallo delle amministrazioni Miatto e Balliana era stato aperto l’avviso pubblico per le candidature ad amministratore unico per il triennio 2024-2027 a seguito della conclusione dell’incarico del precedente amministratore unico il 6 aprile 2024, data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio 2023 della società, ma rimasto in carica fino al 18 ottobre, data di nomina di Coletti. Alla scadenza del 24 maggio erano pervenute in municipio sei manifestazioni di interesse da parte di soli candidati di genere maschile, per questo il neo sindaco Balliana aveva deciso di prorogare la scadenza al 2 settembre. A quella data sono pervenute ulteriori 10 candidature e valutati i 16 curricula, la sindaca ha scelto Coletti privilegian-

do – si legge nel decreto di nomina – “rispetto ad altre candidature, le competenze amministrative e professionali, nonché l’esperienza ricavabile dal profilo del dott. Coletti nato a Milano e residente a Vittorio Veneto, risultante quindi soggetto altamente qualificato, sia in ordine ai titoli posseduti sia alle competenze ed alla professionalità”.

Il curriculum, pubblicato dal comune a corredo del decreto di nomina, mette in luce le esperienze lavorative e la formazione del dottor Coletti che ha la doppia nazionalità italo-britannica. Dal maggio 2022 è dirigente della Icoolhunt di Torino dove è responsabile dello sviluppo commerciale a livello globale di soluzioni che applicano l’intelligenza artificiale brevettata per identificare i cambiamenti di tendenza nei settori B2C e B2B e dal settembre 2023 è professore a contratto alla Iulm di Milano di intelligenza artificiale applicata al marketing e alle attività commerciali. In precedenza ha avuto esperienze professionali in Italia e in Gran Bretagna.

“La mia esperienza professionale svi-

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

oletti luppata in oltre 35 anni come manager di aziende multinazionali di grandi dimensioni in Italia e all’estero, mi ha portato oggi a collaborare con dirigenti e organizzazioni di quasi tutti i settori per migliorare le loro capacità di leadership, gestione e comunicazione per superare gli obiettivi aziendali e guidare i risultati aziendali – scrive Coletti nel suo curriculum -. Metto a disposizione le mie competenze ad aziende e università che si occupano di trasformazione aziendale, progettazione e sviluppo organizzativo. Inoltre mi occupo di progetti di sviluppo etico e sostenibile per grandi organizzazioni e di trasmissione del know-now alle nuove generazioni”.

«Ringrazio il dott. Biz per il lavoro svolto in questi 8 anni, durante i quali sono state fatte scelte importanti - afferma il sindaco Mirella Balliana -. Ringrazio tutti i professionisti che si sono resi disponibili partecipando al bando. Auguriamo buon lavoro al dott. Coletti, ricordando che le linee di indirizzo a cui dovrà attenersi sono già definite in sede di approvazione del Documento unico di

Ricorrenze programmazione (dup): siamo fiduciosi che opererà con professionalità e impegno nella gestione delle farmacie comunali e delle attività ad esse connesse».

«Ho risposto all’appello per la partecipazione civica che la neo-Sindaca Mirella Balliana ha fatto a tutta la cittadinanza - afferma Coletti -. Ogni cittadino dovrebbe partecipare alla cosa pubblica nei limiti delle proprie capacità e disponibilità, partendo dall’esercitare il proprio diritto di voto. Ho ritenuto di poter accogliere questo invito mettendo a disposizione della municipalità di Vittorio Veneto la mia esperienza ed il mio entusiasmo.

La Vittorio Veneto Servizi è uno dei fiori all’occhiello dell’amministrazione ed una società che ha contribuito e può contribuire ancora di più in futuro a migliorare la qualità dei servizi della città e renderla ancora più accogliente ed efficiente per tutti. Le mie origini Vittoriesi vanno indietro di decenni, e dopo un lungo percorso nazionale ed internazionale, sono ora orgoglioso di essere finalmente considerato tale».

Claudia Borsoi

SANTE MARIN 6. 11. 2023 - 6. 11. 2024 Un anno è passato, ma tu sei sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri.

Con tanto amore.

I tuoi cari

ROBERTO PIZZOL n. 7. 8. 1938 - m. 16. 11. 2022 Sei sempre nel nostro cuore, ti sentiamo vicino.

Con infinito affetto e riconoscenza.

La tua amata famiglia

GIAN LUIGI PAVAN 21. 11. 2016 - 21. 11. 2024 Con immenso affetto e infinito rimpianto ti ricordiamo.

Alba e Francesco

Addio alla prof. Franca Ruzza Aveva insegnato Lettere al liceo “Flaminio”

C

ordoglio nella comunità di Ceneda, dove era nata e dove ha sempre vissuto, per la morte della professoressa Franca Ruzza, 79 anni, a lungo docente di italiano al liceo “Flaminio”, già presidente del Cineforum di Vittorio Veneto e della Fuci – Federazione universitari cattolici italiani – di Vittorio Veneto ai tempi del vescovo Albino Luciani. Lascia il marito Valentino Perin, già senatore della Repubblica Italiana per due legislature negli anni Novanta, i figli Alessandro con Donatella, Alberto con Laura e Paolo con Arianna, gli adorati nipoti Giovanni, Giacomo,

Marco e Giulia. «Aveva una grande passione e un forte legame per la famiglia estesa ed espressa in senso lato, quindi i suoi genitori, i suoi amati figli, i suoi allievi – ricorda il marito -. Era estremamente generosa ed empatica con tutti».

Dopo gli studi al liceo classico “Flaminio”, Ruzza aveva conseguito la laurea in lettere antiche all’università di Padova, quindi era entrata nel suo liceo come docente. Ha insegnato lettere a generazioni di flaminiani, sia nella sede centrale di Vittorio Veneto, sia in quelle distaccate che un tempo c’erano a Conegliano e a Pieve di Soligo. Nel 1998 era andata in pensione per accudire la madre affetta da Alzheimer. Nel 2020 aveva riportato, a seguito di una caduta in casa, una frattura che l’aveva destabilizzata.

FRANCA VASCELLARI 22. 11. 1999 - 22. 11. 2024 Ti ricordano i tuoi cari.

MARCO DA ROS n. 25. 4. 1964 - m. 23. 11. 2020 I nostri pensieri rivolti a te e il nostro affetto ti accompagneranno per sempre. Il vuoto che ci hai lasciato non sarà mai colmato.

Mamma, papà e fratelli

Giovedì 14 novembre 2024 | 15 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE Mirella Balliana

Priorità Ospedale Balliana preme per incontrare Benazzi.

Al centro del confronto il reparto Ginecologia e Ostetricia e la garanzia di un Pronto Soccorso aperto 24 ore

A

ll’ospedale di Vittorio Veneto è partita la nuova attività di neurochirurgia spinale con interventi dedicati alle ernie discali lombari. «Bene questo ulteriore servizio – commenta il sindaco di Vittorio Veneto, Mirella Balliana -, però vogliamo capire qual è il disegno generale dell’Usl 2 per il nostro ospedale. Per questo, quanto prima, ci sarà un confronto con il direttore generale Francesco Benazzi, visto che da quando ci siamo insediati non c’è stato ancora modo di incontrarlo. Sarà l’occasione per capire gli obiettivi che intende portare avanti per l’ospedale di Costa».

Benazzi era stato ospite del consiglio comunale del novembre 2023, in cui

Il Quindicinale 16 | Giovedì 14 novembre 2024

aveva illustrato alcune progettualità per il nosocomio di via Forlanini.

Tra queste la terapia intensiva in una nuova struttura che sorgerà nei pressi della portineria: l’area è stata cantierata, ma i lavori devono ancora partire. L’amministrazione comunale nel prossimo faccia a faccia chiederà «aggiornamenti su questi lavori e il ripristino dei servizi di base, in primis gli ambulatori di ginecologia e urologia. E poi – anticipa Balliana – è importante garantire un Pronto Soccorso aperto 24 ore su 24.

Sicuramente l’avvio della neurochirurgia spinale va nella direzione di un potenziamento del nostro ospedale».

L’ospedale è all’attenzione di tutta la maggioranza. Nel consiglio comunale del 18 ottobre, il consigliere Lorenzo Errante (lista civica Balliana sindaco) ha ribadito che una delle priorità rimane avere un ospedale operativo, con reparti e con un pronto soccorso che quanto prima, ha detto in aula, necessita di un restyling più volte annunciato. «Ora chi vi accede fa un tuffo indietro negli anni ‘80» ha evidenziato.

Claudia Borsoi

Sci Club già in “pista” VITTORIO VENETO. Con l’inverno alle porte si risvegliano gli animi sopiti degli sciatori. Riparte anche l’attività dello Sci Club Vittorio Veneto, nato 25 anni fa per far avvicinare ragazzi e bambini allo sci divertendosi: “Chi vuo imparare può farlo a prezzi molto convenienti - conferma dall’associazione Fiorenzo Peruch -. Chi sa sciare invece si fa l’uscita in compagnia in corriera. Non c’è gara ne agonismo, solo piacere e divertimento”.

L’associazione si prodiga per offrire la possibilità di sciare a tutti grazie a prezzi acessibili e molte convenzioni con le strutture sciistiche (a Sesto ad esempio si ha il 20% sullo skypass, ma non solo). Fra le attività, anche la ginnastica presciistica già in corso. Grazie alla convenziaone con altre associazioni sciistiche della zona, i corsi partono già a dicembre per continuare poi fino a marzo. Per informazioni: www.sciclubvittorioveneto.it, 349 0074095

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Telefoni muti: ecco la petizione Il sindaco: “Verificheremo la questione con le ditte”

I

mpossibile fare una telefonata con il proprio cellullare, men che meno connettersi alla rete internet.

Protestano residenti, commercianti e pubblici esercenti del centro storico di Serravalle. Le difficoltà di connessione e di ricezione delle reti mobili di qualsiasi gestore nell’ultimo anno hanno registrato un ulteriore peggioramento, tanto che di fatto nell’area tra via Roma e via Cavour, passando per via Martiri della Libertà e via Casoni, si registra un vero e proprio blackout telefonico. Le firme raccolte sono state depositate in municipio.

«La petizione dei residenti e dei commercianti di Serravalle è sopra la mia scrivania – rassicura il sindaco Mirella Balliana -: come amministrazione ci impegniamo a supportare i cittadini nel verificare con le ditte la questione delle coperture di telefono e internet».

«Da ormai molti mesi – sottolineano residenti, commercianti e pubblici esercenti di Serravalle – la copertura del segnale telefonico nel quartiere è

drasticamente peggiorata. La mancanza di campo e l’impossibilità di effettuare o ricevere chiamate e di usufruire della rete internet, fino all’anno scorso era un problema riscontrato solo in alcune zone “schermate” dalle spesse mura dei palazzi o parzialmente interrate. Ora, invece, riguarda tutta la zona attorno alle vie Martiri della Libertà, Roma, Casoni e Cavour. Oltre ad essere un fastidio quotidiano per chi vive nel quartiere, è un problema anche per chi abbia da effettuare una chiamata di emergenza, un impedimento per chi si trova di passaggio e debba cercare informazioni o indicazioni con il proprio telefonino, un ostacolo per lo sviluppo delle applicazioni turistiche».

Il sindaco ha promesso sostegno.

«Auspico – conclude Balliana - che l’interessamento del comune possa rendere più veloci e incisive le azioni che le ditte attueranno a risoluzione della criticità segnalata. Il servizio telefonico non è infatti una materia in carico al comune: diamo comunque tutta la nostra disponibilità nel facilitare le relazioni tra cittadini e aziende telefoniche».

Claudia Borsoi

Ricorrenze ADOLFO TESSAROLO n. 25. 11. 1923 - m. 30. 9. 1990 Gli anni passano ma tu sei sempre nel cuore di tua figlia Franca con i nipoti Chiara e Mirko

SERGIO SALVADOR n. 25. 11. 1944 - m. 10. 11. 2021 Sono passati tre anni da quando ci hai lasciato. Nei nostri cuori è rimasto un vuoto immenso.

Sei stato un uomo buono e gentile e così ti ricorderemo sempre.

Assieme alla tua Gianna e tuo figlio, con Barbara e nipoti sentiamo la tua mancanza.

Franca, Chiara e Mirko

Giovedì 14 novembre 2024 | 17 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

L’acqua arriva ai borghi Al via i lavori per 750mila euro interamente coperti da finanziamenti

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olle Marcantone: atto secondo.

Dopo l’intervento di taglio delle piante pericolanti lungo il sentiero che da via Calcada sale al santuario di Santa Augusta, lavori curati e finanziati dall’Unione Montana Prealpi Trevigiane, al via ora il cantiere che porterà l’acqua ai borghi di Naronchie, Chiesura, Pradal Alto e Basso e doterà di idranti l’area del santuario, utili in caso di incendi boschivi. Contestualmente sarà anche

eseguito un intervento di pulizia dei torrenti che scendono dal colle, ormai invasi dalla vegetazione. Questi lavori, per 750mila euro, sono interamente coperti da contributi, dunque a costo zero per le casse comunali. Erano stati predisposti dall’amministrazione Miatto; ora spetta a quella Balliana avviarli.

Ad ottobre l’intervento è stato appaltato all’impresa bellunese Green Rock di San Nicolò di Comelico.

L’investimento viene coperto con due contributi arrivati da Piave Servizi (376mila euro) e dalla regione Veneto (374mila euro). «È un finanziamento importante - commenta il vicesindaco Marco Dus - su cui abbiamo dovuto

Ballerini al top Colle Umberto. Alice Chiocchi e Alex Salvador hanno partecipato alla finale del campionato del mondo di danze latino americane per la prima volta nella loro vita. I due ballerini, fondatori della scuola di danza sportiva iDance di Colle Umberto, hanno gareggiato a Toronto, in Canada, e hanno rappresentato l’Australia, paese che ha dato i natali al padre di Alex. “E’ il punto più alto della nostra carriera – spiegano i due ballerini -. I professionisti sono la categoria più importante e prestigiosa della danza sportiva, non avevamo mai raggiunto un risultato simile”.

Il Quindicinale 18 | Giovedì 14 novembre 2024

correre velocemente e che andrà a favore di un’area della nostra città molto frequentata, ma che ancora era priva di linea acquedottistica».

Dopo anni di proteste, i residenti delle borgate che si incontrano salendo al santuario dalla piazza di Santa Giustina potranno finalmente essere collegati alla rete idrica. Oggi chi vive in questi borghi si approvvigiona d’acqua da piccole sorgenti, che però durante i periodi siccitosi, sempre più frequenti, finiscono in secca, o si muniscono di taniche d’acqua riempite dalle fontane pubbliche della città o si fanno portare autobotti d’acqua. Da Piadera l’acqua arriverà in cima al colle Marcantone e da qui ai borghi. «Il nostro impegno per collegare le parti del comune di Vittorio Veneto ancora scoperte dal servizio idrico è continuo – afferma il presidente di Piave Servizi, Alessandro Bonet -: ogni anno, in collaborazione con l’amministrazione comunale, pianifichiamo interventi di estensione della rete. Il contributo che abbiamo voluto erogare per questo progetto specifico è un esempio di come Piave Servizi sia in ascolto delle esigenze del territorio». Claudia Borsoi

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VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Quando il giallo non è un colore A 17 anni, Gabriele Buscemi spera di diventare un giallista di successo. Per il momento ha scritto una storia che occhieggia a questo genere. E non ha intenzione di fermarsi

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a 17 anni e frequenta il quinto anno del liceo Munari. La sua passione?

Il giallo. Inteso come genere, non (solo) come colore. Ha voluto parlarne con noi del Quindicinale, facendoci leggere in anteprima il suo “primo” giallo…inedito: Lo strano caso di William Kempe.

Una storia ambientata a Chicago trent’anni fa.

Gabriele, a quando risale la tua passione per la scrittura? Leggi molto?

Quali generi preferisci? La mia “passione” per la scrittura è maturata un anno fa, quando ho potuto rendere con-

creto il mio progetto e - piccolo spoiler- ho incominciato a buttare giù delle idee per un secondo testo. Comunque non è una passione nata dal mondo letterario, bensì da quello cinematografico, prendendo spunto da film e serie TV americane come Bad Boys, Rush Hour, Starsky e Hutch, Chips e molte altre.

Non sono un gran lettore, ma non per questo la mia fantasia è limitata!

Come hai maturato l’idea di scrivere un giallo? Sono stato sempre affascinato da questo genere (una passione che condivido, tra l’altro fin dall’infanzia, con mia mamma) e l’idea di cimentarmi in questo genere mi ha sempre tentato.

Perché un’ambientazione americana? Vivi a Carpesica...un luogo molto tranquillo e lontano dalle metropoli che descrivi.... Ho scelto un’ambientazione americana, perché è sempre stata una realtà che mi affascinato e tramite film, videogiochi, riviste e libri mi è sembrata un mondo a cui guardare. Un mondo al momento impossibile da raggiungere, anche se sono sicuro che un giorno con i miei sforzi ce la farò.

Il protagonista è molto più grande di te: senti di poterti calare nei panni di adulto? Sì, ne sono convinto, perché a tutti gli effetti mi ritengo tale. Inoltre, dopo che tre anni fa mio papà è venuto a mancare, ho dovuto crescere in fretta, essere più responsabile.

Come vedi il tuo futuro?

Quale professione vorresti esercitare? Pur essendo un ragazzo molto concreto, mi definisco al contempo un sognatore e credo che prima o poi riuscirò a creare una no-profit. Quello che vorrei è dare aiuto a chi ne ha più bisogno.

Hai fatto leggere il romanzo a un tuo insegnante? Sì, ed è piaciuto. E vorrei ringraziare mia madre Vincenza Sabato per il sostegno dimostrato fin “dagli albori” del progetto, il mio compagno di banco e amico Jacopo, che ha visto fiorire e maturare il mio lavoro così come le mie compagne Serena e Ilaria. I.Q.

Gabriele Buscemi

Cappuccetto Rosso in Cansej

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osa ci fa Cappuccetto Rosso in Cansiglio? Un bel giro in bici!

Silvia Dal Puppo e Luigi Tabarini propongono la loro versione – rivisitata nel bosco del Cansiglio – della celebre fiaba di Charles Perrault e dei fratelli Grimm: una storia fatta di prosa, rime baciate e giochi e arricchita da illustrazioni che passo dopo passo mostrano a grandi e piccoli le avventure della famosa eroina.

CR7, forse soprannominata come il famoso calciatore per la sua agilità sportiva, è una bambina provetta sulla bici e lo dimostra nella curiosa e rocambolesca fuga dal lupo verso casa della nonna, a cui deve portare i suoi generi di conforto preferiti.

Per sapere come va a finire, però, dovete leggere il libro, che è disponibile nelle librerie del vittoriese.

I Bridotti Scariz, una famiglia nel mondo Da Longhere, frazione delle “Lunghe ghiaie”, fino al Belgio e a Boston.

I discendenti della famiglia Della Giustina si sono ritrovati

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ono numerosi i borghi, a volte minuscoli, che incorniciano a Vittorio Veneto i centri maggiori, Ceneda e Serravalle, ognuno con la sua storia e il suo campanile. Uno di questi è Longhere che porta un nome non certo altisonante dovuto alla presenza di un torrente, il Sora, il quale quando non era ancora “imbrigliato” era capace di inondare Serravalle. A partire dai primi anni del Cinquecento s’insediano qui i Della Giustina, un cognome non aulico: forse da una Giustina, rimasta vedova con dei figli identificati con il nome della madre (il ramo più numeroso della famiglia era chiamato dei Bridotti, da

una Brigida rimasta anch’essa vedova agli inizi del Seicento). Sono ancora tanti i Della Giustina a Longhere, come lo sono i Grava a Revine: i destini di queste due famiglie sono peraltro da sempre intrecciati. Ecco allora un libriccino che ripercorre le vicende della famiglia sino ai nostri giorni, ramo dei Bridotti Scariz con le varie diramazioni che si estendono nel territorio. I Bridotti Scariz si sono riuniti a festeggiare il 26 ottobre al ristorante Ai Pini di Tarzo, con la promessa di ripetere periodicamente l’esperienza anche in futuro. Nello Della Giustina

L’incontro dei Della Giustina del 26 ottobre scorso

Giovedì 14 novembre 2024 | 21 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE Flash Ecco la nuova Piccola

Contributi per mobilità

Vittorio Veneto. Le Giunta comunale ha reso disponibili 21.955,10 euro a favore delle famiglie residenti a Vittorio Veneto con figli con disabilità frequentanti le scuole dell’infanzia, primaria o secondaria di primo grado, al fine di supportare le spese di trasporto sostenute per il raggiungimento dei vari istituti. L’importo sarà equamente diviso tra le famiglie che ne faranno richiesta, con un tetto massimo di € 500 per ciascun studente.

Informazioni in Comune.

Sofia a Pechino Express

Vittorio Veneto. La vittoriese Sofia Giaele De Donà sarà tra i concorrenti dell’edizione 2025 del reality Pechino Express, che andrà in onda su Sky e sarà disponibile in streaming su Now. De Donà, già nota al pubblico italiano per la sua partecipazione al Grande Fratello Vip 2022-2023, e al programma “Ti spedisco in convento”, parteciperà in coppia con Ivana Mrázová. De Donà, nata a Vittorio Veneto nel 1998, lavora come modella e influencer.

Comunità Educante Completamente ristrutturata grazie alla generosità di tante persone

SARMEDE. «Tanta solidarietà che dà valore aggiunto al nostro lavoro» sottolinea Antonella Caldart, presidente della fondazione La Porta. Il 19 ottobre è stato inaugurato il restauro della Piccola Comunità Educante di Sarmede, struttura residenziale per bambini e ragazzi gestita dalla fondazione che comprende anche un appartamento di sgancio per i maggiorenni.

L’immobile di via Battisti è stato rimesso a nuovo nell’arco di due anni con un investimento di un milione e mezzo di euro. «Diamo la possibilità a questi giovani fragili e con un passato difficile di avere un luogo accogliente e sicuro dove poter entrare e vivere in comunità con altri ragazzi» ha sottolineato la presidente che ha evidenziato il ruolo della comunità educante, intesa come amici e amiche, comune, banche, curia, imprese e associazioni che hanno condiviso e contribuito a questo importante progetto e risultato. Questa struttura accoglie, educa e sostiene, da quasi quarant’anni, minori che vivono una situazione di disagio e che sono privi di un ambiente famigliare idoneo alla loro crescita. Al restauro ha contributo anche il comune di Sarmede. «Per noi si è trattato di un importante investimento non solo economico, ma soprattutto valoriale – ha sottolineato il sindaco Larry

Pizzol -. Qui ci si impegna ad offrire possibilità di vita e di speranza a tutti». «Siamo riusciti a raccogliere tutto il denaro necessario tramite bonus edilizi, nostri “risparmi” e le donazioni – ha evidenziato la presidente della fondazione, Antonella Caldart -. E poi la famiglia di un giovane scomparso prematuramente che ha voluto ricordare il loro caro, a cui è stata dedicata una targa nella nuova sede, con una importante donazione. Ogni euro donato aiuta i nostri ragazzi a crescere, accompagnati da educatori professionisti supportati da noi volontari, per poter divenire uomini e donne liberi, capaci di scegliere e costruire il proprio destino consapevolmente». C.B.

L’inaugurazione della Piccola Comunità Educante

Giovedì 14 novembre 2024 | 23 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Desideria insegna a volare

Desideria Chinzari Sacchettini

Ha portato i suoi spettacoli un po’ ovunque e ora ama più di tutto insegnare la sua arte agli altri, ma “volare” con sua figlia rimane la sua sfida più grande ed emozionante: Desideria Chinzari Sacchettini racconta la danza aerea

di Fabio Zanchetta

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a danzato fino al terzo mese di gravidanza e una volta nata la bambina è stato naturale coinvolgerla nella danza aerea. Una disciplina che pare individuale, ma che invece – evidenzia – è di squadra. E Il Quindicinale 24 | Giovedì 14 novembre 2024

ha il valore di non far perdere di vista gli obiettivi Desideria è un nome d’arte o di battesimo?

Di battesimo, scelto da mio padre che fino a un mese prima della nascita voleva chiamarmi Elettra, poi ha letto “La vita interiore” di Alberto Moravia e ha deciso che dovevo chiamarmi come la protagonista. Sorprendentemente esiste un San Desiderio, quindi non hanno dovuto darmi un secondo nome Pratichi la danza fin da bambina, è cambiato il rapporto che hai con quest’arte durante le fasi della tua vita?

Da bambina facevo danza classica e moderna, poi sono passata alla ginnastica artistica, al liceo l’ho abbandonata per frequentare l’accademia di recitazione e poi ho ripreso dedicandomi alla danza aerea. Ho avuto varie fasi, più di tutto prima era una passione che comunque rappresentava un aspetto secondario nella mia vita, poi è diventata il mio lavoro. In quasi vent’anni ho portato i miei spettacoli un po’ ovunque, ma non mi interessa l’idea dello spettacolo itinerante in realtà, la mia scelta vita è quella di fare l’insegnante di danza.

Sembra che la maternità non abbia frenato questa passione, ma che anzi

abbia portato qualcosa di nuovo Ho fatto spettacoli fino al terzo mese di gravidanza, ovviamente seguendo figure più tranquille, e ho continuato a insegnare fino all’ottavo mese. Mi sono fermata fino a quando mia figlia non ha avuto dieci giorni, ho ricominciato a insegnare e poi in un mese anche con gli spettacoli. La danza mi ha aiutata molto, non solo per l’elasticità del mio corpo che è stata importante durante il parto e il periodo del postparto, ma anche per quanto riguarda le endorfine che una simile pratica sportiva rilascia. Poi un giorno mia figlia ha iniziato a imitarmi nel cerchio che teniamo appeso in salotto e con cui mi alleno. Non desideravo spingerla verso la danza, ma lei voleva a tutti costi fare qualcosa con me, quindi poco a poco è nato un numero che abbiamo portato in giro...

Speri che segua i tuoi passi?

Quando c’è tua figlia coinvolta tutto diventa più emozionante ma anche difficile, perché ovviamente non posso rapportarmi con lei allo stesso molto con cui lo faccio con le mie allieve. Io ci tengo tantissimo alle mie “bambine” e le spingo a raggiungere il loro meglio perché sono la loro insegnante.

Ma con mia figlia non voglio esercitare troppa pressione, e se la danza

CONEGLIANO E CONEGLIANESE Flash

Desideria Chinzari Sacchettini con la figlia

Bravo Giacomo!

San Pietro di Feletto. Giacomo Grisotto, studente 17enne della Scuola della Formazione Professionale Dieffe di Valdobbiadene, è il “miglior allievo di cucina del Veneto” del 2024, premio assegnato dalla Federazione Italiana Cuochi. Il giovane ha convinto tutti con il suo “Finto riso” con dripping di salse e il suo fondo. Il prossimo gennaio la sfida più affascinante:al Sigep di Rimini competerà per diventare il miglior allievo di cucina d’Italia.

In pista

continuerà ad appassionarla spero che lei segua quello che era il mio piano iniziale: trovare un lavoro con più certezze e rendere quest’arte una parte secondaria della vita E le tue allieve cosa cercano nella danza aerea?

La danza aerea è una pratica sportiva

che richiede un grande impegno fisico ma regala tantissime soddisfazioni, sia che la si faccia per partecipare a gare e saggi che per motivazioni strettamente personali. E viene praticata in tutte le fasce d’età, sia da donne che da uomini, anche perché sviluppa l’elasticità del corpo, potenzia la muscolatura e amplia la coordinazione. Durante un corso di danza aerea si perseguono obiettivi individuali, ma ci si aiuta sempre e finisce per diventare allo stesso tempo uno sport di squadra.

Dopo tutto questo tempo passato a danzare e insegnare, c’è un luogo dove sogneresti di portare la tua arte?

In realtà l’ho già portata un po’ ovunque e ora mi godo quello che porta la quotidianità, che mi ha riservato già tante soddisfazioni: a Venezia ho danzato all’hotel Excelsior e mi sembrava un luogo incantato, quasi uscito dalle fiabe, e poi ho danzato per le strade di Treviso e persino in un teatro di fianco al Vaticano. Quando ho cominciato, quasi vent’anni fa, non immaginavo che sarei arrivata a questo punto, con così tanti spettacoli e allievi. Però mi piacerebbe tornare in televisione: ci sono già stata più volte, ma per un’arte come la mia rimane sempre il luogo più importante dove puoi praticarla.

Conegliano. Una domenica da ricordare per Andrea Mason (Atl. Ponzano) e Giulia Delgado (Atl. San Biagio), i primi a tagliare il traguardo della 19 km nella cornice di Piazza Cima alla seconda edizione della Ca del Poggio Run (con oltre duemila iscritti).

Addio X-Factor Conegliano. L’avventura del duo “Frammenti” a X-Factor si è conclusa ad un passo dai “Live”.

Purtroppo Antonio Cettolin, professore del “Dieffe” di Valdobbiadene originario di Conegliano, e Francesco Da Ros, architetto originario di San Vendemiano, non sono stati selezionati da Paola Iezzi durante gli “Home Visit”.

Giovedì 14 novembre 2024 | 25 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE La sede del Centro Diurno di via Carpenè

Riecco il Centro Diurno per gli anziani Dopo quattro anni di chiusura forzata a causa dell’emergenza Covid, ritorna la socialità per la Terza età

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a storica sede di via Carpené è un lascito della famiglia Caballini di Sassoferrato, imprenditori che lanciarono nel mondo il caffè Dersut e che donarono la loro dimora alla comunità di Conegliano.

Questa bella villa modernista, a pochi passi dalla Dersut, offre servizi completi alla Terza Età in città.

Dopo un lungo lavoro di pulizia, riorganizzazione degli spazi e riordino del giardino durato diversi mesi, nel marzo 2024 c’è stata l’inaugurazione dei nuovi spazi con le autorità cittadine.

Nelle stanze che furono dei conti Caballini, e dove è ancora conservato perfettamente lo studio del fondatore della Dersut, sono stati organizzate aree per i giochi e i passatempi, ma pure per la lettura e lo sport, oltre

Il Quindicinale 26 | Giovedì 14 novembre 2024

ad un ambulatorio per il servizio sanitario di base per i frequentanti. Nella dependance, invece, il piano terra ospita la biblioteca e la zona computer, mentre il piano rialzato è organizzato per feste e presentazioni. È importante spingere gli anziani ad uscire, ad abbandonare la solitudine in cui purtroppo molti si rinchiudono, fuggendo dal mondo. Frequentare la società alza il morale, permette di fare attività fisica e intellettuale, rallentando visibilmente l’invecchiamento della mente.

L’Auser organizza corsi di attività fisica diurni e serali in due palestre di Conegliano, oltre alle consuete lezioni in diverse materie, che raccolgono centinaia di persone in tutto il territorio.

L’associazione di volontariato Il Nettuno organizza Il Filo d’Argento, che è un’attività di trasporto e aiuto agli anziani, e gestisce per il comune i soggiorni estivi per la Terza Età: quest’anno, inoltre, gli iscritti si ritroveranno per festeggiare l’ambizioso traguardo dei 35 anni di attività.

Michele Zanchetta

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Ci sono le mummie (e non solo)!

Egitto.Viaggio verso l’immortalità: cento reperti originali in mostra a Palazzo Sarcinelli

di Emanuela Da Ros

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veniamo a scoprire che le mummie non si chiamavano mummie (gli Egizi avevano un’altra parola, Sah (ovvero “nobiltà” o “dignità”) per definire i corpi imbalsamati): furono i persiani a chiamarle così dalla parola mūm, nome della sostanza (un miscuglio di bitume, mirra, zafferano, balsamo e altri aromi) che veniva usata nell’imbalsamazione.

Veniamo a scoprire che gli Egizi, nelle tombe, oltre al corredo funerario, i gioielli e gli amuleti, si portavano gli ushabti (parola che significa “colui che ascolta”), delle statuette a cui il defunto chiedeva aiuto nel caso fosse stato chiamato a lavorare anche dopo la morte… Se, come pensava, gli avessero ordinato di dissodare il

Informazioni

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a mostra resterà aperta fino al 6 aprile 2025 presso Palazzo Sarcinelli, in via XX Settembre 132. Orari di apertura: dal mercoledì al venerdì: 10-13 e 14-19; sabato, domenica e festivi: 10-19.

Calendario speciale: 1 novembre e 8 dicembre: 10-19; 24 e 25 dicembre: chiuso; 26 dicembre: 10-19; 30 dicembre: 10-13 e 1419; 31 dicembre: 10-13 e 14-17; 1 gennaio: 14-19; 6 gennaio: 10 -19.

Biglietti: da 13 a 17 euro. Info www.artika.it, mostre@artika.it o chiamando la biglietteria: 351 8099706.

terreno, seminare, raccogliere i frutti, aveva qualcuno disposto a farlo al suo posto (pensa un po’: il lavoro li inseguiva anche dopo la dipartita: altro che pensionamento!).

Sono tante e sorprendenti le curiosità che emergono dalla mostra Egitto. Viaggio verso l’immortalità, visitabile fino al 6 aprile a Palazzo Sarcinelli. Curata da Maria Cristina Guidotti, ideata da Contemporanea Progetti, organizzata da ARTIKA e CP, in collaborazione con la Città di Conegliano, la mostra propone circa 100 reperti provenienti dai depositi del Museo archeologico nazionale di Firenze (il 2° in Italia, dopo quello di Torino, per manufatti provenienti dall’antico Egitto).

“La mostra - spiegano i curatori - non è solo un’esposizione di arte e storia, ma una porta d’accesso a un mondo perduto. Un mondo dove la vita e la morte non erano che tappe di un unico, infinito cammino verso l’eternità. Attraverso oltre 100 reperti, i visitatori possono immergersi nella realtà misteriosa degli antichi egizi, scoprirne i segreti e seguire l’ultimo viaggio delle anime verso i Campi di Iaru, il paradiso egizio. L’esperienza adatta anche alle scuole - va oltre la mera contemplazione di reperti: è un incontro ravvicinato con le credenze, i riti e la spiritualità di un popolo che ha fatto della vita eterna la propria missione. L’esposizione offre l’occasione per immergersi nel misterioso mondo dei faraoni, dei riti funerari e della loro complessa visione dell’aldilà, fatta anche di formule magiche.”

L’affascinante viaggio verso l’eternità propone mummie (anche quella di un cane!), sculture e corredi funerari che accompagnavano il defunto nel suo percorso verso i Campi di Iaru, l’equivalente egizio dei Campi Elisi, garantendo la continuità della vita nell’aldilà.

Gli oggetti esposti provengono dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, uno dei più importanti musei egizi d’Italia, e arrivano

a Conegliano dopo una tappa internazionale in Danimarca.

Tra i reperti esposti ve ne sono alcuni scoperti durante le spedizioni guidate da JeanFrançois Champollion e Ippolito Rosellini, padre dell’egittologia italiana.

La mostra si sviluppa attraverso cinque sezioni, che esplorano questo viaggio millenario con un’accuratezza scientifica capace di affascinare tanto i visitatori esperti quanto quelli curiosi di scoprire il lato più mistico della civiltà egizia. La narrazione storica copre oltre 2000 anni, dal Medio Regno (fine III millennio a.C.) fino all’epoca Greco-Romana. “La mostra - spiegano ancora i curatori - sfida le comuni percezioni del pubblico, spesso attratto esclusivamente da un misto di mistero e orrore. Le mummie, lungi dall’essere una fonte di paura, rappresentano l’aspirazione all’immortalità degli egizi, mentre le figure divine come Anubi, Osiride, Iside e Horus offrono uno spaccato delle credenze religiose degli egizi”.

In questa pagina: alcuni dei reperti in mostra

Giovedì 14 novembre 2024 | 27 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Etile Carpenè: una vita dedicata al vino Si è spento il 23 ottobre 2024 all’età di ottant’anni

C A destra: Etile Carpenè

onegliano piange Etile Carpenè, volto storico del mondo enologico, che si è spento il 23 ottobre 2024 all’età di ottant’anni. “Ha amato il Prosecco e la sua terra, tramandando con rispetto e dedizione i valori fondanti dell’azienda di famiglia CarpenèMalvolti, la prima al mondo a produrre il vino spumante delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene”, si legge in una nota diramata dall’azienda.

Etile Carpenè ha dedicato la sua vita alla ricerca e alla cultura enologica, ispirando generazioni di studenti e professionisti con la sua passione e il suo impegno nel promuovere il rispetto per

il territorio. Nell'ultimo periodo aveva lasciato la guida della Carpenè Malvolti alla figlia Rosanna, attuale amministratore delegato dell’azienda di famiglia.

Carpenè, rappresentante della quarta generazione della più longeva casa spumantistica italiana, si era diplomato al liceo scientifico di Rosenberg, in Svizzera, per poi frequentare un corso di specializzazione in enologia all'Università̀ di Talence a Bordeaux.

Aveva proseguito il suo percorso accademico iscrivendosi all'Università̀ di

Doblò in regalo CONEGLIANO. Consegnato al Comune un Fiat Doblò da parte della P.M.G. e di ben 17 sponsor che hanno pensato ad un mezzo utile ed efficiente per il trasporto dei disabili. Un mezzo fondamentale per gli uffici comunali che garantirà il servizio di trasporto a tutti coloro che ne hanno esigenza.

Ferrara, dove aveva ottenuto la laurea in chimica. Dopo il percorso di studi era entrato nell’impresa di famiglia, e in seguito ne era diventato l’amministratore delegato e il presidente. In quel ruolo aveva portato l’azienda sulla scena mondiale: aveva espanso la produzione, amplificato e potenziato la distribuzione, riorganizzato e rinnovato la rete di vendita sostenendo l’immagine della marca con campagne pubblicitarie in televisione e sulla stampa.

Al di fuori dell’azienda, Carpenè era stato presidente dell’Istituto Metodo Classico dal 1990 al 2001, nel 1992 aveva ottenuto la carica in Federvini, prima come consigliere e poi come vice presidente del sindacato “Vini Spumanti”, ed era stato nominato consigliere nel Consorzio Tutela Prosecco, carica rinnovata per due mandati consecutivi. Era stato nominato anche accademico emerito dell’Accademia della Vite e del Vino.

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Il Quindicinale 28 | Giovedì 14 novembre 2024

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Le lapidi tornano in vita I manufatti del brillante scultore coneglianese Celotti restaurati dal Centro Coneglianese di Storia e Archeologia

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e condizioni delle lapidi scolpite da Vittorio Celotti per il cimitero di Conegliano erano da tempo oggetto di preoccupazione in città, tanto che la vicenda era stata dibattuta anche in consiglio comunale all’inizio dello scorso anno. Dopo il nulla di fatto emerso in quell’occasione, si è fortunatamente fatto avanti il Centro Coneglianese di Storia e Archeologia (CCSA), che attraverso il presidente Silvano Armellin ha commissionato il restauro delle preziose lapidi artistiche.

Da qualche anno si era notato che era in atto una corrosione della superficie dei sigilli marmorei causata da infiltrazioni che hanno colpito il blocco di loculi dove questi sono inseriti, una delle parti più antiche della struttura originaria del cimitero il cui restauro non avverrà prima del 2027. Troppo tempo per delle opere d’arte uniche che avevano già perso parte dei loro dettagli preziosi, da qui l’intervento

del CCSA, già impegnato con successo nel restauro e valorizzazione dell’antico cimitero ebraico cittadino.

Concluso il restauro conservativo di cinque delle sei lapidi (una necessitava solo di una pulizia), l’associazione ha deciso di organizzare un incontro per ricordare l’autore e gli ambiti artistici in cui è stato un eccellente esponente nella prima metà del secolo scorso.

L’incontro, che si è svolto lo scorso 18 ottobre nella sala parrocchiale della chiesa di Costa, ha visto la partecipazione di Giovanna Terzariol, nipote del Celotti che ha parlato della figura del nonno e del suo impegno personale nel tramandarne la memoria, di

Isabella Gianelloni, storica che per prima ha voluto puntare l’attenzione sul valore dei cimiteri coneglianesi con il libro “Campi Santi” (Nodo Edizioni 2020) e di Marco Merello, architetto restauratore che ha presentato il suo lavoro sui monumenti della Grande Guerra, altro ambito, oltre a quello funerario e sacro, in cui Celotti era molto richiesto dai committenti.

Fabio Zanchetta, storico dell’arte e autore assieme a Gianelloni di “Campi Santi”, ha condotto l’incontro e concluso la serata con un intervento sullo studio e la conservazione dei cimiteri monumentali.

Fabio Zanchetta

Latitante catturato

Lettere nella spazzatura

Acconciatori da record

CONEGLIANO. È stato fermato anche l’ultimo dei presunti responsabili della morte di Margherita Ceschin, la 72enne uccisa nella sua casa il 23 giugno 2023. Si tratta del cittadino dominicano di 25 anni che, subito dopo il delitto, si era allontanato dal territorio italiano rendendosi, di fatto, irreperibile. Grazie alle indagini dei carabinieri di Conegliano con quelli del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale gli agenti dell’Interpol di Santo Domingo sono riusciti a rintracciare a Santo Domingo, lo scorso 25 ottobre, il giovane che aveva trovato rifugio da alcuni parenti nell’isola. È stato condotto in carcere in attesa dell’estradizione.

SAN FIOR. Aveva gettato nella spazzatura pacchi di corrispondenza, tra cui fatture e lettere raccomandate, ma dopo un risarcimento di 500 euro e un periodo di servizio in un’associazione sportiva si è visto estinguere il reato. Si tratta di un portalettere che cinque anni fa, mentre lavorava con un contratto a termine nel comune di San Fior, negli ultimi giorni prima della scadenza avrebbe sistematicamente gettato nei cestini dei rifiuti decine di plichi destinati ai cittadini.

Secondo le spiegazioni, lo aveva fatto per vendetta contro l’annuncio di un mancato rinnovo del contratto. Licenziato da Poste Italiane, l’uomo fu accusato di soppressione di corrispondenza e processato..

ORSAGO. Lo scorso 8 ottobre a Ibiza Z One Concept, brand italiano di parrucchieri, ha battuto il Guinness World Record del maggior numero di persone che hanno realizzato acconciature contemporaneamente (1200 acconciatori). Tra i partecipanti anche Tiziana Da Dalt, titolare del salone “Acconciature Idea”. “Ho partecipato insieme ai colleghi Simone, Miriam, Katia, Gloria e Sabrina – commenta Tiziana -. È stata un’esperienza unica e meravigliosa”.

Le lapidi restaurate di Celotti

Giovedì 14 novembre 2024 | 29 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Ah, le donne! Mi hanno fatto innamo I successi (e i desideri) dello scultore pievigino Valerio De Marchi. Che un giorno si vide l’atelier “svuotato” da Berlusconi

di Federica Gabrieli

Nelle fotografie in queste pagine: Valerio De Marchi, in arte Valerius, con alcune delle sue opere

“

Rincorrere il sogno di fermare la grazia muliebre in una figura scultorea, per renderla eterna.

Vivere il tormento di non arrivare a catturare completamente un incanto.

Con questo animo le mie mani si muovono sull’opera da realizzare.” Parole dello scultore Valerio De Marchi, in arte Valerius, classe 1941, pievigino di nascita e di…crescita.

Una storia sorprendente la sua, da autodidatta, un lungo cammino: cinquant’anni dedicati solo ed esclusivamente alla scultura con la continua ricerca di ridare “voce” al naturale. “Sono nato e vissuto a Pieve di Soligo - racconta -. Mio padre era commerciante di generi alimentari, riforniva tutti i locali della zona con la birra Pedavena, mia madre invece - persona molto modesta - ha sempre fatto la casalinga. Non era una famiglia di tradizione artistica la mia e tra l’altro non ho fatto nessuna scuola particolare; ho iniziato in autonomia e ho visto che le cose mi riuscivano abbastanza bene”.

Il Quindicinale 30 | Giovedì 14 novembre 2024

“Tutto è iniziato un po’ per gioco continua - sin da piccolo sono stato affascinato dall’arte in tutte le sue forme, sfumature, prospettive e dalla grazia femminile. Ringrazio i miei genitori che non mi hanno mai impedito di sporcarmi, sperimentare e dare libertà alla mia attitudine. Da autodidatta durante la mia adolescenza mi divertivo e mi perdevo nel dipingere, difatti per un po’ di anni mi sono prodigato in quest’arte passando poi alla scultura: quest’ultima nata da un incontro con una donna, mia musa ispiratrice, che ho voluto immortalare in una scultura”.

Il suo prodigarsi per la scultura quindi è arrivato dalle donne incontrate.

“Sì, belle donne. Non bastava più dipingerle a un certo punto, bisognava farle a tutto tondo. Ho avuto diverse modelle da tutto il mondo. Bisogna innamorarsi del soggetto, della bellezza, del fascino ed è proprio quello che ti incanta, non sul piano sessuale.

Mi innamoro della grazia femminile.

Non mi soffermo mai sulla carica erotica di questi corpi, in quanto la mia è una ricerca puramente estetica che si pone come obiettivo ultimo la raffigurazione della bellezza assoluta del corpo femminile in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue manifestazioni” Quando ha iniziato a pitturare?

“Attorno ai 25 anni, ma sono sempre stato appassionato di pittura fin da bambino, ho fatto circa 200 quadri e li ho venduti tutti. Mi dilettavo e divertivo in una pittura surrealista, mi garbavano molto Dalì e De Chirico e mi sono ispirato a loro. Tre, quattro anni di pittura e poi sono passato alla scultura. Avevo conosciuto una ragazza bellissima, ho voluto immortalare la sua bellezza e dedicargli una scultura.

Lei fu la mia prima musa ispiratrice e da lì ho iniziato il mio percorso da scultore. Una produzione di 300 opere singole e con la riproduzione delle stesse in più copie”.

Nel 2018 è arrivato con il suo elicottero personale Berlusconi per comprare alcune delle sue opere. Com’è stato quell’incontro?

Ci speravo ma non

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

orare. Anche della scultura

pensavo venisse, tuttavia è stato un tentativo, ovvero quello di recapitare a Berlusconi il catalogo con la raccolta delle mie sculture tramite l’avvocato Ghedini: gli sono piaciute e nel giro di dieci giorni si è recato nel mio atelier.

La notte prima del suo arrivo non ho chiuso occhio; tra l’altro doveva essere una visita assolutamente privata ma non è stato proprio così perché la notizia è trapelata. E’ atterrato al campo della Nostra Famiglia ed è venuto a prenderlo un suo autista personale da Milano. L’ho atteso in studio, lui era accompagnato da una scorta di uomini armati, un architetto arredatore e un segretario personale. Si è fermato nel mio atelier un paio d’ore ed ha acquistato alcune statue, poi siamo andati a mangiare da Lino. A Berlusconi piacevano le cose belle, diciamo che aveva un gusto istintivo, non ha chiesto informazioni su di me ovvero se fossi una persona nota o non nota, gli sono piaciute le mie opere e basta”.

Ha un sogno ancora da realizzare?

“Non ho grandi velleità, non si finisce mai di sognare ma ci si arrende di fronte alla realtà, perché non hai più la forza fisica e ti rendi conto che è inutile ambire a certe cose se non puoi arrivarci; a me manca la forza ed ho un passo molto legato. Comunque si, vorrei produrre delle opere in bronzo che non ho mai realizzato ”.

Ha un rimpianto?

“Lo sbaglio grande della mia vita è stato il non trasferirmi a Venezia negli anni ‘70. Ho avuto la fortuna di conoscere un gallerista, un certo Bugno che ha una galleria di fronte alla Fenice, mi ha venduto parecchie opere e la maggior parte a stranieri. Se mi fossi trasferito a Venezia avrei avuto una risonanza diversa, tuttavia inutile pensare al passato”.

Si sente un artista incompreso?

“Lamentarsi non è cosa nobile, sebbe-

ne giustifico l’ignoranza di oggi; nelle scuole non si insegna, la gente cresce ignorante e indifferente a qualsiasi cosa”.

A quale artista si è ispirato nella realizzazione delle sue opere?

“Sono un grande ammiratore di Canova perché la sua perfezione è irraggiungibile, una persona modesta, all’epoca è stato anche criticato e considerato banale; è stato capito ed apprezzato con gli anni e soprattutto dopo la sua morte”.

C’è un artista moderno che ha attratto la sua attenzione?

“Nessuno. Ad oggi c’è una povertà di contenuti e di creatività disarmante per noi artisti di altra generazione”.

Ha una scultura a cui è affezionato?

“Più o meno tutte e poi le considero tutte belle e allo stesso livello tant’è che non metto la firma se non mi piace”.

La prima opera che ha venduto?

“Sono stato aiutato all’inizio da persone nobili, il primo è stato il dottor Zanoner originario di San Donà di Piave che aveva comprato Villa Soligo; si era creata una grande amicizia fra di noi e mi ha commissionato un’opera che attualmente si trova ancora in quella villa ed è stata la prima. Sempre tramite lui mi ha presentato altri amici facoltosi e propositivi all’arte”.

Valerius con Silvio Berlusconi nel suo studio

Giovedì 14 novembre 2024 | 31 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Controlli vendemmia: aziende sospese Scoperti 11 lavoratori irregolari a Follina, altri 5 nei vigneti di Vittorio Veneto, Valdobbiadene e Loria FOLLINA. Ben 19 lavoratori in nero, dei quali 16 impiegati per la vendemmia, scoperti dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Treviso, durante i controlli delle attività agricole e dell’edilizia, finalizzati a prevenire e reprimere i fenomeni dello sfruttamento del lavoro e a verificare il rispetto della normativa sulla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. L’attività di controllo ha consentito di riscontrare la presenza di 19 lavoratori “in nero” e di individuare numerose inadempienze in materia di sicurezza sui

luoghi di lavoro, con la conseguente sospensione di 6 attività imprenditoriali e circa 200mila euro di sanzioni.

In particolare a Follina sono state individuate e sospese 2 aziende: la prima stava impiegando per le operazioni di vendemmia 6 lavoratori in nero su un totale di 7 e la seconda 5 lavoratori in nero su 5. Analogamente sono stati ispezionati tre vitigni situati nei comuni di Vittorio Veneto, Valdobbiadene e Loria, dove complessivamente operavano altri 5 lavoratori in nero. Anche in questo caso si è provveduto a sospendere le attività imprenditoriali delle aziende. Infine, un’altra lavoratrice in nero è stata individuata all’interno di un vivaio situato a Riese Pio X. Le verifiche effettuate all’interno di un “centro massaggi” nel comune di Conegliano e gestito da cittadini cinesi, hanno permesso di identificare 2 lavora-

trici impiegate in nero, una delle quali irregolare sul territorio nazionale. Anche in questo caso è stata sospesa l’attività.

All’interno di un cantiere edile ad Arcade, invece, è stata sospesa le attività di un’impresa edile che stava impiegando i propri dipendenti senza aver redatto il Piano Operativo di Sicurezza, documento fondamentale per la sicurezza dei lavoratori.

I controlli del NIL di Treviso, volti al rispetto della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, hanno consentito, inoltre, di riscontrare la presenza di numerose violazioni sulla sicurezza, tra le quali il mancato utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale atti ad eliminare il pericolo di cadute verso il vuoto, l’omesso aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi e l’omessa formazione dei lavoratori. Isabella Loschi

A ottanta anni dalla strage Commemorazione per i quattro partigiani uccisi in un assalto da parte delle truppe fasciste REFRONTOLO. Il 14 ottobre 1944 venivano uccisi, dopo essere stati assediati in un casolare nella valle del Crevada in località Mire Basse cui fu dato fuoco per stanarli, quattro giovani partigiani della Brigata Piave. I fratelli Agosti, Giuseppe e Gino, di Mareno,

Il Quindicinale 32 | Giovedì 14 novembre 2024

e Claudio Dal Bo e Gianni De Polo, di Ceneda, furono linciati dal fuoco fascista nel prato antistante la casa nella quale si erano nascosti; i loro corpi furono oltraggiati e i volti resi irriconoscibili in segno di spregio. Dovevano essere sepolti, secondo le indicazioni dei repubblichini, esattamente in quel luogo, ma grazie alla carità dei contadini della zona furono prima portati al cimitero di Refrontolo a Colvendrame, quindi traslati nei loro paesi di origine.

Nell’anniversario per gli 80 anni dalla strage, il 14 ottobre si sono trovati in

molti per ricordarli, tra amministrazioni locali e associazioni. La commemorazione è stata guidata da Loris Bragaggia, dell’ANPI di Conegliano, ma erano presenti anche altre sezioni della provincia di Treviso e di Pordenone.

In rappresentanza delle loro amministrazioni, Laura Ceccarini, assessore al sociale del Comune di Vittorio Veneto, Giulia Marcon, assessore del Comune di Mareno, Roberto De Stefani, consigliere del Comune di Refrontolo. La cerimonia si è conclusa con la posa di una corona di fiori e il saluto alla memoria dei caduti.

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Ti valuto gli hotel del Prosecco Lo show tv “4 Hotel” di Barbieri ha confrontato quattro strutture ricettive del territorio

L

a puntata di “4 Hotel” andata in onda su Sky il 20 ottobre scorso non ha deluso le aspettative degli appassionati del programma. La competizione, che ha messo a confronto diverse strutture ricettive delle Colline del Prosecco, ha visto trionfare Alberto Bortolomiol, titolare della Roggia dei Cedri di Valdobbiadene.

La struttura si è distinta per la sua attenzione all’innovazione e per aver sposato un modello di turismo legato alla sostenibilità ambientale.

In gara, oltre alla Roggia dei Cedri, c’erano altre tre strutture: l’azienda agrituristica Calronche di Refrontolo, gestita da Francesca, l’agriturismo La Dolza di Follina, guidato da Enrico, e il Relais Althea di Vittorio Veneto, guidato da Marika.

La cerimonia di premiazione si è svolta a Piazza Cima a Conegliano, dove un folto pubblico ha accolto con ap-

plausi Bortolomiol e il suo staff. Con un punteggio finale di 127 punti, la Roggia dei Cedri si è aggiudicata il titolo, battendo per un solo punto l’azienda agrituristica Calronche.

Ecco la classifica finale stabilita dai

voti degli albergatori e dello chef Bruno Barbieri: Roggia dei Cedri 127 punti (93 + 34), azienda agrituristica Calronche 126 punti (92 + 34), agriturismo La Dolza 117 punti (82 + 35), Relais Althea 112 punti (78 + 34).

Bruno Barbieri con i partecipanti alla puntata basata sulle colline Unesco di “4 Hotel”

Flash Laboratori spaziali TARZO. Laboratorio di giochi in scatola con “Giocatori in scatola” il 18 e il 25 novembre e poi il 2, il 9 e il 16 dicembre dalle 16.30 alle 18 nella palestra comunale di Tarzo. Rientra tra le iniziative dei Laboratori spaziali per ragazzi e ragazze dagli 11 ai 15 anni promossi dal comune. Per info: Ylenia 331.6126172.

Sulle orme di Marco Casagrande MIANE. Fino al 24 novembre nella chiesa di Campea è possibile visitare la mostra fotografica sull’opera artistica dello scultore nato a Campea 220 anni fa. La mostra è visitabile il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18.

L’ecocentro si rinnova Riceverà maggiori quantitativi di rifiuti con spazi più sicuri PIEVE DI SOLIGO. In partenza i lavori per l’ampliamento e il rinnovamento del centro di raccolta di via Cal Bruna, a Pieve di Soligo.

L’intervento si propone di fornire alle famiglie e alle attività un servizio migliore, mettendo a disposizione un’area capace di ricevere maggiori quantitativi di rifiuti e spazi più sicuri per l’utenza.

Con l’occasione si provvederà anche all’ammodernamento in termini di materiali, apporto idrico e riduzione delle perdite della rete idrica lungo le

vie di accesso al centro, in particolare via Cima da Conegliano e via Cal Bruna, e alla messa in sicurezza della viabilità in via Cal Bruna. A partire da lunedì 4 novembre i cittadini possono conferire i rifiuti presso gli ecocentri più vicini: a Farra di Soligo, in via Cal della Madonna (lunedì e martedì 14:00-17:00, giovedì 9-12 e sabato 8:30-12:30 e 13:30-17:30), a Follina, in via Fossa 1 (lunedì e mercoledì 1417, martedì 9-12 sabato 8:30-12:30 e 13:30-17:30) e a Sernaglia della Battaglia, in via Cal Morta Nord 13 (martedì, mercoledì e giovedì 14:0017:00, sabato 8:30-12:30 e 13:30 -17:30). Contestualmente ai lavori al Card, anche via Cal Bruna sarà oggetto di un progetto di ammodernamento per migliorarne la viabilità.

Giovedì 14 novembre 2024 | 33 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Fondi alla ricerca in memoria delle vittime del 2 agosto 2014 Consegnato il ricavato delle iniziative all’associazione Collagene VI

La consegna dei fondi raccolti

REFRONTOLO. Le iniziative organizzate nel decimo anniversario della tragedia del Molinetto della Croda hanno permesso di raccogliere e di donare un contributo all’associazione Collagene VI che ha sede a San Pietro di Feletto ed è impegnata nella lotta alle malattie da deficit di collagene di tipo VI, in particolare la distrofia di Ullrich, la miosclerosi e la miopatia di Bethlem.

Le iniziative partite da un gruppo di vespisti amici di Fabrizio Bortolin,

Il Quindicinale 34 | Giovedì 14 novembre 2024

una delle vittime del 2 agosto, sono state sostenute da altre associazioni, Pro Loco di Refrontolo, associazione Molinetto della Croda, Gruppo Marciatori, alpini, oltre che dalle famiglie di Giannino, Fabrizio, Maurizio e Luciano, dalla parrocchia e dall’amministrazione comunale.

Giulia Da Re, 32enne di San Pietro di Feletto, è la presidente dell’associazione Collagene VI. «Convivo dalla nascita con la distrofia muscolare di Ullrich, una patologia neuro-

muscolare molto invalidante – ha testimoniato Giulia ricevendo la donazione -. L’associazione è stata fondata nel 2017 da un gruppo di pazienti affetti da tre patologie rare e degenerative da deficit del collagene sesto per le quali nel mondo attualmente non c’è una cura. Il nostro principale obiettivo è rappresentare un punto di riferimento dove le persone e le loro famiglie possano conoscersi, confrontarsi e aiutarsi a vicenda. Con tutto il gruppo sosteniamo la ricerca scientifica e medica, in particolare con testimonianze e iniziative per sensibilizzare le istituzioni e l’industria farmaceutica affinché vengano finanziati progetti rivolti alla scoperta di terapie per rallentare i sintomi e poter curare i pazienti». C.B.

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Pieve, poste chiuse PIEVE DI SOLIGO. Fino al 21 novembre l’ufficio postale di via De Martin, a Pieve di Soligo, è chiuso per un intervento di completa sostituzione dell’impianto di aerazione e condizionamento. La clientela può rivolgersi all’ufficio postale di Sernaglia della Battaglia.

Escursione letteraria con Pietro Lacasella FARRA DI SOLIGO. Domenica 17 novembre escursione letteraria con l’autore e antropologo Pietro Lacasella Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano (durata 5 ore, lunghezza 13 km). Partenza da piazza dell’Emigrante a Col San Martino alle 9. Prenotazione su www.eventbrite.it.

“Chiedo scusa agli alpini” Il truffatore seriale esce allo scoperto a “Pomeriggio Cinque” PIEVE DI SOLIGO. Quando ha saputo che i video - che lo ritraevano di negozio in negozio mentre, spacciandosi per un alpino, chiedeva delle donazioni per gli anziani o per altre iniziative solidali in cambio di olio o vino, mai però recapitati a chi ha pagato – erano andati in onda anche su Canale 5, Daniele ha deciso di uscire allo scoperto. Ed è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Pomeriggio Cinque” condotta da Myrta Merlino. «Chiedo scusa agli alpini, ai commercianti e alla mia famiglia» ha detto il truffatore, che ora dunque ha un nome e un volto.

Daniele ha ripercorso la genesi della truffa. «Anch’io sono stato quasi truffato – ha detto ai microfoni di “Pomeriggio Cinque” -. A Conegliano ho conosciuto un ragazzo. C’era un anziano e ci siamo messi a parlare e gli ho raccontato che ero in un momento di difficoltà: da 2/3 mesi non percepivo lo stipendio. Dopo che ho salutato l’anziano, questo giovane

mi ha agganciato. Mi ha detto: “Piacere, sono Simone”, anche se ora credo non fosse il suo vero nome. Mi ha chiamato tre volte da un numero anonimo. Mi ha detto che aveva dei prodotti da vendere e di dire che eravamo un’associazione. Io ho avuto l’ingenuità di credere a questa cosa». Tra Veneto e Friuli Venezia Giulia in poco meno di tre mesi le vendite-truffa hanno fruttato circa 6mila euro.

«L’ho fatto perché ero in un momento di difficoltà economica – ha motivato Daniele -. In questi mesi mi sono tenuto 1.300 euro, il resto li ho dati a lui». «Ho deciso di metterci la faccia. Non è facile, ma è giusto così.

Non pensavo fosse una truffa: lui mi ha detto che l’aveva già fatto con le consegne dei prodotti. Ora – ha concluso - voglio cercarmi un lavoro da venditore, perché mi riesce anche bene». A suo carico varie denunce. Claudia Borsoi

Daniele in un fermo immagine dell’intervista a Pomeriggio Cinque

Giovedì 14 novembre 2024 | 35 Il Quindicinale

FOCUS PIZZA

Famola strana Dalla Margherita la pizza ha fatto molta strada.

Imboccando anche vie oscure...

L

a pizza è una delle pietanze più amate al mondo, ma ogni paese (e talvolta ogni pizzaiolo!) mette il proprio tocco personale su questa ricetta iconica. Alcune varianti, però, vanno ben oltre le classiche margherita, quattro stagioni o capricciosa.

Ecco una carrellata di alcuni dei gusti di pizza più sorprendenti che si possono trovare in giro per il mondo.

Con cioccolato e formaggi dolci La pizza dolce ha preso piede soprattutto in Brasile e negli Stati Uniti. Una delle varianti più famose è quella con Nutella, magari arricchita con fragole o marshmallow. Alcuni chef, però, si spingono ancora oltre, proponendo pizze con un mix di cioccolato e formaggi dolci, come ricotta e mascarpone. Il risultato è una vera esplosione di dolcezza, perfetta per chi ama i dessert alternativi.

Ristorante & Pizzeria Via Mescoledi, 6 Cappella Maggiore Tel. 0438 580899 CHIUSO IL LUNEDì

www.ristorantetabiala.com

Il Quindicinale 36 | Giovedì 14 novembre 2024

Con frutta esotica La pizza hawaiana, con ananas e prosciutto, ha dato il via alla combinazione tra sapori dolci e salati, ma alcuni pizzaioli sono andati molto oltre. In Thailandia, ad esempio, è possibile trovare pizze con mango, papaya e addirittura durian, un frutto noto per il suo aroma molto intenso e divisivo.

Questa variante è un'esperienza gustativa unica, che piace a chi non teme sapori forti e contrastanti.

impatto visivo, questa pizza offre un gusto inaspettato e croccante.

Con uova di pesce e wasabi In Giappone, i sapori di mare non sono certo una novità, e alcune pizzerie offrono una variante davvero audace: pizza con uova di pesce (spesso tobiko, o caviale giapponese), wasabi e alghe. Questo mix di sapori è piccante, sapido e decisamente intenso, un’alternativa interessante per chi ama i gusti marini e speziati.

Con insetti In alcuni paesi, soprattutto in America Latina e in Asia, gli insetti sono una comune fonte di proteine. Da qualche anno, grazie alla crescita del cibo sostenibile, anche le pizzerie più innovative in Europa e negli Stati Uniti hanno iniziato a proporre pizze con topping di cavallette, grilli o larve.

Per chi è disposto a superare il primo

Al coccodrillo o alligatore Negli Stati Uniti, soprattutto negli stati del sud come la Louisiana, si può assaggiare una pizza decisamente fuori dal comune: quella con carne di alligatore. L’alligatore ha un sapore simile al pollo, ma con una texture più soda, e viene spesso marinato per esaltar-

PIZZA FOCUS

ne il gusto prima di essere utilizzato come topping sulla pizza.

Con fiori di zucca e miele L'Italia non è immune ai gusti inusuali, e alcune pizzerie gourmet propongono una pizza con fiori di zucca, miele e formaggi cremosi. Questa variante unisce il sapore delicato dei fiori di zucca con la dolcezza del miele, offrendo una combinazione di sapori che richiama il palato con una dolcezza aromatica e sottile.

Con spaghetti Un altro strano incrocio tra piatti italiani è la pizza con gli spaghetti, amata soprattutto in Giappone. Gli spaghetti vengono cotti, conditi con salsa di pomodoro e formaggio e disposti sopra la pizza prima di essere infornati.

Questo crea una pizza che è anche un piatto di pasta, ideale per gli indecisi.

Al curry In India, il curry è una delle spezie

più utilizzate in cucina, e non sorprende che qualcuno abbia pensato di abbinarlo alla pizza. La pizza al curry indiano può contenere pollo tandoori, patate speziate, yogurt e coriandolo fresco. È una fusione culinaria che fonde la tradizione italiana con quella indiana, e che conquista i palati più avventurosi.

Ai popcorn Una delle creazioni più eccentriche è la pizza ai popcorn. Dopo aver cotto la pizza con gli ingredienti base, questa viene condita con popcorn aromatizzati, come quelli al burro o al cheddar. È una scelta audace, perfetta per un'esperienza di comfort food davvero alternativa.

Giovedì 14 novembre 2024 | 37 Il Quindicinale

RUBRICHE MARE NOSTRUM …SPOPOLATO

L Problemi Sociali a cura di Michele Cais

a fauna marina sta attraversando tempi difficili, proprio adesso che i medici ci invitano a mangiare pesce almeno un paio di volte la settimana.

Certi particolari acidi grassi polinsaturi dai nomi impronunciabili (eicosapentaenoico e docosaesaenoico), di cui i pesci sembrano detenere l’esclusiva nel mondo animale, hanno meriti preventivi e perfino terapeutici. Il pesce è un cibo raccomandato, senza controindicazioni. Tanto più che l’Italia, per tre quarti bagnata dal mare, ne è molto ricca.

Nel pesce è molto elevata la quota dei grassi polinsaturi “omega 3”, che hanno una spiccata azione contro l’aggregazione piastrinica, cioè ostacolano la coagulazione del sangue, quindi i processi trombolitici e i danni vascolari. È evidente l’importanza di una sostanza che mantenga costante la fluidità del sangue, soprattutto nella terza età. È poi dimostrata la

sua capacità di abbassare il livello dei trigliceridi e di mantenere il sangue più fluido, con evidenti vantaggi per i più anziani sul pericolo di trombosi e d’infarto. Le prime scoperte al riguardo sono state fatte presso gli eschimesi, grossi mangiatori di pesce, rilevando una minore incidenza dell’infarto. Alcuni pesci piccoli, come i latterini e le acciughe, che vengono mangiati con tutta la lisca, forniscono anche una certa quantità di calcio. Purtroppo, malgrado il recente progresso delle vendite, gli italiani non consumano più di 24 kg di pesce a testa nell’anno. Troppo poco per la duttilità gastronomica e per i vantaggi dietetici di apporto proteico e vitaminico, tipici della maggior parte dei pesci. Il problema dell’approvvigionamento del pesce, che prima della surgelazione era più un fatto di trasporto che di pesca, potrebbe farsi più difficile per gli italiani e non soltanto per loro.

VENEZIA DÀ I NUMERI

V il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

enezia è città d’arte per antonomasia, la capitale del romanticismo, meta da sogno sospesa nel tempo tra la terra e l’acqua eppure potrebbe essere descritta attraverso i numeti. Infatti, Venezia, che prima di tutto è un topos geografico reale, “ha molti numeri” importanti i quali, oltre che per individuarla e descriverla, risultano preziosi per comprenderne più a fondo la natura.

Ecco così che, anche attraverso una semplice enumerazione di dati, inesorabile emerge l’immagine di una città ancora una volta differente dalle altre, da un lato sempre sorprendente e magica, dall’altro pur con la sua fragilità e complessità.

Venezia sorge su 118 isole, con una superfice di 415,9 chilometri quadrati.

Il centro storico conta 49mila abitanti (dato aggiornato a fine ottobre 2024).

- San Polo con 3.144 numeri civici - Castello con 6.827 numeri civici.

Venezia è composta da 6 sestieri: - San Marco con 5.562 numeri civici - Dorso Duro con 3004 numeri civici - Cannaregio con 6.423 numeri civici - Santa Croce con 2.344 numeri civici

Canali e rii 177 sono i rii con solo 3 soli canali : - il Canal Grande - il Canale della Giudecca - il Canale di Cannaregio.

Il Quindicinale 38 | Giovedì 14 novembre 2024

Ponti 420 sono i ponti che attraversano i canali veneziani.

4 sono i ponti sul Canal Grande: - il ponte della Costituzione più noto come Calatrava, dal suo progettista - il ponte degli Scalzi o della stazione - il ponte di Rialto - il ponte dell’Accademia.

I piccoli ponti sono: - 300 in pietra - 59 in ferro - 49 in legno - più il ponte “dei tre ponti”.

Un solo ponte di accesso alla città, il ponte della Libertà, un tempo noto come Ponte di Littorio, costruito nel periodo fascista affiancato anni dopo dal ponte della Ferrovia.

Piazze e campi Venezia ha un’unica piazza, che è la meraviglia di Piazza San Marco, e un unico palazzo, Palazzo Ducale.

135 sono i campi 196 i campielli 380 le corti 7 i campazzi 1198 calli 367 rami 52 rio terrà 42 salizade 10 rughe 1 strada (Nova) e 2 vie Fontane e pozzi 142 fontane 256 pozzi pubblici circa 2.500 pozzi privati.

Chiese e campanili Le Chiese sono: - 98 quelle di culto, - 26 quelle sconsacrate - 2 di altri culti, gli armeni e i grecoortodossi Ben 40 quelle che sono state demolite.

117 sono i campanili.

RUBRICHE GNOCCHI NELLA TERNA DEL COMISSO

N

on lo ha vinto ma al Premio Comisso 2024 ci è andato vicino Alessandro Gnocchi, con una biografia romanzata (“Burroughs. Il virus della parola”, Alessandro Polidoro Edizioni), su uno degli scrittori più insueti dell’America anni Sessanta. Droga, sesso, satanismo.

Tipo da ago nelle vene e pantaloni calati, come gli piaceva descriversi davanti ai suoi studenti. Omosessuale ma sposato per nasconderlo. Laurea ad Harvard, lettore di classici, da Conrad (che compare in tutte le salse nei suoi romanzi) a Beckett, da Céline a Joyce. “Nello stesso tempo un lettore di fantascienza da aeroporto”. Un secchione fuori le righe.

“Pasto nudo” il romanzo più famoso dei diciotto scritti. Artatamente o comunque contro la sua volontà iscritto alla “beat generation”, lui che ricusava qualsivoglia etichetta, politica soprattutto perché convintamente avverso al socialismo reale così come oggi si sarebbe indignato della degenerazione liberista.

Gnocchi lo ha studiato a fondo l’anomalo, eccentrico William S. Burroughs, su incarico dell’editore che gli ha commissionato il libro. E se ne è appassionato, “perché anticipa i temi che stiamo vivendo e i problemi che attraversiamo: il virus della parola nella comunità digitale e nel mondo dei social; il muro invalicabile della burocrazia contro il quale ci siamo scontrati durante la pandemia”.

Scrittore profetico. Impressionante per

la diagnosi, meno per la terapia: “perché le sue sono risposte poetiche, non politiche”. Amico di Kerouac (l’autore di: “Sulla strada”), innamorato perso (e non in senso intellettuale) di Ginsberg, il suo è stato un pensare a lungo e profondamente sulla parola, strumento in pari tempo di liberazione e di controllo. “Parola che andava fatta esplodere con il metodo del cutup”, tagliando con le forbici un testo per lasciare parole o frasi da mischiare per comporre uno scritto tutto nuovo”.

Un virus, la parola, che si trasmette da persona a persona. Un’arma eccezionale, che oggi ben sappiamo come maneggiare. O forse no, non ne siamo consapevoli per davvero sino in fondo.

“Mi sono divertito a studiarlo e a raccontarlo: William S. Burroughs, oltre che di straordinaria attualità, è un grandissimo autore comico. Finire per colpa sua nella terna del Premio Comisso no, non me lo aspettavo. Ma è stato un grande onore per chi come me legge e studia da sempre Giovanni Comisso”.

A tu per tu a cura di Roberto Grigoletto In alto a sinistra: Alessandro Gnocchi

LE SCONOSCIUTE ORIGINI DI SANT’ORSOLA

L

’oratorio di Sant’Orsola si trova nel piazzale del Castello e condivide la cima del colle con il maniero simbolo di Conegliano, dominando la città tra Monticano e Ruio. L’antica dedicazione è al patrono cittadino San Leonardo, perché fu duomo sino al 1757, quando in seguito alla soppressione della Confraternita dei Battuti fu trasferito in centro città. Essendo in pessime condizioni, la chiesa ridedicata a Sant’Orsola venne ridotta in lunghezza, infatti, quello che è possibile vedere ora è solamente la parte un tempo destinata al presbiterio e al coro. Le prime fonti che attestano la presenza della chiesa sono del 1179, ma l’edificio venne rinnovato sicuramente nella sua storia, probabilmente in occasione della sua erezione a collegiata nel 1580. Un’idea della sua dimensione è possibile osservando un particolare del quadro Sant’Elena di Cima da Conegliano, dove si vede l’estensione

reale dell’edificio da est, quindi dalla parte dell’abside. Essendo duomo, sino all’Ottocento fu circondato dal cimitero cittadino, che poi si ampliò anche nei giardini del castello. La facciata attuale è impostata sull’arco santo tamponato della chiesa di XVI secolo, ma l’organizzazione è totalmente ottocentesca, quando fu restaurata dall’architetto Giuseppe Segusini. Nell’attuale pavimento del sagrato sono visibili i sigilli di pietra che chiudono le tombe a camera ipogea, stanze sotterranee destinate alle sepolture dell’aristocrazia cittadina e del clero. L’interno, essendo la chiesa sconsacrata, ha l’altare spoglio, sono stati asportati il tabernacolo, le reliquie della martire Vittorina e gli arredi sacri, ma anche la pala d’altare di Pompeo Molmenti e gli altri quadri; solo le pareti hanno affreschi superstiti, con figure di santi e trompe-l’oeil con quinte architettoniche di gusto rinascimentale.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

A sinistra: l’oratorio di Sant’Orsola a Conegliano

Giovedì 14 novembre 2024 | 39 Il Quindicinale

RUBRICHE LE DUE COSTE SULLE ORME DI ANTICHE TRADIZIONI

Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

S

cendono come due grandi onde verso la pianura dalle pendici del Pizzoc, abbracciano quel lembo di terra inclinata di origine glaciale chiamata Piadera, hanno fornito per secoli la marna e l’arenaria per costruire le case dei trevigiani: sono le Coste di Serravalle e di Fregona, che affronteremo con un anello escursionistico spettacolare sulle tracce di storiche tradizioni religiose. Partiamo dalla Pieve di Sant’Andrea di Bigonzo, la più antica di Vittorio Veneto, e camminiamo verso il centro di Serravalle fino a risalire la scalinata di Santa Augusta che dopo alcuni tornanti ci porterà all’omonimo santuario. Da lì imbocchiamo il sentiero coincidente con l’alta via n.6 e saliamo alla Turris Nigra dove si apre uno scenario panoLe Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel

territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone.

Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto.

I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,

georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali.

I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

E

Grado di difficoltà: escursionistico Punto di partenza e arrivo: Vittorio Veneto, piazza Sant’Andrea Tempo richiesto: 3h 45m Aumento di quota: m 674 Distanza: km 10,2 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47

Il Quindicinale 40 | Giovedì 14 novembre 2024

ramico incomparabile, per poi prose- co: alla nostra sinistra Fregona, Osigo, guire sul filo di cresta della Costa di Montaner, davanti a noi Costa di Serravalle passando per boschi e radu- Vittorio Veneto e il Monte Altare, sulla re. Dopo un passaggio incanalato tra destra Serravalle e la dorsale prealpidue lunghe formazioni rocna. Giunti al santuario intitolaciose in località Mandròz, si to alla Madonna della Salute, devia a destra su un ramo laposto in posizione panoramiterale di sentiero che scende ca sopra l’abitato di Costa di ripidamente fino all’azienda Vittorio Veneto, si devia ad agricola dei “Bonét” per poi ovest per proseguire la diintersecare via Piadera Bassa scesa a Borgo Rindola dove che passa per l’osservatorio visiteremo l’oratorio della GPS E INFO astronomico e l’omonimo Madonna della Tosse. Citato a borghetto. Giunti ad un incrocio, si partire dalla fine del Seicento, venne prosegue dritti tramite un sentierino ricostruito nel 1924. Al suo interno, che percorre il filo di cresta dell’an- un affresco del pittore Luigi Cima da tica morena glaciale, quindi raggiun- Mel. Il vero nome è Madonna della giamo la Costa di Fregona che verrà Neve, tuttavia per tradizione la chiepercorsa in discesa lungo la sua linea setta è stata ribattezzata in Madonna di cresta godendo di un panorama uni- della Tosse perché qui le mamme invocavano la Vergine per curare i casi di pertosse dei figli, “tós pagana” nella parlata locale. Ripreso il cammino, seguiamo nell’ordine via Madonna della Tosse, via Rindola Bassa, via Callalta ed in breve ritorniamo a Sant’Andrea a chiudere l’anello.

Variante per San Mamante In località Piadera, è possibile deviare a destra per visitare l’antica chiesetta di San Mamante. Venne fatta costruire nel 1674 dal nobile serravallese Rocco Laurenti, arciprete di Sant’Andrea di Bigonzo. Gli interni sono decorati da affreschi del pittore Luigi Cillo. Il culto di San Mamante (San Mamàn nella parlata locale) è abbastanza diffuso nel Veneto settentrionale. Una chiesa si trova sul Montello ed un’altra, antichissima, è posta ai piedi del Nevegal sopra Castion. San Mamante era invocato dalle donne che non riuscivano ad avere figli, per le gestazioni difficili, e per la scarsità di latte materno. Tempo di percorrenza 8’, distanza km 0,5.

cultura, arte & spettacolo

INQUADRA L’AUTORE: TONI THORIMBERT

Venerdì 22 novembre , 21:00 Conegliano, Audit. Dina Orsi Inquadra APS porta a Conegliano uno dei fotografi italiani più iconici.

Reporter, ritrattista, fotografo di moda e art director, capace di reinventare continuamente il suo rapporto con la fotografia e spesso in anticipo sui tempi e sulle tendenze, Toni Thorimbert - svizzero di origine ma cresciuto nell’e strema periferia milanese - inizia a fotografare giovanissimo, passando da reportage sociali a strette collaborazioni ai più innovativi periodici dell’epoca come Max, Amica, Moda e King, per poi approdare a collaborazioni editoriali per magazines internazionali e la realizzazione di prestigiose campagne pubblicitarie. Nel 1995 riceve il premio dell’ Art Directors Club/AFIP per la creatività nel ritratto fotografico. Nel 2020 è stato insignito del premio Arturo Ghergo alla carriera.

Ingresso libero aperto a tutti.

Info: www.inquadra.info

PATTINAGGIO SU GHIACCIO Fino a febbraio 2025 San Vendemiano, centro città

Dal 2 novembre, San Vendemiano ha iniziato a festeggiare l’inverno con l’apertura della pista di pattinaggio in Via De Gasperi, davanti al Municipio. È tornata quindi la più grande pista di pattinaggio sul ghiaccio della Provincia di Treviso, che gli scorsi anni ha attirato migliaia di persone. San Vendemiano è pronta ad accogliere tutti coloro che vogliono trascorrere momenti di spensieratezza e divertimento sul ghiaccio. Oltre al divertimento per il pubblico, la pista resterà a disposizione delle società sportive, che potranno continuare i loro allenamenti. Ma non è tutto: si rimane in attesa di “Magie d’inverno”, la grande manifestazione natalizia che porterà una serie di eventi e novità imperdibili.

Orari: sabato ore 14:30-16:30, 17:0019:00 e 20:00-22:00; domenica ore 10:00-12:00, 14:30-16:30 e 17:00-19:00.

Nelle feste natalizie aperta anche durante la settimana.

ABSTRACT

UNA LEGGENDA NELL’ARIA: ALESSANDRO TANDURA

Sabato 16 novembre, dalle 16:00 Vittorio Veneto, Museo della Battaglia Per l’iniziativa “Spettacoli di mistero”, al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto in Piazza Giovanni Paolo I va in scena “Una leggenda dell’aria- Alessandro Tandura”, l’emozionante storia del vittoriese Alessandro Tandura, primo paracadutista al mondo in una missione di guerra. Un volo oltre le linee nemiche per spiare gli austriaci e poi fughe rocambolesche, corse spericolate e tante emozioni.

Tutto questo in una rappresentazione teatrale per raccontarvi l’adrenalina di un personaggio entrato nella storia per il suo enorme coraggio. Appuntamento alle ore 16.00 presso il Museo della Battaglia per un’anteprima alla scoperta di Alessandro Tandura; alle ore 17.00 rappresentazione teatrale “Nella Tana del Lupo” a cura della compagnia teatrale Bottegavaga.

Prenotazione obbligatoria allo IAT di Vittorio Veneto ( 0438 57243) o via email a iat@comune.vittorio-veneto.tv.it

Di Paolo Ciciliot

Giovedì 14 novembre 2024 | 41 Il Quindicinale

RUBRICHE & ANNUNCI RADICCHIO DI TREVISO ALL’AGRODOLCE NEL PROSECCO

In cucina con Armando Zanotto

Ingredienti per 4 persone: 4 bei cespi di radicchio rosso di Treviso (tardivo), 100 gr. di succo di acini di uva Prosecco, 1 bottiglia di Prosecco Superiore Docg o Doc, 1 bicchiere d’aceto di Prosecco, 2 foglie di alloro, 1 ramoscello di rosmarino, 2 grani di pepe nero, 1 peperoncino intero, 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva, 2 chiodi di garofano, 3 bacche di ginepro, 2 spicchi d’aglio scamiciato, Sale Preparazione Mondate il radicchio delle cime e di parte della radice, tagliate il cespo in 4 o in 6 parti nel senso della lunghezza, lavatelo.

Mettete in una casseruola capiente il vino e il succo del Prosecco, l’aceto e tutte le spezie, sale quanto necessario.

Fate bollire per 3 minuti, versate il radicchio e l’olio lasciando bollire per 3 minuti, togliete, lasciate raffreddare, se si presenta un po’ amaro versate

1 o 2 cucchiaini di zucchero sul vino di cottura, togliete tutte le spezie e lasciate raffreddare il tutto. Sistemate il radicchio in un vaso da composta e copritelo con il liquido di cottura.

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

Amore dolce amaro. Che all’amore si accompagni sempre la sofferenza lo si sa da sempre o almeno da quando se ne è interessata la poetessa Saffo in quel di Lesbo. In Italia, anche questo si sa, è nato il melodramma, tant’è vero che l’opera lirica è uno dei gioielli della nostra cultura; non ci appartiene invece la dimensione tragica, tipica del mondo anglosassone e tedesco in particolare. Ne abbiamo avuto prova nei primi giorni di settembre, quando i mezzi di informazioni non hanno fatto altro che dare visibilità a una vicenda confinabile nel gossip se non vi fossero state ricadute politiche. Innamorarsi non è un reato, però quando a essere ferito dalle frecce di Eros è un rappresentante delle istituzioni deve prevalere il senso dello Stato.

L’Italia ne esce con le ossa rotte e con una credibilità azzoppata; non poteva non trionfare ancora una volta il melodramma, impreziosito da lacrime in diretta televisiva, nel rispetto della sceneggiata, guarda caso napoletana.

Come abbinarlo Con insaccati, porchetta, carni bollite e ai ferri, con l’insalata di pesce oppure con gli aperitivi.

Guarnite con acini d’uva prosecco.

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Il Quindicinale 42 | Giovedì 14 novembre 2024

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ISSN 2784-9716

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