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Nei toponimi del Chiascio la storia di Bastia

di ANTONIO MENCARELLI

Isecoli che caratterizzarono l’Alto Medioevo (VII-XI ) rappresentano la parte più confusa delle vicende della storia di Bastia che, proprio per questo, però, ci spinge a tentare di ricostruire la vita di quel tempo, entro i limiti delle possibilità e delle poche testimonianze rimaste. Le invasioni barbariche, con le continue e disastrose incursioni, resero deserte le campagne un tempo fiorenti, mentre i pochi abitanti si rifugiarono sulle colline e sulle selve, o nei pochi centri abitati cinti di mura.

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Città come Civitella d’Arna, Urbinum Hortense (presso il paesino di Collemancio) furono rase al suolo e sulle rovine dei templi, delle terme e delle prime basiliche cristiane, cominciò a spuntare l’erba e ad aggirarsi gli animali: resti che però ricomparirono ogni anno quando il vomere dei contadini voltava le zolle in profondità, facendo riaffiorare testimonianze della vita fiorente di un tempo scomparso. A determinare tutto questo furono le invasioni dei Goti, dei Franchi, dei Longobardi. Questi ultimi, insediatisi nel ducato di Spoleto, furono fermati sul Chiascio, che divenne così il confine tra Perugia, bizantina, e i barbari sull’altra sponda.

Secondo lo storico Emilio Vetturini, l’Isola romana, posta tra il fiume e gli acquitrini del lago Persio, fu molto probabilmente costruita dai perugini come testa di ponte contro il territorio del ducato longobardo spoletino e lo stato di cose si protrasse fino all’VIII secolo, quando questa zona passò sotto il dominio dei Papi. Il fiume Chiascio, poi, quasi certamente scorreva assai più vicino al borgo di quanto faccia oggi: esso doveva giungere da Bastiola fin quasi agli ex giardinetti di porta Firenze, per poi deviare a destra e seguire il tracciato di via dell’Isola romana, passando presso piazza del Mercato e lungo la strada per Costano, rientrando nel suo alveo verso il vocabolo Condotto. Lo testimoniano le ripe, i dislivelli che ancora si vedono nella località chiamata “le Basse”.

Quando i benedettini, una volta giunta la fine delle guerre, iniziarono a bonificare questa parte di pianura, insediarono i loro monasteri lungo il fiume, dove tante sanguinose battaglie erano state combattute in passato, e sorsero anche le prime cappelline: S. Paolo delle abbadesse, ancora esistente, che spicca per la sua importanza religiosa ed artistica, poi S. Lucia del Chiascio, S. An- gelo vecchio, fuori delle mura cittadine, S. Giovanni del Chiascio, S. Apollinare del Chiascio, S. Bartolomeo del Chiascio, tutti nomi che vengono ad aggiungersi a toponimi come Gorgo di Ponte, Ponticelli, Molinella, Condotto, Fonte del Lupo e altri.

Bastia città fluviale, quindi, che trasse da quel corso d’acqua la sua origine, la sua esistenza, il microclima, la sua economia, l’irrigazione della sua ubertosa campagna, permettendo nuove e più redditizie culture agricole.

Un fiume, il Chiascio, che una volta, come si può notare sfogliando il calendario 2023 stampato dalla Pro-loco, fu così a noi vicino, ma oggi, purtroppo, sentiamo così lontano.

La Prof. Edda Vetturini, la nostra grande storica, ne parlava spesso con tanta cognizione e anche con molto piacere. Questa Rocca era sorta in epoca medievale, ricordata come un tempo oscuro, pervaso da lotte sanguinarie, guerre di assedio e crimini anche all’interno delle stesse fortificazioni. Ma a quell’epoca non era possibile pensare che quel monumento sarebbe divenuto la dimora di una comunità religiosa, di un ordine tra i più noti e importanti della Chiesa Cattolica, quello Benedettino, fondato da San Benedetto con la sorella Santa Scolastica. È quindi naturale che necessita ripartire dalle origini, in questa terra umbra, di quell’ordine che riuniva e riunisce tante vocazioni.

Il primo monastero sorto nell’Isola Romana risale al secolo XII, vale a dire tra il 1100 e il 1200 ed era quello di San Paolo delle Abbadesse, citato da Antonio Cristofani (Storia de