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EL GOSSO
DI ILARIA COLLAUTTI
Giorgio Gozzo, in arte El Gosso, è voce e basso dei Rumatera, band simbolo e punto di riferimento della musica in Veneto. Innamorato del punk rock e orgoglioso delle proprie origini,
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El Gosso ci ha parlato di sé, dell’amore per i blink-182 e dei progetti futuri della sua band.
– Partiamo subito con il tema più caldo, ovvero il tributo I love Tom DeLonge condiviso addirittura dalla tua musa ispiratrice. Come hai deciso di scrivere questo pezzo e cos’hai pensato dopo aver visto il tweet di Tom?
Sono da sempre un grande fan di Tom, in tutte le sue produzioni e band; è un personaggio che mi ha ispirato molto quando ero adolescente e sicuramente ha contribuito in maniera decisiva al mio presente. Un giorno ero in macchina e ho cominciato a canticchiare la parte che fa “Na Na Nananana” e poi è venuto fuori “And for everyone who likes to sing along… I love Tom DeLonge”; quando sono arrivato a casa in 10 minuti ho scritto la canzone. Sono passati mesi prima che uscisse. Quando Tom l’ha condivisa ero in studio con i Rumatera, mi è arrivato un messaggio dai ragazzi della pagina Facebook Blink 182 Italia, che mi hanno supportato alla grande in questa missione, dicendomi che Tom aveva postato la canzone e che gli era piaciuta. Ho urlato: “Siii ghe sboro!”.
– Com’è stato collaborare con Daniele Autore, Jacopo Volpe e Eddie Sears alla realizzazione del pezzo?
Daniele è un grande amico, c’è stato feeling da subito; ho molta stima di lui, è un grande musicista e produttore. Sono andato a Roma da lui per lavorare a un brano che ho scritto con il mio amico 25 Room e, siccome lo abbiamo finito prima del tempo, ci siamo messi a lavorare sul pezzo per Tom. Daniele è il guru del pop punk made in Italy, non poteva esserci persona migliore per far suonare quel pezzo come doveva. Ci siamo divertiti un sacco e lui ha poi proposto ai suoi amici Eddie e Jacopo di metterci lo zampino. Io ero onoratissimo e ne è venuta fuori una canzone meravigliosa, il tributo che avrei sempre voluto fare ma a cui non avevo neanche mai pensato seriamente.
– Parliamo un po’ del tuo progetto principale, ovvero i Rumatera. Avete da poco pubblicato il nuovo singolo Tatuajo; si nota negli ultimi anni un cambiamento sia a livello musicale che testuale. State dando più spazio a racconti nostalgici, con dei veri e propri ritorni alle origini, come in California Punk Rock...
sempre stati liberi di fare quello che vogliamo. Ci piace divertirci cambiando generi e tematiche, ci lasciamo ispirare dai momenti assieme e da quello che ci piace. Certamente abbiamo sempre un occhio di riguardo verso le nostre origini musicali e quindi al punk rock. Stiamo preparando un nuovo disco e spazia moltissimo nei generi e nelle tematiche, ti posso anticipare che ci saranno quattro brani che vanno a toccare dei generi musicali che mai avevamo approfondito prima; è stato molto divertente e stimolante farlo. Mi fa molto piacere che abbiate citato California Punk Rock, è una canzone che è passata molto in sordina ma di cui vado super fiero. Quella canzone per me è un manifesto culturale per tutti quelli che come noi sono cresciuti ascoltando quel tipo di musica essendo nati e cresciuti nello stivale.
– Il tratto caratteristico dei Rumatera è quello di scrivere e cantare in dialetto veneto, riuscendo così a conquistare una fanbase solida e fedele. Pensi che ora, dopo più di un decennio di attività, possa essere limitante o può essere ancora sfruttato come punto di forza?
Credo che sia sempre stata una lama a doppio taglio e abbiamo sempre avuto la consapevolezza che lo fosse. Continuiamo da sempre a portare il nostro messaggio fuori confine ed è una missione difficilissima, a volte impossibile, ma è l’unico modo per essere noi stessi e non desideriamo altro. Chi ci segue sa bene che quello che vede e sente è vero al cento per cento, non facciamo finta di essere nessun altro e tanto meno lo vorremmo, quindi direi che è decisamente un punto di forza.
– Una cosa che colpisce molto è la complicità tra i fan che si percepisce ai vostri concerti. Come siete riusciti a creare questo senso di unità?
La gente a cui piacciono le cose di cui parliamo e che condivide le nostre emozioni si identifica benissimo e in maniera naturale con ciò che portiamo avanti. Questo va oltre le mode, i generi e l’età. Siamo come un gruppo di amici allargato, una grande compagnia, la compagnia dei Tosi de Campagna.
– Com’è stata l’esperienza dei Rumatera con Jen Razavi dei The Bombpops? C’è stata un’in
fluenza reciproca o ha dovuto adattarsi al vostro stile?
È stata una cosa assurda. Quando siamo partiti per Los Angeles con l’idea di dire ai musicisti “Hey! Vuoi fare la rockstar? Vieni con noi a Cazzago di Pianiga!”, sembrava talmente impossibile anche a noi che ci ha dato lo stimolo per dare il massimo. La trasmissione The Italian Dream è stata una delle cose più dure ma anche più gratificanti che abbiamo fatto. Quando siamo partiti all’avventura senza sapere dove sbattere la testa, mai avremmo immaginato di tornare a casa con una come Jen. Lei sicuramente ha dovuto adattarsi al nostro stile nei live e al nostro modo di vivere, ma per Jen è stata un’esperienza meravigliosa. Le abbiamo anche portato fortuna! Una sera, mentre era con noi, le è arrivata una mail che diceva che l’etichetta Fat Wreck Chords aveva preso la sua band; abbiamo festeggiato alla grande! Abbiamo passato dei momenti indimenticabili insieme, se ci ripenso adesso sembra tutto un gran bel film con una trama assurda.
– DeLonge a parte, con quale altro artista internazionale ti piacerebbe collaborare, magari per un featuring in un nuovo brano dei Rumatera?
Al momento ne stiamo rincorrendo uno tedesco, di cui non farò il nome perchè, se va in porto, stiamo ubriachi due settimane! Sarà una sorpresa. Ci sono molti artisti che mettono d’accordo tutti nella band, sarebbe bello fare delle collaborazioni con band simili ai Rumatera in giro per il mondo. Realtà locali che però abbiano un messaggio e un senso di appartenenza forte, dei “tosi de campagna”, che non si prendano troppo sul serio ma che facciano le cose con passione. Creare dei legami internazionali di questo tipo sarebbe il massimo per noi, ma è dura trovare realtà come queste. Molte volte chi fa cose del genere ha un’attitudine antica - musicalmente parlando. Ci vorrebbe qualcuno di dinamico e moderno a cui piace sperimentare, come facciamo noi.
– Segui anche la scena musicale emergente italiana? C’è qualche progetto che ritieni particolarmente valido e su cui punteresti?
Sicuramente stiamo vivendo un bel periodo per la musica Italiana. Ci sono molti artisti nuovi che hanno un sacco di cose da dire e i mezzi di oggi aiutano molto. Forse ce ne sono anche troppi, a volte diventa un marasma. Due artisti che terrei d’occhio sono Fiks e Cogito. Molto diversi tra loro sia nell’attitude che nella musica, ma entrambi hanno belle canzoni e si stanno dando da fare. Spero possano trovare lo spazio che meritano.
