Il Quindicinale 1076 - 31 ottobre

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Lupi: predazioni continue

La società compie 50 anni.

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PRIMO PIANO

La prossima volta vi porto con me nei cammini

“All’ufficio del pellegrino di Santiago con Ash dal Texas e Samantah dalla Svizzera, due dei miei più speciali compagni di viaggio e Federica e Nicola, due volontari italiani”

Il cammino? È anche aprirsi alla possibilità di cambiare. Parole (ed emozioni) di Marco Pizzol.

Che ha lasciato lavoro, quotidianità, e paesaggi noti – il profilo verdissimo della sua Carpesica – per scoprire passo dopo passo cosa c’è oltre. Oltre il quotidiano, le abitudini prevedibili, le piccole comodità. Per aprire la porta al mondo e lasciare dietro di essa i timori che ci accompagnano

di Emanuela Da Ros

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a gioia si può provare di riflesso. Magari si percepisce diluita o composta in quella che definiamo serenità, ma fa bene lo stesso.

La gioia di riflesso è solo una delle sensazioni che ho provato ascoltando le risposte di Marco Pizzol.

Ventinove anni, residente a Vittorio Veneto, Marco ha lavorato per dieci anni come fresatore in un’azienda metalmeccanica. Il fatto di operare ogni giorno in uno spazio chiuso ha fatto accrescere in lui il desiderio di immergersi nella natura – le colline, le Dolomiti, i sentieri nel verde - appena possibile. Finché “quell’appena possibile” non gli è bastato più: Marco ha deciso di licenziarsi per…camminare,

“per essere più libero anche mentalmente, e non avere limiti di tempo”.

Quattro mesi fa, con uno zaino di 16 chili, è partito a piedi da Carpesica, dove vive, per raggiungere l’Atlantico a Finisterre: 3.000 chilometri di scarpinata (con tanto di vesciche “inaugurali”) per compiere in solitaria (o quasi) un’esperienza straordinaria. Per lasciare – dice – “che le paure (l’ignoto?, la solitudine?, la nostalgia degli affetti familiari?) si affievolissero e se ne restassero intrappolate dietro la porta di casa...”. A Possagno, sul bordo della strada, ha raccolto un bastone: il suo compagno di viaggio. L’ha portato con sé nel cammino, finché…

il mio sogno nel cassetto e un paio di anni fa per una serie di coincidenze mi sono ritrovato a ripensare intensamente a questo mio desiderio di partire. Ci ho riflettuto davvero tanto, forse troppo, ma poi ho deciso di licenziarmi per non avere limiti di tempo e per sentirmi più libero mentalmente. E’ stata la scelta migliore.

“Coreani, spagnoli e italiani seduti allo stesso tavolo in ostello per mangiare un risotto italiano”

Marco Pizzol, perché questo lungo cammino?

Ti rispondo con un’altra domanda...

Perché no? Ogni persona che ho conosciuto sul cammino aveva una motivazione diversa per essere li ma tanti come me non ne avevano una in particolare.

Il cammino di Santiago è sempre stato Giovedì 31 ottobre 2024 | 5 Il Quindicinale

PRIMO PIANO

Le Mesetas, infiniti altipiani tra Burgos e León

Distese di girasoli vicino a Tolosa

Sei partito da Carpesica e sei arrivato all’Atlantico, a Finisterre: quanti chilometri hai percorso? In quanti giorni?

Una volta deciso di lasciare il lavoro, grazie a un libro regalatomi da un’amica tempo fa, ho iniziato a pensare: “Perché non provare partendo da casa mia? Dev’essere qualcosa di speciale”. Lo è stato. Quindi sono partito da Carpesica e sono arrivato fino a Finisterre sull’oceano Atlantico. Ho camminato per circa 3000km in 112 giorni, attraversando Alpi e Pirenei.

Come ti sei preparato?

A me piace molto andare in montagna, e mi ritengo abbastanza allenato, quindi a livello fisico non ho dovuto prepararmi. Diverso è stato approntare il percorso. Mi sono informato su vari siti e blog di persone che avevano già fatto quest’esperienza, ho preso un po’ di pezzi da una parte e un po’ dall’altra e infine ho creato il mio percorso a grandi linee. Non avevo intenzione di pianificare tutto, semplicemente avevo bisogno di una linea guida da seguire, ma sapevo che avrei potuto tranquillamente variare qualche tratto del percorso lungo la strada.

Cos’hai portato con te?

Con me c’è sempre stato il mio inseparabile compagno, il mio zaino da circa 16kg. Dentro avevo tutto quello di cui avevo bisogno; tenda, sacco a pelo, fornellino, 2 cambi degli indumenti estivi, una felpa per le giornate più fredde e un po’ di tutte quelle piccole

Il Quindicinale 6 | Giovedì 31 ottobre 2024

cose che si usano ogni volta che si va a fare un’escursione. Altro compagno che è rimasto con me per tutto il tempo, dal secondo giorno in poi, è stato il mio bastone, recuperato a bordo strada da un mucchio di legna vicino a Possagno. Si è letteralmente consumato strada facendo ma mi è sempre stato utile lungo il cammino. Ora un po’ lo invidio perché gli ho trovato un gran bel posto tra gli scogli vicino al faro di Finisterre e ogni sera può gustarsi il tramonto sull’oceano.

Quali aspettative avevi? Qualcuno (o qualcosa) ti ha frenato…alla partenza?

C’è una cosa che ho imparato durante i miei cammini precedenti e che si è riconfermata anche in questo e non è facile perché secondo me nella società in cui viviamo siamo abituati al contrario, ma la cosa migliore è partire senza avere aspettative. Se non ne hai niente ti può deludere e ogni giorno diventa una sorpresa. La cosa che più di tutte mi ha frenato alla partenza è il legame che ho con la mia famiglia e i miei amici ma ho trovato il modo di non far troppo sentire loro la distanza.

Le emozioni più belle?

Ci sono stati tanti momenti in cui le emozioni sono state davvero intense e inaspettate.

Quando mi sono ritrovato di fronte alle Alpi, i primi chilometri in Francia, le notti in tenda - sfinito dopo lunghe giornate sotto il sole -, l’arrivo a Lourdes, il passaggio sotto la porta di

San Giacomo a Saint-Jean-Pied-dePort, gli incontri con persone incredibili lungo tutto il cammino, i legami che si sono creati con alcune di esse, le Mesetas, l’arrivo a Santiago prima e poi quello sull’oceano a Finisterre.

Diciamo che i fazzoletti non erano mai abbastanza nello zaino...

Gli ostacoli incontrati?

L’ostacolo più grande l’ho trovato all’inizio e sono state le vesciche ai piedi. Solitamente non ho questo problema ma questa volta mi hanno massacrato per le prime due settimane.

Tolti i primi 15 giorni poi non ho avuto grossi intoppi a livello fisico, ho sempre cercato di ascoltare il mio corpo e di non chiedergli troppo. Ho avuto un po’ di difficoltà il primo periodo in Francia con la lingua, perché l’inglese è sempre stata la materia che odiavo di più a scuola e non l’ho mai imparato.

Poi però un po’ alla volta la situazione è migliorata e arrivato in Spagna, incredibilmente, parlavo in inglese con tutti. Uno degli ostacoli che pensavo più grandi prima della partenza era la solitudine ma in realtà non mi è mai pesata, ho imparato a star bene con me stesso e ringrazio il cammino per questo.

Paure? Paura di non arrivare alla meta?

Sì, ovviamente la paura più grande era quella di non farcela... I primi giorni ho avuto un momento di crisi, ho iniziato a chiedermi se quello che stessi facendo fosse una cosa più grande di me, ho tenuto duro e non appena i piedi si sono sistemati è andata subito meglio. Poi in realtà mentre sei immerso in un’esperienza del genere tutte le paure si affievoliscono, ce ne sono tante prima di partire ma poi è come se restassero intrappolate dietro la porta di casa...

Paesaggi rurali, antropizzati (su Instagram, dove hai tenuto un diario di viaggio – West Destination Project - hai scritto che faticavi a uscire da Milano…): quali ti hanno colpito di più?

Ne ho viste di tutti i colori, dal grigio delle città, al verde dei boschi e delle montagne, al viola dei campi di lavanda in Provenza, al giallo delle distese di girasoli vicino a Tolosa e delle campagne spagnole bruciate dal sole fino ad arrivare al blu intenso dell’oceano.

Le grandi città non mi sono mai piaciute, ma ne ho attraversate diverse, Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo, Milano (la più ostile per i pedoni dal

PRIMO PIANO mio punto di vista, nella periferia l’ho trovata parecchio pericolosa), Novara, Torino, Arles, Montpellier, Tolosa, Pamplona, Burgos, León e infine Santiago.

La natura però è stata la protagonista lungo tutto il viaggio. Ho visto paesaggi spettacolari: le zone che più mi sono rimaste nel cuore sicuramente sono la parte francese delle Alpi, i boschi e le colline piene di girasoli tra Arles e Tolosa, il nulla delle Mesetas in cui dentro però c’era tutto tra Burgos e León, e l’oceano... Arrivare lì davanti dopo quasi quattro mesi di cammino è stata un’emozione indescrivibile.

Le persone incontrate: che impressione ti hanno fatto? In generale sei fiducioso nei confronti degli altri? Il cammino ha acuito la tua fiducia?

Per i primi due mesi ho camminato quasi sempre da solo, salvo qualche incontro con qualche raro camminatore per un paio di giorni in Francia.

In Italia ho ritrovato diversi amici camminatori e non che non vedevo da tempo, e che quando hanno saputo della mia iniziativa si sono offerti di ospitarmi a casa loro per la notte. Poi ho avuto modo di condividere qualche bel momento con gli abitanti dei paesi che ho attraversato: affascinati dal mio racconto in tanti mi hanno accolto invitandomi a pranzo o a cena con loro, qualcuno in Francia mi ha anche ospitato in casa per la notte.

Da Lourdes in poi ho conosciuto davvero tante persone, è stata un’esperienza fantastica. In Spagna c’era il mondo e la cosa speciale è stata condividere e mescolare culture e mentalità con gente di paesi più o meno lontani dal nostro. Di sicuro un’esperienza di questo tipo ti fa capire che siamo tutti diversi ma in un certo modo anche tutti uguali, e che quando ti apri agli altri

in fondo anche loro hanno bisogno di aprirsi con qualcuno. Il cammino da un lato ti spoglia e ti rende vulnerabile ma allo stesso tempo ti dà un gran senso di sicurezza e così si riesce a parlare con tutti senza filtri e maschere.

Per questo diventa molto più facile e veloce creare dei legami molto forti con gente che si conosce da appena qualche giorno. A differenza di quello che sempre più siamo portati a pensare guardando i telegiornali ho incontrato solo brave persone.

Com’è stato tornare a casa? A proposito: come sei tornato indietro?

Sono tornato in aereo, davvero troppo veloce, non mi ha lasciato il tempo di metabolizzare il fatto che stessi rientrando.Tornare a casa è stato un po’ uno shock, i primi giorni mi sembrava di essere in un altro pianeta, il corpo era qui ma la testa era ancora lì davanti a quel tramonto a Finisterre. Un po’ alla volta sto riprendendo i ritmi “normali” della vita prima di partire ma non credo riuscirò a tornare a essere quello che ero: in questo momento sento che il mio modo di pensare è cambiato e cercherò di non ricadere nella quotidianità a cui ormai mi ero abituato gli ultimi anni.

A chi consiglieresti quest’esperienza?

Secondo me un viaggio di questo genere è un’esperienza che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita. Sono consapevole di essere stato molto fortunato a potermi permettere di stare via di casa per così tanto tempo ma credo che se fatto con lo spirito giusto possa bastare anche un periodo più corto.

Sul cammino ho trovato bambini di 8/10 anni con i loro genitori, vecchi camminatori con più di 80 anni, persone con disabilità o con malattie molto

gravi. Non c’è età o condizione fisica che regga, con un po’ di preparazione quasi tutti possono affrontare qualche giorno di cammino.

Prossimi progetti?

Sono tornato da poco e al momento ho una gran confusione in testa.

Sicuramente questo non sarà l’ultimo cammino, ne seguiranno molti altri.

Ora però una cosa che mi piacerebbe fare sarebbe quella di riuscire a far avvicinare ai cammini tutte quelle persone che non ne hanno mai affrontato uno, magari per paura o per mancanza di esperienza. In questi giorni sto iniziando a pensare a un modo per cercare di mettere a frutto questa mia esperienza e magari in un futuro spero non troppo lontano mi piacerebbe riuscire a portare con me sui cammini qualcuna di queste persone. Già il fatto di poter condividere il mio viaggio qui è una gran cosa per me. Mi piacerebbe far capire alle persone che leggono il Quindicinale che partire per qualche giorno di cammino, è sicuramente molto più faticoso che restare una settimana sul lettino in spiaggia, ma è soprattutto fare un’esperienza indimenticabile, conoscere un sacco di persone nuove, aprirsi alla possibilità di cambiare.

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Uno dei ristori a donativo che si trovano lungo il cammino in Spagna

A sinistra: tramonto sull’oceano a Finisterre

Il Quindicinale

NOTIZIE DALLA MARCA

Al Veneto un Oscar del Turismo Digitale Il presidente Zaia: “Un riconoscimento alla strategia innovativa che valorizza la destinazione anche sul web”

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Il Veneto ha conquistato il primo premio come Destinazione con la migliore reputazione online, riconoscimento che ci rende particolarmente orgogliosi e che conferma il valore della nostra strategia di promozione turistica. Questo premio testimonia che il nostro approccio digitale e innovativo non è solo efficace, ma fa scuola, rendendo la nostra regione un modello di riferimento per tutte le altre destinazioni turistiche. Grazie a un lavoro costante sulla qualità dell’offerta e alla capacità di sfruttare al meglio le tecnologie

digitali, il viaggio in Veneto inizia già da casa, dove i visitatori di tutto il mondo possono scoprire e approfondire le peculiarità della nostra terra attraverso il web e i social media”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime soddisfazione per il riconoscimento ottenuto al TTG - Travel Experience di Rimini in occasione degli Oscar del turismo digitale, assegnati dal 2016 da The Data Appeal Company – Gruppo Almawave. Il successo del Veneto nella promozione digitale è testimoniato anche dai numeri: il 2023 ha visto la regione consolidare la propria posizione ai vertici del turismo nazionale con un incremento delle presenze del 5% rispetto all’anno precedente. La destinazione continua a consolidare la posizione di rilievo nel panorama turistico nazionale, con dati in crescita nei

primi sette mesi del 2024, con gli arrivi aumentati del 2,2%, e le presenze (ossia i pernottamenti) che hanno registrato un incremento dell’1,1%, grazie anche a campagne mirate su piattaforme digitali e all’uso di strategie basate sui big data per intercettare le preferenze dei viaggiatori.

“Il nostro obiettivo – conclude Zaia – è continuare a innovare, rendendo il Veneto non solo una meta turistica leader per la qualità della sua offerta, ma anche un luogo che sa raccontarsi in modo unico e coinvolgente sui canali digitali. D’altronde, la promozione turistica del futuro passa dal web e dai social, e noi siamo pronti a essere protagonisti di questa trasformazione. Un successo che vogliamo condividere con tutte le realtà del nostro territorio e con chi ogni giorno contribuisce a far brillare l’immagine del Veneto nel mondo.”

Un’annata che promette bene Il report di Veneto Agricoltura sulla vendemmia conclusa da poco certifica per il Veneto produzione stabile e buona qualità

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a vendemmia da poco finita si è rivelata una delle più difficili degli ultimi anni a causa di condizioni meteorologiche estreme che hanno messo a dura prova i viticoltori da nord a sud.

Nonostante queste difficoltà, la produzione di vino in Italia è stimata in crescita, raggiungendo circa 41 milioni di ettolitri (+7% rispetto al 2023). Per il Veneto, invece, la produzione rimane stabile a circa 11 milioni di ettolitri, lo stesso livello dell'anno precedente, dopo il calo del 2023. Questa stabilità potrebbe favorire lo smaltimento delle scorte ancora in giacenza nelle cantine venete, pari a circa 12,1 milioni di ettolitri.

In questo contesto, Veneto Agricoltura pubblica un nuovo report sulle esportazioni di vino veneto: nonostante la

sostanziale stabilità del 2023 (-0,2% rispetto all'anno precedente), il Veneto si conferma la locomotiva dell'export vinicolo italiano, con un fatturato complessivo di 2,82 miliardi di euro, il 36% del totale nazionale, che ha raggiunto i 7,7 miliardi di euro (-0,8%).

Il calo ha riguardato in misura maggiore i volumi, che si sono attestati a 7,6 milioni di ettolitri di vino esportati, con una diminuzione del 2,4%. Tuttavia, il prezzo medio di vendita è aumentato del 2,2%, raggiungendo i 3,73 euro al litro.

In una panoramica delle dinamiche dell’export vinicolo, nel 2023 i vini fermi in bottiglia hanno costituito il 50,2% del totale delle esportazioni, con un fatturato di circa 1,42 miliardi di euro (-3,5%) e un volume di 3,72 milioni di ettolitri (-3,2%). Anche il prezzo medio di questa categoria di vini ha subito un leggero calo (-0,3%), attestandosi a 3,81 euro al litro.

In controtendenza, i vini spumanti continuano a crescere. Nel 2023, hanno rappresentato il 45,7% del totale delle esportazioni, con una crescita esponenziale del 204,4% negli ultimi dieci anni. Grazie soprattutto

alle varie tipologie di Prosecco, i vini spumanti del Veneto hanno conquistato il mercato globale. Anche se i volumi esportati nel 2023 sono leggermente diminuiti (-4,4%), il fatturato del comparto è aumentato del 3,2%, toccando i 1,3 miliardi di euro, con un prezzo medio di vendita di 4,51 euro al litro (+8%).

I principali mercati per il vino veneto restano Stati Uniti, Germania e Regno Unito, che insieme rappresentano il 51% del valore totale delle esportazioni. Gli Stati Uniti si confermano il mercato più importante, con un fatturato di quasi 593 milioni di euro (21% del totale), seguiti dalla Germania (457 milioni di euro, 16,2%) e dal Regno Unito (circa 457 milioni di euro, +34,2%).

I dati del primo semestre 2024 mostrano un netto recupero dei valori esportati: l’export di vino veneto ha segnato un ulteriore aumento del 5,7%, con previsioni che indicano un nuovo record di vendite entro la fine dell’anno. A livello nazionale, il fatturato dell’export vinicolo nei primi sei mesi dell’anno ha raggiunto i 3,9 miliardi di euro (+3,2%) e i 10,6 milioni di ettolitri (+2,4%).

Giovedì 31 ottobre 2024 | 9 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Alberi sotto la lente Oltre 5mila quelli su suolo pubblico: saranno mappati uno a uno.

Il comune a fine anno dirà quanti alberi sono stati messi a dimora e quanti sono stati tagliati

di Claudia Borsoi

La piantumazione di salici lungo la pista ciclabile

A destra: Giulio De Antoni

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l progetto è senz’altro ambizioso: mappare tutti gli alberi presenti lungo le strade e i marciapiedi della città, ma anche quelli posti in giardini, aree gioco e spazi verdi pubblici. Di ciascuno avere così una scheda corredata da foto che metta nero su bianco lo stato di salute della pianta, gli interventi fatti e quelli che necessita affinché possa continuare a crescere senza arrecare pericoli. La stima è che gli alberi da censire siano complessivamente tra i 5mila e i 6mila.

Un lavoro certosino e lungo, ma sul quale l’amministrazione Balliana ha deciso di puntare già in questi primi mesi del suo mandato. Prendendo anche un impegno: alla fine di ogni anno fornirà il dato degli alberi tagliati e di quelli messi a dimora.

A metà ottobre, con una variazione al bilancio 2024, la giunta ha stanziato 25mila euro per avviare questa mappatura, partendo intanto dagli alberi posti lungo le principali vie e da quelli di maggiore età. E poi ha stanziato

Il Quindicinale 10 | Giovedì 31 ottobre 2024

50mila euro per le potature, da eseguire nei prossimi mesi sulle piante indicate dall’esperto forestale a cui l’ente si affiderà. «Vogliamo avviare una nuova stagione per la gestione, la conservazione e il miglioramento qualitativo e quantitativo del patrimonio arboreo della nostra città – annuncia l’assessore Giulio

De Antoni che ha la delega al verde pubblico -. L’obiettivo è quello di salvaguardare un patrimonio di inestimabile valore che forse non apprezziamo sufficientemente, cosa che invece avviene da parte di chi visita Vittorio Veneto».

Il motto dell’amministrazione Balliana è “dove si taglia, si ripianta”. Lo si è visto di recente lungo la ciclabile del Meschio, all’altezza del deposito delle corriere, dove, al posto dello storico e vecchio albero caduto sotto il peso del maltempo di settembre, sono state messe a dimora due piante di salice piangente. Nelle prossime settimane una ventina di pruni saranno piantumati lungo via De Nadai, nei pressi del Marco Polo Sporting Center, in sostituzione di quelli rinsecchiti. Sotto alla lente degli esperti finiranno poi i faggi di viale Vittorio Emanuele II, alcuni dei quali necessitano di indagini per appurarne lo stato di salute visto che i funghi hanno intaccato la loro corteccia e forse anche oltre. Ma anziché interventi al bisogno, qua e là nella città, l’amministrazione intende procedere con sistematicità.

L’ultimo importante studio sugli alberi della città era stato fatto negli anni Ottanta. Poi più nulla.

«Avvieremo un puntuale censimento degli alberi predisponendo per ciascu-

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

no una scheda che conterrà informazioni come altezza, specie, foto e una prima valutazione sullo stato di salute della pianta e su eventuali interventi di urgenza che necessita – dettaglia De Antoni -. Contemporaneamente predisporremo un regolamento per la salvaguardia degli alberi, la loro classifi-

cazione, la definizione della tipologia degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e degli interventi di urgenza nelle situazioni di pericolo. Il censimento ci fornirà anche una stima degli investimenti economici necessari al mantenimento e al potenziamento del patrimonio verde».

Quanto alle potature, l’amministrazione annuncia di bandire quelle con capitozzatura, tecnica che era stata duramente contestata dagli ambientalisti e dagli esperti in passato. «Con questo censimento saranno fornite anche precise indicazioni sulle potature che devono essere volte principalmente a mantenere o a ripristinare lo stato di equilibrio della pianta, a garantirne uno sviluppo funzionale e a assicurarne le migliori condizioni vegetative e di stabilità. Attenzioni particolari – aggiunge l’assessore – dovranno essere previste anche per gli alberi di proprietà privata interessati da interventi di abbattimento, espianto o potatura».

Una prima parte di censimento degli alberi della città, con lo stanziamento a bilancio dei 25mila euro, può dunque essere affidata ad un professioni-

sta del settore. «Con questo incarico – precisa De Antoni – il tecnico forestale ci assicurerà anche una puntuale consulenza prima di qualsiasi intervento che si renderà necessario sugli alberi della città, perché ammalorati, perché in precarie condizioni o semplicemente perché da potare, stabilendone modalità e tempistiche». Censire un albero producendo la scheda costerà circa 10 euro a pianta. «In caso di necessità – prosegue De Antoni – saranno inoltre eseguite delle prove di staticità per gli alberi storici presenti nei giardini del Centro o nel parco di villa Papadopoli. Il nostro obiettivo rimane salvare quando possibile le piante, anche con interventi mirati, come particolari concimazioni. Con questo primo stanziamento vogliamo dare un segnale importante».

L’assessore al verde pubblico ricorda infine come sia la normativa nazionale – la legge 10 del 2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” – ad obbligare i comuni con più di 15mila abitanti a dotarsi di un catasto degli alberi. E il progetto del censimento degli alberi va dunque ora in questa direzione.

Qui sopra: alberi lungo Viale Vittorio Emanuele II

A sinistra: alberi tagliati lungo via Dalmazia

Giovedì 31 ottobre 2024 | 11 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

La serrata delle serrande: quali solu Klam lascia il Quadrilatero per Porta Cadore.

Il centro perde l’ennesima attività: “Affitti troppo alti e baby gang”

La vetrina di Klam al Quadrilatero, in centro a Vittorio Veneto

ltre vetrine sfitte che si sommano alle già buie. È un periodo nero per il commercio cittadino. Dopo i negozi Sisley, Benetton e Benetton 0-12, che al momento rimangono ancora chiusi nella speranza di tutti che possano al più presto riaprire, dopo la chiusura del bar Lux, che con il nuovo

anno avrà una nuova gestione, ora è il negozio di parrucchiere Klam a lasciare il Quadrilatero.

Gli spazi commerciali sia del salone femminile, sia della parte riservata ai clienti uomini, da inizi ottobre sono vuoti. A fine mese l’attività riaprirà a Porta Cadore, sotto il ristorante

Antica Vittorio. A spingere la proprietà al trasloco vari aspetti, dagli affitti divenuti insostenibili, alle presenze di giovani che con il loro comportamenti sopra le righe non rappresentano un bel biglietto da visita per questa area, un tempo il cuore del commercio vittoriese.

«Avere un negozio al Quadrilatero ha costi di gestione importanti - testimonia Luca Molinari, uno dei due soci di Klam -. Noi pagavamo un affitto mensile di 1.400 euro per la parte femminile e di 600 euro per la zona maschile. A questo si aggiungevano spese condominiali per 7mila euro all’anno».

Ma non è stato solo questo aspetto a spingere i parrucchieri a scegliere un’altra sede. «Da anni erano stati annunciati dall’amministratore condominiale degli interventi e delle opere di bonifica e di ammodernamenti degli spazi comuni che però ad oggi non sono mai stati fatti, decretando l’attuale situazione del Quadrilatero - evidenzia Molinari -. Negli ultimi anni c’è poi stata l’aggravante delle baby gang,

Tre locali persi negli ultimi tempi in centro città. Un trend che va di pari passo con quello dei negozi

rico locale di viale della Vittoria. Dal punto di vista burocratico il bar verrà chiuso il 31 dicembre, ma l’attività abbasserà le serrande due mesi prima per permettere lo sgombero del locale.

Si tratta di un’attività storica: Luciano Pianca l’ha infatti fondata nel settembre del 1993 e la gestisce con passione da 31 anni. In questo caso la chiusura è dettata più da ragioni anagrafiche che dalla crisi. “Ho 73 anni e sono stanco – ammette Pianca -. Sono in pensione da 15 anni e ora voglio godermela. Purtroppo nessuno si è fatto avanti per rilevare il locale”.

Un’altra perdita riguarda invece l’Osteria Dante “Da Buba”, locale aperto nel lontano 1959. Anche in que-

sto caso la chiusura non è da ricondurre alla crisi economica. “Il contratto d’affitto è arrivato alla sua naturale scadenza e non è stato rinnovato – fa sapere il gestore, Roberto Saccon -. In realtà continuo a lavorare bene, ma a fine mese chiuderò”. Saccon ha rilevato il locale circa 8 anni fa, e ora sta cercando una nuova location per la sua attività.

A giugno, invece, la città aveva perso “Squisi 0438”, raffinato locale di Piazza del Popolo aperto nel novembre del 2020. L’ex gestore del locale, Matteo Negro, sta comunque progettando l’apertura di un nuovo bar nel Vittoriese.

Roberto Silvestrin

A

S

i intensifica la desertificazione del centro di Vittorio Veneto, che ora rischia seriamente di rimanere privo di attività e locali pubblici. Il “virus” delle chiusure, che si sta allargando sempre di più, sta infatti intaccando anche i bar e le osterie.

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre chiude Alexander Cafè, stoIl Quindicinale 12 | Giovedì 31 ottobre 2024

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

uzioni? giovani che hanno rotto anche a noi un vetro, presenza che sicuramente non ha giovato a questo spazio. In una riunione pubblica di un anno fa, l’allora amministrazione comunale aveva ipotizzato di trasferire al piano terra del Quadrilatero, in alcuni spazi commerciali sfitti, degli uffici comunali per rendere vivo questo spazio. Sono passati i mesi, ma nulla è cambiato. Va poi detto che il Centro città sta registrando continue chiusure di attività, che comportano un minor passaggio di gente, aspetto questo che noi abbiamo potuto personalmente notare. Da qui la decisione di fare un’altra scelta, spostandoci a largo Porta Cadore».

Il problema del caro-affitti è noto ad Ascom Vittorio Veneto.

«Va concordato un affitto più equo in questo momento difficile per il commercio – sollecita il vicepresidente Ascom Vittorio Veneto, Michele Paludetti -. Ci avviamo ad un Natale difficoltoso in Centro, con il Lux e alcuni negozi chiusi: qualche riflessione dalla politica dovrà essere fatta». Claudia Borsoi

Le sorelle Buosi in pensione dopo 44 anni di attività: chiude il negozio “Gaia Life”

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hiude un altro storico negozio di Vittorio Veneto. Questa volta tocca alla frazione di San Giacomo, che il 22 gennaio perderà “Gaia Life”, punto vendita gestito dalle sorelle Vanda e Maria Teresa Buosi. Il negozio si trova in via Caviglia, a due passi dal centro della frazione, ed è specializzato nella vendita di abbigliamento per donne “curvy”.

Le sorelle hanno convertito lo store in un negozio monomarca circa 10 anni fa. “Ci ritiriamo dopo 44 anni di attività – spiegano Vanda e Maria Teresa -. È arrivato il momento di andare in pensione e le nostre figlie

Sport 2000 chiude dopo 46 anni. La fondatrice Lidia Zanetti: “Ho 75 anni e sono in pensione da più di 10.

Il negozio sta lavorando bene, ma ho deciso di chiudere”

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port 2000 chiuderà i battenti il 31 dicembre. La svendita dei capi è iniziata la scorsa settimana, e in città sono comparsi i manifesti che annunciano l’imminente chiusura del negozio. Si tratta di un’attività storica, fondata da Livia Zanetti nel lontano 1978: originariamente si trovava in via Grazioli, vicino al casello dell’autostrada, poi nel 1997 è stata trasferita nella sede attuale di Vittorio 2, in via

Pastore Giulio. “Ho 75 anni e sono in pensione da più di 10 – spiega Lidia -. Sono bisnonna e vorrei godermi un po’ la famiglia. Il negozio sta lavorando bene, ma ho deciso di chiudere”. Negli anni il negozio è diventato un punto di riferimento per tanti runner dell’hinterland vittoriese, e la notizia della chiusura si è diffusa molto velocemente. In 46 anni, infatti, Lidia ha servito migliaia di sportivi, e in tanti le hanno chiesto di restare.

“Tante persone mi dicono di non chiudere, ma per me è arrivato il momento di lasciare il lavoro – conferma la 75enne -. Più di qualcuno mi ha chiesto informazioni e ha sondato il terreno per una possibile continuazione dell’attività, ma se ne parlerà dopo la svendita. Io comunque vorrei che il negozio continuasse a vendere materiale sportivo”. R.S.

Sport 2000, situato nel complesso “Vittorio 2”

Vanda e Maria Teresa Buosi

fanno altro, quindi non ci sarà nessun tipo di continuità”.

La famiglia Buosi è molto conosciuta in tutto il Vittoriese: negli anni ’80 aveva infatti aperto un negozio di pellicce e accessori in pelle in via Nannetti, vicino al centro cittadino.

L’attività, diventata un punto di riferimento per tutto l’hinterland, aveva abbassato le serrande nel 1994.

L’apertura del negozio di via Caviglia risale invece al 1989: per 15 anni le sorelle Buosi hanno continuato a vendere abbigliamento e accessori di marchi diversi, poi 10 anni fa hanno scelto di puntare sul marchio “Gaia Life”. Ora per Vanda e Maria Teresa è arrivato il momento di godersi la pensione e di lasciare il mondo del lavoro.

Purtroppo, però, la città perde l’ennesima attività e continua a subire un processo di desertificazione commerciale che ormai sembra inesorabile.

Giovedì 31 ottobre 2024 | 13 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

“La città non può permettersi di perdere questo patrimonio” La più importante raccolta di scritti di Da Ponte è in vendita. Il presidente del consiglio De Bastiani preme affinché sia il comune ad acquisirla

Giampaolo Zagonel nella sua biblioteca

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l serravallese Giampaolo Zagonel, tra i massimi cultori della figura di Lorenzo Da Ponte, ha deciso di mettere in vendita la sua collezione di scritti del celebre librettista di Mozart. Zagonel in mezzo secolo di appassionata ricerca è riuscito a mettere assieme un migliaio di titoli, opere – molti pezzi unici - che ha recuperato in Italia e all’estero. Ora a 85 anni, come ha confidato sulle pagine de Il Gazzettino, ha deciso che questa collezione non venga venduta dopo la sua morte, ma prima perché vuole sapere dove andrà. E tra i requisiti che ha indicato a chi si occupa della vendita, c’è quello che tutto il patrimonio rimanga unito e in Veneto.

La notizia ha avuto una importante eco in queste ore a Vittorio Veneto, città di Zagonel e prima di Da Ponte. «È da

tanto tempo che Giampaolo Zagonel propone al comune l’acquisizione della sua biblioteca personale riguardante Lorenzo Da Ponte – rivela Alessandro De Bastiani, presidente del consiglio comunale, che in veste di editore ha editato vari scritti di Zagonel su Da Ponte -. Con questo articolo uscito sul Gazzettino, la proposta è formalizzata ed è allargata alle istituzioni culturali di tutto il Veneto. Ma la città di Vittorio Veneto non può permettersi di perdere questo patrimonio.

Si tratta di una raccolta unica, fatta oggetto di consultazione di studiosi provenienti da prestigiose università da ogni parte del mondo. Servirà uno sforzo per trovare le risorse necessarie, affinché il fondo bibliotecario diventi definitivamente patrimonio della città di Vittorio Veneto».

La questione è già sul tavolo della giunta Balliana. «Stiamo facendo delle valutazioni – afferma l’assessore alla cultura Enrico Padoan circa una possibile acquisizione al patrimonio comunale di quel fondo -, considerando l’enorme importanza culturale del patrimonio in questione».

Claudia Borsoi

Flash Riapre il casello VV Nord Vittorio Veneto. Sulla A27 Venezia-Belluno sono terminate le attività di ammodernamento della stazione di Vittorio Veneto nord, che è quindi regolarmente aperta, sia in entrata sia in uscita.

Natale “ricco” Vittorio Veneto. Definito il budget per il Natale cittadino: l’amministrazione comunale ha stanziato 7.500 euro per attività culturali e altri 72 mila per contributi e iniziative legati alle festività natalizie.

LETTERE Grazie!

Vorrei ringraziare la dottoressa Rizzo e tutto il team delle Cure palliative del distretto sociosanitario di Serravalle di Vittorio Veneto e il team dell’Antica Fonte con il dottor Pescador per la loro umanità e la loro presenza durante tutto il periodo della malattia di mio marito Luigi Teot.

Anna Maria De Nardi con la figlia Maria Cristina.

VOUCHER FORMATIVO RISERVATO ALLE IMPRESE NEO ISCRITTE IN CAMERA DI COMMERCIO

Il Quindicinale 14 | Giovedì 31 ottobre 2024

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Tanti auguri Nottoli La società compie 50 anni.

Ma rimane da sciogliere il nodo della ristrutturazione

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inquanta anni e non sentirli.

Bernardo Beghetti e Mario Casagrande fondarono la Nottoli Nuoto nel lontano 1974, dando il via ad un’avventura costellata di successi e di enormi soddisfazioni. Casagrande ha guidato la squadra vittoriese per 42 anni, poi nel 2016 il testimone è passato al duo tutto femminile composto da Ambra Polesel e Nadia Da Ros, che ancora oggi gestiscono gli impianti di Piazza Aldo Moro. “Nella nostra storia i risultati sportivi sono stati una costante – confermano Ambra e Nadia -. Gli agonisti sono sempre stati il nostro fiore all’occhiello. Tutti gli ottimi risultati riportati in campo internazionali dagli atleti italiani sono il frutto del lavoro fatto dalle società nel territorio”. Grazie alla forza del gruppo e della dirigenza, la società vittoriese è riuscita a superare anche gli ultimi anni, che sono stati durissimi da tutti i punti di vista. “Abbiamo superato gli anni della tempesta perfetta creata dal Covid, dall’aumento dei costi dell’energia e dall’ultima riforma dello sport – confermano Ambra e Nadia -. Noi gestori veniamo dall’agonismo e puntiamo molto sui nostri giovani atleti. Grazie a questo spirito di squadra Nottoli c’è, ma vorrebbe esserci anche di più”. Il sogno nel cassetto della dirigenza vittoriese rimane quello della ristrutturazione degli impianti, la cui costruzione risale al 1968. “L’ideale sarebbe avere, all’interno, una vasca a sfioro e una bi-level – aggiungono -. Il nostro obiettivo sarebbe quello di inserire l’attività post-operatoria e riabilitativa nel nostro programma. Poi c’è il sogno del “Palanottoli”, una struttura per il grest e le nostre attività all’aperto, che potrebbe ospitare anche un angolo per la fisioterapia. All’esterno, invece, andrebbero sistemate la vasca da 50 metri e anche quella dedicata ai piccoli. Solo in questo modo potremo tornare ad organizzare delle manifestazioni, che creano un indotto da non sottovalutare”.

Proprio per questo abbiamo chiesto al sindaco Mirella Balliana un aggiornamento sui progetti che riguarda-

no le piscine e il loro futuro.

A che punto siamo con il reperimento dei fondi? A quanto ammonterebbe una spesa sostenibile per il rifacimento?

L’intervento di rigenerazione o completo rifacimento dell’impianto natatorio sarà uno degli obiettivi che intendiamo perseguire con più determinazione. Per il reperimento dei fondi stiamo valutando se utilizzare in parte fondi propri di investimento, una volta pronto un progetto di fattibilità tecnico-economica si potrà anche far ricorso a bandi di finanziamento per la realizzazione di infrastrutture sportive.

C’è già un progetto di ristrutturazione degli impianti?

Ad ora c’è un progetto di efficientamento energetico e miglioramento sismico che era già stato predisposto dalla giunta Tonon e che l’amministrazione Miatto ha aggiornato, ma che non è mai stato attuato. Considerato che le piscine sono state realizzate nel 1968, più di cinquant’anni fa, siamo fortemente convinti che sia più economico e funzionale valutare l’ipotesi di un rifa-

cimento completo, almeno in una prima fase, della piscina interna.

Ci sono delle tempistiche a breve termine, ed eventualmente altre a lungo termine, per la messa a nuovo delle piscine?

A breve inizieremo a confrontarci con più professionisti del settore della progettazione di impianti natatori per raccogliere le varie proposte, dopodichè inizierà una fase di interlocuzione con i vari stakeholder interessati all’intervento, in primis la società Nottoli, che da anni gestisce l’attuale impianto. Ci confronteremo però anche con la cittadinanza, considerato che l’opera è di notevole interesse per la comunità intercomunale.

Quali sono gli interventi che possono essere messi in campo subito?

Attualmente saranno possibili interventi di ordinaria manutenzione, sapendo che prima si parte con un progetto esecutivo di rifacimento o rigenerazione, prima si riuscirà ad avere l’opera finita, almeno per la struttura della piscina coperta.

Roberto Silvestrin

Nadia, Andrea e Ambra

Giovedì 31 ottobre 2024 | 15 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Parte la neurochirurgia spinale L’attività sarà coordinata dal dottor Jacopo Del Verme con il supporto del dottor Enrico Giordan

Jacopo Del Verme e Enrico Giordan

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ssere dimessi nella stessa giornata dell’intervento sarà presto una realtà per i pazienti affetti da ernie discali lombari che si rivolgeranno all’ospedale di Vittorio Veneto. Ha preso avvio l’attività chirurgica di neurochirurgia spinale con i professionisti provenienti dalla neurochirurgia dell’ospedale di Trevis, coordinata dal dottor Jacopo Del Verme, responsabile

Il Quindicinale 16 | Giovedì 31 ottobre 2024

dell'unità operativa semplice di neurochirurgia spinale, con il supporto del dottor Enrico Giordan. All’ospedale vittoriese i pazienti affetti da ernie discali lombari verranno sottoposti ad un intervento con una tecnica mininvasiva endoscopica che permette, rispetto all’usuale procedura, la minimizzazione sia dell’incisione chirurgica sia del traumatismo sulle strutture anatomiche coinvolte dall’operazione. Questa modalità consentirà una precoce mobilizzazione del paziente già poche ore dopo l’intervento e la dimissione nella stessa giornata, garantendone la guarigione nelle stesse percentuali degli interventi effettuati con il classico approccio microchirurgico.

Questo traguardo è stato reso possibile dalla sinergia tra il reparto di anestesia e rianimazione, la radiologia, la sala operatoria, il day surgery e la piastra ambulatoriale.

Massimo Franco in pensione

VITTORIO VENETO. È entrato in polizia a 23 anni. Ora, 37 anni dopo, è arrivato il momento della pensione. Dal primo di ottobre il sostituto commissario Massimo Franco ha lasciato il comando della polizia stradale di Vittorio Veneto. Gli era stato affidato nel 2014. Aveva iniziato la sua carriera nella polizia stradale di Bressanone, poi l’approdo alla stradale di Vittorio Veneto, quindi una parentesi al commissariato di Conegliano. «In 37 anni – racconta Franco che da sempre abita in città - ho assistito ad una grande evoluzione a livello tecnologico».

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Addio a Sergio Cosmo Imprenditore agricolo illuminato, si era impegnato nel sociale e nella politica

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i è spento Sergio Cosmo, imprenditore agricolo e figura di riferimento della politica locale, che ha dedicato la sua vita alla crescita del settore agricolo e al servizio della comunità. Nato a Vittorio Veneto e diplomato enologo all’Istituto Cerletti di Conegliano nel 1954, Cosmo ha poi prestato servizio nella Scuola Militare Alpina, incarnando i valori di lealtà, rispetto e servizio sociale che ha trasmesso alla sua famiglia e applicato nella sua carriera. Nel mondo dell’agricoltura, Cosmo ha guidato la cooperativa Centro Zooavicolo del

Piave fino alla fine degli anni Novanta e nel 1986 ha fondato l’azienda vitivinicola Bellenda, oggi gestita dai suoi quattro figli. La sua attività ha avuto un impatto significativo sullo sviluppo agricolo locale, portando innovazione e nuove tecnologie nel settore. Parallelamente, Cosmo è stato un attivo esponente politico.

Tra il 1965 e il 1990, ha ricoperto diversi ruoli nell’amministrazione di Vittorio Veneto: fu Presidente dell’E.C.A., consigliere comunale per il PSI e assessore in vari ambiti, come Igiene e Salute, Bilancio, Servizi Demografici e Polizia Locale. Conosciuto per la sua passione per i viaggi, amava scoprire nuove realtà e tecnologie, che poi applicava alla sua attività. Negli ultimi anni, si intratteneva volentieri con gli amici nelle osterie locali, considerate da lui luoghi di socialità e coesione.

La tragica scomparsa di Marcellino Da Ros SARMEDE. Marcellino Da Ros è morto a 81 anni dopo un grave incidente sul lavoro. L’uomo era stato travolto dal trattore che aveva lasciato in folle. Ricoverato d’urgenza all’ospedale “Ca’ Foncello” di Treviso, non ce l’ha fatta a superare le complicazioni. L’intera comunità dell’Alta Marca lo ricorda con affet-

to per il suo impegno come infermiere e volontario. In pensione, si dedicava ai terreni agricoli di famiglia. La moglie ha raccontato che a gennaio avrebbero celebrato il 60° anniversario di matrimonio. Numerosi sono i messaggi di cordoglio, tra cui quello del sindaco di Sarmede, che lo ha descritto come una persona sempre presente e attiva nelle

Vandali in città Danneggiato anche il pulmino dei disabili dell’Anffas

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a usato il pesante coperchio di un tombino per accanirsi contro il furgone dell’Anffas Sinistra Piave – Vittorio Veneto in sosta in via Galilei, davanti alla sede dell’associazione di famiglie e persone con disabilità intellettive, mandando in frantumi la vetrata del portellone posteriore e danneggiando parte della carrozzeria. Sempre le stesse mani, utilizzando oggetti trovati in strada, da una fioriera ad un pezzo di legno, hanno danneggiato altri quattro veicoli in sosta, due in via Manin e due in via Da Ponte. Sul caso indagano

iniziative della comunità, specie nel Gruppo Alpini e nella Pro Loco. Anche il presidente degli Alpini locali ha sottolineato il valore del contributo dell’ottantunenne, ricordandolo come un membro attivo e disponibile.

Ricorrenze i carabinieri di Vittorio Veneto. La notte tra domenica 6 e lunedì 7 ottobre è stata segnato a Vittorio Veneto dall’ennesimo atto vandalico: «Amaro risveglio oggi – testimonia la vicepresidente di Anffas Sinistra Piave, Lorella Cenedese -. Il nostro pulmino è stato vandalizzato questa notte, in via Galilei. Lo sgomento si è diffuso rapidamente tra di noi, gli operatori di Terra Fertile, i passanti, il personale municipale e i carabinieri. È chiaro che si tratta di persone problematiche che non conoscono la fatica e le sfide che le persone con disabilità affrontano quotidianamente.

L'assicurazione non copre gli atti vandalici quindi anche questi costi cadranno sulla nostra associazione per poter continuare a supportare le persone fragili».

ELENA SCHIRATTO n 3. 4. 1912 - m 11. 11. 2002 Nel mio cuore con l’amore di sempre.

La tua Luigina

MARIO DE MIN TONA n 25. 9. 1954 - m 23. 10. 2015 A nove anni dalla tua scomparsa ti ricordiamo sempre con affetto.

I tuoi cari

Giovedì 31 ottobre 2024 | 17 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Nessuna lancia come Sofia

Giorgia da bronzo

Flash La giovane vittoriese Sofia

Cordignano. Giorgia Meneghetti, 14enne di Cordignano, studentessa al liceo scientifico Flaminio di Vittorio Veneto, domenica 6 ottobre a Caorle si è messa al collo il bronzo nei 1000 ai campionati italiani di atletica leggera su pista coprendo la distanza in 2’58’’21, in una gara di altissimo livello, combattuta fin dai primi metri.

Acquedotto in via Olarigo Vittorio Veneto. Cantiere in partenza a Borgo Olarigo. Piave Servizi ha approvato il progetto per l’estensione della fognatura: i lavori, in appalto per un investimento complessivo di 125 mila euro, riguarderanno anche la sostituzione del vecchio acquedotto.

Segnalate gente, segnalate Vittorio Veneto. C’è tempo fino al 30 novembre per segnalare i soggetti degni di essere riconosciuti con la Civica Benemerenza, riconoscimento istituito dal Comun nel 2023 destinata a premiare cittadini vittoriesi, Enti od Associazioni. Le segnalazioni devono essere presentate all’ufficio Protocollo, accompagnate da una breve biografia del segnalato e una relazione che giustifichi il motivo della candidatura.

Polentes ha vinto a Caorle la rassegna nazionale di giavellotto cadette

N

essuna come lei: Sofia Polentes, talento emergente di Vittorio Atletica, è la nuova campionessa italiana cadette di lancio del giavellotto.

Ha vinto il titolo sabato 5 ottobre, allo stadio Chiggiato di Caorle, nella prima giornata della rassegna tricolore under 16. Vittoriese, classe 2009, Polentes ha lanciato a 41.28, conquistando il primo dei sette titoli vinti dalla rappresentativa veneta nell’appuntamento tricolore.

Sulla pedana dello stadio Chiggiato, in una mattinata fredda e ventosa, Sofia è stata l’unica atleta a superare i 40 metri. Ama leggere libri thriller e per certi versi anche la sua gara è stata da “fiato sospeso” perché all’ultimo lancio è passata dal quinto al primo posto. “La misura vincente è arrivata alla sesta prova, dopo una gara in crescendo ma anche molto sofferta – conferma Mario Marcon, punto di riferimento del settore lanci di Vittorio Atletica e allenatore di Sofia in collaborazione con Edy Felet -. Poco prima dell’ultimo lancio, sistemati alcuni particolari tecnici, le ho detto che poteva essere la sua grande occasione: evidentemente mi ha ascoltato ed è uscita questa misura da incorniciare. Alleno da una vita, credevo di esser abituato a tutto, ma lei è riuscita a farmi piangere”.

La prestazione di Caorle rappresen-

ta anche il nuovo record personale per Sofia Polentes, che nell’occasione si è migliorata di ben 2.13 metri.

“Rispetto al 2023, in questa stagione si è migliorata di oltre 10 metri. Adesso iniziamo a fare sul serio: questo titolo italiano sarà un bell’incentivo”.

Con la sua vittoria, Sofia ha anche contribuito come meglio non avrebbe potuto all’argento della rappresentativa veneta nella classifica combinata del campionato italiano per regioni, vinta con uno solo punto di vantaggio dalla Lombardia.

Vittorio Atletica era presente alla rassegna tricolore con altri tre atleti: Nicolò Pasin, 21° nel giavellotto (43.87), Anita Marogna, 15^ nei 3 km di marcia (15’54”15) e Anna Giambalvo, 21^ nei 2000 (6’58”30).

Sofia Polentes

E il principe inaugurò le fontane

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Congratulazioni alla neo Dottoressa Arianna Berti per la sua laurea in Ingegneria Gestionale conseguita il 10 ottobre!

l 30 ottobre 1934 Umberto di Savoia, principe ereditario, venne in visita a Vittorio Veneto mantenendo fede ad una promessa fatta al podestà Camillo De Carlo quando questi si era recato a Napoli per consegnare l’acqua della fontana di Salsa che doveva servire per il battesimo del tanto atteso primogenito. Il principe arrivò in treno, salutato da centinaia di Balilla e di Piccole Italiane che sulle allora brulle pendici del Monte Altare si erano disposti in modo da formare la scritta “Viva Savoia”. Si erano da poco conclusi i lavori di pavimentazione in piazza del Municipio e di sistemazione dei giardini pubblici voluti dal podestà.

Quattro antenne di legno alte una ventina di metri, provenienti dai boschi di Sappada, erano state collocate ai bordi della piazza. Alla loro base venne incisa la scritta, voluta dallo stesso De Carlo, “Victoria nobis vita”. Due magnifiche fontane facevano bella mostra di sé nella piazza e nei giardini. Fu proprio il principe Umberto, affacciatosi al balcone del municipio, ad inaugurarle, premendo il pulsante che diede avvio ai primi zampilli, tra gli evviva e gli applausi scroscianti delle migliaia di persone presenti in piazza.

NOVANTA ANNI FA a cura di Ido Da Ros

Giovedì 31 ottobre 2024 | 19 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Il traguardo di Alfeo A settant’anni corre due maratone (ad Atene e Berlino) in dodici mesi.

“Lo sport – dice – è fondamentale. E può risolvere problemi di salute”

L

a maratona è una gara massacrante che solo persone preparate e in buone condizioni di salute possono praticare. L’età conta fino a un certo punto: si smette di correre o di fare sport in generale quando la salute inizia a “scricchiolare” con l’avanzare degli anni.

Lo scorso 29 settembre Alfeo Zanette, a settant’anni compiuti, ha corso la maratona di Berlino, a meno di un anno di distanza da quella di Atene, disputata il 12 novembre dello scorso anno.

Un azzardo, dice. Amici e familiari avevano cercato di dissuaderlo dall’impresa, preoccupati delle conseguenze che poteva avere sulla sua salute, ma lui non ha ascoltato nessuno.

In terra ellenica è ritornato a cimentarsi sulla maratona 40 anni dopo aver partecipato alla prima edizione. Sulla sua maglietta usata per la gara si è fatto stampare lo slogan “40 anni dopo, niente è impossibile”.

Una notizia appetitosa per la cronaca locale. Il giornale greco Sport News gli ha dedicato un ampio servizio, come fosse un top runner.

“Per correre la maratona - spiega Alfeo - ci vuole tempo, costanza negli allenamenti, spirito di sacrificio e tanta passione, quella che fin da giovane ho conosciuto praticando l’atletica, deriso spesso dalla gente”.

Nella maratona di Berlino ha impostato una tattica di gara prudente. L’esperienza ha i suoi vantaggi.

Conoscendo i suoi limiti, testati nelle giornate di allenamento, ha portato a termine l’impresa correndo per tutti i 42 chilometri, senza mai fermarsi, salvo ai posti di ristoro per dissetarsi.

“Nei primi chilometri – racconta - sono stato superato da un’ondata di giovani pimpanti che avevano un altro passo. Li ho lasciati sfogare, ben sapendo che la

resa dei conti sarebbe arrivata alla fine.

Gli ultimi chilometri sono stati un sorpasso continuo, lasciandomi alle spalle atleti che avevano esaurito le forze e si trascinavano mestamente verso il traguardo”.

Nel correre due maratone in meno di dodici mesi - aspettiamo adesso le altre - Alfeo Zanette ha voluto dimostrare che in buone condizioni di salute non ci sono limiti di età per praticare uno sport, inclusa la corsa sulle lunghe distanze. La sua vicenda è un monito per coloro che hanno scelto il dolce

far niente invece di fare movimento.

I dati Istat sono a questo riguardo impietosi: si calcola che oltre un terzo della popolazione italiana sia sedentaria, con una punta, ma questo si può capire, di 7 su 10 per le persone oltre i 75 anni. Inquietante anche la quota dei “sovrappeso”, intorno al 45% e anche questa percentuale aumenta con l’età.

Per Zanette la corsa ha risolto - anche attraverso una dieta - problemi seri di salute di cui era affetto, senza dover prendere farmaci (diabete, pressione sanguigna alta, colesterolo). La corsa quindi come terapia. Non è un caso che l’esercizio fisico sia uno dei pilastri della prevenzione. “La nostra Ulss – commenta Alfeo - è molto attiva su questo tema, tanto che promuove, ad esempio, i gruppi di cammino. Lo sport allunga la vita solo se lo si pratica senza strafare, nei limiti concessi da madre natura. Anche questa è una lezione che ho imparato, correndo l’intera maratona con un’andatura costante, senza variazioni di ritmo, nei limiti delle mie possibilità.

Arrivato alla fine, in mezzo a tanti giovani gli è stato naturale ricordare il passato, quando avevo la loro età, e ho rivolto un pensiero alla mia generazione, che ormai vive in gran parte in un’altra dimensione, ai mie cari scomparsi e ho alzato le mani al cielo. Il cielo sopra Berlino”. i.Q.

In queste fotografie: Alfeo Zanette alla Maratona di Berlino dello scorso 29 settembre

Giovedì 31 ottobre 2024 | 21 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

30 anni di Prealpi in Festa

di Pianca Marzia

Appuntamento dal 6 al 10 novembre CORDIGNANO. «Segnatevi già le date: dal 6 al 10 novembre torna Prealpi in Festa a Cordignano» l’invito della Pro Loco di Cordignano braccio operativo dell’amministrazione comunale nell’organizzare la manifestazione dedicata a sapori, arte e tradizioni giunta quest’anno alla sua trentesima edizione. In campo, poi, svariate altre associazioni che partecipano all’organizzazione e alla buona riuscita dell’evento.

Previsto anche per quest’anno un ampio ed interessante programma di eventi culturali, musicali e folkloristici inseriti nella splendida cornice della piazza del paese. Parallelamente si terrà il concorso-simposio di scultura in legno a rilevanza nazionale. Le vie del centro e la piazza ospiteranno gli artisti partecipanti che, impegnati

Il Quindicinale 22 | Giovedì 31 ottobre 2024

con scalpelli e martello, permetteranno a cittadini, turisti e scolaresche di scoprire come, da un pezzo di tronco della lunghezza di circa 150 centimetri e del diametro di 60 centimetri, si possa realizzare un’opera scultorea a tema libero, in cui ogni artista esprimerà il proprio fare, la propria cultura, tradizione e provenienza. «Prealpi in Festa – sottolineano gli organizzatori - si prefigge l’importante compito di sostenere le tradizioni e i prodotti locali con la sinergia tra le attività commerciali locali e il prezioso supporto del volontariato». La manifestazione culminerà domenica 10 novembre con i banchi degli artigiani che gremiranno con una mostra-mercato il centro di Cordignano per l’occasione una grande isola pedonale. Non mancheranno poi le serate enogastronomiche a tema, con appuntamento sotto il tendone della Pro Cordignano a fianco della scuola media. Programma completo sul sito internet del comune.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Un nuovo medico per Cordignano Novità nei prossimi mesi anche per la nuova scuola di Villa di Villa e per la rotatoria di Pinidello. Il nuovo teatro Francesconi rimane invece un sogno nel cassetto CORDIGNANO. «Le prospettive per avere a Cordignano un altro medico di famiglia sono buone. Un impegno che mi ero preso un anno fa e che con il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, presto concretizzeremo. Per questo, come comune abbiamo già avviato i lavori per dare una sede al nuovo medico». È il sindaco Roberto Campagna ad annunciare quanto da tempo sperava la sua comunità: avere un ulteriore medico di famiglia con ambulatorio in paese.

Dopo i pensionamenti di vari medici, a Cordignano oggi riceve solo il dottor Alberto De Trovato. «Probabilmente già entro la fine dell’anno – l’auspicio di Campagna – Cordignano potrà tornare ad avere un secondo medico in paese. Fino a qualche anno fa avevamo quattro medici con ambulatorio, ora ne è rimasto uno. Da oltre un anno sono impegnato a trovare una soluzione con l’Ulss e questo impegno preso lo sto mantenendo: da parte del direttore generale Benazzi ho trovato disponibilità. Per questo come comune abbiamo già avviato i primi lavori per realizzare l’ambulatorio all’interno dell’ex casa del custode delle scuole medie, dove ha sede anche la base ambulanza del 118 gestita nei fine set-

timana da Prealpi Soccorso».

L’amministrazione comunale in questi mesi è poi impegnata su altri fronti.

Quanto ai lavori pubblici, dal 7 ottobre la rotatoria di Pinidello, nei pressi della locanda Al Vapore, è stata tracciata con i new jersey, dunque è percorribile, e la ditta a cui è stata appaltata l’opera (investimento complessivo di 325mila euro) è impegnata a completarla nel rispetto del cronoprogramma. «Proseguono – aggiorna Campagna – anche i lavori di ultimazione della nuova scuola primaria di Villa di Villa, così come quelli che stanno interessando l’ex scuola elementare che si trova a fianco.

Quest’ultimo edificio è oggetto di un intervento di ristrutturazione con fondi Pnrr che ci permettono di completare per ora il piano terra, funzionale alla

futura scuola primaria, mentre per i lavori di ultimazione del piano superiore al momento non c’è copertura economica, però la stiamo valutando con il conto termico. I lavori proseguono bene e per il nuovo anno scolastico finalmente la scuola sarà pronta».

Non ci sono invece buone nuove per il teatro comunale “Francesconi” da anni chiuso perché inagibile. «Qui l’intervento è fermo – conclude rammaricato il sindaco – perché il preventivo di messa in sicurezza della struttura è così alto, quasi 2 milioni di euro, che le risorse comunali al momento a disposizione non ci permettono di coprire i lavori. Stiamo comunque percorrendo la strada dei finanziamenti che speriamo di poter intercettare».

Claudia Borsoi

Il teatro Francesconi dovrà ancora attendere per la ristrutturazione

Giovedì 31 ottobre 2024 | 23 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Nasce il gruppo di protezione civile Già disponibili una quindicina di persone

Roberto Campagna

CORDIGNANO. Sarà formalizzato nel corso del 2025 il nuovo gruppo comunale di volontariato di protezione civile di Cordignano, ma in questo finire 2024 la giunta ha posto le prime basi e redatto il regolamento, che sarà portato in consiglio comunale a novembre.

Obiettivo del comune di Cordignano è costituire un gruppo di volontari pronti ad intervenire in occasione delle emergenze che si registrano sul territorio, dalle possibili esondazioni del Meschio al monitoraggio delle frane e altro ancora. «Attualmente – fa memoria il sindaco, Roberto Campagna – abbiamo in essere tre convenzioni con altrettante associazioni di protezione civile: Prealpi Soccorso, Avab Vittorio Veneto e sezione Ana di Vittorio Veneto. Siccome nei mesi scorsi ci sono state delle persone che si sono offerte come volontarie in caso di emergenze di protezione civile, abbiamo pensato di affiancare

Il Quindicinale 24 | Giovedì 31 ottobre 2024

alle convenzioni in essere un nucleo di nostri volontari. Abbiamo così avviato l’iter per costituirlo e il primo formale passaggio sarà il regolamento da portare in consiglio comunale».

La giunta ha già valutato positivamente la bozza del documento. I volontari effettivi saranno poi dotati di apposito vestiario e dei dispositivi di protezione individuale. Il comune provvederà ad acquistare mezzi e attrezzature necessari per gestire le emergenze. «Una volta approvato il regolamento, con il nuovo anno – annuncia il sindaco – inizierà la fase di iscrizione e di formazione delle persone. I tempi non sono brevi, ma il percorso per la nascita del gruppo è tracciato. Al momento ho già avuto una quindicina di manifestazioni di interesse da parte di persone: li ringrazio per questa loro disponibilità. Fa piacere che ci siano persone che danno disponibilità per il loro territorio e la loro comunità». Maggiori dettagli per poter entrare a far parte del gruppo potranno essere richiesti in municipio a Cordignano.

Claudia Borsoi

Fotovoltaico sul bocciodromo Cordignano. Ultimata l’installazione di un impianto fotovoltaico sulla copertura del bocciodromo comunale di via Cazzani, che nell’occasione è stata anche impermeabilizzata.

L’edificio ospita anche l’Associazione Anziani Anteas, che ha proposto i lavori. Considerato che l’edificio è di proprietà comunale, l’amministrazione del sindaco Campagna ha deciso di compartecipare alla spesa straordinaria sostenuta dall’Associazione Anteas attraverso l’erogazione di un contributo di 12.271,64 euro. L’impianto fotovoltaico ha una potenza nominale pari a 8,2 kWp (8 Kw), con un accumulo da 11,04 kWh. “Uno strumento perfetto per autoprodurre energia e risparmiare sui costi della bolletta, ma non solo. Affidarsi a un impianto fotovoltaico – ha dichiarato Campagna – corrisponde ad azzerare le emissioni di CO2 nell’ambiente e contribuisce alla salute dell’ambiente”.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Addio a Kuma, la mascotte del paese Il gattino tigrato, cieco ad un occhio - dopo essere stato colpito da una scarica di pallini - era stato adottato da tutto il comune. È stato trovato morto in una strada di campagna CORDIGNANO. Era diventato la mascotte di Cordignano. Tutti gli volevano bene, ancora di più dopo che due anni fa era stato centrato da una scarica di pallini sparati da un fucile, facendogli perdere un occhio.

L’8 ottobre Kuma, il gatto tigrato che era di casa in molte zone del paese, è stato trovato morto in una stradina di campagna a Villa di Villa. E la notizia è subito rimbalzata di casa in casa a Cordignano, perché quel gatto trovatello era diventato un simbolo per il paese. Nel corso dell’ultima campagna elettorale, scherzosamente c’era stato anche chi aveva proposto

Kuma come sindaco di Cordignano, con tanto di volantini.

Kuma sei anni fa era stato adottato da Lia Dalla Francesca che gestisce una colonia felina con una ventina di gatti. Fin da piccolo Kuma ha amato girare per il paese. E con il tempo si è scoperto che veniva ospitato in varie case, dalla trattoria Coan, all’osteria Fael, alla gelateria San Marco. E poi faceva tappa a scuola, alla caserma dei carabinieri e in molte famiglie di Villa di Villa. Lia lo aveva recuperato anche a Caneva e a Stevenà. Era un gatto che amava la compagnia: quando c’erano le partite di beachvolley e di calcio saponato lui era lì, in mezzo alla gente. Anche dopo esser stato impallinato ed essersi ripreso, sebbene fosse rimasto con un solo occhio, Kuma non aveva smesso di essere un gatto dallo spirito libero e di compagnia. La sua disavventura lo aveva avvicinato ancora di più agli uomini: tutti si prendevano cura di lui.

E tutti, alla notizia della sua morte, hanno voluto condividere dei ricordi legati a questo gatto. «Non sappiamo com’è andata, ma ci mancherai tantis-

simo. Ringraziamo a nome tuo tutte le persone che ti hanno aiutato e voluto bene» uno dei messaggi. «Non bisogna dimenticare la sua storia, dalla quale dobbiamo imparare che gli animali non vanno maltrattati» ha dichiarato il sindaco Roberto Campagna. C.B.

Kuma

Giovedì 31 ottobre 2024 | 25 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

La Spoon River di terracotta

L’opera “Dea Madre” di Isidoro Dal Col

Nel cimitero di Scomigo il ricordo dei cari estinti è stato affidato ai maestri ceramisti, che con le loro mani hanno plasmato una vera e propria antologia di racconti privati e memoria storica del borgo

Q

“La lanterna del minatore” di Renzo Salvador

uello di Scomigo è un camposanto silenzioso e tranquillo come tipicamente lo sono quelli di provincia, ma ogni suo angolo nasconde una figura o un oggetto di ceramica che invitano chi passa vicino a fermarsi un momento per ascoltare una storia. Può essere la storia di un eroe partigiano, o di un minatore emigrato in Belgio, o ancora di un maestro di scuola elementare che con una piccola e brillante intuizione ha cambiato per sempre la vita dei suoi allievi: l’importante è che quel racconto venga tramandato e che tutto quello che è stato il borgo di Scomigo non venga mai dimenticato.

Le più evidenti di queste figure si trovano alla fine del viale che divide in due parti il cimitero: un alpino e un partigiano a grandezza natu-

Il Quindicinale 26 | Giovedì 31 ottobre 2024

rale, schierati in picchetto d’onore ai lati della lapide dedicata a Pietro “Maso” Maset, eroe della Resistenza a cui è intitolata la scuola elementare locale. Proprio tra i muri di questa scuola, molti anni fa, il maestro ceramista Gianni Da Re sentì raccontare per la prima volta del capitano Maso dal maestro Pietro Marcon, che, tra le altre cose, iniziò Da Re e gli altri ceramisti all’arte che avrebbero praticato nei decenni a venire.

“Il maestro Marcon ci ipnotizzò con la storia di Maso – racconta Da Re – e io ho sempre sentito una sorta di nostalgia per la sua figura. Volevo assolutamente fare qualcosa in suo ricordo, e guardando l’Altare della Patria ho pensato che il massimo che potevo fare era un picchetto d’onore permanente dedicato a lui. Ho messo

di Fabio Zanchetta un alpino e un partigiano perché rappresentano quello che è stato Maset: prima un alpino diventato capitano partendo dal basso e poi, dopo l’8 settembre e fino alla fine della sua vita, un partigiano”. Prima di unirsi alla Resistenza, Pietro Maset partecipò alla campagna di Russia con il padre di Gianni Da Re, e proprio a lui è dedicato il bassorilievo ora appoggiato su uno dei muri vicino all’entrata del cimitero. Qui si contrappongono i tucul, le tipiche capanne dei villaggi africani, e una slitta immersa nella neve, perché oltre alla campagna di Russia partecipò anche a quella d’Africa. “Durante

CONEGLIANO E CONEGLIANESE Qui a fianco: Qui a fianco: la maternità di l’opera per Angelo Zanin per la Pietro Maset di lapide di Irma Sonego Gianni Da Re

la ritirata mio padre percorse trecento chilometri da solo con una slitta e un cavallo – racconta Da Re – anche lui era un alpino, e io l’ho immaginato mentre scala una montagna per raggiungere il cielo, salutato dalle mani dei suoi cari”.

E a proposito di numi tutelari del borgo di Scomigo, sulla tomba di Piero Marcon hanno lasciato un’opera addirittura tre artisti: Angelo Zanin ha realizzato la targa con l’iscrizione, Luigi Cillo, artista di Cappella Maggiore che insegnò i rudimenti della ceramica a Marcon perché lui li potesse tramandare ai suoi allievi, un volto di Cristo, e Isidoro Dal Col un paesaggio di campagna con una donna distesa che sta allattando e un uomo in piedi con una vanga, mentre all’orizzonte si vedono alcuni giovani che stanno correndo verso di loro.

Per la lapide di Irma Sonego, moglie di Marcon ricordata da tutti con affetto, Angelo Zanin ha firmato una maternità che rievoca la bontà della donna con un caloroso abbraccio.

Un’altra maternità, ma dalle linee più primitive, è quella plasmata da Isidoro Dal Col nella forma di una lapide-piramide. “La mia è una Grande Madre che ha quasi un senso preistorico – racconta il maestro ceramista – la forma piramidale è legata a un’idea di lungimiranza e fermezza, perché è questo che rappresenta una madre secondo me. La sua compattezza allude anche alle generazioni che continuano grazie alla maternità”. Le figure così antiche della donna materna e del padre-contadino con la vanga ricorrono frequentemente nelle opere L’uomo con la vanga di Isidoro Dal Col

dei ceramisti, soprattutto per l’origine rurale del borgo, ma un po’ anche per l’influenza che ha avuto la scultura di Arturo Martini sui giovani ceramisti poi diventati maestri.

Non mancano altre testimonianze di devozione degli abitanti del borgo, come il Sant’Antonio realizzato da Giuseppe Lorenzet in ricordo del padre, chiamato Antonio e appunto devoto al santo.

Angelo Zanin, di professione ingegnere e già impegnato nella progettazione di alcune tombe tra Conegliano e Ogliano, ha voluto ideare in toto la tomba della madre: una superficie ondulata dove si nota una donna seduta e con un libro in mano. “Mia madre aveva la passione per la lettura – racconta Zanin – e per lei che era di origini umili la cultura rappresentava un riscatto sociale. L’ho voluta raffigurare mentre siede con un libro in mano e riflette sugli alti e bassi della vita, rappresentati dalla superficie a onde della tomba”.

Di fronte, sul sigillo di un colombario, una lanterna dentro cui brilla un lumino racconta un altro pezzo di storia del borgo, fatto di emigrazione e duro lavoro. La tomba di Edoardo Salvador, padre di Renzo che per tanti anni è stato presidente dei Piccoli Ceramisti, è decorata infatti con la lanterna del minatore, in una versione più piccola di quella che si trova nel percorso della ceramica del borgo, appesa proprio sul muro della casa dei Salvador.

“Negli anni Cinquanta cinquantatré giovani del paese partirono per il Belgio per lavorare nelle miniere di carbone tra Mons e Charleroi – racconta Salvador - Mio padre era uno di loro così come Luigi Sedran, la cui tomba è decorata con l’altra lanterna presente nel cimitero.

Quando abbiamo inaugurato la grande lanterna sul muro della nostra casa di cui queste sono piccole copie era presente anche un ex-minatore di Tarzo che era stato tra i soccorritori a Marcinelle, quando un drammatico incendio uccise duecentosessantadue minatori, tra cui centotrentasei italiani”.

La lapide dedicata da Gianni Da Re al padre

Scultura dedicata da Angelo Zanin alla madre

Giovedì 31 ottobre 2024 | 27 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Sempre più vetrine buie Il sindaco: “Eventi per rilanciare la città”.

Ascom: “Non portano frutti al commercio”

È A destra: Maurizio Gibin

un autunno nero anche per il commercio coneglianese. Nuove chiusure di negozi si registrano in queste ultime settimane.

Chiuso il negozio Sisley di corso Vittorio Emanuele e sempre in questa via oscurate le vetrine di Corso 63, negozio aperto a febbraio.

«Chiusure – evidenzia Maurizio Gibin, presidente della delegazione Ascom-Confcommercio di Conegliano – che arrivano nel periodo dell’anno più importante per noi negozianti, visto che l’ultimo trimestre dovrebbe produrre il 35% del fatturato annuo. Il dato evidente è che se nel centro i negozi stanno drammaticamente chiudendo, sulla Pontebbana ne vengono aperti sempre di nuovi». E sono questi, più che i negozi online, i competitor

Il Quindicinale 28 | Giovedì 31 ottobre 2024

diretti per i commercianti del centro di Conegliano. «Noi abbiamo fatto delle proposte all’amministrazione comunale, incluso un piano commerciale, ma non sono state accolte» afferma Gibin. «Gli eventi – evidenzia Gibin – sono interessanti per i pubblici esercizi, meno dal punto di vista commerciale».

Di tutt’altro avviso il sindaco. «La crisi congiunturale dei negozi vicinato è generalizzata e non riguarda solo Conegliano – afferma Chies -: ci stiamo impegnando come amministrazione per grandi progetti, come il bando per viale Carducci pedonale. Ci rendiamo conto che, nonostante Conegliano sia una città appetibile e con investimenti sull’edilizia, purtroppo c’è una crisi per il commercio sulla quale si può agire solo cambiando volto alla città e con eventi per renderla attrattiva, vedi quelli in corso in questo autunno. Non possiamo vivere di palliativi: o cambiamo forma alla città e la rendiamo attrattiva oppure finiremo sempre per rincorrere le cose». Claudia Borsoi

Flash Alex Canzian sul podio Conegliano. Un coneglianese sul podio del campionato italiano di natural bodybuilding: Alex Canzian, titolare di uno studio di personal training nella Città del Cima, ha vinto la medaglia d’argento agli italiani organizzati dalla Nbfi a Firenze nella categoria “Men’s physique novice short” alla sua prima partecipazione.

Una targa per Mincione Conegliano. Una targa commemorativa è stata dedicata al professor Alfredo Mincione, storico primario di Ortopedia del Santa Maria dei Battuti in servizio per ben 26 anni nello stesso reparto e nello stesso ospedale. I familiari e gli ex colleghi, nei giorni scorsi, hanno voluto rendere omaggio, con l’Ulss 2, alla storia professionale e umana del primario, che è scomparso a giugno.

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Piacere, sono Tito, il capriolo domestico Nella tenuta Belvedere da quattro mesi abita un capriolo. Che si è fatto spontaneamente adottare da Sonia e Claudio e indossa un fiocco rosso

A

Costa di Conegliano abita Bambi, che in realtà si chiama Tito. Tito è un capriolo di circa quattro mesi che all’inizio dell’estate doveva essersi allontanato troppo da mamma capriola, finendo - disorientato, stanco, ferito - su una collina di Conegliano. L’intuito - o la fortuna devono però averlo guidato nel posto giusto: un’area protetta come quella della tenuta Belvedere, dove non solo ha trovato naturale protezione, ma anche l’affetto di Sonia Saro e Claudio Da Ros, i titolari dell’area.

Arrivando vicino alla casetta di legno con gli attrezzi, Sonia aveva notato sul terreno delle tracce di sangue.

Non ci aveva fatto troppo caso, ma dopo un po’ si è resa conto che ap-

partenevano a un cucciolo di capriolo che, tremante, si era accucciato nei pressi della casetta. Senza toccare l’animale, aveva controllato che il cucciolo stesse bene, in attesa magari dell’arrivo della madre.

Dopo tre giorni il piccolo capriolo però era ancora fermo nei pressi della casetta. Sonia e Claudio allora gli hanno dato un po’ di latte di capra con un biberon. Un gesto che lo ha salvato e gli ha permesso di crescere sano e forte. E libero.

Nei venti ettari della tenuta Belvedere il capriolo è infatti in grado di muoversi senza alcun ostacolo. E a distanza di quattro mesi è ancora lì. Con al collo il fiocco rosso che Sonia gli ha messo perché fosse visibile nel caso si dovesse allontanare.

Quando sente l’auto dei proprietari avvicinarsi, Tito si presenta in scena, e si avvicina ai “genitori” adottivi come un animale domestico.

Nel rifugio che è ormai diventato la sua residenza bruca erba e germogli.

Ma, soprattutto, corre. Nell’abbraccio protettivo del verde.

E.D.R.

Giovedì 31 ottobre 2024 | 29 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE Paola con la sua opera per Art - Line

L’arte lungo le strade Prosegue il progetto “Art – Line” del collettivo artistico INTART di abbellire, colorandole, le colonnine elettriche sparse per la città

I

l progetto è iniziato due anni fa, quando un accordo tra Comune di Conegliano e associazione IntArtha portato alla decorazione delle prime colonnine grige, nei pressi del ponte della Madonna. Un tripudio di colori che hanno investito, in luoghi inaspettati, la città: incroci, parchi, scuole e aree pedonali.

Come scelta stilistica, si è deciso che i colori impiegati sarebbero stati sempre il blu e giallo, in onore a quelli cittadini, e il rosso, il nero e il bianco, propri di IntArt. Il progetto ha visto l’asse nord di Conegliano, via Cavallotti – via Lourdes, come area pilota, per poi proseguire dal fiume, in prossimità del ponte della Madonna, verso il centro in via Mazzini e via Carducci. In

Il Quindicinale 30 | Giovedì 31 ottobre 2024

questi due anni artisti diversi hanno portato il loro contributo per rendere più piacevole e meno grigia la città ed entro la fine dell’anno saranno ben sedici le cabine decorate, alcune dipinte con l’aiuto dei bambini dei centri estivi della coop CSA di Conegliano.

E’ un atto semplice ma significativo la decorazione di queste semplici cassette: da meri contenitori di circuiti e fili, fondamentali per il funzionamento delle nostre telecomunicazioni, dai telefoni alla fibra internet, all’energia elettrica, a tele tridimensionali per artisti locali che, nella varie facciate, danno sfogo alla loro fantasia.

Un progetto interessante che parte dal basso, infatti, grazie ad IntArt si svolge una funzione multipla, dando spazio alla creazione di opere artistiche e alla riduzione del grigiore con colori, temi e messaggi importanti. Miglioramento del decoro urbano, ambìto traguardo di ogni amministrazione locale, perché dove c’è grigiore e degrado cresce il disagio sociale. Animali di ogni genere, fiori, il mondo terreno e quello subacqueo, ma anche messaggi scritti che spingo-

CONEGLIANO E CONEGLIANESE Le Carpe di Roberto Breda

no a meditare o composizioni astratte.

Specialmente con quest’ultime, non si può non pensare ai colori della pittura astratta del grande Kandinsky, al significato delle diverse tonalità come delle forme.

A distanza di anni, a Conegliano sembra prendere corpo nuovamente quella spinta artistica della

Un’opera di Flavio Furlan

Un’opera di Lara Fizzotti

street art che ha regalato alla città i bellissimi graffiti del parcheggio dell’ex Zoppas grazie al collettivo artistico La Cremeria, guidato allora dal compianto Graziadio “Ken” Maso.

Webster, storico writer cittadino che ancora disegna grandi opere vicino al cinema Meliès, lungo il ponte della ferrovia, è nuovamente in buona compagnia.

La presidente di IntArt Giovanna Pattaro (nel tondino) non può che esprimere la massima soddisfazione per il successo del progetto artistico, confidando che negli ultimi mesi l’associazione è stata contattata dai cittadini privati, che richiedono la possibilità di decorare anche le cabinette delle loro vie o altri spazi vuoti e grigi.

Il progetto pluriennale è quindi di decorarne il maggior numero possibile, coinvolgendo artisti, scuole e centri estivi. Anno dopo anno, i progetti degli artisti verranno sottoposti all’assessorato guidato dall’ing. Cristina Sardi, all’ufficio cultura e ad IntArt per certificarne la qualità. In prospettiva, Giovanna Pattaro indica anche la grande cabina nel parco di Piazza San Martino come destinataria di un progetto decorativo, al fine di recuperare anche artisticamente un’area che da poco ha visto restituire verde alla città, dopo la demolizione del vecchio comando dei vigili.

Michele Zanchetta L’opera di Yuru, Nicole, Stella, Alessandro, Mattia e Jacopo

Giovedì 31 ottobre 2024 | 31 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Lupi a ridosso delle case sbranano È accaduto a Mura. Il grido di dolore (e di allarme) di un piccolo allevatore solleva preoccupazione per un problema che richiede interventi concreti

di Emanuela Da Ros Un lupo (foto di repertorio)

H

a trattenuto per un po’ la rabbia e il dolore Michael Rizzo, piccolo allevatore di Mura.

Poi ha affidato ai social la sua pena.

Qualche mattina fa, all’alba, recandosi nel recinto dove alleva un piccolo gregge, ha visto una scena raccapricciante. Durante la notte i lupi - alcuni erano già stati avvistati nei giorni precedenti - avevano fatto razzia. Le due pecore più piccole che curava da anni “per affetto” erano state completamente spolpate (ha rinvenuto sul terreno la loro carcassa), le altre quattro - ferite mortalmente - giacevano sul

Una delle pecore uccise dai lupi

Il Quindicinale 32 | Giovedì 31 ottobre 2024

terreno, portando sul corpo le ferite profonde causate dalle zanne dei lupi.

“Quando finirà tutto questo? - si è chiesto Michael - Lavori 365 giorni all’anno, fai mille sacrifici per tenere vivo un lavoro che ami e poi arrivi nel recinto e trovi le tue pecorelle col collo forato dai denti dei lupi.

Bisogna mettersi tutti in moto e frenare il massacro: ogni giorno bestie sbranate ovunque, ma guai toccare un lupo…Tutte ‘ste bestie sofferenti non fanno pena a nessuno?”

Sul luogo dell’aggressione al gregge nelle ore seguenti sono arrivati un ve-

terinario e una guardia provinciale, per constatare che l’aggressione era avvenuta proprio da parte di alcuni lupi. E se a Mura cresce la preoccupazione perché il recinto delle pecore si trovava proprio a ridosso delle case e fino a quel momento nessun lupo si era spinto così vicino all’abitato, anche in altre località collinari le predazioni sembrano essere sempre più frequenti..

“Vi scriviamo, con un dolore e una frustrazione crescenti - si legge in una mail giunta in redazione da Wendi Zoppè e Tamara De Filippo, due allevatrici di Fregona - per raccontarvi di un nuovo, tragico episodio. Un altro dei nostri asini è stato brutalmente ucciso dai lupi. La scena era devastante: l’animale è stato quasi interamente divorato. Per noi non era solo un asino, ma un compagno prezioso, parte del nostro quotidiano e del nostro lavoro. Viviamo vicino alla Foresta del Cansiglio, dove la presenza dei lupi è diventata sempre più massiccia. Pur riconoscendo l’importanza della biodiversità, ci chiediamo: chi protegge noi allevatori?

Chi tutela i nostri animali e il nostro sostentamento? Dobbiamo davvero accettare di vivere nella costante paura di nuovi attacchi? Quanto tempo passerà prima che la situazione diventi insostenibile anche per la nostra stessa sicurezza?” Le due allevatrici rivol-

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

sei pecore gono un appello urgente alle autorità: “Non chiediamo l’eliminazione dei lupi, ma un equilibrio che rispetti sia la fauna selvatica sia il nostro diritto di lavorare e vivere in serenità. È necessario intervenire con misure preventive efficaci, supporto concreto e risarcimenti adeguati. Serve un piano di gestione che consideri non solo la conservazione dei lupi, ma anche le esigenze e la sopravvivenza di noi allevatori. Non possiamo più aspettare: servono soluzioni reali e immediate”.

Wendi e Tamara testimoniano che la loro storia non è unica, che “ molti altri condividono questa sofferenza”.

In effetti, qualche giorno dopo l’uccisione dell’asino, sulle pendici del Pizzoc è stato segnalato un nuovo attacco da parte di un branco di lupi.

Un allevatore ha subito la predazione di una pecora e il ferimento di altre del suo gregge. L’uomo, titolare di un’azienda agricola nella zona, aveva da poco deciso di acquistare due cani maremmani per proteggere gli animali, ma l’assalto notturno è avvenuto prima del loro arrivo. L’allevamento, situato in un’area recintata, si è rivelato vulnerabile. E ora, preoccupato per la sicurezza futura del gregge, l’alle-

Michael Rizzo

vatore sta valutando se continuare la sua attività in zona. Anche in questo caso sul posto sono intervenuti con sollecitudine un veterinario dell’Azienda Sanitaria e le guardie provinciali per effettuare un’ispezione.

Nella stessa settimana, altri episodi

di predazione si sono verificati nella pedemontana: tre asini sono stati attaccati a Tarzo e, in un’altra azienda, due pecore sono state uccise e altre quattro ferite dopo che i lupi si sono introdotti attraverso un varco nella recinzione.

Gli orsi e i lupi non leggono i cartelli Per il contenimento degli “amici plantigradi” è necessario un piano di gestione come per nutrie e cinghiali di Massimiliano Saro*

L

a gestione e la tutela della fauna e degli habitat sono stati da sempre oggetto di monitoraggio da parte di noi cacciatori e degli enti preposti a lavello locale e nazionale. Grazie a questo si ha l’opportunità di conoscere la natura e osservare da vicino alcune specie di animali e vegetali presenti nella nostra zona.

L’osservazione sistematica permette di analizzare inoltre le interrelazioni

e l’impatto di alcune specie alloctone sulla fauna locale e pensare a un ripristino dell’equilibrio faunistico per la difesa della biodiversità delle Prealpi.

Nello specifico mi riferisco alla presenza degli orsi, grandi carnivori che minano e condizionano a vario titolo la vita nei nostri centri abitati, a causa di investimenti stradali, predazione di bestiame domestico e aggressioni all’uomo.

Un’altra emergenza è data dalla rapida ricolonizzazione del lupo negli ultimi anni. Purtroppo tappezzare i sentieri di cartelli informativi non è un deterrente per gli amici plantigradi e non…essi si avvicineranno lo stesso ai nostri centri abitati!

L’allocazione di trappole a tubo per la cattura o la disposizione di radiocollari non migliora la situazione. La gente

è spaventata e il percepito è peggio del reale.

Facciamo una stima: quanti danni sono stati provocati ad animali da allevamento? Sì, esistono risarcimenti che coprono in parte danni ed eventuali spese veterinarie, ma concentriamoci su un altro aspetto: non è solo il grido d’allarme di un pastorello annoiato di guardia alle pecore: sia i lupi che gli orsi sono sempre più numerosi e rappresentano un problema reale sia nelle zone montane che nelle pianure.

Ritengo sia necessario lavorare tutti insieme per arrivare a una predisposizione di un piano serio di gestione e contenimento di queste specie, così come avviene per le nutrie e i cinghiali. *Presidente Federcaccia di Sarmede Giovedì 31 ottobre 2024 | 33 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Verso il gemellaggio con i tedeschi di Murrhardt L’accordo includerà anche i comuni di Château-Gontier, Frome e Rabka-Zdroj

Il sindaco di Murrhardt con il sindaco di Pieve di Soligo

PIEVE DI SOLIGO. Si consolida l’amicizia dei pievigini con i tedeschi di Murrhardt, comune di 14mila abitanti circa del land del

Il Quindicinale 34 | Giovedì 31 ottobre 2024

Baden-Württemberg. E si guarda pure ai francesi di Château-Gontier (regione della Loira), agli inglesi di Frome (contea Somerset) e ai polacchi di Rabka-Zdroj (voivodato Piccola Polonia), comuni con cui la cittadina tedesca è già gemellata.

Dopo le reciproche visite delle delegazioni a febbraio e ad aprile, si va ora verso la sigla del formale patto di amicizia, primo passo verso il patto di gemellaggio che l’amministrazione Soldan punta a concretizzare il prossimo anno. Ad inizio ottobre, durante la manifestazione Spiedo Gigante, Pieve di Soligo ha ospitato la banda di Murrhardt per una serata musicale, vestendo il municipio di palazzo Vaccari con i colori tedeschi.

«Una serata dove la musica ha fatto da padrona creando un momento di incontro e di convivialità – ha affermato il sindaco di Pieve di Soligo, Stefano Soldan –. Un’amicizia sincera nata un anno fa e che ha visto le comunità locali lavorare insieme verso un obiettivo comune con un patto di fratellanza tra l’Associazione Filarmonica, l’orchestra tedesca e il coro Ana Bedeschi, che si è compiuto e suggellato con il concerto al Careni.

Questo è solo l’inizio di un percorso di vari gemellaggi che il comune di Pieve di Soligo si prodigherà a costruire anche con Francia, Inghilterra e Polonia».

L’idea di un gemellaggio con Murrhardt nasce nel corso del 2023 su iniziativa di Fabio De Pellegrini, presidente dell’Associazione Alpini in Germania, e di Simonetta Mandis, direttrice del coro Ana Bedeschi, sulla base delle affinità tra il comune del Baden Württemberg e Pieve di Soligo. C.B.

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

È ancora teatro al Careni Rassegna teatrale fino a febbraio. Con le “betoneghe” e Shakespeare PIEVE DI SOLIGO. Dodici edizioni all’attivo e sei spettacoli in cartellone.

Fino a febbraio il teatro “Careni” ospita la rassegna “È teatro. Ancora teatro” voluta dall’amministrazione comunale in collaborazione con la compagnia teatrale Tremilioni di Conegliano. «La nuova stagione, attenta alle esigenze dell’affezionato pubblico, ha il proposito di farci vivere il teatro quale luogo della sorpresa, del piacere, dell’incontro e dell’accoglienza – sottolineano gli organizzatori -. Ci sorprenderà con le sue storie, le nostre riflessioni, le risate ristoratrici; ci regalerà la magia, ogni volta ritrovata, del momento in cui le luci si spengono, il sipario si apre e un nuovo mondo prende vita davanti ai nostri occhi». Il

Flash Chiesa di nuovo agibile REFRONTOLO. Conclusi i lavori di messa in sicurezza della chiesa di Refrontolo danneggiata dalla grandinata del luglio 2023. Dal 20 ottobre si celebrano qui nuovamente le messe, trasferite per un anno nell’ex cinema del paese.

Luci a nuovo FARRA DI SOLIGO. Stanziati con la variazione al bilancio dell’ultimo consiglio comunale 26mila euro per sostituire l’illuminazione pubblica di via Cal della Madonna e per intervenire sulle luci dei cimiteri di Soligo e di Farra di Soligo.

Truffa a nome degli Alpini PIEVE DI SOLIGO. Attenzione alla truffa: un signore si aggira presso le attività commerciali del pievigino spacciandosi falsamente per un alpino del gruppo di Pordenone e vendendo tagliandi di una lotteria di beneficienza inesistente.

cartellone si è aperto il 17 ottobre con “In vacanza con Carlo e Giorgio” e prosegue giovedì 7 novembre, alle 21, con “Betoneghe doc” di Giovanna Digito, una produzione del Teatro delle Arance. Tre donne riservate, che per puro caso vengono sempre a conoscenza dei fatti degli altri, vorrebbero tanto non spettegolare, ma la loro natura le rende particolarmente colloquiali. Le “betoneghe” Silvana, Renata e Franca raccontano fatti di vita quotidiana, dalle liti con i mariti, al mangiare e ingrassare, dal servizio di volontariato in parrocchia al sistemarsi dalla parrucchiera. Il 28 novembre “Le allegre comari”, produzione Teatro Immagine, una delle commedie più appassionate di Shakespeare. Le protagoniste sono Mistress Ford e Mistress Page, due donne intelligenti e astute che decidono di dare una lezione al vanitoso e scaltro Sir John Falstaff. Egli, convinto di poter sedurre entrambe le signore per accedere alle loro ricchezze, finirà vittima di piani diabolici e situazioni comiche orchestrate dalle due “comari”, che lo metteranno ripetutamente in

ridicolo. La rassegna proseguirà il 16 gennaio con “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello, il 6 febbraio con “Strighe maledette” e si chiuderà il 27 febbraio con “L’onorevole, il poeta e la signora”. Ingresso euro 15. Il giorno dello spettacolo la biglietteria del Careni è aperta dalle 18.30. C.B.

Le “betoneghe” Silvana, Renata e Franca

Una panchina gigante a La Crose Posizione panoramica per la seduta...inclusiva FARRA DI SOLIGO. Dopo Revine Lago, primo comune trevigiano ad aderire al progetto, anche Farra di Soligo avrà la sua “big bench”, la grande panchina ideata nel 2010 da Chris Bangle e da allora divenuta un’esperienza collettiva mondiale, tanto da contare oggi 385 panchine e 63 in costruzione in tutta Europa.

Dopo la panchina gigante gialla a Revine Lago e quella gialla e rossa a Fregona, a breve si aggiungerà quella di Farra di Soligo (terzo comune trevigiano) che sarà collocata in un terreno comunale in località “La Crose”.

Ad installarla sarà la società Alto Trevigiano Servizi titolare del servizio di gestione della rete idrica e fognaria.

Nell’ambito di un progetto sociale per la parità di genere “Ats per inclusio-

ne & ambiente”, Ats ha siglato un accordo con la Big Bench Community Project ets per installare a propria cura e spese la panchina gigante a Farra di Soligo denominata “Il fuoco dei nostri sogni”. E per questa speciale seduta, è stata scelta una posizione panoramica come quella che offre l’area verde “La Crose”. La giunta comunale ha autorizzato la concessione dell’area per questo utilizzo: ora si attende solo che Ats sveli la data di inaugurazione della “big bench”. C.B.

La big bench di Fregona

Giovedì 31 ottobre 2024 | 35 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

La prima comunità energetica in Vallata Comuni, privati e aziende insieme per produrre (e consumare) energia pulita abbattendo i costi A destra: Vincenzo Sacchet e Massimo Magagnin

TARZO/REVINE LAGO. L’idea è partita dal comune di Tarzo. Un’idea ritenuta buona anche dall’amministrazione comunale di Revine Lago che ha deciso di fare squadra con i vicini per dare corso al progetto e creare la prima comunità energetica rinnovabile (cer) della Vallata. Comuni, privati e aziende insieme per produrre energia pulita e consumarla, abbattendo così anche parte dei costi in bolletta.

La prima pietra di questa cer sarà posata davanti al notaio il 14 novembre: i comuni di Tarzo e di Revine Lago sanciranno la costituzione della cer con la forma della cooperativa, a cui poi potranno aderire, con una quota di 25 euro, cittadini e imprese dei due comuni che vorranno produrre e consumare energia pulita. «Prima dell’estate, quando a livello nazionale la normativa sulle cer si è fatta finalmente chiara, siamo partiti avviando una serie di incontri con la cittadinanza e con le imprese del nostro territorio – ripercorre l’assessore del comune di Tarzo, Vincenzo Sacchet -. La riflessione era partita ancora prima, quando in questi anni con l’aumento delle bollette abbiamo potuto constatare come essere autosufficienti dal punto di vista energetico sia importante. Come comune abbiamo oltre 500 punti luce sulle strade e gli edifici pubblici da illuminare. Sui tetti della palestra e degli edifici scolastici ci sono da tempo pannelli fotovoltaici. Quando però la produzione di energia è massima, cioè d’estate, que-

Il Quindicinale 36 | Giovedì 31 ottobre 2024

sti edifici sono chiusi: ecco che, in quel periodo, quella produzione potrebbe essere utile per altre utenze del territorio.

E poi volevamo dare anche un segnale come amministrazione comunale attenta all’ambiente». Da qui i ragionamenti per la costituzione della cer.

A Tarzo gli incontri hanno portato i loro frutti: una ventina ad oggi gli interessati sottoscrittori, la maggior parte privati. «Molti – sottolinea Sacchet – entrano per un principio di comunità: c’è chi che producendo energia più del necessario e la vuole riversare nel territorio. Anche la casa di riposo Villa Bianca vuole aderire, non tanto per una questione di convenienza, ma di principio». Chi aderisce alla cer già in questa prima fase potrà attingere ai finanziamenti Pnrr del 40% a fondo perduto per coprire parte dei costi di realizzazione degli impianti.

Da Tarzo l’allargamento a Revine Lago. «Essendo la cabina primaria la stessa, abbiamo deciso di condividere il progetto» spiega Sacchet. E Revine Lago ha confermato il proprio interesse.

«Insieme a Tarzo saremo i soci sovventori della cer Tarzo - Revine Lago che avrà come forma giuridica quella della

cooperativa, i cui costi di costituzione saranno coperti dai due enti – aggiunge il sindaco di Revine Lago, Massimo Magagnin -. A settembre abbiamo fatto degli incontri con imprese e cittadini di Revine Lago per illustrare il progetto e le modalità di adesione. Costituendoci in cer, diamo la possibilità a cittadini e imprese di fare domanda entro il 31 marzo 2025 di implementazione degli impianti già esistenti o di realizzazione di nuovi beneficiando di un 40% di contributo a fondo perduto». Oltre ai privati, anche Haier, l’azienda più grande del comune, è interessata ad aderire.

«Portiamo avanti questo progetto per promuovere l’energia sostenibile tramite fonti rinnovabili e per dare la possibilità ai nostri cittadini di installare impianti fotovoltaici beneficiando di questo contributo a fondo perduto – sottolinea Magagnin -. Naturalmente sarà possibile anche nei mesi a seguire aderire alla nostra cer». Come nel comune di Tarzo, anche numerosi edifici pubblici a Revine Lago hanno coperture con pannelli fotovoltaici, dal polifunzionale alla scuola, dalla palestra agli spogliatoi del campo da calcio: energia che alimenterà la cer Tarzo - Revine Lago. Claudia Borsoi

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Bando meriti scolastici TARZO. L’amministrazione comunale di Tarzo ha indetto un bando di concorso per l’assegnazione di contributi economici ad alunni e studenti meritevoli residenti a Tarzo.

Bando completo sul sito internet del comune. Scadenza 4 novembre.

Lezioni all’università degli adulti FOLLINA. Sono ripresi gli incontri dell’università per gli adulti dei comuni di Follina, Cison di Valmarino e Miane. Ogni giovedì alle 15, nel salone del comune di Follina, incontri culturali. E poi attività motoria e gruppi cammino. Maggiori informazioni contattando gli uffici dei servizi sociali dei tre comuni.

Miane cerca un vigile MIANE. Il comune ha indetto il bando di concorso per un posto di agente di polizia locale (area degli istruttori) a tempo pieno ed indeterminato. Scadenza candidature 31 ottobre. Sul sito internet dell’ente il bando completo.

Incrocio a nuovo

MIANE. Si concluderanno per il 30 novembre i lavori di sistemazione dell’incrocio stradale tra la provinciale 152 (via Cavallotto) e via Puccini a Campea. Il cantiere si è aperto il 7 ottobre.

Delizie d’autunno COMBAI. Continua la Festa dei Marroni fino al 3 novembre.

Tovena in Festa dà invece appuntamento fino al 31 ottobre.

Il nuovo municipio?

Un sogno nel cassetto Non ci sono al momento risorse per farlo REVINE LAGO. Il nuovo municipio di Revine Lago rimarrà ancora un sogno nel cassetto.

Dieci anni fa, nel novembre 2014, la sede municipale a Santa Maria veniva chiusa per carenze strutturali. Da allora gli uffici comunali sono stati trasferiti nell’ex canonica di Lago, in via Marconi, di proprietà comunale.

Sull’immobile di via Strada dei Laghi in questi dieci anni sono stati fatti tanti ragionamenti. E si è dato corso, avendo a disposizione per questo un finanziamento ministeriale, ad una progettazione definitiva del nuovo municipio che potrebbe sorgere dalle ceneri di quello chiuso a Santa Maria. Progetto che è però destinato a rimanere ancora sulla carta, così come confermato dal sindaco Massimo Magagnin nel corso del consiglio comunale di fine settembre, quando è stato presentato il documento programmatico di mandato.

A sollevare il tema è stato il consigliere di minoranza Daniele Bernardi (Insieme per Revine Lago). «Non abbiamo visto nulla a riguardo del municipio vecchio: non so se l’avete stralciato. Tre le opere pubbliche nessun cenno» ha dichiarato in aula. «Il municipio vecchio ha un progetto definitivo che è costato al comune 127mila euro, importo che è stato coperto interamente da un contributo ministeriale. Siccome ora servono più di due milioni, a stima, per realizzarlo, non l’abbiamo

messo nelle opere finché non ci sarà un contributo ministeriale sostanzioso, la Regione infatti non copre cifre così importanti. Quindi resta un progetto nel cassetto» ha replicato il sindaco Magagnin.

Quanto alle opere pubbliche per i prossimi cinque anni, l’amministrazione comunale ha messo nero su bianco il proprio impegno per una riqualificazione della pavimentazione e degli spazi della piazza di Revine, oltre ad interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, di mitigazione e prevenzione del rischio idrogeologico, di riqualificazione di aree in disuso anche attraverso la loro acquisizione dai privati, con riferimento all’ex Riva d’oro e all’ex asilo di Revine. Tra gli obiettivi anche potenziare l’area sportiva di via Fornaci e migliorare l’accesso ai campi da calcio a Lago, oltre a realizzare un nuovo parco giochi a Sottocroda. C.B.

L’ex municipio di Revine Lago. È pronto il progetto per la sua ristrutturazione, ma mancano i soldi

La morte di Arturo Lorenzon PIEVE DI SOLIGO. La comunità cittadina è in lutto per la scomparsa di Arturo Lorenzon, figura di spicco locale venuto a mancare all’età di 83 anni.

Nato nel 1941, Lorenzon ha lasciato un segno profondo sia nel mondo imprenditoriale che in quello sportivo e sociale del territorio. Cofondatore della Siloma Srl, azienda leader nella produzione di mobili e arredamenti, Lorenzon ha dimostrato una notevole visione imprenditoriale, espandendo l'attività con la creazione della Slm Group srl. Ma il suo impegno non si è limitato al settore economico. La passione per lo sport lo ha visto ricoprire ruoli di primo piano come presidente del Barbisano Calcio, assessore allo Sport negli anni '80 e vicepresidente dell'Euromobil Pievigina calcio. Apparteneva al Gruppo Alpini di Barbisano e partecipava attivamente alle attività della comunità.

Giovedì 31 ottobre 2024 | 37 Il Quindicinale

RUBRICHE COS’È L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?

I

Problemi Sociali a cura di Michele Cais

l mondo cambia sempre più rapidamente, e la parola Intelligenza Artificiale e Algoritmo fanno sempre più spesso capolino nei discorsi che sentiamo in televisione, sui social, nelle pubblicità, ma anche nelle normali conversazioni. Ma di cosa si tratta esattamente?

Lo studio dell’intelligenza artificiale è una disciplina che ha l’obbiettivo di creare programmi capaci di simulare il comportamento e il ragionamento umano. Lo scopo dell’intelligenza artificiale è quello di creare qualcosa che agisca in maniera analoga a noi e che possa essere indistinguibile da una macchina.

Se la parola “artificiale” lascia ben pochi dubbi, lo stesso non può dirsi della parola “intelligenza”. La scienza non è ancora arrivata a definire in modo univoco l’intelligenza umana.

Esistono molte variazioni sul tema che si concentrano su diversi aspetti. Però una definizione semplice e generale

potrebbe essere questa: la capacità di percepire, comprendere, provvedere e quindi agire al fine di ottenere il proprio scopo nel modo migliore.

Se applichiamo la definizione gene-

rica di intelligenza, il confine tra “intelligenza artificiale” e “intelligenza” diventa molto labile. Possiamo allora dire che qualsiasi sistema creato dagli uomini e dotato della capacità di percepire, comprendere, provvedere e agire per ottenere uno scopo è un’intelligenza artificiale. Quasi sempre, ma non necessariamente, deriva da un sistema informatico. Essendo creata dagli uomini, solitamente siamo noi (o meglio gli sviluppatori) a definire quale sia il suo scopo.

Non esiste ancora, benché sia allo studio, l’Intelligenza Artificiale Generale (detta anche Forte). Sarà un’intelligenza che come la nostra, potrà svolgere qualsiasi compito, imparando ad adattarsi autonomamente alle situazioni più diverse.

Negli ultimi tempi il mondo è stato scosso da un’invasione di intelligenze artificiali in grado di generare opere artistiche e illustrazioni. Il futuro dei creativi umani è dunque segnato?

La parte esterna dello scafo, immersa nell’acqua, impregnata di pece, era di colore nero e i fianchi, di colori vivaci, a volte venivano decorati. I tre uomini necessari per portare il burcio, erano il paròn, il marinéro e il morè.

Il paròn era il capitano, il marinéro (marinaio) eseguiva le manovre e il morè (mozzo) si occupava dei pasti e delle pulizie. Due strette aperture quadrangolari (fondèi) con una porticina in legno sul fasciame di coperta, una davanti e una dietro, permettevano di calarsi “sotto prora” (sòto pròa) o “sotto poppa” (sòto pupa), dove c’erano gli alloggi di barcari e capobarca. Il burcio era tutto: era la casa e lo strumento di lavoro. Nonostante gli spazi fossero ristretti, non mancava niente.

Per il riposo vi erano delle cuccette, riparate alla meglio dall’umidità con della tela cerata. Tale accorgimento tuttavia serviva a poco e “Tante volte dormiimo bagnai…” e dormire con le coperte bagnate, soprattutto d’inverno, magari dopo una pioggia che arrivava a penetrare tra le fessure sul legname, non era una bella esperienza.

Per scaldarsi però si faceva presto: la cucina economica in cui ardeva la legna garantiva tepore. I burci sono ben noti negli studi e ricerche etnografiche ed antropologiche, ma di fatto queste imbarcazioni erano mai state studiate ed indagate su basi tecnico-archeologiche. Essi sono stati parte della storia socio-economica del Sile e dei territori limitrofi sono un ulteriore tassello della cultura veneta dalla quale veniamo.

L’abbandono dei burci è avvenuto in un periodo storico-economico segnato dall’avvento del moderno trasporto su gomma, trasformando completamente il paesaggio fluviale e le attività ad esso legate. Documentare questi relitti è anche e soprattutto un modo di raccontare e far rivivere la memoria degli uomini e delle donne del territorio, che per generazioni hanno costruito, armato e navigato su queste imbarcazioni. Oggetti che sono icone di un pezzo della nostra storia passata che ci appartiene e che la dobbiamo gelosamente tutelare.

Vi invito a fare una bellissima passeggiata nel paesaggio del Sile.

I BURCI DEL SILE

B il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

ello il Sile e belli i segreti del suo paesaggio con il cimitero dei burci. Argomento molto attuale perché è in atto una petizione per salvarli perché si stanno rovinando.

Questi resti di imbarcazioni appartengono a quei tasselli di una storia veneta che da sempre mi affascina e che mi sembra siano piccoli anelli della catena che forma il nostro DNA culturale.

Il cimitero dei burci nel Parco del Sile, rappresenta il sito archeologico più vasto che ospita questa tipologia di imbarcazioni.

Il burcio era una barca locale da lavoro, utilizzata in Veneto tra il Medioevo e gli anni ’70 del ‘900 ed è da tempo estinto. E’ una grande barca il cui fondo, piatto, arrivava fino all’estremità superiore della prua. Di costruzione molto solida, adibita al trasporto e usata nella bassa valle Padana, principalmente sui canali veneti, sul Po sino a Pavia e sul Po di Volano sino a Ferrara.

Veniva costruito a Chioggia, Padova, nel Delta, Adria e le sue dimensioni erano molto diverse, con portata variabile dalle 35 alle 180 tonnellate.

Il Quindicinale 38 | Giovedì 31 ottobre 2024

RUBRICHE “DI PACE SI DOVREBBE PARLARE SEMPRE”

Q

uando volle nominarlo “Ufficiale al merito della Repubblica”, il Presidente Mattarella, dopo una prima volta, dovette richiamarlo una seconda e riprovarci una terza prima di rintracciarlo, alla fine, a casa. Perché quando è in classe nessuno deve andare a disturbarlo. Nemmeno il Presidente della Repubblica. E infatti…

Adesso ci scherza e il cellulare di sguncio lo sbircia (sia mai che chiami il Papa, che queste telefonate le fa e pure spesso). Sul momento però il prof.

Antonio Silvio Calò non ci credeva.

Poi, all’onorificenza presidenziale, si è aggiunto il riconoscimento di cittadino europeo dell’anno (2018) dal Parlamento di Strasburgo, per il modello di accoglienza dei migranti sperimentato tra le sue mura domestiche, dove ai suoi quattro figli se ne sono aggiunti altri sei provenienti dal continente africano. Una esperienza esemplare certamente per l’originalità ma anche sofferta e combattuta per i pregiudizi alle nostre latitudini. L’ha raccontata, insieme alla moglie Nicoletta Ferrara,

in “Si può fare” (Nuovadimensione, 2021), con prefazione di David Sassoli e postfazione di Romano Prodi. “Tutti bramiamo di essere accolti, non vale solo per gli immigrati. Che l’Italia non ha avuto il coraggio di accettare”.

Di respingere invece, eccome: vedasi alla voce “Open Arms”. L’accoglienza però è propedeutica alla pace evidenzia Calò. Ed è probabilmente proprio per questo che da poco più di un anno la Regione Veneto lo ha nominato presidente della Fondazione Pace, creata nel 1999 e partecipata da

Comune di Venezia, Fondazione Cini, al Patriarcato di Venezia, Università di Venezia e Padova con il proposito di non fare sulla pace solo ricerca ma di promuovere vere e proprie azioni a tutti i livelli: locale, nazionale, mondiale.

“Di pace nessuno si vuole occupare per il timore di ricadute negative sul piano culturale”. Di pace invece si dovrebbe parlare sempre, non come invece accade soltanto durante e dopo una guerra.

Per il venticinquesimo della fondazione le iniziative in calendario sono parecchie. Tra queste, l’emissione a novembre di un francobollo congiunto tra stati italiano e vaticano che giungerà in tutte le nunziature apostoliche e ambasciate del mondo.

E poi una conferenza internazionale sul Mediterraneo per riposizionare la città lagunare come baricentro delle politiche sociali. Ma c’é un’idea che il presidente Calò sta accarezzando: convocare prima a Roma e poi a Venezia tutti i Premi Nobel per la pace.

Per fare infine del capoluogo veneto la capitale mondiale della pace. Per dire, anche in questo caso: “Si può fare”!

A tu per tu a cura di Roberto Grigoletto

LE BARE TRA I BOSCHI

L

a località Le Bare è uno dolce colle fiancheggiato dai corsi del Monticano ad ovest e del Monticanello ad est. Nell’area nordoccidentale del comune di Conegliano, a metà strada tra Manzana e Marcorà, un caratteristico borgo di case con azienda agricola ospita un oratorio dedicato a San Michele. Il nome della zona non deve trarre in inganno, Le Bare, infatti, deriva da bar, che vuol dire cespuglio in dialetto veneto, quindi, identificava una zona ricoperta di fitti boschi con molto incolto, dove crescevano rovi e altro sottobosco. È curiosa la dedicazione, San Michele è abitualmente legato a Longobardi e Franchi. L’oratorio è citato nelle fonti per la prima volta nel 1348, come dipendenza del monastero di San Pietro di Colle. Della forme originali, però, non è rimasto nulla, infatti, l’edificio è una ricostruzione settecentesca in stile neoclassico, che

esternamente si fa notare per la sua sobria eleganza, grazie al candore delle pareti. La facciata è rivolta ad ovest, verso la strada, e ha un bel portale in pietra sormontato da un corto sporto. L’interno è illuminato da tre lunette, una in facciata e due sulle pareti laterali, mentre una semplice cornice decora il timpano.

Il pavimento in mattonelle è, sia nell’aula che nel presbiterio, rialzato grazie ad un gradino, mentre alla spalle dell’altare due porte conducono all’area retrostante che funge da sagrestia. L’area sacra è dominata da un altare ligneo, intarsiato e colorato, sormontato dalla pala d’altare di un ignoto pittore del XVII secolo raffigurante la Madonna in gloria con San Michele Arcangelo. Attualmente è in fase di restauro e verranno fatte delle indagini archeologiche, l’oratorio sarà fruibile nei prossimi mesi al fine di farne un riferimento spirituale e culturale del territorio.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

A sinistra: l’oratorio di San Michele a Le Bare di Conegliano

Giovedì 31 ottobre 2024 | 39 Il Quindicinale

RUBRICHE DA SACCON ALLE CALPENE LUNGO IL CORSO DEL CERVADA

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Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

an Vendemiano si trova al confine meridionale del territorio delle Colline del Prosecco, rientrando nella Commitment Zone.

Territorio di grande transito fin dai tempi più remoti, crocevia strategico tra l’antica Via Ongaresca (poi Via Maestra d’Italia, oggi Pontebbana) e la via degli imperatori d’oltralpe, l’Alemagna. La partenza del nostro itinerario è fissata presso la chiesetta di San Felice, anche detta di San Fris, presente a sud della frazione di Saccon.

L’edificio è stato costruito nel 1927 in sostituzione di un precedente oratorio dal quale proviene un quattrocentesco affresco, ora custodito al museo del castello di Conegliano, raffigurante l’Ultima Cena con i “gamberoni rossi” che richiama il dipinto di Giovanni di Francia a San Giorgio di San Polo di Piave. Percorriamo verso nordest via San Felice e dopo circa 300 m deviamo a sinistra su un tranquillo sentierino che corre sull’argine del torrente Cervada. Attraversata la provinciale Cadore-Mare, inizia la ciclopedonale che per 5 km serpeggia in direzione Le Colline del Prosecco di Conegliano

e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel

territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone.

Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto.

I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,

georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali.

I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

T Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

Grado di difficoltà: turistico Punto di partenza: Saccon di San Vendemiano, chiesa di San Felice Punto di arrivo: Belvedere delle Calpene Tempo richiesto: 2h 15m Aumento di quota: m 48 Distanza: km 7,4 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47

Il Quindicinale 40 | Giovedì 31 ottobre 2024

nord. Lungo il cammino si alternano via Vittorio Veneto oltre ad un piccolo splendide visuali sulla vasta campagna sottopasso della ferrovia. Qui termie passaggi tra le case mentre in lonta- na la ciclopedonale, ma non la nostra nanza appare la dorsale prealpina con escursione, perché d’ora in avanti enle vette del Col Visentin e del Monte treremo nell’area delle Calpene traPizzoc. Superata la via Ungheresca, si mite un lungo anello che si snoda in prosegue sottopassando prima la A28 un vasto paesaggio che si compone di e poi la A27, mentre sulla nostra destra vigneti, campi coltivati, piccole vallate osserviamo Borgo Lissandri a Cosniga. e boschetti attraversati da corsi d’acLa presenza di canneti e di fiori lungo qua, delimitato a sud da una linea di l’argine e di germani reali che nuotano colline che si inseriscono nell’ambito sul torrente, sono la testimocittadino di Conegliano con nianza che l’ambiente qui è le alture della Monticella. Per incontaminato ed è incredifar questo, svoltiamo su vicobile come questo paesaggio lo Pasubio e successivamente così naturale e campestre si a destra su via Calpena quindi inserisca in un territorio assai entriamo tra le colline. Dal trafficato e prettamente indupunto più elevato del giro, GPS E INFO striale. Un contrasto che rende dove termina la nostra escurquesto itinerario particolarmente ap- sione, il panorama è davvero spettaprezzato dagli escursionisti che lo per- colare: tutt’attorno vasti vigneti, alle corrono a piedi o in bicicletta ad ogni nostre spalle la catena prealpina, menora del giorno. Poco prima di giungere tre a poca distanza lo sguardo viene a San Vendemiano, attraversiamo una attratto da Villa Maresio Gera Amadio vasta area dedicata alle attività sporti- che contende la sua bellezza con Villa ve: un campo da calcio, l’area di beach Lippomano posta sul colle più a sud. volley, la pista di pattinaggio, le scuo- Questa dimora barocca del XVII sele, una vera cittadella dello sport che colo, appartenuta a nobili veneziani, rappresenta il fiore all’occhiello del è ancor’oggi di proprietà privata. Il comune. Superato il vecchio ponte complesso, attribuito all’architetto di via Garibaldi, giungiamo alla set- Baldassare Longhena, presenta un tecentesca chiesa parrocchiale, al cui ampio portico con mascheroni sulle interno è custodita la pala d’altare che chiavi di volta e all’interno un salone ritrae San Vendemiale, il vescovo che da ballo contornato da sale riccamente conferisce il nome al paese, quindi decorate con affreschi e stucchi. Due proseguiamo verso nord in direzione barchesse laterali e una cappella privadi Gai che raggiungeremo dopo aver ta conferiscono al palazzo l’immagine percorso via Olivera, via Raffaello e della tradizionale villa veneta

cultura, arte & spettacolo

ABSTRACT

CINEMA E AMBIENTE

TEATRO AL PARCO

IRAN: IN MOTO LUNGO 5 e 6 novembre, 10 e 17 dicembre Sabato 9, 16 e 23 novembre 2024 LA VIA DELLA SETA Vittorio Veneto, Multisala Verdi

Vittorio Veneto, Palafenderl

L’Associazione Cinema e Ambiente chiude il decimo anno di attività con una ricca selezione autunnale: quattro documentari che pongono stimolanti e necessarie riflessioni sul rapporto che abbiamo con gli animali e il mondo che ci ospita. I primi due documentari affrontano due drammatici eventi accaduti in Italia che pongono domande fondamentali e ineludibili.

Martedì 5 novembre: Pericolosamente vicini. Documentario, Italia, 2024, 90’, colore, regia di di Andreas Pichler.

Martedì 26 novembre: Cuori Liberi.

Documentario, Italia, 2024, 82’, colore regia di di Alessio Schiazza.

Martedì 10 dicembre: La canzone della Terra. Documentario, Norvegia, 2023, 90’, colore, regia di di Margreth Olin.

Martedì 17 dicembre: Bestiari, erbari, lapidari. Documentario, Italia/Svizzera, 2024, 208’, colore, regia di di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.

Info: www.cinemaeambiente.org

Torna larassegna Teatro al parco della Compagnia Vittoriese del Teatro Veneto, al teatro del palafenderl.

Ecco il programma delle tre serate.

Sabato 9 novembre: Compagnia Estragone (San Vito al Tagliamento, Pordenone): “Nei panni di Cyrano” di Nicolas Devort. Un monologo in cui si mette in scena il mondo del teatro visto da dietro le quinte. Protagonista è il personaggio di Cyrano, irruento spadaccino e meraviglioso poeta, ma incapace di dichiarare il suo amore a causa di quello che lui ritiene essere un difetto insormontabile.

Sabato 16 novembre: Compagnia L’Archibugio (Lonigo, Vicenza): “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare (rivisitata dalla Compagnia) Sabato 23 novembre: Compagnia Vittoriese del Teatro Veneto (Vittorio Veneto): “I Lazzaroni” di Eugenio Ferdinando Palmieri.

Ingresso con offerta libera.

Martedì 5 novembre, ore 21:00 Conegliano, Audit. Dina Orsi Terzo appuntamento con “Inquadra i viaggi”, la rassegna di serate dedicate ai racconti di viaggi con l’ausilio di proiezioni fotografiche, condotte in prima persona dai viaggiatori.

L’edizione autunnale è dedicata a Marco Polo e all’anniverario dei 700 anni del suo viaggio da Venezia alla Cina.

In questa occasione Maurizio De Biasio racconterà l’Iran, paese affascinante e vivace raggiunto in sella alla sua Kawasaki dopo un percorso di 12 mila chilometri con punto di partenza dalla “sua” Sacile.

La serie dedicata a marco Polo terminerà con l’ultimo appuntamento del 3 dicembre con il viaggio in “Turkmenistan, Uzbekistan e Kirghizistan” di Paola Penzo e Ruggero Da Ros. Organizza l’associazione Inquadra APS. Ingresso libero. Info:www.inquadra.info

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RUBRICHE & ANNUNCI INVOLTINI DI FARAONA CON GLI ACINI D’UVA PROSECCO

In cucina con Armando Zanotto

Armando Zanotto

Armando Zanotto

il Prosecco in cucinA

il Prosecco in cucinA ∙ Prosecco cookbook

Prosecco

Ingredienti per 4 persone: 8 fettine di faraona ricavati dal petto prosperoso, 8 fette di soppressa non stagionata, 8 fettine di lardo di Colonnata, 1 ramoscello di rosmarino, 8 foglie di salvia, 2 foglie di alloro, 60 gr. di burro, 25/30 acini d’uva Prosecco lavati, e tolto il picciolo, 1/4 di litro di Prosecco Superiore DOCG o Prosecco DOC, brut, 50/70 gr. di succo di acini di uva Prosecco, 2 cucchiai di panna da cucina, 1 cucchiaio di prezzemolo e basilico tritati, Olio extra vergine d’oliva, Sale e pepe, Stuzzicadenti

cookbook

DARIO DE BASTIANI EDITORE

24/06/19 19:26

Questa ricetta è tratta dal libro “Il prosecco in cucina”, di Armando Zanotto, Dario De Bastiani Editore

Preparazione: Prendete le fettine di faraona e appiattitele con il batticarne, adagiate su ogni fettina di faraona una fettina di soppressa, una di lardo di Colonnata e una foglia di salvia.

Formate gli involtini fissandoli con degli stuzzicadenti. Riponete gli involtini in una teglia da forno capace con il rosmarino, l’alloro, un filino d’olio.

Infornate a 160/170°C annaffiando di tanto in tanto con il Prosecco e il succo d’uva Prosecco. A cottura avvenuta in 25/30 minuti togliete gli involtini e sistemate di sale e pepe mantenendoli in caldo avvolti con stagnola. Passate il sugo di cottura al colino, unite il burro in modo di addensarlo, unite gli acini

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

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Emergenza carceri. Da quanto tempo sentiamo parlare di sovraffollamento degli istituti di pena, di condizioni di vita dei detenuti precarie, a volte insostenibili, di carichi di lavoro massacranti del personale di sorveglianza, con il corollario di rivolte e suicidi (quest’anno sarà battuto il triste record).

Passano le amministrazioni e poco o nulla cambia; molti di questi detenuti sono in attesa di giudizio o scontano pene che potrebbero essere espiate agli arresti domiciliari, o sono tossico dipendenti o affetti da disturbi psichiatrici. Il tutto avviene nell’indifferenza quasi generale; sconforta che chi dovrebbe concorrere a risolvere il problema affermi che i recenti provvedimenti in materia avranno effetto tra alcuni mesi; e nel frattempo?

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Il Quindicinale 42 | Giovedì 31 ottobre 2024

d’uva Prosecco, il prezzemolo e il basilico.

Come servire: Disponete in 4 piatti caldi gli involtini togliendo gli stuzzicadenti, coprendoli con il sugo di cottura e arricchendoli con gli acini d’uva Prosecco.

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